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Dal catalogo Massimo Ammaniti, Vittorio Gallese La nascita dell’ intersoggettivita Lo sviluppo del sé tra psicodinamica e neurobiologia Horst Bredckamp Immagini che ci guardano Teoria dell'atto iconico Giacomo Rizzolatti, Corrado Sinigaglia So quel che fai T1cervello che agisce e i neuroni specchio Vittorio Gallese, Michele Guerra Lo schermo empatico Cinema e neuroscienze Raffaello Cortina Editore www.raffnellocortina.it ISBN 978-88.6030.776-7 ©2015 Raffaello Cortina Editore ‘Milano, via Rossini 4 Prima edizione: 2015 Stampato da Press Grafica SRL, Gravellona Toce (VB) per conto di Raffaello Cortina Editore Ristampe 0 12 3 4 °5 2015 2016 2017 2018 2019 INDICE Introduzione Ringraziamenti 1. Un nuovo modello di percezione: ln simulazione incarnata 2. Falsi movimenti e sguardi impossibili 3, Movimenti di macchina e cognizione motoria 4. Lo stacco ¢ l’'armonia 5. I volto e le mani 6, Nuove mediazioni, nuovi film, uturi esperimenti... Glossario: Bibliografia Indice dei nomi 2B o1 131 171 209 253 285 295 315 Lumer, Harry Malgrave, Anthony Marcel, Antonella Marchet- ti, Davide Massaro, Thomas Metzinger, Jonathan Miller, Akira Murata, Ugo Morelli, John Onians, Peppino Ortoleva, Jubani Pallasmaa, Jaak Panksepp, Francesco Patisi, Michael Pauen, Antonio Pennisi, Roberto Perpignani, Guglielmo Pescatore, Héctor Perez Lopez, Andrea Pinotti, Carl Plantinga, Vassi, lis Raos, Vasudevi Reddy, Giacomo Rizzolatti, Magali Rochat. Jelena Rosic, Beatrice Sbriscia Fioretti, Mariateresa Sestito, Corrado Sinigaglia, Patricia Silveirinha Castello Branco, Bar. ty Smith, Murray Smith, Tim Smith, Mark Solms, Daniel Stern, em 7 aia ae Colwyn Trevarthen, Manos ‘Tsakiris, Sebo Uithol, Alessandra Umilta, er, Si igel Dan Zale Seeit pa , Joe Walker, Sigrid Weigel, Gli esperimenti tc descritti nel terzo e quarto capitolo so- no stati finanziati dal grant europeo TEsIs e dalla Chiesi Foun. dation di Parma Nota. Ogi pagina di questo libro & stata pensat ediscussa da emtrambi ragrafi del capitolo 1, i secondo paragrafo del eapitolo 2, il quarto paragea ford capitol 3 e4, secondo il terao parapraf de eapitole eilaceendo parageafo del capitolo 6. Michele Guetta ha scritto il decimo paragealo del capitolo |i primo, il terz0 ei quarto paragrafo del eapitolo2,t primi te pa ragrafidei capitol 3 e4,i primo, il quart e il uinto paragrafo lel capitlo Sil primo, il terz9, il quarto il quinto paragrafo del capitoo 6, 22 1 UN NUOVO MODELLO. DI PERCEZIONE: LA SIMULAZIONE INCARNATA CINEMA, CERVELLO ED EMPATIA Il cinema riesce a coinvolgerci al punto da farci empatizzare non solo con le vicende e le esperienze di altri esseri umani, ma perfino con quelle di un animale, come un asino. Nel capolavoro di Robert Bresson Au hasard Balthazar (1966), assistiamo alle vi- cende della triste vita dellasino Balthazar, ein parallelo seguia- mo l’esistenza della sua prima e unica affezionata amica, Marie, La vita di entrambi si intreccia pitt volte in una progressiva ca- duta in un mondo umano fatto di violenza, soprusi ¢ umiliazio- ne. Bresson, con mezzi stilistici minimalisti, ci coinvolge nelle vicende “umane” di Balthazar e Marie focalizzandosi spesso su dettagli, come mani che toccano, accarezzano ¢ percuotono cor piecriniere (figura 1.1), In questo modo vediamo il mondo di Balthazat anche attraverso gli occhi ele esperienze di Balthazar. Questo @ uno degli aspetti pitt affascinanti del cinema, che fa di esso un’arte umana per vocazione. Attraverso il modo pat 23 tivolare di raccontare una storia utilizzando immagini in movi- ‘mento, il regista riesce non solo a coinvolgerci nella storia, ma addirittura a cambiare la nostra visione del mondo. Dopo aver visto i film di Bresson, il modo in cui pensiamo a un animale, leriflessioni e i sentimenti che vi associamo, il nostro modo di rapportarci con un asino in carne ¢ ossa nella vita reale, insom- matutte le nostre possibilirelazioni con quel mondo, saranno verosimilmente molto diverse rispetto a prima, Come & possi- bile che tutto cid avvenga? Da dove nasce e di cosa é fatto il coinvolgimento non solo emozionale che cilega alle figure che si muovono sullo schermo? Secondo la tesi che svilupperemo in questo libro, la simula- zione incamata (embodied simulation), un meccanismo funzio nale di base del nostro cervello grazie al quale riusiamo parte delle sisorse neurali che normalmente utilizziamo per intera ize col mondo, modellando i rapporti e le relazioni che con esso stabiliamo, mettendole al servizio della sua percezione ¢ immaginazione, fornisce un contributo importante a una teoria deVintersoggettivita e, in quanto tale, anche a una teorie della ricezione del film. Comprendiamo il senso di molti dei com- portamenti e delle esperienze altrui grazie al riuso degli stessi circuiti neurali su cui si fonclano le nostre esperienze agentive, emozionali e sensoriali in prima persona,’ Riutilizziamo i nostri stacio processi mentali, rappresentati in un formato corporeo, per attribuirli funzionalmente agli altri. La simulazione incar. nata fornisce un quadro integrato e neurobiologicamente plau sibile di questa varieta di fenomeni intersoggettivi.? Lluso di questo modello come chiave di lettura ¢ interpre- tazione della ricezione del film deriva dalla convinzione, am- piamente condivisa, che il nostro approccio alla vita reale co- sicome al film si fondi su meccanismi percettivi e sottostanti meccanismi neutofisiologici in gran parte simili, La teoria del |a simulazione incarnata fonda empiricamente un nuovo mo- 1. Per una discussione della nozione di riuso neurale, vedi Gallese | 2014); Anderson (2010). : * Galles (2008 2. Gallese (2003, 2005, 2011); G lese, Sinigaglia (201 1a), 24 dlello di percezione che pud essere applicato a molti aspetti lel funzionamento del film e della sua ricezione da parte degli spettatori. Un ulteriore punto di forza della nostra tesi consi- ste nell'essere applicabile anche a modalita di ricezione del film sion necessariamente riducibili a una mera ricezione empatica. Secondb il regista Michael Haneke cid che qualifica opera antistica di Bresson come specificamente filmica ¢ Poperazio- ne-veriti da lui condotta attraverso la sistematica ambiguit’ lle situazioni delle storie proposte e del modo in cui ven- ono narrate per immagini,’ Secondo Haneke, il ruolo dello spettatore non pud piii essere solo empatico-recettivo, come cra storicamente quello legato alla fruizione del cinema clas- sico e com’é ancora per la gran parte del cosiddetto cinema mainstream. La narrazione per immagini di Bresson (e in fon- «lo, anche se in modo diverso, quella di Haneke) &, infatti, sot- todeterminata, ambigua ¢ aperta, eppure capace di garantire tuna totale aderenza tra forma e contenuto. Sono queste carat- tetistiche che secondo Haneke fanno di quelle immagini co- se “reali”. Lo spettatore deve cosi ingaggiare un vero corpo a corpo, non solo metaforico, con la situazione narrata, facen- «lo ticorso alle proprie memorie e ai propri consolidati modi direlazione con le cose e con gli altri, perché, come nella vita reale, non si sa come andri a finire. Verosimilmente questa modalita proiettiva di relazione non é limitata alla comprensione della realta narrativa del mondo di finzione. Grazie alla messa in campo della sensibilita e compe- tenza relazionale di ogni individuo, cioé della singola identita storia personale, questa particolare modalita di relazione con: corre a costruire il senso che noi attribuiamo al mondo, contri- buendo all’elaborazione dei nostri oggetti mentali. La simula- zione incarnata pud “registrare” nelle nostre memorie implicite come le contingenze storiche modificano il nostro piano e stile di telazione col mondo. In questo senso, la simulazione incar- hata che si attiva quando osserviamo l’agire altrui, quando ne consideriamo le conseguenze 0 quando immaginiamo di agire, 3. Haneke (2010, pp. 565-574), 25 vedere o sentire, attualizza la nostra identita personale nella mo- dalita dinamica della relazione. E contemporaneamente la trac- ¢ la mano che la crea. II nostro modello percid pud fornire una base coerente ¢ neurobiologicamente fondata a diverse mo- dalita con cui ci rapportiamo alla finzione narrativa del cinema. La scoperta dei neuroni specchio nel cervello del macaco,* ela successiva scoperta di meccanismi di rispecchiamento nel cervello umano, di cui parleremo diffusamente nei paragrafi successivi, ha mostrato il fondamento neurobiologico di una modalita diretta di accesso al significato dei comportamenti ¢ delle esperienze altrui. Tale accesso diretto prescinde dall’at- tribuzione esplicita di atteggiamenti proposizionali come de- sideri, credenze e intenzioni, tipici della nozione standard di intersoggettivita proposta dal cognitivismo classico. L'intersog- gettivita non si risolve interamente nei meccanismi linguistico- inferenziali della cosiddetta “Teoria della Mente”. La scoperta dei neuroni specchio ha inoltre reso possibile derivare la soggettivita dal intersoggettivita al livello di de- scrizione sub-personale, cio a un livello di descrizione che non attiene all'individuo nella sua totalita olistica ma a una sua componente, il sistema cervello-corpo, Detto in altri termini, il meccanismo di rispecchiamento sostanzia a livello sub-per- sonale la dimensione intersoggettiva della nostra soggettivit’, fornendoci cosi una nuova dimensione conoscitiva che ci aiuta a definire la nostra natura. Ma quale tipo di intersoggettivita ci suggeriscono i neuroni specchio? Essi ci consegnano una nuova nozione di intersoggettivita, connotata principalmente come intercorporeita. Vedremo come il sistema motorio, insieme alle sue connessioni alle aree corti- cali viscero-motorie e sensoriali, strutturi non solo l’esecuzione dell’azione ma anche la sua percezione, cosi come l’imitazione dell’azione e la sua immaginazione. Quando Pazione é eseguita © imitata, si attiva la via cortico-spinale, inducendo il movimen- to. Quando Pazione osservata o immaginata, la sua esecuzio- 4.Di Pellegrino et al. (1992); Gallese etal. (1996); Rizzolatti etal. (1996). 5. Vedi Galles et al (2004); Rizzolatti, Sinigaglia (2006). 26 nie e inibita, In questo caso, si attivano i citcuiti corticali moto- ri anche se non in tutte le loro componenti e non con la stessa inlensiti: Pazione quindi non viene prodotta, benst simulata. 1. presenza del meccanismo di rispecchiamento sia nei cer- velli animali (uccelli e primati non umani) sia in quello uma- tno apre un nuovo scenario evoluzionistico che riconosce la “ caygnizione motoria” come elemento cardine per la comparsa lellintersoggettivita umana.