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DEL MESSICO
CAVATA DA* MIGLIORI STORICI SPAGNUOLI,
E da’ MANOSCRITTi; E DALLE PITTURE ANTICHE DEGL’ INDIANI *.
D 1 S S E R TA Z I O N I
Sulla Terra, fugli Animali, c fugli abitatori del Meili co,'
OPERA
D £ X. £’ ABATE
D* FRANCESCO SAVERIO
CLAVIGERO
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ALLA REALE
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PONTIFICIA UNIVERSITA’
DEGLI STUDJ DI MESSICO.
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Carolus Catani.
IMPRIMATUR;
i mprimatur;
P1EFAZIOO
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(b) Nella Raccolta degli Storici primi dell’ América fatta dal Sig. Barcia,
e ftampata in Madrid nel IJ49., fi trova la Storia del Gomara ; ma vi man-
cario alcune efpreftioni di quefto Autore intorno al carattere del conquiftatore
Cortès.
1
h loro indole, délié loro arti, e delle loro ufanze. Di queftat
Storia compita in un groífo tomo in foglio fi trovano alcuns
copie in Ifpagna . Scriífe parimente una opera ful Calendario
MeíTicano/ il cui originale fi confervava in Meffico), ed altre
non men ntili agli Spagnuoli, che agí’ Indiani.
ANDREA d’ OLMOS Francefcano Spagnuolo di fanti
memoria. Imparo quedo infaticabile Predicatore le lingue Mef-
ficana, Totonaca, e Huaxteca, e di tutte tre compofe gram-
matica, e dizionario. Oltre ad altre opere da lui lavorate i «
pro degli Spagnuoli , e degl’ Indiani, fcriífe in ifpagnuolo un
trattato fulle antichita MeíTicane, e in meíTicano 1’ efortazioni,
che faceano gli antichi Mefiicani a’loro figliuoli, di cui do un
faggio nel lib. VII. di queíla Storia.
BERNARDINO SAHAGUN, laboriofo Francefcano Spa
gnuolo . Eflendo flato piú di feíTanta anni impiegato nella in-
ílruzione de’ Mefiicani, feppe colla maggior perfezione e la lo
ro lingua, e la loro (loria. Oltre ad altre opere da lui fcritte
tanto in meíTicano, quanto in ifpagnuolo, compofe in dodici
grofli tomi in foglio un Dizionario univerfale della lingua mef-
ficana, contenente tutto ció che apparteneva alia Geografía,
alla Religione , e alia Storia politica, e naturale de’ Meífica-
ni. Queíla opera d’immenfa erudizione e fatica fu mandata al
Cronichiíla Reale dell’ America, refidente in Madrid, Jal Mar -
chefe di Villamanrique Viceré del Medico, e non dubitiamo,
che finora fiafi confervata in qualche librería di Spagna. Serif
fe ancora la Storia generale della N. Spagna in quattro tomi ,
li quali fi confervano manofcritti nella librería del Convento
de’ Francefcani in Tolofa di Navarra, fecondochè afferma Gio
vanni di S. Antonio nella fuá Biblioteca Francefcana.
ALFONSO ZURITA, Giureconfulto Spagnuolo, e Giu-
dice del Meffico. Dopo aver fatte per ordine del Re Filippo
II. diligenti ricerche ful governo politico de’ Mefficani , fcriife
in Ifpagnuolo una Compendiofa rtlazione de' Signori ,che v er ano
. nel Me¡Jico , e della loro diverjird : delle leggi, dell'ufanze , e de' co-
Jlumi de MeJJicani : de' tributiz che pagavano &c. L’ originale
manofcritto in foglio fi conlervava nella librería del Collegia
de’
9
de’SS. Pietro, e Paolo de’ Gefuiti di Meflico. Da quefta ope
ra, la quale è bene icritta, è ftataprefauna buona parte di cio,
che abbiatno fcritto fopra un taie argomento.
GIOVANNI di TOBAR nobiliflimo Gefuita meflicano.
Scriffe fulla Storia antica de’Regni di Meflico, d’ Acolbuacan ,
e di Tlacopan dopo aver fatte diligenti ricerche per ordine del
Vicerè del Meflico D. Martino Enriquez. Di quefti manofcritti
fe ne fervi principalmente il P. Acofta per cio che fcriffe intor-
bo aile antichità meflicane, com’egli medefimo ne protefta.
GIUSEPPE d’ ACOSTA , chiariflimo Gefuita Spagnuolo
affai conofciuto nel Mondo letterario per i fuoi fcritti. Quefto
grand’uomo, dopo eiferfi trattenuto alcuni anni nell’ una, e nell’
altra America, e informatofi da uomini pratici de’ coitumi di
quelle Nazioni, fcriffe in ifpagnuolo la Storia naturalise mora
le delle Indies quale fa Itampaia la prima volta in Siviglia
nel 1585?., poi riftampata in Barcellona nel 15511., ed indi
portata in varie lingue dell’ Europa. Queft’ opera è allai bene
icritta, maflimamente in ciè che riguarda le offervazioni fifi-
che fui clima dell’ America; ma come quella , ch’è cotanto
riftretta, è mancante in molti articoli, e vi fono alcuni sba-
gU intorno alla ftoria antica.
FERDINANDO PIMENTEL IXTLILXOCHITL, fi-
gliuolo di Coanacofzin ultimo Re d’Acolhuacan , e ANTONIO
di TOBAR, CANO, MOTEZUMA , IXTLILXOCHITL,
difcendente dalle due Cafe Reali di Meflico, e d’Acolhuacan .
Quefti due Signori fcriffero a richiefta del Conte di Benavente,
e del Vicerè del Meflico D. Luigi di Velafco delle lertere ful
la genealogia de’ Re d’ Acolhuacan. e fopra altri punti della
ftoria antica di quel Regno, le quali fi confervavano nel detto
Ccllegio de’Gefuiti.
ANTONIO PIMENTEL IXTLILXOCHITL, figliuolo
del Sig. D. Ferdinando Pimentel. Scriffe delle Memorie Stori-
che del Regno d’Acolhuacan, di cui fi fervi il Torquemada,
e da effa è ftato prefo il computo accennato nel lib. IV. della
noftra ftoria della fpefa annuale, che fi faceva nel palazzo del
famofo Re Nezahualcojotl, arcavolo di quell’Autore.
Storia del Meflico Tcm.Io B TAJL
TADDEO di NIZA, nobile Indiano Tlafcallefe. Scriffe
l’anno 1548. per ordine dei Viceré del Mefíico la ftoria del
la conquifta , la quale fu fottofcritta da trenca Signori Tla-
ícallefi.
GABRIELLE d’AYALA, nobile Indiano da Tezcuco.
ScriíTe in mefficano de’Gomentarj ftorici contenenti il raggua-
glio di tutti gli avvenimenti de’ Mefficani dall’anno 1243. del
la era volgare fino al 1562.
GIOVANNI VENTURA ZAPATA, e MENDOZA,
nobil Tlafcallefe. ScriíTe in lingua meíficana la Crónica di Tla-
fcalla contenente tutti i fucceíTt de’ Tlafcalleíi • dal loro arrivo
al paefe d’Anahuac fino all’anno 1585?»
PIETRO PONCE, nobile Indiano Párroco di Tzompa-
huacan. ScriíTe in ifpagnuolo un R.agguaglio elegí’ lddj, e de
riti del Gentilejimo meflicano.
I SIGNORI di COLHUACAN. Scriífero gli annali del
Regno di Colhuacan. Una copia di queft’ opera era nella fud-
detta librería de’ Gefuiti.
CRISTOFORO del CASTILLO, mefl'iM (¿) mefficano a
ScriíTe la Storia del viaggio degli Aztechi o Mefficani al pae
fe d’Anahuac, il cui manoferitto íiconfervava nellalibrería del
Collegio de’Gefuiti di Tepozotlan.
D1DACO MUGNOZ CAMARGO, nobil mellizo Tía-
fcallefe. ScriíTe in ifpagnuolo la Storia della Citt^, e della
Repubblica di Tlafcalla. Di queft’opera íi fervi il Torquema-
da, e vi fono delle copie tanto in Ifpagna, quanto nel Mef-
fico.
FERDINANDO d’ ALBA IXTLILXOCHITL, Tezcu-
cano difeendente per linea dritta da’Re d’Acolhuacan . Quefto
nobile Indiano, verfatiffimo nelle antichita della fuá Nazione,
fcriffe a richiefta del Viceré del Meflico parecchie opere eru
dite, e pregevolifíime, cioé 1. La Storia della N. Spagna . 2.
La
(a) Meflizo é chiamato nelT Amer ica quegli, ch’ é nato da Spagnuolo, e
da Indiana.
II
Lx Storia de’Signori Cicimechi: j. Un nftretto ftorico del Re
gno di Tezcuco. 4. Delle memorie ftoriche de’Toltechi, e
d’altre Nazioni d’Anahuac. Tutte quefteopere fcritte in ifpa-
gnuolo fi confervavano nella libreria del Collegio di S. Pietro,
e S. Paolo de’Gefuiti di Medico, e da eife abbiamo cavati al-
cuni materiali per la noftra ftoria. L’Autore fu si cauto nello
fcrivere, che per levar via ogni qualunque fofpetto di finzione
lece con dare legalmente della conformita de’ fuoi racconti colie
pitture ftoriche, che avea ereditate da fuoi chiariifimi antenati.
GIAMBATTISTA POMAR, Tezcucano, o Cholullefe,
difcendente da un baftardo della Cafa Reale di Tezcuco .Scrif-
fe delle memorie ftoriche di quel Regno, di cui fi fervi il
Torque mada.
DOMENICO di SAN-ANTON MUNON CHIMALPA-
IN, nobile Indiano da Meifico. Scriife in meilicano quattro
opere aflai pregiate dagf intendenti . 1. una Crónica meíficana
contenente tutti gli avvenimenti di quella Nazione dalfanno
iodS. fino al 15^7. delf era volgare. 2. La ftoria della con-
quifta del Meffico per gli Spagnuoli. 3. Dei ragguagli origina-
li de’Regni d’Acolhuacan, di Meifico , e d’ altre Provincie.
4. De’Comentarj ftorici dall’anno 1064. ftno al 1521. Quefte
opere da me fommamente bramare fi coofervavano nella libre
ria del Collegio di S. Pietro, e S. Paolo di Meifico, ed ebbe
copie d’ eífe il Cav. Boturini, ficcome di quaíi tutte f opere
d’ Indiani da me rammemorate. La Crónica fi trovava ezian-
dio nella libreria del Collegio di S. Gregorio de’ Gefuiti di
Meffico.
FERDINANDO d’ ALVARADO TEZOZOMOC, In
diano meíficano. Scriife, in ifpagnuolo una Crónica meíficana
verfo f anno 15518., la quale fi confervava nella fuddetta li
breria di S. Pietro e S. Paolo.,
BARTOLOMEO de las CASAS , famofo Demenicano
fpagnuolo-, primo Vefcovo di Chiapa, e fommamente benemé
rito degf Indiani . I terribili fcritti prefentati da quefto vene
rable Prelato a’ Re Carlo V. e Filippo II. in favor degf in
diani, e contro gli Spagnuoli conquiftatori, ftampati in Sivi-
B 2 glia,
glia, ed indi tradotti, e riftampati a gara per odio degli Spa-
gnuoli in varie lingue della Europa, contengono alcuni punti
della ftoria antica de’ Meflicani, ma cos'i efagerati edalterati,
che non poífiamo ripoLarci fulla fede delT Aurore, benchè per
alero aifai raggiiardevole. Il troppo fuoco del fuo zelo traman
do della luce col fumo, cioè il vero frammiíchiato col falfo:
(a) non gia perché egli cercafíe a bella porta d’ ingannar il
fuo Re, e il mondo tutto, mentre il fofpettar in lui una tal
malvagit'a, farebbe far torto alia virth di lui riconofciuta e ri-
verita anche da’ fuoi nemici ; ma perché non eflendo egli ña
to prefente a cié che racconta del Meífico, fi fidá troppo dél
ié informazioni altrui : ció che faremo vedere in alcuni luo-
ghi della noftra Storia. Aífai più forfe ci gioverebbono altre
due grandi opere dello fteífo Prelato non mai pubblicate, cioé
i. una Storia apologética del clima e della terra de’ paefi dell’
America, e dell’ indole, de’ coftumi See. degli Americani fot-
topofti al dominio del Re Cattolico. Quefto manofcritto in
830. foglj H confervava nella librería de’ Domenicanidi Valla
dolid in Ifpagna , dove fu letto dal Remefal, ficcome egli ne
fa fede nella fuá Crónica de’ Domenicani di Chiapa e di Gua
temala. 2. una ftoria generale dell’ America in tre tomi itr
foglio, una copia della quale era nella librería del Signor Con
te di Villaumbroia in Madrid, dove la vide il Pinelo, fecon-
dochè egli afferma nella fuá Biblioteca Occidentale . Due tomi
diquerta ftoria vide il fuddetto Autore nell’archivio celebre di
Simancas, ch’ è ftato 11 fepolcro di molti pregevoli manofcritti
dell’ America. Due tomi finalmente erano inAmfterdam nella
librería di Giacomo Kricio.
AGOSTINO DAVILA, e PADILLA, nobile ed inge-
gnofo Domenicano daMeflico, Predicatore del Re Filippo 1IL,
Cronichifta Reale dell’America, e Arcivefcovo dell’ ifola di
S. Do-
(a) L’ erudito Leone Pinelo adatta aMonfig. de las Cafas ció che ilCard.
Baronio dice di S. Epifanio: Cceterum cendonandum illi, fi ( quod aliis jan-
ciijjimis atque eruditijjimis viris fape accidiffe reperitur ) dum ardentiore /ludio
in hoftes invehitur, vebementiore Ímpetu in contrariara partera a ¿tus, lineara vi"
deatur aliquautulura veritatis effe tranfarejfus.
«3
S. Domenico. Oltre alla Crónica de’ Domenicani del Meíficó
ftampata in Madrid nel 1596. e alla Storia della N. Spagna,
e della Florida ftampata pure in Valladolid nel 1632., fcrif-
fe la Storia antica de’Meificani, fervendofide’ materiali raccolti
gia da Ferdinando Duran Domenicano da Tezcuco; ma que-
fta opera non fi trova .
Il Dotr. CERVANTES, Decano della Chiefa Metropoli
tana di Mefíico. 11 Cronichifta Herrera loda le memorie ftori-
che del Meífico fcritte da quefto Letterato; ma non fappiamo
di pin.
ANTONIO di SAAVEDRA GUZMAN, nobil Meífica-
no . Nella fuá navigazione in Spagna compote in venti can
ti la Storia della conquifta del Meífico, e la ftampò in Ma
drid fotto il titolo fpagnuolo d’El Peregrino Indiano neli5P£.
Queft’ opera debbe contarfi tra le ftorie del Meífico; perche
íion ha di poesia, fe non il metro.
PIETRO GUTIERREZ di S.CHIARA. De’manofcrít-
ti di quefto Autore fi fervi il Betancurt per la fuá ftoria del
Meífico; ma nulla fappiamo del titolo, e delia qualità di tal
opera, neppure della patria dell’ Autore, benché fofpettiamo3
che fia ftato Indiano.
(a) II Dott. Robertfon dice, che la copia del viaggio de’Mefficani o AztechI
fu data al Gemelli da D. C.riñoforo Guadalaxara ; ma in cid contraddice al
medefimo Gemelli,ilqualefiproteña debitore al Síguenzadi tutte le anticaglie
meñlcane , che ci da nella fua relazione . Dal Guadalaxara altro non ebbe,
che la carta idrografica del lago meñicano.,, Ma flecóme adefló , aggiunge il
„ Robertfon , pare una opinione generalmente accettata , e fondata non fo
„ fopra qual’ evidenza , che Carreri non ufciíTe mai d’ Italia , e che il fuo
,, famofo giro del Mondo fia la narrativa d’un viaggio fittizio, non ho voluto
„ far menzione di queñe pitture „ . S’ io non vivelfi nel fecolo XVIII. , nel
quale fi veggono adottatiipiu ñravaganti peníieri.mi farei maravigliato aflai,
che una tal opinione fofse generalmente accettata. In fatti chi potrebbe imma-
ginarfijche un’uomo, che non foñe ñato mai al Mefíico, folie capace di far
un ragguaglio cosí minuto de’piu piccoli avvenimenti di que! tempo , delle
perfone allor viventi , delle lor quaíita ed impieghi , di tutti i Monifleri di
Meffico e d’ altre Citta, del numero de’lor Religiofi, e anche di quello degli
altari d’ ogni Chiefa , e d’ altre minuzie non mai pubblicate ? Anzi per far
giuñizia aí mérito di queño Italiano , proteño di non aver mai trovato un
Viaggiatore piu efatto in cid ch’ei vide co’fuoi occhj, non gia in quello, ch’
ebbe per informazione altrui.
25
di quefte pitture contenenti alcuni fatti della conquifta , e aL
cuni belli ritratti de’ Re Meflicani. Nel 1770. fi pubblicarono
in Meflico infierne colie lettere del Cortes lafigura dell’anno mef-
ficano, e trenta due copie d’ altrettante pitture de’ tributi, che
pagavano parecchie Citth del Meflico a quella Corona, 1’ una
e 1’ altre prefe dal Mufeo di Boturini. Quelle de’ tributi fono
le ftefle della raccolta di Mendoza, pubblicate dal Purchks, e
dal Tevenot. Quelle di Mefíico fono raeglio intagliate , ed han-
no le figure delle Gitta tributarle, che per la maggior parte
mancano alie altre; ma del redo vi mancano affatto fei copie
di quelle appartenenti a’ tributi ,e vi fono mille fpropofiti nella
interpretazione delle figure cagionati dalla ignoranza dell’ anti-
chita , e della lingua meflicana. Cid bifogna avvertire, accioc-
ché coloro, che veggono quella opera ftampata in Meflico
fotto un nome riguardevole, non pero fi fidino, ed inciampino
in qualche errore.
AVVERTIME N TO.
STO-
27
STORIAANTICA
®E3L M3SSS3ECO
L I B R O ï-
De/crizione del paefe d? Anahuac t ovvero breve raggua-
glio della terra, del clima , dei monti, del fiumi, del
lagbi, dei minerali, delle piante, degli animali,
e degli uomini del Regno di MeJJico,
(a) Anahuaç vuol dire prrfo ail'acqtta indi pare eiïerfi derivato il no
me d’Anahuatlaca, o Nab:iatlaca, col quale fono Rate conofciute le nazio-
ni dirozzate, che occuparono le rive dei lago Mefficano .
18
----- Il regno di Michuacan il più occidentale di tutti con.
Lib. I. finava verfo Levante, e Mezzogiorno coi dominj dei Meffi-
cani, verfo Trainontana col paefe dei Cicimechi, e d’ alcre
nazioni più barbare, e verfo Ponente col lago di Chapallan,
e con àlcuni Srati indipendenti. La Capitale Tzintzuntzan y
chiamata dai Mefficani lluitzitzilla, era fituata fui la fponda
Orientale dei bel lago di Pazcuaro . Oltre di quelle due
Citta v’erano altre molto riguardevoli , corne quelle di Ti-
ripitio , Zacapu, e Tarecuafo: tutto quefto paefe era ameno,
e ricco, e ben popolato .
Il Regno di Tlacopan fituato fra quelli di Meffico , e
di Michuacan, era di sï poca eftenfione , che fuor délia Ca
pitale dello fteiTo nome , altro non comprendeva , che qual-
che citta délia nazione Tepaneca, ed i villaggj dei Mazahui
fituati nelle montagne occidentali délia valle mefllcana. La
Corte Tlacopan era nella riva occidentale dei lago Tezcoca-
no, quattro miglia a Ponente da quella di Melïico.
Il regno d’Acolhuacan il più antico,e in altro tempo
il più elteio, fi ridufle poi a più ilretti limiti per gli acqui-
fti de’ Mefficani. Conftnava a Levante colla Repubblica di
Tlaxcallan, a Mezzogiorno colla provincia di Chalco appar-
tenente al regno di Meffico, a Tramontana col paefe degl’
Huaxtechi, e a Ponente fi terminava.nel lago Tezcocano ,
ed era altresi da parecchj Stati dei Meffico riftretto.La fua
lunghezza da Mezzogiorno a Tramontana era di poco più
di dugento miglia , e la fua maggior larghezza non oltra-
paflava le feflanta; ma in cosi piccolo diiiretto v’erano dél
ié Citta ben grandi, e dei popoli affai numerofi . La Corte
di Tezcoco fituata fulla riva orientale dei lago dello ileflb
nome, quindici miglia a Levante di quella di Meffico, fu
a ragione celebrata non men per la fua antichith, e gran
de z-
(c) Solís ed altri Autori cosí Spagnuoli, come Franceíi ed Inglefi dan
so aíTai maggior eftenfione al Regno di Meflïco,e il Dort. Robertfon dice,
che i territory appartenent i ai Capi di Tezcuco e di Tactiba, appena cedevant
ia eftenfione a q-tegli del Sourano del Mejfico ; ma quanto fienfi quefti Au
tori dal vero dilcoftati, il faremo vedere nelle noftre Diflertazioni.
30
■"ü!Z valle medefima di Meffico, coronata da belle e verdeggianti
L.ib. 1. montagne, la cui circonferenza mifurata per la parte inferio-
re de’ monti, è di più di 120. miglia. Una buoha parte
della valle è da due laghi occupata, 1’uno fuperiore d’acqua
dolce, e 1’ altro inferiore d’acqua falmaftra, che comunica-
no fra loro per un buon canale» Nel lago inferiore, a ca-
gione d’ effere nella parte più baífa della valle , concorre-
vano tutte 1’ acque dalle montagne derívate : quindi dove per
la ftraordinaria abbondanza delle pioggie fovravanzava 1’ acqua
il letto del lago, fácilmente allagava la Citta di Medico nel-
lo fteffo lago fondata, come accader fi vide non meno fotto
la dominazione dei Monarchi Meíficani, che fotto quella de-
gli Spagnuoli. Quefti due laghi, la cut circonferenza non
era meno di novanta miglia, rapprefentavano inqualche mo
do la figura d’un Cammello, il cui capo e eolio era il la
go d’ acqua dolce, o fia di Chalco, il corpoil lago d’acqua
falmaftra ,chiamatodi4Tezcoca, e le gambe e i piedieranoi ru-
fcelli e torrenti, che dalle montagne al lago trafeorrevano.
Era ambedue i laghi v’ è la piccola penifola d’ Itztapalapan,
che gli fepara. Oltre le tre Gorti di Medico, d’ Acolhua-
can, e di Tlacopan erano in quefta deliziofa Valle altre
quaranta Citta confiderabili, e innumerabili villaggi e caía-
li. Le più grandi Citt'a dopo le Corti erano quelle di Xo-
chimilco , di Chalco , d' Itztapalapan, e di Quaubtitlan , Ie
quali oggidi appena confervano una ventefima parte di quel
ch’ erano allora . (A)
Medico, la più rinomata di tutte le Citta del nuovo
Mondo, e capitale dell’ Imperio ( la cui defcrizione daremo
in altro luogo ) era alia foggia di Venezia edificara in pa-
recchie ifolette del Iago di Tetzcoco, in ip. gr. e quad 26.
min.
■l U* 'I ■■lliw * ■ I II . i»l> — - - - r - - -- ----- ‘
(d) L’altre Citta riguardevoli della Valle Meflicana erano quelle di MiZ-
guie, di Cuiilahuac , d\Azcapoza!co, di Tenayocan , d' Otompan, di Colhuacan,
di Mexicaltzinco, di Huitzilopochco, di Coyohuacan, d’ Ateneo, di Coatlichan,
di Huexotla, di Chiauhtla ,d Acolman, Teotihuacan , Itztapaloccan ,Tepetlaoz-
toe, Tepepolco, Tizayoccan , Citlaltepec ,Coyotepec, Tzompanco , Toltitlan, Xal-
toccan ,Tetepanco, Ehecatepec, Tequizquiac, Huipochtlan, Tepotzotlan, Tehuil-
lojoccan, Hnehoetoca, Atlacaihuayan &c. Vedafi la noñra VI. Diflertazione ■
jnin. di latitudine fettentrionale, ed in 27^. gr. e 34. min. '■>
di longitudine , ira le due Corti di Tetzcoco e di Tlaco- Lia. I.
pan, quindici miglia a Ponente dalla prima , e quattro a
Levante dalP altra. Delle lue provincie altre erano méditer-
ranee , ed altre marittime.
Le principali Provincie mediterranee erano a fettentrio- §c x
ne quella degli Otomiti,a Ponente eLibeccio quelle dei Ma- Provin-
tlatzinchi e de’ Cuitlatechi, a Mezzogiorno quelle dei Tla- ^gncfdi
huichi , e de’ Cohuixchi, a Scirocco dopo gli ftati d’ Zrso- Meffico.
can t Jaubtepec , Quaubquecbollan , Atlixco , Tebuacan , ed
altri, le grandi Provincie dei Mixtechi, dei Zapotechi -, e
finalmente quelle dei Chiapanechi . Verfo Levante v’ erano le
Provincie di Tepeyacac, dei Popolochi, e de’ Totonachi.Le
Provincie marittime dei Golfo Mefficano erano quelle di
Coatzacualco, e di Cuetlacbtlan , che gli Spagnuoli chiamano
Cotajla. Le Provincie del mar Pacifico erano quelle di Co-
liman , di Zacatollan, di Tototepec, di Tecuantepec , e di
Xoconocbco.
