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ANNO LXVI - POSTE ITALIANE SPA - SPED. ABB. POST. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 n. 46) ART.

1 COMMA 2, DCB - BO

05
AG OSTO - S E T T E M B R E 2 0 2 2

Maschio e femmina li creò


MESSAGGERO CAPPUCCINO Poste italiane s.p.a. - Sped. abb. post.
Periodico di cultura e formazione cristiana D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
dei Cappuccini dell’Emilia-Romagna art. I comma 2. DCB - BO
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Dino Dozzi
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Barbara Bonfiglioli, Gilberto Borghi, Pietro Casadio, Lucia Lafratta,
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Sommario
I l dialogo tra i generi si è fatto difficile. Anche perché, fino a qualche anno fa, sembravano due e ora, tra
asterischi, schwa e puntini vari… Comunque sia, qui entriamo in un campo minato. Adamo ed Eva,
Francesco e Chiara, ma poi anche le scolaresche di Gilberto e di Pietro, come pure la diarchia degli scout, possono
aiutarci a sminare il terreno. L’argomento è caldo anche alla Dozza e alla Caritas di Bologna. Ben si adatta a
questa estate torrida.

1 EDITORIALE 22 L’uomo, la donna e l’accoglienza


Vedo come vede Picasso a cura della Caritas diocesana
di Dino Dozzi di Bologna

3 PAROLA 25 FOTO CHE PARLANO


Quando Amleto ci ingannò di Annalisa Vandelli
di Lidia Maggi
28 IN CONVENTO
6 E SANDALI a cura della Redazione
Ho cura di te Deo gratias
di Maria Giovanna Cereti di Alfredo Rava
31 Un pittore per amico
9 PER STRADA di Fabrizio Zaccarini
Corpo, se ci sei, batti un colpo
di Gilberto Borghi 34 IN MISSIONE
13 Questione di asterischi di Saverio Orselli
di Pietro Casadio Il seme è ancora il sangue
16 Meglio ben accompagnati che soli 37 PROVARE PER CREDERE
di Daniela Dallari, Daniela Sandrini, di Gilberto Borghi
Francesco Silipo Gli strati siamo noi
19 L’ECO DELLA PERIFERIA 40 INDICATIVO FUTURO
In gabbia come in cielo a cura di Michele Papi
a cura della Redazione di “Ne vale Cammina che cresci
la pena” di Paolo Dall’Olio

43 FESTIVAL FRANCESCANO
Tonino Mosconi
Fotografo freelance, è autore di libri e
a cura della Segreteria del Festival
monografie a carattere di reportage Francescano
geografico, etnografico e di ambiente. Ha Arrivederci in Piazza Maggiore!
viaggiato i cinque continenti, collabora con di Serena Piazzi
enti pubblici e privati per la promozione e la
salvaguardia del territorio e delle tradizioni
culturali locali. Realizza servizi fotografici per 46 RELIGIONI IN DIALOGO
libri, riviste, cataloghi e turismo. Tiene corsi e a cura di Barbara Bonfiglioli
seminari di fotografia. Fratelli d’Italia
Tel. 335 5840112 - www.toninomosconi.com -
tony@toninomosconi.com
di Laura Caffagnini

messaggero cappuccino
EDITORIALE
di Dino Dozzi *

D
ice la Treccani che etimologi-
camente poliedro significa “dai
molti sedili”. Per capire-discer-
nere-giudicare un fatto, un pa-
rere, una persona, bisogna tener conto di
dove sei seduto e dunque di quale faccia
del poliedro riesci a vedere. Perché, dal
tuo punto di osservazione, non riesci a ve-
derle tutte le facce del poliedro, che pure
esistono e sono viste da qualcun altro po-
sto su un sedile diverso dal tuo. La visione
poliedrica è implicita quando si dice che
“questo è il tuo punto di vista”, anche se
poi si intende invitare l’altro ad assumere

VEDO
“il mio punto di vista”, considerato più
vero, se non l’unico vero. E invece il si-
gnificato del poliedro invita a considerare
attentamente il punto di vista degli altri,

COME
in quanto indispensabile alla totalità, alla
verità.
Il poliedro piace a papa Francesco;

VEDE
non perde occasione per citarlo. Il tutto è
più della parte ed è più della somma delle
singole parti: è una intuizione potente che

PICASSO
papa Francesco richiama nella Fratelli tutti.
Vuol dire che nessun parere è inutile, che
bisogna ascoltare tutti; che tutti - e quindi
ognuno - sono importanti e necessari per

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EDITORIALE

cogliere tutte le facce del poliedro, tutta perché ama ascoltare, per poi sottolineare
la sua verità. Che non è la semplice som- e valorizzare quanto emerge di costruttivo,
ma di quanto osservato dai molti e diversi per avvicinarsi alla verità totale ascoltando
sedili: bisogna aggiungerci la convinzione altri punti di vista.
sincera e la vicendevole riconoscenza per la Atteggiamento saggio questo soprattut-
complementarietà dei pareri. Dalla storia to nel dramma ucraino che stiamo vivendo
del poliedro non deriva solo il rispetto per i e che ci riguarda sempre più da vicino, con
diversi pareri, ma anche e soprattutto per le la battaglia del grano, con le sanzioni alla
persone diverse che esprimono quei pareri Russia che si ritorcono contro l’Europa,
diversi originati dai sedili diversi da cui ne con l’aumento dei prezzi e la recessione in
osservano una delle tante facce. agguato; con i tanti dubbi che stanno cre-
Ma perché tutto questo incipit poliedrico scendo: meglio la pista di sempre maggiori
da mal di testa? Perché, coi tempi che cor- armi all’Ucraina “perché Putin non deve
rono, tra epidemie e guerre vecchie e nuo- vincere” o la pace anche se frutto di un do-
ve, nella molteplicità delle diagnosi e delle loroso compromesso nella logica del win-
terapie, delle cause e delle possibili soluzio- win? Meglio contrapporre Europa e Russia
ni, nella perpetua ricerca di un governo con o accettare il suggerimento di Giovanni Pa-
qualche mese di stabilità, c’è da perdersi di olo II che sognava un’Europa da Gibilterra
coraggio e si corre il rischio del si salvi chi agli Urali? Ci si sta orientando finalmente
può, ognuno rinchiuso nella propria picco- verso le fonti rinnovabili di energia, ma reg-
la e parziale visione di una sola parte della ge la motivazione dell’indipendenza dagli
realtà, scambiandola per la totalità. È neces- altri o è frutto di sogno autarchico di infe-
sario e urgente tener conto del poliedro della lice memoria? Questioni di geopolitica che
realtà e del poliedro degli osservatori. non debbono interessare la Chiesa? Mah…
Appena don Matteo - il cardinale Mat- Anche in questo caso tutto è interconnesso
teo Zuppi - è stato nominato Presidente e le grandi scelte hanno conseguenze con-
della CEI, ha indicato la pista su cui si cretissime di vita o di morte su alcuni mi-
muoverà: l’ascolto di tutti, perché la Chiesa liardi di persone. E quindi - come dicevano
deve essere al servizio di tutti, quindi deve nel “buio” medioevo - in ciò che riguarda
ascoltare tutti, a cominciare dagli ultimi, i tutti bisogna ascoltare tutti. Anche quelli
meno ascoltati. Mi ha fatto venire in mente seduti dall’altra parte del poliedro.
subito l’incipit della lettera di san France- Servizio e non dominio anche se con-
sco ai fedeli, con quella sua apparentemen- trabbandato in ogni sede da servizio. Sto ri-
te ingenua ma preziosa ripetizione: «Poiché leggendo I fratelli Karamazov di Dostoevskij,
sono servo di tutti, sono tenuto a servire a impregnato di cultura europea, e duro come
tutti…». Ringraziando papa Francesco per un pugno nello stomaco ti arriva quell’af-
la sua scelta e congratulandoci con don fermazione del Grande Inquisitore: «A chi
Matteo, gli auguriamo di riuscire a conser- tocca dominare gli uomini, se non a coloro
vare il suo stile di ascolto poco accademi- che ne dominano la coscienza e nelle cui
co ma molto famigliare, poco clericale ma mani si trovano i loro pani?». Per passare
molto umano; oltre che - naturalmente dal dalla logica del dominio a quella del servi-
nostro punto di vista e quindi nella logica zio servono persone intelligenti e generose,
del Cicero pro domo sua - la sua vicinanza che sappiano uscire dai luoghi tradizionali
geografica, spirituale e affettiva al Festival o nuovi del potere per andare in strada e
Francescano. Nelle non poche occasioni in nelle famiglie, tra la gente comune, nelle
cui l’ho visto partecipare a tavole rotonde periferie sociali, culturali e spirituali per
sui temi più svariati, ho notato che sceglie ascoltare, prima di tutto, il loro racconto
di dire il suo parere solo dopo aver ascolta- della vita e per vedere dunque altre facce
to tutti gli altri. Può essere magari perché del poliedro. Di cui tenere conto nel pro-
non ha avuto tempo di prepararsi sull’argo- porre soluzioni, anche di tipo religioso.
mento specifico, ma credo sia soprattutto *Direttore di MC

2 messaggero cappuccino
PAROLA E SANDALI PER STRADA
Quando Amleto
ci ingannò
di Lidia Maggi *

H
a ancora la pretesa di far udire L’umano è
la sua voce quel mito antico, so-
glia da attraversare per entrare
diversità e
nel mondo della Bibbia. Quella dialettica, non
grande narrazione, capace di aiutarci a
leggere le relazioni umane, l’abbiamo de- un monologo in
formata fino a piegarla al nostro ordine
sociale, per legittimare il predominio di
solitudine
una creatura sull’intero creato e dell’uomo
sulla donna. Ma in principio non era così.
Quei racconti introduttivi al mondo delle ne del mondo e darci un progetto che ci
Scritture, dove udiamo la Parola creatri- permetta di ricostruire, dalle macerie delle
ce di Dio, dovevano essere la bussola, la nostre relazioni, una città-giardino.
lampada per illuminare i nostri passi nella La creazione è un progetto, piuttosto
vita, verso la vita buona. Eppure quei miti, che un accadimento del passato: ci sta
seppure ridicolizzati e delegittimati, osa- davanti, non è dietro le nostre spalle. Una
no ancora far sentire la propria voce, non futura immagine di umanità che viene
cessano di narrare il mondo desiderato da messa in scena in entrambi i racconti di
Dio per mettere sottosopra il nostro ordi- creazione. «Facciamo l’umano a immagine

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PAROLA E SANDALI PER STRADA

e somiglianza di Dio»: un umano in diveni- narra con linguaggio simbolico per uscire
re, costruito insieme attraverso un’alleanza dalla nostra apatia e chiamarci a lavorare.
- la prima delle tante alleanze bibliche - tra L’umanità è dunque un cantiere in costru-
Dio e la creatura. Quel plurale - “facciamo” zione. I crolli avvengono quando si sceglie
- mette da subito in campo la relazione. Dio l’autoreferenzialità e il monologo.
chiama alla collaborazione. Chiama non Umani si diventa, dicendo ogni giorno
solo ogni elemento del creato ad esistere, sì al progetto di Dio. E, a monte di que-
ma l’umano stesso a lavorare per custodire sto progetto, “in principio”, troviamo la
i diversi terreni a lui affidati, dalla terra alle memoria di una futura umanità, dove le
relazioni fraterne, e diventare così imma- relazioni tra i sessi non sono ferite, defor-
gine e somiglianza del divino nel mondo. mate dal potere, come di fatto avviene nella
L’umanità non è raccontata come un pro- storia. Quel potere, che da sempre rischia
dotto finito, perfetto, che in corso d’opera di contaminare ogni relazione di coppia
si è deteriorato. e si manifesta con il desiderio di control-
lare l’altro, più spesso l’altra, riducendola
In principio c’è il futuro a strumento, proprietà. Anche noi siamo
I miti iniziali si presentano come storie ancora là, ipnotizzati dallo sguardo e dal-
che narrano su un piano cronologico quan- la voce del serpente, che ci fa desiderare il
to accade di continuo nel cuore umano e controllo sul bene e il male. E quando ci
nelle relazioni sociali. Sappiamo di essere accorgiamo che “il re è nudo”, spogliato da
contemporanei di Caino, quando sospettia- eventi inattesi della vita - una malattia, una
mo che il fratello ci rubi la scena. Sappiamo morte improvvisa, la perdita di un lavoro,
di essere contemporanei di Adamo ed Eva, la fine di una relazione affettiva - i nostri oc-
quando il nostro sguardo viene manipolato chi si aprono e ci vergogniamo di quella nu-
dal serpente e il linguaggio dello stupore si dità che abbiamo negato nel nostro delirio
trasforma in rivendicazione e accusa reci- di controllo. Dio allora ci viene a cercare
proca. Sappiamo di essere nel bel mezzo per richiamarci alla vocazione originaria:
di un diluvio, quando la nostra umanità “Adamo, dove sei?”.
affoga in un mare d’odio e ingiustizia. Tut- Ecco, se dovessi sintetizzare in una sin-
to continua ad accadere e la Genesi ce lo gola frase il senso dei racconti iniziali della

4 messaggero cappuccino
PAROLA E SANDALI PER STRADA
Genesi, riprenderei proprio questa doman- Di qui il paradosso di un’uguaglianza che
da. Dio ci interroga sulla nostra umanità crea disparità invece che tutelare i diritti,
smarrita perché non si rassegna al venir offrendo un’unica immagine di famiglia
meno del sogno della vita buona. Dio ci “normale” o, sul piano ecclesiale, un unico
cerca per aiutarci a ritrovarci e ripartire con modo di vivere la fede e celebrarla. Uomini
una nuova pelle. E se il desiderio di control- e donne devono sì avere gli stessi diritti, ma
lo e di dominio ha contaminato ogni aspet- all’interno di una dialettica delle differenze
to dell’esistenza umana, persino la relazio- che non vengono armonizzate in una sinte-
ne più intima, quella tra uomo e donna, Dio si, neppure quella che va sotto il nome della
si ostina a credere che sia possibile ripartire, complementarità.
cambiare direzione, ricostruire sulle mace- C’è una gestione della differenza che
rie. Dio denuncia le conseguenze di quanto tradisce un desiderio di controllo. Le
accaduto con il raggiro del serpente dicen- tensioni tra le differenze caratterizzano
do alla donna: che cosa hai fatto? Il tuo de- l’umano, lo aprono al dialogo, all’accoglien-
siderio ora si volgerà verso il tuo uomo, ma za e alla creatività del cambiamento. Ora,
lui ti dominerà! Denuncia il tradimento di lo spazio degli affetti, ovvero l’incontro inti-
un progetto originario di umanità capace mo con un tu irriducibile, può rivelarsi una
di lasciare fuori dalla relazione affettiva il palestra per lavorare anche il giardino delle
potere, ovvero il patriarcato. Denuncia per relazioni sociali. Le differenze, quando non
mettere in guardia e dire alle sue creature: sono demonizzate né troppo in fretta armo-
«ma tra voi non sia così». Altro che puni- nizzate, possono diventare occasione di cre-
zione divina: il creatore geme per una ferita scita. Arrivare alla “sinfonia delle differen-
nel progetto creativo, che ha messo inimici- ze” richiede una grande disciplina, un lungo
zia tra uomo e donna. allenamento all’ascolto, a partire proprio
Dietro al riconoscimento della pari di- dalle relazioni più intime. Lì si impara che
gnità tra i sessi espressa nel primo racconto la diversità può diventare sacramento dell’u-
di creazione attraverso l’immagine di un’u- mano. Quando le coppie, le comunità socia-
manità creata plurale; e, nel secondo rac- li, le Chiese si accordano senza omologarsi,
conto, ponendo da subito l’umano in biso- danno vita alla più bella sinfonia del creato.
gno di relazione; dietro questa narrazione È lì che la voce del canto divino della cre-
c’è molto di più di una questione sociale azione si unisce a quella dell’umano in re-
che riguarda le donne o le relazioni tra i lazione. E Dio finalmente, si riposa.
sessi: c’è una visione del mondo, il sogno
della vita buona. «Maschio e femmina Dio
* pastora battista, teologa e scrittrice
li creò» significa riconoscere che non si può
dire l’umano senza fare i conti con la dif-
ferenza. L’umano non è un monologo ma
una discussione.

