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Astrologia

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L’astrologia (dal greco antico: ἀστρολογία, astrologhía, aster / astròs, «stella», logia, «discorso»[1]
[2][3]) è un complesso di credenze e tradizioni, prive di fondamento scientifico, secondo cui le
posizioni e i movimenti dei corpi celesti rispetto alla Terra influiscono sugli eventi umani collettivi
e individuali.[4][5][6]. Una definizione alternativa di astrologia proviene dall’Enciclopedia delle
religioni Vallecchi dove è definita come tecnica e dottrina di tipo religioso che attraverso
l’identificazione degli astri con intelligenze divine o superiori, stabilisce un rapporto diretto fra
azione degli astri e avvenimenti nell’ambiente, nella natura e nella storia umana[7]. Chi pratica
l’astrologia si chiama astrologo e la sua divinazione è chiamata oroscopo.
Dall’antichità fino al XVII secolo, tuttavia, col termine astrologia si indicava tutta l’astronomia, di
cui le previsioni astrologiche erano considerate una branca, quella che indicava le conseguenze
sugli eventi umani risultanti dalla configurazione astronomica. Il titolo del testo principale
dell’astrologia antica, il Tetrabiblos, era appunto “Degli effetti [delle configurazioni astronomiche
sulla storia degli individui e delle nazioni]” e l’astrologia era chiamata da Tolomeo ὴ
ἀπoτελεσματικής τέχνη, cioè “la scienza degli effetti”.[8] L’astronomo/astrologo di corte, infatti,
era tenuto a studiare il moto dei pianeti con l’obiettivo di fornire i suoi oroscopi e la praticarono
anche due protagonisti della rivoluzione astronomica come Keplero e Galilei.[9]
L’affermazione del sistema eliocentrico, ritenuto dagli astrologi compatibile con una visione
geocentrica, non modificò le pratiche dell’astrologia.[10] Con la rivoluzione scientifica, tuttavia,
l’astrologia cessò di essere considerata parte dell’astronomia[11] e venne considerata una pratica
dell’occulto e una pseudoscienza.[12][13] L’astrologia, quindi, viene oggi considerata da filosofi
della scienza[14], da psicologi[15][16][17][18][19] e da esponenti della comunità scientifica attivi
nelle discipline più diverse[20][21][22][23] una credenza basata su antiche superstizioni e, secondo
alcuni studiosi, si configura come una scienza patologica.[24][25] Nel 2006, il National Science
Board degli Stati Uniti d’America ha pubblicato una dichiarazione ufficiale in cui ribadisce che
l’astrologia è una pseudoscienza[26]. In Italia il CICAP raccoglie ed esamina le previsioni fatte
dagli astrologi sull’anno trascorso[27] rilevando che “quando le previsioni sono vaghe e generiche,
tali che chiunque le potrebbe fare, gli astrologi tendono a indovinare. Quando invece si fanno più
precise, l’errore è pressoché costante”.[28].

Storia

Alcune civiltà antiche si sono dedicate all’osservazione dei fenomeni celesti e svilupparono una
propria astrologia come ad esempio quella babilonese, quella indiana o vedica, quella cinese e
quella maya.
Anche presso alcuni popoli primitivi è esistita una forma di astrologia ma l’assenza di fonti scritte
non permette una conoscenza dettagliata delle loro tecniche, tuttavia si può dedurre che i principali
punti di riferimento astrale fossero il Sole, la Luna, Venere e la stella Sirio, oltre ad alcune
costellazioni (i due Carri, Orione, le Pleiadi).[29]
Presso le corti mesopotamiche essa aveva l’obiettivo di prevedere eventi futuri nefasti come guerre,
carestie o rivolgimenti politici. Nel periodo ellenistico l’astrologia cominciò a essere usata anche
per il riscontro di caratteristiche comportamentali delle persone, in base alla loro data, ora e località
di nascita (“tema astrale”, o “tema natale”, o “psicoastrologia”). I primi manuali astrologici furono
scritti in Mesopotamia nel II millennio prima di Cristo ed erano basati sulla convinzione che gli
eventi terrestri fossero speculari a quelli celesti per via della loro connessione.[30]

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Tra i popoli indoeuropei l’astrologia è stata datata fin dal III millennio a.C., con le sue radici nei
sistemi di calcolo calendariali utilizzati per prevedere i cambiamenti stagionali e conseguentemente
per interpretare i cicli celesti come segni della comunicazione del divino all’uomo[31]. Fino al
XVII secolo l’astrologia veniva considerata secondo la tradizione una delle maggiori forme di
erudizione, ed essa ha contribuito a guidare il primo sviluppo della storia dell’astronomia. È stata
comunemente accettata sia negli ambienti culturali che politici, mentre alcuni dei suoi concetti
fondamentali sono stati utilizzati anche in altre tipologie di studio tradizionale come l’alchimia, la
medicina ed in seguito la storia della meteorologia[32]. Alla fine del XVII secolo, si sono
sviluppate concettualizzazioni prettamente scientifiche nel campo dell’astronomia come ad esempio
l’eliocentrismo, che hanno irrimediabilmente minato la base teorica astrologica,la quale ha poco
dopo perduto la propria posizione accademica. Nel corso del XX secolo si è guadagnata una
maggiore popolarità anche e soprattutto attraverso l’influenza dei prodotti mediatici di massa, uno
su tutti l’oroscopo pubblicato nei quotidiani[33].
In Europa, dopo un progressivo abbandono nel corso del Medioevo, con la ripresa di interesse per
l’astronomia nel XIII secolo rinacque l’interesse anche per l’astrologia, tanto che Guido Bonatti
viene considerato “il più autorevole trattatista di astrologia del Medioevo italiano”[34].
Diverse interpretazioni sono alla base dell’astrologia contemporanea, tra cui quella che gli astri si
limitano a descrivere quel che accade sulla Terra, senza che vi sia un rapporto materiale di causa-
effetto.[35]

Origini

L’astrologia, nel suo senso più ampio, è la ricerca di un significato delle vicende umane e terrene
restituito dal cielo; si cerca tramite essa di capire il comportamento umano in generale, ma anche
nel suo specifico, attraverso l’influenza su di questo da parte dei pianeti e di altri corpi celesti. Si è
sostenuto che sia sorta come materia di studio non appena gli esseri umani iniziarono a fare dei
tentativi coscienti di misurare, registrare e prevedere i cambiamenti stagionali riferendoli ai cicli
astronomici[36].
La prova iniziale di tali pratiche appare come marcature su ossa e disegni sulle pareti delle caverne,
il che dimostra che i cicli delle fasi lunari venivano annotati fin dal 23-25.000 a.C.; il primo passo
verso una registrazione dell’influenza della luna sul corso delle maree e sui fiumi, oltre che verso
l’organizzazione di un calendario comune[37]. Con la comparsa dell’agricoltura, durante la
cosiddetta rivoluzione neolitica, nuove esigenze si sono via via manifestate, mentre aumentava nel
contempo la conoscenza riguardante le costellazioni le cui apparizioni nel cielo con il passare delle
stagioni permettevano di fare certi collegamenti: il sorgere di un particolare gruppo di stelle era ad
esempio indice dell’avvicinarsi delle inondazioni annuali o di una variazione delle attività
stagionali[38].
A partire dal III millennio a.C., con la diffusione della civiltà, si era altresì sviluppata anche una
sofisticata consapevolezza dei cicli terrestri e si ritiene che gli uomini abbiano consapevolmente
orientato i propri edifici templari con il preciso intento di creare un allineamento con i moti eliaci
delle stelle[39]. Vi sono prove sparse che suggeriscono il fatto che i più antichi riferimenti
astrologici conosciuti sono copie di testi realizzati durante questo periodo; due di essi, tratti dalla
Tavoletta di Venere di Ammi-Saduqa (compilata a Babilonia attorno al 1700 a.C.) sono considerati
come essere stati prodotti durante il regno di Sargon di Akkad (2334-2279 a.C.)[40].
Un altro, con un uso precoce dell’astrologia elettiva, viene attribuita al regno del sovrano del popolo
dei Sumeri Gudea di Lagash (circa 2144-2124 a.C.). Una sezione di tal documento illustra di come
gli dèi abbiano rivelato a lui solo in sogno la disposizione - e quindi il momento più favorevole -
delle costellazioni adatta per la costruzione di un tempio[41].
Tuttavia sussistono dubbi sulla questione se queste indicazioni fossero state effettivamente
registrate

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nel momento, o più semplicemente attribuite ad antichi sovrani dai posteri. La più antica
testimonianza indiscussa dell’uso dell’astrologia come un sistema integrato di conoscenza è quindi
attribuita alle annotazioni che emergono da quella definita col nome di età neo-sumerica (1950-
1651 a.C.).
Il più vecchio oroscopo in possesso dei ricercatori è quello riferito al cielo del 29 aprile 410 a.C. Il
testo è tradotto come segue: Nisannu, notte del 14 (?), ... figlio di Shumu-usur, Shumu-iddina,
discendente [---], è nato. A quel tempo la Luna era al di sotto delle tenaglie dello Scorpione, Giove
in Pesci, Venere in Toro, Saturno in Cancro, Marte in Gemelli. Mercurio, che si era fermato, non
era visibile. [-] (?)[42] Si registra anche una prima forma di oroscopia giudiziaria, in una inscrizione
ai tempi dei babilonesi è stata rinvenuta questa descrizione: [-] (Se) nasce un bambino e durante la
sua infanzia si verifica un’eclissi solare: morirà in una città straniera e la casa di suo padre sarà
dispersa.[43]

Antico Oriente

Quello babilonese è stato il primo sistema organizzato di astrologia, che sorse nel II millennio a.C.
[44]; si ipotizza che una qualche forma di studio astrologico possa altresì essere sorta tra i sumeri
durante il periodo di Uruk nel III millennio a.C., ma i riferimenti isolati ad antichi presagi celesti
datati a questo periodo non sono considerati elementi di prova sufficienti a dimostrare una teoria
integrata dell’astrologia per quanto riguarda quel popolo[45] anche se il ricercatore Otto Eduard
Neugebauer nel capitolo sull’astronomia babilonese del suo celebre Le scienze esatte nell’antichità
dichiara il contrario, sostenendo che: Troviamo dunque già in questo periodo molto antico i primi
segni di uno sviluppo che porterà in epoche più tarde all’astrologia giudiziaria e, in un’ultima
istanza, all’astrologia personale od oroscopica del periodo ellenistico[46]
La storia dell’apprendimento della divinazione celeste è quindi generalmente convenuto come esser
cominciato con i testi del tardo periodo della prima dinastia babilonese (1.800 a.C.), proseguendo
poi attraverso il loro medio regno e nel corso del periodo di dominazione da parte degli assiri (1.200
a.C.)[47].
L’Astrologia babilonese prevedeva una attenta osservazione dei fenomeni astronomici: l’unica fonte
in nostro possesso che attesti la predizione in relazione agli eventi celesti è legata allo Enuma Anu
Enlil, un registro di fenomeni astronomici dove sono riportate indicazioni su come interpretare gli
stessi per scopi predittivi come riportato in numerose tavolette: per esempio in quella classificata
nel numero inventario K3561, (e riportata nelle esposizione online del Museo Galileo, Istituto della
Storia e della Scienza, conservata presso il Londra British Museum) ovvero la ventesima tavoletta
della serie Enuma Anu Enlil, sono indicati presagi sulle date delle eclissi e viene descritto come il
fenomeno sia di cattivo auspicio, inoltre secondo la descrizione del Museo Galileo onLine della
tavoletta in questione[48], la qualità del movimento dell’ombra lunare forniva agli astronomi
babilonesi le indicazioni dell’area del mondo che poteva essere colpita da una calamità annunciata
dal fenomeno stesso[49][50][51]. Esempi di predizioni astronomiche, tratte dagli Enuma Anu Enlil,
recitano quanto segue:

Se la Luna, quando sorge, Sirio sta al suo interno vi sarà guerra tra i re di tutti i paesi
Se la Luna, quando sorge, lo Scorpione la circonda come un alone: leoni e lupi saranno inferociti, le
vie di comunicazione saranno interrotte, (variante) i re di tutti i paesi diventeranno ostili
Se la Luna, quando sorge, un pianeta sta al suo interno: in questo anno vi saranno epidemie in tutti i
paesi
Se la Luna è raccolta con le Pleiadi il paese si raccoglierà nelle fortezze
Se la Luna scivola all’interno di una nuvola: giungerà la piena

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Se la Luna, quando sorge, è scura vi sarà omicidio e confusione nel paese
Se la Luna, quando sorge, splende: in tutti i paesi gli scambi non saranno fiorenti[52].

Anche Otto Eduard Neugebauer è del parere che i pochi frammenti delle Enuma Anu Enlil
dimostrino comunque non solo un calcolo astronomico ma anche un presagire, attraverso la sola
osservazione dei fenomeni astronomici ma anche atmosferici.
Con il XVI secolo a.C. il largo impiego dell’astrologia era per lo più basato sull’interpretazione dei
presagi, ciò può essere evidenziato nella compilazione di un lavoro globale conosciuto come Enuma
Anu Enlil; il suo contenuto consisteva in più di 70 tavolette in scrittura cuneiforme e comprendenti
7.000 presagi celesti. I testi di questo periodo si riferiscono anche all’esistenza di una tradizione
orale consolidata, le cui origini e i relativi contenuti possono essere solo ipotizzati[53].
In questo lasso temporale l’astrologia babilonese era soprattutto d’intento mondano, volta e
maggiormente interessata cioè alla previsione dei tempi più propizi agli atti umani e verso questioni
di tipo politico; fino al VII secolo a.C. poi la comprensione della pratica astronomica era piuttosto
rudimentale. Solamente a partire dal IV secolo a.C. i loro metodi matematici avevano progredito
abbastanza per poter calcolare le posizioni planetarie future con ragionevole accuratezza; a quel
punto ampie effemeridi cominciarono ad apparire[54].
L’astrologia babilonese si è sempre più sviluppata nel contesto della divinazione, una raccolta di 32
tavolette risalente a circa il 1.875 a.C. rappresentano i più antichi testi dettagliati noti di divinazione
tra i babilonesi, e questi dimostrano lo stesso formato interpretativo di quello impiegato nelle analisi
dei presagi celesti[55]. Nelle tavolette erano inscritti i risultati dello studio del fegato dell’animale
sacrificato per l’occasione; le eventuali macchie e segni particolari ritrovati su di esso venivano
interpretati come messaggi simbolici provenienti dagli Déi e diretti al sovrano.
I babilonesi credevano inoltre che le varie divinità si presentassero nelle immagini celesti dei pianeti
e delle stelle con i quali erano stati associati. Presagi celesti negativi collegati ad un certo pianeta
erano quindi veduti come segni d’insoddisfazione o ira del dio che quel dato pianeta
rappresentava[56]. Le indicazioni ricavate dal presagio erano soddisfatte con i tentativi volti a
placare il dio e rinvenire così una modalità gestibile con cui l’espressione del dio potesse essere
realizzata senza per questo incorrere in un danno troppo elevato per il re e la sua nazione.
Un importante rapporto astronomico consegnato al re Esarhaddon riguardante un’eclissi lunare
verificatasi nel mese di gennaio del 673 a.C. mostra come l’uso rituale di “re o eventi sostitutivi”,
combinati con una fede cieca nella magia e nei presagi in una prospettiva puramente meccanica; il
punto di vista cioè che l’evento astrologico dovesse avere un qualche tipo di correlazione
considerevole all’interno del mondo naturale: ... All’inizio dell’anno un diluvio verrà a rompere le
dighe. Quando la Luna ha fatto l’eclissi, il re, mio signore, dovrebbe scrivere a me. Come sostituto
per il re, voglio passare attraverso una diga, qui a Babilonia, nel bel mezzo della notte. Nessuno
potrà sapere[57].
Ulla Koch-Westenholz, nel suo libro del 1995 “Mesopotamian Astrology: An Introduction to
Babylonian and Assyrian Celestial Divination”, sostiene che questa ambivalenza tra una visione del
mondo teistica e al tempo stesso estremamente meccanicistica definisce il concetto babilonese di
divinazione celeste come quella che, nonostante la sua pesante dipendenza dalla magia, rimane
privo di implicazioni di punizioni mirate con lo scopo di vendetta, e così “condivide alcuni dei tratti
che definiscono anche la scienza moderna: è oggettivo e privo di valore, opera secondo regole note,
e i suoi dati sono considerati universalmente validi ed infine può essere consultata in tabulazioni
scritte”[58].
Koch-Westenholz stabilisce anche la distinzione più importante tra l’antica astrologia babilonese e
le altre discipline divinatorie, come è che il primo è stato originariamente esclusivamente occupato
di astrologia mondana, essendo geograficamente orientata e specificamente applicato ai vari paesi,
città

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e nazioni, e quasi del tutto interessato al benessere dello stato e del re come capo di governo del
proprio popolo[59]. L’astrologia mondana è quindi conosciuta per essere uno dei più antichi rami
dell’astrologia[60]. È stato solo con la progressiva comparsa dell’astrologia oroscopica, dal VI
secolo a.C. in poi, che l’astrologia ha sviluppato le tecniche e la pratica di astrologia del tema
natale[61][62].

