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FRANCESCO ROGNONI SELVA DE VARII PASSAGGI ARNALDO FORNI EDITORE La “SELVA DE VARI PASSAGGI" di Francesco Rognoni La presente edizione fotografica del prezioso metodo del milanese Francesco Rognoni, conosciuto nell’unico esemplare a stampa custodito nella Biblioteca del Conservatorio di Milano, richiede qualche indispensabile cenno storico ¢ sull’autore e sul significato del lavoro. 1 Rognoni costituiscono una interessante dinastia di musicisti lombardi che sulla fine del 500 e nei primi decenni del ’600 hanno legato il proprio. nome alla nascita di una scuola violinistica intesa sia come intuizione dei valori musicali effettivi, e allora ancora ignoti, del nuovo strumento, sia come ricerca metodologica di una necessaria conquista tecnica *. Il pit antico esponente della famiglia 8 Riccardo Rognoni il quale, in una sua importante opera sulla tecnica dei Passaggi apparsa a Venezia nel 1592 7, si dichiard: “espulso di Val Tavegla”. Un lombardo di origine bergamasca dunque; e infatti le cronache di Bergamo parlano dei Rognoni come di famiglia ghibellina parteggiante per i Visconti nel corso del turbolento sec. XIV che vide le sanguinose lotte fra guelfi ¢ ghibellini nelle valli di Taleggio, Adrara, Valsassina, San Martino 3_ E sappiamo anche che, dopo lunghe contese fra Milano e Venezia, la Val Taleggio fu divisa fra le due potenze contendenti ¢ che, secondo i patti det 1456, “al duca di Milano restava Palta Val Taleggio, quindi le terre degli Arrigoni, Rognoni, Amigoni ¢ Quarteroni” *. In tanto alterna vita politica non pud destar meraviglia che il musico Riccar- do Rognoni, nella seconda meta de) ‘S00 fosse espulso dalla sua valle, ¢ “ghibellin fuggiasco” trovasse rifugio a Milano dove non tardd a imporsi per le sue doti di compositore ¢ soprattutto di esecutore di valore, fino a diventare ‘“Musico dell’Ex- cellentissimo duca di Terranova, governator generale nello Stato di Milano per Sua Maesta Cattolica” *. Sotto lo stesso governatore aveva pubblicato a Venezia, nel 1586, una taccolta di Canzonette alla Napoletana; e pid tardi, dopo Ja pubblica- zione dei ricordati Passaggi, fece stampare a Milano un’altra sua opera di cui + Suil'argomento v. G. BARBLAN, La musica strumentale ¢ cameristica 2 Milano, in “Storia di Milano”, Milano, Fondazione Tseccani, vol. XVI, p. 589 segg., 1962; 1D., f Rognond musicistt milanesi, in Festschrift Hoboken, Mainz, Schott 1962. 2 Pessapel per potersi essercitare nel diminuire terminatamente con ogni sorte d'Instrumento et anco lverst Passaggt per a semplice voce humana di Richardo Rogniono espulzo di Vai Tuvegia, etc.. In Venetia Giac, Vincenti, 1592, Riferisco il titolo di questo volume de: HUGO GOLDSCHMIDT, Die ttaltentsche Gesangsmethode des XVII Jahrhunderts, Breslau 1890, p, 100. 1 Goldschmidt, che studid opera, scrisse che “soltanto etempi pratici, per lo pid per strumentl, che in parte concordano con quelli del con cid, metteva. in relazione 1 due trattati senza pezaltro distinguere l'apporto metodologico dal Rognon{, rspetto al contributo eminentemente pratico del Bassano, 3 BORTOLO BELOTTI, Storia di Bergamo e dei Bergumaschi, Bergamo 1959, Il, p. 299. “In Val ‘Taleggio er*:'0 ghivelline le famiglie Arrigonl, Avostoni, Rognont.."" * g, BELOTTI, op. oft, II, p. 84 5 Cos{ nel frontespizio dei Passage! del 1592, che recano ts dedica al duca Guglielmo di Baviera (BITNER, Quellen-Lexicon, sub voce). abbiamo notizia soltanto attraverso la testimonianza del Picinelli, che di Riccardo Rognoni scrisse: “eccellente suonatore di violino, ed altri strumenti a corda, ¢ da fiato, riusc{ un Orfeo de i suoi tempi” *. Ma gia il contemporaneo Paolo Morigia aveva scritto che il Rognoni: “vien molto lodato nel suonar di viola, et ¢ stimato de primi della nostra Citta” 7. Oltre ai Passaggi, delle composizioni del Riccardo Rognoni ci @ pervenuto soltanto un pezzo strumentale stampato nel 1598 dal Gastoldi in un’antologia che raccoglie pagine degli “‘eccellentissimi Musici di Mila- no”: Orfeo Vecchi, Riccardo Rognoni, Domenico Rognoni, Gio, Paolo Cima, Hieronimo Baglioni *. L’unico esemplare a stampa dei Passaggi apparsi nel 1592 era conservato nella Biblioteca del Ginnesio “zum grauen Kloster” di Berlino e purtroppo andd perdu- to con la seconda guerra mondiale; fortunatamente di esso esiste una copia manoscritta fatta a suo tempo da Friedrich Chrysander, ora in possesso di un collezionista privato americano che cortesemente me ne ha consentito lo studio. Se i Goldschmidt vide in questi Passaggi “soltanto esempi pratici” derivati dal Bassano, l’autorevole Andreas Moser - che ebbe anch’egli modo di studiare l’esem- plare andato perduto - scrisse che il Rognoni “‘trattd chiaramente del Violino da braccio, e di come, volendo, si possono sempre fare delle ‘lunghe diminuzioni’ con valori di sedicesimi e di trentaduesimi adoperando una sola arcata; il che egli, da buon pedagogo, illustra in varie maniere con scale e arpeggi”. E aggiunse che i Rognoni offre inoltre l’esempio dell’ornamentazione da lui fatta alla chanson ‘Un gay bergier’ di Crecquillon (1544), dove dimostra “come si possano ornare luna dopo Yaltra le diverse voci trascritte per il violino e rispettivamente per la viola tastarda. Il paragone - conclude il Moser - fra questa del Rognoni ¢ le altre elaborazioni che dello stesso pezzo sono state fatte da A. Gabrieli (1571) ¢ dal Bassano (1591), risulta estremamente istruttivo” °. ® ben noto che nel periodo di rivolta alla schiaviti del contrappunto che fu tipica del trascortere dal Rinascimento al Barocco, i trattatisti del nuovo gusto elencavano nelle loro opere Iunghe serie di formule dei ‘passaggi’ vocali o strumen- tali, le quali venivano applicate, quasi improvvisazione virtuosistica, dai cantanti ¢ dagli strumentisti nel corso delle loro esecuzioni. In tal modo artificio del ‘diminuire’ aggiungeva in ormamentazioni di sapore improwisatorio cid che alla musica veniva sottratto dal lato contrappuntistico. Di quest’arte italiana squisita- mente cinquecentesca, dopo i conosciutissimi trattati del Ganassi, dell’Ortiz e di Girolamo Dalla Casa, parla il musico della Signoria di Venezia Giovanni Bassano nei snoi: Ricercate passaggi et cadentie per potersi essereltar nel diminuir termina- tamente con ogni sorta d’Instramento (Venezia, 1585). Messi a confronto questi antichi metodi, si osserva che nel Dalla Casa é ancora incerta la distinzione fra il tipo delle diminuzioni vocali e delle strumentali, perd esiste una differenza nel modo con cui le ornamentazioni vengono applicate; mentre i Ricercari del Bassa- no, come gid quelli dell'Ortiz, sesuono la struttura del ricercare polifonico, e percid recano spesso un'impronta di origine pid strumentale che vocalistica, Co- © FILIFPO PICINELLI, Ateneo del letteret! milanest, Milano 1670, p. 482. La raccolta ricordata dal Piclnelli 5: Pavene ¢ ball! con 2 canzoni, ¢ diverse sort! dt brandi per suonare a 4 ¢ 2 5, Milano 1603. ? PAOLO MORIGIA, La Nobiltd di Milano, Milsno 1595, p. 186. ® GIO, GIACOMO GASTOLDI, i primo libro della musica due vocl, Milano, herede di Simon Tink « Francgico Besozzo, 1598, * k, MOSER, Geschichte des- Violinsptels, Berlin 1923, p. 49; il quale, male interpretando Ia frase del frontespizio del Rognoni: “espulso di Val Tavegia”, scrive che costul fu “probabllments un valdcse™ (verrmétich Waldenser). munque, nonostante il contributo recato da questi autori alla tecnica degli stru- menti ad arco, in essi non vien mai fatta menzione del violino, I miei Ricercari si possono “essercitare nelle diminutioni con qual si voglia instrumento da fiato, et con la Viola”, awverte chiaramente il Bassano: ¢ siamo gia nel 1585: Quelio che difetta in questi trattati, i quali ci hanno pur tramandato una precisa maniera di esecuzione attraverso i tipici moduli di formule di improwvisa- zioni virtuosistiche, @ Porganica articolazione di un metodo sistematico che, sette anni pid tardi, si pud invece riscontrare nei Passage! di Riccardo Rognoni. Questa mia affermazione, gid avanzata nel 1962 (v. nota 1) 2 confortata da Imogene Horsley (“Acta musicologica”, vol. XXXII, gennaio-marzo 1961, p. 29 segg.) che, in un particolareggiato studio sull’argomento, sostiene che il carattere didattico ¢ formativo del metodo di Riccardo Kognoni si avverte subito dal fatto ch’egli non presenta al lettore delle composizioni complete, ma una “serie di brevi e progressi- vi esercizi, sistematicamente disposti, che vanno dalla stesura pitt semplice alla pit difficile”, Infatti, nell’ambito della scala vengono presentate varie serie di combina- zioni © intervalli diversi (per seconde, per terze, per quarte, ecc.), il cui modello viene di volta in volta sottoposto a un certo numero di variazioni. La tecnica procede fino a toccare notevoli difficolta, senza pertanto stabilire una netta differenza fea gli strumenti a fiato quelli a corda: assai interessanti sono perd le succinte istruzioni che il metodo offre sul modo di studiare i due diversi tipi di strementi, Alla luce degli elementi di cui oggi disponiamo possiamo dunque concludere che Riccardo Rognoni: a) fu probabilmente il primo violinista che esercitd tale professione in Milano a partie dagli ultimi decenni del °300; b) fu tra i primi musicisti di Milano a-comporre canzoni per strumenti ad arco; ¢) fu Pautore del primo metodo conosciuto destinato specificamente ai violinisti, tanto da poterlo considerare come il fondatore della scuola violinistica milanese ¢ come il maestro che, in Lombardia, etevd il violino da strumento di piazza a strumento di corte. Non sappiamo con chi avesse studiato, ma sappiamo che alla sua scuola si formarono eccellenti allievi, fra i quali primeggiano i due figli Francesco e Gio. Domenico. Non sarebbe forse arrischiato il ritenere che Ia ‘scoperta’ del violino quale sommo protagonista di una civiltd musicale che allora sorgeva, si giovasse non poco dell'opera del Rognoni alimentata dal favorevole ambiente musicale silanese. ane Dei due figti di Riccardo, Gio. Domenico fu organista in 8. Marco di Milano, maestro di Cappella in San Sepolcro ¢ alla: corte ducale: continuatote, in campo violinistico, dell'esempio paterno fu Francesco, forse il pid giovane dei due fratelti perché, mentre Gio. Domenico comincid a pubblicare nel 1598, le prime composi- zioni finora conosciute di Francesco sono le Canzoni francest per sonar, stampate a Milano dagli eredi di A. Tradate nel 1608 '°. Colpisce subito Vaggiunta del’ appellativo “Taegio” al nome Rognoni, che appare nei frontespizi delle opere dei due figli a partire dal 1605. Si tratta di un riconoscimento nobiliare di cui ci da notizia il Picinelli: “Per privilegio di non so quale Imperatore, a i personaggi detla famiglia Rognoni, de i quali fu discendente il nostro Francesco, fu conferito 2° Canzoni francese (tic) per sonar con ognt sorte de Instromenti, 41 Francesco Rognoni Tacsio sonator de violino st di viola bastarde, et altrl instromenti. Phonore di Cavaliere et Conte Palatino” 11. Ma la dedica dell’opera che qui viene modernamente riprodotta, ci svela che I'imperatore non ricordato dal Picinelli & Sigismondo III re di Polonia. Della dedica sara detto pid avanti. UW metodo qui presentato non era Ja prima opera pubblicata da Francesco Rognoni, ¢ il fatto che egli a quest’epoca fosse arrivato a ricoprire Valta carica di “capo