* Per capire gli scopi ele intenzio- tii mototie degli altrinon abbiamo necessariamente bisogno di nctarappresentarle in un formato linguistico. Il pitt delle volte tion attribuiamo esplicitamente intenzioni agli altri; semplice- mente, le comprendiamo. Quando assistiamo al comportamen- vw degli altri, possiamo coglierne direttamente molti contenuti intenzionali sensori-motori ed emozionali, senza avere la ne- cessiti di rappresentarli esplicitamente come tali attraverso il mezo linguistico, Da cid deriva una nuova concezione della percezione e della cognizione umana: Pintercorporeita diviene la fonte primaria, anche se non unica, di comprensione degli altri. La nostra tesi «che questi stessi meccanismi, allinterno della cornice (framm- ing) e delle indicizzazioni che contraddistinguono il nostro rap- porto con il mondo della finzione narrativa, fondino anche il nostro coinvolgimento con le storie narrate dal cinema. Vedremo anche come l'azione ovviamente non esaurisca il ricco ventaglio di esperienze coinvolte nelle relazioni inter- personali, incluse quelle che riguardano i personaggi di un film. Ogni relazione interpersonale implica, infatti, la con- divisione di una molteplicita di stati quali, per esempio, le- sperienza di emozioni e sensazioni, sottesi da parallele rispo- ste provenienti dall'interno del nostro corpo, descritte come “enterocezione” ? Oggi sappiamo che alcune delle regioni cere- 6, Gallese (2000); Gallese etal. (2009) 7. In questo libro non potsemo concedere alla cosiddetta “affective neu roscience” lo spazio che merita,IIsuo contributo ci ha fatto comprendere che «4 ogni percezione del mondo corrisponde un‘esperienza edonico/affettiva ‘che condiziona le nostre valutazioni, anche quelle apparentemente “oggetti- ve" c razional, Guardiamo sempre il mondo da una prospettiva soggettiva, 27 brali coinvolte nell esperienza soggettiva di sensazioni come il ta:to 0 il dolore e di emozioni come il disgusto o la paura sono attive anche quando tali sensazioni ed emozioni sono ricono- sciute negli altri, Ne segue che una molteplicita di meccanismi di rispecchiamento” sono presenti nel nostro cervello. Secon- do la nostra ipotesi, grazie alla creazione di una “consonanza intenzionale”,” questi meccanismi ci consentono di ticonoscere ali altri come nostri simili e verosimilmente rendono possibile ur primo livello di comunicazione interpersonale non lingui stica e di comprensione implicita degli altri Cid ovviamente non significa che grazie ai meccanismi di rispecchiamento e simulazione siamo in grado di comprende- re gli altti sout court 0 che i loro pensieri ci siano trasparenti. Significa che le azioni e le esperienze altrui non ci sono aliene poiché ne condividiamo la natura corporea e il sottostante for- mato rappresentazionale corporeo a livello neurale. Significa che abbiamo un accesso dall'interno agi altri che, pur non in- taccandone l'alterita, ci permette entro certilimiti di compren- derli, Intersoggettivita significa saper coniugare la dimensione dell’alteritA a quella dellidentita. II nostro rapporto con la fin- 2ionecinemarogratica &caratterizzao dal! ativazione di melt di questi stessi meccanismi Larchitettura funzionale della simulazione incarnata sem- bra costituire una caratteristica di base del funzionamento del nostro cervello, fortemente implicata nella nostra capaciti di Lasoggettiviti non esclusivamente riconducibile alla formulazione explicita ci un giudizio. Soggettivita significa, prima di tutto, vedere il mondo da una prespettiva situata nel tempo e nello spazio, costituita dalle potenzalita mo. toriecorporee, e sempre condizionata dal rapporto col mondo, cio® curate rizzata da un'esperienza di un certo colore emotivo, pio meno appagante, ce accompagnata da varibili condizioni interne del corpo, come frequenza carliaca ¢ respiratoria, pression arteriosa isposta ormonale ecc. Grazie al corpo, interno ed esterno, soggetto c oggetto non sono altro che descrizioni vverbali di aspetti correlativi di un costrutto di base: la relazione intenziona le, Su questi tem il lertore pud fare riferimento ai seguenti test fondamen tali, non sempre in accordo tra loro. Damasio (1994, 1999, 2010); Dama sio, Carvalho (2013, pp. 143-152); Panksepp (1998, 2012); Solms, Pankscpp (2012, pp. 147-175); Craig (2002, pp. 500-505); Tsakiris (2010, pp. 703-712), 8. Gallese (2006). 28 cempatia, H] tema dell'empatia richiederebbe da solo un intero volume.’ Molto brevemente, ci limitiamo qui a osservare che lu nozione di empatia venne introdotta in Germania nella se- cond metii del xix secolo nell’ambito di un dibattito che con- cemeva proprio lestetica. Nel 1873 il filosofo tedesco Robert Vischer pubblicd un volume intitolato Sul sentimento ottico della forma. In quest’opera egli distinse il mero processo per- ceitive del vedere da quello pragmaticamente attivo del guar- shure, La fruizione estetica delle immagini, in generale, ¢ dell’o- peri darte, in particolare, implica un coinvolgimento empatico «he si configurerebbe in una serie di reazioni fisiche nel corpo «lel osservatore. Losservazione di forme particolatri suscitereb- lhe emozioni reattive, a seconda della loro conformit’ al dise- ino calla funzione dei muscoli corporei, La forma simbolica, lung dall’essere pura in quanto kantianamente trascendentale, «leriva la sta natura in prima istanza dal suo contenuto antro- pomorfo. Stando sempre a Vischer, @ attraverso la proiezione tvonsapevole dell'immagine del proprio corpo che chi osserva tiescea stabilire una relazione estetica tra sé ¢ immagine. Al- uni anni pit tardi questa stessa logica dell Einfidblung, grazie a Theodor Lipps, venne trasferita al dominio della psicologia delle relazioni interpersonali, esercitando poi una notevole in- thictvza anche su Freud. opera di Vischer ebbe un forte impatto anche su altre due importanti figure: lo scultore Adolf von Hildebrand e lo stori- cw dellarte Aby Warburg. Hildebrand pubblicd nel 1893 un lilo dal titolo II problema della forma nell arte iguratioa, dove sostenne che la percezione della spazialita del?immagine é il risultato di un processo costruttivo sensori-motorio, Secondo Hildebrand, lo spazio non costituirebbe un a priori dell’espe- rienza, come suggerito da Kant, ma ne sarebbe un prodotto In quel libro Hildebrand afferm® che la realt’ dell'immagine artistica risiede nella sua natura effettuale, concepita duplice- 9. Unottimo punto di partenza per illettore interessato ad approfondire «| concetto di empatia, la sua storia ei suoi possibili ambiti di applicazione& Pinotti (2011). Vedi anche Coplan, Goldie 2011), 29 mente sia come risultato delle cause che I’hanno prodotta sia come effetto che provoca in chi la osserva. Secondo la stessa logica “costruttivista”, il valore di un’opera d’arte consistereb- bye nella capaciti di stabilire un rapporto tra la progettualitain- tenzionale dell'artistae la ricostruzione di tale progettualita da parte del fruitore. In questo modo si stabilisce una relazione dliretta tra creazione e fruizione artistica. Conoscere l'immagi- ‘ne equivale, secondo Hildebrand, a conoscere il processo che la realizza. Ancora pid in linea con la nostra proposta @ l’idea di Hildebrand secondo cui esperienza delle immagini osser- ie sarebbe fondamentalmente connotata in termini mototi ‘Come ha scritto Andrea Pinotti nella ricchissima presentazione all'edizione italiana dell opera di Hildebrand, per Hildebrand tutto comincia con i movimenti delle mani e degli occhi; ciot quando il corpo si protende verso la costru vione dello spazio.[...] Il movimento é cid che permette Par. ticolazione del senso, @ cid che permette di connettere gli el. menti disponibili nello spazio, & cid che permette di formare Voggetto, @ cid che permette la rappresentazione e la raffigu razione. (,..] Per questo Popera d’arte contiene sempre le in- dicazioni della mobilita, perché essa stessa & un suo prodotto cenello stesso tempo chiede al fruitore di mettere in movimen to la propria attivita percettiva che gli consente di scomporre/ ricomporre ’immagine."* Un acuto lettore di Hildebrand fu un personaggio a cui la efinizione di storico dell'arte va decisamente stretta," Aby ‘Warburg, figura di grandissima attualita (per molti versi ancora da studiare in vari aspetti) anche alla luce di quanto cerchiamo di dire qui. Lettore onnivoro, Warburg spaziava da Darwin ai fisiologi suoi contemporanei come Helmholtz, Hering ¢ Se- mon, era indifferente alle barriere disciplinari che purtroppo ancora oggi spesso impediscono un dialogo tra scienze della vi twescienze umane. Warburg concepiva la storia dell’arte come tuno strumento per chiatire la psicologia storica dell’espressio- 10, Pinotti 2001, pp. 15-16) 11, Vedi Severi (2004); Gallese (2012) 30 ne umana, ed era convinto che bisognasse estendere le frontie- re metodologiche dello studio delParte cosi da mettere la storia dlelParte stessa al servizio “di una psicologia dell'espressione tumana che & ancora da scrivere”."* I: difficile immaginate l’elaborazione del concetto di Pathos- Jormel (formula del pathos) a prescindere dall’attenta lettu- che Warburg dedicd al libro di Darwin, Lespressione delle emotioni nell'uomo e negli animali, durante il suo soggiorno di studio a Firenze. Nel libro di Darwin, Warburg non trové la riproposizione di una rigida tassonomia delle espressioni fisio ynomiche, ma il ruolo del sistema nervoso centrale nel dirige- re 'esecuzione inconsapevole di gesti corporei esprimenti una «lata emozione. Vi trovd anche il ruolo delle pratiche abituali «li associare una data espressione corporea a un dato stato emo- vionale, nonostante 'apparente inutilita biologica di tale asso- ciazione, Infine, grazie a Darwin, Warburg scopri la necesita biologica dell’espressione corporea delle emozioni, trasmessa sotto forma di memoria non conscia La nozione d'impronta (Prégeg) fu usata da Warburg per caratterizzare la sopravvivenza nella storia dell’arte di partico- lari gesti e posture corporee. I panneggi, i movimenti corporei, lc chiome mosse dal vento che carattcrizzano le figure di Bot ticelli non sono solo ed esclusivamente il risultato della consa- pevole riproduzione mimetica dei modeli classici, ma sono pit significativamente la prova della sopravvivenza delle impronte dell espressione umana (Ausdrucksprigungen). Warburg, i fatti, sempre deciso a varcare i confini che separano discipline diverse, concepiva la storia dell’arte come un mezzo per fare luce sul potere di espressione tipicamente umano, Cosi facen do, estese in modo del tutto nuovo le frontiere metodologiche dello studio dell’arte, aprendo la storia delParte ai contributi dlllascienza, Anche sotto questo profilo il pensiero di Warburg, andrebbe oggi attentamente rivalutato, Un ulteriore importante contributo di Warburg consiste nel- la nozione di Nachleben, cio’ la sopravvivenza della memoria 12, Citato in Severi (2004), 31 inconscia individuale e collettiva delle immagini e dei simbo- li, Un concetto dalle forti assonanze e implicazioni psicoana- litiche, Anche in questo caso Warburg fu profondamente in- flucnzato dal lavoro e dal pensiero di due scienziati tedeschi a lui contemporanei, il fisiologo Ewald Hering (1834-1918) elo zoologo ¢ biologo evoluzionista Richard Semon (1859-1918). Da Hering, Warburg trasse la nozione di memoria come fun- zione gencrale della materia organizzata: la memoria include anche Vattivazione involontaria di immagini, sensazioni e pra- tiche. Secondo Hering il sistema netvoso centrale di ogni or- nanismo mantiene traccia delle proprie esperienze passate, che vengono poi trasferite alla progenie, prefigurando temi e aspet- ti oggi discussi dal! epigenetica. Gli aspetti involontari e non consci della memoria descritti da Hering furono cruciali per la prospettiva warburghiana sulla storia dell’arte e sul rappor- to tre Antichita, Medioevo ¢ Rinascimento. Warburg applicd alla cultura la prospettiva olistica e neurofisiologica applicata la Hering alla biologia Dall'opera di Semon, invece, Warburg trasse le nozioni di mneme e di engramma. Secondo Semon il concetto di mneme colta degli organismi di ticordare le proprie espe- rienze attraverso eli stimoli incontrati nel proprio ambiente. In questo modo, passato e presente risultano neurobiologicamente i. Semon introdusse anche il concetto diengramma, con cui si riferiva alla traccia materiale inscritta in memoria da una varieti di fenomeni fisici e psicologici. Warburg utilizz6 il con cetto di engramma di Semon per fornire una descrizione enet- getica delle immagini, spesso intese come “dinamogrammi”, cioé come segni energetici. Immagini artistiche come quelle che raffigarano le posture del corpo e dei piedi di ninfe, 0 come i serpenti del gruppo marmoreo del Laocoonte, costituiscono simboli dinamici che in virtd dell’energia accumulata occupano la memoria collettiva umana. Con una significativa sovrappo- sizione di interessi con i contemporanei studi cronografici del movimento condotti al Collége de France di Parigi da Etienne- Jules Marey, uno dei pionieri del cinema, Warburg concepi la figura umana come epifania energetica attualizzata in un corpo. 