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Metodologia medico-scientifica di base II

1/03/2022

Il DSM è il manuale diagnostico psicopatologico per eccellenza usato in tutto il mondo, del quale
siamo arrivati oggi alla quinta edizione; da ciò si evince che la psicopatologia non sia stabile, ma che
sia fortemente indirizzata dal contesto culturale in cui viene concepita. Ad esempio, trent’anni fa
l’omosessualità veniva annoverata tra i disturbi, mentre ciò oggi non è possibile. Quindi, definire ciò
che è psicopatologico e ciò che non lo è, è fortemente influenzato dal contesto culturale in cui si vive.
Il manuale DSM non considera le eziologie dei disturbi, perchè ci sono talmente tanti teorici che
hanno discusso riguardo questi ultimi che non si è riuscito a trovare un accordo; vi è troppa
frammentazione tra gli studiosi e si parla, inoltre , di multifattorialità di causa dei disturbi.

Il DSM si divide in ASSE 1 e ASSE 2. L’asse 1 è relativo ai disturbi psicopatologici acuti, ossia quelli che
hanno un chiaro esordio ed eventualmente una guarigione, anche se in parecchi casi ci sono delle
recidive, ovvero alcuni disturbi connotano particolarmente l’identità di un individuo, a tal punto che
se li può portare dietro per tutta la vita. Dare una diagnosi di psicopatologia è un’etichetta
importante, che può influenzare la vita di un individuo per sempre, basti pensare ai disturbi di
schizofrenia o di disturbo bipolare. Pertanto, oggi in molti contesti nazionali c’è stato un trend
culturale che è andato contro l’idea di etichettare i pazienti, poichè ciò può avere un effetto negativo
sulla vita dell’individuo e,in alcuni casi, più degli effetti della patologia stessa. Quindi, è
estremamente importante utilizzare la diagnosi di psicopatologia con cautela, soprattutto durante la
fase di sviluppo di un bambino, poiché ciò conferirebbe ad un bambino un segno distintivo che si
porterà dietro per tutta la vita. Ad esempio, per quanto riguarda un bambino che riceve una diagnosi
di ADHD (iperattività), questo può segnare l’esito in futuro dell’individuo, al di là del fatto che ci sono
dati chiari che affermano che dall’iperattività nell’ età adulta si possono sviluppare disturbi di
personalità o altri disturbi psicopatologici, però ciò potrebbe essere dovuto al fatto che il bambino
stesso si identifica in quel tipo di problema che ha e continua a sviluppare quel tipo di disturbo.
Quindi questa è una questione altamente delicata, a tal punto che alcuni ritengono che non si
debbano fare diagnosi di psicopatologia in età evolutiva.

L’asse 2 invece riguarda i disturbi di personalità, detti così perché definiscono tratti stabili di
quell’individuo. Quindi, a differenza dei disturbi dell’asse 1, non hanno un esordio preciso perché
appartengono alla personalità della persona. Un’ altra caratteristica è che sono più lievi, non sono
gravi e impattanti come i disturbi sull’asse 1, che hanno impatto sulla vita sociale, lavorativa e
relazionale del paziente.

Altra differenza è sull’ EGOSINTOMICITA’ ed EGODISTONICITA’.

L’egosintomicità la troviamo quando un determinato sintomo non procura disagio o almeno il


paziente pensa che quel sintomo non gli procuri disagio. Quindi, il paziente non lamenta un disagio
per quel tipo di sintomo, pertanto quel sintomo è sintomico con lo sviluppo dell’Io dell'individuo.
Questo appartiene in gran parte ai disturbi di personalità, quindi i pazienti possono avere un
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1/03/2022

determinato disturbo che ritengono non abbia impatto sulla loro vita , talvolta non chiedono
neanche aiuto e può essere difficile trattarli.

L’egosintomicità ed egodistonicità non riguardano solo disturbi dell’asse 2, ci sono dei casi nell’asse 1
dove l’egosintomicità è rilevante; basti pensare all’anoressia, dove in alcuni casi i pazienti possono
stare anche in fin di vita, ma loro dicono di stare bene e non vogliono essere trattati. Ciò crea
problemi da un punto di vista etico, perché dovremmo intervenire su qualcuno che non vuole
ricevere un trattamento.

In Italia c’è una grande attenzione nei confronti della malattia mentale. La legge Basaglia ha
permesso che i manicomi fossero chiusi e chi aveva una patologia mentale poteva stare in complessi
dove non era recluso, a differenza di altri paesi, come quelli anglosassoni, dove esistono ancora i
manicomi. Inoltre, l’Italia fa si che questa problematica venga integrata nei complessi scolastici e
lavorativi.

Per quanto riguarda gli aspetti psicopatologici più rilevanti dell’asse 1, questi sono:

• disturbi psicotici, come la schizofrenia

• disturbi dell’umore, come la depressione e la mania

• disturbi d’ansia, quali il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo d’attacco di panico, disturbo
ossessivo compulsivo e post-traumatico da stress; questi ultimi due nel DS5 sono stati inseriti
separatamente ai disturbi d’ansia, poiché ci sono motivazioni in merito al funzionamento mentale
delle psicopatologie

• disturbi del comportamento alimentare, quali anoressia, bulimia, binge-eating che sta diventando
un problema sempre più rilevante, trattato anche con interventi chirurgici

• disturbi legati alle dipendenze comportamentali, come l’internet addiction, oppure il gioco
d’azzardo.

Nell’asse 2 avremo , divisi in CLUSTER A,B,C, i disturbi di personalità.

Nel cluster A abbiamo il disturbo schizoide di personalità, schizotipico, paranoico.

Nel cluster B abbiamo il disturbo border di personalità, antisociale di personalità, istrionico di


personalità, narcisistico di personalità, che hanno similitudini tra loro nell’ambito dell’impulsività e
nella capacità di entrare in relazione con gli altri, per esempio l’empatia.

Nel cluster C abbiamo i disturbi legati a un aspetto d’ansia: dipendente di personalità, evitante di
personalità e ossessivo compulsivo, che troviamo sia nell’asse 1 che nel 2.
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Inoltre, cercheremo di capire quali sono le implicazioni sul versante medico, dal punto di vista
dell’aderence e dell’alleanza terapeutica che si può creare per questo tipo di paziente.

L’alleanza terapeutica è quanto il paziente condivide col clinico gli obiettivi del trattamento, la quale è
direttamente connessa alla questione dell’attaccamento.

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