musico d’instromenti” alla corte milanese ‘*, oltre a quella di maestro di cappella in Sant'Ambrogio, testimonia della singolare validita della sua figura di musicista, Tralasciando di parlare delle sue opere vocali sacre o profane '* per tiferire soltanto delle musiche strumentali, troviano che, fin dal 1608, erano apparse a Milano le Canzoni francesi per strumenti 1*, da quattro a otto parti, nel cui frontespizio il Rognoni si-dichiara: “Sonator de violino” oltre che di viola bastarda (“un instromento, qual non @ né tenore né basso de Viola, ma @ tra Tuno e Waltro di grandezza”, verrd definito questo strumento nella Selva), ¢ di altri strumenti. Il figtio di Riccardo ha dunque rotto ogni indugio e - maturando Tinsegnamento prezioso ricevuto dal padre - riscatta it violino dal suo stato di minorita, ponendo questo strumento a simbolo della propria virtd artistica. Da quanto ci risulta, @ forse la prima volta che la citazione del violino appare sul frontespizio di un’opera musicale: ed & sintomatico che una tale puntualizzazione sia avvenuta # Milano, Come @ sintomatico, per la pratica strumentale lombarda, il fatto che in questo stesso 1608 vedessero la Iuce le Sonate ¢ Sinfonie, che Cesario Gussago dedicava a G, B. Fontana “dal violino”, mentre Torganista della chiesa milanese N. S. della Rosa, Agostino Soderini, pubblicava in Milano le Canzoni a 4 € 8 voci per strumenti. Né queste sono le uniche testimonianze di una scuola di violino che ebbe stanza a Milano, al punto da indurci a vedere nella metropoli lombarda la cuila della civilta violinistica: infatti due anni dopo che Francesco Rognoni aveva pubblicato le sue Canzoni francest, erano apparse, sempre in Milano, tanto la pit antica Sonata a tre quanto la pid antica Sonata per violino & ‘basso continuo che oggi conosciamo. Esse figurano quasi nascoste nei Concerti ecelesiastici che Giovanni Paclo Cima, organista di S. Celso in Milano, pubblicd nel 1610 **, ¢ nei quali incluse, oltre a un Capriccio “per cometto ¢ trombone 41 p PICINELLI, op. eft,, p 220, La noticia fu rpresa da E. 1. GERBER nel suo Lexikon der Tonkiinater, Lipsia 1813, fla vooe Rognoni: “dessen Vorfsiven vom Kelser mit der Warde eines Comes Paintin, in den Adeistand echoben waren, wovon sich wahrscheinlich auch der Beyname Taegio herschzelben 19 Sittatta quatifica dimostra che alla corte milanete, fin dai prim! del 1600, existeva uno stabile sruppo strumentale del quale H Rognoni avera la direzione, Nel 1554 Hoste da Reggio ricopriva la carica dl “Maestro della Musica” det governatoro, ora parla invece di “capo musico @insiroment?™: era duaque sii evvennte una precisa dlitintione fra la cappella vocale ¢ quella che noi chiameremmo “orchestra da camera”. E il fatto 2 importante, Di quali stramenti ere composts cotesta orchestra? ; 1 Rognoni nel frontespizio delle sue Canzoni (1608) #1 qualificava “sonator de violino ot di viois bastard, et altrlinstroment: « cid farebbe pensare alls presenza di un/orchestra d'archt. Tl che cl potta ad anguire: a) che Ie predilezione dei milznesl per Ja muda strumentale non conobbe soste; b) che la presenaa 2 Milano di un'orchestra stable va retrodatata al prim del “700, come finora si ritenevs, al grimi del "600, 33 Lo SCHMIDL (Distonario det Muricst), parla di un libro dt Modrigali « 4 voci non meglio comaseioto; note sono invece le opere: Meste » 5 voci col basto por organo (Milano 1610): Concertt a 1 0 2 ‘vod con besto, in Concert! de dives! eccell, autor! (..) recsoltl da F. Locino (Milano 1612); Madrigal a $ ‘yor col basso (1613); Pater noster a S voci (Milano 1619); Bolletto per voc! (1619); Mirsarum et Motectorum [..} op. 9 (Venezis 1624), Liunico esemplare af trova nella Biblioteca del Seminario di Lucca, ma essendo purtroppo incom- to (ono perverts tle part Ao del Bas), nn 8 to pense sto msesinnte. Ecelesistic « una, due, tre, quattro voc (..] et sei sonate per instrument, @ due, tre € aust J tutane ere dS, Til ¢ F Lomo, 1610: Dela sonata por wlio tu cue aesone ‘moderna dovuta a G. Beckmann (ed, Simrok, Berlino), mentre ta Sonata a tre @ stata trsscritta da B. Schenk nelVantolog’a “Dic itatinische Triosonats” della coleslone Des Musikwerk (ed. Arno Volk, Colonis), La dedica dei Concert indivzasta 1 26 ottobre 1610 Ottsvlo Voters, c{ informa come questo siguore: "in cask sa cove, ot accarezza (att | vrtuosi di questa professione, et cl tene non solo d'ognt sorte di instromentl; ma ‘overo violino et violone” del fratello Andrea, anche una propria Sonata per violino ¢ violone e una Sonata per violino, cornetto e violone, che sono appunto le composizioni con te quali nascevano i primi due esempi barocchi ¢ della Sonata @ tre ¢ della Sonata per violino solo col basso. Per chi erano state composte le Canzoni. francesi del 1608? Il Rognoni to dice chiaramente nella dedica a Marco Maria Arese, datata da Milano il 15 aprile, quando ricorda che [autorita dell’Arese non solo “pit volte s’8 degnata sentirle”, ma anche che si é “degnata tal hora di sonarle, e mostrando di gradirle se (= si é) compiaciuta di lodarie nel mezzo di quella si honorata e celebre Academia, vero ricetto, anzi seggio, et Asilo de’ virtuosi”. Dunque a Milano esistevano aceademie musicali nelle quali regolarmente si eseguiva e si ascoltava quanto i maestri locali venivano componendo: né quella della famiglia Arese @ la sola a primeggiare nel 1608, ché i sopraccitato Soderini, nel dedicare le sue Canzoni a Luca Francesco Brivio, prega il signore che accolga la stampa deil’opera “con tanta serenita di volto, con quanta soddisfation d’animo ne’ privati suoi Ridotti era solita d’udirli”. E’ facile comprendere come in un ambiente cosi vibrante di entusiasmo per Je nuove espericnze musicali, alle quali ambivano partecipare attivamente gli stesai aristocratici, si sentisse la necessita di avere a disposizione un metodo che didatticamente iniziasse gli appassionati ai segreti degli strumenti ad arco ¢ in particolare al violino. 