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Alejandro Jodorowsky - All Ombra Dell'IChing
Alejandro Jodorowsky - All Ombra Dell'IChing
Feltrinelli
Titolo dell’opera originale
A LA SOMBRA DEL I CHING
© Alejandro Jodorowsky, 2014
Published by arrangement with Casanovas & Lynch Agencia Literaria
S.L.© Alejandro Jodorowsky, 2014
Si segnano a mano a mano, iniziando dal basso verso l’alto, le sei linee
che sono state generate, per due volte, a formare due esagrammi. Le linee
fisse (7 e 8) sono le stesse in entrambe le figure. Le linee mutevoli (9 e 6)
danno luogo al loro contrario nella seconda figura (da spezzate diventano
intere e il contrario).
Il primo è l’esagramma originario, mentre il secondo è il derivato.
Entrambi sono una risposta alla domanda. Il primo si riferisce alla
situazione attuale e il secondo a un potenziale sviluppo insito in essa.
Ad esempio, se i sei lanci di monete hanno dato i seguenti risultati: 6 – 6
– 7 – 8 – 9 – 6, l’esagramma risultante sarebbe:
Ogni attimo con pietoso oblio, senza giungere a esser memoria, si dissolve
nella fragranza del vuoto.
Pensi di rotolare dentro una pietra, cuore prigioniero nella corteccia di ferro,
senza lacrime né chiavi.
Sebbene il mondo conficchi i suoi mille assi nella tua mente, in fondo
all’anima c’è una sfera che non ruota,
ciò che credevi essere si sgretola, si riflette la stessa luna in ciascuna delle
tue foglie.
Ricevi il profumo del porto promesso dopo un viaggio attraverso mille
abissi vestito da meretrice,
senti ardere il bambino racchiuso nel petto, guardalo cadere tramutato in
ceneri millenarie,
resisti alle stoccate del vento con gli occhi fissi al cielo e la mente a
brandelli.
Di ciò che mai sei stato, sii ora il riflesso, le impronte dei tuoi passi diano
lezioni di danza,
le tasche ricolme di eterna assenza, nelle carni della posterità semina larve
trasparenti,
lascia scivolare via il mondo dalle mani aperte, lanciati nel precipizio
tramutato in mela.
2. L’impulso
Se sei acqua, non voler imitare le rocce. Se sei roccia, non cercare di fluire.
La molle lingua non imita i denti. I duri denti non imitano la lingua.
Tra la lingua e i denti, il nutrimento. Tra la notte e il giorno, l’alba.
Non in quello che fu né in quel che sarà. Razionale e intuitivo insieme,
aperto al miracolo.
La materia è bellezza, l’immateriale è verità.
Quando l’eterno genererà negli orologi rose di luce, lingue trafitte da uccelli
d’aria,
mani che trasudano miele e canti che odorano di nuvola,
nel muro della mente si aprirà una crepa da cui far defluire la tua memoria
ladra.
4. Riflettere
Per parlare con un prigioniero non fare resistenza: entra nella sua cella,
trasformati in specchio.
Lascia che si veda in te, perché lui non si vede mai, sempre a rifugiarsi
nello ieri, a mangiare lo stesso tozzo di pane, a bere lo stesso sorso
d’acqua, a chiamare carezza un’unghiata, a rimuginare il piacere
dell’insoddisfazione.
Si blocca, si camuffa, fugge, si nasconde tra le sedie? Insulta, minaccia,
sferra calci all’aria?
Tu fatti riflesso, eco, ombra, cerca il pertugio, penetra al suo interno come
un ladro,
aiutalo a vedere i muri che lo imprigionano, invitalo ad abbatterli, cancella
dalla sua mente le idee tatuate,
iniettagli il desiderio di vivere secondo quello che è e non secondo quello
che gli hanno imposto.
5. Umile mutismo
Per raggiungere il tuo essere reale, smetti di crescere dove non sei.
Gli zoccoli delle definizioni non calpestino l’ascesa illimitata del tuo essere.
Brucia il passaporto e getta le ceneri al di là delle stelle.
Accetta che gli specchi voraci inghiottano il tuo riflesso.
Rinchiudi gli anni nel tempio delle chimere, affermando che la tua età è la
stessa del cosmo.
Non definirti per il mormorio della pelle, né per gli antenati delle tue carni,
né per quello che ti si annida tra le gambe.
Eliminando rancori, giudizi lividi e pretese infinite, il tuo cuore diventerà
una cattedrale in cui dimora un bambino d’oro.
Nessuna esca, nessuna freccia, nessuna vampata seminale o palpitare di
ovaie impediranno all’energia del desiderio di condurti dal dio che ti
abita.
Libero da ogni frontiera, riconoscerai come patria soltanto le tue scarpe.
33. La ritirata
Per parlare del Reale devi accettare che tutti i tuoi gesti siano falsi.
Per parlare di Santità devi vomitare sangue sui testi sacri.
Per parlare della Salute devi ascoltare sulla tua pelle il canto dei vermi.