La Província degli Otomiti comincîava nella parte fet
tentrionale delia Valle Mefficana, e fi continuava per quelle
montagne verfo tramontana fino a novanta miglia dalla Ca
pitale . Sopra tutti i luoghi abitati, che v’ erano ben molti,
s’ innalzava 1’ antica e célébré Citta di TollanÇ oggidi Tula^ )
e quella di Xilotepec, la quale dopo la conquifta fatta dagli
Spagnuoli fu la metropoli delia nazione Otomita. Dopo i
luoghi di quefta nazione verfo Tramontana e verfo Maeftro
non v’ erano altri abitati infino al Nuovo Meffico . Tutto
quelto gran tratto di terra, ch’ è di più di mille miglia,
era occupato da nazioni barbare, che nè aveano domicilio
fiflb, nè ubbidivano a verun fovrano.
La Provincià dei Matlatzinchi comprendeva, oltre la
valle di Tolocan, tutto quello fpazio che v’ è infino a Tla-
ximaloyan ( oggi Taximaroa ) frontiera del regno di Michua-
ean. La fertile valle di Tolocan ha più di quaranta miglia di
lunghezza da Scirocco a Maeftro, e fino a trenta di larghez-
za, dove più fi slarga. Tolocan, ch’era la Citt'a principale
dei
P
dei Matlatzinchi, onde prefe nome la Valle, ¿ra scóme èfinora’,
Lîb. I. fituata appiè d’ un alto monte perpetuamente coronato di ne-
ve, trenta miglia lontano da Meiïico. Tutti gli altri luoghi
¿ella valle erano in parte dai Matlatzinchi, e in parte dagli
Otomiti abitati . Nelle montagne circonvicine v’ erano gli
fiati di Xalatlauhco, di Tzompahuacatt, edi Malinaleo ; in non
molta lontananza verfo Levante dalla valle quello d’ OchU-
lany e verfo Ponente quelli di Tozantla, e di Zoltepec.
I Cuitlatechi abitavano un paefe, che fi fiendeva più di
dugento miglia da Maeftro a Scirocco dal regno di Michuacan
infino al mar Pacifico . La loro capitale era la grande e po-
polofa città di Mexcaltepec fulla cofia , délia quale appena
fuilifiono le rovine.
La capitale dei Tlahuichi era 1’ amena e forte Citta di
Qv.auhnahuac, dagli Spagnuoli detta Cuernabaca , quaranta mi-
glia incirca da Mefiico verfo Mezzogiorno. La loro Provin
cia, la quale cominciava dalle montagne meridionali délia
valle Meificana, fi fiendeva quafi feffanta miglia verfo Mezzo-
giorno.
La grande Provincia dei Cohuixchi confinava a Setren-
trione coi Matlatzinchi, e coi Tlahuichi, a Ponente coi Cui
tlatechi, a Levante coi Jopi e coi Mixtechi, ed a Mezzogior
no fi fiendeva infino al Mar Pacifico per quella parte, dove
prefentemente vi fono il porto e la Citta d’ Acapulco. Era
quefia Provincia in molti ftati particolari divifa , corne quel
li di Tzompanco ,di Cbilapan ,di Tlapany e di Teoitztla, ( og-
gidï Tiftla-. ) terra per lo più troppo calda, e poco fana.
Tlacbco, luogo celebre per le fue miniere d’argento o apper-
teneva alla fuddetta Provincia , o pure con eifa confinava.
La Mixrecíipan , o fia Provincia dei Mixtechi fi fiendeva
da Atatlan, luogo lontano cento venti miglia dalla corte
verfo Scirocco, infino al Mar Pacifico, e conteneva più Cit
ta e villaggj ben popolati, e di confiderabile commercio.
A Levante de’ Mixtechi erano i Zapotechi, cosí chiamati
dalla loro capitale Teotzapotlan. Nel loro diftretto era la
Valle di Huaxyacac, dagli Spagnuoli detta Oaxacay o Guaxact»
La
La Citta di Huaxyacac fu poi eretta in Veícovado, e la- ~ -
valle in Marcheíato in favor del conquiftatore D.Ferdinan- Eib. !•
do Cortes. («■)
A Tramontana del Mixtechi v’era la Provincia di Ma-
xatlan, e a Tramontana, e a Levante dei Zapatechi quella
di Cbtnantla colle loro capitali dello fteffo nome, onde fu-
rono i loro abitanti Mazatechi , e Chinantechi appellati.Le
Provincie dei Chiapanechi, dei Zoqui, e dei Queleni erano
1’ ultime dello Imperio Mefíicano verfo Scirocco. Le princi-
pali Citta dei Chiapanechi erano Teocbiapan^ ( chiamata
dagli Spagnuoli Cbiapa de Indios ) 'Tochtla^ Cbamolla, e
Tzinacantla, dei Zoqui Tecpantla, e dei Queleni Teopixca.
Nella pendice , e nel contorno della famofa montagna Popo-
catepec, la quale é trentatré miglia verfo Scirocco dalla cor
te diftante , v’erano i grofíi ftati Amaquemecan yTepoztlan^
Jaubtepec, Huaxtepec , Cbietlan , Itzocan , Acapetlaj/occan ,
Quauhquecbollan , Atlixco , Cholollan, e Huexotzinco . Queíli
due ultimi, ch’erano i piu confiderabili, avendo coll’ ajuto
dei loro vicini i Tlafcallefi fcoflb il giogo dei Mefficani , ri-
ftabilirono il loro governo ariftocratico. Le Citta di Cholol
lan , e di Huexotzinco erano delle maggiori, e piu ben po-
polate di tutta quella térra . I Cholollefi avevano il piccio-
lo caíale di Cuitlaxcoapan nel luogo appunto, dove poi fon-
darono gli Spagnuoli la Citta d’Angelopoli , ch’e la feconda
della Nuova Spagna. (/)
A Levante di Cholollan v’ era lo flato riguardevole di
E Te
te) Alcuni credono,che non vi foffie altro anticamente nel luogo di Huax
jacac , che un mero Prefidio dei Mefficani , eche quella Citta fia flata dagli
Spagnuoli fbndatajma oltreçchè ci confia per la matricola dei tributi, che
Huaxjacac era una delle Citta tributarie della Corona di Meíficó, fappia-
mo pure, che i Mefficani non folevano fiabilire un Prefidio , fe non nei
luoghi piu popolati delle Provincie foggiogate . Gli Spagnuoli fi dicevano
fondare una qualche Citta, qualora mettevano un nome fpagnuolo a qual-
che luogo degl’ Indiani , e vi flabilivano dei Magiñrati Spagnuoli : né fu
altrimenti la fondazione d’ Antequera in Huaxjacac, e quella di Segura della
Frontera in Tepejacac.
(f) Gli Spagnuoli dicono Fuftla, Mecameca, Izucar, Atrifco, e Quecbula
in vece di locbtlan, Amaquemecan, Itzocan, Atlixco, e Quecbolac.
34
Tepeyacac , e pib oltre quello de’ Popolochi, le cui princi-
Lib. I. pali Cittk erano Tecamacbalco, e Quecbolac. A Mezzogiorno
dei Popolochi v’era lo ftato di Tebuacan confinante col pae.
fe dei Mixtechi, a Levante la Provincia marittima di Cue-
tlacbtlan, ed a Tramontana quella dei Totonachi . Queda
grande Provincia, ch’era per quella parte 1’ultima delf im
perio, fi ftendeva per ben centocinquanta miglia,comincian-
do dalla frontiera di Zacathn^ ( ftato appartenente pure al
la Corona di Medico, e lontano ottanta miglia incirca da
quefta Corte ) e terminando nel Golfo Meflicano. Oltre
alla capitale Mizquibuacan, quindici miglia a Levante da
Zacatlan, v’era la bella Citta di Cempoallan fulla coda del
Golfo, la quale fu la prima cittadell’Imperio, dov’entraro-
no gli Spagnuoli, e donde comincio, come vedremo, la lot
felicita. Quede erano le principal! Provincie mediterranee
dellTmperio Meíucano , tralafciando frattanto parecchj altri
ftati minori per rendere manco nojofa la defcrizione.
Fra le Provincie marittime del Mar Pacifico la piufet-\
tentrionale era quella di Coliman, la cui capitale del me-
defimo noms trovavafi in 19. gr. di latitudine, e in 272.
di longitudine. Continuando la fteífa cofta verfo Scirocco
v’era la Provincia di Zacatollan colla capitale col nome
fteífo appellata. Indi la cofta dei Cuitlatechi, e poi quella
dei Cohuixchi, nel cui diftretto v’era Acapulco, oggidi por
to celebre pel conimercio colle Ifole Filippine, a’ 16. gr.40.
min. di latitudine, ed in ijô. di longitudine.
Confinava colla cofta dei Cohuixchi quella dei J?pi , e
con quefta quella dei Mixtechi , conofciuta ai noftri tempi
col nome di Xicayan, Indi feguiva la grande Frovincia di
Tecuantepec, e finalmente poi quella di Xoconoeheo. La
Citta di Tecuantepec, dalla quale fi derivó il nome alio
ftato , era fituata in una bella ifoletta, che forma un fiume
due miglia dal mare. La Provincia di Xoconochco, ch' era
1’ ultima, e la pib méridionale dell’ Imperio, confinava a
Levante e Scirocco col paefe di Xocbitepec, che non a.opar-
teneva alia Corona di Melfico, verfo Ponente con quello
25
di Tecuantepec , e verfo Mezzogiorno terminavafi nel mare.î!=
La fua Capitale y chiamata anche Xoconocbco, era fituata Lib. I.
fra due fiumi in 14. gr. di latitudine , ed in 283. di
longitudine . Sopra il Golfo Meificano v’erano , oltre la
cotta dei Totonachi, le Provincie di Cuetlachtlan , e di Coa
tzacualco\ Quetta confinava a Levante col vafto paefe d’ Ono-
hu.ilco,. fotto il cui nome comprendevano i Mefficani gli fta-
ti di Tabafcc, e della penifola di Jucatan , i quali non era
no al loro dominio fottopotti. Oltre la Capitale , chiamata
anche efla Coatzacualco, fondata fiilla riva d5 un gran fiume,
v’ erano altri luoghi ben popolati, tra i quali mérita parti-
colar menzione quello di Painalla ,per effere ttato patriadel-
la famofa Malintzin, uno dei più efficaci ftromenti della
conquitta del Meffico. La Provincia di Cuetlachtlan, che
aveva la Capitale cost anche appellata, comprendeva tutta
quella cotta,che v’è tra il fiume d’Alvarado, dove termina
la Provincia di Coatzacualco, e quello dell’ Antigua , (* ) do
ve cominciava quella dei Totonachi. In quella parte della
Cotta, che x Metticani chiamavano Cbalcbicuecan^N è prefen-
temente la Citt'a, e il porto della Veracroce, il più rinomato
di tutta la Nuova Spagna.
Tutto il paefe d’ Anahuac era , generalmente parlando,
ben popolato . Nella Storia e nelle diflertazioni avremo oc-
calione di mentovare parecchie Citt'a particolari, e di dare
qualche idea della moltitudine dei loro abitanti . Suffiftono
fiaora quafi tutti i luoghi abitati cogli fteffi nomi antichi,
benchè in parte alterati ; ma tutte 1’ antiche Citt'a, fuorchè
quelle di Meffico, d’Orizaba, e qualcunaaltra, fi vedonocostfee
mate, che appena hanno la quarta parte del numéro d’edifizj e d’
abitatori, che gi'a aveano : vi fono moite, che hanno fola-
mente la decima parte, ed alcune pure, che nè anche la
ventefima parte confervano. Or parlando in generale degl’
Indiani, e paragonando cio che della loro moltitudine rap-
E 2 por-
(g) M. de Bomare nel fuo Dizionario di Storia Naturale dice, che il falo
del lago Mefficano puó provenire dalle acque del Mar di Tramontana fet-
trate per la terra : e per;contermareil (uoferitimento cita Le Journal des Sça-
'uar.s dell’anno 1676., ma quefto veramente è un errare grafio, mentre quel
lago è 180. miglia dal mare dilcofto, oltrecchè è cotanto elevato il letto di
tal lago, che almeno ha un tnigl’o d’a’rezza perpendicolare fopra la fuper-
ficie del mare. L’Autore anonmio dell'opera intitolata , Oi/ír-vatronr cari-
tufes fur le lac de Mexique^ quel a appunto di cui far.no lo eñratto i Glior-
naliíti di Parigi ) è troppo lontano dall’ adottare i’ enoje di M. de Bomare.
3«
fa ¿J Tzompanco, e di Xaltoccan. 11 lago di Tochtlan nel«
Lib. I. la Provincià di Coatzacualco è afíai bello , ed ameniíTime
íono le fue rive.
Per quel che riguarda aile fonti, ve ne fono tante in
quella terra, e cosï in qualità diverfe, che meriterebbero una
’ floria feparata, mafiimamente fe aveflero a rammemorarfi
quelle del regno di Michuacan. Vi fono infinité forgenti d’
acque minerali nirrofe , zolfine, vitrioliche ed aluminofe:
delle quali alcune fcoppiano boglienti, e tanto calde, che in
pochi momenti fi cuoce in eífe qualíifia frutto delia terra o
carne dT animale. Vi fono eziandio delle acque petrificant!,
corne quelle di Tehuacan, citta difcofta 120. miglia incirca
da Mefíico verfo Scirocco, quelle delia forgente di Piicuaro
negli ftati del Conte di Miravalles nel regno di Michuacan,
e quella d’ un fiume nella Provincià dei Queleni. Coli’acqua
di Púcuaro fi fanno delle pietruzze biancaítre, lifcie, e non
ifpiacevoli al gufto, le cui rafure prefe in brodo, ovvero in
atolli y (*) fono dei più potenti diaforetici, e s’ adoperano con
maravigliofo effetto contro varie forti di febbri. I Cit-
tadini di Mefíico fi fervivano al tempo de’ loro Re dell’ ac-
qua delia gran forgente di Chapoltepec, che per un buon
acquedotto, di cui parleremo altrove, alia Città fi conduce-
va. Colf occafione di mentovar 1’ acque di quel regno po-
tremmo defcrivere, fe la condizione delia notlra Storia il
permetteífe, gli ftupendi falti o cafcate di parecchi fiumi, (i)
ed i ponti fopra altri fiumi dalla natura Refia formati , maf-
fimamente il Ponte di Dio. Cosí chiamano in quel paefe un
vafio volume di terra traverfato fui profondo fiume Atoya-
que prefío al villaggio di Molcaxac, cento miglia in circa da
Mefíico verfo Scirocco, fopra il quale paflano comodamente
i car-
(k) Il Pojaubtecatl è più. alto del Taide oflia Pico di Tsneriffa , a quel
che dice il P. Tallandier Gefuita , il quale offervó e Tuno e 1’ altro . V. Lettres
édifiantes &c. Del Popocatepec dice Tommafo Gages, che è cosí alto co
me i più alti monti dell’Alpi. Potrebbe dir pure qualche cofa di più, fe
avefFe ancor calcolato la elevazione del terreno, onde queda celebre mon-
tagna s’ innalza .
(l) La gabella fopra il Diaccio o neve adiacciata, che fi confuma nella
Cap;tale, im->ortava nel 1746. fino a ijjxi. feudi Meflicani , alcuni anni
dopo afeendeva a più di ao. mila , e prefentemente poffiamo credere che
fia moho più.
■- han no fatto qualche volta del fuoco ai noílrí tempi, (w)
Lib. I. Oltre a quelle montagne ve ne fono ancora deii’alcre,
le quali, benché non fiammeggianti , fono pure rinomatiífi-
me per la loro altezza, come il Matlalcueye, o monte di
Tlaxcallan, il Nappateuctli, dagli Spagnuoli chiamato per
la fuá figura Cofre, o fia baule, il Tentzon prelfo al Vil-
laggio di Molcaxac, quello di Toloccan , ed altri, che co
me non importanti al mió propofito, volentieri tralafcio.
Tutti fanno gi'a, che la celebre catena degli Audi, o fia
Alpi dell’America Méridionale fi continova per 1’ Iítmo di
Panama, e per tutta la Nuova Spagna infino a perderfi nei
paefi incogniti del Setteatrione. La parte piú confiderabile
di queda catena è conofciuta in quel regno col nome di
Sierra Madre, maffimamente nella Cinaloa, e nella Tarahu
mara, provincie difcofte mille e dugento miglia dalla Ca-
(*) Le foglie coIorite, delle quali è compofto il flore, chia man fi petali ai
Fabio Colonna, e corolla da Linneo per diftinguerle dalle vere foglie.
(p) V’è un altro Jblloxochitl odorofifiimo, ma aflai diverfo nella forma.
(q) Flos forma fpeclabilis ,& quam vix quifpiam pofit verbis exprimere , ant
penicillo pro dignitate imitari , a Principibus Indorum ut naturce miraculum
yalde expetitus, & in magno habitus pretio . Hernandez Hiftor. Nat. N. Hi-
fpaniæ lib. 8. cap. 8. Gli Accademici Lincei di Roma, che comentarono,
e pub-
47
o foglie, pavonazze nella parte più interna, ne! mezzo bian-^5^555
caftre, e nel refto rofle, ma vezzofamente macchiate di pun- Lib. I.
ti gialli e bianchetti. La pianta, che il porta, ha le foglie
fomiglianti a quelle délia Iride e fia Ghiaggiuolo, ma più
lunghe e più larghe, ed i gambi piccioli e tenui . Quefto
fiore era uno dei più iiimati dai Meflîcani.
L' Oceloxocbitl, o fior délia Tigre, è grande, di tre fo
glie appuntate compofto,- e roflo, maverioil mezzo di bian-
co e giallo variato, e in qualche maniera rapprefentante le
macchie di quella fiera, onde ebbe il nome. La pianta ha
le foglie fomiglianti anch’efle a quelle del Ghiaggiuolo, e
la radice bulbofa.
Il Cacaloxocbitl, o Fior del Corvo è picciolo, ma odo-
rofiflimo, e dipinto di bianco , roflo, e giallo. L’albero, che
porta quefti fiori fi vede da efli coperto da per tutto, formandovi
nell’eftremita dei rami dei mazzetti naturali non men alla vifta,
che ail’ odorato gratifllmi. Non v’è cofa più comune di quefti
fiori nelle terre calde: gli Indiani fe ne lervono per ornare
gli altari, e gli Spagnuoli ne fanno delle conferve deliziofe. (r)
L’Izquixocbitl è un piccolo fior bianco, fomigliante per la
figura al Cynorbodo, o fia rofa falvatica, e pel gufto alla
rofa coltivata, ma molto ad efla fuperiore per la fragranza.
Viene in alberi grandi.
Il Cempoalxocbitl, o Cempafuchil, corne dicono gli Spa
gnuoli, è quel flore trafpiantato inEuropa,chc i Francefi ap.
pellano Œillet d'Inde , o fia Garofano d’ India . E’ comu-
mflimo nel Mefltco, dove ancor f appellano Fior dei Morti,
e ve ne fono parecchie fpezie diverfe nella grandezza , nella
figura, e nel numéro di foglie, di cui fon compofti.
Il fioreche i Mefîicani appellano Xiloxocbitl^ ed i Mix-
te-
(f) I Iuoghi detti Parras e Par,-al nella Diocefi délia Nuova Bifcaglia eb-
bero quei nomi dall’abbondanza di viti, cbe vi fi trovarono, delle quali fi
fccero moite vigne, che oggigiorno rendono del buon vino. Nella Mixteca
vi fono due fpecie di viti falvatiche, originarie di quella terra: l’una cosl
nei tralci,corne nella figura delle foglie alla vite comune fomigliante, porta
delle uve roffe , grandi , e di pelle dura coperte , ma d’un guflo dolce e
grato, le quali fenz’altro fi migliorerebbono , fe a coltura fofiero ridotte.
L’ uva dell’ altra vite è dura , grande, e d’un guflo afpriffimo j ma fe ne
fanno delle conferve aïTai buone.
4P
la teftimonianza d’Oviedo, di Hernandez, e di Bernal Diaz,—
che fi doveíTero i Cocchi alie lióle Filippine, e l’altre alie Lib. I.
Canarie; (r) ma fapendo efíervi malti d’un altro fentimen-
to, non voglio in una contefa impegnarmi, che, oltreché
non mi importa, dal corfo della Storia fviar mi farebbe.
Egli è certo, che quelle piante, e tutte l’altre in quel pae-
fe altronde pórtate hanno ivi felicemente allignato,e fi fon
tanto moltiplicate, quanto nel loro proprio paefe. Tutte le
terre marittime abbondano di palme di Cocco. Di Melaran-
cj ne fono fette diverfiífime fpezie , e di Limoni almeno
quattro. Altretrante ve ne fono, e ben diverfe di («)Mufa,
o fia Platanv , come il chiamano gli Spagnuoli.il piú gran
de, ch’è il Zapalote, ha da quindici infino a venti oncie di
lunghezza, e infino a tre di diámetro. E’ duro, e poco (li
ma to , nè fi mangia altrimenti , che arroftiro o cotto. 11
Plátano largo, cioé longo, ha otto oncie al piú di lunghez-
Stovia del MeJJico Tom. I, G za,
(t) Oviedo nella fuá Storia Naturale fa teftimonianza, che i! primo che
portó la Muía dalle Ifole Canarie alia Spagnuola nel ijrií.fuFr. Tommafo
Berlangas Domenicano, e quindi fu al Continente dell’America trafpian-
táta. Hernandez nel lib. 3. cap. 40. della fuá Storia Naturale parla cosí del
Cocco : pafim apud Orientales, & jam quoque apud Occidentales In-
dos. Bernal Diaz nella Storia della conquisa cap. 17. dice, aver lui femina-
to nella terra di Coatzacualco fette ovvero otto anime di inelarancio : E
quefii, aggiunge, /c»o fialiiprimi melarancj , che nella Nuóva Spagua fi pian-
tasono. Quanto alia Mufa fi pud credere , che delle quattro fpezie , che vi
fono, una foltanto fia foreftiera, cioé quella, che chiamano Guineo.
(u) La Mufa non fu agli Antichi affatto fconofciuta . Plinio citando il
ragguaglio che feceroiSoldatid’AleíTandro il Grande di tutto quel che nella
India videro , ne fa queda defcrizione : Major & alia (arbos) pomo, & fua-
’v tate pr-fcellentior, quo fapientes lndorüm vivunt. Folium avium alas imi
tator, longitudine cubitorum trium, latitudine duum. Frublum cortice emittit
admi'abilem fucci dulcedine, ut uno quaternos ¡atiet . jírbori nomen palor, po
mo anience. Hift. Nat. lib. XII. cap. Vl.Oltre a quefti contrafegni proprj
della Mufa s’ aggiunge davvantaggio, che il nometPalan dato alia Mufa in quei
rimoti tempi, confervafi finora nel Malabar,come fa teftimonianza Garzia
deil’Orto , dotto Medico Portughefe, che vi ftette molti anni. Potrebbe fo-
fpettarfi che dal nome Palan fiafi derivato quello di Plátano, che cosí mal
¡aconviene. II nome di Bananas che le danno i Francefi é quel che ha nella
Guinea, e quello di Mufa che gli danno gl’Italiani, é prefo dalla Lingua
Arabica. Appo aícuni é chiamato Frutto del Paradifo, e non mancó chi fi
perfuadeífe, eflere ñato appunto quefto frutto quel che prevaricare fece i
«oftri primi Padri.
5®
, e una e mezza di diámetro.La fuá buccia e prima ver-
Lib. I. de, poi gialla, e nellac maggior macurita ñera, o nericcia.
E’ frutto faporito, e fano, o fi mangi cono, o crudo. 11
Guineo é piu picciolo dell’akro, mi piu groífo, piu mórbi
do, piu deliziofo, e men fano. Quelle fibre, di cui coperta
vedert la polpa, fon ventofe. Queda fpezie di Muía fi col-
tiva nel giardino del Pubblico di Bologna , e noi 1’ abbiamo
aflaggiata ; ma 1’abbiamo trovara cosí male ftagionata e fpia-
cevole a cagione del clima, che potrebbe ftimarfi un’altra
fpezie aifatto diverfa da quella. II Dominico é il piu piccio
lo, ma eziandio il piu delicato.La pianta ancora é piu pic-
cola delle altre. Vi fono in quella térra non men di Muía,
che di Melarancj, e di Limoni dei bofchi interi aífai gran-
di, ed in Michuacan fi fa un commercio confiderabile di
muía pafla, ch’é molto migliore delle uve, e dei fichi.
Ora poi le frutte indubitatamente di quella térra originarle
fono í Ananás, la quale per efíerea prima viílaalla pigna fomi-
glianre, Pifia fu dagli Spagnuoli appellata: 11 Mamei, la
Chirimoya , (-u) ['Anona y la Cabeza , cioe teda, di Negro ,
il Zapote ñero, il Chicoznpote. il Zapote blanco, il Zapote
giallo, il Zapote di S. Domenico, 1’ Ahuacate, la Guayaba ,
il Cupulino y la Guava, o Cuaxinicuil, la Pitahaya y la Pa-
paya y la Guanábana y la Noce encarcelada y o fia incarcerata,
le Prugne, i Pinocchi, i Datteri, il Cbajote, il Tilapoy
\'Oboy o lia Hoboy il Nance y il Cacahuate ,e parecchie altre
Ja notizia delle quali non importa ai Leggitori Italiani. Que-
fte frutta fi trovano per lo piu defcritte nelle opere d’Ovie
do , d’Acorta, di Hernández, di Laet , di Nieremberg , di
Marc-
(v) Parecchi Europei Scrittori delle cote d' América confondoro la Chi
rimoya colla Anona e colla Guanabana ,• ma quefte foro tre fpec:e diverfe
di frutti, benché le due prime fra loro alquanto fi raíTom;gliano . Bifogna
anche guardarfi di confondere 1’ Ananas coll Anona, piu fra loro diverfe»
che il Cocomeroeil Mellone. Mr. de Bomare per lo contrario fa due frut-
te della Chirimoya e Cherimolia , laddove cherimolia non é altro , fe non
corruzione del primo e legtttimo rióme di quel frntto. L’Ate ancora, che
alcuni mettono come frutto aifatto diverfo dalla Chirimoya, é íolranto un*
varietá della fuá fpecie.
