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EGI22 Cap.1 - Prima Parte
EGI22 Cap.1 - Prima Parte
APPROCCIO EVOLUTIVO
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© Cagnina
Agenda
Una teoria dell’impresa per le discipline
manageriali
Varietà e variabilità delle forme di impresa: il
principio di equifinalità
Le rivoluzioni industriali e i cambiamenti evolutivi
prodotti nell’impresa e nell’ambiente
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Sapere “pratico” e sapere
“teorico” nel management
Gap tra
Impresa (astratta) della teoria d’impresa e
l’impresa (concreta) del management impegnato
in un problema decisionale
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Sapere “pratico” e sapere
“teorico” nel management
Il contesto di decisione (sperimentazione
dell’uso della teoria) è COMPLESSO
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La teoria d’impresa come meta-
decisione
Compito di una teoria d’impresa interna alle
discipline manageriali e quello di organizzare in
schemi interpretativi la varietà e la variabilità
dell’ambiente industriale, collocando in questa
varietà anche la specifica identità (storica ed
individuale) dell’impresa che è oggetto delle
decisioni.
Le categorie astratte di cui la teoria è composta
devono confrontarsi con la storia in senso
diacronico (processo evolutivo) e sincronico
(contesto di riferimento)
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Teoria dell’impresa: finalità
L’obiettivo è dare risposta a due
domande:
Perché esistono le imprese e come
funzionano internamente
Come si rapportano le imprese con
l’ambiente esterno e cosa spiega la
loro diversità
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Quindi
Quando parliamo di impresa dobbiamo
guardare come questa è organizzata al suo
interno e come si rapporta con l’ambiente.
Dobbiamo inoltre tenere conto dello stato della
tecnologia perché esiste una relazione tra
essa e l’organizzazione.
Dobbiamo anche considerare l’evoluzione dei
consumatori e del mercato.
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Agenda
Una teoria dell’impresa per le discipline
manageriali
Varietà e variabilità delle forme di impresa: il
principio di equifinalità
Le rivoluzioni industriali e i cambiamenti evolutivi
prodotti nell’impresa e nell’ambiente
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Varietà e variabilità delle forme di
impresa: il principio di equifinalità (2/2)
Ciascuna forma d'impresa ha capacità di evolversi
Non esiste un “one best way”
Principio di equifinalità: un sistema complesso è
in grado, attraverso opportune correzione della
propria morfogenesi, di raggiungere lo stesso
risultato (legare imprenditorialmente l’evoluzione
della tecnologia con quella dei bisogni) seguendo
percorsi evolutivi e sperimentando soluzioni
differenti (frutto dell’azione innovativa associata
alla funzione imprenditoriale) (es. Illy e Lavazza)
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to work
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Di cosa si occupa allora l’economia e
gestione delle imprese? (1/2)
(a) Si occupa di affrontare la
metamorfosi dell’impresa industriale e
della sua differenziazione evolutiva nei
diversi contesti competitivi quindi dei
processi evolutivi che hanno interessato
e definito impresa, ambiente e mercato
nel tempo per comprendere l’attuale
contesto competitivo.
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Imprese
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Agenda
Una teoria dell’impresa per le discipline
manageriali
Varietà e variabilità delle forme di impresa: il
principio di equifinalità
Le rivoluzioni industriali e i cambiamenti evolutivi
prodotti nell’impresa e nell’ambiente
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«SENZA PASSATO NON C’È FUTURO»
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Per iniziare
Cosa ha caratterizzato le diverse
rivoluzioni industriali?
Che cosa dobbiamo analizzare?
Impresa Ambiente
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Le rivoluzioni industriali
Fonte: MISE 23
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Organizzazione della linea di produzione
fordista
Se per realizzare il prodotto finito
servono 1000 lavorazioni semplici, ci
saranno 1000 macchine disposte in
linea e sincronizzate nelle loro
operazioni da un programma, che per
ogni postazione, definisce in modo
puntuale l’operazione da compiere
(parcellizzazione del lavoro) e i secondi
assegnati per realizzarla (tempi e
metodi). 25
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Teoria economica dell’agenzia
Berle e Means 1932 la separazione tra proprietà e
controllo produce una situazione in cui gli interessi delle
parti divergono ed emerge un potere discrezionale dei
manager.
Si ha un rapporto di agenzia quando una parte, l’agente,
opera per conto di un’altra parte, il principale
Le due parti hanno obiettivi diversi e perseguono ognuna il
proprio interesse.
