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Atto V, scena I
Verso 23 - Albany motiva la sua decisione di combattere a fianco di Edmund, non perchè condivide
le loro scelte, ma perché si trovano di fronte un esercito straniero che ha invaso la loro terra, non
perché sostengono il re. Albany definisce una posizione di fedeltà alla propria patria, al proprio
paese, contro un esercito invasore, ma riconosce le ragioni dei francesi e di Lear.

Atto V, scena II
Edgar vuole la vittoria di Lear.
Verso 6 – sempre immagine evangelica del figlio che guida il padre cieco.
Verso 10 – una delle battute più famose del dramma. Si fa portavoce di un insegnamento etico, gli
uomini devono sopportare la loro uscita di scena cosi come la loro entrata in scena, devono
imparare a nascere, a morire e vivere. E questa capacità di sopportare l’entrata e l’uscita di scena
consiste nella maturità.

Atto V, scena III


Tra i versi più belli dell’intero teatro shakespeariano.
Verso 308 - immagine del re che porta in braccio la figlia rinvia alla Pietà, la Madonna che regge il
corpo morto di Cristo, qui è il corpo di una figlia che viene portata in braccio dal padre, una sorta
di Pietà rovesciata.
Verso 369 - battuta di Lear che ha suffragato la tesi di coloro i quali guardano a Cordelia e il Fool
come due personaggi connessi, quando l’uno è sulla scena e l’altro no e viceversa. Lear capisce
che è morta davvero.
Fool = Cordelia
Verso 373 – scena simmetrica a quella della tempesta. La massima disperazione si traduce ancora
una volta in una disarticolazione del linguaggio, si esprime con monosillabi.

Sulla scena restano Kent, Albany ed Edgar. Nella versione dell’in-folio, il dramma si chiude con una
battuta non del personaggio più importante di rango, ovvero Albany, ma del più giovane, Edgar.

Romances
Quella di Romances, o drammi romanzeschi, è una definizione che non ritroviamo nell’infolio, in
cui la produzione shakespeariana è suddivisa in tre generi, commedie, drammi storici e tragedie.
La definizione di romances è stata successivamente utilizzata per riferirsi al gruppo di opere
shakespeariano, in particolare quattro, ma alle quali dovrebbe essere aggiunta anche ‘’The Two
Noble Kinsmen’’, che occupano la parte conclusiva della catena di Shakespeare, scritti a partire dal
1608, che differiscono da tutta la produzione precedente, che hanno caratteristiche comuni e che
per questo la critica ha scelto di raggruppare sotto l’unica definizione di romances.
Essi sono: The Winter’s Tale, The Tempest, Cymbeline, che facevano già parte del first folio, le
prime due catalogate come commedie, l’ultima come tragedia, e Pericles, che non faceva parte
dell’infolio, ci è giusta in una versione molto corrotta, in cui è intervenuta la mano di altri autori.