Egitto ellenistico

Nel 525 a.C. la terra d’Egitto venne conquistata dai Persiani, dando così vita al periodo tardo
dell’Egitto, ed è quindi probabile che vi sia stata una certa influenza mesopotamica sull’astrologia
egiziana. Argomentando a favore di questo lo storico Tamsyn Barton dà un esempio di quella che
sembra essere l’influenza mesopotamica sullo zodiaco egizio con il quale vi era la condivisione di
due segni zodiacali, quello della Bilancia (astrologia) e quello dello Scorpione (astrologia), come
viene evidenziato nello zodiaco di Dendera risalente al I secolo a.C. (mentre nella versione greca la
Bilancia era conosciuta come parte degli artigli dello Scorpione)[63].
Dopo l’occupazione da parte di Alessandro Magno nel 332 a.C. l’intero Egitto persiano passò sotto
il dominio e l’influenza dell’ellenismo. La città di Alessandria d’Egitto venne fondata dal
conquistatore macedone poco dopo e durante tutto il III e II secolo a.C. gli innumerevoli studiosi ivi
residenti furono anche prolifici scrittori di astrologia; ed è proprio nell’Alessandria tolemaica
l’astrologia babilonese si mescolò con la tradizione egizia dei Decani per creare l’astrologia
oroscopica: questa comprendeva lo zodiaco babilonese col suo sistema di esaltazione (astrologia)
dei pianeti, triplicità dei segni e l’importanza data alle eclissi. Insieme a tutto ciò incorporò anche il
concetto egizio di dividere lo zodiaco in 36 decani di 10 gradi ciascuno, con l’accento posto sul
decano crescente, il sistema greco di divinità planetarie, la sovranità dei segni e i quattro
elementi[64].
I decani erano un sistema di misurazione del tempo secondo le costellazioni ed erano guidati da
Sothis o Sirio. I moti dei decani nel cielo sono poi stati utilizzati per suddividere la notte in ore; il
sorgere di una costellazione poco prima dell’alba (il suo sorgere o levata eliaca) veniva così
considerata l’ultima ora prima del giorno: nel corso dell’anno ogni costellazione appariva appena
prima dell’alba per dieci giorni. Quando divennero parte integrante dell’astrologia nell’età
ellenistica, ogni decade venne associata con circa dieci gradi zodiacali; vari testi risalenti al II
secolo a.C. pervenutici sono relativi alle posizioni dei pianeti nei segni zodiacali al momento del
sorgere di alcuni decani, in particolare il succitato Sirio[65].
Particolarmente importante per lo sviluppo dell’astrologia oroscopica è stato l’astrologo e
astronomo Claudio Tolomeo che visse proprio ad Alessandria d’Egitto; con la sua opera intitolata
Tetrabiblos ha posto le basi della tradizione astrologica occidentale e, come fonte di riferimento
durante i secoli seguenti, si dice che “ha goduto quasi dell’autorità di una bibbia per gli studiosi di
astrologia per più di mille anni”[66]. Questo è stato inoltre uno dei primissimi testi astrologici fatti
circolare nell’Europa medievale, dopo essere stato tradotto dall’arabo al latino da Platone Tiburtino
in Spagna nel 1138[67]. Il Tetrabibilos è collegato all’Almagesto di Claudio Tolomeo, l’autore
distingue già in antichità i diversi campi dell’astronomia e dell’astrologia. L’astronomia è
identificata come mathematiké e intende distinguersi dall’astrologia oroscopica in quanto analisi
contemplativa delle leggi eterne e sistemiche che regolano i movimenti degli astri, i quali a loro
volta fornirebbero attraverso i transiti celesti la base all’esame degli avvenimenti che si verificano
sulla terra: l’almagesto è in un certo senso l’antica astronomia di oggi, il tetrabiblos invece
rappresenterebbe la base antica dell’astrologia occidentale praticata oggi, nelle sue varie tradizioni e
correnti[68].
Secondo Firmico Materno (IV secolo) il sistema dell’astrologia oroscopica risalirebbe ad un faraone
egizio di nome Nekaub ed al suo sommo sacerdote Petosiris[69]. I testi dell’ermetismo (filosofia)

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sono stati anch’essi raccolti e conservati in questo stesso lasso di tempo e Clemente Alessandrino,
scrivendo a riguardo dell’epoca dell’antica Roma, sottolinea il grado in cui gli astrologi si
attendevano

di aver la dovuta conoscenza dei testi nella sua descrizione dei riti sacri egizi: “Questo è
principalmente dimostrato dal loro sacro cerimoniale. Per primo giunge il cantore, recante alcuni
dei simboli della musica. Perché dicono che egli deve imparare due dei libri di Ermete Trismegisto,
quelli in cui sono contenuti gli inni degli dei, in secondo luogo le regole previste per la vita del re. E
dopo avanza l’astrologo, con un misuratore del tempo in mano, e una palma, i simboli
dell’astrologia. Deve avere i libri astrologici di Ermete, che sono in numero di quattro, sempre in
bocca.”[70]

Grecia e Roma

La conquista dell’Asia da parte di Alessandro Magno espose i Greci alle culture e alle idee
cosmologiche siriane, babilonesi, persiane e dei popoli dell’Asia centrale.[71] La lingua greca
antica soppiantò la scrittura cuneiforme come lingua internazionale della comunicazione e
trasmissione intellettuale e parte di questo processo ha coinvolto anche gli scritti astrologici[72].
Intorno al 280 a.C. Berosso, un sacerdote del dio Marduk proveniente da Babilonia, si trasferì
nell’isola greca di Cos con l’intento d’insegnare l’astrologia e la cultura babilonese agli antichi
Greci; fatto questo che lo storico Nicholas Campion definisce come “l’energia innovativa” che in
campo astrologico si trasferì verso ovest, in direzione del mondo ellenistico della Grecia e
dell’Egitto[73].
Secondo Campion, l’astrologia che era arrivata dal mondo orientale si caratterizzava per la sua
complessità, con differenti aspetti emergenti. Nel I secolo a.C. esistevano due varietà di astrologia:
una divinatrice, che richiedeva la lettura di oroscopi al fine di stabilire i dettagli precisi sul tempo
non solo passato e presente, ma anche futuro; l’altra era invece teurgica, la quale sottolineava
l’esigenza di una risalita dell’anima in direzione delle stelle. Anche se non si escludevano a
vicenda, la prima dava le informazioni richieste sulla vita attuale, mentre la seconda si occupava più
della trasformazione personale e qui l’astrologia serviva come forma di dialogo con il divino[74].
Come per molte altre cose, l’influenza greca ha svolto un ruolo fondamentale nella trasmissione
della teoria astrologica all’antica Roma[76]; i primi riferimenti in nostro possesso dimostrano che il
suo arrivo a Roma rivela che la sua influenza iniziale venne esercitata sugli ordini più bassi della
società, con conseguente preoccupazione da parte del senato nei confronti di un ricorso acritico alle
idee dei babilonesi sull’osservazione delle stelle[77]. Tra i Greci e i Romani, la regione di
Babilonia, nota anche come terra di Caldea è venuta così ad identificarsi con l’astrologia (la
“saggezza caldea”), fino a diventare un sinonimo comune per indicare la divinazione attraverso
l’utilizzo dei pianeti e delle stelle[78].
Il primo riferimento preciso all’uso dell’astrologia d’origine orientale in territorio romano ci viene
dall’opera dell’oratore Marco Porcio Catone (detto “il Vecchio”) il quale nel 160 a.C. compose un
trattato[79] avvertendo dei pericoli insiti nella consulenza che certi strati della popolazione
richiedeva proprio all’astrologia dei Caldei e richiedendo a tal proposito una sorveglianza
attiva[80].
Tra i maggiori astrologi del I secolo a.C. si annovera il poeta Marco Manilio, autore degli
Astronomica,[71] in cui tratta dei segni zodiacali, degli oroscopi, dei decani e della melotesia.[81]
Tra i detrattori, invece, il poeta romano del II secolo Giovenale, nel suo attacco satirico alle
abitudini delle donne romane[82], dimostra la forte e pervasiva influenza sulla società romana della
«scienza dei Caldei»; nonostante l’umile status sociale costoro secondo Giovenale deterrebbero
sulle donne un certo potere in quanto esse «bevono ogni parola pronunciata dall’astrologo... al
giorno d’oggi nessuno di loro viene più messo in catene”, bensì è onorato e riverito.

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Uno dei primi ad aver portato l’astrologia ermetica in terra romana fu Trasillo di Mende il quale
operò come astrologo di corte per l’imperatore romano Tiberio; ma questi non sembra esser stato il
primo a chiedere consulti agli astri[83] in quanto già il suo predecessore Augusto aveva usato
l’astrologia come aiuto per legittimare i propri diritti imperiali quale diretto successore di Giulio
Cesare[84].

Mondo islamico

L’astrologia venne ripresa con entusiasmo dagli studiosi islamici a seguito della caduta di
Alessandria d’Egitto nelle mani degli invasori arabi nel corso del VII secolo e poi con la fondazione
del Califfato abbaside nell’VIII secolo: il secondo califfo, Al Mansur (754-775), fondò la città di
Baghdad per fungere da centro di apprendimento ed includendovi un punto di raccolta e traduzione
noto come “Bayt al-Hikma” (Casa della Sapienza) il quale continuò a svilupparsi con i suoi eredi e
finendo per dare un importante impulso per le traduzioni arabe-persiane dei testi astrologici
ellenistici[85]
I primi traduttori, incluso Masha’allah ibn Athari (750-815) il quale contribuì ad eleggere il “tempo
più propizio” per la fondazione di Baghdad[86], e Sahl ibn Bishr (786-845), i cui testi sono stati
direttamente influenti sui successivi astrologi europei come Guido Bonatti nel XIII secolo e
William Lilly nel XVII secolo[87]. La conoscenza dei testi arabi ha incominciato a divenire
maggiormente importante in terra europea durante le Traduzioni nell’Occidente latino durante il XII
secolo il cui effetto più prossimo fu quello di aiutare ad avviare il Rinascimento europeo.
Tra i nomi più importanti degli astrologi arabi, uno dei più influenti fu Abu Ma’shar al-Balkhi
(Albumasar, 787-886) la cui opera “Introductorium in Astronomiam” in seguito divenne un trattato
popolare in tutta l’Europa medievale[88]. Un altro autore molto ben conosciuto divenne il persiano
Muḥammad ibn Mūsā al-Khwārizmī (VIII-IX secolo, matematico, astronomo, geografo ed
astrologo). Gli arabi aumentarono notevolmente la conoscenza dell’astronomia dell’epoca in
occidente e molti dei nomi dati alle stelle comunemente noti al giorno d’oggi, come Aldebaran,
Altair, Betelgeuse, Rigel e Vega conservano l’eredità della loro lingua d’origine.[89]
Essi hanno inoltre sviluppato anche l’elenco dei “lotti” ellenistici nella misura in cui essi divennero
universalmente noti come parti arabe, per cui si è spesso a torto sostenuto che gli astrologi arabi
inventarono il loro utilizzo, mentre sono chiaramente noti per essere stati una delle caratteristiche
maggiormente importanti dell’astrologia ellenistica.
Durante il progresso della scienza islamica alcune delle pratiche astrologiche vennero confutate su
basi teologiche da astronomi come al-Farabi (870-950), Alhazen (965-1039) e Avicenna. Le loro
critiche sostennero che i metodi degli astrologi erano congetturali piuttosto che empirici, oltre che
ad essere in conflitto con il punto di vista ortodosso religioso degli ʿulamāʾ (gli studiosi dell’Islam),
attraverso una qual suggestione che vorrebbe la volontà divina esser conosciuta con precisione e
pertanto prevista in anticipo[90].
Tali confutazioni interessarono principalmente l’astrologia giudiziaria (come l’astrologia oraria)
piuttosto che l’astrologia medica e meteorologica, considerate queste ultime rami naturali e parte
integrante delle scienze del tempo. Ad esempio la “confutazione contro l’astrologia” (Resāla fī ebṭāl
aḥkām al-nojūm) di Avicenna argomenta contro la pratica astrologica pur sostenendo invece il
principio dei pianeti nella loro qualità di agenti della causalità divina, tesi quindi ad esprimere il
potere di Dio sopra la creazione intera. Avicenna ritenne che il movimento dei pianeti assume
un’influenza deterministica sulla vita terrena, ma sostenne anche la propria contrarietà nei confronti
della presunta capacità di determinare l’esatta influenza astrale[91]. In sostanza Avicenna non ha
confutato il dogma essenziale dell’astrologia, ma ha bensì negato la nostra capacità di comprendere
esattamente attraverso previsioni astrologiche, precise e fataliste, la volontà divina[92].

7
Medioevo e Rinascimento europeo

«Astra inclinant, non necessitant»

«Gli astri influenzano, ma non costringono»

(Tommaso d’Aquino[93])

Mentre l’astrologia in tutto l’Oriente fiorì in seguito al crollo del mondo romano antico, con
influenze indiane, persiane ed islamiche che si compenetrano in un’opera di revisione intellettuale
attraverso un attivo investimento nei progetti di traduzione, l’astrologia occidentale nello stesso
periodo dell’alto Medioevo era divenuta «frammentaria e non sofisticata [...] in parte a causa della
perdita dell’astronomia scientifico-filosofica greca ed in parte anche a causa delle condanne
espresse dalla Chiesa».[94]
Verso la fine del X secolo, tuttavia, le traduzioni di opere arabe in latino iniziarono a fare la loro
comparsa in territorio spagnolo, e nel corso del XII secolo la trasmissione di ingenti studi
astrologici dall’Arabia verso l’Europa «acquisì grande impulso».[94] Re Alfonso X di Castiglia fu
tra i primi a raccogliere quegli studi nelle sue Tavole alfonsine. Nella formazione universitaria
dell’Europa medievale, inoltre, l’astronomia, che allora era un tutt’uno con l’astrologia, faceva parte
integrante dell’insegnamento scolastico, essendo una delle sette arti liberali, in particolare del
quadrivio, su cui si fondava il curriculum degli studiosi, generalmente membri del clero.
Persino all’interno della Chiesa vari suoi esponenti mostrarono aperture verso l’astrologia, fra tutti
San Tommaso d’Aquino, il massimo teologo del Medioevo, che respingendo il fatalismo la
considerò una scienza affine a quelle congetturali applicate alla materia, il cui studio avrebbe potuto
consentire il dominio sugli astri stessi. Poiché l’influsso di questi non costringe necessariamente la
volontà, altri la considerarono una sorta di «scienza sacra» di cui Dio si serve per interagire con
l’uomo tramite i segnali delle stelle.
Entro il XIII secolo l’astrologia era diventata così una parte della pratica medica quotidiana in terra
europea; i medici combinavano la medicina ippocratica dei quattro elementi e dei quattro umori
(ereditata dal fisiologo romano Galeno) con gli studi delle stelle. Entro la fine del ‘500 poi in tutta
Europa essi erano tenuti per legge a calcolare la posizione della Luna prima d’effettuare procedure
mediche complesse, come operazioni chirurgiche o salassi[95].
Opere influenti del XIII secolo sono quelle del monaco britannico Giovanni Sacrobosco e
dell’astrologo italiano Guido Bonatti; quest’ultimo servì i governi comunali di Firenze, Siena e
Forlì ed agì come consulente di Federico II di Svevia. Il suo libro di testo astrologico intitolato
Liber Astronomiae (Libro dell’Astronomia) e scritto attorno al 1277 aveva fama di essere «il più
importante lavoro astrologico prodotto in latino nel XIII secolo».[96]
Il poeta fiorentino Dante Alighieri elogiò apertamente l’astrologia, citando spesso le costellazioni, e
mostrando di conoscere il proprio segno zodiacale (i Gemelli). Egli la indicava come la più alta e
ardua delle attività liberali umane, sia per la «nobilitade del suo subietto» che per «la sua certezza».
Attribuiva agli astri una forte influenza sull’uomo, sulle stagioni e sul tempo, connotando le varie
sfere celesti di significati ben specifici nel Paradiso della sua Divina Commedia. Nel Convivio, in
particolare, equiparava l’astrologia alle caratteristiche di Saturno:

«lo cielo di Saturno hae due proprietadi per le quali si può comparare a l’Astrologia: l’una sì è la
tardezza del suo movimento per li dodici segni, ché ventinove anni e più, secondo le scritture de li
astrologi, vuole di tempo lo suo cerchio; l’altra sì è che sopra tutti li altri pianeti esso è alto.
E queste due proprietadi sono ne l’Astrologia: ché nel suo cerchio compiere, cioè ne lo
apprendimento di quella, volge grandissimo spazio di tempo, sì per le sue [dimostrazioni], che sono

8
più che d’alcuna de le sopra dette scienze, sì per la esperienza che a ben giudicare in essa si
conviene. E ancora è altissima di tutte le altre, però che, sì come dice Aristotile nel cominciamento
de l’Anima, la scienza è alta di nobilitade per la nobilitade del suo subietto e per la sua certezza; e
questa più che alcuna de le sopra dette è nobile e alta per nobile e alto subietto, ch’è de lo
movimento del cielo; e alta e nobile per la sua certezza, la quale è sanza ogni difetto, sì come quella
che da perfettissimo e regolatissimo principio viene. E se difetto in lei si crede per alcuno, non è da
la sua parte, ma, sì come dice Tolomeo, è per la negligenza nostra, e a quella si dee imputare.»