Allora Dio si riposerà


Quando la diversità è negata per sopraf-
fazione di uno verso l’altra - il patriarcato,
il colonialismo, il razzismo - il volto dell’u-
mano viene deformato. Smascherare que-
sta deformazione è possibile; rimane, però, Segnaliamo:
difficile fare i conti con quel pensiero stri- LIDIA MAGGI - ANGELO
sciante che nega le differenze in nome di REGINATO
un’uguaglianza ideologica, tra i sessi, nella Camminare sulle acque, per
Chiesa, sul lavoro, nella vita, tra le nazioni. una sapienza della crisi
Un’uguaglianza che schiaccia su un uni- Claudiana 2021, pp. 108
co modello affettivo, lavorativo, liturgico.

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PAROLA E SANDALI PER STRADA

HO CURA
DI TE
Il rapporto tra Francesco e Chiara ha
generato amore e vita per il mondo

prio io. Dall’altra la generatività: matura-


di Maria Giovanna Cereti *

D
zione di una capacità di apertura alla real-
ue santi i cui nomi sono spesso tà per cui si è disponibili ad aprirsi all’altro
pronunciati insieme. Due inna- decentrandosi da sé, e ad assumersi la re-
morati di Dio, che hanno ispira- sponsabilità della cura di ciò che si mette
to lungo i secoli a una moltitu- al mondo, sia esso una relazione, un fi-
dine di uomini e donne una appassionata glio, un’opera. Promuovere la propria vita
sequela Christi. Ma anche un uomo e una spendendola per dare vita. Generativo è pa-
donna concretissimi, sulla cui relazione rola dal sapore un po’ più tecnico rispetto
molto si è detto, attribuendole di volta in a fecondo, ma stimola una riflessione assai
volta tratti di amicizia, di legame spiri- ricca, specie in questo nostro mondo oc-
tuale, talora anche di affetto o innamora- cidentale che sentiamo a tratti così sterile,
mento. Con il rischio di fraintendere o di così bloccato in una ripetitiva coazione al
proiettare sensibilità e temi squisitamente consumo e alla ricerca del godimento. Ma
nostri. Certamente è stata una relazione torniamo a Francesco e Chiara.
feconda quella tra Francesco e Chiara. Il
dizionario ci dice che il termine “fecon- Una relazione feconda
do”, oltre al significato biologico (capace Sono profondamente convinta che en-
di riprodursi) ne ha uno molto più ampio: trambi siano stati persone generative la cui
capace di produrre opere, beni, idee, pro- relazione ha realizzato una incredibile fe-
getti. Capace insomma di mettere al mon- condità, a partire dall’accogliere in sé lo
do qualcosa che prima non c’era e che Spirito di Dio e la sua santa operazione.
senza di me non ci sarebbe, qualcosa che Fu esperienza precocissima di Francesco
reca l’inconfondibile impronta della mia il fatto che la sua “pazzia”, il suo modo
unicità. La filosofa Hanna Arendt identifi- radicale di servire i lebbrosi per amore di
ca nella dimensione generativa la più alta Colui da cui si era scoperto amato così, si
espressione della libertà. rivelasse contagiosa: l’arrivo dei fratelli gli
Lo psicologo Erik Erikson afferma che aprì una responsabilità inattesa, la sua se-
nel passaggio dalla giovinezza all’età adul- quela del Signore non era più un fatto che
ta la persona si trova di fronte a un bivio: riguardasse lui solo. E si può immaginare
da una parte la stagnazione, di chi rimane lo stupore di scoprire che la stessa forza di
assorbito in se stesso e bloccato sul pro- attrazione del suo sogno di «vivere secon-

6 messaggero cappuccino
PAROLA E SANDALI PER STRADA
do la forma del santo vangelo» si eser-
citava anche su Chiara, nobile giovane
di Assisi. Per un certo tempo si trattò di
“conversazioni spirituali” in cui France-
sco esortava Chiara che «se convertisse
a Jesu Christo» e Chiara «lo ascoltava
volentieri»; ma presto l’intraprendenza
risoluta di Chiara la portò a lasciare la
casa paterna per vivere la stessa avven-
tura evangelica di Francesco con i suoi
fratelli. Vediamo già nei primi passi de-
linearsi alcuni tratti di questa relazione
generativa: una relazione di ascolto reci-
proco, che per Chiara diventerà fondante
la sua stessa identità.
I termini con cui si esprime nel Testa-
mento sono fortissimi: Chiara definisce
Francesco «colonna, unica consolazione
dopo Dio, sostegno», ma anche «fonda-
tore, piantatore e cooperatore nostro nel
servizio di Cristo». E soprattutto «padre,
nostro padre», espressione ripetuta con-
tinuamente. Questa consapevolezza del
legame con Francesco pare aver assun-
to per Chiara tanta maggiore intensità
quando a sua volta sperimentò che la sua
scelta spingeva altre giovani a seguire il
suo esempio. Un brano del Testamento
lo descrive con grande efficacia: «Dopo
che l’altissimo Padre celeste, per sua mi-
sericordia e grazia, si degnò di illumina-
re il mio cuore perché, per l’esempio e
l’insegnamento del beatissimo padre no-
stro Francesco, facessi penitenza, unita
alle poche sorelle che il Signore mi aveva
donato poco dopo la mia conversione,
volontariamente gli promisi obbedien-
za, così come il Signore aveva riversato
in noi la luce della sua grazia attraverso
la sua vita mirabile e il suo insegnamen-
to» (FF 2831). Davvero «si può generare
perché si è stati generati; per mettere al
mondo, dobbiamo riconoscere di essere
stati messi al mondo» (Chiara Giaccar-
di).

Affetto reciproco
Molto forte è nel loro rapporto la
dimensione della cura: Chiara seppe
di poter contare sulla cura premurosa
che Francesco avrà sempre per lei e per

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PAROLA E SANDALI PER STRADA

le sorelle, che aveva riconosciuto donne Anche la distanza è amore


coraggiose e determinate a una sequela Questa cura reciproca non era però segno
radicale: cura che sempre raccomandò di un rapporto esclusivo o escludente: anzi,
solennemente ai suoi frati, come Chiara entrambi mostrano la capacità di rimanere
con insistenza ricorda: «mosso ad affetto incondizionatamente disponibili ad ogni
verso di noi, si obbligò verso di noi, per fratello o sorella; due esempi di premura fra
sé e per la sua religione, ad avere sempre tanti: Francesco che levatosi di notte fa ap-
diligente cura e speciale sollecitudine di noi parecchiare la tavola e mangia insieme a un
come dei suoi fratelli» (FF 2833). fratello che si era svegliato gridando la sua
Ma anche Francesco sapeva di poter fame, perché non si vergogni (cfr. FF 1712);
contare sulla cura di Chiara: la interpella- Chiara che si alzava di notte per coprire le
va, affidandosi alla sua preghiera e al suo sorelle addormentate perché non patissero
discernimento sapiente, per scelte impor- freddo o che si accorgeva della loro afflizio-
tanti (come quella se dedicarsi interamen- ne o della loro malattia e le consolava (cfr.
te all’orazione o anche alla vita apostoli- FF 3233). Le relazioni vissute da Francesco
ca, cfr FF 1845); le affidava i suoi fratelli e Chiara con le persone loro affidate sono
nel tempo della malattia o della prova (cfr sotto il segno della misericordia: una tene-
FF 3219)); si rifugiava a San Damiano in rezza attiva, che non si spaventa del limite
momenti di particolare sofferenza, come proprio e altrui ma lo attraversa, lo incontra
accadde dopo che ebbe ricevuto le Stim- con il perdono, restituendo all’altro lo sguar-
do con cui ci si sente guardati.
Vale certamente per entrambi
quanto Francesco raccoman-
dava a un ministro in difficoltà
con alcuni dei suoi frati: «non
aspettarti da loro altro, se non
ciò che il Signore ti darà. E in
questo amali e non pretendere
che siano cristiani migliori» (FF
234).
Infine, Francesco ha cer-
tamente anche custodito la
distanza da Chiara come
sigillo e garanzia di libertà
per entrambi: lo testimonia
per esempio l’episodio del-
la “predica della cenere” (cfr
FF 796), in cui l’eloquenza di
uno scarno gesto penitenzia-
le sostituì ogni parola, forse
per timore che la venerazione
mate e nel corso della devastante malattia per la sua persona distogliesse Chiara e le
agli occhi che lo accompagnerà nelle ulti- sorelle dal tenere fisso lo sguardo solo su
me fasi della vita. Cristo. Il nostro tempo, affamato di rela-
E che dire delle pezze tagliate dal zioni autentiche ma che si scopre spesso
mantello di Chiara che si trovano cucite incapace di viverle all’altezza del deside-
su una delle tonache di Francesco? Non rio profondo del cuore, ha grande biso-
sappiamo nulla delle circostanze di que- gno di una fecondità come questa: ne ha
sto “rammendo”, ma possiamo immagi- nostalgia, come affermava san Giovanni
nare qualcosa dell’affetto che ha “cucito” Paolo II.
quelle stoffe. * clarissa di Forlì

8 messaggero cappuccino
PAROLA E SANDALI PER STRADA
di Gilberto Borghi *

N
el mese di giugno, su un noto
network di canali televisivi, fa-
ceva parecchi passaggi uno spot
che pubblicizzava una trasmis-
sione sul “pride”. Ormai non più “gay pri-
de”, ma soltanto “orgoglio”. Orgoglio di
essere me stesso, in qualsiasi forma questo
si dia. E, ovviamente, al centro della scena
dello spot, c’era una persona, con caratteri
biologici (DNA) maschili, ritmo e tono di
voce chiaramente tendenti al femminile, e
con abbigliamento, movenze e accessori
del look appartenenti ad entrambe le ter-
minazioni sessuali, o a nessuna delle due,
come si preferisce.
Sempre a giugno, ho corretto per me-
stiere elaborati di ragazzi e ragazze diciot-
tenni, in cui mi ha colpito come per alcuni
di loro sia ormai consuetudine, in onore
al “politicamente corretto”, la sostituzio-
ne delle lettere finali delle parole di gene-
re maschile e femminile con un asterisco.
Alla mia domanda sul perché di questa
scelta, la risposta, piuttosto risentita per il
semplice fatto che io avessi osato chiedere,

CORPO
è stata «io rispetto profondamente le per-
sone».

SE CI SEI,
BATTI UN COLPO
Qualche importante novità
Nel conflitto Piccoli segnali, ormai diffusissimi as-
ideologico sieme a tanti altri, che ci segnalano come
sulla questione del rapporto tra sesso e
sull’identità di identità, che ci piaccia o no, le cose sia-

genere, bisogna no già profondamente cambiate. Fino agli


anni Ottanta circa del XX secolo, si dava
recuperare il per assodato che il sesso biologico, cioè la
presenza nella persona di cromosomi X
valore del corpo e/o Y, con tutto ciò che questo comporta
a livello biologico-ormonale, strutturasse

n.05 agosto-settembre 2022 9


PAROLA E SANDALI PER STRADA

da solo l’identità di genere, il fatto cioè di


sentirsi uomo o donna e definisse anche
il conseguente orientamento sessuale, cioè
la direzione verso cui si muove la nostra
attrattiva sessuale.
Poi gli studi di carattere psicologico e
sociologico ci hanno permesso di coglie-
re due cose diverse. Intanto che esiste un
quarto costrutto che oltre al sesso biologi-
co, all’identità di genere e all’orientamen-
to sessuale, entra in gioco a definire l’iden-
tità della persona: il ruolo di genere, cioè
l’insieme delle aspettative che la società ha
sul comportamento di una persona, per il
fatto di avere una certa appartenenza di
genere e un certo sesso biologico.
In secondo luogo, ancora più rilevante,
abbiamo scoperto che i passaggi evoluti-
vi che vanno dal sesso biologico con cui
si nasce, alla costruzione della propria
identità piena, attraverso questi quattro
costrutti, non sono mai un dato puramen-
te naturale, ma sono sempre mediati dai
processi socio culturali, in cui una persona
vive. Perciò ci siamo resi conto che se una
persona nasce con un determinato sesso
biologico, può accadere che la sua identità
di genere non corrisponda ad esso e che il
suo ruolo di genere nella società non sia alla negazione dell’influenza dei dati socio
ciò che gli altri si aspetterebbero da lui, culturali sulla costruzione dell’identità,
soprattutto rispetto all’orientamento ses- dichiarando l’invalidità delle acquisizioni
suale. scientifiche post anni Ottanta, perché sa-
rebbero tutte inquinate da un presupposto
Mediator non porta pena ideologico. L’identità della persona, per-
Quello a cui, però, stiamo assistendo ciò, sarebbe fondata esclusivamente sui
ora è che queste acquisizioni, che hanno dati biologici e ormonali, e tutte le varian-
una buona consistenza scientifica, venga- ti che non rispettano tale dato sarebbero
no estremizzate ideologicamente. Da un costruzioni identitarie non rispettose della
lato infatti si vedono fenomeni di radica- persona umana. Inutile negare che la lot-
lizzazione della costruzione della propria ta, attualmente molto accesa e conflittua-
identità, in cui il dato biologico di parten- le, tra queste due estremizzazioni inquini
za è completamente e volutamente ignora- il clima culturale e renda impossibile un
to e il ruolo di genere fortemente combat- discorso sereno e scientificamente fonda-
tuto, fino a dichiararne l’inammissibilità to sul rapporto tra sessualità e identità.
sociale, il tutto a favore esclusivamente Il che rende non percepibile con lucidità
dell’identità di genere, cioè solamente del- qualsiasi discorso si faccia. E se uno cerca
la percezione soggettiva, vista come unico di mantenersi aderente ai dati di realtà e a
fondamento “non negoziabile” del mio ciò che oggi la scienza è in grado di certi-
essere persona. Della serie io sono ciò che ficare (in verità, purtroppo, ancora troppo
sento di essere. E basta. poco), viene immediatamente giudicato,
Dall’altro lato, all’opposto, assistiamo dalle due estremità del campo comunica-

