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Michele De Crescenzo IN RICORDO di PADRE EMILIO SINI SCALCHI Un amico che ci ha lasciati Edizioni CASERTA DOMANI 1996 IN RICORDO DI PADRE EMILIO SINISCALCHI di Michele De Crescenzo Dopo un anno di sofferenze, il cuore di Pa- dre Emilio Siniscalchi non ha retto il peso della sua intensa attivita dedicata alla fede nei valori cristiani, si @ fermato per sempre. La sua morte ha suscitato vivo cordoglio fra i suoi tanti amici che, consapevoli dei vincoli af- fettivi che ci legavano, mi hanno rivolto l’invito di ricordarlo, ripercorrendo le tappe della sua pre- senza fra noi. Quando accade di parlare di una persona cara che scompare, la tristezza vela le parole ed il cuore si agita; si resta impietriti dalla pia tre- menda delle angosce e non si riesce ad esprime- re, con lucidita, cid che effettivamente va detto nei confronti di un protagonista. E’ proprio vero che i morti, i nostri morti, sono il termometro del nostro dolore.. Non é pos- sibile resistere alla tristezza che ci attanaglia. Nessun ragionamento riesce ad appagare lo smarrimento di una separazione cosi netta. Non é retorica ma la separazione delle per- sone care da la tristezza dell’assenza e l’incer- tezza della vita presente perché emerge, incol- mabile, la perdita dell’abituale punto di riferi- mento e di conforto. Come ricordare un grande amico che ci ha lasciati ? Nell'ultima nostra conversazione - dopo la fase critica della sua malattia - notai nel suo sguardo melanconico tutta la sua lucida consa- pevolezza del male che l’attanagliava. Il tono fiducioso ¢ sereno delle sue rifles- sioni - che avevo imparato a conoscere negli anni - che evidenziava il lato vero della sua corag- giosa franchezza, era velato ed affaticato, quasi presago dell'irreparabile. Forse aveva gia nel cuore il rammarico di non poter essere ancora presente con il suo for- tissimo carattere di cristiano operante. La Sua figura era nota a Caserta per la lun- ghissima attivita di sacerdote, quale Parroco di Falciano e di Pozzovetere, di Educatore, quale docente dellIstituto statale d’arte di S. Leucio e di Operatore sociale, quale assistente del CIF, al Gruppo esploratori e cappellano della Cementir. In tali attivita, che considerava missione, non era un uomo che badasse alla propria affer- mazione personale, non aveva remore di fronte alle incomprensioni altrui; era sempre attento, partecipava, con umilta, alle nostre ansie con lucido ed apprezzato contributo di coscienza e di esperienza personale. Lo animava una sensibilita straordinaria, una voglia di contatto con la gente nello sforzo di trascinare tutti ad agire nell’impegno spirituale. Potrei parlare a lungo di Padre Emilio; della sua sofferta missione di francescano, dei sacrifi- ci personali sostenuti con perseveranza per ren- dere tangibile la sua operativita cristiana . Ricopri incarichi prestigiosi, lasciando la sua impronta, nell’Ordine Francescano con la re- sponsabilita, di Superiore del Santuario dei Lat- tani di Roccamonfina. Successivamente fu Supe- riore del Convento di Minturno, di Sessa Aurun- ca, della storica chiesa di S. Maria la Nova di Na- poli e del Santuario di Liveri. La Sua azione di presenza attiva e continua fra la gente era vista, da taluni, in contrasto con il saio che indossava . Ma Egli, uomo libero e fedele, riteneva che la disponibilita totale (non contemplativa) del frate nella societa, era pit: adeguata ai travagliati tempi che attraversiamo perché entrava, direttamente nella realta umana. Pauire Bmilio fl secondo da destra) in missions nel sud America A voler caratterizzare il suo sforzo di cri- stiano impegnato ad operare bene, potremmo ri- assumere questa definizione: Agire senza asservire ,rispettando 1’ interlo- cutore, assecondandolo realisticamente con lo sguardo rivolto alla predicazione della verita. Per vivificare questo profondo pensicro, era ineludibile quel soffio di anticonformismo che Egli applicava durante le numerose iniziative, con disponibilita totale e con profondo buon sen- so. : Appena poteva, trovava il tempo per orga- nizzare conviviali facendoci gustare tutte le parti- colarita gastronomiche preparate con le sue ma- ni. Proprio in questi incontri, al momento op- portuno, trasformava la tavola in Cenacolo Sera- (fico, con salutari riflessioni che hanno sempre lasciato il segno. Pattre Emilio distnbutsce il pane ai lebbrosi E che dire delle sue missiona- rie, a cadenza annuale, nella maggiori citta in- diane di Bombay, Dely, Calcutta, Bengalore, Goa. Liindiano oggi, Egli affermava, ha singolar- mente sete e bisogno della Spirito Santo. Si sentiva compartecipe dell’aumento rile- vante dei cattolici in India, grazie al grande im- pegno della Chiesa nella vasta opera di evange- lizzazione e promozione umana. Perché vado in India ? si domandava prima della partenza . Perché il seme caduto dalle mani di operatori sorretti dalla forza del Vangelo, come Don Ma- schio e Madre Teresa di Calcutta, sta producendo al cento per cento; i giovani indiani sono alla ricer- ca di una cultura nuova, di un Maestro che dia loro una risposta esatta e convincente sul senso dell’esistenza: da dove vengo ? Perché mi trovo qui ? Dove sono? Nel salutarci, quasi a dare una giustificazione alla Sua temporanea assenza si dichiarava convinto che la gioventu indiana, come la nostra gioventu, é certa di trovare in Cri- sto il Padre, Amico, il Maestro che sognavano ed era, quindi, doveroso per lui . Ecco come si esprimeva in uno dei sui tanti servizi giornalistici, “Sulla faccia nascosta, quella dei poveri e dei lebbrosi” scritti per il giornale “CASERTA DOMANI”: Prestare il servizio per i lebbrosi é veramente un piacere esaltante. I leb- brosi quando vedono il missionario in mezzo a loro sono dolci , fanno festa perché si sentono protetti, non si sentono piti soli ed emarginati. Quando prendono con i loro moncherini il pane dalle mani del loro benefattore sorridono, fanno un profondo inchino segno di ringraziamento e di gratitudine. Per loro la lebbra non é una malattia ma una fatto della lore religione ,che insegna la fede nella reincarnazione per unirsi al loro dio. Il lebbroso crede fermamente che in lui rivive qualcuno che si sta purificando per rendersi dégno della salvezza {fa il suo purgatorio in terra indiana). Padre Emilio a Bombay era ospite della Ca- sa Salesiana fondata da Don Aurelio Maschio . Al suo ritorno in Italia riceveva continui te- stimonianze di ammirazione con espressioni di affetto: Caro don Emilio, grazie per il breve pe- riodo di tempo passato con noi. Tutti abbiamo go- duto con Lei. Riterni presto, sara sempre deside- rato ( omissis)' firmato don Aurelio Ed ancora: Ca- rissimo don Emilio, grazie per tutto il bene che ci ha fatto durante la sua _permanenza. Grazie dell’offerta che ci ha dato come ,segno suo e di tutti i cari amici. .E’ stata destinata ad aiutare e 10 guarire i moribondi, i lebbrosi, gli affamati (omissis), Don Aurelio. re a / : “dd Pucdee Lalte a coluzione con Padre Aurelio La Sua attivita presso Istituto d’arte, me- riterebbe un capitolo a parte: Egli, amava ripete- re, con precisa incisivita, che Istituto, oltre ad avere un fine (non si stancava mai di esprimermi la riconoscenza per averlo fondato) costituiva principalmente un mezzo delicatissimo della sua missione di sacerdote. ll Il Suo sacerdozio non comune, dotato di grande particolarita, derivava dalla ferma convin- zione che la coscienza religiosa si forma, con