1 tempi erano dunquc maturi perché il Rognoni ¢ Teditore milanese si potessero cimentare in un’opera cosi difficile e anche costosa come la Selva de varil passaggt. Con le Canzoni del 1608 Francesco Rognoni era rimasto ligio alla tradizione contrappuntistica che, come sappiamo, aveva trasferito negli strumenti i procedi- menti compositivi della polifonia vocale. In quelle pagine strumentali, “acerbo et tacolte parto de miei pil teneri anni” - anche attraverso le mutile espressioni delle uniche due parti superstiti - si pud arguire che fossero assenti gli artifici delle diminuzioni, ¢ che la composizione procedesse sugli schemi dei maestri bresciani iniziati dal Maschera. Ma, col passare degli anni, I'attenzione di- questo ardito violinista milanese @ attratta dalla necessitd di sottolineare le possibilita dello strumento, dando anche une sistematica distribuzione metodologica a cotesto virtuosismo. Vide cost la Juce nel 1614, in Milano, la pubblicazione con Ia quale Francesco Rognoni volle continuare l’opera didattica del padre, © che intitold: Aggiunta del scolare di violino et altri strumenti col basso continuo per Vorgano. Liintento di dare séguito ad un metodo scolastico preesistente @ chiaramente espresso nel titolo, ed @ un vero peccato che di questo lavoro, citato dal Picinelli, non ci sia giunto alcun esemplare: in esso potremmo infatti salutare it primo metodo per violino. Comunque @ da ritenere che la materia in esso contenuta sia stata rielaborata e pubblicata, sei anni pid tardi, dallo stesso Rognoni in questa Selva ** Quest’opera, storicamente fondamentale, & divisa in due parti: la prima dedicata alla tecnica vocale, la seconda a quella degli stumenti; ed 8 la prima volta che siffatta chiarificante distinzione stilistica venga fatta da un autore, Per la parte riguardante gli strumenti troviamo nettamente divisa la tecnica degli strumen- de’ migiion che possino ritrovarsl; quali sa anche moito bene adopemmre.". In casa del Valera sf stavanc angus, prospettando Ie prime affermazioni del violin I titolo di “Selva’” dato ad opere musicali lo troviamo gi8, nel 1590, in Selva di varia recreatione & Orazio Vecchi; dove esto @ ussto “per non segutre in esta (opers) vn filo continuate, cost vegiamo nelle selve gli arborl posti senza qucllordine che ne gli artificos! giardini veder si suole”. tia fiato da quella degli archi; ¢, fra questi ultimi, il Rognoni elenca; la Viola da gamba (“instromento delicato, in particolar se viene sonata con bella archata acentata”), la Lira da gamba (“‘il pid armonioso instromento che si trovi fra quelli d'arco”), e quella da braccio (‘‘benché da pochi conosciuta, ha tutte le consonan- ze, © legature musicali che fanno bisogno™), ia Viola bastarda (“‘regina degli altri instromenti, per paseggiate”), Il violno, averte i Rognoni, “é instromento in se stesso, crudo et aspro; se dalla soave archata non viene temprato, e radolcito”; di qui la cura che, nelle istruzioni, viene data alla condotta dell’arco in quanto, artisticamente, “val pi saper tenere una nota con gratia, over un’archata dolce & soave, che far tanti passaggi fuori del suo dovere”. In sostanza la scuola del milanese Rognoni espone, si, in oltre cinquanta fitte pagine di esercizi, la tecnica per arrivare a un compiuto dominio del virtuosismo violinistico, ma si preoccupa di far presente soprattutto che la bellezza del suono stia alla base dello studio pratico. Esteticamente i suonatori, com’egli avverte nel frontespizio delt’opera, dovevano cercare di “imitate la voce humana”; e sara proprio questo canone estetico che distinguera la grande scuola violinistica italiana del Sei e det Settecen- to: da Corelli a Vivaldi ¢ Tartini. Tale orientamento di ricerca espressiva emerge nella sistematica organizzazione del materiale didattico della Selva, anche attraverso la chiarezza togica dell’articola- zione degli esercizi. Con essi infatti - avverte l’autore - vengono offerti “i veri principi per cantar polite e bene”, si da giungere ad “esprimere bene distintamen- te la parola che si canta”, Non scuola di virtuosismo, dunque, anzi dispregio per i cantanti che “‘non fanno altro che gorgheggiare sopra tutte le sillabe”, dimentican- do che la voce @ “Vinstrumento d’esplicare il concetto dell’anima [..] conforme il senso dell’oratione”. E sembra di leggere una massima monteverdiana. Siffatto concetto del fraseggio espressivo, oltre che per la voce, vale anche per gli strumenti; © il Rognoni, nella seconda parte del metodo, dopo i numerosi esercizi che leditore Lomazzo, allievo dell'autore, ci informa essere stati composti “nel spatio di tre, 0 quatro mesi incirca”, ci offre delle interpretazioni ‘passeggiate’ ‘ovvero diminuite, di opere altrui: la Canzone “La Porzia” del bresciano Antonio Mortaro, il madrigale “Vestiva i colli” del Palestrina, quello ‘Susanna un giur” di Orlando di Lasso (pagina che aveva gia attratto Tattenzione di altri maestri dell’arte della diminuzione), nelle quali egli ci dimostra a quale notevole grado di sviluppo fosse giunto il suo virtuosismo ‘7. E sappiamo trattarsi della personale bravura del Rognoni, poiché il Lomazzo ci informa che mentre altri “saprano scrivere passaggi ma non metterli in esecuzione”, il modo indicate dal maestro milanese “@ alla giornata dal’auttore praticato”. Concludendo, possiamo affermare che Francesco Rognoni risulta un personag- gio-chiave nel delicato momento