V
Marcgrave,. di Pifon, di Barrera, di Sloane, di Ximenez,-------
d’ Uiloar e di molti altri Naturaliíli: fleché non parlerÓ fe Lis. I.
non di alcune delle piu feonofeiute nella Europa.
Tune le frutte dai Meíficani comprefe fotto il nome
genérico Á'iTzapotl fono rotonde o puré alia rotonditk s’ac-
coftano, e tutte hanno il nocciolo duro, (x) 11 Zapote ñero
ha la feorza verde, fottile, lifcia , e teñera , e la polpa ñe
ra, mórbida, e dolcemente faporita, la quale a prima vifta
fembra quella della Caífia. (/) Dentro alia polpa ha dei
noccioli piatti e nericci, non piu lunghi d’un dito. E’ per-
fettamente sferico, e il fuo diámetro' é da una e mez-
za infina a quattra o cinque oncie . L’albero é di mezzana
grandezza, e folto, e le fue foglie piccole. La polpa di que
fto frutto gelata, e con zucchero e cannella condita,é d’un
gufto delicato..
II Zapote bianco y il quale per la fuá virtü narcótica
fu appellato dai Meíficani Cochitz.ipotl é alquanto al ñero
fomigliante nella grandezza,. nella figura,, e nel colore della
feorza,. benché in quella del bianco fia il verde piu chiaro ;
ma per altro differifee aífai; poiché la polpa di quefto é
bianca e dilettevole. 11 fuo nocciolo, il quale credefl vele-
nofo, é grande,, tondo,, duro, e bianco.- L’albero é folto, e
piu grande del ñero, e maggiori ancora fono le foglie. In-
oltre il ñero é proprio di clima caldo , e il bianco per lo
contrario é di clima freddo, o temperato.
11 Chicozapote ( in meíficano Chictzapotl'') é di figura
sferica , o ad effa s'accofta, ed ha uno e mezzo, o duepol-
lici di diámetro .-La fuá feorza é bigia, la fuá polpa bian-
ca roíficcia,, ed i fuoi; noccioli neri, duri, ed appuntati . Da
G z que-
(H) La Jucca è quella pianra, dalla cuí radice fanno il pane di Cajavt
in alcuni paefi dell’ América. I
Palma Reale fuperiore all’altre per la vaghezza dei fuoi ra-^"""*"?
mi, della Palma di Coceo, e di quelle dei datteri , (7) vi Lib. I.
fono altre fpezie da rammemorarfi degne.
11 Quaubcojolli é una palma di mediocre grandezza,
il cui tronco é inacceílibile ai Quadrupedi, per efler tutto
armato di fpine lunghe, forti, ed acutiflime. I fuoi rami
hanno la figura d’ un vago pennacchio, fra i quali pender fi
vedono in grofii grappi i fuoi frutti, tondi , grandi quanto
le noci comunali, e com’ eflfe di quattro parti compoíti ,
cioé una feorza da principio verde, e dipoi fofea , una pol-
pa gialla tenacemente al nocciolo attaccata, un nocciolo ro-
tondo e durifíimo, e dentro il nocciolo una mandorla, o
midolla bianca.
La palma Jxbuatl é piu piccola, e non ha piu di fei ,
o fette rami, poiché ove un ramo nuovo germoglia, fi fec-
ca fubito un altro degli antichi. Dalle fue foglie facevano
fporte e ftuoje, ed oggidi ne fanno anche cappelli ed altri
lavori. La fuá feorza infino alia profonditk di tre dita non
é altro, che un ammafiTo di membrana lunghe un piede in
circa, fottili, e fleflibili, ma peraltro forti, dalle quali unen-
done molte infierne fanno alcuni poveri i lor materafli.
La palma Teoiczotl é ancor eífa picciola. La midolla
del fuo tronco, la quale é foffice, lia circón data di certe
foglie d’una particolar foftanza , ronde, grofle , bianche, li-
ície, e fplendenti, che fembrano altrettante conchiglie, am-
míñate 1’ une fovra 1’altre , di cui fi fervivano anticamente ,
ed anche oggid'i fi fervono gli Indiani per ornato degli ar-
chi di frondi, che fanno per le loro ferie .
Ve n’é un’ altra palma, che porta i cocchi d’oliofap-
preffo gli Spagnuoli cocos de aceite , ) cosí appellati ; perché
da eífi fi cava un buon olio. 11 coceo d1 olio é una noce
nella figura , e nella grandezza fimile alia noce mofeata ,
H 2 den-
(1) Olere la palma dei datteri propria di quel paefe, v’ é ancora quella
Barbería . 1 datteri vendonfi nel mefe di Giugno nei mercad diMefíico,
o Angelopoli, e d’ altre Citra, ma malgrado la lorodolcezza fon puré po-
Co cercati.
6o
—dentro la quale vi e una mandorla branca, olicfa, e comme-
I- ílibile , coperta d’una pellicola fottile e paonazza. L’olio ren
de un foave odore, ma é troppo facile a condenfarfi, ed al
lora diventa una mafla mórbida, e bianca come la neve.
Quanto poi all’ eccellenza, alia varieta, ed all' abbon-
danza dei legni, non cede quel paefe a niuno del Mondo;
perciocché non mancandovi alcuna forte di clima, nemmeno
mancano gli alberi di ognuno proprj. Oltre le Quercie, i
Roveri, gli Abeti, li Pini, i Cipreífi , i Faggi, gli Olmi ,
le Nocí , i Pioppi , e moltiíTimi altri nell’ Europa comuni ,
vi fono dei bofchi intieri di Cedri, e di Ebani, le due fpe-
zie d’ alberi pid ftinaati dagli Antichi: v’ é una gran copia
di Agalloco , o fia Legno aloé nella Mixteca, di Tapitize-
rdn in Michuacan, di Caoba in Chiapan, di Palo gateado,
che noi potremo dire Legno ftrifciatoy in ZoriColiuhcan ( og-
gi Zongolica, ) di Camote nelle montagne di Tetzcoco, di
Granadillo, o Ebano roño nella Mixteca ed altrove, di Miz-
qnitl o vera Acacia, di Tepebitaxin, di Coptb , di Jabin , di
Guayacan y o Legno fanto , d’ Ayaquahuitl, d’ Oyametl, di
Legno del Zopilote., e d’ altri intiumerabili legni pregiabili
per la loro incorruttibilita, per la loro durezza e gravith,
(K) per la loro docilita o agevolezza all’ intaglio , per la
vaghezza dei loro colori, o per la loro fragranza. 11 Camo
te ha un belliffimo color paonazzo , e il Granadillo un
roífo ofcuro; ma fono ancor piü belli il Palo gateado , la
Caoba, e il Tzopiloquabuitl, o Legno del Zopilote. La du
rezza del Guayacan é gia notoria nell’Europa , e non é mi
nore quella del Jabin. 11 Legno aloé della Mixteca, benché
diverfo dal vero Agalloco di Levante, attefa la defcrizione,
che
(K) Plinio nella fuá Storia Natur. lib. 16. cap. 4. non mentova altri le*
gni di maggiore fpecifica gravita rapporto all’ acqua , fe non queñi quattro
T Ebano, il BoíTo, il Lárice , e il Sughero fcorticato; ma nel Meffico vi
fono molti altri alberi, il cui legno nell’acqua non galleggia, come il G'ua-
yacan, il Tapinzeran, il Jabin, il Quiebrahacha &c. II Quiebra-hacha, cioé,
Rompe-fcure, é cosí appellato; perché nel tagliarlo non ¿i rado fi romp5
la fcure per la durezza del legno.
ÓL
che di quedo fa Garzia dell’ Orto (* ), ed altri Autori, non
è però manco ftimabile peí Coa vi (limo odore che rende, maf- Lib. I.
fimamente quando è di frefco tagliato. V’ è ancora in quel
paefe un albero, il cui legno è preziofo, ma peraltro di na
tura cosí maligna, che cagiona gonfiezza nello fcroto achiun-
que indifcretamente il ïnaneggia, quando è novellamente ta
gliato. J1 nome, che gli danno i Michuacanefi , del quale
non mi ricordo, efprime nettamente quel cattivo efFetto. lo
non fono (dato teftimonio di tal fenómeno nemmeno ho ve-
duto 1’ albero; ma il feppi quando fui in Michuacan da per-
fone degne di fede.
11 Dott. Hernández defcrive nella fuá Storia Naturale cen-
to ípezie in circa d’ alberi; ma avendo principalmente il fuo
(ludio confecrato , come abbiam g& detto , alie piante
medicinali , tralafcia la maggior parte degl’ alberi , che
porta quel fecondiífimo terreno , e fingolarmente i pih
confiderabili per la loro grandezza, e per la preziofith del
loro legno. Vi fono degli alberi d’ una altezza ed ampiezza
cosí forprendente , che non fono mica inferiori a quelli, che
vanta Plinio come miracoli della Natura.
11 P. Acorta fa menzione d’ un cedro, che v’era in A-
tlacuecbabuayan, luogo difcofto nove miglia da Antequera, o
fia Oaxaca , il cui tronco avea di circonferenza • fedici bra
bas , cioé, piu d’ ottaota due piedi di Parigi, ed io ne ho
veduco in una cafa di campagna una trave lunga cento venti
piedi cartigliani, o centofette piedi di Parigi. Vedonrt in
parecchie cafe della Capitale, e d’ altre Citta del regno del-
le tavole grandiflime di Cedro d’ un folo pezzo . Nella val
le d’ Atlixco fi conferva vivo finora un antichifíimo Abete
(L) tanto grande, che nella cavita nel fuo tronco fatta da
alcu-
(P)Tirafi ancora dal frutto dell’ Huitziloxitl un olio fimile neil’ odore e ne
fapore a quello di mandorle amare,ma di maggiore acrimonia, e d’un odo
re piü intento, il quale é molto titile nella medicina .
(*) I nomi Huatcinex e 'Maripenda non fono Mefficani ; ma fono quel-
li , che ádoprano gli Autori, che di quelle piante fcrivóho,
^5
quella preziofa ragia, che gli Spagnuoli appellarono Liqui-1====^
dambar, e 1’olio dello fteifo nome, ch’é ancor piu odorofo, Lib, I.
e pregiabile. Tirafi altresi il Liquidambra per la decozione
dei rami, ma inferiore a quello, che dall’albero diftilla.
Il nome mefficano Copalli é genérico, e comune a tut-
te le ragie, ma fpezialmente fignifica quelle, che fervono
per incenfo. Vi fono infino a dieci fpezie d’ alberi, che ren-
dono quede forti di ragia, non tanto nel nome fra loro dif
ferent!, quanto nella forma del fogliame e del frutto, e
nella qualita della ragia. Il Copal per antonomafia é una
ragia bianca, e trafparente, che diftilla da un albero gran
de , le cui foglie fi raflomigliano a quelle della quercia, ma
fon piu grandi, e il frutto é tondetto e roflicio. Quefta ra
gia é ben conofciuta nell’Europa col nome di Gomma-Copal,
e ben noto ancora fufo, che fe ne fa non men nella Me
dicina, che nelle vernici. Gli antichi Meflicani 1’ adoperavano
principalmente negl’incenfamenti, che facevano ora per cul
to religiofo dei loro fdoli, ora per nífequio verfo gli Amba-
fciatori, ed altre perfone di primo rango. Oggigiorno necon-
fumano una gran quantita nel culto del vero Dio, e deifuoi
Santi. II Tecopalli,o Tepecopalli é una ragia fimile nelco
lore, nell’odore, e nel fapore all’incenfo dell’ Arabia , la
quale diftilla da un albero di mediocre grandezza, che na-
íce nelle montagne, il cui frutto é come una ghianda con
tinente un pinocchio bagnato d’ una mucilagine, o faliva
vifcofa, e dentro eílb una mandorletta, che utilmente s’a-
dopra nella Medicina. Non men quefti due alberi, che tuc»
ti gli altri di quefta claffe, nella cui defcrizione non poflia-
mo trattenerci, fono proprj di terre calde.
La Caragna, e la Tecamaca, ragie afíai conofciute nelle
fpezierie dell’Europa, diftillano da due alberi mefllcani ben
I andi . L’ albero della Caragna (*) ha il tronco lionato , li-
Storia del Mefftco Tom. I. 1 fcio,
nenti. Effi furono dai Greci, e dai Romani conofciuti. IMefficani gli aP"
pellavano Re de’Cervi. II Sig. de Buffon ci vuol perfuadere,che la bian-
chezza fia neiCervi effetto della loro fchiavitù ; ma trovandofi nelle mon
tagne della N. Spagna , ficcome in fatti fi trovano dei cervi bianchi, £l,e
non fono mai ftati fchiavi degli uomini,non ha piùluogo un tai penfiere.
(V) Plinio nel Lib. 8. cap. 16. diftingue le due fpecie di Lioni con ch'O-
ma, e fenza chioma, e pone il numéro di Lioni di ciafcuna fpecie , che
prefer, tô Pompeo negli fpettacoli Romani.
7l
de e slarga infierne coi piedi quella pelle a foggia d’ale. Ii—■ _a
volgo Spagnuolo confonde quelto quadrupedo eolio Scojattolo Lib. I.-
per la loro fomiglianza; ma lono certamenre diverfi. I To-
pi furono dai Vafcelli Europei portati in MeíTico ; non cosí
i Sorci, che fempre furono dai MeíTicani conofciuti fotto il
nome di Quimicbin, il quale davano ancora metafóricamen
te alie loro fpie . (*)
Le fpezie di Quadrupedi, ch’ erano nel regno di Mefli-
co, comuni altresi ad altri paefi del nuovo mondo, fono il
Cojametly 1’ Epatl, parecchie fpezie di Scimie, comprefeda-
gli Spagnuoli fotto il nome genérico di Monos, 1’ Ajotocbtli,
\ Aztacojotl, il Tlacuatzin , il Pecbicbi^ il Tlalmototli, il
Tecballocl, 1’ Amiztli, il Mapacb, e la Danta (X) .
11 Cojametl, a cui danno gli Spagnuoli per la fomi
glianza col Cinghiale , il nome di Javali, o Porcofalvatico,
é appellato in altri paefi dell’America Pecar, Saino , e Ta-
yafsu. Quella glándula, che ha in una cavita della fehiena,
onde abbondantemente diftilla un liquido fierofo e puzzolen-
te, indufle i primi Storici dell’America, ed indi molti altri
Autori nell’errore di credere, che nelf America fi trovavano
dei Porci , che aveano fulla fehiena l’umbilico: e finora vi
é chi crede cosí, contuttocché fiano ormai piu di due feco-
li,
(Y) II Sig.de Buffon numera quattro fpecie d’Epatl fotto il nome gene-
rico di Monffetes. Dice poi, che le due prime , ch’egli chiama Coajo, e Co-
nepata fono dell’América Settentrionale, ed il Chincho, e il Zorrillo , che
fono I’ altre due, dell: América Meridionale . Noi non troYiamo ragione da.
crederle quattro fpecie diverfe, ma folamente quattro razze d’ una medefi-
ma i'pecie. I nomi , che danno i Mefficani a quelle due prime razze fono
Izquicpatl e Conepatl le quali razze foltanro fi diftinguono nella grandezza
e nel colore. 11 nome di Coajo o Squajs prefo da! Viaggiatore Dampier,che
afferma eífer comune nella Nuova Spagna, non é ñato mai udito in tutta
quella térra. Gl’Indiani di Jucatan , dove ílette il fuddetto Viaggiatore >
appellano. anel quadrupedo Pai.
73
per quelle lame oflee, di cui tiene il dorfo copçrto, imitan-
do l’antica armadura dei Cavalli. I Mefficani gli diedero Lu. I.
quel nome per la fomiglianza , benchè imperfetra, che ha
col coniglio , quando mette fuori la tefta, e colla zueca,
quando fotto le fue lame, ovvero conche, fi ricovera ; (Z)
ma a neffun altro animale (i raffomiglia più che alla Te-
ftuggine, benchè in parecchie fattezze gli fia non poco diffi-
mile: potrebbeli dargli il nome di quadrupedo teftaceo . Que
fto animale, ogni volta che fi trova in qualche pianura per-
feguitato, non ha maniera di liberarfi dalle mani del caccia-
tore; ma ficcome abita ordinariamente le montagne, ove
trova qualche declività, fi rannicchia, fi fa un globo, e ro-
tolandofi in giù per la pendice , lafeia il cacciatore buriato.
Il Techicbi^ ch’ ebbe altrove il nome d’Aleo, era un
quadrupedo del Meffico, e d’altri paefi dell’América , il qua
le per effiere nella figura ad un cagnuolo fimile , fu Perro,
cioè cane dagli Spagnuoli appellato. Era d’un afpetto ma-
linconico, e affatro mutolo: onde ebbe origine la favola da
parecchj Autori, ancor oggi viventi , fpacciata , cioè chedi-
ventano muti nel nuovo mondo tutti i Cani dall’antico
trafportati. La carne del Tecblcbi fi mangiava dai Melïica-
ni, e fe diamo fede agli Spagnuoli che ancor la mangiaro-
no, era di buon gufto è nutrimento. Gli Spagnuoli dopo la
Conquifta del Medico non avendo ancora nè armenti , nè
greggie, fecero la provvifione dei loro macelli di queftiqua-
drupedi : onde ira poco confumarono la fpezie, contuttovhè
foffe numerofa .
Il Tlalmototli y o Scojattolo di terra, chiamato Svizze-
ro dal Sig. de Buffon, è fomigliante al vero Scojattolo ne-
gli occhj, nella coda, nella fveltezza,e in tutti i fuoi mo-
Storia del MeJJico Tom. 7. K vi-
(bb) La Danta é moho minore del Tlacaxolotl defcritto dal Dr. Hernan
dez: ma non fappiamo ,efíere ñato mai queño gran quadrupedo relie terre
del regno Meñicano. Lo ftefTo debbe dirfi dei Cervi del N. Meñico e dei
Ciboli o Bifonti piü grandi anche efíi della Danta. Vedafi Copra cid la no-
fita IV. Differtazione.
(cc) Oviedo dice , che le gambe della Danta fono di aflai buono e gu-
fiofo nutrimento, purché ftiano ventiquattro ore continue al fuoco.
76
■ te graziofe; delle mezzane della corpulenza d’un Taflo , e
Lib. I. ¿elle grandi, fbrti, feroci, e barbate, le quali chiamanfida
alcuni Zambos. Quelle quando ilanno ritte, come fanno, fo-
pra due piedi, agguagliano tal volta la ftatura d’un uomo,
Fra le mezzane vi iono di quelle, che per avéré la tefta
di cane, appartengono alla clafle dei Cinocefali, benchè tut-
te fieno di coda fornite . (dd}
Quanto poi ai Formicari, cioè quei quadrupedi tanto
fmgolari per la enorme lunghezza del lor mufo , per la
ilrettezza della lor gola, e per la loro fmifurata lingua, del
la quale fi fervono per tirare le formiche dai formicaj, onde
ebbero il nome, ne gli ho veduti mai in quel regno , e
neppur fo, che vi fieno; ma io credo che non èd’altra fpe-
zie 1’ Aztacojotl, cioè Cojote formicaro mentovato, non già
defcritto, dal Dottor Hernandez, (?£•)
I Quadrupedi più proprj della terra d’Anahuac, la cui
fpezie non so che fi trovi nell’ America Méridionale, nè in
altri paefi della Settentrionale alia Corona di Spagna non fot-
topofti, erano il Co/otl, il Tlalcojotl, il Xoloitzcuintlt, il
Tepeitzcuintli, 1’ Itzcuintepotzotli, 1’ Ocotocbtli, il Co/opollin,
la Tuza, 1’ Ahuitzotl, 1’ Huitztlacuatzin, ed altri forfe a noi
fconofciuti.
II Cojotly o Coyote come il chiamano gli Spagnuoli è una
fiera fomigliante al Lupo nella voracità, nell’aftuzia alia voi
ce, nella forma al cane, ed in qualche proprieta all’ Adivc,
ed
(*) Il Sig. de Buffon crede, non eiTer altro il Tepeitzcuintli che il Ghiot-
tone; ma nelle noftre Differtazioni ribattiamo queda opinione.
(gg) Giovanni Fabri , Accademico Linceo pubblicô in Roma una lunga
ed erudita differtazione , nellaquale fi sforzo di provare ,che il Xoloitzcuintli
è lo fteffo che il Lupo de! Meffico : ingannato fenz’ altro dal ritratto ori
ginale del Xoloitzcuintli mandato a Roma infierne coll’ altre pitture dell
Hernandez; ma s’egli aveffe letto la defcrizione che quedo dotto Natura-
liña fa di quell’animale nel libro de’ Quadrupedi della N. Spagna, avreb-
be rifparmiato la fatica , ch’ ebbe nello fcrivere quella dilTertazione , e le
fpefe nel pubblicarla L’errore de! Fabri fu adottato dal Sig. de Buffon.
Vedanfi le nofire differtazioni, dove fi rilevano altri sbaglj di quedo grand
uomo.
77
Varia ¿i favola; non certamente perché egli voleffe ingan-SSSüS
narci ; ma perché qualche volta fidoifi troppo delle informa- Lis. L
zioni altrui. (hb}
Il Cojopollin è un quadrupedo grande quanto un To
po ordinario; ma ha la coda più grofla, e d’effa fervefi in
vece di mano. Il mufo, e gli orecchi fon fimili a quelli
d’un porcellino: gli orecchi fono trafparenti, le gambe e i
piedi bianchi, e il ventre bianco gialliccio. Abita, ed alle
va i figliuoli negli alberi. I figliuoli quando hanno paura ,
s’ abbracciano ftrettamente colla madre.
La Tozan o fia Tuza é un quadrupedo equivalente al
ia Talpa dell’ Europa, ma aífai diverfo. Il fuo corpo, il
quale è ben fatto , ha fette, ovvero otto oncie di lunghez-
za. Il fuo mufo è fimile a quello del Topo, le fue oree-
chie piccole e tonde, e la coda corta. Ha la bocea armara
di denti fortiífimi , e i piedi d’unghie forti e curve forniti,
colle quali feava la terra, e fe ne fa delle tane,dove abita.
E’ la Tuza perniciofiifima a’eampi pel grano che in vola, ed
ai viandanti per le moite tañe o buche, che fa nelle ílrade;
perciocchè dove per la fuá poca vifta non trova la prima
tana, fe ne fa un’altra, moltiplicando cosí gl’ incomodi,
ed i pericoli a quei che viaggiano a cavallo. Scava la terra
colle zampe, e con due denti canini, che ha nella mafcella
fuperiore , più grandi degli altri : nello feavare mette la ter
ra in due membrane fatte a foggia di borfe, che ha fotto
1’orecchie , fornite dei mufeoli neceffarj per la loro contra-
zione e dilatazione. Quando ha le membrane riempite. le
fcarica fcotendo colie zampe il fondo delle membrane, e
torna poi a fcavare nel medefimo modo, adoptando in que-
fto lavoro i canini , e 1’unghie in vece di zappa, e le mem
brane
(¡i) II Sig. de Buffon vuole ,che l’ Huitztlacuatzin fia ¡¡Coendú della Gnien-
na ; ma il Coendúé carnívoro,el’Huitztlacuatzin cibafi dei frutti: il Coen
dú non ha quel pennacchio di fetole, che fi vede nell’Huitztlacuatzin &c.
(]i) lo non ib il vero nome MeíTicano del Cacomiztle,e peró adopero quel-
Io , che gii danno in quel regno gli Spagnuoli . II Dr. Hernández non f*
menzione di quefio quadrupedo. E’vero, ch’eglinedefcrive unocol nome di
Cacamiztli ; ma queño é un manifefto errore della Stampa , o puré degli
Acca-
8i
Oltre a quefti quadrupedi ve n’ erano altri nell’ Imperio^^55
Medicano, dei quali non fo fe abbiano a contarfi fra gli Lib. I.
animali proprj di quella terra, o pure fra i comuni ad altri
paefi americani, come 1’ lfzcuincuani, cioe mangiator dei ca-
ni, ii Tlalmiztli^ piccolo Lione , e il Tlalocelotl piccola
Tigre. Degli altri poi, che benche non folfero del regno
del Medico, trovanli in altri paefi dell’America Settentrio-
nale agli Spagnuoli fottopofti, facciamo menzione nelle no-
ftre didertazioni.
Maggior impaccio, che non i Quadrupedi, ci darebbe- $ ,T
ro gli Uccelli ,fe intraprender voledimola enumerazione delle Uccelli
loro fpezie,e la defcrizione della loro forma, e del loro carattere.