10 messaggero cappuccino
PAROLA E SANDALI PER STRADA
tivo, come alleato della fazione opposta. la quantità di potere economico che essi
Ben consapevole, perciò, di questa si- generano nel loro esercizio. Al posto del
tuazione credo che la questione radicale servizio alla persona, i ruoli sociali hanno
non sia tanto a chi dare ragione, ma cerca- valore per la ricchezza soggettiva che pro-
re di cogliere cosa sta muovendosi sul no- ducono. La persona perciò smette di esse-
stro fondo socio-culturale e che forse giu- re il fondamento ultimo della costruzione
stifica entrambe le polarizzazioni in gioco. sociale e la sua identità non è più connes-
Perciò mi chiedo: come mai questa estre- sa all’appartenenza all’umano, ma solo al
mizzazione avviene in concomitanza con grado di ricchezza che può produrre.
l’ingresso nell’epoca post moderna? Esiste In secondo luogo, la post modernità è
un nesso tra le due cose? Ovviamente cre- l’epoca in cui si teorizza e si vive il primato
do di sì. La post modernità si caratterizza, del sentire sul pensare. Sul piano antropo-
tra le altre cose, per almeno due elementi logico, l’identità della persona è oggi stret-
connessi con la costruzione dell’identità. tamente connessa a ciò che io sento, vivo,
Intanto il chiaro tentativo di destrutturare percepisco, molto prima e molto di più di
radicalmente i ruoli sociali, ridefinendoli ciò che io penso. L’ideologia come conte-
in base al valore di scambio (il mercato) e nitore sociale capace di conferire identità
non più in base al valore del servizio che ha lasciato il posto al vissuto sensoriale,
essi svolgono nella società. Questo fa sì ma sganciato dal controllo razionale, che
che il riferimento valoriale che li giustifi- non ha più alcun potere di conferirgli sen-
ca e li conforma non sia più la relazione so, valore e quindi anche valutarlo. Ogni
sociale, e in essa, l’apporto che essi danno esperienza vissuta ha lo stesso valore delle
allo sviluppo delle persone, ma solamente altre e si differenzia solo per l’investimen-

n.05 agosto-settembre 2022 11


PAROLA E SANDALI PER STRADA

secoli, noi abbiamo continuato a dire che


l’anima è il valore essenziale dell’uomo e
il suo corpo ne è il servitore (l’asino di san
Francesco). Per almeno sedici secoli ab-
biamo sostenuto che l’anima femminile e
quella maschile non avevano alcuna diffe-
renza e che l’essere sessuato, come frutto
della creazione di Dio, aveva come senso
giustificatorio solo quello di poter procre-
are.
Non possiamo meravigliarci oggi se,
tolto di mezzo il riferimento a Dio, la cul-
tura laicista di taglio radicale (LGBTQA+
per intenderci) ha proseguito questa linea
affermando che nascere maschio o femmi-
na non ha alcuna influenza sulla propria
identità. E che l’essere uomo o donna è un
to soggettivo che in essa l’individuo tende costrutto totalmente soggettivo.
a caricare. L’identità perciò non è più con- Ad accomunare, perciò, i campi della
nessa all’unità “globale” della persona, battaglia ideologica, ben al di sotto delle
nell’equilibrio possibile tra mente, cuore e apparenze, c’è in comune il disvalore del
corpo, ma all’intensità, varietà e ampiezza corpo non percepito, né pensato, come
delle esperienze vissute. prima parola autoritativa data all’uomo
dalla natura (da Dio per chi ci crede), e il
Valore, non strumento continuare a relegarlo a puro strumento:
In questa condizione culturale fem- sala giochi per gli uni, strumento ripro-
minile e maschile diventano funzioni duttivo per gli altri. Da qualsiasi delle due
del mercato e dell’esperienza soggettiva, parti ci poniamo, se non recuperiamo il
sganciandosi radicalmente dalla loro ra- valore fondativo del nostro corpo, rischia-
dice umano-naturale, che troverebbe, in- mo il più grave dei danni antropologici:
vece, nel corpo il luogo di definizione e la corrosione e la perdita del concetto di
di sviluppo. E così appare evidente come persona.
sia proprio l’espulsione del corpo dal suo
ruolo di fonte di valore e di indicazioni * della Redazione di MC, insegnante di
di sviluppo, che rende possibile immagi- religione
nare che oggi le identità debbano essere
plurime, sfumate, senza confini netti, in
cui femminile e maschile siano sempre ri-
negoziabili, in favore del mercato e della
moltiplicazione ed espansione delle espe-
rienze soggettive.
Ma a ben guardare, questa espulsione
del corpo dal suo ruolo di valore identi-
tario primordiale non ha inizio negli anni
Ottanta. Una parte consistente del terreno
di coltura su cui ciò si è impiantato ed è
cresciuto deriva da molto lontano, all’in- Dell’Autore segnaliamo:
terno della tradizione cattolica, da una Dio, che piacere! Per una nuova
inclinazione non evangelica, ma neopla- intelligenza cristiana dell’eros
tonica che dal terzo secolo in poi ha fatto Edizioni San Paolo 2018, pp. 224
clima teologico. Così, per almeno sedici

12 messaggero cappuccino
PAROLA E SANDALI PER STRADA
Questione di
* *
ASTERISCHI
di Pietro Casadio * Già alla fine del mio primo anno di

D
insegnamento, avevo collezionato un’inte-
iciamolo con sincerità, per un ressantissima serie di errori, figli della fer-
prof di italiano correggere i temi vida fantasia che solo gli studenti possono
è una faticaccia, a detta di mol- avere. Avrei potuto, ed esempio, enumera-
ti la parte peggiore del lavoro di re almeno dieci modi diversi in cui veniva
docente, posizione contesa in tempi recenti scritto un po’. Tuttavia solamente l’anno
da una sempre più invadente “burocrazia”. scorso, correggendo dei testi di quarta
Il povero insegnante, che vede accumu- superiore, mi sono imbattuto in alcune
larsi i temi sulla propria scrivania, sa che, scelte linguistiche che non si possono con-
presto o tardi, giungerà il giorno in cui figurare come errori, ma che mi lasciano
dovrà affrontarli. E mentre cerca spasmo- comunque un po’ perplesso. Una ragazza,
dicamente attività da fare per rimandare col piglio deciso della femminista, mi ha
l’ora funesta, nutre una granitica certezza: scritto un testo in cui utilizzava l’asterisco
quando aprirà le opere dei suoi studenti, come desinenza generica, evitando quello
vedrà cose «che voi umani non potreste che in grammatica si chiama “maschile
immaginarvi». indifferenziato”. Per capirci, anziché scri-

Lasciamo
cambiare la
lingua, ma
non usiamole
violenza

n.05 agosto-settembre 2022 13


PAROLA E SANDALI PER STRADA

vere “Tutti noi”, ha ad esempio scritto


“Tutt* noi”.

La comparsa della schwa


Questo utilizzo dell’asterisco, che
avrebbe probabilmente fatto venire un
infarto all’inventore di questo segno, il
puntiglioso filologo Aristarco di Samo-
tracia, nasce come una forma di rispetto
anti-sessista all’interno della cosiddetta
“teoria del gender”: l’asterisco, in quan-
to simbolo senza genere grammaticale,
permetterebbe di raccogliere dentro quel
“Tutt*” le persone di identità maschile,
quelle di identità femminile, e anche co-
loro che non si sentono parte né dell’una
né dell’altra categoria. Per far fronte alla
prima immediata critica sull’impossibilità
di leggere ad alta voce l’asterisco, la comu-
nità LGBT ha recentemente proposto l’u-
tilizzo della schwa (il simbolo è questo: ),
una lettera proveniente addirittura dall’al-
fabeto ebraico che si legge come le ultime
due vocali del napoletano mammeta.
Che sia asterisco, schwa o chissà cos’al-
tro, l’utilizzo di questi segni mi lascia, di-
cevo, un tantino perplesso. Non che io sia
un purista della lingua, ci mancherebbe,
la lingua cambia ed è giusto che cambi,
ma non vorrei che questo estremo politi-
cally correct grammaticale dia alla nostra
meravigliosa lingua una tinta sbadita,
anonima. Del resto la stessa parola schwa
significa (scusate il gioco di parole) “insi-
gnificante”. Mi chiedo: non è che a forza
di cercare un linguaggio che non faccia
torto a nessuno e cancellarne ogni possi-
bile identità sessuale, si finisca per parla-
re una lingua insignificante senza alcuna
identità? E ancora: davvero l’assenza di
identità è la risposta alla necessità di acco-
gliere la personale identità di ciascuno di
noi? Dubbi che lascio nelle mani dei miei
sapienti lettori. lizzato all’interno di una domanda che
riecheggia il paradosso dell’uovo e della
La cultura e la lingua gallina: nasce prima la lingua o la cultura?
La questione, comunque, è ampiamen- Ecco, io sono piuttosto convinto del fatto
te dibattuta e lo scontro tra le parti produ- che sia la cultura che deve fare la lingua e
ce, come sempre nel nostro Bel Paese, una non viceversa. Bisogna lasciare che un po’
gran caciara. Il problema, credo, va inse- alla volta, come l’acqua leviga lentamente
rito in un quadro più ampio e contestua- le rocce, la lingua venga modellata e tra-

14 messaggero cappuccino
PAROLA E SANDALI PER STRADA
sformata partendo dalla cultu- modifica la lingua e il tentativo - operato
ra, con strati che rimangono più dal potere, seppur ammantato da altissimi
antichi e covano la tradizione, ideali - di modificare la lingua per modifi-
con il suo bene e il suo male, e care la cultura. Usare cioè la lingua come
strati che si rinfrescano, propo- instrumentum regni perché la lingua è (in
nendo soluzioni nuove che pos- senso letterale quanto figurato) nella boc-
sono piacere o non piacere. ca di tutti ed è capace di lavare il cervello
Fa dunque parte del gioco, e meglio della visione ininterrotta delle tren-
di questo schema, la presenza di tacinque stagioni di “Beautiful”.
qualcuno che propone soluzio- Ecco, quando accade questo, accade
ni diverse e diversificate, come qualcosa di molto pericoloso. La storia
l’asterisco e compagnia bella. tutta e in particolare quella del Novecento
Linguisti e ideologi potranno ci ha mostrato la pericolosità del “forzare”
darsi battaglia (a colpi di penna) una lingua per nascondere o mascherare o
sulle ragioni del sì e del no, ma far cadere nell’oblio o portare alla ribalta
alla fine, probabilmente, sarà qualcosa o qualcuno. Basta pensare alla
la gente a decidere, sarà cioè la dittatura della parola nel fascismo italiano
cultura a trovare una soluzione o all’assenza della parola “morte” nei do-
“perfetta”, quella che cioè unirà cumenti nazisti riferiti allo sterminio degli
nel modo più economico possi- ebrei e degli indesiderati, definito eufemi-
bile (linguisticamente parlando) sticamente “soluzione finale” o “tratta-
l’ideologia, la praticità e pure mento speciale” (e ad Auschwitz i prigio-
l’estetica, perché anche l’orec- nieri ufficialmente morivano per “arresto
chio vuole la sua parte. cardiaco”, non per la camera a gas). E tan-
Ai più esperti lettori di Mes- to per ricordare l’attualità del problema,
saggero non sfuggirà il fatto che non può non venirci in mente “l’operazio-
sto scrivendo un articolo sugli ne militare speciale”, come Putin si ostina
asterischi eccetera eccetera, as- a definire l’orrida guerra lanciata in Ucrai-
serendo l’inutilità di scrivere na, o il fatto che nella vicinissima Turchia
articoli sugli asterischi eccete- ancora oggi chi parla di “genocidio arme-
ra eccetera. Questa malevola no” è punibile con il carcere da sei mesi
obiezione ha tutte le ragioni di a due anni per “vilipendio dell’identità
essere posta, ma per salvare il nazionale”. La Storia è piena, strapiena
mio buon nome porterò, a mia di esempi come questi, dagli antichi Egizi
difesa, due valide argomenta- al 2022. Violentare la lingua è qualcosa di
zioni. La prima è che ho saltato grave e terribile perché significa violentare
l’ultimo incontro redazionale i pensieri e le emozioni delle persone, vio-
di Messaggero Cappuccino e i lare la loro intimità. Ecco, davanti a quella
miei (infidi) colleghi mi hanno soglia dobbiamo fermarci. Lasciamo che
appioppato un articolo “alla la cultura accolga o rigetti gli asterischi
traditora”, approfittando della o le schwa, senza forzare la lingua, senza
mia assenza. Ora mi tocca far- usarle violenza, senza imporsi. Anche da
lo ed è quello che sto facendo. un punto di vista grammaticale abbiamo
La seconda è che, in effetti, una la possibilità, come cristiani, di cercare
cosina da dire c’è, e anche piuttosto im- l’unità nel rispetto delle diversità, evitan-
portante. do la visione monolitica del totalitarismo
e meravigliandoci della fantasia linguisti-
Per una Pentecoste grammaticale ca della Pentecoste. E degli studenti.
È sottile, appena percepibile, la linea
di demarcazione che intercorre fra una
cultura che, in modo naturale, cambia e * della Redazione di MC

n.05 agosto-settembre 2022 15


PAROLA E SANDALI PER STRADA
FOTO DI MAEL BALLAND

MEGLIO BEN
ACCOMPAGNATI
CHE SOLI
di Daniela Dallari, Daniela Sandrini,
ne irripetibile di crescita e di formazione.
Francesco Silipo * Prima della fusione delle due associazioni

N
ASCI (maschile) e AGI (femminile) esiste-
ello scautismo, in particolare in vano già presenze femminili in ASCI sia
quello italiano, coeducazione come ragazze nelle unità sia come adulti
e diarchia sono temi che sono di riferimento. Nonostante la diffusione
sempre esistiti con radici che af- di queste esperienze, non è stato così sem-
fondano nelle origini del movimento. Già plice rendere effettiva una condivisione di
Baden Powell (il fondatore), nella prima responsabilità nella gestione del gruppo di
metà del Novecento, vedeva favorevol- ragazzi (le cosiddette “unità”).
mente i campi tra rover e scolte (rispet- All’inizio infatti la diarchia è nata da
tivamente maschi e femmine di età tra i due tipi di preoccupazione, in particolare
sedici e i vent’anni circa) come un’occasio- delle capo dell’AGI: da una parte di esse-

16 messaggero cappuccino
PAROLA E SANDALI PER STRADA
La coeducazione consente di offrire