(Dante Alighieri, Convivio, XIII)

Le uniche accuse che egli rivolge ad alcuni astrologi, come Bonatti da lui inserito nell’VIII cerchio
dell’Inferno, luogo in cui coloro che divinano il futuro son costretti ad avere la testa rovesciata
all’indietro,[97] erano dovute non alla pratica in sé, ma al suo utilizzo fraudolento qualora si
cercasse di nuocere al libero arbitrio umano («veramente de le magiche frode seppe il gioco»).[98]
Riprendendo la suddivisione armonica del sapere medievale in sette aree distinte, ciascuna
rappresentata da un particolare pianeta e conosciute come le arti liberali, Dante le vedeva nella loro
qualità di discipline in ordine crescente, così come lo sono i pianeti in ordine di velocità
decrescente: la grammatica venne assegnata alla Luna, il corpo celeste più veloce in movimento, la
dialettica a Mercurio, la retorica a Venere, l’aritmetica al Sole, la musica a Marte, la geometria a
Giove e l’astrologia/astronomia al corpo in movimento più lento conosciuto allora, ovvero Saturno.
[99]
Gli scrittori medioevali utilizzavano poi spesso il simbolismo astrologico nei loro temi letterari. La
disputa tra quanti continuavano a condannare l’astrologia come retaggio del paganesimo, e coloro
che invece distinguevano l’elemento superstizioso, limitativo del libero abitrio, dalla propensione a
trattarne gli aspetti materiali e mutevoli come ad esempio la salute o i fenomeni atmosferici,[100] si
protrasse a lungo. Tra le varie dottrine ebbe fortuna quella del congiunzionismo, sostenuto ad
esempio dal cardinale Pierre d’Ailly, che interpretava la congiunzione dei pianeti superiori (Marte,
Giove e Saturno) come portatrice di un significato epocale, simile a quello del 6 a.C. nel quale i Re
Magi lessero l’annuncio della nascita di Gesù.[101]
In ambito neoplatonico ci si rifaceva alla differenza posta dal filosofo Plotino tra Provvidenza e
Fato, ovvero tra gli esseri dotati di spirito, liberi di modificare il proprio destino, e gli enti fisici
soggetti al determinismo degli eventi.

«Soggetto al destino vive soltanto quell’essere che è privo di anima: per lui quaggiù gli astri non
sono soltanto segni, ma diventa egli stesso un frammento e dipende dal mondo di cui è parte.»

(Plotino, Enneadi, II, 3, 9)

L’umanista Marsilio Ficino, ad esempio, nella Disputatio contra iudicia astrologorum (1477)
spiegava sulla base della dottrina plotiniana come le pratiche divinatorie andassero intese non come
capacità degli astri di esercitare un influsso causale sugli eventi umani, bensì come una forma di
consonanza tra questi e la posizione dei pianeti, i quali si limitano cioè a «descrivere» quel che
accade.[102] Quella di Ficino è cioè una concezione basata sulla corrispondenza e interdipendenza
di ogni parte dell’universo, da leggere e interpretare secondo l’esperienza psicologica dell’anima,
alla quale viene attribuita la capacità oggettiva di tradurre il mondo in forma di simboli.[103] Non
sempre tuttavia i filosofi accolsero rigorosamente la dottrina di Plotino, ammettendo una certa
affinità fra l’anima e il suo tema natale, almeno ai fini di una sua collocazione in uno dei quattro
temperamenti costituzionali, e riabilitando così anche l’astrologia oraria individuale.[101]

9
Nel Rinascimento, pur con vari distinguo, si assistette a una generale riabilitazione dell’astrologia
su basi ermetiche ed esoteriche, che vedevano una corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo,
tra fenomeni celesti e terreni, nonché tra le strutture della mente umana e quelle reali dell’universo,
in quanto generate dalla stessa intelligenza creatrice. Una tale fiducia si inseriva nella tipica ottica
rinascimentale incentrata sull’agire pratico, propria di chi, guardando al futuro, non intende subire
passivamente gli eventi, ma intervenire attivamente su di essi, prevedendo le circostanze in cui
un’iniziativa aveva le maggiori possibilità di successo.[105]
In ambito ecclesiastico, ad esempio, Giulio II si fece predire dagli astrologi il giorno più opportuno
per la sua elezione al soglio pontificio, mentre papa Leone X fece istituire una cattedra di astrologia

alla Sapienza di Roma. Anche i papi Adriano VI e Paolo III tennero in grande considerazione gli
oroscopi.[106]
L’Astrologia era inoltre inserita nelle così dette Arti Liberali, la cui origine pare provenire dalla
scuola pitagorica, mentre secondo altre fonti da Platone[107] altri ritengono da Filone e
Aristotele[108]. Secondo Institutiones divinarum et saecularium litterarum di Cassiodoro (485-583),
nell’insegnamento medievale le Arti Liberali esercitarono un grande influsso sulla cultura cristiana
del Medioevo ed erano così suddivise: “Gram. (Grammatica) loquitur, Dia. (Dialettica) vera docet,
Rhe. (Retorica) verba colorat, Mu. (Musica) canit, Ar. (Aritmetica) numerat, Geo. (Geografia)
ponderat, As. (Astronomia) docet astra” quest’ultima studiata non solo come fenomeno astronomico
ma anche come approccio astrologico giudiziario[109][110].

Età moderna

L’avvento della rivoluzione copernicana, che sosteneva l’eliocentricità del sistema solare, non
alterò il linguaggio usato dagli astrologi, tra cui vi erano Tycho Brahe,[111] Keplero[112] e
Galilei[113]. Venne anzi formulato da Tycho Brahe un nuovo modello geocentrico completamente
equivalente a quello eliocentrico, detto ticonico, basato sulle nuove scoperte astronomiche.
Nel frattempo, tuttavia, i dibattiti sull’astrologia in seno alla Chiesa portarono nel 1586 a una
condanna definitiva di quella divinatoria[114] con la sua iscrizione nell’Indice dei libri
proibiti[115], mentre l’astrologia genetliaca, basata cioè sull’oroscopo individuale, veniva
riconosciuta solo in forma congetturale secondo la linea interpretativa esposta da papa Sisto V nella
bolla Coeli et terrae creator Deus del 1586.
L’inizio della crisi moderna dell’astrologia fu dovuta però, più che a motivi religiosi, alla nascente
scienza cartesiana che rifiutava tutto quanto non fosse dimostrabile attraverso il metodo scientifico.
Ebbe quindi luogo un progressivo allontanamento dell’astrologia dagli insegnamenti propriamente
scientifici, che culminò nel 1666 quando il ministro Colbert in Francia vietò l’insegnamento della
disciplina nell’Académie des Sciences. Nel 1682 vennero anche proibiti gli almanacchi astrologici.
[101] La rivoluzione astronomica d’altro canto, unita alle esplorazioni geografiche nell’emisfero
australe, permise di ampliare la conoscenza del cielo stellato, portando alla scoperta di nuove
costellazioni da parte, tra gli altri, di Tycho Brahe, Johann Bayer, Johannes Hevelius, John
Flamsteed, e di due nuovi pianeti (Urano e Nettuno).
Dopo la demonizzazione dell’astrologia da parte dell’illuminismo, essa riemerse in maniera
piuttosto inaspettata verso la fine dell’Ottocento.[116] Anche in ambito cattolico, i moralisti
Schmitt e Nordin sostennero come non fosse sbagliato di per sé cercare di indagare i rapporti fra il
mondo umano e quello celeste, purché si evitasse il fatalismo.[106] Un’apertura di credito è venuta
inoltre da Vittorio Messori:

«L’attuale prevalente atteggiamento cristiano – e cattolico in particolare – ci sembra qui troppo


sbrigativo e sembra avere ereditato lo sprezzo e il rifiuto proprio di coloro che furono gli avversari
della fede: i vecchi illuministi, razionalisti, positivisti. Quindi tutto nell’astrologia, sarebbe

10
imbroglio, menzogna o, nei casi migliori, illusione. Tanto che non varrebbe neppure la pena di
discuterne, lasciando simili cose ai superstiziosi e ingenui. Sul piano pastorale questa chiusura
senza spiragli non sembra affatto positiva. L’attrazione che su molti cristiani esercitano certe
religioni orientali, certe sette, certe proposte alla “New Age” è determinata anche dal rigido rifiuto
“cattolico” attuale di tutto ciò che non rientri nel quadro di una “razionalità” che sembra talvolta
sconfinare nel razionalismo, nato come anticristiano, di cui parlavamo sopra. Magistero e prassi
ecclesiali sembrano talvolta non rendersi conto che l’incapacità della proposta cattolica di
raggiungere oggi le masse deriva anche dal fatto che ci si sbaglia sui destinatari di quell’annuncio.
Si crede, cioè, di rivolgersi ancora all’uomo “moderno” quello formato (o deformato)
dall’Illuminismo, mentre in realtà è ormai l’uomo entrato nella “postmodernità” dove la Ragione,
quella con la maiuscola, non è più la divinità davanti alla quale inchinarsi silenziosi e riverenti. […]
Se oggi in tutto l’Occidente ritornano in forze e trovano fortuna proposte giudicate per due secoli
“irrazionali” come quelle astrologiche è inutile scandalizzarsi e lanciare anatemi, come si fa anche
in un certo mondo cattolico. Proprio quel dovere, per il credente, di “scrutare i segni dei tempi”
sottolineato dal Vaticano II deve portare alla riflessione: non ci sarebbe offerta se non ci fosse
domanda, da parte di un così grande numero di nostri contemporanei.»

(Vittorio Messori, Davvero nell’astrologia tutto è imbroglio e illusione?, dalla rivista “Jesus”,
gennaio 2000, pag. 91)

Cina

Nell’antica Cina specialmente a partire dalla dinastia Han astronomia e astrologia viaggiavano
parallelamente; oltre all’osservazione della sfera celeste e al calcolo del calendario, la predizione
del futuro per mezzo dell’astrologia era considerata una pratica giornaliera e fortemente legata alla
società e alla politica, aveva inoltre lo scopo di ottenere una maggiore conoscenza del volere del
Cielo nonché quello di offrire una risposta agli interrogativi degli uomini[117].

India

L’astrologia indiana chiamata “‘Horā’” è una tecnica divinatoria in cui è principalmente utilizzato
l’oroscopo di nascita. La horā presenta diverse ramificazioni: quella oroscopia che è divisa in jātaka
(oroscopia classica) e tājika (oroscopia proveniente dalla cultura musulmana): quella catartica o
muhūrtaśāstra suddivisa in astrologia militare (yātrā), astrologia matrimoniale (vivāha) e astrologia
medica (karmavipāka); e ancora astrologia dell’interrogazione (praśna) più oracolare e divinatoria.
L’origine della parola horā ha una etimologia greca antica: ὥρα, hṓra, «durata di tempo». Gli
astrologi che praticano astrologia indiana sono chiamati jyotiṣī e sono fautori di numerose
modificazioni e innovazioni dello scibile nel corso del tempo.[118] In India l’origine dell’astrologia
ha radici antiche che arrivano dal mondo della cultura egizio-ellenistica del tardo II secolo o nella
prima parte del I secolo a.C. e fu trasmessa all’India nel corso del II secolo d.C. dove trovò un
humus per ulteriori elaborazioni e sviluppi.[119]

Astrologia mondiale

Quella parte di astrologia che utilizza le proprie metodologie e simbologie nella decifrazione dei
fenomeni di interesse collettivo e, appunto, mondiale. La tecnica astrologica applicata alla branca
mondiale associa ai segni zodiacali, alle case celesti e ai pianeti, valenze e significati simbolici
indirizzati a una interpretazione di interesse globale, che in genere riguarda il costume, la società e i
sistemi politici delle varie nazioni. Gli approcci e le tecniche utilizzate in questa metodologia sono
numerose, legate a tecniche della tradizione antica nonché a tecniche moderne. Il principale

11
riferimento che la comunità astrologica segue nell’approccio all’astrologia mondiale è quello di
André Barbault celebre per i suoi indici ciclici planetari astrologici.[120][121][122]

Note

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«[...] ÉTIM. Ἀστρολογία, de ἄστρον, astre, et de λόγος, discours (voy. LOGIQUE). Astrologie n’a
primitivement aucun sens défavorable, et signifie proprement doctrine des astres. C’était, pour les
anciens, le nom de la science que nous nommons astronomie ; et c’est l’abus qu’on en a fait en
prétendant deviner l’avenir, qui a déterminé l’usage à donner deux noms différents à la vraie
science et à la fausse»
^ astrology, in Oxford Dictionary of English, Oxford University Press. URL consultato l’11
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^ Autori Vari e Edizioni Vallecchi, 1970-1976. - 6 v., voce “Astrologia” in Enciclopedia delle
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^ Dizionario greco Rocci, ad vocem.
^ Sandro Spreafico, Scienza, coscienza e storia nel caso Galilei, FrancoAngeli, 2003, p. 31.
^ Alfredo Cattabiani, Planetario, Mondadori, 2005, pp. 24-25 e pag. 30.
^ La data a cui viene convenzionalmente associata la condanna dell’astrologia è il 1666, anno in cui
Colbert proibì agli astronomi di insegnare l’astrologia.
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be True? Part 2: The Answer is No, Skeptical Inquirer 12, 1987, pp. 257-273. La seconda edizione
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Pseudoscience” (see also Footnote 29). URL consultato il 19 aprile 2010 (archiviato il 30 dicembre
2011).”...[A]bout three-fourths of Americans hold at least one pseudoscientific belief; i.e., they
believed in at least 1 of the 10 survey items...[29]” “[29] Those 10 items were extrasensory
perception (ESP), that houses can be haunted, ghosts/that spirits of dead people can come back in
certain places/situations, telepathy/communication between minds without using traditional senses,
clairvoyance/the power of the mind to know the past and predict the future, astrology/that the
position of the stars and planets can affect people’s lives, that people can communicate mentally
with someone who has died, witches, reincarnation/the rebirth of the soul in a new body after death,
and channeling/allowing a “spirit-being” to temporarily assume control of a body.”
^ Il CICAP controlla le previsioni degli astrologi, su cicap.org, CICAP, 19 aprile 2007. URL
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^ “The signs of the earth together with those of the sky produce a signal, heaven and earth both
bring us portents, each separately but not different, since sky and earth are interconnected. A sign
that is evil in the sky is evil on earth, a sign that is evil on earth is evil in the sky.” Koch-
Westenholz, p. 138.
^ Koch-Westenholz, Foreword e p. 11.
^ Lauren Kassell, Stars, spirits, signs: towards a history of astrology 1100–1800, in Studies in
History and Philosophy of Biological and Biomedical Sciences, n. 41, 2010, pp. 67–69.
^ Campion 2, pp. 259–263, per l’influenza e divulgazione dell’astrologia nella vita quotidiana; pp.
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^ Guido Bonatti, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 11, Roma, Istituto dell’Enciclopedia
Italiana, 1969.
^ «Fra l’astro e l’uomo non si stabilisce una concatenazione di cause e di effetti; al contrario, l’astro
e l’uomo sono coinvolti in una simultaneità globale per cui l’astro è il segno dell’uomo come
l’uomo è il segno dell’astro.» (André Barbault, De la psychanalyse à l’astrologie, trad. it. Dalla
psicoanalisi all’astrologia, Torino, Nuovi Orizzonti, 1988, p. 26, 27).
^ Campion 1, pp. 1-3.
^ Marshack, p. 81ff.