La loro abbondanza e varieta, e la loro eccellenza fecero co.
dire ad alcuni Autori, che il Medico e il regno degli uc
celli, ficcome 1’Africa quello delle Here. Il Dottor Hernan
dez nella fua Storia Naturale defcrive piu di dugenro fpezie
proprie di quel paeie, e pure ne tralafcia parecchie degne
di memoria, come il Cuitlacocbi, la TLacna^ e il Madruga-
dor. Noi ci cuntenteremo di fcorrere alcune cladi, additan-
do, dove occorra, qualche particolarita. Fra gli uccelli di
rapina vi fono Accertelli o Gheppi, Aftori, e parecchie fpe
zie d’Aquile, di Falconi, e di Sparvieri. Agli uccelli di
quefta clade accorda il fuddetto Naturalida la fuperiorit'a
fovra quelli dell’Europa. Per la notoria eccellenza dei Fal
coni medicani comandh Filippo II. Re di Spagna, che ogni
anno ne fodero cento portati alia fua Gorte. Fra 1’Aquile
la piit grande, la piu vaga, e la piu rinomata e quella dai.
Medicani chiamata Itzquaubtli^ la quale non folo caccia gli
uccelli piu grandi, e le Lepri, ma adalifce ancor gli uomi-
ni, e le Here. Degli Accertelli vi fono due fpezie: quello,
che fi chiama Cenotzqui, e adai bello.
Storia del MeJJico Tom. I. LI Cor-
(nn) V’ é nel Brafile un uccello anch’ elfo aquatico, che ha dell’ armi
‘°miglianti a quelle del Toalquachilli, ma nel refto é a (Tai diveríb.
(’ ) Qlü in Bologna fono appellati Tocchi e ToCchini, e altrove Galli d In-
I Francefi l¡ chiamano Dindfs, Dindom, e Coq.s-d' Inde.
Sí
ir~-Fagiani Europei. (oo) II Coxolitl'i, e il Tepetototl amendue
Llb. I. della grandezza d’un’Oca, e con un pennacchio nella tefta,
che diftendono e ripiegano a lor fenno, fi diftinguono ira
loro nei colorí, ed in qualche proprieta. 11 Coxolitli, dagli
Spagnuoli appellato Fabiano reale, ha le penne lionate , e
la fuá carne é piu delicata. II Tepetototl s’ addimeftica tan
to , che prende il cibo dalla mano del padrone , gli viene
all’incontro, quando lo vede entrar in cafa, facendo delle
dimoftrazioni d’allegrezza, impara a picciar la porta col bec-
co, e in tutto moftrafi piu docile di quel, che dovea afpet-
taríi da un uccello proprio dei bofchi. lo vidi uno di quefti
Fagiani, che effendo hato qualche tempo in un pollajo, im
paró la maniera di combatiere dei Galli, e combatteva con
efll ergendo le piume del fuo pennacchio, ficcome ergono i
Galli quelle del eolio. Ha le penne nere e rilucenti, e le
gambe e i piedi cinerizj. I Fagiani della terza fpezie dagli
Spagnuoli appellati Gritones, cioé Gridatori, fon minori de-
gli altri, ed hanno. la coda e 1’ali nere, e il redo del cor-
po bruno. La Chachalaca, la cui carne c ancora aflai buona
da mangiare , e grande quanto una Gallina . La parte fupe-
riore del fuo corpo é bruna, la inferiore biancaftra , e il bec-
co e i piedi turchinicci. E’ incredibile il rumore, che fanno
quefti uccelli nei bofchi coi loro clamori, i quali benché fi-
mili heno a quelli delle Galline, fono puré piu fonori , piu
continui, e piu molefti. Delle Tortorelle e delle Colombe
vi fono parecchie fpezie, altre comuni alia Europa, ed altre
proprie di quei paefi.
Gli Uccelli ftimabili per le loro penne fono tanti, e
cosí belli , che daremmo un gran piacereai noftri Leggitori,
fe poteflimo a’ lor occhi rapprefentargli con tutti quei colo
rí, che abbellifcono le loro penne. lo ho numerato fino a
trentacinque fpezie d’uccelli Mefíicani fommamente belli, delle
quali alcune dovranno da noi rammemorarfi.
L’
(*) Ho fentito dire, che i Gorrio»i della teña roíTa fonoimaíchi, e quell
*
della tefta gialla le femmine.
pi
Ma fra tutti gli uccelli parlatori hanno il primo luo- ■=
go i Pappagalli, dei quali fi numerano nel Meflico quattro L«. I.
fpezie principali, e fono la Huacamaya, il Toznenetl, ilCo-
cbotl, e il Quiltototl. (rr)
La Huacamaya è più pregevole per le fue vaghiflime
piume, che per la fua voce. Fronuncia confufamente le pa
role, e la fua voce è grofia e difpiacevole. Quefto è il più
grande di tutti i Pappagalli. Il Toznenetl, il quale è ilmi-
glior di tutti, è grande quanto una Colomba : il color dél
ié fue penne è verde ; ma nella tefia e nella parte deU’ali
dinanzi è negli uni roflo,e negli altri giallo. Impara auan-
te parole, e cantate gl’infegnano, e le efprime con chiarez-
za: contraffa al naturale il rifo, e il tono burlefco degli
uomini, il pianto dei fanciulli, e le voci di diverfi animali.
Del Cochotl vi fono tre fpezie fubalterne differenti nella
grandezza, e nei colori, i quali in tutti fon vaghi, e fra
efii dominante il verde. Il più grande dei Cochotl è quafi
délia grandezza dei Toznenetl : l’altre due fpezie dagli Spa-
gnuoli appellate Caterine, fon minori. Tutti imparano a par-
lare , benchè non cosi perfettamente, corne il Toznenetl.
Il Quiltototlch’e il più piccioio, e anche il men idoneo
per parlare. Quefti piccoli pappagalli, le cui penne fon tinte
d’un verde vaghifltmo, vanno fempre in truppe numerofe;
or facendo un gran rumore nell’aria, or dando il guafto ai
le biade. Quando fono fugli alberi fi confondono a cagione
dei loro colore col fogliame . Tutti gli altri pappagalli van
no per lo più a due a due, mafchio e femmina.
Gli uccelli Madvugadores, (*) che noi potremmo appel-
lare Dejlatox't.) e quelli che hanno dai Melficani il nome
M 2 di
(tt) II Dr. Hernández dice, che ha quefta ferpe tanti anni, quanti ne fono
í fonagli; perché ogni anno le ne viene uno;ma non fappiamo, fe quefto
¡I dica fondato fulle proprie oífervazioni, o piuttofto. fulla fede altrui.
(uu) 11 P. Inamma, Gefuita Miffionario della California , fece inolti fpe<
rimen-
í 1
rimenti fopra le ferpi , i quali confermano quelli , che fece il Sig. Mead
nelle vipere.
(vv) I Mefíicani danno ancora a queda ferpe il nome di Micoatl, e gli
Spagnuoli quello di Saetilla : 1’uno e l'altro vale lo dedo , che il Jaculum
dei Latini.
(*) Vi fono altre fpezie di Serpi, che per efíere dello (lefio colore, han-
solo (lefio nome di Cencoatl, ma tutte innocenti.
S>«
quan to il dito mignolo. Vive fempre mai nei formica; , e
Lib. I. trovafi cosí bene colle formiche, che fpeifo le accompagna
nei loro viaggj, e torna alla fua refidenza. Il nome meffi-
cano Tzicatlinan vale , Madre delle formiche, e cosí 1’ ap-
pellano gli Spagnuoli; ma io fofpetto, che tutta la inclina-
zione di quefta ferpicella ai formicaj non fia per altro , fe
non per cibarii delle ftefle formiche .
La Maquizcoatl è della ftefla grandezza , ma tutta inar-
gentata, e trafparente. Ha la coda più groffa della tefta, e
muovefi indifferentemente per 1’ una e per 1’ altra parte,
fervendofi della teda per coda , e della coda per teda. Que
da ferpetta, dai Greci chiamata Amphisbeœna (mc), è aifai
rara, nè fo ,che altroven Ha veduta, fe non nella Valle di Toluca .
Fra tante fpezie di Serpi, che trovanfi nei bofchi poco
frequentati di quel regno, non fo, che finora d fia fcoperta
una fpezie vivípara, fe non fel’Acoatl, o ferpe aquatica, di
cui ció credefr, ma non fi fa. Queda è lunga venti oncie
incirca, e groiTa una. I fuoi denti fon piccolidimi : la par
te fuperiore della fua teda è ñera, le laterali turchine, e
l’inferiore gialla, il dorfo drifciato di nero e turchino, e
il ventre affatto turchino..
Gli antichiMefficani , i quali neir allevare ogni forta d’a-
nimali fi dilettavano, e colla famiiiarita aveanodal loroani-
mo fcacciato I’orrore naturale, prendevano :nella campagna
una ferpetta verde ed innocente per allevarla in cafa, dove
ben nodrita divenir foleva cosï groffa, corne un uomo. Te-
nevanla dentro una tina, donde nonufciva,fe non per toglie-
re il fuo alimento dalla mano del padrone, o montara
fulla fpalla di lui, o pure attorno ai piedi aggirata.
Se dalla terra poi volgiamo lo fguardo all’acqua dei
fiu-
(xx) Plinio nei lib. 8. cap. a?, da due tefte M' .Amphisbexna ; ma il no-
me greco altro non fignifica , fe non il moto indifl'erente per l’una,e per
l’altra parte. In Europa s’é veduta quefla ferpe bicípite di Plinio,e qual-
cuno dice , chefi trova ancora nei Medico ;manon só , fe fia flato alcuno >
che l’abbia veduta; ma fe mai s’é veduta, non debbe gí'a confiderarfi come
una fpezie Tegolare, ma come un moñro, ficcome 1’Aquila bicípite trovatl
pochi anni fa in Oaxaca, ed indi mandata al Re Cattolico.
99
fiumi, del laghi, e dei mari d’Anahuac, troveremo in eiTa*"*^
un numero molto più grande d’animali. Le fpezie conofciu- Lib. I.
te dei loro pefci fono affatto innumerabili poichè di quei
foli, che fervono pel foftentamento dell’uomo, ho numerate
più di cento fpezie, fenza contaré le Teftuggini, i Cancri ,
i Gamberi, nè altro animale teftaceo, o croftaceo. Dei Pe
fci altri fono comuni ad amendue i mart, altri proprj fol-
tanto del Golfo Mefficano, altri dei mar Pacifico , ed altri
finalmente- dei fiumi, e dei laghi.
I Pefci comuni ad amendue i mari fono le Balene, i ■>. 13.
Delfini , i Glavi, o Spade, le Seghe o Piftrici, i Tiburoni, æVi'dei
i Manati-, le Mante, i Lupi, i Porci, i Boniti, i Baccala, fiumi, e
i Roballi,, i Parghi di tre fpezie , i Meri , i Pampani, i ¿^‘^a-
Muggini, le Cclombelle, le Razze o Raggiate, i Ciuccj,huac.
i Barbi*,. i Gobbi , f Orate, i Volatori, le Chitarre, le Ca-
prette, gli Spari neri e bianchi, l'Aguglie, le Sfirene, le
Cheppie o Laccie , le Locufte,,le Soglie, e moltiffimi altri
come pure parecchie fpezie di Teftuggini , di Polpi,, di Can
cri, di Gamberi, di Spugne &c..
II Golfo Mtfficano oltre ai fopraddetti, ha gli Storio-
ni, i Pefci roffi ,, gli Scari , i Luccj-, i Congri,le Donzelle,
le Paftinache, i Pefci-Re, i Rombi , i Rofpi, i Befughi, le
B ondelle , le Paflere , le Lanterne,, i Dentoni,. le Lamprede,
le Murene , le- Seppie, 1’ Acciughe, i Carpionii’ Anguille , i
Pompili , o Nautili, ei altri
il Mare Pacifico oltre ai comuni ad ambedue i mari ,
ha i Salmoni, i Tonni, le Cornute, i Barbieri, le Linguat-
tole, i Calderini, i Cavalli, le Curvine, le Vecchie, le Sar
dine , gli Occhioni, le Lucertole, i Pappagalli, gli Scorpioni,
i Galli, Ie Gatte, l’Aringhe, i Botetti, ed altri.
I fiumi , ed i laghi hanno i Pefci bianchi di tre o quat-
tro fpezie, le Carpe, i Muggini, le Trotte , le Triglie, i
Bobi, i Roballi, i Barbi, 1’Orate, le Curvine, gli Spari,
l’Anguille, e parecchj altri. (^/) N 2 La
crederfi , che aha femmina del Manati accada lo ñeflo , che alia donna,
cioé , che effendo uno ordinariamente il fuo feto, ñraordinariamente ne fa.
due o tre . Il Dr. Hernandez defcrive cosí il coito di tali animali: Huma
no more coit, fcernina fupina fere tota in littore pncumbente, & celeritate qua-
dam [uperveniente mare . Noi non contiamo il Manati , benche vivíparo',
ira i quadrupedi, ficcome fanno parecchi Naturaliñi moderni; perciocché
tutto il Mondo intende fotto il nome di quadrupedo un anímale , che va
a quattro piedi, ed il Manati non ne ha fe non due, e quefti inform!.
(Aa) II Sig. déla Condamine r.e confesóla quel che diciamo riguardo al
vivere fempre nell’acqua il Manati ,e lo ñeflb aveano detto due fecoliavanti
I’Oviedo e 1’Hernández , teñimonj di viña amendue. E’ vero che i’ Her
nández fembra dire tutto f oppoño ; ma é un evidente errore di flampa,
di cui accorgerfi potra chiunque legga il teño . E’ altresi da notarfi , che
il Manati , benché fia propriamente marino , trovafi frequentemente nei
íiumi,
(Bb) Ipfi ferunt (Urinatores) &nubem quandam crajjefcere fuper capita, pico-
nerum pifeium fimilem ^prementem eos arcentemque a reciprocando , & ob id
fiilos preeacutos lineis annexos habere Jefe ; quia nifi perfoffee ita non recedaní,
caliginis & pavoris , ut arbitror, opere . Nubem enim five nebulam, (cujas
nomine id malum appellant) inter animalia baud ullam reperit quifquam .Plin.
Hiñor. Natur. Iib.9-cap.46. II ragguaglío che fecero queñi Palombari, o Ma-
rangoni della loro Nube, non é diverfo da quel che fanno i Palombari dei
mari dell’America della tor Manta,e ilnome di Nube le viene acconcio,
mentre fembra veramente una nube a coloro che fotto eífa ñanno dentro
l’acqua, ed anche oggid'i portano i notatoti dei coltelli Iunghi , o dei ba-
ñoni acuti, per liberarfi da cotal beñia. Queña oñervazione sfuggitaa tutti
fl’ interpreti di Plinio, fu fatta dal mió Compatriotto , ed Amico 1’ Abb.
). Giufeppe Rafaelle Campoi, pérfona añai lodevole non meno per i fuoi
coñurwi e la fuá onoratezza, che per la fuá eloquenza e per la íua erudr-
zione, mañim amente in Latinita , in Iñor¡a,in Critica, ed in Geografía.
La morte di íui, troppoanoi fenfibile, accaduta nel di 19. Dicembre 1777.
non gli permife di fornire parecchie opere gia cominciate , che farebbono
«íte añai utfíi.
102
che ha nei fuoi mufcoli quefta beftia , che non folo foffoca
l’uomo, cui abbraccia, ovvero involge piegandofi, ma s’ é
veduta afferrare la gomona d’ una balandra, e muoverla dal
luogo, dov’era fermata . Ebbe il nome Manta • percioc-
che ove diftende il fuo corpo fulla fuperfizie del mare , fle
cóme fpeífo il fa, fembra una coltre di lana galleggiante.
11 Glave o fia Spada di quei mari é troppo diverfo da
quello del mar di Groenlandia.. La fuá fpada é piu grande,
e piu fomigliante. nella figura alia vera fpada di ferro , e
non é fituata, ficcome quella del Groenlandefe, nella parte
deretana, ma nelf anteriore del corpo, ficcome quella del-
la Sega, la quale agita a fuo fenno coa fomma forza, e fe
ne ferve come d’arma offeníiva ».
Delle due fpezie di Piítrici, che fono in quei mari,
Tuna é la volgare da Plinio conofciuta, e da molti Natu-
raliíli deferitta: l’altra non piu lunga d’ un piede ha fuldor-
fo una fila di denti, o lifche, che fembra una fega, onde
ebbe dai Meíficani iL nome di Tlateconi^ e dagli Spagnuoli
quello di Sierra..
íl R.oballo é una delle fpezie piu numerofe, e la fuá
carne é uno dei cibi piii delicati, maífimamente di quello
di fiume» Il Dottor Hernández credette eífer deífo il Lupus
degli Antichi,. e il Campoi 1’ Afellus minar \ ma quefte fo
no mere congetture; mentre fono tanto fcarfi i conrraflegni,
che di quei pefci ci lafeiarono gli Antichi, ch’é impoflibíle
accertare la medefimezza ►
11 Gobbo ( appo gli Spagnuoli Corcobado ) fu cosí ap-
pellato a cagione d’una gobba, o prominenza, che ha dal
principio del capo fino alia bocea, la quale é piccoliífima.
La Sfirena altresi ebbe il nome di Picuda , ( che noi po-
tremo dire Beccolungo; ) perché ha la mafeelia infe ore piu
lunga della fuperiore .
II Rofpo é un pefee orribile a vederfi, ñero , perfetta-
mente rotondo, e fenza fquame, il cui diámetro é di tre
o quattro oncie . La íua carne é guftofa e fana.
Fra 1’ Aguglie ve n’é una dai meíficani appellata Hwi-
tzit-
ÍO3
tzitztlmichifi, lunga tre piedi, mamolto Fottile. Hail corpo
coperto di certe lamette in vece di fquame. 11 fuo mulo ha
otto oncie di lunghezza, ed é piLi lungo nella parte fuperio-
re, all oppofto delf altre Aguglie , le quali fupera non me-
po nel gufto della fuá carne, che nella grandezza del fuo
corpo.
11 Bobo é un pefce nobiliflimo ,e affai ftimato per l’ec-
cellenza della fuá carne, lungo due piedi in circa , e largo
quattro o fei oncie dove piu. II Barbo di fiume, conofciu-
to col nome di Bagre, é della grandezza del Bobo,e d’ un
gufto anche efquifito, ma nocevole, fe prima non fi purga
la fuá carne con fugo di limone , o qualche altro acido di
una cerra bava o liquido vifcofo, che ha . 1 Bobi per quel
che fappiamo, fi pefcano foltantonei fiumi, che sboccano nel
Golfo Meíficano, e i Barbi in quelli, che fi fcaricano nel
mar Pacifico, o in qualche lago. 11 gufto di quefte due fpe-
zie di pefci quantunque delicato, non arriva puré a quello
dei Pampani, e delle Colombelle, che fono, non fenza ra-
gione, i piu ftimari di tutrl.
La é lunga un piede e mezzo , ma fottile, ed
attondata, e d’un colore paonazzo nericcio. Nella tefta di
quefto pefce trovanfi due pietruzze bianche , che fembrano
d’alabaftro, lunghe un’ oncia e mezza , larghe quattro linee
incirca , le quali credoníi efficaci contro la ritenzione dell’
orina, prendendone tre grani in acqua.
11 Botetto é un piccolo pefce lungo otto oncie incirca,
ma fproporzionatamente groffo. II fuo fegato é tanto vele-
nofo, che in mezz’ora cagiona la morte a chi il mangia ,
con forti dolori e convulboni. Quando é ancor vivo fulla
ípiaggia, dove fi fente toccare, fi gonfia enormemente, ed i
ragazzi prendono piacere nel farlo fcoppiare d’ un colpo di
piede.
L’ Occhione (*) é un pefce piano e tondo, che ha otto,
o die-
(’) Quefto pefce ,che foltanto fuol pefcarfi nellaCalifornia, o non ha fino-
ri nome, o puré nol fappiamo ; onde gli abbiamo dato quel d’ Occhione,
che ci pare conyenirgli.
i»'4
=o dieci oncie di diámetro. La parte inferiore del fuo cor-
Lib. I. po é affatto piaña, ma la fuperiore é convefla , e nel cen»
tro dove piu s’innalza, ha un occhio folo , ma tanto gran
de, quanto quello d’ un Bue, e fornito delle palpebre ne-
ceifarie . Dopo morto refta fempre coll’occhio aperto, facen-
do qualche orrore a quelli, che il guardano. (Cc)
L’ lztacmicbin o pefce bianco é ftato fempre celebre in
Meflico, e non meno ordinario oggtdi nelle tavole degli Spa-
gnuoli, che anticamente in quelle dei Mefiicani . Ne diftin-
guono tre o quattro fpezie. L’ Amilotl, ch’é il piu grande,
o il piu pregiato, ha di lunghezza piu d’un piede, e cin
que alette, due ful dorfo , due ai due lati del ventre, ed
un’altra fotto il medefimo ventre.Il Xalmicbin, un poco piu
piccolo di quello, mi pare efler della medefima fpezie. Il
Jacapitzahuac, il quale e il piu piccolo, non ha piu d’otto
oncie di lunghezza, e una e mezza di larghezza. Tutti que-
fti pefci fono fquamofi, faporiti, e molto fani, e d’eíli fon
pieni i laghi di Chalco, di Pazcuaro, e di Chupalla. L’al-
tra fpezie é quella del \almichin di Quauhnahuac, il quale
é fenza fquame, ed e coperto d’una pelle mórbida, e bianca.
L’ Axolotl, o Axolote (* *) c un lucertone aquatico del
Iago mefficano . La fua figura é brutta, e il fuo afpetto ri-
dicolofo. La fua lunghezza ¿ ordinariamente d’ otto oncie ;
ma ve ne fonoalcuni ai doppio maggiori. La fua pelle é mór
bida^ ñera, la fua teila lunga, la fua bocea grande, la lingua
larga, piccola,e cartilaginofa , e la fua coda lunga . Dal mezzo
del corpo fino all’ eílremita della coda va in diminuzione. Nota
coi fuoi quattro piedi, i quali fomiglianti fono a quelli della
Ra-
(Dd) II Sig. de Bornare trova difficoltà nel credere quel che fi dice dell’
^Axolote-, ma mentre fiamo ficuri perla teilimonianza di quelli, che hanno
avuti degli anni quefti animali fotto gli occhi, non dobbiamo curarci délia
diffidenza d’un Francefe , che benchè dotro nella Storia Naturale , nè ha
veduto mai gli Axoloti , nè pure sà il loro nome : maffimamenre non
effendo 1’ evacuazione periodica di fangue cosl propria delle donne , che
üon l’abbiano anche le Scimie. Les femelles des Singes, dice lo fieffo Sig.
de Bomare, ont pour la plupart des menfîrues comme les femmes. V. Singes.
iod
=Mofche, le Zanzare, le Farfalle, e le Cavallette. G1 i Sca-
Lib. i. rafaggi fono di parecchie ípezie, ma per lo piu ionocenti.
Ve ne fono dei verdi, ai quali diedero i Mefficani il nome
di Majarla coi quali fi divertono i ragazzi peí gran rumo
re, che fanno nel volare. Ve ne fono altri neri , puzzolen-
ti, e di forma irregolare, appellati Pinacatl.
11 Cucu/o o Scarafaggio luminofo, ch’é il piu degno
di confiderarfi, é ñato da parecchj Autori mentovato, ma
da niuno, ch’io fappia , defcritto. E’ lungo piu d’una on-
cia, e fornito d’ali doppie, come gli altri fcarafaggi volati-
li. Ha nella teña un cornicello mobile, che gli é affai uti-
le; perciocché quando per eíferfi rivoltato all’ insu, e appog-
giato ful fuo dorfo, impedito trovafi peí moto,fi rimette nel
la poíitura naturale per l’azione di tal corn'cello, infoderan-
dolo e comprimendolo dentro una membrana fatta a foggia
di borfa, che ha in ful ventre. Appreífo agli occhi ha due
membranuzze, ed un’altra piu grande nel ventre, fottili,
trafparenti, e ripiene d’una materia tanto luminofa^ che la
fuá luce baila per leggere cómodamente una lettera, e per
rifchiarar la lirada a quelli, che camminano la notte; ma
non rende mai piu gran luce, che nel volare. Quando dor-
me, non la tramanda; perche la copre con altre membrane
opache. Queda materia lunainofa é una foftanza bianca,fa-
rinofa, e vifcofa, la quale conferva un pezzo la fuá virtu
¡Iluminativa, dappoiché e data tirata dal corpo del Cucujo,
e con efla fcrivono alcuni dei lucidi caratteri nei cappeili.
V’é una grande abbondanza di quefti fosfori volanti fulle
cofte del mare, e la notte fogliono formar nelle montagne
vicine dei vezzofi e brillanti fpetracoli.. Per cacdargli i ra
gazzi non fanno altro, che aggirare la fera un tizzoncino :
attratti da queda luce i Cucuj fe ne vengono in mano ai
cacciatori . Ñon v’é mancato quakhe Autore, che confon-
deífe quedi maravigüofi infetti colle Lucciole; ma quede
fono molto piu piccole, e molto meno luminofe, comuni nell’
Europa, e frequentiífime iu quel paefe.
Quanto é grata la vida del Cucujo, tanto é fpiacevole
queda
107
quella del Temolin. E’ quefto un grande fcarafaggio, di colo
re caftagno rolficcio, fornito di fei piedi pelofi , e con quat-L’B. I.
tro dira in ognuno. Vi fono due fpezie di Temolin-. l’une»’
ha (a fronte armata ¿un cornoy o fia antenna , e 1’altro di
due .