Il principale incentiverà l’agente ad agire in modo da
conseguire i propri obiettivi e soddisfare la
massimizzazione della remunerazione dei diritti di
proprietà, partendo dal presupposto che questo disponga
di un vantaggio informativo e abbia interessi divergenti. 27
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L’opportunismo nella relazione di agenzia
Le cause della sua insorgenza sono rinvenibili :
nella difficoltà di valutazione diretta dei comportamenti
dell’agente
nella presenza di asimmetria informativa tra principale e
agente:
Azione nascosta: l’agente usa le proprie informazioni per
mettere in atto comportamenti non osservabili dal principale e
non in linea con il suo interesse.
Informazione nascosta: l’agente possiede informazioni private
inerenti l’oggetto del contratto che può usare a proprio
vantaggio prima dell’esecuzione dei suoi compiti.
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Relazione di agenzia (Jensen&Meckling, 1976)
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L’impresa non è un’isola ma si pone al centro di una serie di
rapporti con differenti gruppi sociali, rispetto ai quali attiva
relazioni di scambio, di informazione, di rappresentanza.
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Teoria degli stakeholder
Costellazione di soggettività differenti: i soggetti esterni si
legano in rapporti di reciproca dipendenza diventando
stakeholder dell’impresa:
Portatori di interessi e con una posizione di forza (non
sostituibilità)
Sono presenti fattori firm-specific relativamente a:
l’impresa non può fare a meno delle prestazioni di una o
più categorie di stakeholer
i soggetti che collaborano con l’impresa non operano in un
mercato ma hanno relazioni specifiche
Vi sono interdipendenze tra impresa e stakeholder
Il negoziato è il passaggio attraverso cui si riconoscono i
reciproci interessi e l’impresa incanala i comportamenti in
direzioni preordinate e gestibili attraverso routine
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Le routine
riducono l’incertezza nei
comportamenti reciproci di più
soggetti in una situazione di
interdipendenza
riducono il conflitto tra i vari
centri decisionali
conservano la memoria
organizzativa delle soluzioni che
funzionano
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L’impresa e i suoi stakeholder
Ambiente
Ambiente Tecnologico
socio- Governo e
culturale amministrazioni
pubbliche
Fornitori Clienti
IMPRESA
Concorrenti Proprietà/CdA Movimenti di
Manager opinione
Lavoratori
Sindacati
Comunità
locali
Intermediari
finanziari
Forze Ambiente
Economiche politico-
Globali istituzionale
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Categorie di stakeholder
Gli stakeholder primari hanno un
interesse diretto nella vita dell’impresa e
sono collegati alla stessa mediante
rapporti giuridici (contratti), gli
stakeholder secondari possono incidere
soprattutto sul clima sociale delle
relazioni aziendali (interne ed esterne) e
influenzare i comportamenti di lungo
termine. (Sciarelli, 2017)
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Caso tratto da: Baroncelli e Serio, 2020
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Caso tratto da: Baroncelli e Serio, 2020
Criteri e importanza
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Tra Ambiente e Stakeholder: il caso ILVA
Tutte le conseguenze della chiusura dell’Ilva
Chiudere l’Ilva significa fermare tutto un indotto che movimenta
non solo una città, per non dire una Regione. Se chiude l’altoforno
e si fermano sia la produzione che la lavorazione dell’acciaio, oltre
10mila addetti, cioè tutti quelli passati nel 2018 ad ArcelorMittal più
tutti gli altri rimasti in amministrazione straordinaria in cassa
integrazione più tutti gli altri dell’indotto, rischiano di perdere il
lavoro.
Soltanto a Taranto le imprese segnalano circa 25 milioni di
fatture non pagate. Cifra a cui si devono necessariamente
aggiungere quelle altrettanto onerose delle diverse imprese del
Nord siderurgico e meccanico collegate.
Anche gli stabilimenti di Genova Cornigliano e Novi Ligure
rischiano effetti dirompenti. Con la conseguenza che il Belpaese
si troverebbe ad acquistare acciaio all’estero. È pur vero che i due
stabilimenti del Nord Ovest potrebbero continuare a lavorare
l’acciaio, non più quello proveniente da Taranto, ma da altri
stabilimenti di ArcelorMittal, oppure acquistato sul mercato.