musicale che si maturd a Milano nei primi due decenni del Seicento, Direttore della insigne cappella di Sant’Ambrogio, ¢ contem- poraneamente capo dell’orchestra ducale, nonché presente come maestro, come compositore © come esecutore nelle academic dell’appassionata ¢ musicalmente aggiornata alta societd milanese, egli svolse il ruolo sia di artefice legato alla tradizione polifonica sia di artista-didatta pronto alla tendenza individualista del voealismo monodico del melodramma e della cantata. E quasi divinando il radioso futuro del violino, allora considerato strumento “‘crudo et aspro”, ne volle indicare 17 tnfine il metodo include due arie prssegglate: “Sfogava con lo stelle” © ““Temperta di dotoczzs”, per voce ¢ basto continue, composts ¢ cantate di quell Ottavio Valera di cui paramo in alte nots, © che doveva essere cantante di non comuni dot! a gludicars dalle difficoltd delle arle, musicalmente slquanto modest, Je qualita espressive da raggiungere mediante un organico compendio di regole e di esercizi, che testimonia la presenza in Milano di una scuola violinistica concepita con moderna razionalita. oo La Selva reca la prestigiosa dedica a Sigismondo Ill re di Polonia, granduca di Lituania, di Russia, Prussia, Masovia, Samogizia (cio8 Lituania occidentale), Livonia, nonché re ereditario degli Svevi, dei Goti e dei Vandali; ¢ tale dedica non pud sorptendere sol che si pensi che il re Sigismondo I (1467-1548), della provvida dinastia Jagelionica, aveva sposato in seconde nozze (1517) Bona Sforza duchessa di Bari, figlia di Isabella d’Aragona ¢ di Gian Galeazzo Sforza duca di Milano. Com’e noto, si deve a questa regina sforzesca se gli spiriti del Rinascimen- to italiano penetrarono e si diffusero in Polonia, influenzando decisamente arte polacca. La passione musicale di Sigismondo I, potenziata dall’alacre vicinanza di Bona Sforza, fu ereditata dal figlio Sigismondo II, e ancor pid da Sigismondo III della dinastia svedese Wasa che aveva sposato Caterina Jagellone, sorella di Sigi- smondo II ¢ quindi anch’essa figlia di Bona Sforza ¢ fedele ai suoi ideali culturali. Se nella prima meta del S00 i musicisti della corte polacca si erano chiamati Diziano Balti, Caetani ¢ Stefano Monetari, con gli ultimi del secolo 1 cappella reale della capitale si illustrd della presenza (dal 1590 al 94) addirittura di Luca Marenzio, ¢ poi di Alessandro Cilli e di Asprilio. Pacelli, il quale ultimo diresse la famosa cappella dal 1603 al 1623. Durante questo ventennio i registri di corte documentano che la cappella era dotata anche di un’orchestra composta di circa cinquanta esecutori: fra gli stramenti, accanto all’organo, al clavicembalo, ai flauti, alle comamuse e ai numerosi. ottoni, figuravano gli archi e in particolare i violini **. Non @ difficile immaginare che, per mantenere attiva l'efficienza di quest’or- chestra, il re Sigismondo IH], nei contatti che la corte di Varsavia manteneva con Ytalia, si rivolgesse alla citta dove fioriva un’orchestra ducale affidata - come sappiamo - alla direzione di Francesco Rognoni. E' anche da tener presente che in Italia non si mancava di segnalare e propagandare, attraverso la stampa, la figura ¢ le imprese del cattolico Sigismondo III: cos nel 1605 l’editore Facciotto di Roma ayeva pubblicato un opuscolo esaltante Ja vittoria ottenuta a Riga dal re di Polonia contro Pusurpatore e “‘perfido heretico” Carlo di Sudermania **; e nel 1613 a Milano lo stampatore regio Pandolfo Malatesta pubblicava la fiera risposta Gi Sigismondo alle minacce di Aemeth principe dei Turchi 7°. In questo cima Wintesa fra Varsavia ¢ Milano sono dunque da inquadrare le ripetute richieste avanzate da parte di Sigismondo a Francesco Rognoni per ottenere un metodo che '® M, GLINSKI, Asprilio Pacelli, Cittd del Vaticano 1941, p. 35. Per i musicist! italiani in Polonia, v, ZDRISLAN JACHIMECHI, Wplywy wloskie w muzyce polskie) (Le influenze italiane nells musica polacea), 19 Awiso delia grande vittoria ottenuta dalle genti del Ser. Stglsmondo HI Re ai Polonia et Svetia spec Rin tn Lonla « 27 at setemire 1605, Conta f Duce Caro dt Sudermanks hereico prio, « anole umaratee del regno dl Syetia erediterlo di detta Meestd twasore della Livoniz, Roma, appre, Gugtiolmo Facclotto, 1605. To Ruposte els Tether dencncisois del Granturco fara da Sigmondo Re dt Polonia « dt Sueda Granduce a Lituanla Rostia ¢ Podolia, Milano, 1613. Nea pubblicazione si leggouo fraxt dol gener: pensare che le tue superbe parole cl spaventine, nostro coragglo 2 troppo maschlo et generoso [..] Sappi dunque, 0 Infedele, che in niun modo ci sparentismo dl te, et se ancora tu vuoi an buon ricardo, contentott pet hora dello tue uscrpstions, et contlonlti dentro i confini di ease [..] che 21 tuo Maometio he potuto dir il veco, ot predite che'l tempo della ruina della tua setta s'eviina, non ce ne manca che sel, @ sette anni delli mil, che Il sono stati da esso promestL.”