Delle Api vi fono almeno fei diverfe fpezie. La prima
è delle’comuni dell’ Europa, colle quali convengono non me-
no nella grandezza, nella forma , e nel colore , che nella na-
tura, nei coftumi, e nella qualita del mele, e délia cera ,
che lavorano. La féconda fpezie è d’altre ad efle fomiglianti,
ma privi affatto d’ago. Di quefta fpezie fono quelle di Juca-
tan , e di Ghiapa,che fanno il famofo mele d’Efîabentun ,
il quale è chiaro, aromatico, e d’un gufto fuperiore a quel-
lo di tutte l’altre fpezie di mele, che conofciamo. Le raccol-
te di quefto mele fono fei , una ogni due mefi ; ma il migliore
è quello,, che fi raccoglie per Novembre, a cagione di farlo
l’Api d’ un fior bianco fimile al gelfomino, ed afiai odorofo ,
che viene nel Settembre, e chiamafi in quel paefe Eflabentun,
onde prefe nome il mele. (Ee) La terza fpezie è di certe
Api fimili nella forma aile formiche alate, ma più piccole
delle Api comuni, e fenza ago. Quefti infetti proprj dei pae-
fi caldi e temperati fabbricano dei favi fimili nella grandezza,
e nella figura ai grandi pani di zucchero,e aile volte mol-
to più grandi d’ efli,. pendenti dalle rupi, o dagli alberi,
maiïimamente dalle quercie. La popolazione di quefti favi è
affai più numerofa di quei delle Api comuni. Le ninfe di tali
Api fono blanche e rotonde a guifa di perle, e commeftibili
ancora. Il loro mele è bigiccio, ma d’un gufto delicato. L’A
pi délia quarta fpezie fon giallepiù piccole delle comuni, e
corne efle armare d’ago. 11 loro mele è inferiore ai foprad-
detti. Quelle délia quinta fpezie fono picciole , e inermi;
fabbricano dei favi orbiculari in caviia fotterranee, ed il lo-
O 2 ro
, (Gg) Nella Storia della California , che infra pochi mefi farà pubblicata ,
s’efporranno Ie prolific ofiervazioni fatte fulle Locufte dal Sig. Abb. D. Mi’
chele del Barco, il qnale fi trattenne piu di trenta anni in quel paefe tanto
famofo, quanro indeeno della fama , che ha.
(*) Vi fono dei Villaggi nella Mifteca che finora confervano la denornj'
nazione allora data loro a cagione del loro commercio, ficcome S.Francefo
della Seta, e lepexe della Seta.
Ill
che nei mercati del Meifico fi vendeva della feta, e finora fi confer-
vano alcune pitturein carta di feta fatte dagli antichi Meflicani, Lib. I,
Le Scolopendre trovanfi talvolta nei paefi temperati, e
più fpeifo nei caldi ed umidi. 11 Dr. Hernandez dice, averne
vedute alcune cost grandi, che avevano due piedi di lun-
ghezza, e due dita di grofiezza ; ma cost fatti infetti faran-
no ftati veduti da quell’ Autore in qualche paefe troppo u-
mido ed incolto, mentre noi , contuttochè ci fiamo tratte-
nuti in molti luogni d’ ogni forta di clima, non ne abbia-
mo mai trovato alcuna di si fmifurata grandezza.
Gli Scorpioni fon comuni in tutto quel regno; ma nei
paefi freddi, e temperati fono per lo più pochi, e poco no-
cevoli. Nelle terre calde, ed in quelle, dove l’aria è trop
po afciutta, quantunque moderato fia il caldo , abbondano
più’, ed è tale il loro veleno, che bafta a recar la morte ai
fanciulli, ed a cagionar delle angofcie terribili agli adulti.
S'è oflervato, che il veleno degli Scorpioni piccoli e gial-
liccj è più attivo di quello dei grandi e bruni, e ch’ è pin
funefta la loro puntura in quelle ore del di, nelle quali ri-
fcalda più il Sole,
Tra le moite fpezie, che vi fono di Ragni, non pof-
fiamo tralafciarne due fingolari, la Tarantola, e la Cafam-
pulga . (*) Daft! in quel paefe impropriamente il nome di
Tarantola ad un Ragno aflai groffo, il cui dorfo , e le
gambe fono coperte d’un pelnzzo nericcio , foave efotiile, fi-
mile a quello de’ pulcini, E’ proprio delle terre calde , e
trovafi non folo nella campagna , ma eziandio nelle cafe . E’
ftimato velenofo, e credefi volgarmente, che il cavallo, che
nei camminare ne calpefta qualcuno, perde fubito 1’ ungia ;
ma non m’ è ftato mai noto alcun particolar avvenimento ,
the confermar poffa quefta comun opinione, contuttocchè io
fia ftato cinque anni in un. paefe caldifiimo, dove tali Ra
gni abbondavano. La Cafampulla è picciola , ed ha i piedi
cor-
(Ii) II Cronichifia Herrera,dice nella Dec. 4. lib. 8. cap. 8., che benchd
gl’ Indiani avefiero la Cocciniglia , non ne facevano cento , finché furono
dagli Spagnuoli infiruiti. Ma che loro infegnarono gli Spagnuoli? L’ allevare
la cocciniglia? come potevano infegnare quello, che affatto ignoravano,e
che in vece d’infetto flimavano femenza ? L’infegnarono forfe di fervirfene
per tintura ? Ma fe gl’Indiani non fe ne fervivano per tintura, perché pren-
devano tanta fatica nell’ allevarla ? Perché erano obbligati Huaxyacac, Co-
yolapan, ed altri luoghi a pagare ogni anno venti facchi di cocciniglia al
Re di Meffico, ficcome confia dalla matricola de’ tributi? Come può ere-
derfi, che ignorafl'ero 1’ ufo della cocciniglia quelle Naztoni tanto pórtate
per la prttura, e che non-fapeíTero di tali infetti fervirfi, mentre fapeva-
tiofarufo dell’Achiote, dell’Indaco, edi moltifilme pietre , e terre minerali?
(Ji) La cocciniglia, che viene ogni anno dalla Mifteca in Ifpagna forpafia
i due mila e cinquecento facchi, ficcome tefiificano alcuni Autori. Il com'
mercio che in eiïa fa la Città di Oaxaca , importa annualmente dugent°
mila feudi . Il Sig. de Bomare dice . che ad una certa cocciniglia ft d'a ¡1
nome di coccinrglia mefteca , perché s’ alleva in Meteque nella provincia d*
Honduras ; ma quefio è un errore . Chiamafi Mi/leca , perché viene dalla
Mifteca, provincia più difeofia da Honduras, che non é Roma da ï?arig>-
115
tria. I fuoi piedi fono fei, ognuno di tre parti compofto.
Nella parte pofteriore del fuo corpo s’ innalzano due peli , Lib. I.
due ovvero tre volte piu grandi del corpo. E foraitodidue
grandi ali, delle quali è aftatto priva la femmina. Quefte
ale vengono fortifícate da due raufcoli: 1’ uno efleriore, che
fi ftende per tutta ia circonferenza dell’ ala, e f altro inte
riore e paralello al primo. Il colore interno è roffo , ma piu
ofcuro nella femmina, e 1’ efterno roffo biancaftro. Nella Coc-
ciniglia falvatica il color interno è ancora piu ofcuro , e 1’ efter-
no bianchiccio, o cenerino. Allevali la Cocciniglia in una
fpezie di Nopal, o fia Opunzia,o Fico d’ India, che s’ eleva
all’ altezza di otto piedi incirca , il cui frutto è fimile alie
tune o fichi d’ altre Opunzie, ma non gia, come effe com-
meftibile. Cibafi delle foglie di tai Opunzia, fucciando il
fugo con una tromba, che ha nel petto fra le due prime
paja di piedi. Ivi acquifta tutto il fuo accrefcimento, epro
duce una numerofa difcendenza. La maniera di moltiplicarfi,
che hanno quefti preziofi infetti, la economia degl’ Indiani
neir allevargli, e le diligenze , che adoperano per difendergli
dalla pioggia troppo ad effi nocevole, e dai molti nemici,
che li perfeguitano, s’ efporranno quando parleremo dell’ A-
gricolrura dei Meííicani. (Kty
Tra gí Infetti aquatici 1’ Atetepitz è un Ifcara-
faggio pal u ft re , fomigliante nella grandezza, e nella figura
agli Scarafaggj volatili. E’ fornito di quattro piedi, e co-
perto d’ una crofta dura . L’ Atopinan è una cavalletta
paluílre di color fofco, lunga fei dita , e larga due . L’
Ahuihuitla è un verme del lago mefficano , lungo quattro
dita, e groífo quanto la penna ¿’una oca, lionato nella
P 2 par-
(LI) lo fo bene, che i Naturalifli moderni non danno per lo più il nome
di Zoophytos, fe non a certi corpi maririi, che avendo I’ apparenza di ve-
getabili , hanno pure la natura d’animali . Nondimeno io do ral nome a
quegl’infetti terreftrr; perché lor convienecon tanta, e forfe maggior pro-
prietà , che a quei corpi marini . Nella mia Fifica mi pare avéré efpoflo
colla maggior verifimilitudine il meccanifmo délia natura nella generazione
di.tal' infetti.
(Mm) E’vero, che nelle terre calde , ne viene per lo più il frumento,
nè fi danno parecchie frutte délia Europa, ficcome le Mele , le Perfidie»
le Pere , ed altre; ma ch’ è la mancanza di quefli pochi vegetabiü Para'
ganata con quella indicibile abbondanza e varietà di piante cosí fruttife*
re , come medicina li, che trovanfi in cotali paefi?
le frutte più deliziofe, e le ragie più aromatiche. Ivi fono - 1'--
più varie, e più numerofe le fpezie degli animali, ed i lo- Lis. I.
ro individu! più belii, e più grandi, gli uccelli di più va*
ghe penne, e di più dolce canto; ma tutti quefir allettamen-
ti vengono d’ altrettanti incomodi contrappefati ; poichè in
cotali paefi vi fono le Here più terribili, i rettili più velenofi,
e gl’ infetti più nocevoli. La terra non patifce i funefli fin-
tomi del verno, ne l’aria foggiace alla nojofa vicenda dél
ié ilagioni. Nella terra régna una perpetua primavera , e
nell’ aria una continua Rate, alla quale s’ avvezzano fácil
mente gli abitanti ; ma 1’ inceflante fudore dei loro corpi ,
e gli abbondanti e guftofi frutti, con cui in ogni tempo lor
regala la dovizioia terra, gli efpone a parecchie malattie non
conofciute in altri paefi. Le terre fredde non fono tanto fe-
conde, nè tanto belle; ma fono pure più fane, ed i loro
animali men perniciofi ali’ uomo» Nei paefi temperad ( al
meno in molti , com’è quello délia Valle mefficana, ) fi go-
dono i vantaggj dei paefi freddi fenza i loro incomodi, e
parecchie delizie dei paefi caldi fenza i loro difagi. Le ma
lattie piu comuni nei paefi caldi fono le febbri intermitten-
ti, lo fpafimo, e la tifichezza, e nei porto délia Veracroce da
pochi anni in qua il vomito ñero. (Ña) Negli altri paefi i
catarri , le fluiïioni, la pleurisia, e le febbri acute, e nella
capitale la diarrea. Oltre a quelle malattie ordinarie, foglio-
no ftraordinariamente fentirfi certe infermitaepidemiche, che
fembrano periodiche , benchè non fia filfo e regolato il loro
periodo, come quelle che vi furono nei 1545., nei 1576. y
e ai noftri di nei 1736., e nei 1762. II Vajuolo portatovi da-
gli Spagnoli conquiftatori non fi vede iti quel paefe cosí
írequentemente, come nell’ Europa, ma trafcorfo un certo
numero- d’ anni , ed allora attacca tutti quei , che non
Î aveano patito innanzi, facendo in una volta tutta quella
ftrage , che fa fucceílivaanente nell’ Europa»
Le
(Ooj D. Bernardo Aldrete nel fuo libro deli origine della lingua Spagnuola
vnol farci credere, cbe gli Spagnuoli full’arrivo dei Fenicj erano piü diroz-
zati,cbe i Mefficani fulf’arrivo degli Spagnuoli; ma quefto paradoffo è A1"
to abbaflanza ribattuto dai dottiffimi Autori della Storia Leiteraria di Spit'
gna. Egli è vero , che gli Spagnuoli in que’ rimoti fecoli non erano tanto
barbari, quanto i Cicimechi, i Californi, ed altre Nazioni felvaggie dell
America; ma neppur aveano il loro governo tanto ben regolato,nè le loro
arti tanto inoltrate, nè fatti aveano per quel che fappiamo, tanti progreffi
nella cognizione della Natura , quanti i Mefficani fui principio del fecolo XVI-
(Pp) Legganfi 1’ amare querele fovra quedo foggetto fatte dal Vefcovo
Garcés nella fua Iettera a Papa Paolo III., e dal Vefcovo de las Cafas net
fuoi Metnoriali ai Re Cattolici Carlo V- , e Filippo II. , e fopratutto lff
umaniffime leggi fatte in favor degl’Indiani da que’Criffianiffimi Monarch'-
(Qq) Nelle noffie diffiertazioni produrremo i fentimenti di D. Giuliano
Garcés , primo Vefcovo di Tlafcalla , di D. Gio. di Zumarraga , pritn?
Vefcovo di Meffico, e di D. Bartolomeo de las Cafas, primo Vefcovo di
Chiapa fulla capacità, full’ingegno, e full’altre buone qualità dei Meffica
ni. La teffimonianza di quedi Prelati tanto rifpettabili per la loro vjtu,’.
per la loro dottrina , e per la loro pratica degl’ Indiani , vale affiai l?‘à
quella di qualunque Storico.
121
LI-
le Çh’ erano immagini, benchè informi, dei Santi .Nel ^54. oíTervai cer-
te immaginette credute idoli, e tróvate nella fpelonca d’un monte, enon
dubitai efTer figure rapprefentanti il mifierio del fanto Natale.
(Xx) Per conofcere quanto può 1' educazione nei Meílicani baflerebbe
ppere la vita mirabile, che menano le Mefficane nel Collégio Reale di
Guadalupe in Meflïco, e nei Monifleri di Capuccine delia’ medefima Ca-
P^ale, e di Vagli^dolid di Michuacan.
i 24
< 3L I B R O SB
Dei Toltechi) dei Cicimechi, degli Acolhui, degli Olmechf
e delle altre Nazioni , che abitarono prima dei MeJJicani
nella tewa d' Anahuac. Ufcita degli Aztechi, ovvero
MeJJicani dal paefe d' Aztlan loro patria : fuccejji
della loro pellegrinazione injino al paefe d’ Ana
huac , e loro Jlabilimenti in Chapoltepec, ed
in Colbuacan . Fondazione di Mejfico e di
Tlatelulco. Sacrifizio inumana d' una
donzella Colhua.
(*) Nella opera da luí compofia edampata in Madrid nel 1746. fottoquefo
titolo. Idea d'una Storia generale della Nueva Spagna, fondata fopra
gran copla di figure, fimbcli, caratteri, geroglifici, cantici, e manufcriti
tori Indiani nuovamente ritrovati.
_(f) Tutte le perfone, che hanno ftudiato in fonte la doria delle Naz'0'
ni di Anahuac, fanno beniflimo , che quelle Genti coftumavano notar®
nelle loro dipinture 1’Ecliffi, le Comete, ed altri fenomeni celedi. Orio
leggendo quanto dice il Boturini , 1’ impegno mi preíi di paragonare g'*
anni Toltechi coi noflri, e ritrovai 1’anno 34. di Crido, o fia. 30. dell*
era volgare eíTere VII. Tochtli. Quedo ho fatto per mera curiofita , e n011
perché io pretenda confermare, né perché credaglianeddoti di queh’Autor®-
I2p
do alcuni Spagnuoli dotti, e verfati nella ftoria, e nelle
pinture dei Toltechi, confrontata la loro Cronologia collars. II.
noftra, ritrovarono , che quella Nazione numerava dalla crea-
zione del tnondo fino al tempo della nafcita di Crifto 51^9
anni, ch’e appunto la Cronologia del Calendario Romano.
Checchefia di quefti curiofi aneddoti del Cav. Boturini,
i quali lafcio al libero giudizio dei Leggitori prudenti, egli
e certo ed indubitabile appo tutti quelli, che hanno ftudia-
to la ftoria di quelle Nazioni, che i Toltechi aveano noti-
zia chiara e diltinta del diluvio univerfale , della confufione
delle lingue, e della difperfione delle genti: anzi nominava-
no i primi loro progenitori, che dal refto delle famiglie fi
fepararono in quella univerfal difperfione. E’ parimente cer
to, ficcome farerno altrove vedere, ( benche incredibile cofa
paja ai Critici dell’Europa avvezzi a creder tutti gli Ame
rican! tagliati ad una mifura, ) che i MeiTicani, e tutte
1’ altre dirozzate Nazioni d’Anahuac aveano il loro anno ci
vile tanto accordato al folare per mezzo dei giorni inter-
calari, quanto l’ebbero i Romani dopo l’ordinazione di Giu
lio Cefare, e che cotale efattezza ai lumi dei Toltechi fi.
dovette. Per quello che appartiene alia religione erano Ido-
latri, e per quanto appare dalla ftoria, gl’ inventori furono
della maggior parte della mitologia meflicana; ma non fap-
piamo, che avefiero in ufo quei barbari, e fanguinofi facri-
fizj, che poi divennero tanto frequenti fra 1’altre Nazioni .
Gli Storici Tezcucani credettero i Toltechi autori di quell’
Idolo famofiflimo rapprefentante il Dio dell’acqua, colloca-
to nel monte Tlaloc, di cui poi parleremo. E’ certo bensi,
ch’eglino fabbricarono ad onore del loro diletto Dio Que
tzalcoatl 1’altiffima piramide di Cholula, e verifimilmente
eziandio le famofe di Teotihuacan ad onore del Sole, e del
la Luna, che finora quantunquesfigurate fuififtono . (g) Il Cav.
Stov'ia del MeJJico Tom. I. R Bo-
re, che le credefle opera degli Qlmechi; ma ficcome non abbiamo altro
avanzo dell’architettura di quefta Nazione per poterne giudicare, ed ef-
fendo peraltro quelle piramidi fatte ful gufto di quella di Cholula, fiatno
percid indotti a penfare , che i Toltechi foflero gli architetti di tutte, ficcome
il dice Torquemada, e con eflo lui altri Autori.
(h) La pittura, dal Cav. Boturini allegata, rapprefentava la piramide
di Cholula con quefta ifcrizione meflicana, Toltecatl Chalchihuatl onazia
Ehecatepetl, ch egli interpreta cosi: Monumento, owero pietra preziofadel-
la Nazione Tolteca, che collajua cervice rintracciando va la region dell' aria;
ma diflimulando la maniera fcorretta di fcrivere , e il barbarifmo Chalchi
huatl, chiunque fia alquanto inftruito nella lingua Meflicana, tofto s’ac-
corgera , non poterfene fare una piu fantaftica interpretazione . Appie
della pittura , dice il citato Cavaliere , pofe 1’ autore una nota , nella
quale parlando ai fuoi Compatrioti , in quefta guifa gli ammoniva :
Nobili e Signori, ecco le rvo/lre fcritture, lo fpecchio della •voft^a antichi-
ta, e la ftoria dei ’voftri antenati, i quali follecitati dal timore del diluvio
fabbricarono quefta aftlo a riparo opportune, in cafo d' eflere un altra ztolta da
cotal calamita jopraggiunti. Ma a dir il vero, i Toltechi farebbero ftatipri-
vi aftatto di fenno, fe per timor del diluvio aveflero intraprefa con tante
fpefe e fatiche la fabbrica di quefta portentofa piramide, mentre avevano
nelle altiflime montagne poco difcofte da Cholula un afilo piu ficuro contra
1’ innondazioni, e molto minor pericolo di morir di fame. Nella ftefla te
la fi rapprefentava, dice il Boturini, il battefimo d’ Hamateuctli, Regina
di Cholula, conferitole dal Diacono Aguilar il di 6. Agofto ijzr., infie-
me coll’ apparizione della Madonna a certo Religiofo Fiancefcano, che fl
trovava in Roma, ordinandogli di partirfi pel Meflico: dove in un monte
fatto a mano ( cioe la piramide di Cholula ) Jcollocar dovrebbe la im;
magine fua . Ma queflo non e altro, che un tefluto di fogni e di
bugle: poiche ne in Cholula vi furono giammai Re, ne quel battefi-
mo , di cui niuno fcrittor fa parola , pote celebrarfi il di 6. Agofto
1521. , perche allora fi trovava 1’ Aguilar cogli altri Spagnuoli nel P’^1
gran calore dell’afledio della Capitale, che fette giorni dopo renderfi
doveva ai vincitori. Della pretefa apparizione della Madre di Dio nontro-
vo memoria alcuna appo gli Storici Francefcani, iquali nelle loro Croniche
nulla tralafciarono di quanto occorreva in quefto genere. Abbiamo dimo-
ftrato :1a falfita di quefta relazione per render piu cauti nell’ acccglie[e
moderne pitture quelli, che per F avvenire intraprender volefleio la Storia
del Meflico.
J31
parte la loro popolazione in moite e grandi Citt'a; ma leîüü=
ftupende calamita fopravvenute loro nei primi anni del re- Lib. II.
gnodi Topiltzin , mifero in conquaífo la loro potenza, e la lor fe
licita. 11 cielo negó ad eííi per alcuni anni la pioggia ne
cesaria ai loro campi, e la terra i frutti, di cui fi foften-
tavano. L’aria infetta di mortal corruzione empieva ogni
giorno di cadaveri la terra, e di cofternazione gli animi di
coloro, che fopravvivevano alia rovina dei loro Nazionali.
Cosí morí della fame, e del contagio una gran parte della
Nazione. Mori pure Topiltzin nell’anno 11 Tecpatl^ vented-
mo del fuo regno, che verifimilmente fu il 1052 della era
volgare , e con lui fini la Monarch'ia dei Toltechi. I mife-
ri avanzi della Nazione, penfando a fottrarfi dalla cornua
calamita, cercarono a’ loro mali opportuno rimedio in altri
paefi. Alcuni s’indirizzarono verfo Onohualco, o fia Juca-
tan, altri verfo Guatemala, reliando frattanto nel regno di
Tula diverfe famiglie fparfe qua e la nella gran valle,dove
poi fi fondò Medico; in Cholula , in Tlaximaloyan , ed in
altri luoghi , e ira loro i due Principi figliuoli del Re To-
piltzin, i cui difcendenti coll’andar del tempo s’imparenta-
rono colie famiglie reali di Melfico,di Tezcuco, e di Colhuacan.
Quelle fcarfe notizie intorno ai Toltechi 1’ uniche fono,
che degne (limiamo d’elfer qui riferite, tralafciando diverfe
narrazioni favolofe , di cui hanno fatto ufo parecchj Stori-
ci. (i) Vorremmo avéré il loro Libro divino citato dal Bo-
turini, e dal Sig. D. Ferdinando d’ Alba Ixtlilxochitl nei
fuoi pregiatiflimi manofcritti, per maggior lume recare alia
Storia di quefta celebre Nazione.
R 2 Col-
(i) Dice il Torquemada, che in una feña di bailo fatta da¡ Toltechi ,il
trilloDiavololor comparve ingigantefca figura, e con braccia fmifurate, ed in
mezzo al bailo con effo loro abbracciandoíi gli foffogava: che indi fi la-
fció vedere nella figura d’ un fanciullo colla teña marcita, e loro recó la
peftilenza, e finalmente che a perfuafione del medefimo Diavolo abban-
donarono il paefe di Tula. Ma quel buon Autore intefe letteralmente
certe pitture fimboliche, dove coloro con tali figure rapprefentavano la fa-
1Pe e la peñilenza lor íopraggiunte; allorchéfitrovavano nel colmo d ella fe
licita .
—.. J Colla rovina dei Toltechi folitaria rimafe, e quafi. del
Lib. II. tutto fpopolata la terra d’Anahuac fino all’ arrivo dei Cici-
mechi per lo fpazio di piii d’un fecolo. (/) Erano i Cici-
mechi, ficcome i Toltechi, che li precedettero, e l’altre
Nazioni che dietro loro vennero, originarj di paefi fettentrio-
nali, potendofi a ragione chiamare il iettentrione dell’Arne-
I§'cici- r’ca a Par* di quello della Europa, il Seminario del genere
mechi. umano. D’ambidue, a guifa di fciami, ufcir fi videro Na.
zioni numerofiflime a popolare i paefi meridionali. Il loro
nativo paefe, la cui fituazione ignoriamo, chiamavafi Ama-
quemecan^ dove al dir loro parecchj Monarchi della loro
Nazione per molti anni fignoreggiarono. (£)
Era invero fingolare , ficcome per la loro ftoria fi ve
de, il carattere dei Cicimechi; poiche ad una certa fpezie
di civilta molti tratti aggiungevano di barbarie. Vivevano
fotto il comando d’ un Sovrano , e dei Capi e Governatori
depofitarj della fuprema autorita con tanta fommeifione,quan
ta vederfi fuole fra le piu cuite Nazioni. V’era della diftin-
zione fra la Plebe e la Nobiltá, ed erano avvezzi i plebei
a riverir coloro, cui la nafcita , il mérito, o la grazia del
Principe innalzava fopra la loro condizione. Viveano con
gregad in luoghi compofti,come fi debbe credere, di mifere
capanne; (/) ma né f agricoltura efercitavano, né quelle ar-
(n) Torquemada dice, che il paefe allora occupato da’ Cicimechi aveva
venti leghe, o íèíTanta miglia in quadro.
