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Manera - Medicina Illuminata
Manera - Medicina Illuminata
Tutto questo è esattamente quello che abbiamo potuto vedere nella medicina
negli ultimi decenni.
Oggi purtroppo piangiamo a causa di politiche scellerate che hanno escluso,
rifiutato totalmente la centralità dell’essere umano.
Dobbiamo sempre chiederci che cosa avviene nella mente e nel cuore di un
malato quando prova sofferenza e dolore.
L'essere umano non è solo un insieme di molecole, né il medico può essere un
frigido automa che tratta ogni paziente come semplice applicazione di protocolli
con un lavoro burocratico.
Nel tempo attuale, è noto, riscontriamo una sanità frazionata in professioni,
specializzazioni, perfezionamenti.
Una medicina illuminata deve ricomporre i saperi, ricondurre il malato da
numero a individuo con una maggiore percezione dei bisogni dei pazienti, con
rispetto, con ascolto, con solidarietà.
Abbiamo un disperato bisogno di solidarietà.
Da più parti si auspica il ritorno ad una medicina intesa realmente come arte,
fondata su un forte rapporto etico, sociale, antropologico con il malato,
attraverso varie espressioni fondamentali:
- medicina umana,
- medicina narrativa,
- medicina condivisa,
- medicina dell'ascolto.
Non possiamo permettere che la nostra Medicina, quella che l’uomo da millenni
è andato scoprendo e imparando piano piano con infiniti sacrifici e che è per noi
“madre”, perché ci fa crescere come medici e come persone, ma è per noi
anche “figlia”, perché abbiamo il dovere di proteggerla, nutrirla e farla crescere
sempre più sana e forte, venga infangata, denaturata e distrutta da giochi
economici, politici e di potere.
Dobbiamo difenderla come fosse “casa nostra”, perché difendere questa
Medicina significa difendere noi stessi, i nostri figli e i figli dei nostri figli, ma
significa anche difendere la nostra libertà di espressione, di scelta terapeutica e
di cura, dalla nascita alla morte.
La Medicina Clinica deve salvaguardare il dialogo, l’osservazione, lo studio,
l’ascolto, l’interrogatorio, il rispetto, l’accoglienza, il crescere insieme per
giungere, sempre insieme, ad un grado maggiore di consapevolezza e di libertà
interiore, “in modo da poter più facilmente conseguire – come diceva
Hahnemann – i più alti fini della nostra esistenza”.
Una Medicina illuminata deve fare l’esatto contrario rispetto a quanto sta
facendo durante la gestione di questa pandemia.
Sappiamo che la persona umana sana ha in sé gli strumenti per proteggersi da
quasi tutti gli squilibri (ci sono poche eccezioni, come quelle causate dai traumi
e dagli avvelenamenti).
Pertanto, se una malattia si instaura, significa che la persona non è stata in
grado di attivare tutte le sue difese.
E noi sappiamo anche molto bene quanto le malattie siano espressione di un
conflitto profondo.
Partendo da un tale presupposto, risulta ovvio che la migliore prevenzione non
sia quella di agire di volta in volta sul distretto dell’organismo che secondo il
nostro giudizio appare debole o alterato, bensì quella di tenere perfettamente
funzionanti tutti i fisiologici meccanismi difensivi dell’individuo.
Questo è raramente possibile con i farmaci chimici, sia perché agiscono solo su
distretti ben delimitati del corpo, sia perché squilibrano invece di potenziare i
nostri meccanismi fisiologici, mentre lo si può fare con delle pratiche che
agiscano sull’intera persona – il sistema mente-corpo – mantenendo o
ripristinando il suo complesso equilibrio.
Comunque, più specificatamente, alla luce delle conoscenze attuali solo tre
sembrano essere le principali “armi preventive”:
Un vero e proprio manifesto per la vera e “nuova” medicina si ritrova nelle parole
del cardinale Gianfranco Ravasi: «Sta crescendo la consapevolezza che la
malattia e il dolore sono un tema globale e simbolico, non soltanto fisiologico.
L'accompagnamento umano, psicologico, affettivo e spirituale è tutt'altro che
secondario.
C'è bisogno di tornare a una concezione umanistica della medicina».