equidistanza e con un chiaro itinerario da per- correre nella realta della vita. Cosi Egli vedeva la sua appartenenza al Collegio docenti delf'Istituto I gruppo di Esploratori del CASERTA I? ; col loro Assistente Padre Emilio | 12 Non era l'uomo che aggrediva ma, nei vari incontri o consigli dell’Istituto, con la bonta che lo distingueva, era sempre con fermezza dalla parte degli allievi. Ogni manchevolezza del giova- ne, la pid imperdonabile, cela un risvolto che va scoperto e rimosso. Il termine punizione non esi- steva nel suo vocabolario. Il Vangelo del bussate e vi sara aperto co- stituiva per Lui la principale massima di vita. Potevi non incontralo per mesi, ma quando avevi bisogno di lui, te lo trovavi sempre vicino, al momento, ed era come se I’avessi lasciato il giorno prima. Aveva fatto voto di poverta, ma quando si rendeva conto che il rendimento ed il futuro di qualcuno veniva condizionato dalle ristrettezze finanziarie, invidiava la ricchezza, da lui intesa, owiamente, come mezzo di redistribuzione per il raggiungimento di quiete e di appagamento ; dell'indispensabile fabbisogno personale. Non voglio qui elencare i tanti interventi effettuati in favore dei giovani ma, in una sola espressione, va evidenziato il suo apporto lungi- mirante di raccordo tra le esigenze dei singoli e la societa. Sempre alla ricerca di nuove iniziative che avessero la possibilita di approdare alla libera- zione economica dei suoi parrocchiani, elaboré il -_o aa he 13 progetto - che realizzé puntualmente in Pozzo- vetere - della Fiera dell’Asparago di montagna. Me ne parlé, con tutto l’entusiasmo della sua Jintelligenza intuitiva e con dettagliate va- lutazioni. Conosceva tutto sull’asparago, come doveva essere raccolto, come andava conservato, le proprieta organolettiche, le ricette per la cuci- na, Le montagne circostanti, affermava, sono ticche di questo prodotto alimentare che cresce spontaneo. Si potrebbe creare un centro di rac- colta, una cooperativa, per la conservazione e la commercializzazioné con possibilita di lavoro permanente. Gruppe in costume ot Poszavetore | problemi del lavoro erano, nella sua natu- ra, quasi una seconda vocazione. Considerava riduttivo essere considerato solo ii Cappellano. Lo animava una sensibilita straordinaria di partecipazione alle discussioni sulla programma- zione economica, sulla qualificazione professio- nale, sulla prevenzione e sicurezza del lavoro, ri- velando nel comportamento ¢ nei contributi di idee, sapiente attitudine alla mediazione. Padre Emilio é stato ricordato con una Santa Messa promossa dalla Direzione dell'Istituto d’arte di S. Leucio, nella storica Chiesa di §. Maria di Montevergine di Caserta. Nel pieghevole distribuito era scritto: Passando all’altra vita, lascia il segno indele- bile della testimonianza del Vangelo di Cristo in convento, nella scuola, per strada, in noi il vivo rimpianto della sua amicizia Ci conforta la certezza della sua paterna in- visibile presenza mentre siamo raccolti in, preghie- ra Invisibile perché non colloquiava, ma Ja sua espressione ,perfetta, era li, ai piedi dellaltare . Era stato sistemato un Suo busto, opera del Maestro Andrea Martone, (gid alunno e docente dell’Istituto) che col suo talento, ha saputo tra- mandarci il volto di un frate umile, soave, genero- ‘So. £ | | 15 Questo busto rappresenta ora un patrimo- nio ideale non pué andare disperso . Ecco per- ché va elogiata la decisione dell’autore di donare il busto all Istituto d’arte. Questa immagine, che costituisce il com- pendio di una intensa ed esemplare lezione di tenacia, di coerenza morale, deve suscitare in noi tutti, ma principalmente nei giovani, echi di emulazione.

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