. servisse sia ai cantanti sia agli strumentisti della cappella reale polacca. La testimo- nianza - nella dedica - della insistenza da parte del re non ammette dubbi: “per la mia buona sorte o per la tua munificenza, mi facesti pii volte sapere che una mia opera non sarebbe dispiaciuta alla tua Regia Maesta” (meam operam Regiae Majiestatt tuae futuram iniucundam tterum, ac tertlo significasti). Né mancano accenni alla situazione politica dello Stato di Milano: “Questi miei parti provinciali non potrebbero desiderare, in questo frangente, una sede pid sicura di quella retta dal tuo scettro e dalle tue armi. E dal momento che questi non nascono da occhi piangenti, né dai lamenti dello spirito oppresso - il che si accorderebbe alla calamita dei tempi bellicosi - , bensi nascono con volto disteso e sereno, e con voce che si presta ad ogni armonia, che inopportuna suole essere nel lutto comune e nel generale squallore, certamente essi sono fortunati poiché volano verso il tuo Regno dove, come in un angolo di sicurezza, si é rifugiata la pace fuggiasca del mondo”. Quando Francesco Rognoni firmava questa dedica, i 20 aprile 1620, era bene al corrente dei tempi certo non felici che attraversava Milano, ma non era bene informato circa la situazione polacca e i gravi impegni che assillavano re Sigismondo il quale, domata la Svezia e conquistata Mosca (1610), si trovava a dover sostenere le insidie dei Turchi, degli Asburgo e del re di Francia, In quel momento la pace fuggiasca non si era davvero rifugiata alla corte polacca! Del resto gli affari milanesi non dovevano andare male al Rognoni se, accanto alla duplice carica di maestro di cappella in Sant'Ambrogio © di capo dell’orchestra ducale, egh potra fregiarsi della qualifica di conte palatino e di cavaliere pontificio 21, FE da sottolineare, infine, che questa dedica ci fa sapere che i rapporti fre Sigismondo Il e i Rognoni non erano di fresca data: “questo parto della mente - scrive Francesco - per il fatto di essere mio deve essere tuo per ereditaria servitu” (haereditaria servitute tua esse debet). E tale rapporto fra la famiglia dei musicisti milanesi e il potente ¢ musicale re di Polonia, farebbe anche sospettare che, forse su indicazione de! Pacelli, ci fosse stato un invito al Rognoni a recarsi 2 Varsavia a dirigere quell’orchestra di corte. Lo farebbe credere la frase: “Accogli dunque quest’opera che fa le veci det tuo servo trattenuto lontano” (Habes igitur distract! servi Vicariam prolem). Le ticerche condotte finora negli archivi milanesi non hanno svelato altro circa questa intesa d’arte fra Ia corte di Polonia e la civiltd musicale Jombarda; ma 8 sperabile che la presente pubblicazione invogli qualche studioso polacco a indagare sull’argomento negli archivi dell’Est, ¢ a ricercare se e fin dove opera det Rognoni esercitd validi influssi sui compositori di musiche strumentali legati alla cappella di Varsavia. Guglielmo Barblan 21 Nell'eenco del musiolst! dell'antologia Florer praestantissimorum virorum, pubblicata a Milano nel 1626, si legge: “Pranclscus Rognonus Taegius Eques Pontificius et Comes Palatinus haereditarins in esdem ‘aula Regia Ducali Musicorum fastromentorum Coripheus”. Dobblamo aggiungere che, fra sedici del maggiori musicistl milanest def primo °600, ‘unico a fregiarsl di titolo nobiliare & Francosco Rognoni, D fratello Gio. ‘Domenico & ricordato come: “olfm Musicas preefectus in aula Rogia Ducalj Mediclani”: nel 1626 era dunque ‘morto, Francesco Rognoni, come risulta da questa indicazions, aveva ereditato il utolo nobillare (cf. 5. PAGANELLI, Catalogo delle opere musicali {.. preszo la Biblioteca Comuncie di Cesena, in “Collectanca Historie Musicae", Firenze 1956, p. 311). aplgauedenaazeassepeaazogaspantassnanaaasesuunn sata 338 3 SELVA #/DE VARII PASSAGGI pe NO SECONDOLVSOMODER per cantare , & {uonare con ogni forte de Stromenti, 33 DIVISA IN DVE PARTI. ig] NELLA PRIMA DE QVALI SI DIMOSTRA ILMODO DCANTAR POLITO, = con gratia; & la manicra di portar la voce accentata,con: tremoli,groppi,trilliefclama~ iQ) oni, palleggiare di gradorm grado ,faki diterza ,quarta ,quinta, (lta, sttaua, 3 &cadenze final per tute le part,con diuerf alr elfempi,e motett paifeggiati: ; Cofa ancora vtile 4 Suonatori per imitare la voce humana. Nella feconds poi fiteateade paftaggidi Perglinftromenti, del darl'arcara,6 lieeggiare » porcar della lingua » diminuire di rtdo. cadenze finali,effempi con canci diminuici, con Ia maniera di fuonare alla baitarda, NVOVAMENTE DATTA IN LYCE | DI FRANCESCO ROGNONI TAEGIO, CAPO MFSICO DINSTROMENTI nella Regia Ducal Cortes Macpire di Capel in Santo Arobrafie Maggiore di Milan, Alla Sacra Maefti del Ré di Polonia. ERE aes RE SAD UR Ree Ree fh3ibi4851452251345902549994 EN MILA NO, Appreffo Filippo Lomaezo. M: DC. XX ifs PRATT LLGTLTAT ETT Ed 159.84, 2G. 2%, ES. EG, FS, ES, GER ER, EG aE SIGISMONDO III- POLONIA REGI POTENTISSIMO: MAGNO LITVANIAE DVCI.. RVSSI4; PRVSSIZ, MASOVIA4. SAMOGITIAE, Livonizg; necnon Sucuorum; Gothorum, Vandalorum hareditario Regi maxinys Domino Domino meoclementifs. FRANCISCVS ROGNONVS TAEGIVS SAL, ON agitaneram mulowm eraris » Rex Serenifsime , ae Poten- tifsime , eum vel meo farr, vel sua manificentia y meam opt- ram Regia A sichar\ tue non futuram inincundar iterum. , BE aac ters fignificalli. A quo tempare tamerfi me domeftice rez BS nodatum morabamur: rapicbar tamen anime; ur me quidem by “J EP SEY Tae a a a a reabfentem , voluntace cent prefemifsima wh fludgjs manci- arim « Teftabitur hunc antinum cancra ita foboles memis mee 5 qx, quod mea eft, barcditaria ferwicate wa offe debe: sbi parte , cibi erefeit y ad te conuolar , swam prin quam folis laces haufit, twoque bomine, diftintam fromem natina quafi nora fortitur « Neawe [ane tutioreo peroptare [idem hac tempeltare vbs requiefeerem , municepales ifti fetus » quam propter Clanydens Arg; feeptrum prtneruat tunm . Cum enim. non ocalis ilachryman- BS tibue y nec intercepto fpiritw vagitibus mafcantur , quod calamitath corifonarct ke bellscoferems temsporums ; fed valve hilari , ac portetto, em ad omncth harmon niam conformata voce , que communi in ludku , fqwaloregs rerum omniums eS intempsftiva eft foler: fant fortenati funt 5 cum tune ad Regn -voliranty Dbi tamguams in angulo fecuritacle Pax orbe fugitive fe fe collegic. Habes igi- 9) tur diftrealli forui V icariam ren 1 lea quiderm inri tua, ita fidei meay itd Bi fa y fh BSG, one ot PSG EG ER DS IG BG OR, BT tt, legibus fernorum, fperabo fore fatisfaltum.V ale, Rex Strenifsime swags Regia Haiefiarem Dens immorialis forrunct. Medislanidie 20. Aprils 1620 ~ he 3G, ENS, SB, a siataalad hashed ebay # AVVERTIMENTI # 7 ? alll. Benigni Lettori . L portar della voce,vuoleffercongratiailche Gi rinforsan. 