13
^ Esiodo, (VIII secolo a.C. circa). Il poema di Esiodo intitolato Le opere e i giorni dimostra come la
levata eliaca e l’impostazione delle costellazioni sono stati utilizzati come guida calendariale nel
campo agricolo, da cui sono state elaborate previsioni astrologiche quotidiane, ad esempio:
“Cinquanta giorni, tra il solstizio e la fine dell’estate, stagione spossante, è per i mortali il tempo
adatto per navigare: né la nave spezzerai né uomini ti farà perire il mare”, Le Opere e i Giorni, vv.
663-666, in Esiodo, Tutte le opere e i frammenti con la prima traduzione degli scolii , Milano,
Bompiani, 2009, p. 223.
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^ Due testi che si riferiscono ai “presagi di Sargon” sono riportati in Ernst F. Weidner,
“Historisches Material in der babylonischen Omen- Literatur”, in Mitteilungen der
Altorientalischen Gesellschaft, 4 (1928–29) pp. 226–240 ed. Bruno Meissner, (Leipzig, 1928-9), v.
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^ Tratto dal rotolo A del sovrano Gudea di Lagash, I 17 – VI 13. O. Kaiser, Texte aus der Umwelt
des Alten Testaments, Bd. 2, 1-3. Gütersloh, 1986-1991. Citato anche in A. Falkenstein,
‘Wahrsagung in der sumerischen Überlieferung’, La divination en Mésopotamie ancienne et dans
les régions voisines. Parigi, Press Universitaires de France, 1966, pp. 45-68
^ Nisannu, night of the 14th(?), ... son of Shumu-usur, Shumu-iddina, descendant [---], was born. At
that time the moon was below the Pincer of the Scorpion, Jupiter in Pisces, venus in Taurus, Saturn
in Cancer, Mars in Gemini. Mercury, which had set was not vis[ible]. [-] (Things?) will be
propitious for you. Rochberg, p. 56
^ [-] (If) a child is born and during his infancy a solar eclipse occurs: He will die in a foreign city
and the house of his father will be scattered. Rochberg, p. 14
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^ Approfondimento della Ventesima Tavoletta della Enuma Anu Enlili | Tablets from the Sippar
Library XIII Enūma Anu Ellil XX una ricerca a cura dell’Università di Londra, dipartimento
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14
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Fondazione Lorenzo Valla, 1985, pp. XI-XII.
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^ Campion 1, p. 84.
^ Campion 1, pp. 173-174.
^ Mosaico datato al 200-250 d.C., proveniente da Sentinum, odierna Sassoferrato nelle Marche; di
fronte ad Aion c’è la dea della madre-terra, Tellus, circondata da quattro fanciulli, forse allegorie
delle stagioni.
^ Barton, p. 32.
^ Campion 1, pp. 227-228.
^ Parkers, p. 16.
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^ Barton, pp. 32-33. Vedere anche Campion 1, p. 228.
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URL consultato il 16 luglio 2013 (archiviato il 5 giugno 2013). traduzione latina di Ermanno di
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^ Sulla distinzione tra astronomia ed astrologia nel pensiero di Al-Biruni vedere: Shlomo Pines,
“The Semantic Distinction between the Terms Astronomy and Astrology according to al-Biruni”,
Isis, Vol. 55, No. 3 (Sep., 1964), pp. 343-349.
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Astrologia occidentale

L’astrologia occidentale è la tradizione astrologica sviluppatasi in Occidente ed è la forma


d’astrologia più popolare nei paesi di questa cultura; si fonda sul Tetrabiblos di Claudio Tolomeo,
opera del II secolo che riassume, organizza e rinnova le tradizioni astrologiche sviluppatesi in
Mesopotamia, Egitto e Grecia a partire dall’VIII secolo a.C.
L’astrologia occidentale contemporanea è basata principalmente sullo sviluppo di oroscopi, nei
quali si fornisce una predizione basandola sulla posizione di alcuni corpi del nostro sistema solare
in relazione a un dato momento e un dato luogo; nella cultura popolare tali oroscopi sono spesso
basati solo sul periodo dell’anno di nascita, che coincide con il passaggio del Sole in un determinato
segno zodiacale.
La comunità scientifica sottolinea invece il carattere pseudoscientifico dell’astrologia che ha le
caratteristiche di una vera e propria superstizione. Le pratiche astrologiche non solo non hanno
alcun fondamento scientificamente plausibile, ma non hanno mai avuto conferma in alcuno studio
controllato.

Nell’antichità

L’astrologia occidentale affonda le sue radici nell’antica astrologia caldea ed egizia (a partire
dall’VIII secolo a.C.) e, fino a molti secoli dopo la nascita di Cristo, fornisce il principale stimolo
per lo studio dell’astronomia. Nell’antico Egitto e in Mesopotamia, lo studio e l’osservazione
celeste erano affidati alle classi sacerdotali che registravano puntualmente ogni evento astronomico.
Particolarmente significativa è la redazione per numerosi secoli dei diari astronomici babilonesi, in
cui per ogni anno erano registrati simultaneamente i principali eventi astronomici, politici e
meteorologici; venivano cioè raccolti i dati da cui per analogia avrebbero potuto essere estratte
previsioni astrologiche. Dopo le conquiste di Alessandro Magno le tradizioni caldee ed egizie,
molto evolute, entrarono in contatto con la cultura greca che le acquisì e le sviluppò ulteriormente,
dando vita all’astrologia ellenistica. Sin dall’antichità più remota, inoltre, si era sviluppato un
processo associativo tra corpi celesti e divinità, fino a riempire il cielo di dèi e teologie,
conformando alle tradizioni religiose dei popoli antichi i nomi delle costellazioni e dei pianeti, nomi
che ci rimangono ancor oggi in eredità. Già nel III millennio a.C., per esempio i Sumeri avevano

18
associato ai pianeti le loro principali divinità e questa associazione si è spesso perpetuata nelle
civiltà astrologiche successive (Babilonese, Egizia, Greca e infine Romana), con l’ovvio
accorgimento di trovare nel proprio pantheon la divinità le cui caratteristiche meglio
corrispondevano a quelle della divinità sumera. Per questo motivo, per esempio, Venere, pianeta e
dea dell’amore romana, corrisponde ad Afrodite greca, a Ishtar babilonese e a Inanna sumera.[3][4]
[5]
Nel mondo greco-romano l’ascesa dell’astrologia coincise con la perdita di credibilità della
religione pagana nelle classi colte, influenzate dagli sviluppi della filosofia ellenistica e in
particolare dallo stoicismo favorevole all’astrologia. Perfino gli imperatori ne diventarono fautori.
[6] L’apice dell’astrologia occidentale antica fu raggiunto quando Claudio Tolomeo rielaborò
organicamente le conoscenze astronomiche e astrologiche nell’Almagesto e nel Tetrabiblos,
depurando l’astrologia dai

fondamenti religiosi pagani e strutturandola deduttivamente dai risultati di complessi calcoli


astronomici. Quindi, secondo l’astrologo Vettio Valente, suo contemporaneo,
l’astrologia/astronomia doveva essere considerata la “regina delle scienze”[7][8] L’astrologia restò
in auge presso i filosofi pagani anche con lo sviluppo del neoplatonismo di Plotino e Porfirio.[9];
Teofilo di Edessa (695–785), un astrologo siriaco alla corte del califfo abbaside al-Mahdī (775-
785), la definì “la più degna delle arti”.[10]
Per Plotino esiste un principio unificante del cosmo, che è regolato da intime connessioni tra le sue
parti come un organismo vivente: da questa corrispondenza tra lo spirito e la materia, ovvero tra
l’Uno e il molteplice, risulta un collegamento fra i fenomeni astrali e quelli naturali, purché lo si
intenda non come un influsso materiale di causa-effetto, bensì come un semplice segno indicatore di
quel che avviene sulla Terra:

«Il movimento degli astri serve alla conservazione dell’universo, ma compie in aggiunta un altro
servizio: chi ad essi guarda come se fossero lettere e conosce questo tipo di scrittura, legge dalle
loro configurazioni il futuro, scoprendone il significato con il metodo dell’analogia, come se
qualcuno dicesse che l’uccello, poiché vola alto, significa alte gesta.»

(Potino, Enneadi, III, 1, 6[11])

Poiché il concetto di predestinazione si presta a contrapporsi al libero arbitrio, l’astrologia si scontrò


con l’ebraismo e col cristianesimo, le cui sacre scritture la vietano.[12] Nella pratica, tuttavia, il
comportamento di ebrei e cristiani dipese largamente dal fatto se la prassi astrologica era connotata
come una religione alternativa o come una specie di scienza laica. Nel canone 36 del sinodo di
Laodicea (una riunione di una trentina di chierici dell’Asia Minore nell’anno 364), si stabilì di
escludere dalle chiese dell’Asia i preti che esercitavano la magia, facevano incantesimi, praticavano
l’astrologia o fabbricavano amuleti. Il vescovo Priscilliano, che introdusse elementi astrologici e
cabalistici nella venerazione degli angeli e dei patriarchi, venne sottoposto a tortura e giustiziato in
seguito al concilio di Laodicea del 365 che condannava l’astrologia.[13] Il neoplatonico Agostino di
Ippona, dopo essersi convertito al cristianesimo ed essersi reso conto dell’inconsistenza della
Astrologia, si scagliò duramente contro gli astrologi,[14] facendo bruciare i loro libri.[14]
Tuttavia nella cultura aristotelico-tolemaica dell’età tardo-antica l’astrologia si presentò come una
descrizione degli effetti (“apotelesmata” è il nome greco usato da Claudio Tolomeo per indicare il
contenuto del Tetrabiblos) causati dalle configurazioni astrali, considerate laicamente, cioè private
dei significati propri delle religioni pagane. Venne allora trovato un compromesso tramite la teoria
secondo la quale gli astri influenzano i cicli biologici delle creature terrestri, lasciando invece
all’anima la completa libertà di determinare il proprio destino. Questa sopravvivenza della cultura
astrologica dopo il tramonto del paganesimo è testimoniato dalle numerose immagini astrologiche

19
(soprattutto zodiaci) presenti nelle sinagoghe e nelle chiese del IV-VI secolo a simboleggiare il
trascorrere del tempo e delle stagioni.[senza fonte]
Al termine dell’età antica e nel primo medioevo l’astrologia praticamente scomparve dall’Europa
per alcuni secoli. La avversarono gli imperatori cristiani da Costanzo II in poi e nel 409[15]
l’astrologia fu proibita. Ancor più efficaci di questa condanna furono le invasioni di popoli
settentrionali estranei alla cultura astrologica e più in generale la scomparsa di istituzioni culturali
non ecclesiastiche.

L’astrologia islamica nell’alto medioevo

Il recupero in Occidente di numerose discipline scientifiche classiche, come l’astronomia, la


matematica, la geografia e la filosofia si è verificato grazie al fatto che esse erano state conservate e

studiate approfonditamente dal mondo islamico che – grazie all’opera di traduttori greci, siriaci,
copti, ebraici, persiani e indiani – avevano acquisito un gran numero di conoscenze antiche a partire
dall’VIII secolo, mentre l’Europa attraversava i cosiddetti “secoli bui” dell’Alto Medioevo,
caratterizzati da incursioni, saccheggi e distruzione di biblioteche da parte di Ungari, Normanni e
Arabi. Anche l’astrologia, per le sue intime connessioni con l’astronomia, venne conservata e
sviluppata dal mondo islamico.[16]
Albumasar o Abu Ma’shar (787 - 886) è considerato il padre degli astronomi/astrologi arabi e
persiani. Il trattato Introductorium in astronomiam Albumasaris Abalachi octo continens libros
partiales ci dice come “solo osservando la grande diversità dei movimenti planetari possiamo
comprendere le innumerevoli varietà dei cambiamenti nel nostro mondo”. Il trattato fu uno dei
primi libri tradotti nel Medio Evo in Europa tramite la Spagna, ed influenzò notevolmente il ritorno
dell’astrologia e dell’astronomia nel XII secolo.[17]
Una delle prime distinzioni semantiche fra astronomia e astrologia ci è fornita dall’astronomo e
astrologo persiano musulmano Abū Rayhān al-Bīrūnī, verso il 1000.[18]
Centri di istruzione nel campo della medicina e dell’astronomia/astrologia sorsero a Baghdad e a
Damasco, e il Califfo abbaside al-Manṣūr creò un importante osservatorio e una biblioteca annessa
nella sua capitale di Baghdad, trasformandola nella città più importante del mondo a quell’epoca
per quanto riguardava gli studi astronomici.[19]

Studio del cielo e catalogazione delle stelle

Grazie agli studiosi islamici si continuarono a registrare gli eventi astronomici compilando le tavole
delle effemeridi che costituirono poi un modello per la redazione delle moderne tavole
astronomiche ancora oggi fedelmente seguito.[20] Il principale strumento antico per le misurazioni
astronomiche, l’astrolabio, venne introdotto nel mondo islamico da parte di al-Fazari e perfezionato
nei secoli successivi da diversi astronomi arabi, consentendo la catalogazione accurata di
moltissime stelle oltre a quelle già elencate nell’Almagesto.[21] La diffusione in Occidente dei
cataloghi stellari arabi introdusse nell’uso comune nomi delle stelle in gran parte derivati dalla
lingua araba. Eccone una lista parziale con il loro significato originale.[22]

Nome Significato
Achernar “Fine del fiume”
Aladfar “Nuvole”
Aldebaran “Il seguente”
Alioth “La coda della pecora”
Algol “Il ghul”
Altair “L’aquila”

20
Betelgeuse “la mano di al-Jawzā”[23]
Deneb “Coda”
Mizar “Cintura”
Rasolgethi “Testa dell’inginocchiato”
Rigel “Piede”
Vega “Cadente”

Questi nomi delle stelle si riferiscono a dettagli delle figure, perlopiù mitologiche, associate alle
costellazioni di cui fanno parte. Alcuni astrologi includono tuttora l’influsso di alcune stelle nelle
loro carte, insieme con i pianeti comunemente utilizzati. Ad esempio, Aldabaran si dice che
significhi “fiducia”, energia e qualità di comando, mentre Vega si dice che indichi “buona sorte
mondana”.[24]

Astrologia elettiva

Gli astrologi arabi definirono una nuova branca dell’astrologia chiamata astrologia elettiva usata per
decidere il momento propizio per intraprendere una determinata azione come partire per un viaggio,
avviare un affare, ecc. Essi sono stati anche i primi a parlare di indicazioni “favorevoli” o
“sfavorevoli” piuttosto che di eventi categorici[25].

Astrologia arabo-islamica ed erboristeria

Gli Arabi e i Persiani islamizzati combinarono la medicina e l’astrologia usando le proprietà


curative delle erbe assegnando loro specifici segni zodiacali e pianeti.[26]. Es.: Marte venne
considerato caldo e secco quindi regolava le piante con gusto forte e pungente, come l’elleboro, il
tabacco o la senape. Questi insegnamenti furono adottati da alcuni erboristi europei come Nicholas
Culpeper fino allo sviluppo della medicina moderna.