La diarchia percorsi di crescita che abbiano al centro


la persona nella sua unicità, non perden-
nello scautismo dosi nella facilità delle spiegazioni lineari
massificate. Una delle domande di oggi è
è un prezioso quella dei modelli con i quali dobbiamo

arricchimento confrontarci: uno di questi è il mito del


corpo che sempre più rischia di essere un
educativo corpo neutro. Per fare in modo che questo
valore non fosse solo teorico o non solo
una proposta da far vivere ai ragazzi e alle
ragazze, ai bambini e alle bambine, l’A-
GESCI ha deciso di renderlo concreto e
darne testimonianza attraverso la scelta di
re fagocitate dall’ASCI perché numerica- affidare a una capo e a un capo insieme,
mente inferiori, dall’altra come messa in a tutti i livelli, la responsabilità educativa,
discussione di fondo del concetto di capo organizzativa e gestionale, in un binomio
“centro del mondo”, diffuso in ASCI; di di esercizio anche disgiunto del potere, ma
qui la proposta della diarchia anche come che non può prescindere dalla condivisio-
demitizzazione di questa figura. Lo svi- ne preventiva dei pensieri e delle decisioni.
luppo della diarchia ha avuto quindi ter- Questa scelta è stata resa operativa an-
reno fertile sia nel contesto storico e socia- che prevedendo che la responsabilità edu-
le dei primi anni Settanta sia nella spinta cativa fosse affidata non al singolo educa-
della riflessione pedagogica ed educativa tore, ma a una Comunità capi all’interno
sulla coeducazione, che in quel periodo delle quali capi e capo condividono scelte
appariva come scelta profetica e che ha e modi del proprio servizio educativo: la
trovato piena dignità nel Patto Associati- diarchia diventa così concreta nel senso
vo di AGESCI sin dal momento della sua che non è più solo un tema organizzativo,
nascita con la fusione tra le due associa- ma diventa un argomento di condivisione,
zioni nel 1974. di gestione del potere e di cura delle rela-
zioni con i ragazzi e tra adulti.
La coeducazione
La coeducazione è stata posta come Una realtà quotidiana
principio fondante e come elemento tra i La diarchia è uno strumento di confron-
principali del metodo educativo: facciamo to da una parte con gli stereotipi sociali e
stare insieme ragazzi e ragazze, bambini culturali, dall’altra anche con i modi di es-
e bambine, gli proponiamo di confrontar- sere delle singole persone, donne e uomi-
si con ciò che è diverso, anche dal punto ni, e di come ciascuno vive questo rappor-
di vista sessuale, perché questo aggiunge to con l’altro da sé. È diventata una vera
un ingrediente indispensabile alla cresci- ricchezza del percorso educativo in AGE-
ta. Costruiamo la nostra identità sia per SCI perché consente di educare anche alla
identificazione con ciò che è simile a noi, democrazia, proponendo un modello di
ma anche per confronto e differenza con condivisione e di progettazione che mette
ciò che è diverso. La proposta della coe- insieme modalità di approccio al mondo
ducazione ha sempre avuto come valore diverse: un altro mondo realmente possi-
di fondo educare insieme maschi e fem- bile. È la proposta di un modello in cui la
mine nel tentativo non di appianare le dif- distinzione dei ruoli viene superata, ven-
ferenze (che è un altro tipo di rigidità dei gono valorizzate le specificità e sensibilità
ruoli), ma nel valorizzarle perché ciascun diverse nella costruzione di una reciproci-
individuo possa crescere al meglio delle tà: fare insieme rispettando tempi e modi
sue potenzialità. di ciascuno, dividere gli aspetti di cura e di

n.05 agosto-settembre 2022 17


PAROLA E SANDALI PER STRADA

organizzazione, così come quelli di ascol-


to e di richiamo, diventano il modo reale
di crescere insieme di cui è possibile fare
esperienza nelle attività scout.
Confrontandoci su questo articolo, ci
faceva un po’ sorridere l’idea di raccontare
una dimensione che per noi è quotidiana,
normale, quasi scontata: siamo cresciute e
cresciuti con capo e capi che hanno gio-
cato con noi, camminato, acceso il fuoco,
incontrato persone, che ci hanno consola-
to, ascoltato, sgridato e che ci hanno di-
mostrato il bello e l’unico della presenza
di tutti. E, quando siamo diventati capo e
capi, abbiamo anche scoperto la fatica di
tenere sempre presente l’altro, di fare delle
differenze e delle diverse visioni un punto
di partenza per costruire un insieme con le
diverse sfumature.

È uno stile profetico


Riprendiamo le parole di Marilina
La Forgia e Matteo Spanò, che sono sta-
ti presidenti dell’Agesci intorno al 2015,
in un’intervista (https://pe.agesci.it/arti-
colo/le-capo-e-i-capi/) sul tema della diar-
FOTO DI MATTEO BRAGAGLIA
chia a Proposta Educativa, la rivista dei
Capi dell’AGESCI: «La diarchia mi ha
impegnata profondamente e mi ha resa rischiando di negare le varie sensibilità,
più consapevole. Ma ogni esperienza resta ma equità che pareggia i diritti ricono-
per me del tutto singolare. Con ognuna scendo i diversi approcci al mondo. Per
delle persone con cui ho condiviso il questo è una proposta che viene tradotta
servizio si è generata una preziosissima in metodo, cioè in modo di gestire vici-
unità e unicità. Se è vero che parte della nanze e distanze a seconda dell’età e del
nostra identità si definisce in relazione a tempo di vita di ognuno, che passano ne-
un’altra, non ci sono esperienze di diar- cessariamente attraverso la relazione tra
chia che possano essere davvero ripetibili bambini e bambine, ragazzi e ragazze con
(Marilina). Più che come esperienza della capo e capi che vivono e si propongono
diversità, posso dire che della diarchia ho come esempi di una relazione di profon-
vissuto il senso della complementarietà e do rispetto e reciprocità possibile. Così
anche della complicità, intesa come oriz- come negli anni Settanta coeducazione e
zonte e passione comune: in fondo corpi diarchia sono nate dalla capacità di capo e
diversi ma una sola unità generativa. Cre- capi, di comprendere e sostare nella com-
do, inoltre, che la diarchia mi abbia aiu- plessità di quel contesto storico, crediamo
tato a scoprire i miei limiti ed anche ad che anche oggi dobbiamo ispirarci al me-
accettarli un po’, insomma a volermi più desimo stile profetico per essere capaci di
bene (Matteo)». leggere i segni dei tempi e di trarne indi-
Possiamo dire quindi che questa è la cazioni complesse, non lineari, che abbia-
fatica di oggi della diarchia e forse anche no però al centro sempre il rispetto per la
la sua dimensione profetica: non si tratta persona.
di uguaglianza, che esclude le differenze * educatori come capi scout in AGESCI

18 messaggero cappuccino
L’ECO DELLA PERIFERIA
Carcere è sostantivo maschile, punizione è femminile. Pena è femminile,
reato è maschile. Riscatto è maschile, libertà è femminile. La dialettica
potrebbe andare avanti. Nei fatti e nelle esperienze va avanti. Nella vita
da reclusi, maschile e femminile vengono annullati nell’indifferenziato
dell’esecuzione penale. Ma soprattutto dall’indifferenza. La pena è
disumana se annulla le identità. Ancora più e per di più quando soffoca la
relazione.

a cura della Redazione di “Ne vale la pena”

IN GABBIA
COME IN CIELO
DIETRO LE SBARRE

M
aschio e femmina: in
carcere è tabù
Rapporto maschio-femmi-
na in carcere è un ossimoro.
La pena carceraria di fatto affligge anche
mogli, fidanzate, compagne di vita dei
detenuti. L’ordinamento penitenziario ha
provato a rammendare la lacerazione dei
rapporti affettivi introducendo normati-
ve che consentano al detenuto e alla sua
donna di liberare un minimo di affetto e
di relazione. Si applica a questo momento
di sinergia affettiva un contingentamento,
circoscrivendolo nel tempo e nello spazio,
in condizioni tutt’altro che consone. Ciò
che chiamiamo amore, ed è fatto soprat-
tutto di quotidianità e di piccoli gesti, resta
congelato per tutto il periodo della deten-

Non c’è più né


uomo né donna:
siamo detenuti!

n.05 agosto-settembre 2022 19


L’ECO DELLA PERIFERIA

zione. Strettamente collegato al congela- derato nell’interezza del suo corpo, sesso
mento della sfera affettiva c’è la questione compreso. La privazione di ogni relazione
del blocco della sfera sessuale, tema spino- sessuale è considerata una “pena accesso-
so ed ampiamente rimosso, anche se pro- ria” implicita, indiscussa e indiscutibile.
fondamente pervasivo della vita detentiva. Fabrizio Pomes
Le pareti lato branda delle camere di
pernottamento sono tappezzate di foto a Donna, fonte di libertà!
colori di procaci corpi femminili attacca- L’unico dialogo che c’è tra uomo e
te con lo scotch. Sono immagini datate donna in un carcere è nella nostra mente,
perché attualmente è vietato attaccare perché la realtà non offre occasioni. Ho
fotografie alle pareti. Ma si tratta solo di visto detenuti prendere volontariamente
un dettaglio all’interno di una condizione rapporti, oppure fingere di sentirsi male,
complessiva di manipolazione della sfera per poter parlare con le figure femminili.
emotiva, che pervade la vita degli uomini Per uno scherzo del destino o per ironia
e delle donne reclusi. L’interdizione ses- della sorte, tutte le figure extra, cioè quel-
suale resta nelle società contemporanee le che non vediamo costantemente, sono
uno dei più significativi indicatori delle donne. La direttrice, le commissarie, le
fratture generazionali: al di qua dell’au- dottoresse, le insegnanti, la psichiatra, la
todeterminazione sessuale, l’individuo psicologa, le operatrici del Sert, sono tutte
vive una condizione di “minore età” o, in donne! Solo il dentista è “maschio”. Iro-
senso più pregnante e meno anagrafico, di nizzando: sarà per questo che nella rivolta
“minorità”. I privati della libertà sono au- del 2020 hanno distrutto e bruciato il suo
tomaticamente privati anche della propria ambulatorio? In fondo il carcere è come
sessualità, regrediti ad una dimensione una caserma: bisogna aspettare per avere
prepuberale. Accade così che l’universo un dialogo con una donna. Così anche noi
dei detenuti, composto pressoché intera- ci adattiamo aspettando un colloquio, una
mente da maschi adulti, venga considera- telefonata, una visita medica.
to, nel discorso pubblico di tutte le istitu- In fondo, il carcere è colorito da nomi
zioni, come un corpo asessuato. Infatti a femminili: domandina, istanza, inferme-
nessun livello delle politiche di riforma del ria, spesa, area educativa, doccia, cella e
sistema penitenziario, il detenuto è consi- tante altre. La mia preferita è la caffettiera:

20 messaggero cappuccino
L’ECO DELLA PERIFERIA
mi ricorda un gesto femminile. In questo dalla telefonata settimanale di 10 minuti.
periodo il carcere di Bologna offre poche La distanza fisica ci pesava moltissimo,
occasioni ai detenuti per poter colloquiare ma ciò nonostante non abbiamo mai pen-
con qualche figura femminile e svolgere sato, neanche per un minuto, di interrom-
insieme qualche attività; qui siamo rigoro- pere il rapporto di coppia che, piano pia-
samente separati. Ho saputo che in altre no, cercavamo di costruire. Certo la sua
carceri, ad esempio a Pesaro, detenuti e assenza mi ha molto pesato e la solitudine
detenute svolgono insieme attività ricre- in alcuni casi ha preso il sopravvento. For-
ative, ma a Bologna tutto questo sembra tunatamente potevamo scambiarci pensie-
impossibile. Prima c’era il coro Papage- ri ed emozioni in lunghissime lettere piene
no, che era un’eccezione alla regola, e che di sentimento e di sensibilità, con cui cer-
prevedeva prove congiunte con uomini e cavamo di farci forza l’un l’altra. Due anni
donne che preparavano le loro esibizioni. dopo, grazie alla mia caparbietà, sono riu-
Si fanno, è vero, i colloqui interni, ma so- scito a farmi assegnare al carcere in cui lei
lamente con le mogli o le fidanzate ufficia- si trovava: avremmo quindi potuto vederci
li anch’esse recluse. al colloquio!
Il mio colloquio preferito all’interno del La prima volta che ci siamo visti erava-
carcere è con la Zia, quando, in redazione, mo tutti e due emozionatissimi al punto
beviamo insieme un bel caffè offerto pun- che non riuscivamo a parlare, ci tenevamo
tualmente da uno dei redattori. Lei, forse, per mano illudendoci che il tempo per sta-
è l’unica che, dopo il suo lavoro, sceglie re insieme non sarebbe finito. Purtroppo
di venire a bere un buon caffè in nostra in carcere c’è un muro che ci separa. Lei
compagnia. Sicuramente può vantare un nella sezione femminile e io in quella ma-
primato da guinness: è la volontaria che schile. Ogni colloquio ci proietta al di fuo-
ha bevuto più caffè preparati in cella da un ri della cinta muraria, ai programmi che
detenuto. È il minimo che possiamo offrir- coltiviamo per il futuro e per poter tornare
le dopo dieci anni di colloqui, dibattiti ed ad essere una coppia felice. In questi 11
impegni non previsti. anni di detenzione il ricordo più bello che
Ironizzando: il carcere è una grande conservo nel mio cuore è stato il momento
caffettiera e noi siamo i suoi chicchi di in cui siamo riusciti a mantenere la nostra
caffè, pronti ad essere macinati prima di promessa d’amore e ci siamo sposati civil-
poter uscire, per poter gustare l’aroma del- mente, proprio qui dentro.
la libertà. Ma prima che ciò avvenga, non Al matrimonio parteciparono i nostri
ci dispiacerebbe se qualcuno dall’esterno, parenti ed alcuni volontari a cui sono par-
preferibilmente donna, scegliesse il nostro ticolarmente legato e che ci hanno fatto da
bar per un colloquio spensierato, diverten- testimoni. Dopo la cerimonia ci fu anche
te ed originale. un piccolo rinfresco come se il nostro fan-
Pasquale Acconciaioco tastico giorno ci avesse proiettato già in
libertà. Poi però è terminato tutto in fretta
e siamo mestamente ritornati, con i piedi
L’altra metà del cielo a quadretti per terra, nelle nostre differenti sezioni.
Sono detenuto da oltre undici anni ed La realtà l’avremmo voluta scacciar via;
insieme a me è detenuta anche mia mo- eppure esiste e ci impone di proiettare i
glie. Per l’esattezza la mia seconda moglie. nostri progetti di vita insieme in un futu-
L’ho conosciuta in libertà e con lei ho con- ro che ormai è sempre più prossimo. Oggi
vissuto due anni fino a quando siamo stati durante i nostri colloqui settimanali è que-
entrambi arrestati. sto l’argomento delle nostre discussioni.
In un primo momento non potevo ve- Il nostro amore c’era, c’è e soprattutto ci
derla e incontrarla perché eravamo reclusi sarà quando potremmo realizzarlo appie-
in due differenti istituti. L’unico contatto no in libertà.
era rappresentato dalla corrispondenza e Filippo Milazzo

n.05 agosto-settembre 2022 21


L’ECO DELLA PERIFERIA

«Il tema di oggi è particolarmente delicato e rischia di farci litigare,


portandoci su schieramenti opposti». Va dritta al nocciolo Maura ed
il tè comincia senza preamboli: «Più che mai quindi è importante che
noi restiamo rigorosamente sulle nostre esperienze personali perché
affronteremo il tema del dialogo fra maschile e femminile, tra uomini
e donne… Perciò ripassiamo le nostre regole: niente giudizi, consigli
o interpretazioni; quando uno parla di sé, gli altri ascoltano: non
dimentichiamo che tutti abbiamo da imparare dagli altri e che, mettendo
a disposizione le nostre esperienze, possiamo aiutare qualcuno».

a cura della Caritas Diocesana di Bologna

nostro paese: è solo nel 1964 che viene abo-


IL TÈ DELLE BUONE NOTIZIE

I
lito il cosiddetto “coefficiente Serpieri” in
presenti annuiscono, consapevoli. San- base al quale il lavoro delle donne nell’agri-
no che si sta per entrare nello spazio coltura veniva pagato la metà rispetto ai col-
sacro della condivisione. leghi maschi; e solo quattro anni più tardi,
Cala il silenzio e resta la voce di nel 1968, viene abolito il reato dell’adulterio
Maura a presentare l’argomento: «La di- femminile, sottolineo che quello maschi-
versità di genere è la prima diversità che le non è mai stato considerato reato. Ecco,
l’umano ha affrontato e possiamo dire che questa è la nostra eredità ecclesiale, sociale e
è andata male da subito… culturale. Chiarito questo aspetto, torniamo
a noi, alle nostre esperienze personali: quan-
«Il Padre Eterno non vuole» do si è costruito dialogo fra noi e l’altro da
Pensiamo alla Genesi: dopo un attimo noi? Cosa ha impedito il dialogo?».
l’alleanza con Dio si rompe e non appe- Nell’attimo di silenzio che segue, due
na la donna pecca, l’uomo la “scarica” im- tuoni in rapida successione entrano romban-
mediatamente. Più tardi, solo per citare un ti dalle finestre spalancate ad interrompere
passo famoso, san Paolo scriverà ai Corinzi la meditazione del cerchio.
che le donne nelle assemblee devono tacere, «Ma non sarà che il Padre Eterno non
prestando il fianco a secoli di interpretazioni vuole che parliamo di questo argomento?»,
misogine. Ma non è che le cose son miglio- commenta sarcastico qualcuno; «Atten-
rate nel tempo e la storia ce lo mostra: da zione! Su quel “Padre” potremmo già
sempre c’è stata una forte disparità fra donne discutere!» ribatte argutamente qualcun
e uomini. Vi do alcune date ed avvenimenti, altro; «Vero, vero perché Dio è Padre sì, ma
per darvi un’idea di ciò che è accaduto nel anche Madre: lo ha detto pure un papa…»,