BS
ed in altri luoghi parecchie famiglie Tolteche, dalle quali5^^
feppe la cagione , ed il tempo delia loro defolazione . Non Lib. II.
folo s’ aftennero i Cicimechi d’ inquietaré quedi miferi avan-
zi di quella celebre Nazione; ma eziandio contraíTero con
loro delle alleanze, ammogliandoíi molti Nobili con donne
Tolteche, e tra gli altri lo fteífo Principe Nopaltzin fposò
Azcaxochitl, donzella difcendente da Pocbotl, uno di quei due
Principi delia cafa Reale dei Toltechi,che fopravviffero alia
rovina delia loro Nazione. Queda umanita giovò aífai ai
Cicimechi; poichè colla pratica di quella induftriofa Nazio
ne cominciarono a guftar il frumentone, ed altri frutti delia
induftria, impararono 1’agricoltura , la maniera di cavar i
metalli, e 1’ arte di fondergli, ficcome quelle di lavorar le
pietre , e di filaré e teflere il cotone , ed altre, colle quali
migliorarono il loro foftentamento, le loro veftimenta, le lo
ro abitazioni, ed i loro coftumi.
Nè meno contribuí al migliorameuto dei Cicimechi
1 arrivo d’altre nazioni civili. Ottoanni appena eranofcor- Àrriv o
íi dacchè Xolotl s’ era ftabilito inTenayuca, quando a quel degli A-
RE CICIMECHI.
Xclotl.................................................
Xclotl . rel fecolo XII
Ncpaltzin
Ncpaltzin........................................... nel fecolo XIII
Tlotzin
Tlotzin ................................................ nel fecolo XIV
Quinatzin . . -............................ nel fecolo XlV
Techotlalla......................................... nel fecolo XlV
lxtliixochitl............................................ nek’ anno 140Í
Fra quedo,ed il feguente Re occuparono il trono di
Acolhuacan i Tiranni Tezozomoc, e Maxtla
(v) Vedaíi fulla mitologia dei Miztschi 1’Opera di Fra Gregorio Ga¡
ïia Domenicano, intitolata , Origine degí Indiani nel libro y. cap. 4-
IS*
mando del Signore a popolar quella terra. Dicevano ancora,"^"*M**^
che i primi popolatori erano venuti dalla parte di Tramen- Lib. II.
tana, e che allorchè arrivarono a Soconufco, fi fepararono ,
andando gli uni ad abitare il paefe di Nicaragua,e gli altri
rimanendo in quello di Chiapan. Quefta Nazione, per quel
che dicono gli Storici, non era da Re governata,ma da due
capi militari eletti dai Sacerdoti. Cos'! ii mantennero , finat-
tantochè dagli ultimi Re Melhcani furono a quella Corona
fottopoili. Facevano lo ftelfo ufo delle picture , che i Meift-
cani, ed aveano lo ftelfo modo di computar il tempo; ma
erano affano diverfe le figure , con cui rap prefenta vano gli
anni, i mefi, ed i giorni.
Per queilo che riguarda ai Cohuixchi, ai Cuitlatechi,
ai Jopi, ai Mazatechi, ai Popolochi, ai Chinantechi , ed ai
Totonachi , nulla (appiamo della loro origine, ne del tempo,
in cui arrivarono ad Anahuac. Dei loro coftumi particolari
qualche cofa diremo, qualora fervir pofla alia Storia dei
Meificani.
Ma fra tutte le Nazioni,che popolarono il paefe d’A- §. iy.
nahuac , le più rinomate,e quelle che piii figura fanno
la Storia del Meíftco, fono quelle, che volgarmente chia- 1
mate furono Nahuatlacbi. Fu dato principalmente quefto no.
me t la cui etimología abbiamo efpofto luí principio di que
fta Storia, a quelle fette Nazioni, o per dir meglio, a quel
le fette tribu d’una medefima Nazione, che arrivarono a
quel paefe dopo i Cicimechi, e popolarono le ifolette, le
rive, e le vicinanze dei laghi Meificani. Quelle tribù furo
no quelle dei Sochimilchi, dei Chalchefi, dei Tepanechi ,
dei Colhui, dei Tlahuichi, dei Tlafcallefi , e dei Meificani.
L’origine di tutte quelle tribù fu la Provincia d’ Aztlan ,
onde ufeirono i Meificani, o pure un’altra ad eífa contigua,
e dalla medefima Nazione popolata . Turti gli Storici le
rapprefentano come originarle d’un medefimo paefe: tutte
parlavano la medefima lingua. I diverfi nomi, con cui fono
tonofeiute, prefi furono dai luoghi che fondarono , ovvero da
Huelli, in cui fi ftabilirono.
I So-
J5 2
I Sochimilchl prefers il norne dalla gran Gitt'a di Xo.
Lib. II. chimilco, che fondarono fulla fponda meridionale del Iago
d’acqua dolce, o fia di Chalco. I Chalcheii dalla Citta di
Chalco, fulla fponda orientale dello iteifo Iago, i Colhui da
Colhuacan , i Meflicani da Mexico, i Tlafcalleii da Tlafcal.
la , ed i Tlahuichi dalla terra, dove fi ftabilirono , la quala
per efler abbondante di Cinabrefe, fa appellata Tlabuican. (»)
I Tepanechi avranno forfe avuto il nome da qualche luogo
chiamato Tepan (x) dove faranno ftati prima di fondare la
celebre lor Cittk d’Azcapozalco.
E’ fuor di dubbio,che quefte tribu non arrivarono tut-
te infieme in quel paefe, ma in diverfi tempi, e coll’ordine
da noi accennato; ma v’e una gran varieta d’ opinioni tra
gli Storici ful tempo precifo, in cui capitarono in Anahuac.
Noi fiam perfuaii per le ragioni efpofte nelle noftre diflerta-
zioni , che le prime fei tribu arrivarono condotte da que’
fei Signori, che comparvero in Anahuac immediatamente
dopo i Cicimechi, e che non vi fu un cost grande interval-
10 di tempo, quanto crede il P. Acofta, fra il loro arrivo
e quello dei MeiTtcani.
I Colhui, confufi per lo piu dagli Storici Spagnuolico-
gli Acolhui per 1’ affinitk dei nomi , fondarono la piccola
Monarchia di Colhuacan, la quale s’aggregd poi alia Coro
na di Meffico pel maritaggio d’una Principefla crede di quel
lo ilato con un Re MeiUcano.
I Tepanechi ebbero parimente i loro Regoli, fra i qua-
11 fu il primo il Principe Acolhuatzin, dopo eiferii ammo-
gliato colla figlia di Xolotl. I fuoi difcendenti ufurparono,
come diremo, il regno d’Acolhuacan , e dominarono tutta
ficani^i PaIe délia n°ftra Storia, viffero fin’ ail’ anno 1160. in cir-
paefe d’ca dell’ era volgare in Aztlan, paefe fituato a Tramontana
Ana'iu- feno Californico, per quel che appare, atteCo la ftrada,
che fecero nel loro pellegrinaggio, ed i rifcontri avutine poi
dagli Spagnuoli nei- viaggj da loro fatti verfo queipaefi. (z)
La
(zi Nelle nodre difTertazioni parliamo di quefti viaggj fatti dal Nuovo
Meffico verfo Maeftro. Betancurt ne fa menzione nella Part. 2. Tratt. i-
cap. 10. del fuo Teatro Mejicano. Quedo Autore fa Aztlan Iontano ^7c0‘
<57
La cagione d’abbandonare la loro patria farà data quella me- • —
definía, che ebbero 1’ alcre Nazioni. Ma qualunque foffe, Lib.IL
non farà affatto inutile 1’ efporre al libero giudizio dei Leg-
gitori ció, che gli íteíliScoríci Mefíicani raccontano dellaori
gine di tal rifoluzione .
V’ era, dicono, fra gli Aztechi un perfonaggio di gran
de autorita appellato Huitxiton, al cui parere turti in grao
maniera deferivano. Quedi s’ era inipegnato, non fo perche
motivo, nel perfuadere ai fuoi Nazionali la mutazione di
paefe, e mentre tal penfiero rivolgeva, fenti a cafo cantare
fu ratni d’ un albero un uccellino, la cui voce imitava la
parola Mejicana Tibui, che vuol dire, Andiamo. Parvegli
queda una bella occaíione per ottenere quel cbe voleva da’
fuoi nazionali. Chiamando dunque un’ altra perfona riguar-
devole, appeliata Tecpalt&in ,1a condufle a quell’albero, do-
ve cantar foleva 1’ uccelletto , e le diffe cosí : „ Non vi ac-
„ corgete, amico Tecpaltzin di ció, che quedo uccellino ci
„ lia dicendo ? Quel Tibui, Tibui, che ognora ci replica,
„ che vuol dire, te non che è d’ uopo lafciar quedo paefe,
„ e tróvame un altro? Quedo fenza dubbio è un avvifo di
„ qualche occuito nume, che bada al nodro bene. Ubbidia-
„ mo dunque alia fuá voce, e non vogliamo addoífarci il
„ fuo fdegno col nodro rifiuto. „ Affenú pienamente Tec
paltzin alia interpretazione di Huitziton , o peí concetto che
aveva della faviezza di lui, o perché era anche egli preve-
nuto dallo dedo penfiero. Eífendo ormai d’ accordo quedi
due períonaggj tanto autorevoli , non idettero guari a tirar
il corpo della Nazione al loro partiro.
Avvegnaché io non mi fidi di tal narrazione , non mi pa
re peraltro affatto inverifimile; poiché non è malagevole per
una
(A) lo credo ,che quefto pretefo braccio di mare non éaltro, che 1’ immagine
del
*5P
qualche fiume in tali pitture*, quedo farebbe dato il Colorado,
fia fiume rodo, che fi fea rica nel feno Californico a %z~ di la- Lib. II.
titudine, mentre quedo é il piu confiderabile di quanti íi trova-
no fulla ftrada, che eglino fecero . Valicato dunque il fiume
rodo di la dal grado 35., camminarono verfo Scirocco fino al
fiume Gila, dove fi fermarono per qualche tempo: poiché
finora fi vedono degli avanzi di grandi edifizj da loro fatti ful-
le rive di tal fiume.Indi riprefa la ftrada verfo Oftro-Scirocco
fi fermarono alia latitudine di 29. gr. in circa in un luogo,
ch’ é difeoíto piu di 250. miglia dalla Citta di Chihua
hua a Maeftro-Tramontana. Quefto luogo é conofciuto col a
nome di Cafe grandi, a cagione d' un vaftiífimo edifizio fina
ra fuffiftente, che per quel che porta 1’ univerfal tradizione
di quei popoli, fu dai Medican! nel loro pellegrinaggio fab-
bricato. Quefto edifizio é fatto fulf idea di quelli del Nuo-
vo Medico, cioé comporto di tre piani, e fopra edi terrazzo , e
fenza porta nel piano inferiore. La porta da entrare nell’edifi
zio é nel fecondo piano : ficche vi bifogna una fcala. Cosí
faqno gli abitanti del Nuovo Medico, per eífere meno efpo-
fti agli aífalti di loro nemici, metiendo foltanto la fcala per
quelli, a cui permettono 1’ingreífo in cafa loro . Lo fteífo
motivo ebbero fenz’ altro gli Aztechi per far 1’ edifizio
in quella forma : poiché in edo s’ oífervano i contraífe-
gni d’ una fortezza, difefa da un fianco da un alto mon
te, e nel refto circonvallata di muraglia grofla íétte pie-
di incirca, le cui fondamenta finora fudiftono. Vedonfi in
queda fortezza delle pietre tanto groffe come quelle dei mu-
liui: le travi dei tetti fon di pino, e ben lavorate . Nel
-... ... . .. cen-
LL
*73
LORG III-
pondazione delia Monarcbïa MeJJicana : avvenimenti dei Me/-
(icani fotto i quattvo primi lot Re jino alia disfatta dei
Tepanechi, edalla conquiftad Azcapozalco .Prodezze,
ed azioni illujlri di Motezurna llhuicamina .Go
verno e morte di Teehotlalla, quinto Re
Clcinïeca. Rivoluzioni del regno d'A-
colbuacan, Morte del Re Ixtlil-
xocbitl, e dei Tiranni Te-
zozomoc e Maxtlaton.
(*) Non v’é Autore, che efponga le circoftanze della trágica morte del
Pfincipino Acolnahuacatl, né fi puó capire, come poteftero i Tepanechi
efeguire in Medico cotal attentato ; ma non pero poffiamo dubitare del
fatto, mentre ci viene teñificato dandi Storici Nazionali , benché fra gli
Spagnuoli vi fia qualcuno, come il P. Acoda, che prenda sbaglio , con-
fondendo quefta morte con quella di Chimalpopoca Re terzo di Mefíico.
í$4
Nello fteflo anno ( ) in cui avvenne in Mefficó
Lib.III. queda tragedia, mon in Tlatelolcoil primo Re Quaquauh-
pitzahuac, lafçiando quella Citt'a confiderabilmente accrefciu*
Tiacá-ta con buoni edifizj, belli giardini, e maggior civilta. Iti
teotl Re luogo di lui fu eletto Tlocateotl, della cui origine parlano
dlTlate-var^amenIe Storici, mentre alcuni il credono Tepaneca,
¡oleo. íiccome 1’ antecefíore di lui, ed altri Acolhua, ottenuto dal
Re d’ Acolhuacan. La rivalita, che v’ era fra i Mefíicani
ed i Tlatelolchi, contribuí aífaiffimo all’ingrandimento d’ a-
mendúe le Citt'a,cercando gli uni fuperare in tutto gli altri.
I Medican! dalla loro parte s’ erano imparentati colle vici-
ne Nazioni, aveano aumentato la loro agricoltura , moltipli-
cando gli orti galleggianti nel lago, ed aveanoaltresl un piu
grande numero di barche, colle quali s era accrefciuta la
loro pefea, ed il loro commercio: ficché poterono celebrare
il loro anno fecolare I Tochtli, rifpondente al 1402. dell’
era volgare; con maggior apparato di tutti gli altri quattro
feoríi dopo la lor ufeita dal paefe d’ Aztlan.
Regnava ancora in quedo tempo in Acolhuacan Te*
chotlala , gia decrepito : onde antivedendo la vicinanza
delia morte , chiamó il fuo figliuolo e fucefíbre Ixtlilxochitl,
e fra 1’ altre indruzioni, che gli diede, gli configlió di gua-
dagnarfi gli animi dei Signori fuoi Feudatarj; perciocché po-
trebbe avvenire, che Tezozomoc, vecchio aduto ed ambi-
ziofo, che fin’ a quel tempo s’ era trattenuto pel ti more,
• voleífe congiurare contra 1’ imperio. Non erano vani i timori
di Techotlala, come fra poco vedremo . Morí finalmente
quedo Re nel 1406. dopo un Jungo regno, benché non tan
to, quanto difiero alcuni Autori. (c)
§. 8.
IXtlílxO'
chitl Re e affidenza dei Regoli e Signori feudatarj di quella
d’ Acol- Corona, fi celebró la efaltazione d’ Ixtlilxochitl. Fra i Re*
huacan. noli
(*) Il nome dell’ Oratore Tolteca era Quatlibuac, e quefto del Cicintf'
ca Tequiquiznabuacatl,
IPS
j, Cicimechi voftri Avi non faceano conto dell’ oro, e delle—s
„ gemme. Non altra corona fi mettevano in capo, che una Lib.III.
« ghirlanda d’ erbe e di fiori campeftri, nè fi adornavano con
„ altri bracciali, che coll’orrido cuojo, nel qual batteva Ja cor-
« da dell’arco nel faettare. I loro cibi fui principio riducevaníi
i, alia carne cruda, ed alie erbe infipide, e le loro vefti alie
„ pelli dei Cervi, e delle here, ch’ eglino ftefli cacciavano.
„ Dove dai Toltechi impararono 1’ agricoltura , gli ftefli Re
i, lavoravano la terra per incoraggir colf efempio i lorofud-
5) diti alla fatica. L’ opulenza e la gloria, a cui furono poi
5, dalla fortuna inalzati, non gli fecero più orgogliofi. Ser-
» vivanfi bensi, come Re , dei loro fudditi ; ma come Pa-
5, dri, gli amavano, e contentavanfi di efler da loro rico-
í) nofciuti cogli umili doni della terra. Io, Signore , non
b per altro vi prefento quefti chiari efempj dei voftri ante-
nati, fe non per pregarvi umiliflimamente di non voler
5) efigere più dai noi , di quelloche efigevano coloro dai no-
j, ftri maggiori. „ Afcoltò il Tiranno e 1’ una , e 1’ altra
aringa , e quantunque gli rincrefcefle il paragone fattogli co-
gli antichi Re, difíirtiulò però il fuo difgufto, e contentofli,
licenziando gli Oratori, di confermar 1’ ordine pubblicato ful
nuovo aggravio.
Frattanto Nezahualcojotl girava ognora follecito perpa-
recchie Citià , procurando conciliarfî gli animi per rimetteríi
ful trono. Ma quantunque lo amaflèro i fuoi fudditi, evo-
leífero vederlo in pofleffo del regno, non ardivano favorire
apertamente il fuo partito per paura del Tiranno . Tra i
fudditi più congiunti, che 1’abbandonarono, furono il Signor
di Cbimalpan fuo Zio, e Tecpanecatl, fratello della fuá fé
conda moglie Nezabualxocbitl, della ftirpe reale di Meflico .
Perfeverando in tali negoziazioni, capitò una fera in una
villa della provincia di Chalco, appartenente ad una Signo-
ra Vedova, appellata Tziltomiaub. Oflervo che v’ era una
piantata di maguei, onde cavava la vedova del vino non
fríamente per ufo della fuá famiglia, ma ancor da vendere,
il ch’ era feveramente vietato per le leggi Cicimeche. Infiam-
Storta del MeJJico Tom, I. B b mofíi
* moflí in tal maniera di zelo per le leggi dei fuoi Padri, che
Lib. Ill.fenza che ad arreílarlo valefle né 1’ awerfita del la fuá fortu
na, né altro qualunque rifpetto, ivi incontanente uccife di
fuá propria mano la donna delínqueme, Azione affatto in«
confiderata e riprendevole, nella quale ebbe. piu parte 1’ar
dor dell’ eth, che la prudenza? Fece un gran rumore que-
fto fatto in quella provincia, ed il Signor di Chalco, ch’
era fuo nemico, ed era flato cómplice nella morte di fuo
Padre , procuró diligentemente d’ averio nelle mani; ma il
Principe antivedendo le confeguenze del fuo attentaro, s'era
gia meífo in ftcurt'a.
MortVáel Otto anni erano gia, che Tezozomoc pofledeva tran-
Tiranno quillamente il regno d’ Acolhuacan, indarno pretefo da Ne-
Tezozo- zahualcojotl, quando funefti fogni lo mifero in una grands
collernazione. Sogno, che Nezahualcojotl trasformato in a-
quila gli apriva il petto, e gli mangiavail cuore, ed un’al-
tra volta, che deflo trasformato in lione gli leccava il cor-
po, e gli fucciava il farigue. S’ impauri in tal guifa con si
fatte tragiche immaginazioni, formategli dalla ftefla cofcien-
za della fuá ingiuftizia e tirannia, che chiamando i tre fuoi
figliuoli Tajatzm^ Teuctxintl-i, e Maxtlaton, dopo aver loro
efpofti i fogni, gli incaricó di dar quanto prima la morís
a Nezahualcojotl, purché il faceflero si fegretamente , che
niuno fofpettar potefle dell’ aurore di ral morte. Appena
foppravvifle un anuo a quefli fogni. Era ga tanto vecchio,
che non potendo rifcaldaríi, né reggerfi pií. in una feggia,
era d’ uopo tenerlo turto coperto di cotone dentro una gran
pantera di vinchi, fatta a foggia di culla; ma da quella
culla, o piuttofto fepoltura tiranneggiava il regno d’ Acol
huacan , e rendeva oracoli d’ ingiufiizia. Poco prima di mo
riré dichiaró fuo fucceflore nel regno il fuo figliuolo Taja-
tzin, e tornó a comandare la morte di Nezahualcojotl , con-
fervando infino alF ultimo refpiro i fuoi perverfi difegni. Cosí
fini la fuá lunga vita quedo moftro d’ambizione, di perfi-
dia, e d’ ingiultizia nel 1422., dopo aver tiranneggiato novfi
IP5
anni il regno d’ Acolhuacan, e pofieduto moltiftimi lo Rato —
d’ Azcapozaluo . (t?) Lib. III.
Avvegnaché a Tajatzin, come a fucceífore della corona,
apparteneífe ii dar gli ordini opportuni peí funerala di fuo Pa
dre, nondimeno il fratello di lui Maxtlaton,. ficcome piu
ardito e piu attivo, le ne arrogó il diritto, e cominció allo
ra a comandar con tanta autonta , come fe fofse gia in
poíTeflo del regno, a che afpirava, ftimando aflai facile 1’ op-
primere il fratello, ch.’ era uomo dappoco, e niente pratico
del governo. Fece Maxtlaton avviíare il Re di Medico, e
di Tlatelolco, e gli altri Signori, accioccche onorafsero colla
loro preíenza, e le loro lagrime 1’ efequie del lor común Si-
gnore. Nezahualcojotl, benché non chiamato,volle puré tro
va rfi prefente, per ofservare, come fi puó credere , co’ fuoi
occhj la difpofizione della corte. Andó accompagnato da un
fuo intimo confidente, e da qualche gente di feguito , ed
entrato nella fala del real palagio,dov’ era efpofto il cada-
vero , vi trovó i Re di Meflico e di Tlatelolco, i tre Pren-
cipi figliuoli del Tiranno, ed altri fignori. Salutó tutti ad
uno ad uno fecondo 1’ ordine, con cui íiavano a federe co-
minciando dal Re di MeíTico e prefentó loro dei mazzetti
di fiori fecondo 1’ ufanza di quel paefe . Terminad i com*
plimenti s’ aflidette allato del Re Chimalpopoca fuocognato
per accompagnarlo nel duolo. Teuctzintli, uno dei figliuoli
di Tezozomoc, ed erede della fuá crudelta, ftimando quefta
fina buena occafione per efeguire 1’ iniqua commiflione di
B b 2 fuo
(f) Torquemada dice, che il Principe ufc'i dalla fuá cafa per certa fpe-
z'ie di laberinto, che s’ era fatto fare con tanti giri ed intrighi , che et3
impoffibile la ufcita a chiunque ignoraffe la fuá difpofizione, il c.ui fefte-
205
to non fapeva altri, che lo ftello Principe, e qualcuno dei fuoi intimi
confidenti. Non è in vero incredibile, che deffo una tal fabbrica difle-
gnafle, mentre maravigl ofo fu lo ingegno di lu'i, e in tutto moftrò dei
lumi fuperiofi a quelli di tutti i fuoi Nazionali.
20á
s’ impadror.'i della corona d’ Azcapozalco colla morte del fuo fratello Ta-
iatzin, tornó ad imporre ai Meflicani il tributo lor gia rimeflb dal fu»
Padre Tezozomoc.
sip
teramente il fi ítem a di quei Regni, fegnalo l’anno 1425.
della era volgare, un fecolo appunto dopo la fondazione di Lib. III.
Medico.
La norte feguente s’occuparono i vincitori nel faccheg-
giar la Gitta, nel rovinar le cafe, e nel bruciar i tempj,
lafciando in tale Hato quella Corte gia tanto celebre , che
non potefle ritnetterfi in mold anni. Mentre i Mefficani, e
gli Acolhui raccolgevano i frutti della loro vittoria, i Tla-
fcallefi, e gli Huexotzinchi diftaccati dall’ efercito préféra
per aíTalto la Gorte antica di Tenajuca , e nel giorno fe
guente vennero ad unirfi a coloro, per prendere la Gitta di
Cuetlacbtepec .