Perché romances
Novel -> romanzo borghese, 1700.
Romance -> non c’è verosimiglianza, quotidianità, e il termine viene utilizzato per coprire una
vasta e variegata quantità di testi. Narrativa in prosa, ma anche in versi, in cui ad essere centrali
sono l’elemento dell’avventura, la presenza di elementi pastorale, il richiamo a volte al mondo
classico, la presenza della sfera del magico e del meraviglioso. Per gli elisabettiani veniva utilizzata
per indicare tutti i tipi di narrazione in prosa e versi, come le leggende del ciclo arturiano, i romanzi
alessandrini, le storie di Chaucer, ma anche i poemi cavallereschi di Ariosto e Tasso, o la Fairie
Queen di Spenser e l’Arcadia di Sidney.
Il romance conosce una particolare fortuna negli ultimi 30 anni del ‘500.
Copre tutto ciò che è narrazione prima dell’avvento del novel.
Nel 1700, quando si inizia a dibattere del nuovo genere narrativo novel, si evidenziano le
differenze con i romances, l’uno concentrato sulla verosimiglianza, la quotidianità, l’altro sul
meraviglioso, avventuroso.
Gli ultimi 4 drammi di Shakespeare derivano da queste narrazioni una serie di elementi: la
presenza del magico e meraviglioso, il richiamo pastorale, il carattere avventuroso.
I romances sono accomunati dal fatto di condividere una serie di caratteristiche:
- presentano tutti come protagoniste personaggi femminili, i cui nomi sono allusivi:
Marina in Pericles, colei che narra dal mare, Imagine, innocenza in Cymberline, Perdita, la
figlia perduta in The Winter’s Tale, Miranda, nome che deriva dal latino mirare, ammirare,
colei che prova e suscita meraviglia. Hanno tutte una funzione, quella di restaurare un
ordine, turbato da una colpa o un errore, rappresentano una promessa di rigenerazione e
di rinascita.
- la presenza di elementi sovrannaturali, eventi prodigiosi, che soprattutto contrassegnano
lo svolgimento della vicenda. Il meraviglioso nei romances è sempre associato alla musica.
- la funzione attribuita alla tempesta, che sta sempre ad indicare lo sconvolgimento
dell’ordine, la trasgressione.
Sono tutti questi elementi che ci rimandano alle scene del King Lear: anche qui la musica
ha una valenza positiva, anche se non associata al meraviglioso, di rinascita di Lear, che
acquisisce questo valore simbolico, segno di rinascita e rigenerazione.
Nei romances, analogamente, il meraviglioso si associa sempre alla possibilità di
rigenerazione e vi è sempre associata la musica.
Stesso rimando a Lear è il valore simbolico della tempesta, come segno di un ordine
sconvolto, una colpa o un errore che ha provocato un sovvertimento dell’ordine che si
riflette a vari livelli, individuale, politico e naturale.
- tutte e quattro le trame sono leggibili, interpretabili attraverso uno schema, che in qualche
modo è adombrato nel Lear, li dove la parola ultima, seppur disperata, è affidata alla nuova
generazione, rappresentata da Edgar.
Schema colpa/errore, da cui discende un conflitto, ritrovamento, spesso della figlia
perduta, e rinascita nella nuova generazione.
Tutti i romances rappresentano uno scarto rispetto alla precedente produzione drammaturgica e
soprattutto rispetto alla stagione delle grandi tragedie. I romances sono un’invenzione
assolutamente nuova, con un impianto totalmente diverso, dalle commedie e tragedia.
Una parte della critica ha ritenuto che dopo la crisi delle grandi tragedie, Shakespeare avesse
inventato un genere nuovo per trasmettere un messaggio di speranza e fiducia in un’umanità
ispirata da una volontà divina benigna.
È significativo il fatto che i romances sono sempre ambientati in un contesto in cui appaiono
divinità pagane, che possono intervenire direttamente nelle vicende umane – un paganesimo,
come re Lear, dietro cui si cela la fede nel dio cristiano.
È anche fortemente presente l’immagine della natura come grande forza creatrice, religione della
natura, della terra. Non è un caso che nei romances molte delle vicende prodigiose hanno luogo in
luoghi naturali, il mare, la caverna di Prospero. Di questi drammi romanzeschi sono state date
interpretazioni anche in chiave etno-antropolgica.
- altra caratteristica comune tra i romances è il fatto di presentar personaggi che dal punto
di vista della caratterizzazione sono sicuramente meno complessi dei personaggi delle
tragedie, che vivono in funzione del plot, meno sfaccettati e articolati: l’unico personaggio
che può essere considerato a tutto tondo è Prospero, di cui nel dramma vengono messe in
luce tutte le ambiguità, le contraddizioni, nei confronti soprattutto delle due figure che
costituiscono in qualche maniera, come delle vere e proprie proiezioni di Prospero, lo
spirito Ariel e Caliban, entrambi schiavi di Prospero.
In realtà, la lettura in chiave semplicisticamente ottimistica è fuorviante, perché anche i romances,
pur sviluppando le vicende secondo quello schema, non mancano di elementi di problematicità e
ambiguità, che affiorano nella Tempesta nella relazione tra Prospero, Ariel e Caliban. Si tratta di
una forma comunque completamente nuova, che sperimenta nell’ultima fase della propria
carriera.
Tutti i romances traducono in una forma nuova, romanzesca, un modello che è quello presente già
nel King Lear, e in una suggestiva presentazione dei romances nella loro globalità, Melchiorri
suggerisce che i romances nascono tutti dal passo del King Lear, della terza scena del quinto atto,
in cui Lear e Cordelia sono in cella.
La tempesta è un’eccezione a questo schema, perché Prospero non ha perduto la figlia Miranda,
ma il proprio regno, il proprio ducato. Potrà reintegrare questa perdita e riconciliarsi con la vita e
la morte soltanto perdendo Miranda, che andrà in sposa a Ferdinand.
Nei romances, la riconciliazione, il risveglio alla vita, è rappresentato dalla musica e in tutti questi
drammi il cambiamento d’abiti assume un valore simbolico come nella scena del King Lear.