L’UOMO,
LA DONNA E
L’ACCOGLIENZA
22 messaggero cappuccino
L’ECO DELLA PERIFERIA
Indicazioni per la strada
delle relazioni nuove

replica Maria Rosaria e continua, «Sapete? da ragazza che tutti gli uomini fossero come
Io da giovane ero molto istintiva ed entravo lui. Fu un grande errore perché gli uomini
nei rapporti in modo impulsivo: quello della mia generazione si dimostrarono
che mi è mancato è stata l’esperienza del invece figure assai diverse: rigide, giudicanti,
dialogo con l’altro sesso. Ora so che serve egocentriche. Ne rimasi molto ferita.
ponderazione e riflessione: bisogna aver la Quando sono stata assunta come ginecologa
pazienza di confrontarsi per capirsi». in ospedale nel 1979, in reparto con me
«Be’ non è sempre facile dialogare, anche c’erano solo due altre donne e l’ambiente
per ragioni culturali», si fa avanti Leone, era super maschilista. Per fortuna negli anni
«al sud da dove vengo io, se tu - ragazzo - la situazione è cambiata: molte donne sono
parlavi con una coetanea in pubblico… entrate dopo di me e l’atmosfera è miglio-
era già considerato il primo passo verso il rata. Ma ho sofferto tanto: l’atteggiamento
fidanzamento: per forza, non si parlava mai più in voga fra i colleghi maschi era quello di
fra uomini e donne: se parlavi con una poi screditare la donna come professionista, ma
te la dovevi sposare! Solo con le donne di anche di fraintendere - sempre in modo ses-
famiglia - mamme, zie, sorelle e cugine – il sista - tutto ciò che affermavamo in quanto
dialogo poteva esserci. Ma certo era tutto un donne. È stata dura come gavetta!».
po’ filtrato dal legame di sangue…». «Vi dico la verità: io mi sono sempre
trovato meglio con il mondo maschile», si
Quando i ginecologi erano misogini apre Daniele, «Con un uomo mi sento più
«Infatti anche io penso che molto tranquillo: posso mettergli le mani addosso,
sui rapporti con l’altro sesso, in realtà lo mi sento ad armi pari, sono a mio agio. Nei
impariamo in famiglia», interviene Carla, confronti di una donna invece, no, non è
«Ad esempio, io ho molto idealizzato la così per me».
figura di mio papà che in effetti era un «Le donne sono come l’Aids: se le conosci
uomo molto aperto, intelligente, colto. le eviti!», si aggancia caustico Gabriele e poi
Questo fatto però mi ha portato a credere aggiusta, «Ammetto anche di aver sempre

n.05 agosto-settembre 2022 23


L’ECO DELLA PERIFERIA

incontrato donne non affidabili. Però devo incantano, limpide di vita vissuta. «Dicono
dire che, nei nostri ambienti, ho visto degli così perché ho giocato a calcio e cammino
atteggiamenti più tutelanti e protettivi nei e anche parlo come un uomo. Nel mio
confronti delle donne rispetto agli uomini, paese le donne non hanno diritto a nessuna
anche quando non se lo meritavano affatto. eredità, perché quando si sposano vengono
Non vi nascondo che questo modo di fare acquisite nel nucleo del marito. Quando
mi ha sempre fatto arrabbiare! Non è giusto! muore un papà da noi però è difficile,
Poi credo che oggi tutto il contesto generale perché l’eredità deve essere divisa tra i
ci spinga a confliggere: stare da soli allora è maschi e bisogna prendere delle decisioni
l’unica soluzione. Io oltretutto son cresciuto serie ed importanti per il futuro di tutti.
sentendomi dire “i veri uomini non Non sempre i primogeniti sono in grado di
piangono!”… ma come? È vero il contrario: farlo. Così, quando è morto il mio papà, io
può piangere solo chi è davvero un uomo e ho aiutato la mia famiglia a prendere quelle
sa ammettere a se stesso e agli altri le proprie decisioni. Da allora tutti, uomini e donne,
fragilità!». mi rispettano molto. Sono io che parlo al
«La storia della Genesi ci dice che Dio Consiglio dei Saggi di famiglia. Con tutto
ha fatto prima il maschio», si fa avanti ciò la mia parte femminile non manca:
Maurizio, «e poi ha pensato di dargli una cucino, lavo i panni… l’unica cosa che non
persona diversa accanto perché non si riesco proprio a fare è lavare i piatti. In
annoiasse. Noi di base cerchiamo ciò che compenso, siccome sono forte, andavo alla
è diverso per crescere. Il vero problema è il fonte a prendere da sola l’acqua per tutti…
“pensiero unico” che uccide ogni diversità. e nessuna delle mie sorelle che si trovavano
Anch’io mi capisco di più coi maschi, come a lavare le stoviglie, mi ha mai chiesto di
Daniele, ma ho bisogno del femminile. Il fare cambio!».
diverso mi fa bene!». Una cascata di risate chiude anche que-
sto pomeriggio. Fuori il cielo non è più gri-
Ci vuole forza per decidere e dividere gio, le nubi sono state spazzate via da un
«Io vengo dal Camerun e da quando vento birichino ed il sole entra nella sala ad
avevo undici anni tutti mi dicono che sono illuminare i volti di questi amici: uomini e
un uomo», la voce profonda di Madeleine si donne, fragili e forti, ma soprattutto capaci
apre una strada nel cerchio e le sue parole ci di accogliersi a vicenda.

24 messaggero cappuccino
FOTO

DELLA
FOTO
L’ECO PARLANO
CHEPERIFERIA
CHE PARLANO
di Annalisa Vandelli, fotoreporter

Creature di un sol giorno

n.05 agosto-settembre 2022 25


DELLA
FOTO
L’ECO PARLANO
CHEPERIFERIA

Creato per le creature

26 messaggero cappuccino
DELLA
FOTO
L’ECO PARLANO
CHEPERIFERIA
Creato dalle creature

n.05 agosto-settembre 2022 27


IN CONVENTO

Da decenni i francescani la chiedevano e finalmente è arrivata


l’autorizzazione della Santa Sede a che i fratelli laici possano essere
superiori. Ce la presenta il nostro giurista di fiducia.
E poi fr. Fabrizio presenta la lunga lettera che fr. Antonello e Sarah hanno
scritto a un loro «amico del quindicesimo secolo», Piero della Francesca.

a cura della Redazione

DEO
GRATIAS categoria che meglio descrive la natura
di Alfredo Rava *

I
dei frati minori cappuccini e di molti altri
l 18 maggio 2022 papa Francesco, con Istituti religiosi. Cosa si intende per Istituti
un suo rescritto ha autorizzato il Dica- di Vita consacrata «misti»? L’esortazione
stero per gli Istituti di vita consacrata apostolica Vita consecrata (del 1996) al n.
e le Società di vita apostolica (il DI- 61 dice che: «Alcuni Istituti religiosi […]
VCSVA) a derogare a parte del can. 588 nel progetto originario del fondatore si
del Codice di diritto canonico (CIC). In configuravano come fraternità, nelle qua-
parole semplici il Santo Padre ha deciso li tutti i membri - sacerdoti e non sacer-
che anche un religioso “non ordinato” doti - erano considerati uguali tra di loro
presbitero potrà diventare Superiore a vari […] Occorre che questi Istituti, chiamati
livelli di un istituto religioso “clericale” di “misti”, valutino, sulla base dell’appro-
diritto pontificio. Prima del rescritto tale fondimento del proprio carisma fondazio-
cosa non era permessa, se non dopo avere nale, se sia opportuno e possibile tornare
ottenuto dispensa dalla Santa Sede: i fra- all’ispirazione originaria». Il Sinodo sulla
telli non chierici non potevano governare Vita consacrata espresse il voto che negli
nell’Ordine, nemmeno essere superiori lo- istituti “misti” fosse riconosciuta a tutti i
cali di un convento. religiosi, chierici o meno, parità di diritti
e di obblighi, eccettuati quelli derivanti
Misti dall’Ordine sacro. Nel documento si parla
Nella legislazione della Chiesa oltre agli di una commissione istituita per trattare
Istituti di Vita consacrata clericali esistono il tema, le cui conclusioni sarebbero ser-
gli Istituti «laicali» (ve ne sono alcuni ma- vite alle opportune decisioni in merito: le
schili e tutti quelli femminili), ma non sono conclusioni di tale commissione non sono
considerati e regolati gli istituti “misti”, state ancora pubblicate.

28 messaggero cappuccino
IN CONVENTO
FOTO DI COMUNICAZIONE LOPPIANO VIA FLICKR9
I frati cappuccini, gli altri ordini france-
scani maschili e molti istituti religiosi però
da tempo chiedevano che tutti i fratelli ap-
Rescritto di
partenenti all’Ordine potessero diventare papa Francesco
superiori provinciali o locali, ma, a parte
qualche rara eccezione, tale dispensa non sui fratelli laici
veniva concessa. Nel chiedere tale cosa
al Papa, l’intento di noi cappuccini e dei
francescani era quello della grazia di poter
vivere secondo il carisma lasciatoci da san essere accessibili a tutti i frati» (n. 90,3).
Francesco che nella sua Regola Bollata del A tal proposito resta significativo, per
1223 (n. 7) prevede che possano essere Su- i cappuccini, un passaggio della lettera
periori maggiori sia sacerdoti che laici; gra- che papa san Giovanni Paolo II indirizza
zia che ha caratterizzato fortemente la re- all’Ordine il 18 settembre 1996: «Codesto
altà originaria dell’Ordine dei frati minori. Ordine religioso costituisce dunque
una fraternità, composta da chierici e
Una fraternità laici che condividono la stessa vocazione
Alla Regola di san Francesco fanno eco religiosa secondo il carisma francescano
le nostre Costituzioni, che vedono in tale e cappuccino, descritto nei suoi tratti
cosa un’espressione genuina e autentica essenziali dalla propria legislazione
del nostro carisma originario: «Siccome approvata dalla Chiesa».
noi siamo un Ordine di fratelli, secondo Ritornando al rescritto di papa Fran-
la volontà di san Francesco e la genuina cesco, il documento deroga parte del can.
tradizione cappuccina, tutti i frati di voti 588 §2 del CIC e al diritto di ogni istituto
perpetui possono accedere a tutti gli uffi- religioso “clericale”, in particolare nell’in-
ci o incarichi» (n. 123,6) e «Nell’ambito ciso «che è governato [solo] da chierici».
dell’Ordine, della provincia e della frater- Per i frati cappuccini questo rescritto sta-
nità locale, tutti gli uffici e i servizi devono bilisce che un fratello non chierico: viene

n.05 agosto-settembre 2022 29


IN CONVENTO

nominato guardiano (superiore locale) al ministro generale e al DIVCSVA spetta


dal ministro generale con il consenso del di valutare il singolo caso e le motivazio-
suo consiglio su presentazione del mini- ni addotte dal ministro provinciale, dal
stro provinciale o del custode; viene no- capitolo o dal ministro generale. Ciò si-
minato superiore maggiore (ministro o gnifica che il ministro generale può non
vicario provinciale e custode), dopo aver confermare un superiore locale o il dica-
ottenuto licenza scritta del DIVCSVA su stero può anche negare la licenza scritta
richiesta del ministro generale con il con- di sua competenza.
senso del suo consiglio; viene eletto mini-
stro generale o superiore maggiore, secon- Tuttavia
do le modalità previste dal regolamento Posto questo, possiamo dire che final-
per la celebrazione del capitolo, ma ne- mente tutti i fratelli, chierici e non, posso-
cessita della conferma - mediante licenza no essere superiori e che la loro potestà di
scritta - del DIVCSVA. governo è la medesima? La risposta non
In tutti i casi la decisione se nomina- è pienamente sì. Il rescritto infatti, pur
re o confermare non è automatica, ma aprendo la possibilità ad un fratello non
chierico di assumere l’ufficio di superiore
maggiore, dice chiaramente: fermo restando
il can. 134 §1, il quale stabilisce quali per-
sone nella Chiesa sono “ordinari”.
Un superiore maggiore fratello non
chierico non può essere “ordinario” per-
ché non è «ordinato» e la potestà di cui
gode un superiore maggiore fratello non
chierico non è “piena”, perché non com-
prende la possibilità di porre atti di potestà di
giurisdizione. Ci spieghiamo meglio. La po-
testà di giurisdizione, o potestas regiminis,
è il potere di governare i fedeli nella vita
sociale della Chiesa, esiste per istituzione
divina ed è legata al sacramento dell’ordi-
ne. La conclusione è che, seguendo quan-
to disposto dal can. 134, un Superiore
maggiore non chierico non è ordinario.
Tutti gli atti di governo che richiedono la
potestà di giurisdizione andrebbero com-
piuti dal vicario provinciale presbitero, au-
torizzato a tale funzione dalla Santa Sede,
sempre nel rispetto che il diritto universale
e proprio riconosce al superiore maggiore
nel processo decisionale riguardo al gover-
no della Provincia religiosa.
Il rescritto è stato emesso il 18 mag-
gio festa del primo santo cappuccino, san
Felice da Cantalice, fratello non chierico:
che questo santo insegni a tutti noi (frati e
FOTO DI IVANO PUCCETTI

non) la “potestà” dell’amore e della carità,


che lui ha esercitato eroicamente.

