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FILOSOFIA DEL DIRITTO

IL CASO DEGLI SPELEOLOGI: PARERI DEI GIUDICI

PARERE DEL GIUDICE HANDY E GIUSREALISMO


Il giudice Handy fa parte dei giudici della corte suprema di Newgarth (giudice di secondo grado) la
quale è stato fatto ricorso in seguito alla decisione del tribunale di primo grado riguardante la
condanna a morte di cinque speleologi accusati per reato di omicidio.
Il giudice prima di esporre le sue conclusioni relative al caso, discute su questioni che lo pongono in
disaccordo con i suoi colleghi da sempre.
Handy ricorda che il problema principale degli altri pareri, è che perdono di vista che governare è
sempre un affare umano, e che infatti gli uomini non sono governati nè da parole scritte nè da teorie
astratte, ma da altri uomini. Il parere di Handy è un parere che verte sul realismo, accusa infatti gli
altri di essere degli irrealisti, e spetta a lui richiamarli al principio di realtà.
Considera che gli uomini sono guidati bene quando i loro governanti comprendono i sentimenti e le
idee di massa, mentre sono governati male quando tale comprensione è carente. Quindi egli fa
riferimento al rapporto tra governanti e governati e nè il diritto naturale di Foster, nè la fedeltà al
diritto scritto di kelsen servirà a qualcosa.
Per egli la decisione diviene facile se tali concetti vengono applicati al caso e al fine di dimostrarlo
introduce dei fatti che i loro colleghi non hanno considerato, uno tra i quali ha tratto enorme
interesse pubblico è stato un sondaggio che ha domandato il pensiero al riguardo sul caso degli
speleologi chiedendo cosa avrebbe dovuto decidere la corte, ed il 90% degli intervistati ha ritenuto
che gli imputati dovrebbero essere perdonati o messi in libertà con punizione simbolica.
Per Handy la corte dovrebbe tener conto dell'opinione pubblica che ritiene fondamentale se si
volesse preservare un ragionevole accordo tra loro e l'opinione pubblica anche se gia sa che i suoi
colleghi non sono d'accordo.
Egli ritiene che questo caso doveva essere deciso interamente dalla giuria ma essa si è sottratta alle
sue normali responsabilità attraverso uno stratagemma ideato grazie alla preparazione giuridica
dell'avvocato portavoce dei giurati. Inoltre fa riferimento alla grande responsabilità del potere
esecutivo, mostrando la probabilità che una volta deferitagli la questione esso si rifiuti di perdonare
gli uomini.
Conclude dicendo che gli imputati sono innocenti e che la sentenza di condanna dovrebbe essere
revocata. In generale tutti i giudici considerano ai fini della decisione il problema della connessione
tra diritto e morale e si servono di una prospettiva teorica, la teoria sostenuta dal giudice Handy è
quella GIUSREALISTA ossià nel diritto come potrebbe essere, fa dipendere il diritto dal criterio di
effettività, quindi lo stesso diritto positivo non può considerarsi tale se non viene attuato nelle
decisioni giurisprudenziali e quindi il rapporto tra diritto e morale deve ritenersi ACCIDENTALE
cosi come il realizzare la giustizia.