32 7 cognitive possano oggi for ssivité umana e Crediamo che le neurosci nite un valido conteibuto allo studio dell'espi ; dlella sua esperienza estetica, nella misura in cui sappiano fare tesoro delle riflessioni e dei contributi che vengono da figure come Hildebrand e Warburg," rinunciando a un approccio che uppiattisce creazione artistica e fruizione estetica sul problema «lella loro localizzazione nel cervello umano. Indagando lim- jnescindibile ruolo del corpo nell’espressione creativa e nella sua ricezione, le neuroscienze cognitive hanno oggi la concreta pposibilita di rivitalizzare questa feconda tradizione di pensiero, per troppi anni oscurata dalla totalitaria concezione univoca mente astratta della natura e dell'intelligenza umane sostenuta «lal cognitivismo classico. Una nozione che appare ogni giorno «lipid insostenibile alla luce di quanto andiamo scoprendo, gra- Ile neuroscienze, interrogando il sistema cervello-corpo. Parlare di cognizione incarnata (embodied cognition) signifi- caaflermare che parti corporee, azioni o, pid in generale, rap- presentazioni corporee svolgono un ruolo determinante nei jprocessi cognitivi. Stati o processi mentali sono “embodied” nella misura in cui sono rappresentati in un formato corporeo, Uno stesso contenuto, per esempio un’azione o un’intenzione motoria, possono essere rappresentati in un formato corporeo « linguistico."* Non sappiamo se e quanto il formato di rap presentazione linguistico sia totalmente separato/separabile «hi quello corporeo. Numerosi dati empirici sembrano sugge- rire che non lo sia.” 13, Motivi di spazio ci impediscono di analizzare il contributo altrettanto importante dell 'antropologia filosofica allo studio dell'espressione creativa tina geste propostsono parcolamente evan ghsrt dl Vicor von Weizsacker ¢ la sua nozione di Gestaltkreis, secondo cui la reciprocita tra tuvimentoe perceronetuscelatemporia clasp delf cade |. relazione sensori-motoria viene cosi ae in on are in approfondimento, il lettore pud fare riferimento a Tedesco vin Goldman ha dato contributi importanti. Vedi Goldman, de Vignemont “nh: p.134 139) Goldman 200) 15. Nea, a questo proposito, Gallese, Lakoff (2005); Gallese (2008), Pul- vermiiller, Fadiga (2010); Glenberg, Gallese (2012). 33 U concetto di embodiment pud erroneamente far pensare a tuna mente che preesiste al corpo e successivamente se ne set. ve, abitandolo. In realta mente e corpo sono due livelli di de- scrizione di una stessa realti che manifesta proprieta diverse a seconda appunto del ivello di descrizione prescelto e del lin. suaggio impiegato per descriverla, Un pensiero o un'idea, ung percezione o un’immagine mentale non sono ovviamente né un muscolo né un neurone. Ma i loro contenuti sono inconce pibili a prescindere dalla nostra situata corporeita, Di fatto ci serviamo anche di forme di rappresentazione che utilizzano un formato non corporeo. Secondo molti lo facciamo, per esem. pio, ogni volta che ricorriamo al linguaggio. I tuttevia diffci, le immaginare come il formato rappresentazionale linguistico ossa essetsi sviluppato a prescindere dalla nostra corporeita, Possiamo apparentemente trascenderla con il linguaggio, ma numcrosi dati empirici suggeriscono che il legame con il corpo sia sempre presente, La simulazione incarnata coincide per molti aspetti con la nozione di empatia, ma non si esaurisce in essa. Come vedremo nel seguito di questo capitolo, la simulazione incarnata sotten dleanche aspettiimportanti della costruzione delle nostre map. e spaziali, condiziona la nostra relazione con gli oggetti ed & alla base delle nostre capacita immaginative. Tutti quest aspett che, nel prosieguo del volume, anche sulla scorta di quanto fin qui sostenuto, propotremo come rilevanti per spiegare il coin volgimento di fronte alla finzione cinematografica, non sono tubricabili come espressione di competenze empatiche. Con dividiamo in pieno Popinione di Gregory Currie riguardo la ‘maggiore inclusivita della nozione di simulazione (incarnata) rispetto a quella di empatia"* per fare luce da un punto di vista empirico sul nostro coinvolgimente di fronte alle opere di fin. zione ¢, in particolare, ai film, Lasimulazione incamata, secondo la nostra ipotesi, potreb- be costituire una fondamentale modalita di apertura al mon do, fornendo una “sponda genetica” ai diversi piani secondo 16, Currie (2011, pp. 82.98) 34 cui concepire la realta, unificando a livello corporeo le espe- tienze che facciamo dei molteplici mondi che popolano il no- siro mondo, inclusii mondi delle finzioni narrative, artistiche non, Prima di entrare nel vivo della trattazione dei dati em- pirici che sostengono la nostra tesi, crediamo sia importante soflermarci sul tema del rapporto tra corpo ¢ cervello e sulla specificita dell approccio neuroscientifico da noi qui proposto «questo problema. CORPO, CE! La seconda meta del xx secolo @ stata caratterizzata dal nrande progresso delle neuroscienze cognitive, reso possibi. leanche dalle teenologie di bain imaging recentemente si luppate, come la risonanza magnetica funzionale (fri), che hanno permesso lo studio non invasivo del cervello umano su Inasi nuove ; — Leneuroscienize hanno iniziato a investigate temi come! in- tersoggettivita i sé 'empatia, il decision-making, Vetica, Ve stetica, l'economia, e altri ambiti ancora di studio. Cid ha su- scitato e continua a suscitare interrogativi circa la liceita e/o lu capacita delle neuroscienze di gettare nuova luce su aspett caratteristici della soggettivita umana quali l'art, la creativi- 1, Pestetica, la politica ¢, in ultima istanza, sui tratti distintivi «ella natura umana, ; Ma cosa sono le neuroscienze cognitive? Sono soprattutto tin approccio metodologico, i cui risultati sono fortemente in ‘Iuenzati dagli assunti della cornice teorica di riferimento. Stu- iar i singoli neutoni e/o il cervello non prefigura le domande che questo approccio scientifico alla comprensione dell’ uomo pu rivolgere, e ancor meno le risposte. 4 In questa parte del capitol vogltamo presentare in mod critico e succinto gli attuali metodi d’indagine principali delle 17. Freedberg, Gallese (2007); Wojcichowski, Gallese (2011); Gallese, Guerra (2012, 2013a, 2013). 35 hneuroscienze cognitive, mettendone in luce i punti di forza cost come le debolezze. Proporremo poi un approccio alternativo, specificandone i vantaggi, sia dal punto di vista metodologi- co sia da quello dei risultati che tale approccio pud garantire 11 nostro punto di partenza é questo: lo studio del cervello, se disgiunto dall’analisi dello stretto rapporto d’'interdipendenza tra cervello, corpo e mondo, non é sufficiente per studiare la natura umana e, in particolare, per gettare nuova luce sul te- ma delPintersoggettivita e delle sue forme mediate, quali le. sperienza estetica delle immagini in movimento, caratteristica del guardare un film. 1! corpo rappresenta per noi la fonte principale della con- sapevolezza pre-tiflessiva di sé e degli altri ela radice e la base st cui si sviluppa ogni forma di cognizione esplicita e lingui- sticamente mediata degli oggetti stessi II corpo cosi concepi to prior’ ultimo, la sorgente non ulteriormente riducibile dellesperienza di noi stessi e del nostro rapporto col mondo. «lo ci riferiamo al corpo, lo facciamo concependolo in duplice veste e secondo due modalita, complementari e strettamente intrecciate: il corpo come Leib, cio il corpo vivo dlellespetienza che facciamo di noi stessi, degli altri e del mon. do, ¢ il corpo come Kérper, il corpo materiale, studiato dalla fisiologia, di cui il cervello, studiato dalle neuroscienze, & par- te integeante."* Per questo motivo, nel corso della nostra trat- tazione, quando parleremo di cervello ci riferiremo sempre al sistema cervello-corpo. Proponiamo che tale duplice natura del corpo e la sua gene si possano essere esaminate e meglio comprese partendo dal- Jo studio neurofisiologico delle sue componenti sub-personali senscri-motorie e affettive. La naturalizzazione dell'intersog- gettivita, incluse le sue forme mediate quali lesperienza del film, deve partire dalla decostruzione, o se si preferisce, natu- talizzazione e riconfigurazione dei concetti che normalmente impieghiamo per desctiverla, studiando letteralmente di co. 18, Troviamo utile a questo proposito adottare la distinzione originatia- mente proposta da Edmund Husserl (1931, p. 119) 36 aw sino fatti questi concetti ¢ da dove emergano, attraverso Findlagine e il livello di descrizione del sistema cervello-corpo inp delle neuroscienze. La decostruzione di taliconcett conligura cosi come indagine dei loro meccanismi costitutivi Mosireremo i risultati di ricerche neuroscientifiche che ricon- figurano i concetti di scopo, spazio, oggetto, azione, emozio- tne ¢ sensazione. La rivisitazione di questi concetti sulla base «lei meccanismi neurofisiologici che ne sottendono importan ssp e dimension ci permetter di formalare wn nuovo o- sll i percezione delle immagini, inclse quelle dei film, icome tale pereezione produc esperienze in chile guarda Un aspetto distintivo della nostra proposta consiste, inol tre, sel'abbracciare una prospettiva comparativa, Cid permette di inquadrare il tema della percezione delle immagini in un’ottica evoluzionistica che ne studia gli antecedenti non umani. Ovvia- inente, ed non significa negare 'indubbia differenza qualitat- vate quantitative che caratterizza intelligenza umana rispetto a lle lle alte specie animal Ladortone di na prospetiva comparativa é secondo noi vantaggiosa perché riduce grande- mente i rischi, di cui parleremo nel prossimo paragrafo, con- sejuenti al subordinarelo studio del cello aun predterm nato e specifico modell della mente umana ritenuto vali ee bri Un uteriore vantaggio lla prospttva comparativa da ws proposta consist nel poet atlizaresrument dindaine cmpiica molto pitt specifici ed efficaci, caratterizzati da una ingore rsoluzione spario temporal, che offrono la poss bilita di correlare Pattivita dei neuroni con diversi aspetti de comportamento ¢ della cognizione DAL COGNITIVISMO CLASSICO ALLA COGNIZIONE INCARNATA Vaste aree delle neuroscienze sono ancora oggi fortemen- te influenzate dal cognitivismo classic, da una parte, ¢ da al cuni aspetti teorici proposti dalla psicologia evoluzionistica dlallaltra. La scienza cognitiva classica @ portatrice di una vi- 37 sione solipsistica della mente, secondo cui la dimensione so- ciale dell’esistenza umana é solo l'arena dove si dispicga la razionaliti della mente astratta e disincarnata del singolo indi_ Viduo. Tradotto in termini pia espliciti, cid significa che le no. stre azioni, le nostre espressioni creative, le nostre sensazioni ed emozioni acquistano per noi un senso solo nella misura in cui divengono loggetto di una rappresentazione esplicita in termini linguistici. La ticezione e comprensione delle azioni, delle espressioni creative, delle sensazioni ed emozioni altrui, secondo questo modello, obbedirebbero alle stesse regole. La concezione della mente che ci restituisce la scienza cognitiva classica é quella di un sistema funzionale che manipola simbo. li astratti in conformiti a regole sintattiche formali, Partendo da queste premesse, le neuroscienze sono state e sono anco. ta in parte indotte a studiare il cervello andando alla ricerca di una supposta mappa uno-a-uno tra i concettiutilizzati per descrivere la mente umana, le sue funzioni e la loro supposta causa e origine neurale. Un secondo aspetto qualificante del cognitivismo classico che ha a lungo influenzato il programma di ricerca delle neu. roscienze riguarda il rapport tra azione, percezione e cogni zione. Secondo questo modello, criticato dalla filosofa Susan Hurley e da lei descritto ticorrendbo alla metafora del sandwich (figura 1.2)," azione e percezione sarcbbero due facolta distin. te, espressione di specific e altrettanto distinti circuiti cerebra- li, Azione e percezione sarebbero inoltte periferiche rispetto ai rocessi cognitivi, non a caso descritti nella metafora come par- te centrale del sandwich, Un terzo elemento caratterizza questo ‘modello: i flusso unidirezionale d informazioni che connette tebe percezione, cognizione e azione. Gli apparati sensoriali fornirebbero l'input pet una rappresentazione percettiva del mondo, caratterizzata dall'associazione delle singole modalita sensoriali operata dalle cosiddette “aree associative”. Tali aree associative sono state considerate di ordine gerarchicamente su periore alle azee sensoriali unimodali come le aree visive, soma: 19. Hurley (1998) 38 tosensoriali e acustiche, Sarebbero le aree associative a fornire snp orpine eternal appara cognitive, Quest kino, in seguito alle sue computazioni, influenzerebbe poi il mondo ‘ttraverso l'attivazione del sistema motorio e la produzione di movimenti e azioni. II sistema motorio é stato cosi concepito come un mero controllore di movimenti, privo di qualsiasi ruo- lo percettivo e del tutto perifericorispetto ai processi cognitiv Cid che facciamo ¢ cid che vediamo nella vita reale cosi come sullo schermo di un cinema, di una televisione o di un altro di- spositivo digitale, sarebbero prodotti distinti di un sistema co- xnitivo astratto di tipo computazionale. I! vecchio sogno ums no di tradurre il mondo in numeri, o addirittura il concepire il mondo come lespressione materiale di un preesistente modello iulcale simbolico/numetico, si riattualizza cosi in un approccio nncuroscientifico alla mente umana che non solo perde di vista ilTegame cervello-corpo, ma che si disinteressa anche della di- mensione esperienziale delPesistenza umana. Leesclusivo e qua. si morboso aggrapparsi al linguaggio per spiegare in cosa con. sista il nostro rapporto con il mondo reale ¢ con i mondi della finzione narrativa, a nostro parere ne preclude una migliore comprensione, perché spiega la relazione col mondo esclusiva- ente nei termini della formulazione ipo mente o prevalentem : tcsie dell’applicazione di deduzionie inferenze logiche. Anche se non costituisce un argomento scientfico, aggiungiamo che questo modello @ anche palesemente contraddetto da cid che ci suggerisce 'esperienza quotidiana. Figura 1.2 Modello del indwich sul rapporto tra percezione, azione cognitivismo classio. Vedremo come questo modello sia stato fortemente messo in crisi negli ultimi decenni dalle ricerche empiriche condotte inambito neuroscientifico. Secondo la psicologia evoluzionistica, invece, la mente uma- naconsisterebbe in una collezione di moduli cognitivi, ognuno dei quali sarebbe stato selezionato nel corso dell'evoluzione per il proprio valore adattivo. La metafora rilevante in questo caso & quella del coltello dell’ Esercito Svizzero (figura 1.3). Questo utilissimo strumento @ composto da una serie di differenti uten- sili, come lame, forbic, cacciavite, cavatappi, lime ecc., ognuno dei quali assolve a una specifica funcione. Similmente, la mente umana nel corso dell’evoluzione avrebbe acquisito una serie di moduli cognitivi, ogmuno dei quali sarebbe deputato a sostene- reuna particolare funzione cognitiva o mentale Figura 13. Metafora de! cotello del Esercito Svizzero sulla supposta ‘organizzazione module del cervello, sponenti di spicco di questa corrente di pensiero come John Tooby ¢ Leda Cosmides hanno sostenuto che il cervel- losatebbe un sistema fisico che funziona come un computer” Secondo Steven Pinker’ la nostra vita cognitiva sarebbe ricon. ducibile alla funzione di una serie di moduli, quali il modulo linguistico, il modulo per la Teoria della Mente ece. Basandosi su questa cornice teorica,” molti neuroscienziati 20. Tooby, Cosmides (1997). 21, Pinker (1994, 1997). 22, Peruna recente critica dl cognitivismo classicoe dela psicol tuzionisia, vedi Gllese 2014); Amant, Gallese 2014): Gales, Cue Cn , Gallese (2014); Gallese, Cuc- 40 tneplultim decenni si sono dati come obiettivo principale la localizzazione nel cervello umano dei summenzionati “modu- Neé derivato un approccio caratterizzato da una sorta di neo-frenologico riduzionismo ontologico, che reifica Tindividuo e le sue facolta mentali in una varieta di circuiti ¢ srce cetebrali, ognuno dei quali ipoteticamente caratterizzato ‘li una particolare funzione psicologica o cognitiva e da uno specifico valore adattativo Si deve aggitungere che questo tiduzionismo ontologico, che considera la mente dellindividuo alla stregua di una collezione ‘li moduli/circuiti cerebrali dominio-specifici a funzionamen- tw “incapsulato”, & anche viziato da un'eccessiva fiducia nelle tceniche di visualizzazione per immagini del? attivita cerebrale Wain imaging) come la tisonanza magnetica funzionale (fa), apesso concepite come unico metodo di indagine, La metodica ‘lelP faa studia solo indirettamente il funzionamento del cer- \ello, sulla base della correlazione tra lincremento del flusso Tanatyco cerebrale locale ela supposta maggiore attivita neurale, ‘lopgendo a lvello di descrizione lattivazione di singole are rebralio, al meglio, Pattivazione di circuiti che connettono are tcrepioni diverse del cervello. A peggiorare le cose contribuisce To seatso rapporto s . lezato ila distorsione eal rumore intrinseci a una misura cost indiretta “lcPattivita cerebrale. Per minimizzare questo problema si deve ricorrere alla misurazione di pitt soggetti sperimentali, di cui si ‘alcola il livello medio di attivazione durante i compiti oggetto dell’esperimento. Cid significa che un esperimento condotto con Pint richiede di calcolare Pattivita media del cervello di 15-20 soggetti differenti. In ognuno di questi cervelli la risolu- zione spaziale della metodica consente di stimare indirettamen: c Pattivita dei neuroni contenuti in un cubo (voxel) di pochi tnillimetti di lato, Nella migliore delle ipotesi sitiesce cos! a st ‘mate lattivita di non meno di qualche centinaio di migliaia di hheuroni, non potendo discriminare, oltretutto, se ka loro attivita sia di natura eccitatoria oppure inibitoria. Se guardiamo poi alla risoluzione temporale dell'Eut, le cose peggiorano ulteriormente: dal momento che la metodica Ui conitiv = egnale/rumore di questa metodic 4 misura la variazione del flusso ematico cerebrale locale, Pat riesce al massimo a discriminare l'attivita cerebrale per un tempo non inferiore a qualche secondo. I singoli potenziall azione, i segnali elettrici prodotti dai neuroni attivi e da essi utilizzati per “comunicare” tra di loro, durano invece meno di un millisecondo. Non vogliamo minimizzare i risultati im- portanti ottenuti da questa metodica. Aggiungiamo perd che i dati ottenuti da questi studi, come quelli che hanno chiatito lorganizzazione delle cortecce visive, il riconoscimento dei volti, i meceanismi delle memorie ecc. sono risultati tanto pid informativi ¢ attendibili quanto pitt sono stati ispirati e/o in- terpretati alla luce di risultati precedentemente ottenuti gra- vic alla registrazione di singoli neuroni in primati non umani o altti modelli animali. ‘Vuttavia, fortunatamente fiat non & la sola metodologia sperimentale utilizzabile per studiare il cervello. Possiamo utilizzare metodiche come l'elettroencefalografia (Exc) ad al- ta densita (con la quale abbiamo condotto gli esperimenti sul {ilm di cui parleremo nei capitoli successivi), o la magnetoen- cefalografia (MEG), la cui risoluzione temporale é nell’ordine «lei millisecondi, quindi molto prossima a quella propria del- Ja registrazione dei singoli neuroni. Possiamo utilizzare la Sti- molazione Magnetica Transcranica (ras) per studiare gli effetti dell eccitazione o della temporanea ¢ reversibile inattivazione di regioni corticali di pochi millimetri di diametro. Utilizzan- do lat in modalita ripetitiva per inattivare la corteccia, pos. siamo stabilire una relazione causale tra la funzionalita di una «lata regione cerebrale e una certa funzione esecutiva, percet tiva o cognitiva, In questo modo possiamo vagliare i risultati solo correlativi ottenuti con fri ¢ formulare ipotesi causali sul ruolo funzionale di aree ¢ circuiti cerebrali. Un’ulteriore possibilita di indagine & rappresentata dallo studio dei pazienti che hanno sofferto danni o lesioni cerebrali {Lo studio scientifico dei loro sintomi storicamente ha permes. soe continua a permettere di ipotizzare relazioni causali tra la sede delle lesioni ¢ le funzioni che le lesioni stesse intaccano, alterano 0 distruggono. 