Parti arabe

Gli arabi svilupparono inoltre un sistema di parti arabe, tramite il quale si ottenevano determinati
punti fittizi sull’oroscopo ognuno con un proprio significato usando le differenze in gradi tra le
posizioni dell’ascendente e del medium coeli e quelle dei pianeti.[27][28][29] Questo nuovo punto
diventa in parte interpretabile. Es: la parte della fortuna è data dalla differenza tra la posizione del
Sole e quella dell’ascendente con l’aggiunta di quella della Luna.[27][28]

Astrologi persiani

L’astrologia era diffusa in Persia già al tempo dell’Impero achemenide, secoli prima dell’Islam.[19]
Anche i Re Magi citati nel vangelo di Matteo si pensa fossero persiani.[30] Nell’alto medioevo Al
Khwarizmi fu il più famoso, astronomo, astrologo e geografo persiano. Egli fu anche un
grandissimo matematico, introdusse il concetto di zero nel mondo occidentale ed è considerato il
padre dell’algebra. Dal suo nome deriva la parola “algoritmo”.[31][32]
Un altro personaggio importante fu Omar Khayyam Neyshabouri, matematico, poeta, filosofo e
astronomo. Il calendario da lui compilato 1000 anni fa è tuttora usato in Iran. È forse l’unico
calendario mondiale che fa coincidere l’inizio dell’anno con l’inizio della primavera, il 21 marzo,
quindi 1º grado dell’Ariete è considerato il giorno di Capodanno (Nawrūz). Diede importanti
contributi alla geometria, all’algebra e alla teoria dei numeri.[33]

21
Un altro astronomo e astrologo persiano fu Qotb al-Din Shirazi (1236 - 1311) che pubblicò opere di
revisione del lavoro di Tolomeo, soprattutto l’Almagesto. Al-Shirazi è considerato il primo studioso
a dare una spiegazione corretta alla formazione dell’arcobaleno.[34]
Nel Duecento, a seguito delle traduzioni dall’arabo di testi astronomici, sorse, in Occidente, un forte
interesse per l’astronomia e, conseguentemente, per l’astrologia. Nel XIII secolo le scoperte
astronomiche e le tradizioni astrologiche del mondo arabo furono rielaborate sotto forma di
commentari all’Almagesto e al Tetrabiblos di Tolomeo; la pubblicazione e il successo di queste
opere segnarono l’inizio della tradizione astrologica occidentale.
Pare che il primo trattato redatto da un occidentale (dopo il X secolo) sia stato il Tractatus de
sphaera mundi (1240 circa) dell’inglese Giovanni Sacrobosco (John of Holywood), destinato agli
studenti dell’Università di Parigi.
Tra gli italiani, l’astronomo/astrologo che godette di maggior fama fu Guido Bonatti da Forlì, autore
del Liber decem continens tractatus astronomiae (1275 circa).

Nel XV secolo e oltre

Nel Quattrocento, soprattutto in ambito neoplatonico fiorentino, l’astrologia acquisì un rango


particolare, quello di scienza capace di decifrare i segreti che la natura e il divino comunicano
all’uomo in forma di segni, o simboli, basati sul criterio dell’analogia tra il mondo sensibile e i
principi primi che lo governano. Ma non solo l’astrologia entrava nella vita comune, in quanto
serviva a fare calcoli su matrimoni, affari e persino guerre, essa invade le pitture murali dei palazzi
quattrocenteschi, specie nelle corti del Nord Italia[43], mischiandosi con la mitologia. Il contraltare
di tanti cicli di affreschi devoti fu il profano Salone dei Mesi realizzato a Ferrara da Francesco del
Cossa ed Ercole de’ Roberti. Parte della pittura profana del Rinascimento non potrebbe essere
capita senza l’astrologia.
Nel criterio dell’analogia i filosofi del Rinascimento vedevano la chiave per interpretare in chiave
unitaria i fenomeni della natura, riprendendo concezioni ermetiche, su cui prosperò anche
l’alchimia, fondate sull’occulta corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo.[44] In ambito
medico e alchemico Paracelso approfondì ad esempio la dottrina delle segnature, secondo cui
l’aspetto o la “firma” con cui ogni essere naturale, di origine animale, vegetale o minerale, si
presenta, fornisce un’indicazione analogica sulla sua utilità terapeutica.

Principio Aggressività Passività Attività Estetica


Segno Ariete CancroLeone Bilancia
PianetaMarte Luna Sole Venere
Metallo Ferro Argento Oro Rame
Colore Rosso Bianco Giallo Verde
Organo Denti Stomaco Cuore Reni
Pietra RubinoPerla Ambra Smeraldo
Animale Lupo Granchio Leone Usignolo

Esempio di modello analogico basato sulla corrispondenza tra principi spirituali e manifestazioni
materiali: mentre gli oggetti disposti orizzontalmente presentano un’omogeneità esplicita,
facilmente riconducibile al concetto che li accomuna, le relazioni intercorrenti dall’alto in basso,
evidenziate nei rispettivi colori, si basano su un modello di pensiero più occulto, che ricollega le
diverse manifestazioni della realtà a singole qualità o principi originari.[45]
La nascita della scienza galileiana, che rinunciava a indagare l’essenza qualitativa degli enti della
natura, limitandosi allo studio dei aspetti matematici e quantitativi, porterà in seguito a un
abbandono del criterio dell’analogia. La distinzione e la separazione fra l’astronomia e le pratiche

22
astrologiche si fece sempre più marcata con la progressiva tendenza al meccanicismo e al
materialismo del pensiero scientifico[46]. Si può dire che la storia dell’astrologia è – fino
all’avvento del pensiero galileiano – intimamente intrecciata con quella dell’astronomia. Lo stesso
Galileo e i suoi contemporanei erano astrologi e non era insolito per questi scienziati fornire
consulenze astrologiche ai potenti signori dai quali spesso dipendevano.
Tuttavia, fino al XVI secolo, alcuni grandi astronomi, come Tycho Brahe e Keplero, non vedevano
ancora alcuna contraddizione fra le due discipline e alcuni medici come Girolamo Cardano
continuavano ad applicare l’astrologia alla medicina.[47]
Brahe, in particolare, fu un fervido cultore dell’astrologia ed un ugualmente fanatico avversario del
sistema copernicano: sicché appare paradossale il fatto che la sua grande opera di astronomo
contribuì molto a provare la fondatezza del sistema copernicano e allo sviluppo della scienza.[47]
Galileo Galilei viene considerato pressoché universalmente il padre del metodo scientifico. Egli è
noto per essere stato spesso afflitto da problemi finanziari. Nei suoi appunti e nella sua contabilità

familiare, fortunatamente giunta sino a noi, sono riportati pagamenti ricevuti per oroscopi fatti ad
alcuni suoi allievi. Alla Biblioteca Nazionale di Firenze è conservato un prezioso manoscritto
galileiano che raccoglie diverse “carte natali” ovvero i calcoli astronomici e i pronostici che Galileo
volle conservare. Tra questi i più importanti sono il proprio oroscopo, quelli delle figlie e quello
dell’amico Giovanfrancesco Sagredo che si ricorda essere uno degli attori del Dialogo sopra i
Massimi Sistemi.[48]
C.S. Lewis ha osservato come l’interesse per la scienza e quello per l’astrologia siano andati
crescendo di pari passo tra la fine del Medioevo e l’età moderna, fino a raggiungere il culmine con
la rivoluzione scientifica, nei secoli XVI e XVII: lo studioso inglese parla, a questo proposito, di
“gemellarità”, anche se ritiene “più robusta” la componente scientifica e “più gracile” quella
magica.[49]
Per lungo tempo astrologia e astronomia sono state strettamente legate, ma a partire
dall’introduzione del metodo scientifico le loro strade si sono lentamente separate, l’astrologia
venne sempre più vista sia dalla comunità scientifica che dal mondo religioso come superstizione e
forma di divinazione.
Nonostante ciò, capita ancora oggi che le due discipline vengano confuse. Diversamente
dall’astronomia, l’astrologia non è una scienza, in quanto si basa su un sistema di relazioni causali
non dimostrato.
Inoltre, è interessante notare che il campo d’indagine dell’astrologia è limitato agli eventi
astronomici interni al nostro sistema solare e all’influsso da essi esercitato sulla vita terrestre. In
questo senso, si può affermare che l’astrologia mantiene una prospettiva geocentrica, mentre
l’astronomia, a partire dalla rivoluzione copernicana non assegna al nostro pianeta una posizione
privilegiata nell’universo.[senza fonte]

Astrologia moderna

Nel concetto di astrologia moderna si ritrovano tutte quelle correnti astrologiche che, secondo i loro
sostenitori, avrebbero accolto le influenze della filosofia contemporanea, della psicologia del
profondo, del simbolismo, della teosofia e degli approcci new age, superando l’impianto
tradizionale e deterministico dello scibile astrologico antico. Queste influenze hanno introdotto
nella dottrina astrologica contenuti umanistici che si sono sviluppati in particolare nel Novecento
nella cosiddetta astrologia psicologica e umanistica, soprattutto grazie ai contributi di André
Barbault, Dane Rudhyar, Stephen Arroyo, Liz Greene, Alexander Ruperti, Howard Sasportas,
Giuseppe Bezza, Robert Hand, Robert Zoller[60]. Pur non esistendo alcuna correlazione psicologica
scientificamente riconosciuta, i sostenitori dell’astrologia moderna tendono ad applicare nuovi
modelli interpretativi, e inediti approcci, spesso andando oltre le regole dell’astrologia tramandata

23
da Claudio Tolomeo,[61] quindi dalle tradizioni ellenistiche a quelle successive. Un esempio di
commistione tra astrologia e le nuove dottrine new age, teosofiche, esoteriche, spiritiste sono i
Gradi o Simboli Sabiani realizzati grazie alla sensitiva statunitense Elsie Wheeler, in collaborazione
con l’astrologo Marc Edmund Jones, negli anni venti, riadattati anche negli anni 80 e
particolarmente in voga negli approcci moderni dell’Astrologia.[62] L’astrologia moderna è quindi
pioniera di un modello interpretativo fortemente centrato sull’importanza dei simboli, dei miti, delle
allegorie, allontanandosi dagli approcci della filosofia naturale, temperamentale, umorale e dei
principi primi, concentrandosi in modo esclusivo sul valore simbolico ed esoterico del linguaggio
celeste.[63][64][65]

Astrologia e la psicologia junghiana

L’astrologia è stata trattata anche da Carl Gustav Jung in numerose sue opere, dove ha evocato la
disciplina con diverse riflessioni di tipo psicologico.[66] L’allieva di Jung, Marie-Louise von Franz,

in un suo saggio descrive le costellazioni astrologiche come raffigurazioni degli archetipi


dell’inconscio collettivo, ovvero immagini - dice la psicologa junghiana - degli archetipi proiettate
nel cielo, di conseguenza l’oroscopo della nascita raffigura una particolare combinazione
individuale di elementi archetipici, ossia collettivi, così come sono collettivi i nostri fattori biologici
ereditari che però nel singolo determinano una combinazione specifica.[67] Per Jung l’Astrologia è
strettamente legata ad una esperienza con l’inconscio collettivo e individuale, ovvero l’uomo nella
relazione con il cielo entra in contatto con un mondo insondabile e misterioso che inevitabilmente
lo porterà a relazionarsi con il mistero che è dentro di sé; dice Jung che l’astrologia è una esperienza
primordiale simile all’alchimia e che le proiezioni astrologiche si ripetono sempre dove l’uomo
tenta di esplorare una vuota oscurità e involontariamente la riempie di figurazioni vive e
razionalmente significative.[68] Dal Novecento in poi l’Astrologia è spesso relazionata alla
psicologia e alla simbologia legata alla psiche dell’uomo, e le opere di Jung diventano un
importante punto di riferimento per quella parte di tradizione contemporanea e occidentale
dell’Astrologia che verte nel rintracciare nel metodo astrologico contemporaneo un complesso
sistema di decodificazione delle immagini archetipiche, vissute dall’individuo attraverso le sue
funzioni psichiche, cognitive, immaginifiche: la più celebre psicologa junghiana di questi tempi che
ha introdotto con puntuale ricorrenza il linguaggio della psicologia del profondo con l’astrologia è
Liz Greene, che oltre ad essere psicanalista junghiana è anche astrologa: attraverso le sue attività ha
influenzato l’astrologia contemporanea attraverso un approccio più psicologico che ha portato la
professionista alla realizzazione del Centre for Psychological Astrology dove ancora oggi vengono
formati studenti di astrologia attraverso approcci umanistici e di psicologia del profondo con
l’ausilio di tecniche del life coaching e del counseling.[69]

Descrizione del metodo astrologico

Gli elementi utilizzati per lo studio astrologico sono divisi fondamentalmente in 4 categorie:
pianeti – oltre ai pianeti astronomici conosciuti fin dell’età classica (da Mercurio a Saturno) e quelli
scoperti in età moderna (Urano, Nettuno e il pianeta nano Plutone) si aggiungono il Sole e la Luna,
che vengono chiamati dagli astrologi luminari. Molti astrologi aggiungono all’analisi altri elementi
che sono considerati come veri e propri pianeti:
asteroidi o comete (es: Chirone)
stelle fisse (es. Antares)
punti fittizi come i nodi lunari, o Lilith (la Luna nera)
case o campi – 12 settori in cui è divisa la carta natale
segni – i 12 segni dello Zodiaco

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aspetti – rapporti dei pianeti tra loro e verso alcuni punti critici della carta natale misurati in gradi,
più l’angolo è preciso più l’aspetto è forte.
L’analisi astrologica parte dalla stesura della carta del cielo natale dell’individuo. È necessario
conoscere luogo e ora precisa della nascita. Ottenuti i dati l’astrologo dapprima calcola l’ascendente
(che corrisponde all’inizio della casa I), e usando una carta con impresso il cerchio zodiacale lo
divide in due metà identiche, completa in seguito la carta con la suddivisione delle altre case. Dopo
aver consultato le effemeridi calcola le posizioni dei pianeti sull’eclittica, li inserisce sulla carta e ne
traccia gli aspetti se presenti. Attualmente vengono usati programmi per computer per facilitare il
compito.
Oltre a questo aspetto canonizzato ed essenzialmente meccanico, l’analisi astrologica si basa sulla
“sensibilità” dell’astrologo nell’interpretazione. Principalmente analizza le seguenti relazioni:
ogni pianeta con il segno zodiacale
ogni pianeta con la casa in sui è collocato
gli aspetti tra pianeti e gli aspetti tra i pianeti ed alcuni punti cardinali

l’importanza delle case in base ai pianeti presenti e a quelli che fanno loro aspetto
i governatori o dispositori delle case
Ogni relazione può essere portatrice di vari significati, spesso in contrasto tra loro. La difficoltà
dell’interpretazione sta nell’assegnare il giusto peso alle singole componenti così da dar vita a una
sintesi unitaria e coerente. Alcuni astrologi cercano di estrarre dal tema una dominante, elemento o
più elemento che secondo l’astrologo ha la maggior influenza sull’oroscopo.
Secondo l’astrologia, il tema natale rappresenterebbe l’impronta caratteriale ed il destino
dell’individuo, individuo che può tuttavia sottrarsi parzialmente alle influenze degli astri attraverso
il libero arbitrio.

Caratteristiche dei pianeti

Ciascun pianeta rappresenta varie simbologie che si colorano del segno nel quale il pianeta viene a
trovarsi. L’astrologia tradizionale indica alcuni segni che si trovano in perfetta sintonia con i
caratteri del pianeta, definiti come domicilio; qualora si trovi nei segni opposti (ovvero in esilio)
l’influenza viene invece ridotta.
Ogni pianeta ha anche un segno detto di esaltazione, dove le sue caratteristiche vengono esaltate.
Qualora venga a trovarsi nel segno opposto a quello di esaltazione, il pianeta si definisce invece in
caduta dove la sua influenza è molto ridotta o del tutto snaturata.
L’identificazione del segno di esaltazione ha trovato opinioni discordanti fra gli astrologi
occidentali: in particolare la scuola di Lisa Morpurgo sostiene posizioni diverse per alcuni pianeti
delle esaltazioni da quelle indicate dall’astrologia tradizionale.

Calcolo e significato delle case

La suddivisione dello zodiaco nelle 12 case (o campi) è determinata dal moto di rotazione terrestre
ed è chiamata dagli astrologi domificazione. Esistono molti metodi diversi di domificazione, la più
usata è quella di Placido, le altre più conosciute sono quelle di Koch, Campano e Regiomontano.
La prima casa inizia con l’Ascendente, che è il punto dove l’orizzonte orientale terrestre dove
interseca lo Zodiaco. Ciascuna casa rappresenta un settore della vita; la posizione dei pianeti nelle
case determina quindi il settore della vita dove l’influenza del pianeta andrà maggiormente a
manifestarsi.
Significa inoltre che la persona avrà alcune caratteristiche del segno sul quale cade la casa. Le case
successive sono disposte in ordine successivo, per esempio se l’ascendente è in Vergine, la seconda

25
casa sarà in Bilancia, la terza in Scorpione e così via. È molto comune che una casa inizi su un
segno e termini in quello successivo.
La prima casa è legata al Sole, all’Io, alla personalità, alla costituzione fisica, al carattere, al
temperamento e al rapporto con il mondo esterno, cioè come ci si mostra agli altri.