IL PARERE DEL GIUDICE FOSTER


Il giudice Foster fa parte dei giudici della corte corte suprema di Newgarth (giudice di secondo
grado) la quale è stato fatto ricorso in seguito alla decisione del tribunale di primo grado riguardante
la condanna a morte di cinque speleologi accusati per reato di omicidio. Lui fa due argomentazioni,
la prima strada che percorre è quella filosofico-giuridica, infatti in questa linea argomentativa Foster
si rivolge a chi potrebbe riconoscersi nel suo discorso giusnaturalista.
Secondo lui il diritto positivo del commonwealth sia inapplicabile a questo caso che è disciplinato
dal cosiddetto diritto naturale. L'applicazione del diritto positivo presuppone la possibilità di
convivenza degli uomini nella società, e quando si verifica una situazione in cui la convivenza
diviene impossibile allora anche la ragion d'essere delle leggi e dei precedenti viene meno. Egli
ritiene che quando questi uomini hanno preso la loro decisione erano lontani dal nostro ordine
giuridico come se si trovassero mille miglia al di là dei confini, nel momento in cui Whetmore perse
la propria vita per mano degli imputati, questi si trovarono in uno stato di natura e non in uno stato
di società civile con la conseguenza che il diritto applicabile non è quello del Commonwealth ma il
diritto derivante dai principi più adeguati alla loro situazione.
Quello che hanno commesso fu fatto per accordo accettato da tutti e originariamente proposto da
Whetmore. Egli mostra come le normali condizioni dell'esistenza umana portano a pensare alla vita
come valore assoluto che non puo essere sacrificato in nessuna circostanza. Infatti, pone
l’attenzione sulla morte dei dieci operai durante i soccorsi mostrando l'esistenza di un’ipocrisia di
fondo ed evidenziando come i vantaggi ottenuti da coloro i quali sopravvivono, sono spesso
superiori alle perdite (come per esempio accade per la costruzioni di autostrade). Inoltre, fa notare
come, per salvare quelle persone, se ne sono perse 10 e in più per salvarsi loro pure un’altra quindi
non si ha motivo di ucciderne ancora quattro, in questo senso assume uno sguardo utilitaristico. La
seconda linea argomentativa è rivolta a tutti, per cui si suppone che si potrebbe essere d’accordo pur
non essendo giusnaturalisti.
Egli mostra che caso viola la lettera della legge ma non necessariamente la norma, infatti, la legge
deve essere sempre interpretata alla luce dei fatti. Fa inoltre un esempio in cui secoli fa si riteneva
che l'omicidio per legittima difesa non costituisse reato ma nulla nella lettera della legge suggerisce
queste eccezione, ed essa non può essere compatibile con le parole della legge ma con il suo
proposito. Il suo parere è quindi che gli imputati vadano considerati innocenti dell'uccisione di
Whetmore e che la condanna dovrebbe essere revocata, si può notare come egli li assolve sia dal
punto di vista morale che tecnico-giuridico. Quindi per lui il diritto non coincide col diritto positivo
e non va inflessibilmente applicato, l’eccezionalità restituisce le persone al diritto naturale e lo
stesso proposito del diritto penale esclude la pena.
In generale, tutti i giudici considerano ai fini della decisione il problema della connessione tra
diritto e morale e si servono di una prospettiva teorica, la teoria sostenuta dal giudice Foster è quella
GIUSNATURALISTA, fa dipendere la denominazione di diritto dal contenuto di giustizia. La
giustizia sulla decisione del caso dipende dall'ordinamento che si prende in riferimento (naturale o
umano). Il rapporto tra diritto e morale va risolto con la connessione tra loro considerata
NECESSARIA essendo il primo chiamato a realizzare la giustizia.
Foster e i giusnaturalisti ritengono inoltre che il diritto e l’ordinamento positivo, abbiano una base
morale, per cui nascano da un accordo, un contratto tra consociati che vivevano in uno stato
naturale, che diventa poi vincolante per i consociati stessi.