42 Latecnica indagine che tttavia cia perms di compe: 1 naan pores nella conoscenza delle funzioni cerebral flu registrazione dei singoli neuroni. Questa tecnica, su cu b lormate uno degli autori di questo libro, &impiegata preva Intemente in model animal, comeil topo, lato o la scim- tia, correlando Pattivita neurale con svariati aspetti del loro vomportamento, In un numero limitat dias, questa ena nny essere applicata anche allo stulio dei neuron del cervello inno, esclusivamente per motivi clinici, ma ottenendo risul- tnt utlanche pera scera dbase newrocapitiva, Lapplicazione di questa tecnica allo studio del cervello dei snacchi ha consentito di acctescere enormemente le nostteco- iwscenze sull'organizzazione de sistemi sensorial, del sistema tnatorio, dei meccanismi di memoria, ricompensa e deciione ‘Ancora pitt straordinario & che molte delle scoperte effettua- w nl cervello dei primati non umani grails registrazione disingoli neuron sono state poi confermate anche nell womo, ju uilizzando metodiche che “vedono” direttamente oindi- tettamente Pattivita coerente di un numero enormemente su- preriore di neuroni, La scoperta dei neuroni canonici dei neu- roni specchio costituisce da questo punto di vista un esempio para matico.” . ' a cio che qu proponiam rivendice la necesita di alfancare al bai imaging un’ analisi fenomenclogica detta- iliata dei processi percettivi, motori e cognitivi che esso vuole stadia ~cosa ancora pi ilevante —propone dinterpretar ne risa ala ce dei dice consepunt lesion! cerebral sudiati dalla neuropsicologia clinica, esulla base dello studio (lel'ativita di singoli neuroni in modelli animali come i primati non uma. Crediamo,insomma, che leneuroscienze univo- camente declnate come brain imaging perdano gran pane de loro potee euristic. Porte cuisiso che isuta uteriormen. te ridotto quando accompagnato dall'uso strumentale dei dati 23, Per un approfondimento su queste tematiche, vedi Gallese, Cuccio 2015). NA Ned Gellese (2001, 2003) 4B empitici per convalidare eric per convalidare un modelo preconcetto di ment di ata — quale quello disegnato dal copnitivisino classico considerato valido a priori so tity smo asitendo aun vere proprio cambiamen to di pare i . ‘od puraigma. Un nvov approcso nearosientc allo st dizione umana & possibile e si sibile e si sta progressiva. mente affermando: @ il co senision oil cosiddetto approccio della cogni : ella cognizione incarn: er 2 incarnate (embod cognition La nota propos ie in quell’ambito e, in pity, 1 p in pit, rivendica la necessita pienament in gu ambito in cessita di locale a rier suai spe esperien cali della nostra vi ta drelaione, cperando una sorta di “fenomenolosizzaione™ fe neurosea : dell neuroscienze cognitive Pant da un analis del ol cheil compo vivo rvs nella cositazone dela nostra espe ienza delle cose e degli altri, sian i sia nella vita real sia nel fen ali alt sia nel mondo dell izionenarratva, pd consentire uno studio empiico dela costiuzione della soggettivi dl itersopsttvit su si nove rset «quel fn qu ado dal cogntisme classico, coe senza eliminare gli aspett in pri , ali aspett in prima persona dell spetienza. Gid Francisco Vai ssibilita rela aveva intuito una possibilit speienea. G ‘ possibilita ie awito un petcorso canis in ques teion obiettivo & dimostrare come muovendo da una descrizione ° srencetfica sub personae della nosta relazione pragma afettiva col mondo si possatracciare un percorso d'ind ne fondato sulla dimer 2 agi- sione biologica e antro R ns ' ologica dell’es- sere um: che e it sereumano che ne defnisea le dstntve forme disoggetvia cintersoggettivit le conseguenti modalita expressive edi - cezione delle stesse espressioni creative e simboliche queso tema, vedi Lakoff, Johnson (1980, 1999); Lakoff 1Goldim oe __ 25. Per approfondire questo aspetto, vedi Sallese ( stra comprensione dell’ esperienza cosciente del ‘mondo ale (e del cinema pots progredireslo pti una “tianglasione tel ea ine fenomenologico, psicologico Bs fenomeneloic,picolgico e neural Smith, 2012p. 8) Vedi anche 27. Varela, Shear (1999) 44 Nel prossimo paragralo mostreremo come le neuroscienze ubbiano recentemente contribuito a modificare radicalmente ‘ nostri modelli di azione, percezione e cognizione, mettendo in crisi il modello a sandwich da cui siamo partiti LA COGNIZIONE MOTORIA: MOVIMENTI E SCOPI MOTORI I lobo frontale & stato a lungo considerato come diviso in tre parti la parte posteriore contiene larea motoria primaria (oggi detta F1), nota anche come area 4 di Brodmann, Davan- tia essa si trova un’atea premotoria, area 6 di Brodmann, ¢ pits avanti ancora troviamo il cosiddetto lobo prefrontale. Se- vondo questo modello, solo nella porzione prefrontale la pro- ceasazione ed claborazione dell’informazione avrebbe carat- tere cognitivo. TI quadro ogg é molto diverso (figura 14):area 6 come tale non esiste pit. Essa in realta include un mosaico di aree distin- te sia citoarchitettonicamente, nonché dal punto di vista della connettivita con altre aree cerebrali. Ognuna di queste regioni ‘lell?area 6, inclicate dallalettera F seguita da un numero progres sivo, intrattiene connessioni reciproche con regioni specifiche ‘Jel lobo parietale posteriore, del cervelletto, dei gangli della ba- se,e con aree differenti della porzione prefrontale del lobo fron- tale. Cosa ancora pitt importante, ognuna di queste are con- tiene neuroni caratterizzati da differenti proprict funzionali Partiamo da una domanda molto semplice: a cosa serve il sistema motorio? Per molti anni la risposta a questa doman ‘ia stata: per produrre movimenti. Oggi sappiamo che que- sta risposta & errata, o quantomeno parziale. Il sistema moto tio non produce solo movimenti ma atti motori e azioni, ciot movimenti dotati di uno scopo, come afferrare un oggetto, © sequenze di movimenti atte a conseguire uno scopo pitt dist Je, come afferrare un bicchiere e portarlo alla bocca per bere: Un movimento 2 una semplice dislocazione di parti corporee, come flettere o estendere le dita di una mano. Un atto motorio 45 Figura 14 Visioni lateral e mesial del cervel i rata stalapatelizzione Celanese eee La «lle arve cortical cingolate, con la loro principale organ ies 1a pate desta della figura mostra le aree tale postcriore,¢ orgniazarione somaoto- Lapa desta della ura corticalicollocate allinterno na one dicho de cleo fart Learee motoree paca ssiprocamen se sono indicate con gli stess simboli grafic. Le arce sicevono principalmente input dalle arce prefron ten ios, Abbrev insole arcutoinfgiors wet ;prioe;G solco centrale; ce, sleocingolat; n.d, conecca pre drolatrale, dors Fv conte prefrontale dowoaterale Pee evra laterae: solo lunat;, solo principale; Pos, solo paret-ocdl pital; st, solco temporale superiore. (Rizzolatti, Luppino, 2001-0 Eleeviee) 46 ousiste, nvece, nell atilizzare quegli stessi movimenti per con wepnire tino scopo motorio, per esempio, afferrare un oggetto, inanipolarlo, romperlo, posizionarlo, tenerlo ecc. Un contributo fondamentale a questo proposito é stato for- ito dalle ricerche intraprese da Giacomo Rizzolatti e dal suo uppo all'Universita di Parma a partire dai primi anni Ottan- tu del secolo scorso. Una serie di studi condotti sull’area pre~ tnotoria ventrale F5 del macaco ha dimostrato che i neuroni in tan contenuti non si attivano durante l’esecuzione di sempli- ci movimenti, ma di atti motori, Lo stesso neurone motorio si ntiva indipendentemente dal fatto che la scimmia afferri con lnmano destra, sinistra o addirittura con un effettore comple- tumente diverso come la bocca." Né muscoli né movimenti idlentificano il comune denominatore alla base dell’attivazione «li questi neuroni. Il comune denominatore é costituito dallo \vopo di quegli atti motori. I neuroni premotori, tradizional- mente considerati parte della via finale comune mediante cui Fayeente esegue movimenti in risposta a stimoli esterni 0 auto- nerati, si rivelano invece correlati con il pitt astratto livello li descrizione del movimento: il suo finalismo. La natura teleologica di questi neuroni motori, cio’ il loro exscie in relazione non con semplici movimenti, ma con atti {inalizzati al raggiungimento di uno scopo, é stata definitiva- mente dimostrata con un successivo esperimento (figura 1.5) I'gso ha tivelato come gli stessi neuroni motori dell’area F5 si attivino indipendentemente dal fatto che la scimmia afferri un “oggetto con una pinza normale, Ja cui chiusura attorno all’og eto @ determinata dalla chiusura delle dita della mano che |i usa, oppure utilizzando una pinza invettita, la cui chiusura attorno all oggetto & determinata dall’apertura delle dita della nano, I movimenti sono opposti, ma lo scopo é identico: affer rare 'oggetto. I neuroni premotori sono pit sensibili allo sco- po delPatto che ai singoli movimenti impiegati per conseguitlo. Questo dato & importante, perché apre la strada a una radicale riconcettualizzazione del sistema motorio in termini cognitivi, 28, Vedi Gallese (2000); Rizolati, Sinigaglia (2006) 47 Pinze invertite ce a ( wy y . | ‘) \ 8 © Pinzenormalé Pinze invertite Figura 15_A ¢ B:illustrazione schematica del paradigma sperimentale, Per ilerrarel'oggetto con le pinze normal (A) la scimmia deve chiudere le dita seflamano, entre pe aferarlo con ke pnzcinvertiteB) deve apie leita «Jeli mano. C:attivitd cli un neurone motorio registrato dal area F durante Vatferramento di un oggetto con le pinze normal sinstra) econ quelle inven. tie (desta). I singoli potenzialid'azione (spike) e il sottostante istogramma sono allineti con la ine della fase di chiusura dellafferramento con le pinze {asterisco), Sull'asse delle ascisse &indlicato i tempo, su quello delle ordinate Fintensiei della scarica del neurone, misurata in spike al secondo, Le teacce a di sotto di ogn istogramma mostrano la posizione delle dita della mano, swisurata in volt da potenziometri come distanza tra le valve della pica: la liscesa della traccia indica la chiusura della mano, la sua salita indica a twta dells mano. In enteambe le condlizion il neurone raggiunge il massimo dela sisposta al compimento del’ afferramento, indipendentemente dal mo Viento di chiusura o apertura della mano, 1A COGNIZIONE MOTORIA: AREA 14 FLO SPAZIO PERIPERSONALE La prima forma di simulazione incarnata di cui ci occupere- ino conceme il modo in cui il sistema cervello-corpo mappa lo spazio attorno al corpo, lo spazio peripersonale.” Questa ipotesi -londata su una serie di risultatiinizialmente ottenutiregistean- «lo le proprieta dei neuroni dell’area premotoria F4. Larea F4 sitrova immediatamente davanti all’area motoria primaria Fl e posteriormente all’atea F5 di cui parlavamo nel paragrafo pre- ccdlente. Molti dei neuroni di Fé controllano l'esecuzione di atti totori del braccio, come raggiungere un oggetto nello spazio xitorno all animale (detto spazio peripersonale), o del tronco ¢ «lel capo, come orientarsi verso tn oggetto nello stesso spazio peripersonale, per raggiungerlo o evitarlo, Il dato pit interes santeé che, oltre a essere dotati di queste proprieti motorie, la prande maggioranza dei neuroni di F4 risponde anche a stimoli sensoriali di natura tattle, visiva e acustica, Stimolitattli appli- catia patti corporee come il braccio o il capo, stimoli visivi che si avvicinano a essi, oppure stimoli acustici provenienti da re- rioni vicine a quelle stesse parti corporee determinano Pattiva- “tone dei neuroni che ne controllano il movimento (figura 1.6). Le proprieta visive sono esemplificate da campi recettivi tvidimensionali, limitati allo spazio peripersonale, in registro con i corrispondenti campi recettivi tattli. Lo stesso neurone che controlla Pazione di avvicinamento del braccio verso un ‘oggetto risponde anche a stimoli tattili applicati al braccio, a stimoli visivi mossi in prossimita del braccio stesso o a stimoli .custici provenienti da regioni a esso vicine. Seil braccio viene spostato, anche il campo recettivo visivo del neurone si sposta solidamente con esso, indipendentemente dalla posizione del- lo sguardo (figura 1.7). 