* Giurista, Rappresentante legale e


Viceprocuratore dei frati cappuccini

30 messaggero cappuccino
IN CONVENTO
di Fabrizio Zaccarini *

D
iceva Paolo VI: «L’uomo con- Solo la mente
temporaneo ascolta più volen-
tieri i testimoni che i maestri».
e gli occhi
Capita che i maestri siano anche aperti vedono
testimoni, ma, certo, in vista di una co-
municazione performativa, e cioè capace
di incidere nella vita e favorire percorsi di Dalla polifonia delle voci deriva un’u-
crescita e responsabilizzazione, coerenza tilità pluriforme. La sperimenteranno i
e densità “autobiografiche” sono chiara- lettori che amano l’interdisciplinarietà che
mente imprescindibili. intreccia arte, filosofia, spiritualità, e par-
tendo da questi intrecci, reciprocamente
Polifonia multiuso stimolanti, suggerisce prospettive nuove
È un libro appassionante questo di fra e approfondimenti inediti. E poi gli inse-
Antonello Ferretti e Sarah Virgenti, che da gnanti e gli appassionati di storia dell’arte,
tempo collaborano efficacemente nell’ac- visti gli approfondimenti sulla vita e l’ope-
coglienza didattica e laboratoriale delle ra di Piero della Francesca e i laboratori
scolaresche che numerose sono tornate a didattici proposti. Senza dubbio i catechi-
bussare al nostro convento di Reggio. Ti- sti e gli insegnanti di religione, soprattutto
tolo, Caro Piero, e sottotitolo, Un’amicizia se appassionati di spiritualità francescana,
a più voci, costituiscono un’accoppiata ef- o curiosi di farne la conoscenza, visti i pa-
ficace nella descrizione del contenuto, per ralleli tra le opere dell’artista e i testi di san
così dire, polifonico del libro. Francesco e santa Chiara. Ne scaturisco-
no riflessioni, alla portata di ogni lettore,
ma nient’affatto scontate e perciò decisa-
mente preziose. In particolare, chi deside-
ra aiutare i più piccoli ad avvicinarsi con
fiducia al mondo dell’arte, troverà motivo
di ispirazione nell’ultima parte del libro
in cui fra Antonello e Sarah danno voce

UN
PITTORE
PER
AMICO
n.05 agosto-settembre 2022 31
IN CONVENTO

allo stesso Piero perché si rivolga diretta- Francesca abbia tenuto in quel percorso
mente ai bambini. un posto importante.
Infine, il libro sarà apprezzato da
chiunque ami leggere riflessioni nate dalla Caro Piero
esperienza viva di chi le propone. Radica- Ma sarà opportuno che il lettore possa
to nella storia personale di fr. Antonello accostarsi direttamente a qualche brano
il libro testimonia nel migliore dei modi per farsi personalmente una sua idea di un
della fecondità e della concretezza con libro così sfaccettato nella sua molteplice
cui l’arte, la filosofia e la spiritualità sono ricchezza. «Caro Piero, a Monterchi io
in grado di toccare fecondamente la vita. e te abbiamo iniziato a dirci qualcosa, a
Ogni capitolo del libro, infatti, è accompa- capire che forse potevamo diventare ami-
gnato da lettere indirizzate a Piero della ci. Quella macchia azzurra, quegli occhi
Francesca (stampate in corsivo, il lettore bassi, schivi, che ti chiedono di non essere
può facilmente rintracciarle) e, dialogan- guardati, perché non sono loro che danno
do direttamente con l’artista, fr. Anto- senso all’opera, mi presero subito. (…) Di
nello racconta tanto di sé stesso, del suo fronte alla tua casa sorgeva la chiesa dei
percorso formativo e di come Piero della frati minori e lì tu avevi trovato un amico,

32 messaggero cappuccino
IN CONVENTO
un uomo molto più giovane, ma molto si- mendicante, fatto pane donato e crocifis-
mile a te: frate Luca Pacioli, grande ma- so?». Santa Chiara scrive a santa Agnese
tematico e studioso della geometria. Mi di Praga e la invita a contemplare il suo
piace immaginarvi insieme, mentre discu- stesso volto nello specchio di Cristo per
tete di proporzioni e simmetrie e, tra una adornarsi di «variopinti fiori e di tutte le
formula e l’altra, alzate lo sguardo sulla virtù». Infatti: «in questo specchio rifulgo-
natura per constatare insieme che, nel Bel- no la beata povertà, la santa umiltà e l’i-
lo, Dio geometrizza sempre». neffabile carità. Mira in alto Colui che fu
Søren Kierkegaard ci aiuta a fare un deposto nel presepe avvolto in poveri pan-
passo in più. Egli «sostiene che esiste una nicelli (…). Vedi poi al centro (…) le fati-
dimensione oggettiva e una dimensione che e pene senza numero ch’Egli sostenne
soggettiva della verità (…). Chi darebbe per la redenzione del genere umano. E, in
la vita per il risultato di una equazione di basso, contempla l’ineffabile carità per la
secondo grado? La risposta (almeno, con- quale volle patire sul legno della croce e su
tinuo a credere così) è evidente: nessuno. di essa morire della morte più infamante».
(…) Esistono invece delle verità che non Nelle loro ultime conseguenze i fili del
riesco a dimostrare more geometrico, ma che ragionamento conducono ad affermare,
danno un senso profondo al mio esistere, forse con qualche sorpresa, che se «lo
sono verità soggettive ma altamente vere specchio è Cristo nella sua umanità, sia-
perché per esse sono disposto a mettermi mo davanti a un Cristo profondamente
in gioco fino in fondo. “Dio geometrizza umano (…) uno specchio umile, povero e
sempre” questo è vero, caro amico del sofferente e questo crea stupore se consi-
quindicesimo secolo, ma il problema di deriamo Cristo specchio del Padre: anche
fondo è: quale tipo di geometria Dio usa?». Dio è povero e soffre. (…) In quest’ottica
Seguendo il filone di una geometria di il gioco si fa ancora più intrigante: la po-
paradigma rovesciato, gli autori del nostro vertà, l’umiltà, la carità sono dimensioni
libro si rifanno alla prima ammonizione, essenziali della divinità».
in cui Francesco si richiama alla follia di
Colui che «ogni giorno si umilia, come Correre oltre
quando dalla sede regale discese nel grem- Concludo lasciando la parola a Piero
bo della Vergine; ogni giorno egli stesso che si rivolge ai bambini, parlando ancora
viene a noi in apparenza umile; ogni gior- della Madonna del parto, conservata a
no discende dal seno del Padre sull’altare Monterchi. «A voi, che siete piccoli, ma
nelle mani del sacerdote», per sostenere, avete più capacità di scoperta dei grandi
poco più avanti, che diversamente dalla re- chiedo: gli occhi di questa mamma cosa
ligiosità greca, romana o anche dell’antico guardano? (…) Bravi! Proprio lì, nel punto
Egitto, «nel cristianesimo c’è incarnazione dove la pancia è più grossa e dove si trova
solo nella spogliazione degli attributi divini il bambino. I personaggi di questa storia
e nell’abbassamento (…) di un Dio che si sono allora quattro e il più importante è
è svuotato di sé per vivere con e noi tra di proprio quello che non si vede! E quegli
noi». È ancora Kierkegaard a ricordare che sguardi un po’ furbetti degli angeli chi
«è stato Cristo ad abbassarsi, non è stato guardano? Proprio voi, e sono un invito a
abbassato: nessuno, né in cielo, né sulla tenere aperti i vostri occhi e la vostra men-
terra, né negli abissi poteva abbassarlo». te su quanto state guardando». Ecco, trovo
bellissimo questo invito a tenere aperti gli
La maschera di Dio occhi su ciò che si guarda per sviluppare
Se con Nietzsche possiamo credere che uno sguardo pronto a correre oltre a ciò
la verità ami presentarsi in maschera, al- che già vede.
lora con fr. Antonello e Sarah dobbiamo
chiederci: «Quale maschera più provo-
catoria ed eloquente di quella di un Dio * della Redazione di MC

n.05 agosto-settembre 2022 33


IN MISSIONE

Il 4 giugno scorso, in Libano, il card. Marcello Semeraro, Prefetto della


Congregazione delle Cause dei Santi, ha beatificato, in rappresentanza
di papa Francesco, due missionari cappuccini libanesi, il cui martirio,
avvenuto in Turchia tra il 1915 e il 1917, è un richiamo ancora attuale

di Saverio Orselli

IL SEME
È ANCORA
IL SANGUE

L
ette comodamente sullo schermo

Due missionari del computer, in poltrona, in un


appartamento qualsiasi del ter-
martiri ritorio italiano, le parole di papa
Francesco ripetute in diverse occasioni, «i
martiri di oggi sono di più dei martiri dei
primi secoli», scivolano via senza lasciare
tracce fastidiose, registrate e accantonate
sotto la voce “discorsi da Papa”. Poi, da-
vanti ai dati impietosi, immagino il volto
di mio nonno che ripete, con un sorriso
malinconico, «per forza, siete vissuti nella
bambagia!».
Nel breve periodo che va dal 1° ottobre
2020 al 30 settembre 2021, oltre 360 milio-
ni di cristiani sono stati oggetto di perse-
cuzioni nel mondo a causa di legislazioni
statali intolleranti nei confronti del cristia-
nesimo e ben 5898 sono stati uccisi, con
un aumento del 24% rispetto all’anno pre-
cedente. Ancora, 6175 sono stati i cristiani
arrestati senza processo e incarcerati (con
un balzo del 69% in più) e 3829 i cristiani

34 messaggero cappuccino
IN MISSIONE
rapiti, mentre nel precedente resoconto missionaria dove oggi vengono ospitati i
risultavano 1710 (quindi l’aumento è del pellegrini in visita alla missione.
124%). Che dire? Hai ragione, nonno, dal
tepore della coltre di bambagia in cui sia- In pozzi e caverne
mo cresciuti, certe cose si fa fatica a ca- Le storie dei due giovani martiri sono
pirle e se già fatichiamo a comprendere il toccanti. Nel presentare padre Léonard, il
significato di “missione”, la parola “mar- decreto di riconoscimento del martirio ri-
tirio” risulta quasi incomprensibile. porta: «Il 5 dicembre 1914 il Servo di Dio
Leonardo Melki aveva 33 anni e viveva a
Vicinanza e lontananza Mardin. Quel giorno le milizie imperia-
Allo stesso modo, lette comodamente li irruppero nella chiesa dei cappuccini,
e, magari, distrattamente sullo schermo perpetrarono violenze e molestie ai dan-
del computer, le storie di Léonard Melki e ni dei missionari e infine ordinarono loro
Thomas Saleh, i due martiri frati cappuc-
cini libanesi, beatificati presso il Convento
delle Suore Francescane della Croce a Jal In queste pagine alcune foto
el-Dib, il 4 giugno scorso, nella vigilia di della celebrazione che
Pentecoste, sembrano lontane nel tempo e si è svolta in Libano.
Foto Archivio OFMCAP.
nello spazio. Lontana la loro scelta di en-
trare nei frati e diventare sacerdoti, attirati
dall’esempio di altri frati. Lontana la scel-
ta di andare in missione, ormai così rara
nella nostra realtà. Perduta nei ricordi sco-
lastici - richiamata alla memoria non fosse
altro dalla guerra che vi si è combattuta
pochi anni fa - persino la Mesopotamia,
la terra che sta in mezzo tra i due fiumi,
il Tigri e l’Eufrate, scelta per il loro im-
pegno missionario, iniziato nei violenti
ultimi anni di sopravvivenza dell’Impero
ottomano - ma che fosse giunto alla fine
lo sappiamo noi adesso - mentre si stava
attuando un massacro nei confronti degli
Armeni, genocidio che ancora oggi non
tutti riconoscono nonostante i quasi due
milioni di morti, uccisi soprattutto tra il
1915 e il 1916, anche se lo sterminio era
iniziato già da anni.
Un aspetto di vicinanza nella vita dei
beati Léonard Melki e Thomas Saleh -
quantomeno per chi ha avuto il dono e il
piacere di visitare la missione cappuccina
in Turchia - è rappresentato dal seminario
minore di Santo Stefano presso Costanti-
nopoli, appartenente all’Istituto Apostoli-
co d’Oriente, in cui entrarono alla fine di
aprile 1895. Quel seminario è l’attuale par-
rocchia di Santo Stefano a Yesilköy,
, nella
periferia di Istanbul, una piccola comuni-
tà parrocchiale di fedeli cattolici, anima-
ta ancora dai frati cappuccini e stazione

n.05 agosto-settembre 2022 35


IN MISSIONE

di lasciare il convento. Il Servo di Dio, ben


consapevole del pericolo, decise all’ultimo
momento di rimanere lì con un anziano
confratello che non poteva muoversi. Fu
quindi arrestato e torturato per sei giorni,
affinché rinnegasse la fede ed abbracciasse
la religione islamica. L’11 giugno 1915 fu
messo alla testa di un convoglio di alcune
centinaia di altri prigionieri, tra i quali il
beato Ignace Maloyan, arcivescovo arme-
no cattolico di Mardin, che dovevano esse-
re deportati a Diarbekir. Circa a metà del
viaggio, nel luogo detto Kalaat Zirzawane,
dopo essersi ancora rifiutati di rinnegare la
fede cristiana, furono massacrati e i loro
corpi gettati in pozzi e caverne».
Nello stesso decreto, riferito a padre
Thomas, è scritto: «Il 22 dicembre 1914
il servo di Dio Tommaso Giorgio Saleh
fu costretto ad abbandonare il convento
di Diarbekir insieme ad un confratello e
alcune suore, e trovò rifugio nel conven-
to di Orfa. Aveva compiuto 35 anni. Per
due anni affrontò con coraggio le molestie Spesso è il coraggio che manca quando
delle milizie imperiali e sopravvisse a due vediamo la riluttanza a prendere altre
serie di massacri di cristiani della città. Fu strade. La vita dei beati Tommaso e Le-
quindi falsamente accusato, insieme agli onardo mi ricorda in particolare tre temi
altri religiosi, di tenere nascosto un sacer- attuali nel nostro Ordine cappuccino: for-
dote armeno e di possedere indebitamente mazione, missione e fiducia assoluta in
un’arma. Per questo fu condannato a mor- Dio». E, toccando l’aspetto missionario,
te. Dopo aver subito ogni sorta di violenze ha aggiunto: «Nella mia lettera all’Ordine
e maltrattamenti, si ammalò di tifo. Arri- all’inizio del nuovo sessennio ho invitato
vato a Marash ormai esausto, morì proba- “tutto l’Ordine a incominciare a riflettere
bilmente il 18 gennaio 1917». sulla dimensione missionaria della nostra
Significativo il commento finale della vita”. Il Signore ci dona quest’anno due
biografia dei due beati, pubblicata nel sito beati che non furono solo martiri, ma an-
del dicastero delle Cause dei Santi: «L’e- che due giovani missionari» che vissero
liminazione dei due servi di Dio, come con gioia la loro scelta missionaria, «gioia
le stragi di altri cristiani compiute conte- che traspare in tutte le loro lettere: la gioia
stualmente in quella regione, è passata a di essere missionari nonostante tutte le dif-
lungo sotto silenzio, ma la fama del loro ficoltà e persecuzioni».
martirio è giunta sino ad oggi». La vita di Léonard Melki e Thomas Sa-
leh ha dovuto confrontarsi dolorosamente
La gioia della missione con una guerra feroce. Oggi sono tante le
Nel ricordare l’attualità del messaggio guerre che ancora si combattono, alcune
che i due beati ci consegnano, il ministro sotto i riflettori più di altre, tutte causa di
generale dei cappuccini, fra Roberto Ge- dolore; pensando a tutte, nessuna esclusa,
nuin, ha scritto: «Nel fare nuove proposte non c’è conclusione migliore della pre-
per poter rispondere alle sfide che il nostro ghiera di padre Leonardo: «Dio faccia fi-
Ordine deve affrontare, abbiamo talvolta nire al più presto questa guerra, causa di
l’impressione di inventare nuove forme. molti mali».