IL PARERE DEL GIUDICE KEEN


Il giudice Keen fa parte dei giudici della corte suprema di Newgarth (giudice di secondo grado) la
quale è stato fatto ricorso in seguito alla decisione del tribunale di primo grado riguardante la
condanna a morte di cinque speleologi accusati per reato di omicidio. Egli inizia subito,
introducendo due questioni che vorrebbe accantonare prima di iniziare, in quanto non sono
pertinenti all’operato del giudice.
La prima è che non ha senso l’appello alla clemenza dell’esecutivo, per una questione di confusione
di poteri. La seconda consiste nel decidere se quanto questi uomini hanno commesso sia giusto, non
ci si può infatti occupare della questione della condotta degli imputati perché non è pertinente nel
lavoro del giudice, egli infatti non deve fare delle valutazioni morali, ma applicare la legge del
proprio ordinamento. Egli dice che l’unica cosa su cui si debba emettere un giudizio è se questi
imputati, in base all’interpretazione della legge abbiano ucciso volontariamente Whetmore.
Tutte le complicazioni secondo il suo parere sorgono dalla mancata separazione tra gli aspetti
giuridici e quelli morali quindi bisogna distinguere la legge dalla morale, perciò il potere giudiziario
deve agire a prescindere da quello esecutivo e secondo lui i giudici precedenti non sono stati in
grado di farlo.
Egli critica il giudice Foster secondo cui per lui la corte dovrebbe ignorare quanto richiesto dalla
lettera della legge, quando qualcosa di non previsto dalla legge stessa cioè il proposito, viene
adottato al fine di giustificare il risultato che la corte giudica appropriato.
Ma con riferimento alla legge, cosi come all'eccezione il problema non riguarda il proposito
ipotetico della regola ma il suo scopo concreto.
Lo scopo dell'eccezione in favore alla legitima difesa si applica nei casi in cui la parte si oppone a
una aggressiva minaccia della propria vita ed è chiaro che questo caso non rientra nello scopo
dell'eccezione, in quanto è evidente che Whetmore no ha minacciato la vita di questi uomini.
Keen sostiene inoltre che non si può conoscere il significato e il proposito del diritto positivo, e che
si possono formulare solo congetture e ritiene che se c’è qualche significato, questo è riposto nella
lettera della legge affermando che una decisione rigorosa basata sulla lettera della legge non è mai
una decisione popolare, le decisioni rigorose possono infatti anche svolgere una funzione morale,
perché mettono faccia a faccia le persone con le loro responsabilità derivanti dal diritto e quindi se
non ci fosse mai stata eccezione dell’articolo 12 (difesa legittima), probabilmente gli speleologi si
sarebbero fatti più riguardo a fare ciò che hanno fatto.
Quindi l’applicazione della lettera del diritto contribuisce anche ad avere più consapevolezza delle
proprie responsabilità in contesti di convivenza. Sostiene inoltre che di fronte a casi critici, sarebbe
meglio che fosse il legislatore a occuparsi della gestione di questi casi. Il giudice conclude dicendo
che la condanna dovrebbe essere confermata.
Quindi per lui il diritto coincide con il diritto positivo e come tale va inflessibilmente applicato e
non bisogna confonderlo con la morale. In geneale, tutti i giudici considerano ai fini della decisione
il problema della connessione tra diritto e morale e si servono di una prospettiva teorica, la teoria
sosenuta dal giudice Truepenny è quella GIUSPOSITIVISTA limitandosi a descrivere il diritto cosi
com è, e diritto è solo il diritto positivo perchè contrassegnato da validità formale, quindi il caso
potrà essere deciso solo in base ad una norma di diritto positivo valida cioè coerente con quelle
superiori. Secondo lui il rapporto tra diritto e morale deve ritenersi ACCIDENTALE cosi come il
realizzare la giustizia.