29. Lo spazio peripersonale e quello extrapersonale sono concepiti come wrvioni di spazio rispettivamente a portata di mano o al di Ti di essa. Vedi Rizcolati etal (1997, pp. 190-191), 49 Us ely wi ay SY yet SS voce 8 ans Sy 3 (2 \ NS — wor Sears Figura 16 Campi recettivi somatosensorialie visivi di alcuni neuroni bi modal di F4, Le aree in grigio indicano i campi recettivi somatosensoriali, ‘entre t soli intorno alle varte parti del corpo deserivono i campi recettivi visivi. (Modificata da Fogass etal, 1996) In altre parole, questi campi recettivi visivi sono mappati se- condo un sistema di coordinate somatocentriche, cio? centrato sulle parti corporee e indipendente dalla posizione degli oc- chi, rimanendo ancorati al sottostante campo recettivo tattle. Lo studio delle proprieta di questi neuroni ha mostrato un clevato grado di congruenza tra la posizione spaziale verso la quale il braccio viene proiettato nel movimento di raggiungi- mento e la localizzazione del campo recettivo visivo La presenza di una risposta motoria e di risposte tattili, vi- sive e acustiche in uno stesso neurone suggerisce che il contat to, a visione o 'ascolto di uno stimolo in prossimita del corpo evochi la simulazione del movimento di raggiungimento, orien- tamento verso 0 evitamento dello stimolo stesso. Quello che 50 cm A ER fe we At Bt i i —>- igura 1.7 Neurone bimodale iF con campo recettivo visivo ancorato al corpo. Ogni pannello mostra (dal! alto verso l basso) i movimenti coculati orizzontalic vertical, Tescariche neurali durante le singole prove, Fistogramma di isposta (ascissa: tempo: ‘otdinata:spike/bin, ampiezza bin 20ms) la variazione nel tempo della distanza tra lo stimolo che siavvicina ela testa della scimmia, La parte discendente della curva indica il movimento dello stimolo verso la scimmia, quella ascendente il movimento dello stimolo in allontanamento dalla scimmia (ascssa: tempo in secondi; ordinata: distanza in centimetr). Il ampo recettivo tattle & localizeato nell'emifaccia di destra.T campo recettivo visivo & posto atrorno a quello tattle {(Modificata da Fogassi etal. 1996) qui ci preme sottolineare ¢ la priorita dello spazio motorio su quicllo visivo. La nostra tesi & che il vocabolario dei movimen- 1i di ruggiungimento e orientamento nello spazio si formi in conseguenza dei movimenti del braccio o del capo emessi per rajgiungere oppetti presenti nello spazio circostante, Si genera ccosi uno spazio motorio basato sul rafforzamento delle connes- sioni che portano al successo dell’azione. Su questo spazio mo- torio, presente anche in assenza di visione, si inserisce succes- sivamente e si modella l'informazione tattle, visiva e acustica, La siriulazione delle potenzialita motorie delle parti corporee crea uno spazio motorio che rappresenterebbe cosi la base, il costrutto @ priori—mototio — dello spazio attorno al corpo, che organizza, integra e da significato alle informazioni sensoria- li relative allo stesso corpo ¢ a cid che avviene intorno a esso. Anche in questo caso, ricerche successive hanno rivelato pro- prictdanaloghe nel cervello motorio dell’ uomo. Estato dimostra to che la parte ventrale della corteccia premotoria umana, simil mente ai neuroni del’area F4 del macaco, risponde agli stimoli tattiliapplicatial viso e agli stimoli visivie uditivi all’intemo dello spazio peripersonale che circonda il volto." Inoltre, l'inattivazio- ne temporanea prodotta dalla Tws ripetitiva della corteccia pre- motoria interferisce con I'elaborazione di stimoli multisensoriali entrolo spazio peripersonale che circonda la mano. Questi risul- tati dimostrano che il sistema motorio corticale mappa le poten- rialita motorie del corpo, cosi consentendo l'integrazione multi sensoviale di stimoli relativi al corpo e allo spazio intorno a esso. Come anticipato da Maurice Merleau-Ponty, “il mio corpo mi appare come un atteggiamento in vista di un certo compito attuake o possibile. E infatti la sua spazialita non @, come quel la degli oggetti esterni'o come quella delle ‘sensazioni spaziali’ una spazialita di posizione, ma una spazialita di situazione” 2" Lo spazio peripersonale é multisensoriale (cioé basato sull’integra. zione di informazioni visive, tattili, uditive e propriocettive), centrato sul corpo (obbedendo a un sistema di coordinate non 30. Bremmer et al. (2001). 31, Merleau-Ponty (1945, p. 153). 52 ancorate alla posizione del’ occhio, ma alle singole parti cor- pporce),¢ di natura motoria, Lo spazio peripersonale e la sua “stensione possono essere costituiti, ancora secondo Merleau- Ponty, come “la portata variabile delle nostre intenzioni o dei hnostri pesti?.” La spazialita delle vicende narrate dal film, no- hhostante la segregazione spaziale tra lo schermo e la posizione in sala degli spettatori, secondo la nostra tesi potrebbe essere cspetita e percettivamente compresa anche grazie alla simula- vione delle potenzialiti motorie dei personaggi sullo schermo alci movimenti dello sguardo della machina da presa che li riprende, Torneremo su questi temi nei prossimi capitoli. 1.A COGNIZIONE MOTORIA: I NEURONI CANONICI EGLI OGGETTI “A PORTATA DI MANO” Vediamo ora come la percezione degli oggetti, similmente 4 quella dello spazio peripersonale, fornisca un alezo esempio ‘li simulazione incarnata nel dominio dell’azione, non ascri- \ibile in senso stretto alla nozione di empatia, Molti studi di registrazione di singoli neuroni nel macaco hanno dimostrato «he popolazioni di neuroni nell'area premotoria F ¢ in quella parietale posteriore AIP a essa reciprocamente connessa si at tivano selettivamente sia durante Pafferramento di oggetti sia durante la loro semplice osservazione. Tali neuroni sono stati definiti “neuroni canonici".” Losservazione di un oggetto manipolabile recluta seletti- vamente gli stessi circuiti motori tipicamente attivi durante la pianificazione ed esecuzione di azioni dirette allo stesso ogget- to (figura 1.8). Laspetto pitt interessante dei neuroni canonici & costituito dal fatto che una considerevole percentuale di es mostra un’clevata congruenza fra la selettivita motoria per un particolare tipo di prensione (per esempio opponendo il pol- lice al dito indice per afferrare oggetti piccoli) ¢ la selettivita 2. idem, p. 199. 33 Jeannevod ea, (1995); Murat etal (1997, 2000; Raos etal (2006) Unniltd et al. (2007). 53 Alferramento oggetto | Fssazione oggetto Figura 1.8 Neurone canonico di F5, La parte superiore del Tint del neurone Crane oseesne el premone dl at og in ae luce. i ‘singole prove e gli istogrammi di risposta sono allineati eT in cuila le Pere un a ‘cl'oggetto diventa visibile. Si ne il neurone mostri una chiara selettivita per 'anello: dei due picchi a i il rimo é: -determinato dalla visione dell'anello, il secondo. ‘al a iment di prensione, La risposta visiva per I’ancllo é presente anche nella “ See ern in cuila ae fissa ’anello senza doverlo andare a {Xiaowei espe del eure una stundone seme (Modicuda Muran eta 93) sve sateunpandne mins ~visiva" dimostrata per oggetti di piccole dimensioni che, seb- ene differenti per la forma (per esempio, cubo, cone esfera), tuttavia, per essere afferrati, richiedono egualmente lo stesso tipo di prensione, controllata dagli stessi neuroni. Queste ri sposte “visive” non preparano né preludono ad alcuna azione verso gli opgetti che la scimmia si limita a osservare, Successi- Vi studi di brain imaging condotti sull’vomo hanno mostrato risultati analoghi. Llosservazione di un oggetto manipolabile, tome una chiave, un bicchiere o una pistola, evoca un’attiva- vione motoria nel cervello dell’osservatore anche in assenza di Gqualsiasi intenzione o azione di afferramento diretta verso lo stesso oggetto, Uno studio recentissimo condotto sull' uome ha limostrato che Vinattivazione reversibile di una ristretta por- vione della corteccia premotoria ventrale mediante Ts ripeti- tiva altera la percezione ¢ il riconoscimento della forma degli oggetti," Questi risultati ci dicono una cosa molto semplice, ma altrettanto rivoluzionaria: il sistema motorio si attiva anche quando non ci muoviamo; quando si attiva in questa modalita di simulazione esso trasforma la nostra visione in un guardare che comprende dall'interno, riportando Valtro a sé La risposta visiva dei neuroni canonici mappa, “rappresen- ta” gli oggettiin termini relacionali, Losservazione di un ogget to, pur in un contesto che non prevede con esso aleuna attiva interazione, determina l'attivazione del programma motorio che impiegheremmo se volessimo interagire con Voggetto. Ve- dere oggetto significa simlare automaticamente cosa faremanro con quell oggetto; significa simulare un'azione potenziale. In altre parole, sli oggetti non sono unicamente identificati, diffe renziati ¢ categorizzati in virtii della propria mera “apparenza” fisica, bensi anche in relazione agli effetti dell'incerazione con un agente potenziale.” 34, Uithol et al 2015). 35. Ci pare che la nostra interpretazione sia congruente con il concetto i affordance proposto da Gibson (1979), ma che al contempo lo precisi me tg in termini neurofisiologici, asseynando un peso maggiore al ruoloattivo Selle potencialita motorie del corpo del! osservatore nella cosituzione delle {nvarianti pragmatiche specificate dall oggetto 55 Secondo questa prospettiva, loggetto acqui ta cosi un anilicato pieno & in senso in vir della propria relazione di- hhamica con il sognetto/agente fruitore della relazione, Questa relazione dinamica @ sicuramente molteplice, come molteplici suno i modi con cui possiamo interagire col mondo muoven: «loci in es80, per esempio muovendoci attorno a un oggetto, 0 csplorancolo muovendo gli occhi, La percezione di un oggetto, gravicalla simulazione incarnata, pud essere considerata come tuna forma preliminare di azione che, indipendentemente da tuna Fattuale interazione con Foggetto, lo presenta come qual coxa a portata di mano (zw-Handen, secondo la definizione di Leilexger)* e gli conferisce presenza,” Cid suggerisce che la simalazione incarnata modella costitutivamente il contenuto «lla percezione visiva dell'oggetto, caratterizzando Poggetto ppercepito net termini degli atti motori che esso evoca, anche in assenza di qualsiasi effettivo movimento, Le implicazioni di «questi risultati per Pesperienza cinematografica saranno trat- tati nel terz0 capitolo, LA COGNIZIONE MOTORIA: NEURONI SPE E MECCANISMI DI RISPECCHIAMENTO. CHIO Abbiamo gia parlato dell'area F5 a proposito di come lo scopo degli atti motori sia tra gli attributi funzionali del siste- ina mototio, e di come la visione degli oggetti, grazie al mec canismo espresso dai neuroni canonici, sia riconducibile alla simulazione degli atti motori con cui ci relazioniamo con que ali stessi oggetti. All'interno di questa stessa area premotoria dled macaco é stata per la prima volta descritta una popolazio ne di neuroni, indistinguibili dagli altri neuroni di F5 per gli aspetti motori, ma molto diversi per le loro proprieta visive: i neuroni specchio."