I fuggitivi Tepanechi, trovando!! nei tnonti ridotti al
ia maggior mi feria ,e temendo d’ eflere ancor ivi fopraggiun-
ti dai vincitori, penfarono a render!!, ed implorare la loro
clemenza : e per ottenerla mandarono al Re di Meflico un
illuftre pedbnaggio accompagnato d’ altri Nobili di parecchj
luoghi della Nazione Tepaneca. Quefto Ambafciatore addi-
fflandò umilmente al Re il perdono a nome de’fuoi Nazio-
nali, gli preftò ubbidienza, e promife, che il riconofcereb-
bero tutti i Tepanechi per loro legittimo Signore, e gli
fervirebbero come vaflalli. Congratuloffi della loro fortuna
in mezzo ad un si grande conquaffo, di dover foggiacere ad
Un Re si degno, e dotato delie più eccellenti qualità, e fi
nalmente conchiufe il fuo ragionamenro, caídamente pregán
dolo di voler accordar loro la grazia della vita , e la liber
ta di ¿tornare alie loro cafe. Jtzcoatl gli accolíe con lo rn-
ma benignit'a, accordo quanto volevano, e protefto di rice-
Vergli non gia per fudditi, ma per figliuoli, e fi efibi di
fare verfo di loro tutti gli uffizj d’un vero Padre ; ma Ínfle
me lor minaccio F ultimo efterminio, cafo che ofaflero vio
lare la fedeltk giuratagli. Dopo tal grazia ritornarono i fug
gitivi ai lor luoghi per ¿edificare ie loro cafe, e per bada-
re agli interefíi delle loro famiglie: e fin da allora rellaro-
nn fempre foggetti al Re di Medico, accrefcendo colla lo-
Jo difgrazia gli efempj di vicifíitudine, che ognora oflervia-
E e a ato
220
LI-
3LÏBB.O S'V
Rijlabilimento della fam tglia Reale de Cicimecbi nel trono d' A-
eolhuacan. Fondazione della Monorchia di Tacuba. Triplice
alleanza de' Re di MeJJieo, d' Acolhv.acan , e di Tacu-
ba . Conquijle, e morte del Re itzcoatl. Conquijle
ed avvenimenti de' MeJJicani fotto i lor Re Mo-
tezuma I., ed Axajacatl. Guerra fra i MeJJi
cani edi Tlatelolcbi. Conquijla di Tlatelol-
co, e morte del fuo Re Moquibuix. Gover
no , morte , ed elogio di Nezabualcojotl,
ed efaltazione al trono del fuo figli-
uolo Nezabualpilli,
—te o figlie de’ fuoi fudditi ,o.pure fchiave.. (c) Ora rtimando ne-
Lib. IV. ceflario il togliere una moglie degna di si grande onore , e
che a dargli valefle un fucceflore nella Corona d’ Acolhua-
8. can , fposò Matlalcibuatxin , figlia .del Re di Tacuba , gio-
Maritag-vane bella e modefta, la quale condotta fu a Tezcuco da
d’°Aco^e^uo ^a^re’ e dal Re di Medico . Si fecero per quelle noz-
huacan ze grandi allegrezze per ottanta giorni, e dopo un anno
PHncj113 nacclue ta^ naatrirnonio un figliuolo, cui appellarono Ne-
peíïa di Xíibualpilli, il quale fu, come appreífo vedremo , erede di
Tacuba. quella corona. Indi a poco fi fecero quivi altre allegrezze
alfai ftrepitoíe pel compimento della ftbbrica dell’ Hueiíec-
pan, o fia Gran Palagio, delia cui magnificenza furono te*
ílimonj gü Spagnuoli. Quefte allegrezze, alle quali fi tro-
v. arono ancora i due Re alleati, fi terminarono con un Iau-
tiflimo praazo., a cui fu invitata la Nobilta delle tre corti.
In queflo pranzo fece Nezahualcojotl fuoi Mufici cantar al
fuono degli ft-romenti un’ oda da lui medefimo comporta , la
quale cominciava , Xochitl mamant in ahuehuetitlan, il cui
argomento era il ricordare a’ circortanti la brevita della vi
ta, e di tutti i piaceri de’ Mortali nella prontezza, colla qua
le un bel fiore diventa paffo. I patetici avvertimenti di tal
canzone cavarono delle lagrime a’ circortanti, a cui 1’ amor
della vita rendeva piu rincrefcevole la memòria dell/i morte.
9. Rertituitofi quindi Motezuma alia fua corte , videfi co-
Mortedi ftretto a fopraffare un nemico, che eflendo troppo vicino, e
tlatoaRe ^-'-ufi domeftico, potrebbe però eífere piii perniciofo 2II0 fta-
diTlate- to. Qyauhtlatoa, terzo Re di Tlatelolco , fpinto dall’ ambi-
lolco. zione d’ ampliaré i fuoi dominj, o dall’ invidia delia feli
cita del fuo vicino e rivals, avea gia voluto toglier la vi
ta al Re Itzcoatl, ed impadronirfi di Meífico, e perriuícir-
vi, non eflendo baftevoli le fue forze, fi confedero con al
tri Signori vicini; ma tutte le fue diligenze furono vane;
men-
(c) Nezahualco'otl fposò nella fua giovanezza, come abbiam già dettoí
Nezahualxochitl, la quale eíTendo della cafa Reale di Meffico , era pur de
gna delí’ onor di Regina; ma quefla Signora mori prima, che it Principe
fuo «narico recuperaffe la Corona ufurpatagli da’ Tepanechi.
233
mentre'Itzcoatl confapevole di cota! intento ,fi preparó oppor-^^55
■tunamente alia difefa , e gli fece perder il coraggio. Quin- Lib. IV.
di tal difñdenza e nimifta cagionofli ira i Mefficani , ed i
Tlatelolchi, che flettero degli anni fenza comunicare infie
rne, ad eccezione di alcuni plebei, che furtivamente anda-
vano a’Mercati . Sottoil regnodi Motezuma ripiglió Quauh-
tlatoa i fuoi perverfi difegni ; ma quefta volca non reftarono
impuniti; perciocché eflendo avvifato Motezuma, prevenne
il colpo con un furiofo aífalto, che diede a Tlatelolco , nel
xquale morir fece quelT inquieto Regolo, benché la Citta di
lui non reftafíe allora fottomefia alia dominazion del Meffi-
cano. I Tlarelolchi defiero Re il prode Moquihuix , nella
cui elezione influí fenz’alero lo ñefío Re di Meflico.
Trovandofi gik libero Motezuma da quefto perniciofo iOi
vicino, fi portó alia Provincia de’ Cohuixchi a Mezzodi di
Meflico, per vendicar la morre da quei Popoli data a certi
Meflicani. In tal gloriofa fpedizione aggiunfe alia fuá corona
gli íiati di Huaxtepec, Jauhtepec, Tepoztlan, Jacapichtla ,
Totolapan, Tlalcozauhtitlan, Chilapan , difeofto piu di cen-
cinquanta miglia dalla corte , Coixco , Oztomantla, Tlach-
mallac , e parecchj altri, e tornando verfo Ponente con-
quiftó Tzompahuacan, lafeiando fin d’allora fottopofti alia
dominazione del Re di Meflico, ed il gran paefe de’Cohuix
chi, ch’erano ftati gli autori di quelle moni , e molti al
tri ftati a quel paefe vicini, che forfe con si fatti infulti
provocato aveano il fuo fdegno . Al fuo ritorno alia Corte
amplió il templo di Huitzilopochtli, e Tornó colle fpoglie
di quei Popoli . Tutte quefte conquifte furono da lui fatte
nei primi nove anni del fuo regno»
NelT anno décimo, che fu il 1446’. dell’era volgare , §. ir.
vi fu in Meflico una grande inondazione cagionata dalle Inonda,:
troppo abbondanu pioggie, le quaii tant acqua portaron o Meffico.
al lago, che non potendo dentro il letto 'fuo contenerfi,
traboccó, ed allagó a tal fegno la Citta che rovinó pa-
recchie cafe, e non lafció veruna Arada, dove fi potefíe an
dar a piedi, eflendo d’uopo da per tutto fervirfi di barche.
S.forja del Mejjico Tom, I, G g Mo- ■
2J4
g?**"M o t e z u m a molto affiitto da cotal calamita, ricoríe al Re
Lib. IV. di Tezcuco, fperando dalla faviezza di lui il fuggerimento
di qualche rimedio. Querto prudente Re fu di parere di
far un grand’argine per tener a freno le acque, e prefcrifíe
le miíure, ed il luogo, dove dovrebbe farfi, Piacque a Mo-
rezuma il configlio,e comando, che efeguito foífe colla mag-
gior prontezza . Ordino a quei d’Azcapczalco, di Cojohua-
can, e di Xochimilco di forniré certe migliaja di ftanghe
grofle, ed ad altri Popoli di fomminiftrare le pietre ne certa-
rie. Convoco altres'l per queft’ opera gli abitanti di Tacuba,
d’Iztapalapandi Colhuacan, e di Tenajuca,e gli ftefíi Re,
e Signori precedettero agli altri nella fatica : col qual efem-
pio in tal maniera i loro fudditi s’animarono, che in poco
tempo fi vide perfectamente compita un’opera, che altrimen-
te appena potrebbe compierfi in parecchj anni . L’ ar
gine aveva nove miglia di lunghezza, ed undici braccia di
larghezza, ed era comporto di due fteccati paralelli, il cui
fpazio di mezzo era terrapienato di pietra, e di fabbia, La
maggior difficolt'a fi trovava nel dover lavorare dentro il la
go, e martimamente in alcuni fiti confiderabilmente profon-
di ; ma fu íuperata dalla induftria del Direttore, e dalla
cortanza degli operaj. Fu in vero queft’argine utiliffimo al
ia Città, benchè non hartarte a liberarla del tutto dalle
inondazioni: nè ció debbe far maraviglia, mentre gli Spa-
gnuoli, contuttocché fi prevaleflero degli Jngegneri Europei ,
non però poterono render quella Città affatto ficura nè col
lavoro di due fecoli e mezzo, nè colla fpefa d’ alcuni mi’
lioni di zecchini . Mentre in queft’ opera fi travagliava, fi ri-
bellarono i Chalchefi; ma furono prontamente ridotti alia
ubbidienza, benchè non fenza perdita d’alcuni Capitani Mef-
ficani.
§ ri Alia calamita della inondazione fopravvenne fra poco
Fame di quella della fame; imperciocché negii anni 1448, e 4p fu
Meffico. fcarf3 la raccolta del frumentone, per efler venuta la
brina mentre erano ancor tenere le pannocchie . Nel 1450
fi perderte altresi la raccolta per mancanza d’acqua. Nel
H51
235
1451 oltre l’effere ñato iL tempo contrario, appena v’ era -........ -
del grano da feminare,per eíferfi confumato quaíi tutto per IV.
la fcarfezza delle raccolte anteriori: onde nel 1452 fu si
grande la neceíTu'a- de’popoli, che non bailando a follevarla
la liberalita del Re, e de’Signori,i quali i lor granaj apri-
rono in pro de’loro fudditi, furono colloro ridotti a com-
perare il bifognevole colla propria loro liberta. Motezuma,
non potendo rilevar dalla miferia i fuoi fudditi , loro per-
mife. d’andarfene ad altri paefi per procacciarfi. il vitto; ma
fapendo che alcuni fi facevano fchiavi pel foflentamento di
ioli due o tre giorni, pubblicò un bando,nel quale coman
dó, che niuna donna, fi vendeffe per meno di quattrocento
pannocchie di frumentone, e neffun uomo per meno di cin-
quecento. Ma nulla bailo a fchivare i perniciofi effetci del
la care ilia., Alcuni di quelli, che andavano a cercar rimedio
in altri paefi ,. morivano> di. fame nelle ftrade . Altri, che
altrove fi vendettero, non ritornarono pin alia loro patria..
La maggior parte del volgo meflicano fi mantenne, come i
loro antenati, cogli uccelli. acquatici, e colle erbe paluftri,
e cogí’ infetti ed i pefcetti, che pefcavano nello fleffo Iago.
L’anno feguente non fu cosí cattivo, e finalmente nel 1454,
che fu anno fecolare, s’ ebbe una raccolta abbondantiffima
non folamente. di frumentone, ma eziandio di legumi, Q
dr ogni forta di frutti..
Ma non poterono i Mefficani godere tranquillamente
della loro abbondanza, mentre loro fu d’ uopo ufcir alia §ÑuoVe
guerra; contro Atonaltzin, Signor della Citta, e dello flato conquifte,
di Coaixtlahuacan nel paefe de’Mixtechi. Era quefti un pof-
fente Signore, il quale, non ío perché, non voleva. dar paf-zuma.
faggio per le fue terreaneffun Mefficano,ed a tutti quanti
per qualfivoglia intereffe capitaffero, faceva tutto il male,
che poteva. Motezuma gravemente rifentito per le fue ofti-
lita, gli mandó un’ ambafciata per faper da lui la cagione
di si fatta condotta , minacciandogli la guerra, fe non dava
una convenevole foddisfazione. Atonaltzin ricevette con ifcher-
uo 1’ambafciatae faceado mettere innanzi agli Ambafcia-
G g 2 tori
tori una. parte delle fue ricchezze, „ Pórtate, lor difíe, co-
„ tefto prefente al voftro Re, e ditegli, che da efíb cono-
„ fcera quanto fia quello, che mi danno i miei fudditi, e quan-
,, to grande fia altresl 1’ amore, che mi portano : che accet-
,, to volentíeri la guerra, nella quale refiera decifo , fe i
„ miei fudditi hanno a pagar tributo al Re di Meflico, o
„ pure i Mefficani a me. „ Avvisó tollo Motezuma i due
Re alleati di si arrogante rifpofia, e mandó un confiderabil
efercito contro quel Signore, il quale ben preparato 1’ af-
pettava nella frontiera del fuo fiato. Súbito che fi videro:
gli eferciti, vennero alie mani; ma i Mixtechi fi fcagliaro-
no addoflb a’ Mefficani con tal furia, che gli fcompigliarono,
e gli coftrinfero ad abbandonar 1’ imprefa .
Colla vittoria s’accrebbe l’orgoglio d’Atonaltzin ; ma
prevedendo, che i Mefficani farebbono tornati con piu forze,
domando aj.uto agli Huexotzinchi, ed ai Tlafcallefi, e que-
íii lo mandarono prontamente, rallegrandofi d’aver occafione
d’interrompere la felicita delle armi Mefficane. Motezuma,
afflitto per l’efito infaufio di quella guerra, pensó a riftabi-
Ur 1’ onore della fua corona: onde allefti in breve un efer
cito numerofo, e formidabile, e voile egli fteffo comandar
lo infierne co’due Re alleati; ma prima di marciare , ebbe
la. nuova, che i Tlafcallefi, e gli Huexotzinchi affalito ave-
vano Tlacbquiaubco , luogo della Mixteca , ed uccifa tutta
la guernigione Mefficana,. che vi era, (¿) e tolta a’Cittadi-
ni in parte la vita., e in parte la liberta. Ufc'i dunque Mo
tezuma pieno di fdegno verfo la Mixteca,. Non giovó nien-
t.e ad Atonaltzin quefta volta né la fua poffanza, tie 1’ aju-
to de’fuoi amici. Nella prima zuffa fu affatto fconfitto il
fuo efercito, e furono uccifi molti de’fuoi foldati, e quafi
tutti i fuoi confederad.- que’pochi d’effi, che fi fottraflero
dal
* c——- ——* ■— *■ ——< ———« mi r- - - I ............. —...■
-■... ■' fitti. I nemici, che poterono falvar la vita colla fuga , fu»
Lib. IV.rono infeguiti da’ Meflicani fin’ alia ftefla Citta di Tecuán»
tepee, la qual mifero a fuoco e fiamma; e quefti prevalen»
dofi della cofternazione di que’ Popoli, promoflero ie loro
conquifte infin’ a Coatulco , luogo marittimo , il cui porto
fu nel fecolo feguente aflai frequentato da’ vafcelli Spagnuo»
li. Da queda fpedizione ritorno Axajacatl ricco di fpoglie
e fu incoronato con apparato ftraordinario di tributi,e di facrifizj
de’ -prigioni. Ne’ primi anni del fuo regno s’ applied, ie*
guendo 1’ orme del fuo anteceflore , a promuovere le con-
quilfe. Nel 1467. riconquiltd Cotafta e Tochtepec, che s’
erano ribellate . Nel 1468. ottenne una compita victoria,
contro gli Huexotzinchi, e gli Atlixcheli, e reftituito a Mef-
íico intraprefe la fabbrica d’ un tempio, che appelld Coa-
tian. I Tlatelolchi ne fabbricarono a gara un altro nella lor
Citt^, che chiamarono Coaxolotl: onde fi ravvivd fra que-
fti due Re la difeordia, la quale riufci, come fra poco ve-
dremo, aflai funefta a’ Tlatelolchi. Nel 146^. morí Toto-
quihuatzin, primo Re di Tacuba, il quale ne’ quaranta an
ni e piu, che tenne quel piccolo regno, fu coftantemente
fedele a Re di Meflico, e lor fervi aflai bene in tutte quafi
le guerre, che intraprefero contro i nemici dello Stato. Gli
fuccedette nel regno il fuo figliuolo Chimalpopoca, molto a
lui fimile non men nel coraggio, che nella fedelta.
§ Aflai piii rincrefcevole fu la perdita, ch’ ebbero i Mef-
Morte , ficani nel 1470. nella morte del gran Re d’ Acolhuacan Ne-
ed elogio zahualcojotl. Fu quedo Re uno de’ piu rinomati Eroi dell’
Nezahu- America antica. Il fuo coraggio, il quale nella fua giova-
alcojotl. nezza fu piuttofto temerith. , contuttoché fofle si grande ,
fu pure delle doti men rilevanti della fua anima . La fua
fortezza, e lafua coftanza furono veramente mirabili in que’tredici
anni in cui vifle privo della corona, e perfeguitato dall’u-
furpatore. La fua dirittura nell’ amminiltrazione della giufti-
zia fu infleflibile. Per render piu civile la fua Nazione,eper
correggere idifordini introdotti nel regno in tempo de’Tiran-
ni, pubblicó ottanta leggi, le quali compilo poi il fuochia-
riflimo
243
riíTimo difcendente D, Ferdinando d’ Alba. IxtlHxachitl nella-1^-5555
fua m. s. Storla de Signovi CicimecbiStabill , che niuna Lib. IV.
caufa nè civile, nè criminale prolungar fi poteífe piu d’ ot-
tanta giorni, o lia quattro mefi Meíficani . Ogni ottanta
giorni fi faceva. una, gran radunanza nel Real palagio,. dove
concorrevano tutti i Giudici, e tutti i rei. Le caufe, che
ne’ quattro anteriori meíi noti s’erano terminate, íi termi-
navano infallibilmente quel di : ed i rei di qualfivoglia de-
litto convinti, portavano incontanente ed irremiííibilmente la
pena proporzionata al loro delitto in prefenza di quella nu-
merofa radunanza. A diveríi delitti preícriffe diverfe pene,
ed alcuni puniva con fommo rigore , maífimamente í a-
dulterio, la fodomïa , il furto, 1’omicidio,, 1’ ubbriachezza,
ed ii tradimento alia patria . Se crediamo agli Storici Tez-
cucani , fece egli morir quattro de’fuoi figliuoli, per eflere
ftati rei d’ inceíto colle loro matrigne..
Era peraltro fingolare la fua clemenza verfo i mifera-
bili. Era in quel regno fotto pena di morte proibito il pren-
der qualche cofa dal campo altrui; ed era si rigorofa que-
fta legge, che baítava il rubar fette pannocchie di frumen-
tone per incórrer la pena. Nezahualcojotl per provvederein
qualche maniera a’ viandanti bifognofi fenza detrimento del
ia legge comandoche dall’ una e dall’ altra parte delle ítra-
de maeítre1 fi (eminaíTe del frumentone ed altre femenze,de’
cui frutti fervirfi poteífero i bifognofi. Una gran parte delle
fue entrate fpendeva in pro dei poveri, particolarmente de’
vecchj, degli ammalati , e delle vedove. Per impedir il gua
ito de’boíchi prefcriífe de’limiti a’tagliatori di legna ,e vie-
tò il trapaflarli fotto gravi pene. Volendo fapere, fe un tal
ordine era efattamente oífervato, ufc'i un giorno traveílito
con un altro Príncipe fuo fratello, e fi portò alle falde de’
monti vicini, dov’erano i limiti da lui prefcritti. Quivi tro-
vò un ragazzo occupato in raccogliere de’brucioli, ch’erano
reftati delle legne tagliate, e gli addimandò, perchè non
entrava, nel bofco a far legna . Perchè il Re , rifpofe
il ragazzo , ci ha proibito il trapaflar quefti limiti, e fe
H h 2 non
244
^^"""non gli ubbidiamo, ci punirá rigorofamente. Nè le iftanze,
Lib. IV. nè ie promeíTe fattegli dal Re baftarono per indurlo alia
trafgreffione . La compaflione cagionaragli da quefto povero
ragazzo il moífe ad ampliare i limiti già determinad.
Aveva un gran zelo per la fedele amminiftrazione del
ia giuftizia, ed acciocchè niuno col pretefto di neceíTità Ci
lafciaífe corromperé da qualcuna delle parti litiganti , ftabili,
che a tutti i íuoi Miniftri, e Giudici fi forniífe dal Real
Erario il foftentamento, il veftire, e tutto il bifognevole
fecondo il rango, e la qualit'a della perfona. Era tanto ció,
che annualmente fpendeva nella fuá famiglia e cafa, nel fo
ftentamento de’Miniftri e Magiftrati, e nel follievo de’ po-
veri, che farebbe affatto incredibile, nè io avrei coraggio
di fcriverlo, fe non ci conftafle dalle dipinture originad ve-
dute, ed efaminate da’primi Apoftolici Religiofi , che s’ im-
piegarono nella converíione di que’Popoli, e confermate col
la teftimonianza d’un terzo ñipóte dello fteífo Re, il quale
convertito alia Fede di Crifto ebbe nel battefimo il nome
di Don Antonio Pimentel. (*) Era dunque la fpefa di Ne-
zahualcojotl, ridotta alie mifure Gaftigltane , come fcgue :
Di Frumentone ..... 4. 900. 300. Fanegas. (/)
Di Gaccao • • . • ... 2. 744* ooo. Fan.
Di Chile o fia Peverone ordinario,
e di Tomate...................................... 3. 200. Fan.
Di Chiltecpin,o Peverone piccolo,
e troppo acre per le falfe .... 240. Fan.
Di Sale............................... 1. 300. pañi groífi.
Ei Gallinaccj, o Gallipavoni .... 8000.
Di quello poi , che fi confumava di Chía di Fagiuoli, e
d’altri leguminon v’era numero, nè pur de’Cervi, de’Gonigli,
delle Anitre, delle Quaglie,e d’altri uccelli. Ognuno potra
fácilmente capire, quanto fara ftato lo ftento de’fudditi per
am-
(k) Nella lifta , che abbiamo dato, degli Storici di quel regno, fi ve-
de, alcuni d’ efll eflere áati della famiglia Reale di Tezcuco.
248
----- occultarono il fuo cadavéro, bruciandolo fegretamente ,com’
Lib. IV.',é da crederfi, ed in vece di fargli le efequie, celebrarono
con fefte ed allegrezze ftraordinarie 1’ incoronazione del nuo-
vo Re. Ma a difpetto delle loro diligenze , fi fparfe fubito
la nuova della fua morte per tutta la terra, e molti Signo
ri vennero alia Corte a condolerii co’Principi. Nondimeno
il volgo reító perfuafo, che folie ftato quel gran Re trasfe-
rito alia compagnia degli Dei in premio delle fue virtü.
26. Poco tempo dopo l’efaltazione di Nezahualpilli accadde
ña"!?1" Ia memorabil guerra de’MelTicani co’loro vicini e rivali i
Tlatelol- Tlatelolchi. Il Re di Tlatelolco Moquihuix, non potendo
co,emor-fopportare la gloria del Medicano , adoperava tutti i mezzi
Moqui^6 Per °fcurar^a- Era egli ammogliato , come abbiam gi'a det-
huix. to, con una iorella del Re Axajacatl, datagli da Motezu-
ma in premio della famofa vittoria ottenuta fopra i Cota-
itefi. In quefta sfortunata Signora sfogava Ipeifo la fua rab-
bia contro il Cognato, e non contento di ció procuró na*
{cortamente allearfi con alrri ftati, che portavano mal vo-
lentieri il giogo de’Mefíicani. Quefti furono quei di Chalco,
di Xilotepec, di Toltitlan, di Tenajucan, di Mexicaltzinco,
di Huitzilopochco, di Xochimilco, di Cuitlahuac,e di Miz-
quic, i quali s’ accordarono d’attaccar alie fpalle i Meflica-
ni, dapoiché aveífero cominciata la battaglia i Tlatelolchi.
I Quauhpanchefi poi, gli Huexotzinchi, ed i Matlatzinchi,
1’ ajuto de’quali avea anche implorato, doveano incorporar
le lor truppe a quelle de’ Tlatelolchi per la difefa della
Citta. Seppe la Regina quede negoziazioni, ed ora per Po
dio , che portava al fuo marito, ora per 1’ amore a fuofra-
tello, ed alia fua patria, avvisó di tutto Axajacatl, accioc-
•ché fchivafle un si fatto colpo , che avrebbe fatto crollar il
fuo trono.
Moquihuix, aíficurato dell’ ajuto de’ Confederad , con
vocó i Nobili della fua Corte per incoraggirgli all’ impreík-
Alzó la voce nell’ affemblea un Sacerdote vecchio ed aii-
torevole, appellato Pojabuitl, ed a nome di tutti s’ efibi a
combatter coraggiofamente contro i nemici della patria: in
di
24P
âï per animargli davvantaggio, lavo 1’ altare de’ íacrifizj, e --------- -
diede a bere quell’ acqua tinta di fangue umano al Re, ed Lib>
a tutti i Capitani, colla quale fentirono, per quel che difie
ro, aumentarfi il loro coraggio, ed io non dubito , che íi
fofle aumentato per efercitar della crudelta. Frattanto la Regina
impaziente del maltrattamento, che foffriva, ed impaurita
da’ perigli della guerra, lafció il marito, e portofii a Mefíi-
co con quattro figliuoli, per metterfi fotto F ombra del fuo
fratello. Ció far poté fácilmente per la fomma vicinanza di
quelle due Citth, Una tal novita accrebbe in tal maniera
10 fcambievol difguílo de’ Mefiicani e de’ Tlatelolchi , che
dovunque s’ incontravano, s’ ingiuriavano con parole, fi bat-
tevano, e s’ ammazzavano.