Ci sono circostanze di carattere contestuale legate ad alcuni mutamenti della scena culturale, in
particolare teatrale, di inizio ‘600, che determinano la scelta di Shakespeare di inventare questo
nuovo genere. L’inizio del ‘600 è caratterizzato dalla guerra dei tetri, che vede una concorrenza
tra le compagnie dei fanciulli, che recitavano nei teatri privati, e quelle degli adulti, che recitavano
nei teatri pubblici. A questa guerra troviamo un’allusione nell’Amleto con la frase ‘’fanciulli
urlanti’’. Contemporaneamente, si assiste ad una divaricazione dei gusti del pubblico: il pubblico
aristocratico, per ragioni di prestigio sociale, si allontana dai teatri pubblici, non desiderando di
mischiarsi con la componente popolare, e dall’altro lato il prevalere delle tendenze puritane nella
borghesia cittadina, fa che la borghesia si allontani dai teatri pubblici.
I primi anni del ‘600 segnano un mutamento nella configurazione della cena teatrale londinese.
Tutto ciò fa si che le compagnie inizino a modificare i loro repertori per andare incontro da una
parte al gusto dei frequentatori aristocratici dei teatri privati, che concepiscono sempre di più il
teatro come mero divertimento, ma anche per andare incontro ai gusti della compagine popolare
più ingenua, che continua a frequentar i teatri pubblici e manifesta uno spiccato gusto per la sfera
del meraviglio e del sensazionale. Un altro fattore importante in questo cambiamento di rotta di
Shakespeare è rappresentato da un evento specifico: per ragioni di carattere politico-giudiziario i
fanciulli che recitavano nel teatro privato di Blackfriars dovette abbandonarlo, e la compagnia dei
Kingsmen di Shakespeare si trovò ad avere finalmente il pieno controllo di questo teatro, che
aveva già acquistato dieci anni prima, ma che non aveva potuto controllare pienamente e non vi
aveva potuto recitare perché c’erano delle norme che vietavano alle compagnie pubbliche di
recitare all’interno delle mura della città. Con il venir meno della presenza dei fanciulli a
Blackfriars, i Kingsmen si trovano a gestire in maniera piena due teatri: il teatro pubblico, Il Globe,
e il privato, Blackfriars, cosi Shakespeare doveva scrivere opere che dovevano soddisfare i gusti di
entrambi i frequentatori dei teatri – questo è stato interpretato come elemento che ha potuto
contribuire alla scelta di inventare un nuovo genere.

The Tempest
La prima rappresentazione risale al 1611, quando il dramma viene messo in scena nella sala dei
banchetti di Whitehall, principale residenza dei sovrani inglesi che sarà distrutta da un incendio
alla fine del ‘600, dinanzi al sovrano. Viene istituito in occasione della festa di Ognissanti. Verrà poi
riproposto nel 1613 in occasione delle nozze della figlia di Giacomo I, Elisabetta. Non sappiamo
precisamente quando è stata scritta, probabilmente non prima del 1610, perché è evidente
l’influenza di resoconti di viaggio che iniziarono ad essere diffusi dagli anni ‘10.