* 36, Heidegger (1927), 37. Tomeremo sul rapporto trail cervello el concetto di nell pe il concetto di presenza nell’ 38, Di Pellegrino etal. (1992); Gallese et al. (1996); Rizzolatt etal, (1996) 56 La principale earatteristica dei neuroni speechio & quella di attivarsi sia quando si esegue un atto motorio, come afferra- te un oggetto o produrre gesti comunicativi con la bocca, sia {quando si osserva un altro individuo eseguire un atto motorio oun gesto simile (figure 1.9 & 1.11). Pensiamo che i neuroni specchio siano importanti non solo e non tanto in quanto new- roni scoperti nell’area F5 con le proprieta specifiche deserit- fe nei lavori precedentemente citati, ma soprattutto in quanto neuroni che hanno permesso di scoprire un meccanismo fun- vonale neurofisiologico che per la prima volta mostra la con- heseione tra due individui diversi, mappando le azioni dell’ uno sul sistema motorio dell'altro. Questa scoperta ha fornito il primo correlato neurobiologi- co di aspett rilevanti di certe teoriefilosofiche e psicologiche e varie intuizioni sulla natura e il funzionamento delle relazioni sociali tra individui, mostrando al contempo i limiti o Vimplau- Sibilita di altre teorie filosofiche, psicologiche ¢ varie intuizioni sullo stesso tema, di segno ¢ significato molto diverso. Quan. to detto nei paragrafi precedenti ne rappres sommaria esemplificazione, Non abbiamo qui l'ambizione di fornire un'esautiente e tecnica trattazione delle molteplici pro pricta dei neuroni specchio nella scimmia e di analoghi mecca ismi—e talvolta addirittura analoghi singoli neuroni scoperti hel cervello umano. La letteratura al riguatdo & molto estesa, pertanto rimandiamo i lettori a preesistent sintes ediscussio- pictitiche.” Cid che ci preme qui sottolineare, in relazione allo ccopo principale del libro, @ che le neuroscienze mostrano che la visione dell'agire altrui non si risolve esclusivamente nella sua ricostruzione pittorica, secondo una concezione “purovi- Sibilista” della visione. Vedere un’azione non @ come vedere tina mela che cade. Vedere un’azione significa, percettivamen- te parlando, anche simularla col proprio sistema motorio, nel proprio sistema motorio, snta una concisa ¢ 39, Rizzolatti etal 2001, 2004); Rizzolatti,Sinigaglia (2006, 2010}; Am saniti, Gallese (2014), Per un recente dibattito critica, vedi Gallese etal (2011), Per una critica radicale, a nostro modesto avviso, in gran parte Fuori bersaglio, vedi Hickok (2014). 37 I meceanis no dei neuroni specchio porta la simulazione in- carnata nella sfera dell intersoggettivita. Pertanto diviene estre- mamente rilevante per la comprensione di tutte le forme di in- tetsoggettiviti mediata, proprie della finzione narrativa, come quella dl film I neuroni specchio rispondono all osservazione di un’azione csepuita da altei anche quando questa é parzialmente oscurata, —— 9001 Figura 1.9. Activazione di un neurone specchio durante l'osservazione ee secuione dell afferramento di un oggetto con la mano, registrato dall'arca 1Sskl macaco I panel syperore mse due conan che atvano il neurone: asinistra Pazione di afferramento éeseguita dallo sperimentatore clavanti alla scimmia, che si limita a osservare; a destra € mostrato Vafferra ‘nent eseguito dalla scimmia Il pannello ineriore mostra singoli potenziali d’azione (spike) ei sottostan tc ntramma della aposta del neurone, llneati eon il momento in cule clita dello sperimentatore toceano Voggetto per afferrarl. I palini neri in «lican Vinizio di ogni prova, in cui Toggetto veniva presentato alla scimmia suai mn piano orizzontale, Durante questa fase il neurone non risponde. La rispwsta avviene, invece, durante Iaffercamento eseguito dallo sperimentato. te all scimmin Sullasse delle sess indicato dl tempo, su quello delle ‘orlinate 'intensita della scarica del neurone, misurata in spike per bin (du tut cel bin= 20 msec). (Modifcata da Gallese etal, 1996) 58 quando cio’ Vinterazione tra la mano dell’agente osservato € Voggetto non é visibile (figura 1.10). Una parte del sistema motorio dell’osservatore si comporta come se nell’azione osservata non vi fosse una lacuna clamo- rosa, In effetti, la parte finale dell’azione, il raggiungimento del suo scopo, assicurato dalla chiusura della mano dell’agen- te sull’oggetto, manca del tutto, ¢ invisibile. Eppure il mecca nismo di rispecchiamento motor, la simulazione dell’azione osservata, avviene ugualmente: met dei neuroni specchio si attiva con la stessa intensita ¢ con lo stesso profilo temporale come quando tutta azione & naturalmente visible. E Pattivita di questi neuroni, secondo noi, che garantisce la continuita del- la percezione visiva dell’azione, nonostante la cospicua lacuna visiva che la contraddistingue. Se volessimo descrivere quanto abbiamo appena visto usando un linguaggio pitt “cognitivo”, potremmo dire che 'osservatore ha inferito il significato dell'a zione osservata. Linferenza circa gli scopi motori delle azioni alteui sembra essere mediata dall'attivita di neuroni specchio che controllano nel cervello dell’osservatore il conseguimen- to degli scopi motori di quelle stesse azioni. Mediante la simu- lazione, la parte non vista dell’azione pud essere ricostruita e quindi il suo scopo pud essere determinato, ma non si tratta di un'inferenza logica, bensi forse di un’inferenza motoria. Si potrebbe obiettare che colmare una lacuna visiva é fa re un’esperienza diversa dell'azione altrui rispetto a quando la stessa ci @ completamente visibile. Questa osservazione pitt che condivisibile tuttavia non contraddice la nostra ipotesi: lo stesso studio ha, infatti, dimostrato che Paltra meta dei neu- roni specchio studiati nelle stesse condizioni ha risposto solo quando 'azione osservata era totalmente visible. In altre pa role, le due differenti esperienze fenomeniche correlano con due risposte quantitativamente altrettanto differenti del mec canismo di rispecchiamento. Tutti i neuroni specchio rispon- devano all'azione visibile, solo met’ alla sua versione oscurata. Siamo consapevoli del fatto che cid non consente di afferma- 40, Unita etal, (2001), 59 Figura 1.10. Sempio di un neurone speechio di F5 che risponde in condi ‘ian di visibilita piena e parciale, ma non quando Pazione & semplicemente tnimata. La porzione inferiore di ogai pannello ilustra 'azione dello speri- tentatore osservata dal punto di vista della scimmia. In (A) ein (B) lo spe- Fimentatore muove la mano verso un oggetto ¢ lo afferra, In (C) ein (D) imita Pato di aferrarlo, senza che Voggetto sia presente. Il paradigma spe- timentale consiste di due situazioni base: condizione di piena visiblita (A ‘-C);condizione di visiblita parziale (B e D). In (B} ¢ in (D) V'area in grigio ruppresenta lo schermo che impediva alla scimmia di vedere la parte fina- Icuellazione dello sperimentatore. Nella porzione superiore di ogni pan hello sono riportati le sequenze di scarica e gli istogrammi di risposta del neurone di 10 prove consecutive registrate durante i corrispondenti movi tnenti della mano dello sperimentatore. La linea verticale indica il punto in Cui la mano dello spetimentatore era pid vicina a una fotocellula (nel caso Ali visione parziale questo era il punto in cui la mano dello sperimentatore ‘cominciava a scomparire dietro lo schermo). Si noti come Iattivita del new: roe sia pressoché simile in (A) ein {B), mentre risulti quasi nulla in (C) ¢ in (D). (Umit etal, 2002) re in modo univoco che Pattivazione diversificata dello stesso meccanismo neurofisiologico cazst le differenti esperienze fe- nomeniche delle diverse condizioni percettive della stessa azi ne. Rimane il fatto che troviamo una sorta di regolarita a pitt livelli, da quello personale dell’esperienza a quello sottostante sub-personale, esemplificato dal meccanismo neurale. Spesso dalle regolarita biologiche nascono Ie regole. Uno studio condotto alla Duke University ha dimostrato uun’altra propriet’ dei neuroni specchio altrettanto rilevante per il nostro discorso sul cinema.“' Shepherd ¢ collaboratori hanno infatti scoperto nel lobo parietale del macaco una classe di neuroni che controllano lesecuzione dei movimenti ocula- ri in una certa ditezione, ma che rispondono anche all’osser- vazione di un’altra scimmia che guarda nella stessa direzione. Questa scoperta estende il meccanismo di tispecchiamento ai movimenti oculari, fornendo il correlato neurofisiologico a tun ben noto comportamento sociale, la capacita di condivide- re Pattenzione con altri, dirigendo il proprio sguardo la dove guarda altro. Quando sullo schermo vediamo il protagonista suardare fuori campo in una certa direzione ¢ immediatamen. 41, Shepherd et al. (2009). 61 te dopo, grazie al raccordo di montaggio vediamo loggetto di quello sguardo, non abbiamo difficolta durante la prima in- qquadratura ad anticipare che stiamo per vedere anche noi cid che il protagonista sta per guardare, verosimilmente perché condividiamo la sua attenzione simulando il movimento del suo sguardo. Passiamo ora a un’altra proprieta interessante dei neuroni specchio, perché mostra quanto sia “astratto” cid a cui que- sto meccanismo @ in grado di rispondere, gia in una specie prelinguistica come il macaco. Alcune azioni sono caratteri- sticameente accompagnate da sonorita, Immaginiamo di senti- re dei passirisuonare nel corridoio, seguiti dal rumore di una mano che bussa alla porta della nostra stanza. Questi elemen- ti sonori ci faranno immediatamente pensare che é arrivato qualcuno che attende di entrare. Quel rumore particolare ci consente di comprendere cid che sta avvenendo, anche se non abbiamo alcuna informazione visiva al riguardo. Il rumore dei passi sul pavimento e quello della porta battuta dalla mano (pensiamo a quanto il rumore dei passi ¢ del bussare a una porta sia stato utilizzato a fini diegetici dal cinema) ci fanno comprendere, quasi vedere, il comportamento di qualcuno che non vediamo. Una serie d'esperimenti ha consentito di indagare i meccani- sini nervosi legati a questa capacita, I neuroni specchio dell’area 1'5 rispondono non solo quando la scimmia esegue o osserva Vazione, ma anche quando ascolta il rumore da essa prodotto. I rumore di una nocciolina rotta da qualcuno attiva lo stesso neurone che controlla la rottura attiva della nocciolina e che ri- sponcle all'osservazione di qualcuno che rompe una nocciolina, anche se in assenza di suono, Per questi neuroni non fa alcuna dillerenza se una data azione @ eseguita oppure udita o osser tu, Lattivazione di parte del circuito neurale motorio, che nor- nalnente controlla Pesecuzione dell'azione da parte del sono «lassi prodotto, & un’ulteriore manifestazione della simulazio- ne incarnata della stessa azione, questa volta ottenuta grazie a un‘inteyrazione multimodale audio-motoria. Simi risultatiso- tno stati ottenuti nell’uomo, dimostrando che anche nel nostro 62 cervello il suono delle azioni prodotte dal nostro corpo nel suo incontro col mondo, attiva in chi ascolta la rappresentazione motoria delle stesse azioni. Lesioni neurologiche che colpisco- no nei pazienti queste aree premotorie, producono deficit spe- cific il deficit motorio di una parte corporea come la mano o la bocca, rende anche pi difficile riconoscere un'azione altrui prodotta dalla stessa parte corporea, particolarmente quando se ne pud percepire solo il suono senza vederla, Dobbiamo doverosamente aggiungere che il comportamen- to del visitatore che bussa di cui parlavamo prima, da noi fin qui descritto solo in termini di movimenti, azioni e suoni, @ ov- viamente molto pitt complesso. Chi ci é venuto a trovare Pha fatto verosimilmente con uno scopo preciso, la cui intellegi bilita da parte nostra richiede di combinare una setie di dati ¢ informazioni: cid che sappiamo di questa persona, il tipo di relazione che ci lega a lei, il nostro stato d’animo del momen- Figura 1-11 Il meceanismo specchio per l'azione, Iustrazione schemat. caelle aree cetebrali cortical attivate sia durante Pesecuvione sia durante Tosservazione di movimenti senza significato, di atti motorifinalizati al rag siungimento di uno scopo e di atti motor legat all'uso di oggeti. (Cattaneo, Rizzolatt, 2009; © American Medical Association) ry to, iL icordo ¢ Peventuale connessione di fatti ed eventi prece- enti che ci hanno coinvolto con quella persona o con altri a lei legati, € potremmo continuare. Tutto cid non @ certamente ‘mappato” dal meccanismo di simulazione