Punti cardinali

I quattro angoli del cielo, noti rispettivamente come Ascendente (il punto all’orizzonte ad oriente),
il Discendente (il punto all’orizzonte ad occidente), il Medium Coeli e l’Imum Coeli (i punti di
intersezione con il meridiano e l’antimeridiano), sono considerati i punti cardinali di un tema natale.
Il pianeta che occupa tali posizioni assume una posizione dominante nell’oroscopo. L’astrologo
André Barbault ha per esempio rilevato, prendendo come riferimento uno studio di Michel
Gauquelin, che determinati pianeti, per esempio Marte, Giove e Saturno, avevano un picco di
frequenza in certe posizioni, particolarmente attorno al Medium Coeli e all’Ascendente, per soggetti
appartenenti a determinate categorie. Per esempio su un campione di 3142 militari la posizione di
Marte si concentra significativamente attorno alle posizioni dei quattro angoli del cielo. Situazione
analoga per la posizione di Saturno su un campione di 3305 scienziati e quella di Giove su 1270
attori celebri.[70]

Previsioni

L’astrologia cerca inoltre di prevedere gli avvenimenti della vita di un individuo mediante i transiti,
vale a dire il raffronto tra tema natale e carta del cielo del momento da prendere in esame (noto
come oroscopo progressivo), le progressioni primarie e secondarie oppure mediante il cosiddetto
oroscopo solare, calcolato ogni anno quando il sole ritorna alla posizione di nascita.

Analisi interpersonale

È detta sinastria la parte dell’astrologia che confronta due carte del cielo individuali per stabilire il
grado di armonia fra due persone.

Principali scuole astrologiche

Come accennato non esiste un unanime consenso tra gli studiosi di astrologia non solo sul
significato dei simboli coinvolti ma le differenze vertono sia sull’oggetto dello studio astrologico
che sugli elementi utilizzati per lo studio stesso. Si segnalano:

Astrologia psicologica – Liz Greene, Stephen Arroyo


Astrologia transpersonale o umanistica – Dane Rudhyar
Astrologia previsionale – André Barbault
Astrologia evolutiva – Jeffrey Wolf Green
Astrologia ed esoterismo

Gli astrologi moderni, i quali accolgono generalmente molti concetti junghiani, tra i quali
l’inconscio individuale e l’inconscio collettivo, sostengono che la simultaneità dell’influsso dei
pianeti e dei segni tanto nella psiche personale che nell’ambiente circostante, se riconosciuta
appropriatamente, realizza un ponte pressoché unico che può collegare la comprensione di sé stessi
con la comprensione del mondo esterno[71] Carl Gustav Jung stesso ha scritto diverse volte
sull’astrologia in numerose sue opere.[72] I maestri della -Grecia antica solevano distinguere i loro

26
insegnamenti in essoterici (rivolti ad un pubblico generale) ed esoterici, ovvero rivolti ad una
ristretta cerchia di discepoli in grado di comprenderli ed assimilarli.
L’astrologia può essere considerata una disciplina (non scienza) di confine. Infatti la sua struttura si
basa su elementi astronomici e trigonometrici accessibili a chiunque, come i pianeti, i satelliti, le
stelle, l’arco zodiacale, le costellazioni, la simbologia delle stagioni, i moti rotatori e le rivoluzioni
intorno al Sole, le distanze angolari, ecc. Da qui si sviluppa invece l’applicazione di connotazioni
mitiche ai corpi celesti, a cui sono assegnate denominazioni sostanzialmente derivate dal Pantheon
greco e romano, idem per le costellazioni che con grande sforzo di immaginazione si assimilano ad
animali totemici, mitologici, o esseri umani, e per finire le cosiddette case che assumono per così
dire i significati, traslati ad ambiti di vita, dei segni zodiacali nell’ordine Ariete - Toro - Gemelli e
così via. A questo si aggiunge l’attribuzione dei quattro elementi terra acqua aria fuoco ai segni
zodiacali
La caratteristica principale che rende l’astrologia una disciplina non scientifica è la molteplicità dei
significati e delle simbologie assegnati ai pianeti ed ai segni. Questi possono consistere in pluralità
di tipi umani, professioni preferite, inclinazioni e funzioni psicologiche, modi di comportamento, ed
ancora metalli consonanti, essenze, fiori, colori, inclinazioni generali di pensiero e di costume,

tendenze politiche, ecc. (Jean S. Bolen, Gli dei dentro l’uomo, Gli dei dentro la donna, Astrolabio
1994).
E’ pertanto evidente che non si può associare ad una data configurazione di pianeti e segni un
significato univoco, data la pluralità dei significati manifestabili; è ipotizzabile che elementi ancora
non conosciuti e/o non studiati approfonditamente (vedi la cintura degli asteroidi, i satelliti dei
pianeti del Sistema Solare i planetoidi all’incirca assimilabili a Plutone come Eris, Makemake,
Huamea, Cerere, le stelle fisse, le comete, ecc.) possano condurre a maggiori approssimazioni in
questo campo, ma ciò non è certo.
In tutto questo, l’approccio esoterico risiede nella comprensione personale delle funzioni
psicologiche in gioco nell’individuo, che possono essere riconosciute interiormente ed assimilate ai
pianeti, assumenti di volta in volta la colorazione data dalla loro presenza nei segni. È un processo
estremamente laborioso, complicato, che presuppone grandi capacità di riflessione e percezione e
che necessita di tempi generalmente molto estesi per raggiungere risultati accettabili, al minimo
alcuni anni, a meno di eccezionale predisposizioni dei soggetti interessati.
L’aspetto predittivo, sul quale in genere si appuntano gli strali dei critici, è attinente alla
interpretazione dei transiti planetari e può essere considerato un aspetto residuale, in quanto nella
maggioranza dei testi occupa uno spazio largamente minoritario, ed inoltre, come dice Andrè
Barbault in Trattato pratico di Astrologia, Astrolabio richiede doti divinatorie che questo Autore,
riconoscendo di non possedere, è in grado soltanto di indicare tendenze di fondo in presenza di certe
configurazioni. La larga presenza su quotidiani e settimanali di rubriche astrologiche a carattere
predittiva, seppur testimoni l’interesse popolare verso l’astrologia, che dura da oltre 4.000 anni pur
con oscillazioni nel tempo, non è assolutamente indicativa della loro validità, in quanto le opinabili
previsioni sono basate quasi esclusivamente sui transiti dei pianeti veloci rispetto alle dodici
posizioni del Sole nei nativi.
Tuttavia la psicologia ufficiale non riconosce alcun ruolo al metodo astrologico nelle tecniche di
psicanalisi, molte guide relative al codice deontologico sconsigliano di accostare la psicologia e le
tecniche di psicanalisi a discipline non riconosciute scientificamente.[73]

Astrologia popolare o segnosolare

La forma di popolarizzazione più nota dell’astrologia, che trova larga diffusione specialmente nei
mezzi di comunicazione di massa, è quella che riduce detto schema interpretativo al solo segno
zodiacale, intendendo come tale la posizione zodiacale del sole nella carta natale dell’individuo.

27
Tale semplificazione rende inevitabilmente gli oroscopi molto vaghi ed imprecisi, in quanto devono
adattarsi ad un numero enorme di individui. Definita anche come astrologia segnosolare, è basata
esclusivamente sulla qualità zodiacale del Sole (che comunemente definiamo segno zodiacale di
appartenenza), i transiti che agiscono sul segno zodiacale danno all’oroscopista segnosolare
indicazioni sulle ipotetiche inclinazioni future[74].

Note

^ Dal trattato di Matteo Palmieri, Città di Vita, XV secolo.


^ Cetty Muscolino, Il Tempio Malatestiano di Rimini, Ravenna, Longo 2000, p. 65. Sulla storia di
questo motto, cfr. G.H.R. Parkinson, “Leibniz on Human Freedom”, Studia Leibnitiana, Sonderheft
1970, p. 52, nota 36.
^ Otto E. Neugebauer, Le scienze esatte nell’antichità, p. 94 a 122.
^ J. H. Breasted, A hystory of Egypt.
^ A. Erman, The literature of the Ancient Egyptian; Poems, Narratives and Manuals of instructions,
from the Third and Second Millenia BC.

^ “During the Empire Period, the belief in astrology had spread to urban, aristocratic circles. Even
the
Caesars bowed to the power of astrology. Astrology was considered to be the queen of the sciences.
Emperor Tiberius ignored the ancient cults in favor of astrological beliefs and in the time of the
Antonines most Roman scholars accepted the veracity of the fundamental pseudo-scientific
principles of astrology. For the most part, no distinction was made between the science of
astronomy and the study of astrology.” John Stephens, Ancient Mediterranean Religions: Myth,
Ritual and Religious Experience, Newcastle, Cambridge Scholars Publishing, 2016, p. 156.
^ “Infine, se teniamo presente l’aspetto più strettamente matematico-logico dell’astrologia, in uno
sforzo di risolvere in calcoli e misure i rapporti tra le stelle e delle stelle con la terra, donde la
possibilità della divinazione e dell’oroscopia in termini scientifici, per cui, liberata dal suo alone
sacerdotale, l’astrologia assume il carattere di un’ipotesi fisico-matematica in termini causali, ci
rendiamo conto del perché Vettio Valente (II sec. d. C.) dicesse che “l’astrologia è la regina delle
scienze” (Anthologiarum libri, ed. Kroll, Berlino, 1908, p. 241), e perché, ancora una volta,
astrologia e astronomia potessero risolversi in unità con Claudio Tolomeo (II sec. d. C.), il grande
sistematore dei risultati dell’astronomia (Almagesto) e dell’astrologia (Tetrabiblos).” Francesco
Adorno, La filosofia antica, Milano, Feltrinelli, 1965, vol. II, p. 242.
^ “But of all the superstitions which flourished rankly at this time, astrology was by far the most
important. It was spoken of as ‘the queen of the sciences,’ ‘the most precious of all arts,’ and was
almost universally believed in.” William Ralph Inge, The Philosophy of Plotinus, Londra,
Longmans, Green and Co., 1917, p. 49.
^ Su Plotino si può vedere: Peter Adamson, “Plotinus on Astrology”, Oxford Studies in Ancient
Philosophy, vol. XXXV, 2008, p. 266-291 e la bibliografia ivi citata.
^ Carmelo Salemme, Introduzione agli Astronomica di Manilio, Napoli, Loffredo, 2000, p. 43.
^ Trad. it. a cura di Mario Casaglia, Chiara Guidelli, Alessandro Linguiti, Fausto Moriani, Torino,
Utet, 1997, ISBN 9788841894262.
^ Nella Bibbia compaiono spesso forme di divinazione per interrogare la volontà di Dio: il sommo
sacerdote utilizzava gli Urim e Tummim o l’efod, ma anche altre tecniche erano utilizzate, fra cui
nel caso più semplice l’estrazione a sorte. la pratica, però, dell’astrologia viene condannata (Lv
19,26; Dt 18, 9-12) assieme alla necromanzia e alla magia in genere.
^ Ornella Pompeo Faracovi, Scritto negli astri: l’astrologia nella cultura dell’Occidente, Marsilio,
1996, p. 168, ISBN 9788831764308.

28
Adalbert G. Hamman, La vita quotidiana nell’Africa di sant’Agostino, Jaca Book, 1989, ISBN
9788816301702, p. 167.
^ Decreto del 1º febbraio 409, Codex Theodosianus, 9.16.12 (Il titolo 16 del nono libro è: “De
maleficis et mathematicis et ceteris similibus” (Maghi, astrologi ed altri simili)
^ Giuseppe Staffa, I secoli bui del Medioevo, appendice, Roma, Newton Compton, 2018.
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World Digital Library, 1506. URL consultato il 16 luglio 2013.
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^ Uno dei capisaldi della dottrina di Ermete Trismegisto era infatti la visione analogica «come sopra
così sotto» (Tavola di smeraldo).
^ Le associazioni tra segni zodiacali, colori, metalli, ecc. sono tratte da: Edy Minguzzi, La struttura
occulta della Divina commedia, pp. 47-49, Libri Scheiwiller, 2007.

29
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^ Renzo Baldini, Trattato tecnico di astrologia, cap. 1.11, Hoepli, 2013.
^ Costui nel primo capitolo del libro uno del Tetrabiblos affermava che «due sono le principali
dottrine su cui sono fondate le predizioni astronomiche. Di queste la prima possiede rigore
scientifico, mentre la seconda non giunge alla stessa certezza» (Tetrabiblos, o i Quattro Libri delle
Predizioni Astrologiche, edizioni Arktos).
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Robert Pellettier, Gli aspetti planetari, Milano, Armenia 1984
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del tema natale), Baldini Castoldi Dalai 2007
Paolo Quagliarella, Astrologia. Perché funziona?, CreateSpace Independent Publishing Platform,
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Dane Rudhyar, La pratica dell’astrologia, Roma, Astrolabio 1985
Dane Rudhyar, I segni astrologici come ritmo della vita, Roma, Astrolabio 1988
Nicola Sementovsky-Kurilo, Astrologia. Trattato completo teorico-pratico, Milano, Ulrico Hoepli
ed., 1989 (8ª edizione) ISBN 88-203-1487-8
Kocku Von Stuckrad, Storia dell’Astrologia, dalle origini ai nostri giorni, Milano, Mondadori, 2007
Jeffrey Wolf Green, Plutone Volume Uno: Il Viaggio Evolutivo Dell’Anima, CreateSpace
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Jeffrey Wolf Green, La Struttura Dell’Anima, CreateSpace Independent Publishing Platform 2016
Jean S. Bolen, Gli dei dentro l’uomo - Gli Dei dentro la donna, Astrolabio 1994

Astronomia egizia

31
L’astronomia nell’antico Egitto ha rivestito un ruolo importante per fissare le date delle feste
religiose e per determinare le ore della notte. Notevole importanza ebbero anche i sacerdoti dei
templi che osservavano le stelle, le congiunzioni dei pianeti e del Sole, e le fasi della Luna.
Le conoscenze sull’astronomia egizia ci vengono soprattutto dai coperchi di sarcofagi dell’Antico
Regno (sui quali compaiono i decani, stelle singole o costellazioni, accompagnati da geroglifici di
difficile decifrazione), del Medio Regno (sui quali fanno la loro prima apparizione gli orologi
stellari diagonali, vere e proprie effemeridi delle stelle), dagli orologi stellari (diversi dai precedenti
in quanto erano indicate le culminazioni superiori delle stelle), orologi stellari perfezionati (nella
XX dinastia), due papiri risalenti circa al 144 d.C. (il primo per quanto riguarda i decani e l’altro per
quanto riguarda le fasi lunari), studi sull’orientazione delle piramidi e sviluppo degli strumenti
(come ad esempio la clessidra ad acqua, il merkhet e gli orologi solari), zodiaci egizio-babilonesi
(scolpiti sui soffitti dei templi a partire dal 300 a.C.)

La misura del tempo

Gli egizi inoltre per misurare il tempo durante il giorno avevano orologi solari o quadranti d’altezza
che servivano per indicare l’ora attraverso la variazione della lunghezza dell’ombra e dovevano
essere

rivolti sempre con lo gnomone verso il Sole ed i modelli più sofisticati erano dotati di un filo a
piombo per migliorare la qualità dell’osservazione controllando che lo strumento fosse in piano.
Altri strumenti di misurazione temporale erano le clessidre ad acqua. Il loro funzionamento era
semplice: venivano riempite fino all’orlo al tramonto del Sole e quando l’acqua era scesa alla prima
tacca, secondo la scala mensile, iniziava la seconda ora. Le pareti interne contenevano quindi 12
scale mensili. Questo sembrerebbe un ottimo strumento ma in realtà si basava sul concetto sbagliato
secondo il quale l’abbassamento del livello dell’acqua doveva essere regolare portando così ad
errori nella misurazione.

