You are on page 1of 3

Dagli anni 20-30 del 1300 agli anni 80 del 1300 c’è stato un cambiamento nella trasmissione del

testo. Negli
anni ’80 siamo difronte ad un libro di lusso, in littera textualis (grafia dei libri di letteratura). Dalle
caratteristiche materiali dei codici è possibile avere informazioni su come l’opera circola e l’ambiente in cui
si è creato.
La tradizione cosi come appare dallo stemma di Ageno è lo stemma che riguarda la tradizione diretta. In
realtà il convivio non conosce solo una tradizione diretta. Alcuni commentatori del 1300 riportano il testo del
convivio, soprattutto le parti in prosa.
Sono 4 i commenti danteschi che utilizzano il convivio:
- commento all’inferno di Pietro Alighieri
-l’ottimo commento
-il commento di Andrea Lancia
-autore di un rifacimento dell’ottimo → tutti questi 4 commenti sono commenti che fanno ricorso al convivio
per spiegare passi della commedia. E’ un metodo del tutto normale, spesso anche oggi nel commento della
commedia ritroviamo passi di un'altra opera di dante o della commedia stessa per spiegare più
dettagliatamente un passo (SPIEGARE DANTE CON DANTE).
In generale, partiamo dal presupposto che stiamo parlando di un testo che non era compiuto e che non era
destinato al pubblico tanto che l’archetipo che possiamo ricostruire ci fornisce in realtà un testo che è
estremamente corrotto. Parliamo di lettori di un testo che ha uno statuto provvisorio.
La tradizione del convivio presenta una serie di caratteristiche che riguardano la tradizione extravagante o
tradizione per estratto, che è una caratteristica che riguarda il convivio ma anche la vita nova.
Negli anni ’60 un filologo a cui si deve l’unica edizione critica delle rime di dante (secondo metodo il
lachmanniano) De Robertis, scopre un manoscritto di confezione veneta che contiene una serie di
componimenti che facevano parte della vita nova -> il manoscritto veneto contiene solo i componimenti ma
non l’opera di dante, ovvero la vita nova. Il discorso che abbiamo fatto della vita nova come sistema chiuso
trova degli episodi che vanno al di fuori dalla tradizione: tradizione extravagante. La tradizione extravagante
che presenta una tradizione diversa dai componimenti dei prosimetri -> le varianti sono considerate delle
varianti d’autore.
ESEMPIO: Uno dei sonetti tanto gentile 7-10:
- Tradizione extravagante: credo che sia una cosa venuta
di cielo in terra a miracol mostrare
mostrasi si piacente a chi la mira
che fiere per gli occhi una dolcezza al core
che ‘ntende no lla può chi non lla prova
-Tradizione vita nova: e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare
mostrasi si piacente a chi la mira
che da per li occhi una dolcezza al core
che ‘ntende non la può chi non la prova
Tradizione extravagante: credo
Tradizione vita nova: par
Probabilmente credo è considerata una variante d’autore ovvero uno stadio primario della tradizione. Il fatto
che dante sia passato dalla variante credo alla variante par è significativo, è uno dei non moltissimi casi in
cui si può fare critica delle varianti
I componimenti della vita nova non sono scritti in contemporanea ma sono scritti prima e la prosa è una
risignificazione di una processo già in corso. Il fatto che i componimenti sono già stati scritti e già
circolavano al di fuori del prosimetro è testimoniato dalla presenza di manoscritti che contengono solo i
componimenti. Ed è proprio De robertis che trova un manoscritto veneto che rappresenta una tradizione
extravagante della vita nova.
La tradizione per estratto invece consiste nell’estrarre i componimenti dal prosimetro per dargli una
circolazione appartata.
La tradizione extravagante è un fatto molto importate. Partiamo dal presupposto che nell’edizione del 1921
delle rime di dante a cura di Barbi, i componimenti della vita nova e del convivio non ci sono perché fanno
parte della vita nova e del convivio -> i componimenti di queste due opere non sono considerate facenti parte
delle rime di dante.