IL PARERE DEL GIUDICE TATTING


Il giudice Tatting fa parte dei giudici della corte suprema di Newgarth (giudice di secondo grado) la
quale è stato fatto ricorso in seguito alla decisione del tribunale di primo grado riguardante la
condanna a morte di cinque speleologi accusati per reato di omicidio. Durante il suo giudizio egli
inizia criticando il parere del giudice Foster per la sua vaghezza in quanto non chiarisce bene
determinati concetti ritenuti pieni di contraddizioni.
La prima affermazione di Foster a cui fa riferimento è quella in cui sostiene che gli uomini non
erano soggetti al nostro diritto in quanto non si trovavano in uno stato di società civile ma in uno
stato di natura, e ad egli non è chiaro quale sia il motivo, se a causa dello spessore della roccia che li
impriggionava, o della fame, o del fatto che avessero concordato una nuova carta di Governo le cui
regole si sostituivano al lacio dei dadi.
Oltre a tale difficoltà ne rileva altre come ad esempio quale sia stato il momento esatto in cui questi
uomini effettivamente siano passati dall'ambito di competenza del nostro diritto a quello del diritto
naturale, oppure ipotizza il caso in cui uno di loro avesse compiuto il suo ventunesimo anno di età
mentre era imprigionato nella caverna e si chiede quale dovrebbe essere la data a partire dalla quale
si dovrà considerare maggiorenne, se nel momento in cui li ha compiuti o quella in cui fu liberato
dalla caverna tornando ade essere sottoposto al nostro diritto positvo? ed altri problemi che
impedisco di accettere la prima parte del pensiero di Foster cosi come la seconda parte in cui cerca
di dimostrare che gli imputati non avrebbero violato nessuna disposizione di legge.
Secondo Tatting nessuna legge a prescindere dalla sua lettera deve essere applicata in modo da
contraddire il suo proposito e uno dei propositi della legge penale è la deterrenza, ma il problema
sta nel fatto che al diritto penale sono attribuiti altri propositi come la retribuzione e la rieducazione,
perciò più propositi possono entrare in contrasto. Inoltre, la legge che prevede il reato di omicidio
presuppone l'azione volontaria e questa spiegazione non può essere applicata, per analogia, a
questo caso perchè gli uomini non solo hanno agito volontariamente ma addirittura dopo una
profonda riflessione, quindi non c’è stato alcun impulso che possa giustificare la legittima difesa.
Un'ulteriore difficoltà nel suo parere è quella di vedere un eccezione nella legge a favore di questo
caso in cui potrebbero esserci molti casi come ad esempio il fatto che nessuno possa assicurare che
in realtà quell’occasione sia stata colta al volo per fare fuori Weathmore giustificando il fatto che
versava nelle condizioni peggiori oppure essendo tutti atei pretendessero di uccidere Whetmore in
quanto l'unico a credere in una vita ultraterrena, essendo gli stessi speleologi fonte d'informazione.
Ogni considerazione presa dal giudice Tatting è controbilanciata da una considerazione contraria
che conduce nella direzione opposta, nel momento in cui egli si convince a confermare la condanna,
si rende conto dell'assurdità di disporre a morte questi uomini la cui vita didieci operai è stata
sacrificata. Secondo lui se esistesse una disposizione di legge che qualifica come reato mangiare
carne umana allora l'incriminazione sarebbe stata più appropriata ma non riuscendo a sciogliere i
suoi dubbi annuncia di astenersi dal decidere questo caso.

IL PARERE DEL GIUDICE TRUEPENNY E GIUSPOSITIVISMO


Il giudice Truepenny, presidente del collegio giudicante espone inizialmente i fatti della vicenda che
riguardano il caso di questi speleologi ritenuti colpevoli per reato di omicidio e condannati a morte
dal tribunale di primo grado, i quali presentarono ricorso alla corte suprema di Newgarth che
attraverso i pareri dei suoi 5 giudici dovrà decidere se confermare o meno la sentenza.
Il giudice Trueppenny dopo aver esposto i fatti, giudica per primo ritenendo che il percorso seguito
dalla giuria e dal giudice di merito sia stato adeguato e l'unico che il diritto consentiva. Secondo lui
la lettera della legge è abbastanza nota la quale dice che chiunque privi volontariamente un'altra
persona della vita sarà punito con la morte e tale legge non prevede eccezioni applicabili a questo
caso, ma propone ai suoi colleghi di associarsi alla giuria e al giudice di merito nella loro chiesta al
capo del potere esecutivo di commultare la sentenza di condanna a morte in una pena detentiva di
sei mesi.
Secondo il giudice Truepenny tale principio di clemenza dell'esecutivo sembra l'unico destinato ad
attenuare il rigore della legge, e se verrà accordato avrà prevalso la giustizia senza compromettere
nè la lettera nè lo spirito della legge e senza offrire alcun incoraggiamento alla sua trasgressione.
Quindi egli dice che non possono non essere condannati, perchè il caso rientra nei limiti
dell’articolo 12; però dice che non si può non essere clementi, quindi si dovrebbe ricorrere a
chiedere la grazia al capo dell’Esecutivo.
In generale, tutti i giudici considerano ai fini della decisione il problema della connessione tra
diritto e morale e si servono di una prospettiva teorica, la teoria sostenuta dal giudice Truepenny è
quella GIUSPOSITIVISTA limitandosi a descrivere il diritto cosi com’è, e diritto è solo il diritto
positivo perchè contrassegnato da validità formale, quindi il caso potrà essere deciso solo in base ad
una norma di diritto positivo valida cioè coerente con quelle superiori. Secondo lui il rapporto tra
diritto e morale deve ritenersi ACCIDENTALE cosi come il realizzare la giustizia.
In sintesi secondo il suo parere e la sua decisione il diritto coincide con il diritto positivo e come
tale va inflessibilmente applicato e solo il potere esecutivo può temperarne il rigore.

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