Il protagonista è Prospero, duca di Milano, padre di Miranda, al quale il fratello Antonio, alleato
con il re di Napoli Alonso ha usurpato il trono. Prospero e Miranda sono fuggiti dal ducato di
Milano con l’aiuto di un cortigiano fedele e nobile, Gonzalo e in seguito ad una tempesta sono
approdati su un’isola. Miranda era molto piccola, di fatto ha scarsa memoria della sua prima
infanzia, ha sempre vissuto sull’isola e non ha visto essere umano, fino al momento in cui un
gruppo di naufraghi giunge sull’isola.
Poi abbiamo i due personaggi, Ariel, spirito dell’aria, servo di Prospero, che lo libera dalla schiavitù
in cui l’aveva ridotto l’originaria padrona dell’isola, la strega Sicorax, e Caliban, servo di Prospero,
figlio di Sicorax, legittimo padrone dell’isola, secondo la sua opinione.
Ferdinand, figlio di Alonso.

Il dramma inizia con una tempesta, che porta a naufragare sull’isola il re di Napoli Alonso, il
fratello di Prospero Antonio, Sebastian e tutto un gruppo di nobili, fra cui Ferdinand, che
incontrerà Miranda, i due si innamoreranno e si piegherà volentieri alla richiesta di Prospero di
obbedirgli, dovendo mostrargli di essere meritevole della mano di Miranda.

Antonio – fratello di Prospero, usurpatore. A differenza di Alonso, che giunto sull’isola appare già
pentito di aver contribuito a destituire Prospero, è ancora intossicato dal potere, al punto che
sull’isola tenta una nuova cospirazione assieme a Sebastian, fratello di Alonso, per cercare di
convincerlo a uccidere Alonso.
Sebastian – fratello di Alonso
Gonzalo – nobile onesto che ha aiutato Prospero nella sua fuga iniziale, i cui discorsi
accompagnano l’azione.
Personaggi comici – Trinculo e Stefano, parte dei naufraghi, il buffone di corte e un cantiniere
ubriaco, costituiscono il contrappunto comico delle coppie di potenti, tant’è vero che cosi come i
potenti, Sebastian e Antonio, ordiscono una cospirazione sull’isola, cosi Trinculo e Stefano
ordiranno una cospirazione per uccidere Prospero insieme a Caliban.
Nella scena iniziale del dramma ci sono i marinai e nostromi.

Il primo atto, la prima scena, è il prologo dell’intero play; illustra le vicende che costituiscono
l’antefatto della vicenda che si andrà a sviluppare, la tempesta che fa si che naufraghi sull’isola la
nave su cui viaggiano Alonso, Sebastiano, Antonio, Gonzalo e i marinai e il seguito, con Stefano e
Trinculo.