Solo De robertis nel 2002 presenta una corpus delle rime di dante diverso rispetto a quello di michele Barbi.
Siamo difronte a DUE ORDINAMENTI DIVERSI: Michele Barbi nella sua edizione raccoglie le rime di
dante ed esclude i componimenti della vita nova e del convivio mentre De Robertis nella sua edizione pone
anche i componimenti del convivio e della vita nova.
De Robertis le inserisce nella sua edizione perché considera la tradizione extravagante, una la
documentazione che attesta la circolazione di quei componimenti prima del loro inserimento nei loro
prosimetri -> Edizione De robertis fornisce una serie di indizi che potrebbero informarci su quello che poteva
essere i progetto integrale di dante che momento in cui scrive il Convivio. Di cosa dovevano parlare gli altri
libri di dante che dante non ha scritto? Quali altre canzoni avrebbe commentato?
Nello stemma di De robertis i tre quarti delle testimonianze di Dante fanno capo ad una famiglia che de
robertis individua: famiglia B che corrisponde ad una famiglia che abbiamo già incontrato: famiglia B
individuata da Michele Barbi per la vita nova. Il gruppo B discende autonomamente dal manoscritto copiato
da Boccaccio: Toledano. Il gruppo B individuato da de Robertis corrisponde al gruppo B individuato da
Barbi. Della famiglia B di de robertis fanno parte: il toledano, il chigiano, riccardiano 1035 -> 3 autografi di
boccaccio. Il punto è che il gruppo B di barbi discende interamente dal toledano mentre il gruppo B di de
robertis precede la tradizione il boccaccio: ci sono una serie di codici da cui discende la stessa tradizione di
boccaccio. Questa cosa è importante perché i codici afferenti a B delle rime presentano tutti lo stesso
ordinamento dei testi -> l’ordinamento delle rime è un problema molto aperto, noi leggiamo l’ordinamento
secondo la scelta cronologica e storica fatta Barbi (rime del tempo della vita nuova, la tenzone con forese
donati, le rime allegoriche dottrinali, rime d’amore e corrispondenza, rime della donna petra, rime del tempo
dell’esilio) che segue un criterio tematico e contemporaneamente cronologico tanto che Barbi infatti parla
sempre di canzoniere quasi alla maniera di Petrarca. De robertis presenta invece un ordinamento
completamente differente: il principio di de robertis è che dal momento che l’ipotesi di una raccolta di rime
ordinata da dante stesso è altamente improbabile e comunque sarebbe indimostrabile allora tanto vale tenere
il conto e seguire l’ordinamento che è possibile trarre delle testimonianze manoscritte. Il criterio di de
robertis è un criterio più rigoroso dal punto di vista filologico, de Robertis vuole dare alle rime una forma
che la tradizione autorizza a dare. Si da il caso che i testimoni del gruppo B abbiamo un ordinamento
piuttosto fisso, il manoscritto di apre sempre con le 15 canzoni distese. Il punto è che il gruppo B di De
robertis è provato sia dal punto di vista puramente testuale sia dal punto di vista di quello che De robertis ha
chiamato ‘’filologia delle strutture’’, la considerazione della seriazione e dell’ordinamento dei componimenti
come conforto ai dati puramente testuali.
Nell’ordinamento del chigiano il primo componimento: cosi nel mio parlar (uno delle prime rime petrose)
mentre il secondo componimento: voi che intendendo il terzo ciel movete, il terzo componimento: amor che
nella mente mi ragiona, il quarto componimento: le dolci rime d’amor ch’io solia. Il secondo , il terzo e il
quarto costituiscono la prima, la seconda e la terza canzone del convivio. Nella tradizione extravagante del
convivio esiste dalla concezione dei copisti una compattezza che tiene in gruppo le tre canzoni del convivio.
