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DSM

Il disturbo dissociativo d’identità viene trattato anche nel DSM, il Manuale Diagnostico e Statico dei disturbi
mentali ad opera dell’APA. L’ultima edizione (il DSM V pubblicato negli Stati Uniti nel 2013), fa rientrare il
DID all’interno dei disturbi dissociativi. Questa introduzione costituisce un elemento di novità, in quanto,
nelle edizioni precedenti, veniva ancora trattato come un disturbo di personalità.

Il DSM V propone 5 principali criteri diagnostici per l’identificazione del disturbo:

1) Il DID consiste in una disgregazione dell’identità, caratterizzata da due o più stati di personalità
distinti (va osservato che, in alcune culture, questa condizione è descritta come un’esperienza di
possessione).
La disgregazione dell’identità comprende una marcata discontinuità del senso di sé e della
consapevolezza delle proprie azioni, accompagnata da correlate alterazioni dell’affettività, della
memoria, della percezione…
2) Il DID è caratterizzato da ricorrenti vuoti di memoria nella rievocazione di eventi quotidiani, di
importanti info personali e/o di eventi traumatici non riconducibili a normale dimenticanza.
3) I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito
sociale, lavorativo…
4) Il disturbo non è parte di una pratica culturale o religiosa largamente accettata
5) Infine, i sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o a un’altra condizione.

Il DSM V distingue due situazioni tipiche, in base all’osservazione diretta degli stati di personalità (o alla loro
assenza). Nel caso in cui essi non siano direttamente osservabili, il disturbo può essere identificato sulla
base di due cluster di sintomi principali:

A) Improvvise alterazioni o discontinuità del senso del sé: in questo caso, gli individui possono riferire
la sensazione di essere diventati improvvisamente osservatori depersonalizzati delle proprie azioni
e discorsi.
B) Amnesie dissociative ricorrenti: in questo caso, gli individui manifestano il DID in tre modalità
principali: 1) vuoti di memoria inerenti a eventi biografici 2) errori nella memoria relativa a
procedure acquisite 3) scoperta di evidenze di azioni e compiti quotidiani di cui l’individuo non ha
ricordo.

Gli individui affetti da tale disturbo solitamente manifestano depressione, ansia, abuso di sostanze,
autolesionismo e convulsioni non epilettiche. Molti riferiscono flashback dissociativi nei quali rivivono le
sensazioni di un evento precedente, come se stesse avvenendo in quel momento, in concomitanza spesso
di un cambio d’identità. Inoltre, alcuni individui vivono fenomeni o episodi psicotici transitori.

Nella fisiopatologia del disturbo sembrano coinvolte diverse aree cerebrali, tra cui la corteccia
orbitofrontale, l’ippocampo, il giro paraippocampiale e l’amigdala.

Lo sviluppo del disturbo è associato a esperienze opprimenti ed eventi traumatici; per questo, il primo
episodio può manifestarsi a qualsiasi età. Tuttavia, i bambini solitamente non manifestano cambiamenti di
identità, quanto una sovrapposizione o interferenza tra stati mentali. È solo in adolescenza che si riescono a
riconoscere i primi veri sintomi associati ai cambi di personalità.

Tra i diversi fattori di rischio per l’insorgenza del disturbo, si osservano: abuso ed esperienze traumatiche,
tra cui prostituzione minorile, guerra, terrorismo. Spesso, però, gli individui affetti dal DID tendono a
minimizzare i sintomi dissociativi e post-traumatici.

In aggiunta, non essendo ancora un disturbo particolarmente conosciuto, spesso non viene correttamente
diagnosticato. Esso, infatti, presenta caratteristiche comuni ad altri disturbi tra cui:
- quelli dissociativi, coi quali condivide la disconnessione del funzionamento cosciente e del senso del
sé;
- quelli depressivi, con cui condivide lo stato di profonda tristezza;
- quelli bipolari, con cui condivide rapidi cambiamenti d’umore;
- quelli post-traumatici, dai quali si differenzia per le amnesie relative non solo al trauma ma anche
alla quotidianità, per intrusioni sconvolgenti e per infrequenti cambiamenti tra diversi stati di
personalità;
- quelli psicotici, da cui può essere distinto facendo attenzione alla predominanza di sintomi
dissociativi e alla presenza di amnesie di episodi;
- quelli di personalità, dai quali si differenzia perché questi ultimi propongono una variabilità
longitudinale dello stile di personalità dell’individuo rispetto alla disfunzione pervasiva e persistente
nella gestione delle relazioni interpersonali tipica di individui affetti da DID;
- quelli di conversione, che possono essere distinti dal DID per via dell’assenza di una disconnessione
dell’identità caratterizzata da due o più stati di personalità distinti.

È utile considerare la presenza di DID fittizi e simulati: gli individui che simulano il DID non riferiscono i
sottili sintomi di intrusione caratteristici del disturbo; piuttosto tendono a riferire in maniera eccessiva i
sintomi ben noti. Gli individui che simulano tendono, inoltre, a essere relativamente non turbati dal DID e
può sembrare che si compiacciano del disturbo. Tali individui solitamente creano identità alternative
stereotipate con amnesie simultanee collegate a eventi da cui si vuole trarre un vantaggio.

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