Nel primo atto Prospero e Miranda guardano il naufragio e il primo assicura alla seconda,
spaventata, che si stratta solo di un’illusione e che tutti coloro coinvolti nel naufragio saranno tratti
in salvo.
Inizia poi a raccontare la propria storia, e questo racconto che occupa grande parte della seconda
scena, costituisce quella che è, secondo la divisione classica delle opere drammaturgiche, la
protasi: Prospero racconta a Miranda del loro passato, di come il fratello Antonio a cui aveva
affidato il regno lo avesse usurpato. Glielo aveva affidato per seguire i propri studi di magia.
Ancora una volta, come in King Lear, ci troviamo di fronte a un regnante che si macchia di una
colpa, che rinuncia ad esercitare il proprio potere: Lear perché vecchio e malato, come dice lui,
Prospero per dedicarsi ai propri studi.
Dopo aver ricostruito le vicende del passato, Prospero addormenta Miranda e chiama a sé Ariel, di
fronte alle cui miti proteste, Prospero ricorda anche la sua precedente schiavitù, nel cavo di un
albero, ad opera di Sicorax. Ariel gli chiede di essere liberato, Prospero che di Ariel si serve come
una sorta di regista, che collabora con lui a realizzare i prodigi di cui sono oggetto i cortigiani,
perché la stessa tempesta che porta al naufragio della nave di Alonso, è in realtà una tempesta
evocata da Prospero con l’aiuto di Ariel. Di fronte alla sua richiesta di libertà Prospero gli dice che
deve collaborare con lui a portare avanti il suo disegno e poi lo libererà.
Nel primo atto compare l’altro servo, Caliban, che maledice Prospero per avergli sottratto il
dominio dell’isola e lui lo accusa di ingratitudine, ricordandogli quanto gli avesse insegnato prima
che lui avesse tentato di violentare Miranda.
Compare anche Ferdinand, introdotto da Ariel, che si innamora di Miranda, immediatamente
contraccambiato.
Nel secondo atto i nobili naufragati si cercano l’un l’altro sull’isola e Gonzalo cerca di infondere
coraggio negli altri, che lo deridono, vantando in un discorso la bellezza dell’isola e la fortuna di
essere sopravvissuti su di essa. Alonso ha perso di vista Ferdinand, condotto da Ariel da Prospero,
e si dispera convinto che sia morto, ma anche del fatto di aver dato la propria figlia, Claribel, sposa
al re di Tunisi, perché il naufragio di cui i cortigiani cadono vittime avviene durante il viaggio di
ritorno da Tunisi, dove si sono recati per assistere al matrimonio di Claribel con il sovrano di Tunisi
a Napoli. Quindi tutto ciò ci spinge a pensare che l’isola su cui approdano sia nel Mediterraneo. In
realtà l’isola è caratterizzata e descritta in termini che molto devono ai resoconti dei viaggi nel
nuovo mondo, che cominciavano a circolare all’inizio del ‘600 e che quindi si caratterizza per
un’ibridità dal punto di vista geografico-culturale. L’isola viene descritta in termini che rinviano
alle terre del nuovo mondo, oggetto dei grandi viaggi di esplorazione geografica, che a partire dalla
metà del 500 in poi costituiranno le premessa per l’affermazione della potenza coloniale inglese.
Nel frattempo, Antonio cerca di convincere Sebastian a uccidere Alonso, che si convince,
sguainano le spade, Sebastian però ci ripensa, entra Gonzalo stupito e Sebastian per giustificare di
avere la spada sguainata dice di aver sentito strani rumori.
Si incontrano a questo punto Triculo e Caliban, e non capisce bene cosa sia Caliban, se uomo o
pesce; nel frattempo entra anche Stefano ubriaco. Segue un intermezzo comico; ai personaggi di
rango basso è affidata la funzione comica, durante il quale Caliban venera Stefano come una
divinità.
Nel terzo atto Ferdinand serve Prospero di buon grado, continua a corteggiare Miranda e adularla.
I due decidono di sposarsi, ciò che Prospero voleva. Caliban è contento di essere il servitore di
Stefano, che diventa signore dell’isola, mentre Ariel, invisibile, emissario di Prospero, si prende
gioco di tutti e tre.
A questo punto vi è la scena della cospirazione ordita dai personaggi comici: Caliban dice di volersi
vendicare di Prospero, rubandogli il suo libro magico, cosi che Stefano possa diventare veramente
il signore dell’isola.
Ariel inizia a suonare il flauto (rilevanza musica) e i tre seguono questa musica, e rimandano
l’uccisione di Prospero.
Alonso continua disperato a piangere la morte del figlio, Antonio suggerisce a Sebastian di
approfittarsi per ucciderlo. Entra un corte di spiriti mentre i nobili dispongono a mangiare. Ariel, in
forma di arpia, compare sula scena, fa scomparire il banchetto e accusa Alonso Sebastiano e
Antonio di aver cacciato Prospero da Milano e dice che la natura si è vendicata uccidendo
Ferdinand.
Nel quarto atto Prospero benedice l’unione di Ferdinand e Miranda e ordina ad Ariel di
organizzare uno spettacolo nello spettacolo, un masque, una forma di spettacolo che veniva
messo in scena presso una corte, che si caratterizzava per la presenza di contenuti di carattere
mitologico, la cui funzione era celebrativa del potere del sovrano, ed era uno spettacolo in cui
recitavano attori, ma anche personaggi della corte stessa, che non parlavano, in cui compaiono
tutta una serie di divinità pagane legate alla fertilità, come Cerere e Giunone. A un certo punto
però Prospero interrompe il masque perché si ricorda che Caliban, Trinculo e Stefano vogliono
attentare alla sua vita. Prospero chiede ad Ariel cosa stiano facendo, appronta una trappola con
una veste appariscente che Trinculo e Stefano vogliono prendere invece di assassinare Prospero.
Nel quinto atto, per volere di Prospero, tutti i nobili sono imprigionati in un bosco. Prospero ordina
ad Ariel di liberarli e rimasto solo rinuncia alla magia, libera dall’incantesimo tutti i nobili, perdona
Antonio, rivela ad Alonso che Ferdinando è vivo e si procede alla riconciliazione finale. Prospero
ritornerà a Milano, non senza aver liberato Ariel.
Il dramma si conclude con un epilogo.