Poi ci sono le ultime: numero 13: tre donne intorno al cor mi son venute (canzone interamente incentrata sul
tema della giustizia) al 14: donna mi reca nello core ardire (canzone incentrata sul tema della liberalità).
Sappiamo dalle parole del convivio che il penultimo trattato si parlerà della giustizia. Abbiamo una serie di
componimenti in cui la tredicesima che è incentrata sul tema della giustizia in realtà dante ci dice che noi
troveremmo nell’penultimo trattato nel convivio. Dante quando ha iniziato a scrivere il convivio, ha un
programma e lo notiamo anche perché nel primo trattato dante ci dice che l’ultimo trattato avrà come tema
centrale quello della liberalità. Se tutto questo è vero, noi in questo ordinamento delle 15 canzoni distese
avremo il fantasma del convivio che non è stato. Abbiamo il programma delle canzoni che sarebbero state
scelte da dante da commentare nel convivio. Tanto più che fino agli studi di De robertis, questa serie che si
era votato corrispondere a quel gruppo compatto di codici che fa parte della famiglia B era una seriazione
che era stata attribuita alla mente di Boccaccio, e come sappiamo Boccaccio non era un copista troppo
affidabile ma un copista che manipola secondo la sua ideologia politica gli autori. Boccaccio nella vita di
dante e dopo nel trattatello in laude di dante : dice esplicitamente che Dante voleva commentare 15 canzoni
ma che ne ha commentate solamente 3. De robertis però dimostra impeccabilmente che il gruppo B non
deriva dai codici di boccaccio ma da una serie di manoscritti che non dipendono da quelli di boccaccio,
quindi questo ordinamento che è stato considerato dato da boccaccio, de robertis dimostra che preesiste a
Boccaccio. Deve essere attribuito a qualcun altro: si ipotizza un ordinamento di autore. Sono due i codici
importanti utilizzati per dimostrazione che l’ordinamento non è dovuto a Boccaccio: uno conservato a londra
e uno copiato da Alessandro Pucci (riccardiano 1050) muore nel 1388 quindi deve essere stato trascritto
prima del 1388 => è precedente ai codici di Boccaccio.
- Abbiamo un ordinamento che preesiste boccaccio e inizia a coagularsi nei piani alti dello stemma che si
costituisce molto presto e che contiene una canzone considerabile come proemiale e 14 canzoni che
sarebbero individuabili come tutti i testi che Dante programmò di vero commentare. Questa corrispondenza
si richiama ad una tradizione manoscritta compatta e quindi fa nascere l’ipotesi di un possibile ordinamento
voluto da dante stesso.
Chi conosceva il convivio? Abbiamo visto grazie ai codici che gli ambienti in cui circolava erano mercantili
e notarili -> convivio come opera documentaria. Abbiamo notato che il convivio circola solo a firenze, la
tradizione è interamente fiorentina e con grande probabilità arriva a Firenze attraverso i figli (JACOPO E
PIETRO ALIGHIERI). La storia di un testo si alimenta sempre di dati storici-documentari perché si è notato
che il convivio inzia a circolare poco dopo la morte di dante, date in cui i figli erano a firenze. Siamo sicuro
che abbiamo avuto a disposizione le carte del convivio: l’ottimo cita il convivio ma non lo chiama mai
convivio, il primo a chiamarlo convivio è l’amico dell’ottimo (1337-1342) tra il 1341-1343 Andrea lancia
cita il convivio mentre successivamente abbiamo Pietro alighieri che traduce il volgare il latino=> passi in
latino del convivio. In tutti questi commentatori il convivio è chiamato chiose, non parlano mai di trattato
filosofico. Nella percezione dei commentatori il convivio non era considerato un trattato sistematico, ma era
percepito come un commento. L’ottimo fa quasi solo riferimento al secondo libro che può indurre il sospetto
che l’ottimo conoscesse solo il secondo libro.

You might also like