36 messaggero cappuccino
PROVARE PER CREDERE
Per motivi di lavoro ho letto e analizzato le sintesi diocesane dell’ascolto
sinodale delle sette diocesi della Romagna. Quale immagine di Chiesa
se ne può ricavare? I report ci consegnano una mappa ecclesiale che
va letta in modo stratificato, come si fa con i navigatori, in cui possiamo
distinguere un livello “macro”, un livello “suolo” e un livello “profondo”.

di Gilberto Borghi

GLI STRATI
SIAMO NOI

FOTO DI MAURO FOCHI

M
acro
Il sinodo ci A livello macro la do-
minante emotiva sembra la
restituisce la “crisi”: fatica, sconforto, im-
mobilismo, indifferenza, disorientamento,
nostra realtà aridità, sono parole presenti nei report. Ne
deriva un atteggiamento diffuso che sem-
bra di “difesa” da un nemico percepito a
volte all’interno stesso della Chiesa a vol-
te fuori, in cui si possono individuare tre
stili difensivi, a seconda delle comunità o
delle persone: passivo, dove l’avanzata del
nemico sembra ineluttabile e si sopravvive
nel «si è sempre fatto così», nella speran-
za di un miracolo, o dell’arrivo del regno

n.05 agosto-settembre 2022 37


PROVARE PER CREDERE

o del «ci penseranno altri, non è compito


mio»; aggressivo, dove il dovere di mantene-
re le posizioni sul campo spinge all’irrigidi-
mento delle forme, delle regole, delle verità,
al senso di superiorità rispetto a chi non è
come noi, e al giudizio facile e non richie-
sto; remissivo, dove si cerca di venire a patti
col nemico, anche rinunciando a qualcosa
del proprio territorio, in nome della diffe-
renza tra cose essenziali e non essenziale
della propria identità, pur di sopravvivere.
Immersi in un cambio d’epoca, espres-
so molte volte nei report con l’immagine
della barca nella tempesta, per non anne-
gare non entriamo più in relazione con la
vita reale. Anche perché abbiamo l’im-
pressione che ci manchino gli strumenti
culturali per poterlo fare, e rischiamo un
intellettualismo che non dice più nulla a
nessuno. Impellente e generalizzata, si
evidenzia soprattutto la necessità di un
linguaggio nuovo che le nostre Chiese cer-
cano di costruire, non per “adeguarsi” al
mondo, ma per poter mettersi davvero in
comunicazione con la realtà, che permet-
terebbe di vivere la fede “impastata” con del sentirsi accolto in queste domande,
la vita di ogni giorno e in cui noi potrem- prima e di più che di trovare risposte.
mo comprendere il mondo e il mondo La parola “frammentazione” ricorre
comprendere noi. spesso nei report, l’impressione diffusa è
quella di comunità e gruppi autoreferen-
Suolo ziali, chiusi, spesso dei “cerchi magici”, in
Quando la lente si avvicina al terreno, cui non sempre le relazioni sono poi così
si notano anche delle “enclave” di vivacità amichevoli. Ma anche in questi gruppi,
ecclesiale, di desiderio di partecipare alla a volte, si cerca di rendere un servizio in
vita delle comunità, di impegno bello a cui si crede davvero e non solo per dove-
testimoniare con franchezza la Parola di re. Non nascondiamo che in essi si rischia
Dio. Certe comunità davvero fanno anco- una sorta di “clericalismo laico” o di vive-
ra trapelare il senso della gioia di essere cri- re quel gruppo come un rifugio, un nido.
stiani e la gratitudine a Dio, che permette Ma si trovano anche gruppi in cui davvero
di camminare ancora assieme a dei fratelli chi arriva può dire: “c’è sempre qualcuno
di fede. Si intravvedono gruppi che cerca- che ti aspetta”, soprattutto se si tratta di
no, con intelligenza e amore, esperienze movimenti o famiglie religiose, più che
di “confine”, dove la testimonianza e la di parrocchie. Evidente, però, il punto di
condivisione della carità è ancora capace maggiore criticità della vita interna delle
di rendere attraente e apprezzabile quella nostre comunità: le relazioni preti-laici.
comunità. Dove non prevale la difesa, ma Qui i report indicano che la differenza
l’accoglienza; dove si ritrova un linguag- maggiore è tra chi pensa di aumentare la
gio che non si preoccupa tanto e subito di collaborazione dei laici con i preti, fermo
dare risposte, quanto di ascoltare, condivi- restando che il prete deve essere il centro
dere e mantenere aperte le domande di chi attivo della pastorale della comunità in
si incontra, affinché possa fare esperienza ogni settore, e chi ritiene che sia giunto il

38 messaggero cappuccino
PROVARE PER CREDERE
al divino, dove si percepisce una scarsa
cura effettiva della spiritualità. Appesan-
tita dal ritualismo, dal formalismo, dai
dogmatismi e moralismi, la vita di fede
sembra aver perso il senso del mistero, la
sua bellezza e la gioia di seguire Gesù. Ma
ci sono anche laici che, per trovare “pane”
per la propria fede, sono “emigrati” ec-
clesialmente, andando alla ricerca di quel
buon tesoro che la tradizione cristiana
possiede, e rintracciando forme, stili e gui-
de spirituali con le quali stanno facendo
crescere davvero la loro fede. E, a volte,
accade anche che questo abbia un ritorno
“al paese natio” nel poter condividere con
altri della propria comunità di origine que-
sto loro tesoro, anche al di là del consenso
del sacerdote.
Queste narrazioni mettono la luce su
un problema essenziale per le nostre chie-
se: ritrovare una fede che parli al cuore,
al corpo e alla testa, come molti report
rimandano. L’impressione è che le nostre
comunità sul piano di fede abbiano “perso
i sensi”, non riescano a vivere la fede se
tempo di passare alla corresponsabilità in non a livello di pensiero e poco più. E qui
cui il ruolo di centro attivo è della comuni- si apre uno squarcio molto evidente sulla
tà tutta, e laici e preti hanno ruoli diversi, condizione di maturità umana dei fedeli
ma complementari e corresponsabili. Al delle nostre Chiese, preti e religiosi com-
momento, sembra prevalere ancora la pri- presi, in cui la fede “gira” male perché la
ma tendenza, in cui i laici sono coinvolti struttura umana di quella persona ha dei
solo a livello operativo, rendendo spesso disequilibri che non consentono allo Spiri-
inutile il sistema attuale degli organi di to tutta la libertà di manovra necessaria ad
rappresentanza ecclesiale. un cammino di santità.
Questo stato di cose trova la sua radice A corollario di ciò si assiste, sempre
nel clericalismo ancora diffuso e, a volte, più spesso, ad una ricerca della propria
anche promosso dagli stessi laici, oltre che identità cristiana come di un “totem” da
dai preti. Sia a livello parrocchiale che a conservare gelosamente, che ci dica che
livello diocesano, l’impressione è di una siamo vivi e chi siamo. Rifuggendo così il
organizzazione ancora molto rigida e ge- dialogo con chi è diverso da noi, sia dentro
rarchizzata. Anche qui però non possiamo che fuori la Chiesa.
occultare la presenza di realtà in cui il sa- Resta, però, ancora presente anche chi
cerdote è un pastore presente, vicino, non ha sperimentato davvero il senso dell’esse-
un funzionario o un controllore. re amato da Dio, e di poter consegnare a
lui, con libertà e gioia, la propria vita e la
Profondo propria identità, perché sa che vita e iden-
Se con la lente scendiamo ancora di più tità sono da spendere non da conservare.
in profondità, a livello della fede persona- Credo sinceramente che il primo frutto del
le, l’immagine si fa ancora più articolata. sinodo sia almeno questo: poterci guarda-
Intanto una diffusa sensazione di vivere re e renderci consapevoli della nostra con-
una Chiesa che non rimanda abbastanza dizione ecclesiale.

n.05 agosto-settembre 2022 39


INDICATIVO FUTURO

Su MC non parliamo da tempo del mondo scout ed ecco che in questo


numero troverete ben due articoli dedicati ai ragazzi col fazzolettone. Va
detto che molte delle considerazioni sui giovani che leggete in questa
rubrica prendono spunto da questo ambito educativo, ma in questo
numero vorrei dare voce ad un sacerdote che lavora da tempo in AGESCI
per farci raccontare il senso di un campo mobile che l’associazione
offre ai suoi membri una volta giunti alle fasi finali del loro percorso, in
discernimento sulla scelta della “partenza”.

a cura di Michele Papi

CAMMINA
CHE CRESCI
di Paolo Dall’Olio * Metodo educativo e “route”

S
In realtà forse pochi sanno, tra quelli
i tratta di una settimana di cam- che non sono o non sono stati scout, che
mino, formazione e riflessione or- lo scautismo è primariamente un metodo
ganizzata a livello regionale che educativo e che l’obiettivo educativo degli
vede la partecipazione di giova- scout non è quello di imparare a vivere
ni provenienti da tutta Italia e fa parte di nella natura - quasi fossero un WWF cat-
quegli Eventi di Progressione Personale a tolico - bensì quello di far crescere i bambi-
Partecipazione Individuale (E.P.P.P.I.) che ni e le bambine, che poi diventano ragazze
contraddistinguono la proposta formativa e ragazzi, giovani, perché arrivino ad es-
dello scautismo italiano. sere uomini e donne che giungono ad una
Nell’immaginario comune gli scout umanità piena, significativa, che diventa-
sono una sorta di giovani marmotte no- no liberi perché capaci di amare. Questo i
strane, calzoni corti di velluto e camicia più, forse, non lo sanno, distratti dalla do-
azzurra, che vivono soprattutto nei boschi manda sul perché mettersi i calzoni corti
e, se dovesse capitare loro di trovarsi in cit- anche d’inverno o attratti dal sapore vinta-
tà, si prodigherebbero nel far attraversare ge delle tende in una radura solcata da un
la strada alle vecchiette. Li si guarda con ruscello che scende dai monti.
simpatia ed un pizzico di nostalgia come Educare ad essere liberi di amare e
si potrebbe guardare una FIAT 127 o una perciò uomini e donne significativi. Non
Renault R4: che bei tempi quando si pote- banale come obiettivo. E come perseguirlo
va vivere con meno complicazioni…! nella nostra società che ci sembra andare

40 messaggero cappuccino
INDICATIVO FUTURO
in direzione opposta? Nello scoutismo c’è Scelta di servizio
un motto che dice che “le cose entrano dai Terzo passaggio. Dopo aver cominciato
piedi”, cioè che occorre fare esperienze ad orientarsi e a collocarsi nel mondo, le
importanti e che se si vuole educare al giovani ed i giovani sono invitati a metter
cammino della vita bisogna fisicamente al centro dell’attenzione la scelta. Scegliere,
cominciare a camminare, mettendo un certo, la cosa più bella e stimolante per chi,
passo dopo l’altro, aiutandosi a portare poco più che ventenne, ha davanti a sé tut-
gli zaini, cercando la strada su una car- ta la vita, tantissime possibilità. Ma anche
tina, accettando che può fare caldo - an-
che molto caldo - o può piovere - anche
molto piovere - imparando a fare il passo
del più lento, godendo di una manciata di
more o lamponi, o di un sorso di acqua
dalla borraccia, sorridendo quando da die-
tro una curva si manifesta la meta e ci si
può finalmente togliere lo zaino. Questo
noi scout lo chiamiamo “la route”. Ed il
primo ingrediente per educare giovani sui
20-22 anni provenienti da tutt’Italia ad es-
sere donne e uomini liberi di amare, non
può che essere fare una route. Mettete
perciò da parte la “R” di route che dopo
ci servirà.

Orientarsi
Il secondo ingrediente è creare occa-
sioni per potersi orientare. Orientarsi - dal
latino orior, sorgere - significa voltarsi fin-
ché non si trova il punto da cui sorge il
sole, e cioè significa mettersi alla ricerca
dell’origine per poi indirizzare il cammi-
no della vita. Concretamente questo viene
fatto chiedendo ai giovani e alle giovani di
fare il loro personale Punto della Strada,
una rilettura della loro vita nelle relazio-
ni fondamentali: quella con sé stessi, con
gli altri, con il mondo, con Dio. Chi sono?
Cosa mi definisce? Chi vorrei essere? Non
è la prima volta che lo fanno, tutti i loro
anni di scautismo, anche se loro non se ne
accorgevano, sono stati caratterizzati dalla
triade: esperienza-simbolo-concetto. Ov- FOTO DI MAEL BALLAND
vero: si vivono con i bambini o i ragazzi
esperienze significative, si forniscono loro
simboli (dal greco sun-ballo, metto insie-
me) cioè chiavi di lettura che permettano
di far emergere i significati di ciò che si è Le cose
vissuto, e allora si può giungere al concet-
to, cioè alla consapevolezza di ciò che è
entrano
accaduto. Dunque mettete da parte la “O” dai piedi
di orientamento e procediamo.

n.05 agosto-settembre 2022 41


INDICATIVO FUTURO

compito arduo, perché scegliere vuol dire Asticella troppo alta per dei ventenni del
precludersi possibilità e rischiare di sbaglia- ventunesimo secolo? Durante la route si
re. A loro noi proponiamo questo: a partire incontrano testimoni che, raccontando la
dalle testimonianze di vita dei capi scout propria appassionante storia di servizio,
che li accompagnano, sono chiamati a rac- danno ai giovani la possibilità di rileggere le
cogliere gli elementi ricorrenti di cosa signi- loro esperienze di servizio, quelle che negli
fica fare una buona scelta. Sogni, determi- ultimi anni di attività hanno fatto nei loro
nazione per raggiungerli, ma anche rinunce gruppi. È il servizio, infatti, quella scelta
per amore, sull’esempio di Gesù che ha dato grande, impegnativa e bella che può dare
la vita: tutto questo costituisce la vocazione, significato alle nostre vite ed ancora affasci-
fantasioso impasto di umano e divino. Im- na i ventenni, anche quelli dei nostri giorni.
parare a scegliere significa imparare ad as- L’ultima lettera è dunque la “S” di servizio.
saporare per la propria vita l’impasto tra i R.O.S.S. in questa sigla, che a primo
nostri desideri e la chiamata che Dio ci fa ascolto sembrerebbe una parola uscita dal-
alla felicità, alla vita piena. Questa volta si la bocca del tecnico della caldaia, e invece
mette da parte la “S” di scelte, e si va avanti. sta per Route di Orientamento alle Scelte
Si è già capito che la libertà che propo- di Servizio, si condensa invece un coinvol-
niamo alle giovani ed ai giovani chiama- gente campo scout per giovani ventenni ai
ti ad essere donne e uomini significativi quali si pone una domanda in cinque tappe,
non è la pura assenza di condizionamenti una per ciascun giorno del campo: Io sono
(“libertà da”: tolti gli ostacoli ognuno fa / chiamato / alle scelte / di servizio / ?.
quel che gli pare) ma la capacità di fare
scelte grandi (“libertà di”: libertà di vin- *p
 arroco a Calderara di Reno,
cere paure ed egoismi per poter amare). assistente scout

FOTO DI ANDRII SOLOK

42 messaggero cappuccino
FESTIVAL FRANCESCANO
La parola fiducia nell’enciclopedia Treccani viene definita come un
«atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione
positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui
o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di
sicurezza e tranquillità». Non solo speranza dunque, ma un vero e proprio
affidamento all’altro - o a noi stessi - consapevole e profondo, compiuto
con la certezza di essere accolti, ascoltati e compresi. Se poi la fiducia sia
meritata o meno, tradita o rispettata, è un altro discorso. Ciò che conta
è la scelta di (con)fidarsi e la sensazione di pace che ne scaturisce; un
comportamento che supera le barriere e diventa la base di una società
comune, che cresce insieme.
a cura dell’Ufficio Comunicazione del Festival Francescano

ARRIVEDERCI IN
FOTO ARCHIVIO FESTIVAL FRANCESCANO

PIAZZA
MAGGIORE!
di Serena Piazzi *

F
iducia sarà proprio il tema della
Per ripartire
XIV edizione del Festival France- con uno
scano. In un mondo attraversato
da guerre e conflitti, una rifles- sguardo nuovo
sione sul ruolo che la fiducia ricopre oggi
sembra quanto mai attuale e urgente.

