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appunti:

tutta la poesia è giocata sul paradosso,condensato nello sforzo di rendere il concetto


dell’infinito attraverso la negazione del finito.chi dice io è seduto immobile con la visuale
impedita da una siepe,ma viaggia verso spazi e tempi infiniti,non sente null’altro che la voce
del vento e immagina il suono dell’età presente,la sua mente si annulla,ma il naufragio è
dolce.ed è proprio il senso paradossale di un piacere prodotto in un attimo dal naufragio del
pensiero che rende unico questo idillio e lo consegna alla poesia del novecento.nello
svolgimento fluido e unitario dei 15 endecasillabi sciolti si consuma l’avventura dell’io che
emerge nel piacere dell’immaginazione.
leopardi non crede,infatti,nell’esistenza fisica dell’infinito,considerato nello zibaldone alla
stregua di un’illusione ottica,su queste premesse si fonda il paradosso come visione
leopardiana:quello che noi pensiamo come infinito è in realtà soltanto illimitato
interminato,qualcosa di cui i sensi umani non possono cogliere i confini,che però
esistono,dal momento che la terra e l’universo hanno in realtà un inizio e una fine.

come nasce l’idea di infinito?in quanto illusione,frutto,cioè di un gioco della mente e di una
finzione immaginativa ,l’infinito si rivela una fonte inesauribile di piacere ma ciò è possibile a
partire da precise condizioni esterne,queste sono messe in scena all’inizio della lirica :pochi
elementi di un paesaggio stilizzato(un colle ,una siepe),costituiscono una barriera naturale
che induce l’io a figurarsi ciò che sta al di la di quei confini,secondo un procedimento
continuamente reiterabile.dalla percezione sensoriale del limite si attiva dunque un processo
immaginativo che crea luoghi astratti ,capaci di suscitare sensazioni al tempo stesso precise
e indeterminate.il circuito attivato oscilla continuamente dallo spazio circostante verso il
passato fino all’eterno,l’esito di questa avventura si risolve nel naufragio dell’io e del
pensiero ,un naufragio DOLCE perchè cercato dal soggetto come momento di temporaneo
abbandono del pensiero razionale.
in questo viaggio nel desiderio di superamento del limite,l’io è sempre presente a se
stesso,al centro di una costante tensione tra abbandono e controllo.l’importanza del
soggetto è marcata dalla frequenza con cui ritornano pronomi e aggettivi di prima persona
singolare,io ,mi mio,a conferma del ruolo svolto dalla dinamica soggettiva degli afffetti,delle
memorie,delle sensazioni fisiche e fantastiche,è infatti l’io che da continuità ai due tempi in
cui si articola la lirica
1)IL PRIMO (V 1-8)in cui il ricordo di un esperienza affettiva,legata a immagini consuete ,fa
scattare l’immaginazione di un infinito spaziale
2)il secondo verso (8-15)in cui una sensazione uditiva attiva l’immaginazione di un infinito
temporale
non a caso nei due versi che ripetutamente aprono e chiudono il testo risulta centrale la
funzione del soggetto (espressa dal pronome mi)e la sua disposizione affettiva (caro e
dolce)senza le quali non si attiverebbe il circuito immaginativo.

la tensione tra i poli del determinato e dell’indeterminato si attiva subito,fin dal verso
iniziale .La poesia,apert dall’avverbio sempre,che evoca un ‘idea di infinità ,di
indeterminabilità del tempo,nel giro di pochissime parole e con straordinaria tensione
testuale,grazie al passato remoto fu introduce un immagine di temporalità determinata
definita e chiusa per sempre

sempre fu -il tempo umano,il tempo del finito,dell’esperienza irrimediabilmente ridotta al


punto.
stile:la lirica è organizzata su un sistema di opposizioni tra il manifestarsi di questo mondo
materiale limitato e i riflessi di quello sconfinato che si intuisce al di la del limite.a
sottolineare la dialettica finito/infinito è sopratutto la continua oscillazione dei deittici
(dimostratvi) questo /quello ,che si alternano nel testo.il deittico questo che indica la
dimensione del vicino,all’inizio è coerentemente utilizzato per definire ciò che cade sotto i
sensi(il colle la siepe).
al verso 5 accade però qualcosa di inatteso,il pronome quella che indica la dimensione dle
lontano,viene usato per la stessa sepe che qualche verso prima era stata evocata come
questa.
ai versi 9 10 l’uso dei dimostrativi torna coerente con la situazione di partenza:questo ciò
che è prossimo al soggetto(le piante,la voce del vento)quello l’infinito/Indefinito

con un nuovo capovolgimento l’idea di infinito sarà invece accompagnata dal deittico
questo ,segno che il soggetto lirico è ormai assorbito nella dimensione dell’infinito,tanto da
sentire il naufragio della mente come un ‘esperienza reale e prossima a se.

sintassi:non c’è un solo verso che sia autonomo sul piano sintattico,senza contare che su 15
endecasillabi troviamo ben 10 enjambement,che dilatano il discorso oltre il margine dle
verso.
a livello fonico è notevole l’insistenza sulla vocale a tonica che evoca un senso di apertura di
vastità rimarcata dall’uso di parole lunghe.
sul piano lessicale ricorrono spesso quelle che leopardi definita parole vaghe,poetiche,che
evocano molti significati contemporaneamente e creano molteplicità di sensi intorno a se.

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