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ALESSANDRO MANZONI

BIOGRAFIA
Alessandro Manzoni nacque il 7 Marzo 1785 a Milano. La madre, Giulia Beccaria, viene
educata in un ambiente variegato quindi diventerà una donna colta e ricca, simbolo della
città milanese. È figlia di Cesare Beccaria, l’autore del trattato dei delitti e delle pene.
Il padre naturale è Giovanni Verri, fratello minore di Pietro e Alessandro Verri, fondatori
della rivista milanese “il caffè”. Il conte Pietro Manzoni, per evitare lo scandalo, riconobbe
come proprio figlio Alessandro Manzoni, mentre i rapporti con la moglie andarono persi
fino alla separazione legale.
Manzoni viene educato per 10 anni in un collegio religioso. Uscito dal collegio abitò per un
certo periodo a Milano, e d’estate nel palazzo paterno presso Lecco, sul lago di Como. In
questo periodo poté conoscere gli ambienti culturali milanesi.
Si trasferì poi a Parigi su invito della madre, che viveva lì insieme a Carlo Imbonati, allievo
di Giuseppe Parini. Conobbe dunque un ambiente illuminista. Imbonati però morì prima
del suo arrivo, e Manzoni dedicò il carme “in morte di Carlo Imbonati”.
A Parigi Manzoni viene introdotto nella società europea e conobbe Claude Fauriel, un
rivoluzionario francese e diventerà un punto di riferimento per Manzoni.
Nel 1807 morì Pietro Manzoni e Manzoni ottenne l’eredità, in questo modo poté dedicarsi
alla letteratura senza gli assilli economici. Conobbe Enrichetta Blondel, figlia di un
banchiere ginevrino e calvinista e la sposò il 6 febbraio 1808.
Manzoni maturò poi un riavvicinamento alla fede cattolica, spinto anche da un
avvenimento: il 2 aprile 1810, durante i festeggiamenti per le nozze di Napoleone con
Maria Luigia d’Austria, perse di vista Enrichetta, colto dal panico trovò rifugio nella chiesa
di San Rocco dove pregò ardentemente di ritrovare la moglie. La preghiera fu esaudita e
l’episodio convinse la coppia a spingersi verso il cattolicesimo.
Morì a Milano il 22 maggio 1873.
 In morte di Carlo Imbonati p.322
Il carme “In morte di Carlo Imbonati”, venne scritto a Parigi nel 1805. Manzoni si rifà al
modello tipico della poesia classicista, il poeta immagina l’imbonati gli appaia in sogno
impartendogli alti insegnamenti letterari e morali.
Il carme di 242 endecasillabi venne pubblicato a Parigi il gennaio 1806. Viene illustrata la
poetica dello scrittore prima della conversione, egli ha già maturato una forte tensione
morale e l’amore per la verità.
Nel primo passaggio Manzoni si trova a difendere la virtù di fronte ad una società di ipocriti
vani. L’unica difesa è costituita da una sdegnosa solitudine che si accontenta di una
cerchia di amicizie e della lettura dei classici.
Nel secondo passo Manzoni immagina Carlo come un modello a cui chiedere quale strada
compiere.
POETICA
Manzoni prende le distanze dalla poetica neoclassica, contrapponendo la ricerca di una
nuova conoscenza critica della realtà e un profondo interesse per i fatti e per i costumi,
ovvero per la storia e per la morale. Per Manzoni l’arte deve rispondere a concrete finalità
educative e di impegno sociale.
 Il vero, l’utile e l’interessante:
Manzoni avverte il bisogno di una letteratura che guardi al bene e che rifiuti l’idea dell’arte
come intrattenimento e come espressione della soggettività dell’autore. Egli propone
un’arte aperta a questioni d’interesse collettivo, di utilità morale e civile.
Nella lettera sul romanticismo del 22 settembre 1823, Manzoni, in forma di lettera inviata
al marchese Cesare d’Azeglio, propone un’interpretazione della nuova letteratura
romantica. Per Manzoni la letteratura deve perseguire “l’utile per iscopo, il vero per
soggetto e l’interessante per mezzo”, una letteratura educativa basata su accadimenti
concreti e non fantastici e applicata a temi capaci di suscitare forti interessi in un pubblico
vasto e non limitato alla classe aristocratica e al clero.
il vero e il verosimile:
Manzoni cerca di completare il lavoro dello storico. L’invenzione poetica deve essere
verosimile per poter conoscere i lati nascosti della storia, rivelando i lati sconosciuti della
personalità dei potenti, o le emozioni dei personaggi. Manzoni utilizza la verosimiglianza
per un fine istruttivo e interessante mischiando storia e invenzione, ovvero colma le lacune
dello storico ma non in chiave fantastica.
Manzoni scriverà inoltre argomenti di tipo comune e quotidiano in una lingua che
inventerà, poiché in Italia non c’è un’unità linguistica.

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