(tratto da QuiFinanza, 16 febbraio e 1 giugno 2021)
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Gli stakeholders chiave di Zara (Inditex)
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Approcci strategici al business
Ford vs. General Motors
«Ogni cliente può avere una macchina
dipinta di qualsiasi colore che desidera
purché sia nero»
«Un’auto per ogni tipo di ricerca e
scopo da parte del cliente»
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La maturità del fordismo
Il fordismo “maturo” (anni Sessanta) vede la
sostituzione dell’orientamento alle vendite con
l’approccio al marketing. Si adottano strategie di
differenziazione dell’offerta rispetto ai competitor. Il
potere di acquisto del consumatore aumenta e
aumentano le diversità nei mercati geografici.
La mondializzazione dei mercati consente un
ulteriore crescita e apre opportunità anche ai
newcomers europei e giapponesi intensificando al
contempo la concorrenza.
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Anni ‘70-’80: l’impresa alla ricerca della
flessibilità
Crisi e declino della produzione di massa da fattori contingenti
(fluttuazione cambi; aumento prezzo petrolio, materie prime, lavoro e
tassi interesse; ecc..)
e strutturali (rivoluzione tecnologica –telematica/informatica- e
cambiamento della domanda che fa emergere nuove esigenze di
consumo- interazione just in time con la D: es. Benetton anni 70-80)
Centro
Elaborazione
Dati (CED)
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Prodotti
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Processi Produttivi
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Il modello di produzione Toyota
Obiettivo di Toyota era rendere polivalenti uomini e macchine,
senza rinunciare ai metodi industriali di produzione. Come?
Uso di procedure per velocizzare le operazioni di riattrezzaggio
delle macchine al fine di usare le stesse linee per lavorare lotti
diversi, utilizzandogli stessi lavoratori
La squadra nella fase di assemblaggio controlla la qualità del
prodotto in itinere e non solo (TQM)
Sincronizzazione e velocizzazione di tutti i cicli produttivi,
compresi quelli dei fornitori che garantiscono
approvviggionamenti frazionati in piccoli lotti e ritmi più serrati
di consegna (JIT e lean supply)
Si riducono così anche i costi di immobilizzo delle materie
prime e dei componenti.
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Anni ‘70-’80: l’impresa alla
ricerca della flessibilità
L’impresa della produzione di massa reagisce con la de-
verticalizzazione del ciclo e il decentramento produttivo,
che alimentano l’outsourcing non strategico. Ottiene così
un riduzione dell’investimento necessario e un aumento
della flessibilità nelle scelte produttive
Sul fronte dell’organizzazione si riduce il grado di
centralizzazione delle informazioni e decisioni
articolandosi in unità di business, rese strategicamente
autonome
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Teoria dei costi di transazione
Le organizzazioni rappresentano una “struttura di
governo” delle transazioni alternativa al mercato
Dicotomia MercatoGerarchia
Definizione di transazione:
“Trasferimento di beni o servizi attraverso un’interfaccia
separabile sotto il profilo tecnologico” (Williamson,
1985)
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Teoria dei costi di transazione
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Il fallimento del mercato
(market failure)
Fattori umani Fattori ambientali
razionalità incertezza
limitata
blocco
informativo
piccoli
opportunismo numeri
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I costi di transazione
La presenza di razionalità limitata e opportunismo implica
l’impossibilità di stipulare contratti perfetti o completi
imponendo il sostegno di costi per il loro rispetto: i costi di
transazione
costi di transazione ex ante: costi di selezione della
controparte, costi informativi
costi di transazione ex post: costi di esecuzione del
contratto
I costi di transazione comprendono tutti i costi
necessari per progettare, negoziare e tutelare un accordo
di scambio.
Rappresentano i costi d’uso del mercato
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Costi di
transazione
gerarchia mercato
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Internalizzazione (make) o
esternalizzazione (buy)
La definizione del “confine efficiente” dell’organizzazione delle
attività da svolgere all’interno per ottenere il massimo livello di
efficienza operativa, dipende da due valutazioni:
1. ECONOMICITA’: si 2. RISCHIOSITA’ DELLA
ottiene comparando i costi TRANSAZIONE: Il controllo
d’uso del mercato con quelli delle condizioni
da sostenere all’interno d’acquisizione di beni o
dell’organizzazione di servizi è maggiore nell’ipotesi
impresa (e svolgendo di produzione interna rispetto
all’interno le attività che a quelle di un rapporto
sarebbero più costose se contrattuale di scambio
delegate all’esterno)
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Le forme ibride o intermedie di
governo delle transazioni
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Impresa verticalmente
integrata
Distretto
Rete di imprese Mercato
Outsourcing Gerarchia
Contratto di fornitura Forme ibride
Joint Ventures
Alleanze
Acquisti sporadici
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