3 do Ja voce fis la prima nota & poco, poco se poi facendo if i tigmolo fopra Jancgra. if < L’Aceento wuol eflerpil tbitetérdo,che akrimenteil vésoad: * §} ie centoe quello, che f fa difcendendo, fe ben hoggidi fivts-an- ey cora uel alzo neltteendere, tal volfa di guftoall'vdito, i he mali buon Cantanti lofanno di raro, perch farchbe poi $79" : |. Nefliofo. 3 I Tremato ffl Guim ek pordcon gratia fc deueguardaredinon farlocome, be ‘fannoalcuni fenza termine,che paiono Capretti sper ilpitil Tremolo fififopra $3" Flvator del ponto diciafctina notz, : 4 UGroppoquanto Ame, pare che vad fe juefta maniera,che cosila:maggior % partede valent’huominis{hino {critto,c cosiancora il Trillosauuertédoogn'vno, 34 che voginimparar deta Tellod Gruppodipiglianéibatercafeuna not con Ja gola fopra la vocale a, fino all'vitima Breue, 6 Semibreue , qual Trillo,d Grup- po fi f2 perit pid foprala penultimanpeadi qual fi voglia Cadengi,¢ finali. 5 Uprincipiar fotto alle note,vuol efle?,6 di tera, 6diquatea (perd vivuol giuditio,) 3&3, perche non fempre {ard buono il cominciar di terza,md tal’hor di quarta,e quefto 3 ti .cchia del gindiciofo Cantore per la diffonartea che pudnafcere} quefto He __ principiarenon é altro, fenon va dar gratia alla vocenel principiardellenote. © 6 LEfclamationi fi finnone!difcendere {eetkindo 3 pote-4 pogo ld prima voce,e poi i 4 dando fpirito,¢ viuacitd alla nota che fegue'con vn tremolino. 7 Volendo paflarda yna nota all'altra,£a bifogno portar bene|a voce con gratia y'te- “nendo bene lenote pontatecon dari il fuo rzemolo cos ficiewe viuacid, guire Sao dandofidinoo far duequinte,é duc ota che potcbiiond puncte fermadot ‘ ‘vn poco pili fopra la penultima nota,8e fi deue fuggit al incontro, dicoancora. io che bifogna fermarfi fempre foprela penultima di qual & voglia patfaggio,6c ins 3 , particolar fopra il Trillo, 6 Gruppo. per-nen dar fubizo in quella afprezza del- * Ivitima,perche farebbe-di difguttoalliafcoltanti+ ica Ubyon Cantores’suuertiridi portar’i (uoi paflaggi fopri levocali, ¢ nancome, FA, fanno aleuni,che paffeggiando pigliano fimil foree di fillabe , come quefte, gnu, a ublvsutbar, bor, are fl bifognerd age, pereienon pudtencir BES i Pee Peggio. . € ’ Sonoeert Canvorkche alle volte hdno yn certa modo dj gorgheggiare(alla mores) s battendoil paffagyio a vn certa modo da tut difpinceuole, cantando asayches . ¢ purexcheridano,coftorofipoffano afomighaged quel Exioptanj,6 Mor sche, | & € Facconta jl Viaggiodi Venetia in Gierufalemme ice, chetalgemene’Sactiic 5 i 3 loroeantano in quefto modo,che par che ridano moftrando qtanri denti hanno © in bocca,da qui imparino, chels gorga vuol venir dal petto,e non dalla gola. ue EE 1» Sebentrouerctetal volkanelfalcendere,& .difcenderede gradoi palfaggiyche, gafhora con meuer git va dito, hora con leaamne vialroy accid veda Wi Fare qula vase ch? fo $Ejnon éperfars mot Thue anno fino al numero di 13.6 qustovde vost qin € pit, fecando cheilfuonatore isi difponere, il Cornette andetigaruralmente4 vociquindeci, oS J pr line Sdicivoue vod snl fora acto la Counsnuts non va, fe von ine voce FA itbatfo perlemole che ha, il fagotto portera intino 4 quindcci voci ,con lemole. Il Piffaro Be ef infino a quindsci voci,8 1a Diana ne h iuerd pidila Fifolainfino adicciox voc, il trombone poi js portera tate voci, quante Fhuomo vorra con il Labio clercitare .. Dandomi Iddio vita ogni foree dindeomenti, nella mia Theotieas ¥ pritica di Mulica. &% cM ET. EG, XS cL. fi Set teatcerd detla pr ey CF TES WES TES WP a ea ee Apt E Viole da brazz0 , particolaemente:il yiolino s # intromento in fe, Qeflo, éiudo , & afptos fe della: foave archata hon vien temprato, é' radolcito: da quéimparino coloro i quali bano vacetto faenar crudots fenza fender l'arco fopta la viola; & lo leuano con ‘tanto impcto che fang pitt fhrepito con l'atcosche col fuono, di pit ancora non fanno’ trar quattro crome , 8 fethferome che fiano , I'vna eguale a alrra ma vano faltando conI'arco fopra Ia viola , che par diorano Ie note 5 CX non facendo fentirle eutte con Farcoeguale ,ben ferrato alla viola come fanno i buon i saricora fano ccrti tremoli ,con quel ditto che fi la Voce iftela, tocando fempre 2 fapendo che il ttemolo, di fua.natura y é di acctelcimenta di voce,,! 2 hon Si che calli: & per queftofi fail tremolo, codil dittolaperiore a quel dei foe ., Bifognars che fl palaggid fin dinote esl , (lena dota pet nota sche non a de wopps CX ne troppo tarde, nna icenga la rada di mezdd Nédédo ben Varco foprd a vielug tlic Gano tS en compartito le crome, femictoine , & bi > tanre nel batet délla'banita, quanto: nel leuar; perche la magior importanza del fonatore, fia di qual fi voglia infiremento,. Gi portar iccenpoil palaggioche i. Hauende-orechiaalli palaggi che foto delalti, perce?) alle volte fara buono il {alto di terza, 6 quarta; taluolea.di quinea x 6 {ela : perd-quefto GS ta al givditio del fonatore, percheniuno alla Iprouifta pud eller iadouinoialle note che) $ vano de grado,.in grado hauertendo ogniyno che il vero {aomar fopra del canto, circa $® G2 di portar l'arcos come fi stoma paule iarire, Fi;hilogno tifat in gid t‘arcs, come fono GX mezze paul, & folpirt poptat an sit l'ateo y if medelimo come fi treba il pafaggio che}e G} vadi direttiuamente di femicrows,:6 biicrome,y titat in’ gid fatliaggio ¥ dinanzi GX voa croma fi pud pontar in si, & quefto-¢ il {uo