Per parlare di Poesia devi metterti in ginocchio e leccare le pietre.
Vivi il tuo attimo con la passione del figlio che uccide la madre.
La parola acquista realtà quando la pronunci in fondo alla palude.
Se vuoi trovare te stesso, non permettere solo ai poeti di contemplarti.
Doma il tuo ego fino a renderlo invisibile.
39. Saggia correzione
Se più non credi che il tuo cuore sia un’invulnerabile cattedrale d’acciaio
se più non credi che la morte sia malattia e la reincarnazione il suo rimedio
se più non credi che seduto come un cadavere diventerai una sfera luminosa
se più non credi perché ti senti in preda a fiamme che nessuno può spegnere
se più non credi perché hai sciolto i lacci altrui e quindi tu stesso non ti
senti legato
vincerai l’illusione della fede.
Viandante,
santifichi il tempio in cui entri,
quattro ali rosse ti spuntano sulla schiena,
il tuo sguardo insemina l’inverno, la strada, i cani,
la polvere e coloro che sanno e coloro che non sanno.
Lassù
un’aquila sta planando
incatenata al tuo cranio con un filo di vertigine.
Un sauro infossato nell’asfalto
scava sotto i tuoi passi gallerie di magma
e tu attraversi la città secernendo sementi
dal profondo delle tue ferite
per seminarle nelle impronte che lasci.
Crolla il muro degli increduli.
Sopra i marciapiedi fiorisce il caso.
Non dimenticarlo: mai, in nessun momento, sei stato solo.
46. Crescita
Prima del canto e del profumo, prima dell’acqua e della terra, dov’eri tu?
C’era un disegno nell’ombra che precedeva gli astri?
Laggiù dove nulla ancora si creava, quella volontà intangibile che anelava
farsi materia
se tutto era in essa, c’eri anche tu,
uno dei tanti, innumerevoli esseri, minuscolo, molto meno di un concetto
eppure assolutamente necessario all’equilibrio della prodigiosa macchina.
Ogni formica si carica sulla nuca la totalità dell’universo.
Il peso di una piuma abbandonata può schiacciare il mondo.
Riscuotiti dai dubbi metafisici.
Non chiedere mai più: “Perché tutto questo circo?
Passi dall’eterno all’effimero per la tua sete di specchi?
Hai voluto partorire un punto che invalidi il tuo infinito?
Valeva la pena di esplodere in un terribile cosmo
solo per creare i miei piedi, le unghie?”.
Smettila di scagliare parole.
Distenditi al sole per seminare la tua ombra
nella memoria che attende, acquattata come una tigre
al centro del presente.
Anche se non possono conversare
il pidocchio e il mendicante si capiscono.
Il loro solo contatto basta a sorreggere il mondo.
50. Calice del sacrificio
Al di là del pane o del veleno cerca il luogo dove essere e non essere si
fondono.
Se il corpo è una prigione lo è anche lo spirito.
L’ascensione dell’anima è il frutto di crolli successivi.
Il respiro delle tue ossa ti fu dato per sempre.
Il sepolcro tanto temuto racchiude in sé il vigore dei fermenti.
Suggi il sangue della terra, ravviva il fuoco perpetuo.
Abbandònati infiàmmati carbonìzzati.
La tua mente e le tue carni volino via in mille pezzi.
L’insidiosa pietra dell’io stagnante si dissolva nel torrente universale.
Oceano di piacere orgasmo eterno felicità indelebile segreta vacuità
nessun fulgore può annientare la stella che regna nelle tue viscere.
Ti espandi verso dimensioni rarefatte
raggiungi il luogo dove tutto cresce senza sforzo
la ragione e il suo nemico oscuro in perfetto equilibrio
mai più uguale a te stesso
lo spazio è il prolungamento della tua speranza
cristallo divenuto sorgente
tempio in cui ogni pietra è figlia del silenzio
luogo sacro dove puoi costruire un nuovo mondo
senza paura senza dolore senza censure
e regalare un’aura al capo inerte
scacciare il carnefice che impera nella tua memoria,
unire i due estremi
luce e ombra acqua e fuoco maschio e femmina.
Sotto raggi di giada
sei finalmente l’essere umano magico.
Le impronte che lasci sono abissi
le tue parole sono gioielli
dentro la tua carne danza lo scheletro.
Nulla sai e nulla possiedi
a nulla ti aggrappi nulla rifiuti vuoi soltanto andare avanti.
Il dio che scende dal cielo è lo stesso che sale dalla terra.
51. Terrore versato
Nota dell’editore
1. Posterità
2. L’impulso
4. Riflettere
5. Umile mutismo
6. La semente
7. Senza discriminare
8. Il ritorno a te stesso
13. Liberazione
14. Vacuità
16. Abbellire
20. Contemplazione
24. Correzione
25. Innocenza
26. Domesticazione
33. La ritirata
38. Opposizione
39. Saggia correzione
46. Crescita
52. Stabilizzazione
56. Viaggiatore
57. Amore
64. Madre-Padre