n.05 agosto-settembre 2022 43


FESTIVAL FRANCESCANO

Una prima forma di fiducia è quella Non dimentichiamoci però che, come fat-
che nasce dal gesto di san Francesco che to presente dal Manifesto, «Papa France-
accoglie il lupo e lo chiama a sé, suscitan- sco ci ricorda che se Dio ha potuto creare
do meraviglia e stupore, come viene rac- l’universo dal nulla, può anche intervenire
contato nell’immagine simbolo di questa in questo mondo e vincere ogni forma di
edizione: la diffidenza e la paura verso chi male». Nessuna ingiustizia è insuperabile.
è sconosciuto e diverso da noi si trasfor- La fiducia non segue itinerari stabiliti,
mano in un atto di accoglienza e di ascol- ma racconta la storia di ognuno di noi e si
to. L’inizio di una fraternità che continua snoda lungo i tracciati del vissuto perso-
ancora oggi, come ci ricorda Andrea Pic- nale; universale è invece la sua gratuità e
caluga - economista e direttore dell’Istitu- il suo essere un dono che diamo e ricevia-
to di Management della Scuola Superiore mo, «uno dei più importanti motori delle
Sant’Anna di Pisa - nel Manifesto scien- relazioni sociali».
tifico del Festival, per cui «storicamente i
francescani sono stati maestri di fiducia, Tre giorni per…
sia in campo economico che sociale, for- Di fiducia al plurale si parlerà dunque
nendo importanti contributi alla società durante la prossima edizione del Festival
[…]. Francesco ha percepito la fiducia che Francescano, che si svolgerà il 23, 24 e
Dio per primo ha avuto nell’uomo e ha 25 settembre 2022. Tutti gli eventi avran-
dato concretezza al concetto di fraternità». no luogo in piazza Maggiore a Bologna,
segnando così un ritorno alla normalità e
Un Festival… fiducioso alla consueta forma del Festival dopo l’e-
Durante il Festival si affronteranno le dizione in modalità mista e l’edizione in-
varie forme che la fiducia può assumere. teramente online dei due anni precedenti,
Per esempio, fiducia verso il futuro e verso causa pandemia. Un Festival che ritorna
i giovani, protagonisti speciali del Festival. in piazza tra la gente e al suo stato origi-
Già da tempo si evidenzia la necessità di nale, assecondando e favorendo la voglia
costruire un dialogo intergenerazionale, di incontro e di scambio diretto tra le per-
che riesca a mettere in luce le potenzialità sone, non più mediato da schermi. Tante
dei ragazzi e delle ragazze e fornisca loro saranno le occasioni per incontrarsi: dalle
una solida spinta per agire concretamente conferenze alla biblioteca vivente, passan-
nel mondo. Importante da considerare an- do per gli spettacoli e le aree dedicate ai
che la fiducia nelle istituzioni e nella cono- bambini, il programma di quest’anno si
scenza, nelle possibilità che la scienza oggi preannuncia ricco di attività e appunta-
ci offre. L’emergenza sanitaria che abbia- menti da non perdere.
mo attraversato ci ha insegnato quanto sia Tra i vari ospiti, sarà possibile ascolta-
fondamentale, in certi casi, consegnarsi re la testimonianza di Gemma Calabre-
nelle mani altrui, confidando nelle loro si, insegnante di religione e vedova del
azioni, in una fiducia che diventa un pren- commissario Calabresi, che racconterà al
dersi cura dell’altro ancora più tangibile. giornalista del Corriere della Sera Aldo
Non solo l’altro però, ma anche sé Cazzullo il lungo percorso di pace e per-
stessi: fiducia nelle nostre capacità e nelle dono che ha attraversato a partire dall’as-
nostre speranze, un sentimento che ci ac- sassinio del marito, come descritto nel suo
compagna e ci dà sostegno nei momenti romanzo La crepa e la luce (Mondadori,
più difficili, spronandoci a non cedere a 2022) uscito in occasione del cinquantesi-
uno scetticismo puro e sterile. Spesso la mo anniversario dell’accaduto; una fidu-
fiducia è minata dalle ingiustizie che ve- cia lentamente ricostruita, che guarda al
diamo ogni giorno e che non sembrano futuro senza abbandonare la memoria del
offrire alcuna soluzione; nasce il rischio passato. È quindi possibile dare fiducia a
di sentirsi impotenti e smarriti, senza più tutti, nessuno escluso? Questo interrogati-
nulla a cui poter dare la nostra fiducia. vo sarà al centro di una tavola rotonda che

44 messaggero cappuccino
FESTIVAL FRANCESCANO
vedrà protagonisti il giornalista e prefetto e alla letteratura, come la Lectura Dantis
del Dicastero per la comunicazione della a opera di Vittorino Andreoli dedicata al
Santa Sede  Paolo Ruffini, la giornalista Sommo Poeta e la lettura poetica della po-
Milena Gabanelli e la scrittrice Mariapia etessa Mariangela Gualtieri. Per chi è alla
Veladiano: voci autorevoli in un dialogo ricerca di intrattenimento, segnaliamo lo
aperto e ricco di spunti degni di nota sui spettacolo teatrale Mani bucate di Giovan-
possibili destinatari della fiducia. ni Scifoni: un monologo orchestrato con
laudi medioevali che si interroga sul suc-
…confrontarsi e stare insieme cesso che ancora oggi riscuote la figura di
Confermato anche l’impegno del Fe- san Francesco, proponendo una rilettura
stival per rendere la manifestazione amica moderna del santo più “pop” che ci sia.
dell'ambiente ed ecofriendly, con un’atten- Il Festival si conferma dunque un’oc-
zione particolare alla sostenibilità. Anche casione per confrontarsi, scambiarsi idee
sul palco verrà dato spazio alle tematiche e opinioni e soprattutto per stare insieme,
ambientali, affrontate dall’attivista e am- riscoprendo il piacere di un contatto di-
bientalista indiana Vandana Shiva duran- retto e la voglia di riflettere sul presente,
te il suo incontro; promotrice dell’impor- guardando al futuro. Con fiducia.
tanza della biodiversità e impegnata nella Vi aspettiamo!
lotta per un’agricoltura sostenibile, da
anni si occupa di ecologia e bioetica. Non *U
 fficio Comunicazione del Festival
mancheranno poi incontri legati all’arte Francescano

n.05 agosto-settembre 2022 45


RELIGIONI IN DIALOGO

Il solstizio d’estate è considerato da millenni un momento di "svolta",


che va festeggiato. Sono tanti i significati attribuiti a questa giornata
ed è bello pensare che la fine delle ristrettezze dell’inverno e l’arrivo
dell’abbondanza dell’estate possa dare linfa anche al dialogo ebraico-
cristiano in Emilia-Romagna.
a cura di Barbara Bonfiglioli

FRATELLI
D’ITALIA
di Laura Caffagnini *

N
el solstizio d’estate il Museo in-
terreligioso di Bertinoro (Forlì)
ha ospitato un’iniziativa della
Commissione regionale per l’E-
cumenismo e il Dialogo della Conferenza
Episcopale dell’Emilia-Romagna (CEER)
che si auspica nutrirà il futuro dei rapporti
L'arcivescovo di Bologna,
mons. Matteo Zuppi, tra credenti ebrei e cattolici in Italia. Rab-
con il rav Alfonso Arbib bini, vescovi e rappresentanti delle diocesi
dell’Emilia-Romagna si sono riuniti per
FOTO DI LAURA CAFFAGNINI
una giornata di dialogo: «un momento
di ascolto reciproco costruttivo, anche
guardando alle esperienze fatte in que-
sti anni», ha precisato nell’introduzione
Ebrei e cattolici Marco Maria Coltellacci, incaricato regio-
nale per l’ecumenismo e il dialogo della
italiani in dialogo CEER, «Un incontro che si pone come
tassello per il dialogo nel nostro territo-
a Bertinoro rio e nel contempo offre una riflessione
a livello nazionale».

46 messaggero cappuccino
RELIGIONI IN DIALOGO
Un museo a Bertinoro Un dialogo non diplomatico
Roberto Melandri, presidente della Fon- La rilevanza dell’incontro del 21 giu-
dazione “Museo interreligioso di Bertino- gno sta nella sua origine, frutto di un im-
ro”, ha accolto gli ospiti intervenendo sul pegno quotidiano sul territorio, e nella
significato dei luoghi per leggere e vivere i franchezza e nell’informalità con le qua-
tempi e sul metodo di lavoro che sta alla li si è tenuto. Non è stato un evento “di-
base del Museo «fondato sulla fedeltà alla plomatico”, come a volte accade, ma un
parola dell’altro, sulla passione per la verità dialogo che ha consentito l’espressione di
storica e teologica». Il vicario generale di idee anche divergenti.
Forlì-Bertinoro, monsignor Enrico Casa- Beniamino Goldstein ha condiviso l’e-
dei, ha rivolto loro il saluto a nome della sperienza di dialogo sviluppata a Modena
diocesi sottolineando la tradizione secolare che riconosce i punti comuni e non na-
dell’ospitalità che connota Bertinoro. sconde le differenze e le diverse visioni sui
La componente ebraica era formata testi di riferimento e che, ha detto, attraver-
da rav Alfonso Arbib, presidente dell’As- so la comparazione porta a una maggiore
semblea rabbinica italiana; rav Beniami- comprensione. Attraverso diversi esempi
no Goldstein, capo di Modena e Reggio il rabbino ha mostrato come, rifacendo-
Emilia; rav Alberto Avraham Sermoneta, si all’approccio ebraico che ha alle spalle
capo di Bologna, recentemente nominato una catena esegetica ininterrotta, si può
rabbino capo a Venezia; rav David Elia arrivare a un maggiore approfondimento
Sciunnach, rabbino di riferimento di Par- dei testi con ricadute positive per tutti.
ma e presidente del Tribunale rabbinico I pregiudizi nascono dalla mancanza
del nord Italia e Vittorio Robiati Bendaud, di conoscenza, ha detto Alberto Avraham
coordinatore dello stesso. Accanto a loro, Sermoneta: «Dialogo significa conoscere
il cardinal Matteo Zuppi, arcivescovo di la realtà, togliersi gli occhiali e vedere con
Bologna, presidente della Cei; l’arcivesco- gli occhi dell’altro. Alla base del dialogo ci
vo di Ferrara-Comacchio Gian Carlo Pe- deve essere l’umiltà di dire che la mia non
rego, delegato regionale per l’ecumenismo è la verità assoluta. La verità è formata da
e il dialogo interreligioso; il vescovo di tanti tasselli che si possono mettere insie-
San Marino-Montefeltro Andrea Turazzi, me per avvicinarci alla verità assoluta. Dio
l’arcivescovo di Ravenna-Cervia e vicepre- è la verità assoluta».
sidente Ceer Lorenzo Ghizzoni, il vicario Matteo Zuppi si è detto «molto conten-
generale di Carpi monsignor Ermenegildo to dell’incontro che ci aiuta a confrontar-
Manicardi e i delegati diocesani per il dia- ci anche nelle difficoltà che ci sono state
logo di diverse città emiliano-romagnole. e vedere come crescere nel dialogo». Il
Amicale il tono dell’incontro, con tem- cardinale ha rievocato una storia lega-
pi che hanno favorito l’approfondimen- ta a situazioni e incontri: «Quando vedo
to della conoscenza: la mattina dedicata Sermoneta penso al suo grande maestro,
all’ascolto reciproco è continuata con la il rabbino Elio Toaff, che ha rappresen-
condivisione del pranzo kosher e con la vi- tato tutta una stagione del dialogo tra la
sita guidata al Museo e al centro storico. Chiesa e il mondo ebraico». Il presidente
Qui l’attenzione è stata rivolta alla Co- della Cei ha messo in guardia dal sotto-
lonna delle Anella, simbolo dell’ospitalità stimare le nuove forme di antisemitismo e
bertinorese, e al quartiere ebraico, in par- ha affermato la necessità di crescere nella
ticolare alla dimora dove nacque nel 1455 fraternità anche condividendo momenti
rabbi ‘Ovadyah Yare. Maestro stimato in importanti delle Comunità ebraiche come
Eretz Israel, il rabbino noto come il “Gran il ricordo delle deportazioni e la preghiera
Bertinoro” fu artefice di un autorevole per le vittime della Shoah.
commento sulla Mishnah, una pagina La conversazione ha toccato anche il
del quale in una copia del XVIII secolo è tema della presenza ebraica in Europa.
esposta nel Museo. Oltre alle nuove forme di antisemitismo,

n.05 agosto-settembre 2022 47


RELIGIONI IN DIALOGO

FOTO DI LAURA CAFFAGNINI


Foto di gruppo per i partecipanti
all'evento di Bertinoro

i rabbini sono preoccupati da tentativi di La giornata è terminata nell’auspicio


certi Stati di ostacolare la pratica religiosa di una ricaduta positiva del lavoro locale
ebraica, elemento fondante e irrinunciabi- a livello nazionale e di un rilancio comu-
le dell’ebraismo. ne della Bibbia tenendo presente stagioni
feconde di dialogo come quella milanese
La simpatia dello sguardo che vide affiancati il cardinal Carlo Maria
Andrea Turazzi ha rilevato l’importan- Martini e il rabbino Giuseppe Laras.
za di uno sguardo di simpatia nei rapporti
tra ebrei e cristiani e il valore comune del- *g
 iornalista
la trascendenza che li unisce. Nella società
insieme possono condividere un impegno
comune nell’educazione alla pace e nella
custodia del creato. David Elia Sciunnach
ha fatto presente la mancanza di punti di
riferimento per i giovani in una società se-
colarizzata e impregnata delle futilità vei-
colate da internet e ritiene che i credenti
possano esercitare un ruolo anche nei con-
fronti dei laici. È importante coinvolgere i
giovani, anche attraverso i loro formatori,
ha rilevato Sermoneta che ha condiviso
l’esperienza dell’associazione bolognese
“Abramo e pace” nata per favorire la co-
noscenza, l’incontro e le esperienze con Dell’Autrice segnaliamo
esponenti delle religioni monoteiste. il saggio:
Don Giuliano Savina, direttore dell’Uf- Ecumenismo e dialogo
ficio ecumenismo e dialogo della Confe- nel postconcilio
renza episcopale italiana, ha tenuto una all’interno del volume:
comunicazione sugli sviluppi delle équip- GIORGIO VECCHIO (a cura)
es di dialogo ideate dall’Unedi e sulla col- Concilio e postconcilio a
laborazione con l’Unione delle Comunità Parma. Volume 1-2
ebraiche italiane (UCEI) per la revisione Monte Università Parma Editore,
dei testi relativi all’insegnamento della Parma 2018
religione cattolica.

48 messaggero cappuccino
Istituto per la storia della Chiesa di Bologna
Dipartimento Storia Culture Civiltà, Università di Bologna
Festival Francescano

FRANCESCO IN PIAZZA
22 settembre 2022, ore 16–19
Cappella Farnese (Palazzo comunale di Bologna)

In occasione dell’ottavo centenario


dell’arringa di Francesco di Assisi in piazza a Bologna

Saluto delle autorità


Riccardo Parmeggiani, Introduzione

Relazioni
Felice Accrocca: Bologna nelle fonti francescane
Giuliano Milani: Bologna nel 1222
Marco Bartoli: L’arringa di Francesco

Tavola rotonda
Luciano Bertazzo, Pietro Delcorno, Massimo Giansante
presiede Maria Giuseppina Muzzarelli

Jacques Dalarun, Conclusioni


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