Il calendario

Gli egizi possedevano anche un proprio calendario, denominato religioso, che, sotto l’influenza di
quelli lunari della Mesopotamia, divideva l’anno in tre periodi di quattro mesi, e questi in tre
decadi, dominate ciascuna da una costellazione diversa: in tutto 360 giorni. Per avvicinarsi alla
durata reale dell’anno (segnata dalle inondazioni del Nilo) si aggiungevano cinque giorni alla fine
del quarto mese, chiamati epagomenos. Il mito dell’origine di questi cinque giorni mette in contatto
calendario e religione. Thot, che li vinse alla Luna giocando a dama, li regalò alla sua amante Nut,
sposa di Ra, che era stata condannata a non poter procreare in nessun giorno dell’anno, come
punizione per le sue infedeltà.
L’anno sacro era più corto di quasi sei ore rispetto a quello reale, che seguiava il regime delle
inondazioni del Nilo, per cui si produceva un disaccordo crescente: le stagioni, come i giorni festivi,
andavano regredendo a poco a poco (un mese ogni 120 anni) fino a percorrere tutti i mesi dell’anno.
Anche se tale disaccordo nel calendario vigente nell’antico Egitto poteva essere corretto
aggiungendo un giorno ogni quattro anni, i sacerdoti si ostinarono a mantenerlo fino al 26 a.C.,
quando dovettero cambiarlo per ordine di Roma.
A causa della scarsità di ritrovamenti archeologici a puro carattere astronomico non è facile
nemmeno dare un volto preciso alle costellazioni egizie, paragonabili a quelle che conosciamo noi,
ed anche le identificazioni possono dare adito a discussioni; resta comunque una uranografia molto
semplice e legata ai moltissimi dei e riti religiosi praticati durante le loro festività. Le pochissime

32
informazioni che abbiamo sono quelle ricavabili dagli orologi stellari riprodotti sui sarcofagi delle
mummie e dai soffitti dei templi (soprattutto quello di Hathor a Dendera).
I primi esemplari di orologi stellari risalgono al 2000 a.C. circa e vi sono raffigurate principalmente
tre costellazioni: Orione (Osiride), l’Orsa Maggiore (la zampa del Toro) e il Drago (un ippopotamo
con un coccodrillo sulla schiena) nonché la stella Sirio (raffigurata nelle vesti della dea Sothis). La
costellazione di Orione veniva chiamata l’anima di Osiride. La rappresentazione classica greca vede
nel cielo il combattimento del cacciatore Orione con il Toro mentre per gli antichi egizi questa
scena cambia totalmente, Osiride infatti governava due regni: quello del cielo e quello
dell’Oltretomba e nelle bende che avvolgevano le mummie indossa la bianca corona d’Egitto che è
appunto la costellazione che noi chiamiamo Toro. Sotto la costellazione d’Orione abbiamo la
costellazione del trono di Osiride o secondo altre tradizioni la Corona Rossa.
La più importante rappresentazione delle costellazioni egizie resta il soffitto del tempio di Hathor a
Dendera con il suo zodiaco circolare e risale a pochi decenni a.C. (una possibile datazione fa risalire
l’inizio dei lavori al 54 a.C. ed il suo termine al 21 a.C.) e mostra chiaramente l’influenza della
cultura assiro-babilonese attraverso i greci; infatti in esso sono disposte le 12 costellazioni zodiacali,
che hanno molto probabilmente una nascita sulle rive del Tigri e dell’Eufrate circondate dalle
costellazioni egizie e risulta essere la mappa più completa di tutto il cielo antico.
Fin dalle primissime dinastie erano conosciuti, come in tutte le altre tradizioni antiche grazie al

movimento rispetto alle stelle fisse, cinque pianeti ma venivano indicati in un ordine differente:
Giove, Saturno, Marte, Mercurio e Venere.
Giove era una delle rappresentazioni di Horus, rappresentato con una divinità con la testa di falcone
in piedi su una barca e con una stella sulla testa e veniva chiamato “stella risplendente” o “servitore
del sud”. Saturno era ancora una volta un aspetto di Horus e veniva chiamato la “stella orientale che
attraversa il cielo” o “Horus il toro”; un’altra rappresentazione era quella del Dio Ptah. Marte era
Horus “il Rosso” o “Horus all’orizzonte”. Mercurio era Seth nel crepuscolo serale ed un altro dio
non ben identificato nel cielo mattutino e veniva chiamato “il servitore del nord”. Venere è fonte di
diverse interpretazioni: Uati come stella serale e Tiu-Nutiri come stella che preannuncia il mattino
ma anche Hathor e Bastet rispettivamente dea dell’amore spirituale e dell’amore fisico.

Astrologia

Gli egizi dividevano quindi l’anno in 360 giorni, con dodici mesi di trenta giorni, ciascuno diviso in
tre decani, ovvero tre decadi, e trenta paranatellonta, cioè figure per ogni singolo giorno. Ciascun
mese era legato a una costellazione e un segno zodiacale, ma erano soprattutto i trentasei decani a
presiedere al destino di ogni cosa, trasportando i pianeti nel cielo e vegliando il mondo sublunare
tramite alcuni loro inviati, i demoni. Ciascun decano era raffigurato in maniera grottesca e
mostruosa, per metà uomo e per metà animale fantastico[1].
I decani esistevano forse già dal III millennio a.C., sicuramente dal II. Con l’ellenismo lo zodiaco
egizio arrivò nel mondo greco, grazie alla trasposizione di Teucro Babilonese (I secolo a.C.), poi
ripreso in epoca imperiale nell’Astronomica di Manilio e nel Medioevo da Pietro d’Abano
(Astolabium planum), mediando da testi arabi, come Albumasar (IX secolo). I decani sono
raffigurati nello Zodiaco del Tempio di Dendera e nel cosiddetto planisfero Bianchini, un disco
scolpito a bassorilievo dell’III secolo rinvenuto sull’Aventino a Roma, sul quale si trovano tracciati
i principali simboli astrali dell’antichità[1]. Nello zodiaco di Dendera in particolare i segni hanno un
aspetto pre-ellenico, col Drago che è un ippopotamo, il Gran Carro come una coscia di bue, il Cane
Maggiore come una vacca con Sirio tra le corna[1].
I 360 paranatellonta (dal greco paranatellon, “mi levo”, “sorgo presso”) corrispondevano ad
altrettante costellazioni extrazodiacali, una per ogni grado dell’orbita solare. Essi sorgono a nord e

33
tramontano a sud lungo un’ellissi che accompagna la levata eliaca di ciascun segno zodiacale. I
paranatellonta determinavano il destino degli uomini, la qualità della loro vita e della loro morte. Il
valore di riferimento per l’individuo dipendeva dall’aspetto che essi assumevano il giorno della sua
nascita, a seconda se sorgevano o tramontavano all’orizzonte[1]. Nacquero forse in età babilonese e
vennero introdotti in Occidente nella tarda antichità; espulsi dal cielo da Tolomeo, dopo quasi un
millennio di oblio vennero reintrodotti da Pietro d’Abano nell’Astrolabium planum, diventando
un’importante fonte di immagini pittoriche dal Rinascimento in poi[1].

Note

Battistini, cit., pag. 29 e ss.


Bibliografia
Anne-Sophie von Bomhard, Le calendrier égyptien - Une œuvre d’éternité, Periplus, London 1999.
Rolf Krauss, Sothis und Monddaten: Studien zur astronomischen und technischen Chronologie
Altägyptens, in Hildesheimer Ägyptologische Beiträge, nº 20, 1985.
Erik Hornung, Rolf Krauss, David A. Warburton, Ancient Egyptian Chronology, Brill Academic
Publishers 2006.
O. Neugebauer, R.A. Parker, Egyptian astronomical texts, Providence, Brown University, 1960-
1969

Matilde Battistini, Simboli e Allegorie, Electa, Milano 2002. ISBN 9788843581740


Massimiliano Franci, Astronomia egizia, Introduzione alle conoscenze astronomiche dell’antico
Egitto, Edarc, Firenze 2010, ISBN 978-88-86428-94-1

Astrologia islamica

L’astrologia islamica, o Scienza degli astri (in arabo: ‫ﺍﺣﻜﺎﻡ˜ ﺍﻟﻨﺠﻮﻡ‬, Aḥkām al-nujūm, lett. I regimi
delle stelle), nasce dall’accentuato interesse che gli Arabi preislamici avevano della volta stellata, in
parte perché creazione di Allah, in parte perché - abituati a viaggiare di notte, sotto la volta stellata -
essi riuscivano a orientarsi grazie agli astri e alle costellazioni visibili.[1]
Dopo l’avvento dell’Islam, i musulmani avevano necessità di determinare il tempo per adempiere
all’obbligo giornaliero delle preghiere canoniche, individuare la direzione della Kaʿba e il corretto
orientamento per costruire le moschee, al cui interno è sempre presente un miḥrāb perché indichi la
corretta qibla (direzione della Mecca). Tutto ciò contribuì a imprimere una formidabile
accelerazione agli studi di astronomia, anche per il convincimento che i corpi astrali influenzassero
in qualche misura il comportamento umano e le stesse condizioni dell’uomo.[1] La scienza
astrologica fu chiamata in arabo: ‫علم النجوم‬, ʿIlm al-nujūm, “Scienza delle stelle”: un termine non
troppo differenziato rispetto a ʿIlm al-falak (in arabo: ‫)علم الفلك‬, con cui si volle indicare più
precisamente lo studio astronomico, con le discipline matematiche ad esso connesse.[1] I principi di
questi studi trovavano la loro ispirazione nei consimili studi dell’antica Persia preislamica, in quella
di Babilonia, nell’Ellenismo e nelle tradizioni dell’India.
Lungo tutto il periodo medievale, l’applicazione pratica dell’astrologia fu soggetta a profondi
dibattiti di carattere filosofico da parte dei dotti musulmani e degli uomini di scienza.
Va comunque ricordato che i pronostici astrologici, malgrado la precarietà scientifica delle basi
della disciplina, richiesero comunque conoscenze utili allo studio e allo sviluppo dell’astronomia..
L’astrologia islamica proseguì lungo il solco tracciato a suo tempo dalle tradizioni di età ellenistica
e romana, basate sull’Almagesto di Tolomeo.[2] Centri di studio e insegnamento in medicina e
astronomia/astrologia sorsero a Damasco e Baghdad, capitali califfali, e il califfo abbaside al-
Mansur istituì un importante osservatorio astronomico e una famosa biblioteca (nell’ambito della

34
Bayt al-Ḥikma) a Baghdad, facendone il principale centro astronomico del mondo. Al suo tempo, le
conoscenze astronomiche ebbero un forte impulso e lo stesso astrolabio fu inventato da Muḥammad
ibn Ibrāhīm al-Fazārī.[3] Gran parte dei nomi delle stelle deriva per questo dalla lingua araba.[2]
Albumasar o Abū Maʿshar (805-885), fu uno dei più rinomati astrologi. Il suo trattato
Introductorium in Astronomiam (Kitāb al-mudkhal al-kabīr ilā ʿilm aḥkām al-nujūm) parla di come
“la sola osservazione delle grande diversità dei movimenti planetari possa farci capire le
innumerevoli varietà dei cambiamenti nel mondo”.[4] L’Introductorium fu uno dei primi libri a
essere tradotto grazie all’ambiente spagnolo dei traduttori e a circolare in Europa nel Medioevo,
influenzando grandemente la rinascita colà dell’astrologia e dell’astronomia.
I Persiani combinarono insieme le discipline mediche e astrologiche mettendo in correlazione le
proprietà curative delle erbe con specifici segni zodiacali e pianeti.[5] Marte, ad esempio, era
considerato caldo e asciutto e si credette che esso condizionasse piante con sapore caldo o acre,
come l’elleboro, il tabacco o la mostarda. Questi convincimenti furono fatti propri dagli erboristi
come Culpeper fino allo sviluppo della medicina moderna.

Note

Wasim Aktar, Contributions of Ancient Arabian and Egyptian Scientists on Astronomy; Public
Science & Reference Archiviato il 17 maggio 2012 in Internet Archive., retrieved 19 August 2011.

Oriano Spazzoli, Il Cielo degli Arabi, su planet.racine.ra.it, 1996.


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^ Derek and Julia Parker, The New Compleat Astrologer, New York, Crescent Books, 1990.
Bibliografia
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Islam, State of New York University Press, 1994, ISBN 0-8147-8023-7.
Edward S. Kennedy, “Ramifications of the World Year Concept in Islamic Astrology”, su Ithaca,
26, VIII-2 IX (1962).
Edward S. Kennedy, Astronomy and Astrology in the Medieval Islamic World, Brookfield, VT,
Ashgate, 1998.

Astrologia ellenistica

L’astrologia ellenistica è una tradizione di astrologia oroscopica che è stata sviluppata e praticata
nel tardo periodo ellenistico all’interno e intorno alla regione del Mediterraneo, specialmente in
Egitto. I testi e la terminologia tecnica di questa tradizione astrologica erano scritti in gran parte in
greco (o talvolta in latino). La tradizione ha avuto origine intorno alla fine del II o all’inizio del I
secolo a.C.[2] e poi è stata praticata fino al VI o VII secolo. Questo tipo di astrologia è
comunemente indicato come “astrologia ellenistica” perché è stata sviluppata nel tardo periodo
ellenistico, sebbene abbia continuato ad essere praticata per diversi secoli dopo la fine di quella che
gli storici classificano abitualmente come era ellenistica.

Storia

Le origini di gran parte dell’astrologia, che si svilupperà in seguito in Asia, Europa e Medio
Oriente, si trovano tra i Babilonesi e il loro sistema di presagi celesti che iniziò a essere compilato

35
intorno alla metà del II millennio a.C. Questo sistema in seguito si diffuse, direttamente o
indirettamente, attraverso i Babilonesi in altre aree come la Cina e la Grecia, dove si unì a forme
indigene preesistenti di astrologia. Arrivò in Grecia inizialmente già verso la metà del IV secolo
a.C., e poi intorno alla fine del II o all’inizio del I secolo a.C. Dopo le conquiste di Alessandro
Magno, questa astrologia babilonese fu mescolata con la tradizione egiziana dell’astrologia
decanica per creare l’astrologia oroscopica. Questo sistema è etichettato come “astrologia
oroscopica” perché, a differenza delle tradizioni precedenti, utilizzava l’uso dell’ascendente,
altrimenti noto come horoskopos (“indicatore delle ore”) in greco, e delle dodici case celesti che ne
derivano. Il focus sul tema natale dell’individuo, come derivato dalla posizione dei pianeti e delle
stelle al momento della nascita, rappresenta il contributo più significativo e lo spostamento di enfasi
che è stato fatto durante la tradizione ellenistica dell’astrologia. Questa nuova forma di astrologia si
diffuse rapidamente nel mondo antico in Europa e in Medio Oriente.
Inoltre, alcuni autori come Vettio Valente e Paolo Alessandrino hanno preso in considerazione la
Monomoiria, o i gradi individuali di un oroscopo.[3][4]
Questo complesso sistema di astrologia venne sviluppato a tal punto che le tradizioni successive
apportarono pochi cambiamenti fondamentali al nucleo del sistema, e molti degli stessi componenti
dell’astrologia oroscopica che furono sviluppati durante il periodo ellenistico sono ancora in uso
dagli astrologi nei tempi moderni.

Origini mitiche

Diversi astrologi ellenistici attribuiscono la sua creazione a un mitico saggio di nome Ermete
Trismegisto. Si dice che ERmete abbia scritto diversi testi importanti che hanno costituito la base
dell’arte o la sua evoluzione dal sistema astrologico ereditato dai Babilonesi e dagli Egizi. Diversi
autori citano Ermete come il primo a delineare le case e il loro significato, e quindi si pensa
solitamente che le case risalgano all’inizio della tradizione ellenistica e in effetti sono uno dei
principali fattori di definizione che separano l’astrologia ellenistica, e altre forme di astrologia
oroscopica, dall’astrologia babilonese e altre tradizioni in diverse parti del mondo. Questo sistema
di astrologia oroscopica fu poi passato ad un’altra figura mitica di nome Asclepio al quale sono
indirizzati alcuni degli scritti ermetici.
Secondo Giulio Firmico Materno, il sistema fu successivamente tramandato a un faraone egiziano
di nome Nekaub e al suo sacerdote Petosiris.[5] Si dice che abbiano scritto diversi importanti libri
di testo che spiegano il sistema ed è da questi testi che molti degli astrologi ellenistici successivi
attinsero e citarono direttamente. Questo sistema ha costituito la base di tutte le forme successive di
astrologia oroscopica.