naturale, fe ¢ madrigale ,5 mote $8 3: conzone-dimitiuite y*ouer falfeggiata di’qualcheduno che non fappta del mefticro, Gxlempre tarunnopalaggi' (tropiati'dsl arco, per'non hauer cagnitione ¢2t-inftromehto ,7@) il medefitio occorera , anchora delli altri infttomenti , come da fiato’, licutoarpa 5'& SO GY altri fimili, per quelli da fiate., petche aon fano la terminatiye tells lingua 5 pesvil GS leuto’, &-arpa, l'acomodatione della mand., & altri auercimne imhili inftromenti , G3 lebene li perferti fonatori fi accomodamoal ru \ggioal fae dotiero Gd fe bene con difficolta graade, perd alli poweri‘principiamté, ever maniarli im couina , Gx raleche mai farani natori di porer portht quatroctome tei rabtpioie xe HYpataegio fara mai atiofo, ne Ipititolo perch¢ lard pridd del fac douctd, AMjuc(t..aukrtinoi fRudéaei di 2 pigliae oneie paleggiate da alcri yma daquelliche habo cogaitjone del inftromento che fi ‘vuol far profefliones perche.’ ogniuno jl fuo mefticra, & quelto bafti. CECLETSSSEOSSSSGSGSGSSGHS HRS INSTRVTTIONE PER ARCHEGGIARE. O LIREGGIARE GLI INSTROMENTI D'ARCO. ER Liteggiare stintende far due, tr2, 6 pits note in vna fola arcata, come ne i contrafesitti effempi fi vede + fe fono duc, due in gilt, & duc in sh} fe fono ué, Fifteflo s fe-quartro y quattro in gid, & quattro in sits fe fono otto, oucro dodeci il medcfimo, purche Farcata dui fin doue arriua la linea fotto 3 fe ne fa ancora de cinque, 2de fei notte. B volendo che riefehino bene , bifognas’ farle adaggio ,dando forza al pollo della mano dell'arco; auicrtendo ogn'vno;: che quefto T, vuol dire tirar in git, & P. pontar in giLfarcos &.quefto modo di lireggiare fefue 3 tutti gl'inftromenti da arco. : Mireggiate afferryolo , cioe con affett’, 2 il medefimo come quel di fopra y quanto all'arco m3 “bifogna che il palfo della mana dell'srco, quafi faltellando batti tutte le-hote ya wna per vnay& quelto é difficile a farfi bene, perd ci vuol gran ftudio, per porter portar il tempo 5 conforme al walar delle note, guardandoli di non far pil ftrepito con l'arco, che con if {uono. AVERTIMENTI PER LI INSTROMENII DA FIATO. A Lingua quella,che pid'd'ogni cofs ,felf'efercitio de.glinftromenti da Gato ;) ¢ prineipalmgnte nel cornetto, ctfcetua’i none 4 bello , (¢ bens vi concorte il, labro, che & di molta imporranza per protiire il fiono . ‘Tre forte di lingues fons in. vfo,ta prima’ é detta riuerfa 4 & la principale per effer fiinighianite alla goreha elie vece humana, quelta é velocitfimd, e*dificle’ da eatttenate, itbaceer' fuo & al palato , & fi proferifeé in tré modi. Ll primo’, lete lere lete Ie lingua 4 ine doleg :2 foaue. I fecondo’e, de re de re de rede & & mediocres: U terzo ey de re te re de re te, & 2 il pil crudo La Seconda lingua s'adlmanda drifta y & il fuo batter & » fai denti, & 6 didi la prima & quefta ste re te re te.46.te, Valtea éy ty tere te re tet quelle due fortjdi lingue fono lodate affaiper fa profgrea delenote fino alla minuta di crom La terza lingua fi barte nel palato apreffo 4 i denti,’la quale &, te che te ‘che he te, & natura cruda, barbara’, € di difgufto a gl'afcoltantt.” Perd la lingua riverfa, é la pitlodatz., @adoprata da buon! fuonatori ,in‘particolarela prima; lg rcle re"le , aggiongendo pel principio di qual fi voglia figura, in cambiojdi, le te , cof tere tere le » cone nel contraferitto fi vede. 1 Cornetio , évn inftromento, che participa della voce humana pi d’ogn’altro ,2 bifogna cleceitarti Jango tempo afar buon'inftromenta saccié chenon habbi dcl.corno,& muro. Le tencre illabro ferrato pils del bifogno, lo fa hauere del sfeffo if tencelo apcrto jlo fi haucre del corno ; & nutes; Adonque 4 far buon'inftromento j bifogna'che if fuonatose gia vn'apertura al labro che fia di mezzo Vuol ancora effer fuonato , con difcrettione ,2 delicatezza , cercando d'imitar la voce, huraana 4g la lingua vuoleffer , nz troppo morta , né troppo battuta 5 aid fimile alla gorgha.. € qucfto cil fur buon’inftromento. Se bene trouarete nelfafeendere , & defcendere di grado , i paffaggi che non arriuano al fio fine deftinato, quefto fi & fatto a pet abbreuiare opera; S'intende pero che ftudiando Gimiii patfaggi, vada" Broo alla fua difpottione, ? pit, fecondo ghinthrgnieyti, ieci6 og'yna fe ne poll eters aclle cadcnze y ancor finali, con le fue imitationi -& dope Ji parc & piace-viuetefelici. - Modo di lireggiar cgai ftromento di Archa: ‘ Modo di Datla lalingua al Corneto daltroinftrumento difiato. le serere lerelereterelere le Pafaggi Sopra te Semibreui per afcendere’ socesaeca i ntraetyenn ge ecgiglangntitiemgntton 12 c ceialesgutedeiesiatugyaiaeties eyelet! agate ig Sj ael eaten nN reat tery! ET ISPSLTUEEU ESE ETE NYS ally =i pega eteennpltts £ ellggntestatileeyls| shunning agence oe fea 2 peels ygit) Gea eel ge eal ely herein Paffaggi Sopta fe Semibreni per Difceaderes 9 cotati omeantetias a ee eidiytiestytts En ee ee : elirtrtietepeeteteitee! eee i eile sith glestieosen tite 13 vpbalet ping hitee pent per te qiineieeeeeersiet epiuliil petbesnepaEnSSS Selua de Wary Pafagiy Pavia Storndayhi Fra swipe Rognvon. a= EH wit = phere lgrelitenn Sine pie gig elieg=tr espa yes atte tet tele ctepe etter tated gestalt Spreads atteeattse seg ngage slesteiyplasaas ale uae Ettty jet flirts ined iui al ih Selua de V arg Paffagiy Parte Seconda, os BBs aise cS a ee =p Paffaggi Sopra le Semibreui per Afeendere. Pallaggi Sopts le 5: ape Diente E ig eee Eilat: HFalhiggi Sopta te Semibreni pet Aleendere. at aye ws ey Paflaggi Sopra le Semibreui per Difcendere, 7 eqangiighietial etn tivendtivnliainie att er sguaiieaittiests ue de V arg Pafazi,Paree Seenda,di Fri anche Rogeant. 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