motoria innescata lal attivazione dei neuroni specchio. Sono tutti questi elemen- ti insieme a darci il pieno senso dell'azione appena vista. Con «juesta osservazione vorremmo fare chiarezza sul fatto che non riteniamo che il meccanismo di simulazione espresso dai neu- ron specchio sia sufficiente a dare conto dei tanti livelli psi- cologici e cognitivi che caratterizzano ogni relazione umana. Pensarlo sarebbe folle ¢ confutarlo un’inutile perdita di tempo. I asimulazione incarnata espressa dal meccanismo di rispec- chiamento motorio ci consegna anche al livello di descrizione sub personale proprio delle neuroscienze una nozione d’inter- soggettiviti connotata in primis e principalmente come inter- corporcita, II senso del sé si costituisce precocemente, a partire laun innanzitutto fisico,¢ origina proprio dalla possi- bilita cli interagire e agire con altro. Lo psicoanalista america- rio Daniel Stern® ha scritto pagine molto belle su questi temi. I meccanismo di simulazione sembra essere la base neurobio- logica delle forme di sintonizzazione con Paltro, a partire dalle aualisi costeuisce il senso del sé e la comprensione dell’altro. J. nostra apertura al mondo e intenzionalita dei nostri pro cessi mentali, cioé il loro essere riguardo qualcosa, sono costi Inte ¢ rese possibili da una primitiva intenzionalita motoria. I sistema motorio, essendo depositario delle nostre potenzialita «li relazione pragmatica col mondo, ci predispone alla relazione con essa, Queste stesse potenzialita motorie, in quanto inten- rionli, cioe dirette agli oggetti potenziali del nostro agire, ci dletiniscono come sé corporei intenzionali. Un piano motorio preordinato ma plastico, che trova ogni volta coordinazione rispeito alle singole modalita contingenti di relazione in cui si wwaliza, tomisce la struttura relazionale portante del sé la cui pens cspressione richiede la stretta integrazione col dominio enterocettivo e affettivo-emozionale.” 12 Stern (1985, 2011), 14 Vedi nota 7, 64 EMOZIONI, SENSAZIONI E SIMULAZIONE INCARNATA, (Qualche anno dopo la scoperta del meccanismo di rispec- chiamento per le azioni s'ipotizz6 che i neuroni specchio po tessero essere la punta di un iceberg molto pitt grande, esteso ai domini delle emozioni e delle sensazioni, allora ancora ine- splorati in relazione a tale meccanismo neurofisiologico."* Le cevidenze empitiche ottenute negli anni successivi hanno con- fermato questa ipotesi. Altri meccanismi di rispecchiamento sono coinvolti nella nostra capacita di condividere le emozio nie le sensazioni altrui.” II pit esplicito tra questi meccanismi riguarda la mimica facciale: quando osserviamo gli altri espri mere una data emozione con la mimica facciale, i muscoli del volto dell’osservatore si attivano in maniera congruente, con «in’intensita che appare proporzionale alla sua natura empatica, Questa risposta é specifica per 'osservazione di espressioni del volto che esprimono emozioni, poiché non & evocata dall’osser vazione di movimenti del volto privi di contenuto emozionale. Losservazione e la produzione di espressioni facciali a va lenza emotiva potrebbero coinvolgere strutture neurali comu- ni, con funzioni ipoteticamente simili a quelle del meccanismo specchio. In realta, sia Posscrvazionc sia’ itazione dell’espres- sione facciale delle emozioni di base attivano lo stesso ristretto aruppo di strutture cerebrali, che comprendono la corteccia premotoria ventrale, l’insula ¢ l’'amigdala.” Limitazione vo- lontaria dellespressione delle emozioni, tuttavia, non produce necessariamente l'esperienza soggettiva delle emozioni che si stanno imitando. Uno studio firt ha pet la prima volta affron- tato proprio questa questione, studiando Pattivita cerebrale di soggetti volontati durante l’esperienza soggettiva del disgusto, indotta dal? inalazione di odori disgustosi, e durante Posserva vione di video che mostravano un attore mentre esprimeva la stessa emozione con la propria espressione facciale (figura 1.12). 44, Goldman, Gallese (2000); Gallese (2003). 45. Ber una recente rassegna, vedi Ammaniti, Gallese (2014), 46 Sestto et al. (2013) 47, Carr etal. (2003), 65 Visione del disgusto Sovrapposizione visione eolfatto Odore disgustoso Figura 1.12 Attivazioni causate da stimoli olf Poe ree fattivi disgustosi e dalla visione Sone di Becceerai oeuste I ri », attivazioni conseguenti alla vi. moli olfattivi disgustos b fap distnela Leattivazioni sono presentate in sezioni parasagittal eine ust (Wicker eral, 2005) diun cervello standard 66 Assistere all’espressione facciale del disgusto altrui attiva la .1 porzione dell'insula anteriore sinistra che viene attivata durante Pesperienza soggettiva in prima persona del disgusto.* Questo risultato & ancora pi interessante se consideriamo che lalesione dell insula anteriore distrugge sia la possibilita di espe rite soggettivamente disgusto sia quella di riconoscete la stessa emozione negli altri.” Quando osserviamo lespressione faccia le di qualcuno, non ne comprendiamo il significato solo gra- zie a un'esplicita inferenza per analogia. Lemozione dell’altro 2 prima di tutto costituita e direttamente compresa attraverso il riutilizzo degli stessi circuiti neurali su cui si fonda la nostra esperienza in prima persona di quella data emozione. Osserv: re 'espressione di un'emozione significa anche simularla inter namente, Cid é ulteriormente confermato dalla neuropsicologia clinica: 'integrita del sistema sensori-motorio & cruciale per il riconoscimento delle emozioni manifestate dagli altri,” perché aiuta a ricostruire cosa proveremmo nel caso di una particolare emozione, mediante la simulazione del relativo stato corporeo. Provare un'emozione ¢ osservarne l’espressione sul volto al trui, tuttavia, sono due condizioni molto differenti da un pun, to di vista esperienziale. Quando vediamo sul volto di un altro dipingersi ’espressionc del disgusto, riconosci senza necessariamente provarla noi stessi A rendere ancora pitt intriganti i risultati dellesperimento appena descritto, @ Vosser vazione che gli stimoli utilizzati consistevano di brevi filmati in cui un attore intexpretaval’emozione del disgusto, producendo caratteristiche smorfie col volto. Tuttavia, le conclusioni tratte da questo studio sono state utilizzate per spiegare i meccanismi cerebrali che presiedono al nostro riconoscimento del disgu sto altrui nella vita reale. Dobbiamo cosi confrontarci con un ulteriore problema: quello di come il nostro cervello-corpo sia in grado di orientarci nel passaggio dal mondo reale al mondo della finzione. Guardare un filmato della durata di pochi se- condi durante uno studio fri non @ certamente assimilabile ste moz 48, Wicker etal. (2003). 49, Adolphs et al. (2003); Calder etal. (2000) 30. Adolphs etal. (2000, pp. 2683-2690). 67 al seguire fa narrazione di un film di finzione, comodamente sedluti sulla poltrona di un cinema, Lo statuto finzionale di en- trambi i tipi d’immagini, tuttavia, rimane. Motivi di riproducibilita e standardizzazione degli stimoli unilizzati dalle neuroscienze per studiare il cervello impongono comunemente uso di stimoli filmati, in cui quasi mai le scene rappresentate provengono dalla vita reale, consistendo, inve- ce, di sue ricostruzioni in studio. I rari esperimenti in cui sin- poli neuroni del macaco”' o Pintero cervello umano” sono stati studiati confrontando situazioni sperimentali in cui un essere mano era fisicamente presente in carne ¢ ossa hanno dimo- strato che il tipo di risposta neurale o cerebrale era di differente intensiti: la fisica presenza dell’altro mediamente evocava una risposta pi intensa rispetto a quella evocata dalla sua presen- zza virtuale sullo schermo, Non crediamo, perd, che il cervello differenzi la natura re leo finzionale di un’immagine o di una scena unicamente in virtit di una differente intensita della stessa risposta, Uno stu- «lio fii ha messo a confronto tre differenti situazioni legate all esperienza del disgusto: 1) lesperienza soggettiva generata dallingestione di un liquido dal sapore disgustoso; 2) Posserva zione dell’espressione disgustata di aleuni attori; 3) la lettura di brevi narrazioni che inducono l'immaginazione del disgusto.” I risultati hanno mostrato che tutte e tre le condizioni attiva- vano Pinsula anteriore di sinistra, ciot la stessa regione atti ta nell'esperimento di Wicker e collaboratori descritto prima. Tiuttavia, la stessa regione nelle tre diverse condizioni era fun- zionalmente connessa ad aree e regioni cerebrali differenti, In altse parole, Pattivazione delPinsula anteriore verosimilmen- te genera nella prima condizione Vesperienza genuina del di snuisto € nelle altre due la sua simulazione, evocando lo stesso contenuto; le sue connessioni con circuiti cerebrali differenti, invece, danno conto della diversa esperienza soggettiva che ca- ratterizza le tre condizioni. 51, Ferrari et al. (2003). 52. itrveliinen etal. (2001), 53 Jubbi eta (2008), 68 (Questi risultati ¢, pitt in generale, 'approccio ¢ le tesi al cen: tro del libro dimostrano come le neuroscienze possano contti- bhuire fattivamente ad affrontare temi a lungo dibattuti in ambi- to filosofico ed estetico, circa lo statuto delle emozioni evocate dalla finzione. Le emozioni che proviamo guardando un film sono vere emozioni, analoghe a quelle suscitate da situazioni simili nella vita reale? Com’é possibile provare genuine emo- vioni per situazioni che sappiamo essere palesemente non tea- li? Non abbiamo qui lo spazio per discutere criticamente la copiosa letteratura sul tema. Ci limitiamo a proporre che la teoria della simulazione incarnata possa contribuire a spiegare contemporaneamente la natura genuina delle emozioni susci tate dalla finzione narrativa ¢ le differenti reazioni comporta- mentali che esse suscitano negli spettatori. La paura, la rabbia ol disgusto suscitati dalla visione di un film non ci inducono mai alle reazioni comportamentali che notmalmente adotte- remmo fuori dal cinema nella vita reale, Laccoppiamento della simulazione del contenuto viscero-motorio e somatico di una data emozione (come quella prodotta per esempio dall'attiva- zione dell'insula anteriore per l’emozione del disgusto) con Pattivazione di circuiti cerebrali che verosimilmente regolano e controllano strategie e comportamenti diversi sembra forni: re un’interessante soluzione a questi problemi, o quantomeno mostra un nuovo modo per affrontarlie ridiscuterli. Se a cid aggiungiamo i fattori cognitivi di framing che caratterizzano esperienza di una nartazione di finzione, ci avviciniamo a ca pire perché non é poi cosi paradossale provare vere emozio: ni di fronte a situazioni palesemente non reali, ma fratto della cteativita di un cineasta o di uno scrittore Meccanismi simili di simulazione sono stati descritti per la percezione del dolore” e del tatto. Osservare il corpo di qual 54, Botuinick etal (2005); Jackson etal. (2005); Singer et al. (2004). Nel caso del dolore’ stato addiritura registrato, nel corso di un intervento new- rochirurgico su un paziente, un singolo neurone che si attivava non solo du- rante 'applicazione al suo corpo di uno stimolo doloroso, ma anche duran tel osservazione dell applicazione dello stesso stimolo doloroso al corpo del nncurochieurgo che gli stava di fronte: Hutchison etal. (1999). Tale neurone, 69

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