Il dramma si presenta inizialmente come un dramma di vendetta: Prospero decide di evocare la


tempesta e far naufragare i nobili per vendicarsi di ciò che gli hanno fatto. Di fatto, il dramma di
vendetta diventa della riconciliazione finale.
La Tempesta, diversamente dalle altre opere di Shakespeare, non rielabora una trama
precostituita, presente in altri testi. Non possiamo parlare di fonti letterarie della vicenda, ma è
inventata di sana pianta da Shakespeare, sulla base di una serie di spunti.
Importante è la letteratura di viaggio come fonte di ispirazione fondamentale, l’ispirazione più
diretta. Già nel 1596 il seadog favorito di Elisabetta, Sir Walter Raleigh, andava dall’Inghilterra in
America, scriverà The Discovery of Guiana, in cui descrive l’incontro con i nativi del luogo. Ma un
episodio che fece clamore e che probabilmente ispirò Shakespeare è quello del viaggio di Sir
Thomas Gates in Virginia, nel 1609: si ritenne a lungo che la sua spedizione fosse fallita in un
naufragio, che in realtà ci fu, alle Bermuda, ma potè tornare l’anno dopo in Inghilterra e di qesto
suo soggiorno alle Bermuda ci parla in una relazione di viaggio Silvester, ‘’La scoperta delle
Bermuda’’, in cui vengono descritte come luoghi di straordinaria bellezza, fertilità, dal clima
favorevole e in questa relazione si sottolinea il carattere provvidenziale del salvataggio dei
naufraghi. Nel 1610 viene pubblicato un altro testo, ‘’La dichiarazione autentica sullo stato della
colonia della Virginia’’. Questi opuscoli, insieme a tanti altri dei suoi racconti di viaggio, in cui si
narrava di isole felici, di indigeni con fattezze mostruose, di animali sconosciuti, descritti come
fantastici, sicuramente contribuí a suggerire a Shakespeare l’invenzione di un’isola, in cui il confine
fra realtà e fantastico è labile, abitata da un mago, e su cui si verificano i prodigi più straordinari.
L’isola è geograficamente nel Mediterraneo, ma risente nella sua caratterizzazione delle
descrizioni che venivano fatte delle isole del nuovo mondo fatte nei resoconti di viaggio. Un’altra
influenza importante, come nel discorso di Gonzalo del secondo atto, è rappresentata dai saggi di
Montaigne, in particolare di uno in cui parla dei cannibali
Relazione tra le parole di Gonzalo per consolare i suoi compagni e le parole di Montaigne in questo
saggio.

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