Astrologia nell’Egitto ellenistico

Nel 525 a.C. l’Egitto fu conquistato dai Persiani, quindi è probabile che ci sia stata un’influenza
mesopotamica sull’astrologia egiziana. Argomentando a favore di ciò, Barton fornisce un esempio
di quella che sembra essere l’influenza mesopotamica sullo zodiaco, che includeva due segni:
Bilancia e Scorpione, come evidenziato nello Zodiaco di Dendera (nella versione greca la Bilancia
era nota come “Artigli di scorpione”).[6]
Dopo l’occupazione da parte di Alessandro Magno, nel 332 a.C., l’Egitto passò sotto il dominio e
l’influenza greca. La città di Alessandria fu fondata da Alessandro dopo la conquista e durante il III
e il II secolo a.C. gli studiosi di Alessandria furono scrittori molto prolifici. Fu nell’Egitto
alessandrino che l’astrologia babilonese fu mescolata con la tradizione egiziana dell’astrologia
decanica per creare l’astrologia oroscopica. Questa conteneva lo zodiaco babilonese con il suo

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sistema di esaltazioni planetarie, le triplicità dei segni e l’importanza delle eclissi. Insieme a questo
incorporava il concetto egizio di dividere lo zodiaco in trentasei decani di dieci gradi ciascuno, con
un’enfasi sul decano crescente, il sistema greco degli dei planetari, il dominio dei segni e i quattro
elementi.[7]
I decani erano un sistema di misurazione del tempo secondo le costellazioni. Erano guidati dalla
costellazione di Sirio o “Sirius”. Le alzate dei decani nella notte servivano per dividere la notte in
“ore”. Il sorgere di una costellazione appena prima del sorgere del sole (il suo sorgere eliaco) era
considerata l’ultima ora della notte. Nel corso dell’anno, ogni costellazione sorgeva poco prima del
sorgere del sole per dieci giorni. Quando entrarono a far parte dell’astrologia dell’età ellenistica,
ogni decano era associato a dieci gradi dello zodiaco. I testi del II secolo a.C. elencano le previsioni
relative alle posizioni dei pianeti nei segni zodiacali al tempo del sorgere di alcuni decani, in
particolare Sirio.[8]
Particolarmente importante nello sviluppo dell’astrologia oroscopica fu l’astrologo e astronomo
Tolomeo, che viveva ad Alessandria d’Egitto. L’opera di Tolomeo, il Tetrabiblos, pose le basi della
tradizione astrologica occidentale. Il primo zodiaco trovato in Egitto risale al I secolo a.C., ed è lo
zodiaco di Dendera.
Secondo Giulio Firmico Materno (IV secolo), il sistema dell’astrologia oroscopica fu tramandato a
un faraone egizio di nome Nekaub e al suo sacerdote Petosiris.[9] Anche i testi ermetici furono
messi insieme durante questo periodo e Clemente Alessandrino, scrivendo in epoca romana,
dimostrò il

grado in cui ci si aspettava che gli astrologi conoscessero i testi nella sua descrizione dei riti sacri
egiziani.
Ciò è dimostrato principalmente dal loro cerimoniale sacro. Per primo avanza il cantante, recante
uno dei simboli della musica. Perché dicono che deve imparare due dei libri di Ermete, il primo che
contiene gli inni degli dei, e il secondo i regolamenti per la vita del re. E dopo il cantante avanza
l’astrologo, con un orologio in mano e una palma, i simboli dell’astrologia. Deve avere sempre in
bocca i libri astrologici di Ermete, che sono quattro.[10]

Astrologia in Grecia

La conquista dell’Asia da parte di Alessandro Magno espose i Greci alle culture e alle idee
cosmologiche di Siria, Babilonia, Persia e Asia centrale. Il greco superò la scrittura cuneiforme
come lingua internazionale di comunicazione intellettuale e parte di questo processo fu la
trasmissione dell’astrologia dal cuneiforme al greco.[11] Intorno al 280 a.C., Berosso, un sacerdote
di Bel di Babilonia, si trasferì nell’isola greca di Kos per insegnare ai greci l’astrologia e la cultura
babilonese. Con questo, ciò che Campion chiama “l’energia innovativa” in astrologia si spostò a
ovest nel mondo ellenistico della Grecia e dell’Egitto.[12] Secondo Campion, l’astrologia arrivata
dall’Oriente era segnata dalla sua complessità, con l’emergere di diverse forme. Nel I secolo a.C.
esistevano due varietà di astrologia, una che richiedeva la lettura di oroscopi per stabilire dettagli
precisi sul passato, presente e futuro, l’altra era teurgica, che significa letteralmente “opera di Dio”,
e sottolineava l’ascesa dell’anima alle stelle. Sebbene non si escludessero a vicenda, i primi
cercavano informazioni sulla vita, mentre i secondi si occupavano della trasformazione personale,
dove l’astrologia fungeva da forma di dialogo con il divino.[13]

Astrologia a Roma

Come tante altre cose, l’astrologia giunse a Roma a seguito dell’influenza greca. Tra i Greci e i
Romani, Babilonia o Caldea erano così identificate con l’astrologia, tanto che la “saggezza caldea”
divenne il sinonimo di divinazione attraverso i pianeti e le stelle e gli astrologi divennero molto in

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voga nella Roma imperiale.[14] In effetti, l’imperatore Tiberio aveva avuto predetto il suo destino
alla nascita, e così si circondò di astrologi come Trasillo di Mende. Secondo Giovenale “ci sono
persone che non possono presentarsi in pubblico, pranzare o fare il bagno, senza aver prima
consultato un’effemeride”. Claudio, d’altra parte, prediligeva i presagi e bandiva del tutto gli
astrologi da Roma. Forse non sorprende che nel corso del tempo essere conosciuto come un
“caldeo” abbia portato con sé spesso il sospetto di ciarlataneria e di inganno più o meno
intenzionalmente. Uno degli esempi più famosi della letteratura romana sull’astrologia è il poema
Astronomica, scritto nel I secolo da Marco Manilio.

Trasmissione

L’astrologia ellenistica fu praticata dal II secolo a.C. fino a circa il VII secolo, quando l’Europa
entrò nel Medioevo. Venne stata poi trasmessa e ulteriormente sviluppata da individui che
lavoravano all’interno dell’Impero Islamico dal VII al XIII secolo.

Note

^ Macrobius Commentary on Scipio’s Dream, book 1, ch. 21; Macrobius lo presenta come una
tradizione “egizia”.
^ Pingre, 1997, p.26.

^ Astronomical Papyri from Oxyrhynchus (Volumes I & II), by Alexander Jones, American
Philosophical Society, 1 Jan 1999, pp. 11, 284-289
^ Greek Horoscopes, Volume 48, by Otto Neugebauer and Henry Bartlett Van Hoesen, American
Philosophical Society, 1959, pp. 10, 153-155
^ Firmico Materno, IV secolo, p.118.
^ Barton, 1994, p. 24.
^ Holden, 1996, pp. 11-13.
^ Barton, 1994, p. 20.
^ Smith (a cura di), Petosiris, in Dictionary of Greek and Roman Antiquities, 1870. URL consultato
il 25 aprile 2021 (archiviato dall’url originale il 28 gennaio 2013).
^ Roberts, 1906, p.488.
^ Campion, 2008, p. 173.
^ Campion, 2008, p. 84.
^ Campion, 2008, pp. 173-174.
^ Parker, 1983, p.16.
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Alexandria., 1906, ISBN 978-1-60206-471-3.

38
Astrologia cinese

L’astrologia cinese (中國占星術 S) è la tradizione astrologica che si è sviluppata parallelamente


all’astronomia tradizionale a partire dall’XI secolo a.C. in Cina ed è basata su un calendario
lunisolare e su alcune tradizionali unità di misura del tempo.
Questa astrologia è strettamente collegata alla filosofia cinese, dalla quale mutua (tra gli altri) i
concetti di yin e yang, dei cinque elementi, dei dieci tronchi celesti e dei dodici rami terrestri.

I dodici segni astrologici cinesi


Le leggende

Esistono diverse leggende che raccontano l’origine dello zodiaco cinese, che è formato nell’ordine
da Topo, Bufalo, Tigre, Coniglio, Drago, Serpente, Cavallo, Capra, Scimmia, Gallo, Cane e Maiale.
Secondo una leggenda il Buddha, nel presentimento della sua fine sulla Terra, chiamò a raccolta
tutti gli animali della terra, ma solo 12 andarono ad offrire il loro saluto. Come premio per la loro
fedeltà il Buddha decise di chiamare ogni anno del ciclo lunare con il nome di ciascuno dei 12
animali accorsi. Il topo, furbo e veloce di natura, arrivò per primo. Il diligente bue arrivò secondo,
seguito

dall’intrepida tigre e dal pacifico coniglio. Il drago arrivò quinto seguito subito dal suo fratello
minore, il serpente. L’atletico cavallo fu settimo e l’elegante capra ottava, subito dopo arrivò
l’astuta scimmia, e poi ancora il coloratissimo gallo, il fedele cane per poi finire con il fortunato
maiale che arrivò appena in tempo per salutare il Buddha. La leggenda spiega anche come mai il
piccolo e furbo topo riuscì a battere il grande e onesto bue. Arrampicandosi sul suo dorso il topo
evitò di percorrere la strada e giunto sul luogo saltò il bue e salutò il Buddha. Questa leggenda
deriva probabilmente dall’incontro tra il buddhismo e le tradizioni cinesi.
In un’altra leggenda, l’Imperatore di Giada, sovrano del Cielo e della terra, decise di visitare la
Terra personalmente. Si stupì nell’ammirare le creature terrestri. Decise di prenderne dodici, da
portare al Cielo, per mostrarle agli esseri divini. Gli animali che portò via furono: un topo, un toro,
una tigre, un coniglio, un drago, un serpente, un cavallo, una capra, una scimmia, un gallo, un cane
e un maiale. Il gatto, il più bello degli animali, chiese al topo di informarlo sul giorno in cui
l’Imperatore di Giada sarebbe venuto a prenderli. Ma il topo, geloso della bellezza del gatto, non lo
informò. Conseguentemente, il gatto non si presentò all’arrivo dell’Imperatore di Giada, e fu
sostituito dal coniglio. L’Imperatore di Giada, affascinato dagli animali, decise di attribuire ad
ognuno di essi un anno del calendario. Quando il gatto venne a sapere cosa era successo, si arrabbiò
furiosamente con il topo. Così la leggenda spiega anche l’origine dell’inimicizia tra gatti e topi.

I dodici segni

Uno dei cicli su cui si basa l’astrologia cinese è di dodici anni, ognuno dei quali corrisponde a un
segno dello zodiaco:

Topo (鼠 Shǔ) - I nati sotto questo segno sono dotati di fascino ed hanno capacità di attrarre; sono
anche grandi lavoratori.
Bufalo o Bue (牛 Niú) - I nati sotto questo segno sono pazienti e poco loquaci, ma ispirano grande
fiducia.
Tigre ( 虎 Hǔ) - I nati sotto questo segno sono sensibili ed hanno una notevole profondità di
pensiero, sono coraggiosi.

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Coniglio o Lepre ( 兔 Tù). I nati sotto questo segno hanno molto talento e sono ambiziosi;
dimostrano notevole capacità negli affari.
Drago (龙 Lóng) - I nati sotto questo segno godono di buona salute e dispongono di grandi energie,
ma sono alquanto testardi.
Serpente (蛇 Shé) - I nati sotto questo segno parlano poco, sono molto saggi e generosi.
Cavallo (马 Mǎ) - I nati sotto questo segno sono simpatici e molto gioiosi, ma rischiano di parlare
un po’ troppo.
Capra o Pecora ( 羊 Yáng) - I nati sotto questo segno sono eleganti ed hanno notevoli capacità
artistiche.
Scimmia (猴 Hóu) I nati sotto questo segno sono imprevedibili, inventivi, abili, e flessibili.
Gallo ( 鸡 Jī) - I nati sotto questo segno sono sempre affaccendati e ritengono di avere sempre
ragione, anche se qualche volta sbagliano.
Cane (狗 Gǒu) - I nati sotto questo segno sono fedeli e leali, talvolta anche egoisti ed eccentrici.
Maiale o Cinghiale ( 猪 Zhū) - I nati sotto questo segno sono coraggiosi e cavallereschi, non
arretrano mai e si dimostrano gentili con il prossimo.
Nell’astrologia cinese il segno dell’anno identifica come sei percepito; poi in base al mese, al giorno

e all’ora si identificano rispettivamente il segno interno, vero e segreto[1][2]. Ogni ora, giorno,
mese e anno segue l’ordine suddetto dei 12 animali (Topo, Bufalo, Tigre, ecc..).

I cinque elementi

Un altro ciclo su cui si basa l’astrologia cinese è di dieci anni, dove ogni coppia di anni corrisponde
a un elemento:

Legno, dominato da Giove:


Chia (legno duro) - maschile
Yi (legno dolce) - femminile
Fuoco, dominato da Marte:
Ping (sole) - maschile
Ting (focolare) - femminile
Terra, dominato da Saturno:
Wu (roccia) - maschile
Chi (sabbia) - femminile
Metallo o Oro, dominato da Venere:
Keng (metallo grezzo) - maschile
Hsin (metallo raffinato) - femminile
Acqua, dominato da Mercurio:
Jen (mare) - maschile
Kuei (pioggia) - femminile

Yin e yang

Un altro ciclo su cui si basa l’astrologia cinese è di due anni, ognuno dei quali corrisponde a yin o
yang. Gli anni corrispondenti a Topo, Tigre, Drago, Cavallo, Scimmia e Cane sono anni yang; gli
anni corrispondenti a Bufalo, Coniglio, Serpente, Capra, Gallo e Maiale sono anni yin.

Calendario astrologico

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Combinando i diversi cicli che sono alla base dell’astrologia cinese si ottiene un calendario
astrologico, anche questo ciclico, che si completa in 60 anni.
Nella tabella, ad ogni segno sono associati gli anni da esso governati e per ciascun anno il giorno di
capodanno.
I colori indicano l’elemento guida per quell’anno: ROSSO = Fuoco GIALLO = Terra GRIGIO =
Metallo AZZURRO = Acqua VERDE = Legno.

Topo Bue Tigre Coniglio Drago Serpente Cavallo Capra Scimmia


Gallo Cane Maiale

Altri popoli

Laos
Uno stato che ha assorbito molte conoscenze cinesi riguardanti l’astrologia è il Laos.
Un popolo precedente che occupava quella regione, infatti, ha creato i suoi sistemi astrologici
basandosi su quelli cinesi.

Questo aveva un legame così intenso che l’astrologia arrivò a mescolarsi con la religione di questo
popolo, rendendo necessaria alla vita comune questa disciplina.
A differenza dei cinesi i popoli del Laos avevano una religione animista e ritenevano che
l’astrologia influenzasse perfino i loro dei, governatori degli elementi della natura.

Note

^ Astrologia cinese, su bonniemd.hubpages.com. URL consultato il 14 gennaio 2014 (archiviato


dall’url originale il 16 gennaio 2014).
^ Segno dell’anno, del mese, del giorno e dell’ora, su chinesefortunecalendar.com.
Bibliografia
(EN) David W. Pankenier, Astrology and Cosmology in Early China: Conforming Earth to Heaven,
Cambridge University Press, 2013, ISBN 978-1-107-00672-0.
(EN) Shelly Wu, Chinese Astrology, The Career Press, Inc., 2005, ISBN 1-56414-796-7.

Astrologia indiana

È una delle sei discipline dei Vedāṅga ed è chiamata Jyotish. La parola sanscrita deriva da jyòtis
(che letteralmente significa fiamma), termine formato da “Ja” + “Ya” + “O” + “T” + “ish”, cioè
“acqua della nascita” + “in aggiunta a” + “terra e stelle” + “ben informato”, con il significato di
“informato” o illuminato dalla conoscenza della nascita, del destino e del rapporto con l’acqua, la
terra e le stelle; può quindi significare sinteticamente «luce», «intelligenza», ma al plurale anche
«scienza dei corpi celesti». Nonostante l’obiettivo del Jyotish sia quello di dissipare le tenebre
dell’ignoranza (come si deduce dal significato della forma singolare), esso viene più comunemente
definito «scienza della luce». Infatti il Jyotish ha fatto storicamente parte di un continuo approccio
“olistico” alla vita ed alle pratiche spirituali degli induisti, la cui religione è la predominante in
India.

Bibliografia

David Pingree, Jyotihsastra: Astral and mathematical literature, (Jan Gonda (ed.), A History of
Indian Literature, vol. VI, fasc. 4, Wiesbaden. Otto Harrasowitz, 1981.

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