Accoflandofi ormai il tempo di far la guerra, fece Mo-
quihuix infierne co’fuoi Capitani, e con molti de’ Confederad
un folenne facriHzio nel monte men difcofto dalla Citta per
procacciaríi la protezione de’ loro Dei ; ed ivi fi determinó
11 giorno , nel quale dovea dichiararíi la guerra ai Mefíica-
cani. Indi a pochi giorni avvisó i Confederan , acciocché
foflero ben difpoíli a foccorergli , tollo che cominciafle l’at-
tacco - Xíloman^ Signor di Colhuacan , voleva aflalire prima
i Mefiicani, e poi fimulando fuga provocargli ad infeguirlo,
acciocché allora i Tlatelolchi gli attaccafiero per le fpalle. 11
giorno feguente quelle anibafciate fece Moquihuix la cere
monia d’ armar le fue truppe, ed indi portofii al tempio di
Huitzilopochtli per implorar F ajuto di luí, dove tornarono
a prender quella abominabile bevanda, che diede a loro Po-
jahuttl nel primo congreflo ,e tutti i Soldati pafíarono adunoad
uno dinanzi all’Idolo, facendogli una profonda riverenza. Ap-
pena terminata quella ceremonia entró nella piazza del Mer-
cato una compagniad’ arditi Mefiicani , uccidendo tutti quanti
incontravano; ma fopravvenendo fubito le truppe Tlatelol-
c,he, gli fcacciarono, e fecero alcuni prigionieri, i quali fu-
roño fenza indugio facrificati in un tempio appellato Titi
lan. Quello ílefíb giorno ful tramontar del Sole ebbero al-
cune donne Tlatelolche 1’ ardire d’ innoltrarfi nelle ílrade di
Storia del MejJicQ Tom. I. 1 i Mefíi-
250
Medico, e di bruciar delle fcope nelle porte delle cafe, di-
cendo sfacciatamente degl’ improper) a’ Meíficani, e minac-
ciandogli delia lor pronta ruina; ma i Meílicani le trattaro-
no col difprezzo, che meritavano.
Quella ftefla notte fi mifero in arme i Tlatelolchi , e
la mattina cominciarono alia prima luce 1’ attacco di MeíTi-
co. Erano nel maggior caldo delia zuffa, quando arrivó Xi-
loman co’ fuoi Colhui; ma vedendo che il Re di Tlatelol-
co aveva cominciato a combattere fenza afpettarlo, né cu*
raríi del configlio di lui, fi. ritiró fdegnato, e volendo far
qualche danno a’ Meílicani , fece chiuder alcuni canali per
impedir ogni foccorfo , che venir poteífe a loro per acqua;
ma furono tofto riaperti per ordine d’ Axajacatl. Tuttoquel
d'ï fi combatté con indicibile ardore e dall’ una , e dall’
altra parte, finché la notte coftrinfe i Tlatelolchi a ritirarfi.
I Meílicani bruciarono le cafe della Citt'a, che erano piu vi-
cine a Tlatelolco, perché forfe gl’ impacciavano per i com-
battimenti; ma nell’appicciar il fuoco venti di loro furono
fatti prigioni da’ nemici, ed incontanente facrificati.
Axajacatl diftribui quella notte il fuo efercito in tutte
le ftrade, che conducevano a Tlatelolco, ed allo fpuntar del
di cominciarono da ogni parte a marciare verfo la piazza
del mercato, che dovea eífer il punto della loro riunione.
I Tlatelolchi, vedendofi da ogni parte attaccati, fi andava-
no ritirando verfo quella gran piazza, per unir ivi tutte le
loro forze, e poter vieppiu refiftere; ma arrivati a quel luo-
go fi trovarono piu impacciati dalla ítefla loro moltitudine.
Non baftavano gi'a le voci, colle quali il Re Moquihuix
procurava dall’ alto del gran tempio d’ incoraggire i fuoi. I
Tlatelolchi erano feriti ed uccifi, e que’ che cadevano , sfo-
gavano la loro rabbia contro il Re con improper;: „ Seen*
„ dete di cofia, gli dicevano, e prendete , o CodaTdo, l’ar-
„ mi; poiché non é da uomini coraggiofi lo fiar guardan-
„ do tranquillamente que’che combattono, e perdono lavi-
„ ta in difefa della patria. „ Ma queíti lamenti cagionati
dal dolor delle ferite, e dalle angofeie della mor te , erano
aífat-
251
affatto ingiufli: poichè Moquihuix non mancava a’ doveri^5^
di Generale,e di Re, non dovendo egli efporre tanto lafua,LiB. IV.
quanto i Soldati la loro vita, per poter eflerad efU piu uti
le col configlio, e colla voce. Frattanto i Meificani s’ avan-
zarono fino alia fcala del templo, e falendo per efla, arriva-
iono all’ atrio fuperiore, donde Moquihuix animava la fua
gente, e fi difendeva da difperato; ma un Capitano Mefli-
cano appellato Quetzalhua, con una fpinta lo rovefcio giuper
la fcala , (Z) ed alcuni Soldati togliendone fulle lor braccia
il cadavero, lo prefentarono ad Axajacatl, il quale aperto-
gli il petto , gli ftrappò il cuore. Azione orribile, ma efe-
guira fenza orrore, per efler troppo comune ne’ loro fa-
crifizj»
Cos! fini il prode Moquihuix, e con lui la piccola Mo
narchs de’ Tlatelolchi, governata da quattro Re nello fpa-
zio di cento diciotto anni incirca. I Tlatelolchi, vedendo mor-
to il loro Re ,tollo fi Icompigliarono ,e procurarono di falvar
la vita colla tuga, paliando a traverfo de’ loro nemici : ma
rellarono morti in quella piazza quattrocento e feflanta , e
tra effi alcuni Uffiziali di confiderazione. Dopo quella con-
quiila s’ uni perfettamente la Citta. di Tlatelolco a quella
di Meflico, e non fi confiderò piu come Citta dillinta,
ma come una parte, o piuttollo come un fobborgo di quel
la Corte, ficcome è presentemente. 11 Re di Medico man-
tenne ivi fempre un Governatore , ed i Tlatelolchi oltre al
tributo, che annualmente pagavano alia Corona di frumen-
tone, di robe daveílire, d’ armi, ed’armadure, erano obbli
gati a rifare il templo di Huitznahuac, ogni volta che bi-
tí
í■■ w
■■■ -•-•contro i Meflican-i, e convertito al CriftianeGmo prefe nel
Lu.IV. battefimo il nome,ed il cognome di quel Conquiftatore.
Mentre che Nezahualpiíli procurava moltiplicar la fuá
difcendenza, godendo d’ una grao pace e tranquillité nel íuo
regno, macchinavano la morte al Re di Meífico alcuni de’
Morte fuoi Feudatarj . Techotlalla, Signor d’Iztapalapan, o riíen-
tragica tito per qualche difguíto ricevuto, o impaziente della domi-
Tizoc'6 nazæne di Tízoc, concept il reo difegno d’attentare contro
la vita di lui, e non voile ad altri fcoprirlo, fe non a chi
gli parv-e capace di porlo in efecuzione . Egli, e Maxtlaton,
Signor di Tlachco, fi accordarono nel modo d’efeguire un
misfatto sï pericolofo. Gli Storici non fi trovano d’accordo
in quefto punto. Alcuni dicono che (i prevalfero di certe
ftreghe, e ch’efle colla malta gli tolfero la vita; ma ció
mi pare una favola popolare. Altri aífermano, che coloro
trovarono la maniera di dargli il veleno. Ghecchefia del mo
do, egli è certo, che riufcï la loro macchinazione. Fu mor
te Tízoc nel quinto anno del íuo regno, e nel 1482. dell’
era volgare. Era uemo circonfpetto, ferio, e fevero , come
i fuoi anreceflbri, e fucceífori, nel gaftigo de’ delinquenti.
Siccome nel fuo tempo era gia tanto grande la poflanza , e
1’ opulenza di quella Corona, intraprefe di fabbricare al Dio
protettore della Nazione un tempio, che nella grandezza, e
nella magnincenza fuperaífe tutti i tempj di quel paefe, ed
a tal fine avea preparati infiniti material!, ed avea anche
cominciata la fabbrica, quando la morte venne a fraftorna-
re i fuoi diffegni.
I Meíftcani ben conofcendo, che non era Gata natura-
le la morte del loro Re , vollero vendicarla prima di pro
cederé a nuova elezione. Le loro ricerche furono si gran
di, che in breve feoprirono gli autori dell’ attentato, e gli
§.22. giu-fiiziarono nella piazza maggior di Meífico ccll’ interven-
Ahui- to de’due Re alleati,e della NobilthMeíficana,e Tezcucana.
ottavo^ Radunatifi poi gli Elettori per creare un nuovo Re, eleífe-
di Mef- ro Ahuitzotl^ fratello de’ due Re precedenti , il quai’ era
fico. gj'a General d’ efercito; poiche dal tempo del Re Chimal-
257
popoca s’ era introdotto il coftume di non efaltar al trono,^=
chi non avette prima efercitato quella carica , ftimando affai Lib. IV,
convenevole, che dette faggio délia fua bravura colui, che
dovea divenir Capo d’una Nazione tanto guerriera, e che
nel comandar le truppe imparaffe la maniera di governare
il regno.
La prima cura, che ebbe il nuovo Re, poichè s’ inco-
rond, fu quella délia fabbrica del magnifico tempio, che avea zione de!
difegnato, e cominciato il fuo Anteceffore. Si ripiglio colla temP’.°
maggior attività, concorrendovi un numéro incredibile d’Ope- ¿j Méf
iai, e fi terminé in quattro anni. Mentre che in queft’ope- fico.
ra fi lavorava, ufci il Re fpeffe volte alla guerra , e tutti
quanti i nemici, che fi facevano prigioni, fi rifervarono per
la fefta délia Dedicazione. Le guerre di quefti quattro anni
furono contro i Mazahui poche miglia a Ponente, che s’ e-
rano ribellati alla Corona di Tacuba, contro i Zapotechi
trecento miglia a Scirocco, e contro parecchj altri popoli.
Fornita la fabbrica invité il Re alla fefta délia Dedicazione
i due Re alleati, e tutta la Nobilt'a d’ ambidue i regni. Il
concorlo fu il più numérota, che mai fi vedette in Mef-
Cco (»); poichè vennero per trovarii a si célébré funzio-
ne , anche da’ luoghi i più lontani. La fefta duro quattro
giorni, ne’quali furono (acrificati nell’ atrio taperiore del tem
pio tutti i prigionieri, fattifi ne’quattro anni anteriori. Non
tanod’ accordogli Storiciintorno al numéro delle vittime. Tor-
quemada dite, che furono fettanta due mila, trecento qua-
rantaquattro. Altri affermano, che furono fettanta quattro
mila e fettanta. Per tare con maggior apparato si orribili
facrifizj, ordinarono le vittime in due file, ognuna d’un mi-
glio e mezzo incirca , le quali cominciavano nelle ftrade di
Sforid del Mejjico Ton?» !• K. k Ta-
dal fuo fuccefTore: poichè non vi reftava niente di eiïo, quando arrivaro-
no a quel paefe' gli Spagnuoli.
(q) il P. Acofta teftifica, che il conducimento dell’acqua di Huitzilo-
pochco a Mellico, e le ceremonie faite da’Sacerdoti, erano rappreientate
in una dipintura meilrcana, che v’era al fuo tempo ( e forfe tuttora Ta
ra ) nella biblioteca Vaticana.
261
■ - - ti gli edifizj rovinanti ,e rifargli ín miglior forma , aumentan;
Lis. IV. Jo notabilmente la bellezza,ela maguificenza della fuá Corte,
Pafsd i due ultimi anni della fuá vita in frequenti guerre
z$. come quelle di Izquixochitlan, d’Amatlan, di Tlacuilollan, di
Nuove Xaltepec , di Tecuantepec ,e di Huexot-la nella Huaxteca. Tlil-
íle,emor-tototi General Medicano, compiuta la guerra d’ Izquixochitlan ,
te del Re portó le fue armi vittoriofe iníino a Quahtemallan, o fia
uotL*' Guatemala, piu di novecento miglia a fcirocco della Corte,
nella quale fpedizione fece, per quel che dicono gli Storici,
de’prodigj di coraggio; ma niuno racconta i fatti particola-
ri di si rinomato Generale; né fappiamo, che reltaífe tutto
quel grao tratto di térra alia Corona di Medico fottopofta.
Finalmente nell’anno 1502. dopo venti anni incirca di
regno, venne a moriré Ahuitzotl di malattia cagionatagliíi
dalla gia mentovata contuíione del capo. Era uomo molto
guerriero, ed uno de’ Re, che piu ampliarono i dominj del
la Corona. Quando morí, podedevano iMeíficani quafi tut
to ció, che aveano all’ arrivo degli Spagnuoli. Oltre al co
raggio ebbe altre due virtu Reali , che il rendettero celebre
tra i fuoi Nazionali, cioé la magnificenza, e la liberalita .
Abbelli in tal maniera Medico con nuovi, e magnifici edi
fizj, che era gik divenuta la miglior Gitta del nuovo Mon
do. Quando ricevea i tributi delle Provincie, radunava il
Popolo in certo luogo della citta , e personalmente diftri-
buiva de’viveri, e de’ veftimenti a’bifognofi. Rimunerava i
fuoi Capitani, e Soldati, che fi fegnalavano nella guerra,ed
i Miniftri ed Uffiziali della Corona, che gli fervivano fe-
delmente,con oro, argento, gemme , e belle penne. Quede
virtu vennero ofcurate da alcuni vizj, poiché era capriccio-
fo, vendicativo, e qualche volta crudele , e si portato per
la guerra, che pareva odiar la pace: onde il nome d’ Abui-
tzotl s’ ufa proverbialmente anche fra gli Spagnuoli di quel
regno, per fignificare un uomo, che colle fue moleftie e
veífazioni non lafcia vivere un altro . (r) Ma era peraltro di
buon
(r) Gli Spagnuoli dicono. W. é mió Ahuizote ¡ Quefli i í Ahuizote
a niuno manca il fuo Ahuizote &c.
2^3
biion umore, e dilettavaíï tanto della Muficache nè il d'ï,
nè la notte mancava quefto divertimento in palagio: il che IV.
doveva recar pregiudizio al ben pubblico, mentre gl’ invola-
va gran parte del tempo, e delia cura, che avrebbe dovuto
impiegare negli affari del regno. Nè punto meno gli occu-
pavano l’animo le donne. I fuoi Anteceflbri aveano avute
moite mogli, parendo loro, che tanto maggior comparifle la
loro autorit'a, e la loro grandezza, quanto maggior era il nu
mero di perfone dedicate a loro piaceri. Ahuitzotl, avendo
tanto ampliati i domini, ed accrefciuto il potere delia Co
rona, moftrar voile la maggioranza della fua grandezza fo-
pra quella de’fuoi Anteceíïori nel numero ecceiüvo delle fue
mogli. Tal’era lo ftato delia Corte di Meíïïco fui principio
del fecolo XVI’, di quel fecolo si fecondo d’ avvenimenti
grandi, nel quale doveva mutar faccia quel regno , e met-
terii fottofopra tutto il nuovo Mondo.
Awenimenti di Motezuma II. Re nono di MeJJtco Jtn all.
anno 151^. Notizie della fua vita y del fuo governo , e
della magnificenza de fuoi palagj , giardini, e bo-
fcbi. Guerra di Tlajcalla, ed avvenimen.fi di
Tlahuicole Capitano Tlafcallefe . Morte ed
elogio di NezabualpilU Re d' Acol-
huacan, e nuove rivoluzioni di
quel regno . Prefagj dell' arri-
voi e della conquifla de git
Spagnuoli.
(*) Veggafi Torquemada r.el lib. a. cap. 51., e Betancurt nella Part. 3.
tratt. 1. cap. 8.
(f) Cocoton vale quafi lo fteffo, che Fanciulla', ma efprime alquanto pii
di tenerexz».
2$0
^"*"**^fe cióche le diceva, la fegiñ; ma appena arrivata a vida
Lib. v. ¿ella Principeífa fu da un tal orrore forprefa , che cadde in
térra tramortita. La fanciulla avvisó la Madre fuá, e que-
fía con altre due compagne corfero a daré ajuto alia donna;
ma in vedendo la Principeífa s’impaurirono a tal fegno,ch’
erano per venir rneno, fe la medeíima Principeífa non le
aveífe confortato, aíficurandole d’ eiTere ormai viva . Fece
chiamar per mezzo di loro il fuo Maggiordomo, e lo inca-
rico d’andaré a portar cotal nuova al Re fuo fratello; ma
egli non osó farlo ; perché temette, che il Re {liman
do queda nuova una favola , fenza efaminarla lo gadigaífe
come bugiardo colla fuá folita feverit^. Andate dunque a
Tezcuco , gli diífe allora la Principeífa , e prégate a mió no-
me il Re Nezahualpilli di venire a trovarmi. Ubbidi il
Maggiordomo,ed il Re da lui informato fe ne andó incon-
tanente a Tlatelolco. Quando arrivó cola, la Principeífa era
entrata in una danza del palagio. Salutolla il Re pieno di
ílupore, ed ella lo pregó di portaríi a Medico, e dire al Re
fuo fratello, ch’ era viva, ed avea bifogno di vederlo per
ifcoprirgli alcur.e coíe di fommo rilievo. Portodi il Re a
Meífico per efeguir la commidione; ma appena poteva Moc
tezuma dar fede a ció, che fentiva. Nondimeno per non
far torto al rifpetto dovuto a si autorevole Ambafciatore,
andó con lui, e con molta Nobilta Meíficana a Tlatelolco,
ed entrando nella fala , dove dava la Principeífa ,1’addiman-
dó, s’era ella la fuá forella. „ Sono puré , Signore, rifpofe
„ la Principeífa, vodra forella Papan, che jeri 1’al tro avete
„ feppellita: fono veramente viva,e voglio manifedarvi ció,
„ che ho veduto; perché v’importa. „ Ció detto fi mifero
i due Re a federe, redando tutti gli altri in piedi, mara-
vigliati di ció, che vedevano ,
Allora la Principeífa continuó a parlar cosí? „ Dappoi
„ che morii, o fe non volete credere, che fia data morra,
„ dappoi che reftai priva del moto, e de’feníi, mi trovai
„ improvvifamente in una pianura didefa,che daniuna ban-
„ da fi vedeva il termine. Nel mezzo d’effa oífervai una
lirada
2pi
(g) Queño fucceíTo della Sorella di Motezuma fi aferive dal Cav. Boturi-
ni ad una Sorella del Re di Michuacan. Nel lib. 2. abbiamo fatta menzione.
delTe favole, di cui é pieuo il ragguaglio di queño Autorel
2P3
te erano ftate nel 150S. le fpedizîoni de’ fuoi eferciti, par-——
ticolarmente contro gli Tlafcallefi ,gli Huexotzinchi, gli Atlix-Lis. V
che fl, e contro que’d’ Icpatepec , e di Malinaltepec, nelle qua-
li fecero piti di cinque mila prigionieri, che poi furono nel-
la Corte facrificati . Nel 150p. avvenne la guerra con- Erezione
tro que’ di Xochitepee , che s’erano ribellati. Nell’ anno
feguente parendo a Motezuma piccolo 1’ altare de’ Sacrifrzj, altare per
e men proporzionato alla magnificenza del tempio, fece cer- £ (acri“
car una buona pietra di fmifurata grandezza , efi trovó pref- nu’Ovee
fo a Cojoacan. Dopo averia fatta puliré ed intagliar curiofa- fpedizio-
mente, comando , che fofle portata folennemente a Meflico.
Concorfe un gran Pppolo a ftrafcinarla; ma nel paffarla per ni.
un ponte di travi, che era fopra un canale nella entrata
della Citt'a, col fuo enorme pefo ruppe le travi, e cadde
nel canale, traendo feco alcuni uomini, e tra effi. il Sommo
Sacerdote, che 1’andavaincenfando. Rincrebbe affaialRe, ed
al Popolo cotai difgrazia; ma fenz’ abbandonar 1’ imprefa,
tirarono fuor dell’ acqua la pietra con fomma fatica , e la
portarono al tempio, dove fu dedicara co’ facrifizi di tutti
i prigionieri, ch’ erano ftati rifervati per queda gran fefta ,
che fu veramente delle pió folenni, che celebrarono i Meí-
ficani. Ad efía convoco il Re la principal Nobilta di tutto
il fuo regno, e fpefe de’ grandi tefori ne’ doni, che fece a’
Nobili, ed a’ Plebei. Quedo medefimo anno fi celebró an
cora la Dedicazione del tempio Tlamatzinco , e di quello
del Quaxitalco, di cui altrove parleremo. Le vittirae facri-
ficate nella Dedicazione di quefti due edifizj , ed in quella
dell’ altare de’ facrifizj, furono, per quel che dicono gli Sto-
xici , dodici mila dugento e dieci.
Per fornir si gran numero di victime bifognava far con
tinuamente la guerra.Nel r 511. fi ribellarono gli Jopi, evo-
levano ammazzar tutta la guernigione di Meflicani, che v’
era in Tlacotepec; ma eífendo dato opportunamente feoper-
to il loro difegno, furono punid, e dugento di loro con-
dotti prigioni alia Corte. Nel 1512. marció un efercito di
Meflicani verfo Tramontana contra i Quetzalapanefi , e con
per-
2P4
perdita di foli novanta cinque uomini fecero mille trecento
Lib. V., trentadue prigionieri, che furono ancora menati a Medico.
Con quede, ed altre conquifte fatte ne’ tre anni feguenti
pervenne 1’ Imperio Meíficano alia fuá maggior ampiezza,
cinque o fei anni prima della fuá rovina, alia quale con-
tribuirono aífai le fteffe rapide conquifte. Ogni Provincia,
ogni luogo conquiftato diveniva un nuovo nemico de’ con-
quiftatori, ii quale impazíente del giogo, a cui non era avvez-
zo, ed irrítate colla violenza non altro afpettava , che qual-
che buona occafione per vendicarfi, e reftituirfi alia fuá pri-
ftina liberta. La felicita d’ un regno nonconíifte nelle eften-
íione de’ fuoi dominj, neppur nella moltitudine de’ Vaflaili ;
anzi non s’ accofta mai elfo tanto al fuo fine, che allorché
a cagione della fuá vafta e fmifurataampiezza, né pub man-
tenere la unione neceflaria ira le fue partí, né quel vigore,
che fi bifogna per refiftere alia nioltitudine de' fuoi nemici.
Né contribuirono meno alia rovina. dello Imperio Mef-
íicano le rivoluzioni, che per quefto medefimo tempo av-
vennero nel regno d’ Acolhuacan , cagionate dalla morte del
§ Re Nezahualpilli. Quefto celebre Re, dopo aver poffeduto
Morte ed il trono quarantacinque anni , o annojato del governo , o
Pur2 aggravato dalla malincon'ia per i funefti fenomeni, che
Neza-S avea offervatií lafció le redine del governo nelle mani di
bualpiMi.. due Principi Reali, e fi ritiró al fuo palagio di diporto in
Tezcotzinco, conducendo feco la fuá favorita Xocotzin , e
pochi l'ervitori, lafeiando ordine a’ fuoi figliuoli di non ufei-
re dalla Corte , e d’ afpettar ivi le fue ulteriori difpofizioni .
Nei fei mefi, che vi ftette, fi divertí va fpeífo nell’ efercizio
della caccia, e la notte s’occupava nella oífervazione del
Cielo, e per ció s’ avea fatto fare nel terrazzo del palagio
un piccolo oífervatorio, il quale confervoífi. fino, al fecolo
feguente, efuvedutoda alcuni Storici Spagnuoli, che ne par-
hno. Quivi non folo contemplava il moto, e il corfo de-
gli aftri ; ma conferiva con alcuni intendenti. d’ Aftrono-
mia; poiché effendo ftato quefto ftudio ognora in pregio ap-
po loro , fi diedero piu ad elfo dopo che furono eccitati coll’
efem-
2P5
efempio del gran Re Nezahualcojotl, e del fuo figliuolo f— -
fucceífore. Eib. V.
Dopo fei mei di quefta vita privara ritornó alia Cor
te , ordinó alia fuá cara Xocotzin di ritiraríi co’ fuoi fi-
gliuoli nel palazzo appellato Tecpilpan, ed egli fi rinchiu-
fe in quello di fuá ordinaria reíidenza , fenza lafciarfi ve-
der da neífuno , fe non da qualcheduno de’ fuoi confidenti
col difegno d’ occultar la fuá morte ad imitazione di fuo Pa
dre. In fatti non fi feppe mai né il tempo, nè le altre circo-
flanze délia fua morte. Soltanto fi fa, che morï nel 1516., e
che prima di moriré comandó a’confidenti, di cui fi ferviva, che
bruciaffero fegretamente il fuocadavero. Quindi avvenne,che
il Volgo, ed anche, parecchi Nobili reftaffero perfuafi, che
non era morto , ma che fe n’ era andato al regno d’Ama-
quemecan, dond’ebbero origine i fuoi Antenati , ficcome fpeffe
volte avea detto di volerlo fare.
Fu quefto Re dello fteifo fentimento in materia di reli-
gione del fuo gran Padre Nezahualcojotl . Difprezzava colla
fua mente il culto degl’ Idoli , benchè efternamente fi confor
mare col Popolo. Imitó parimente fuo Padre nel zelo per le
leggi, e nella feverit'a délia giuftizia, di cui diede un raro e-
fempio negli ultimi anni del fuo regno. V’ era una legge , che
vietava fotto pena di morte il dir delle parole indecenri nel
Real palagio. Violo quefta legge uno de’ Principi fuoi figli-
uoli appellato Huexotzincatzin, a cui portava più amore,
che a tutti gli altri, non meno per 1’Índole di lui, e per
le virtù, che ormai fpiccavano nella fua giovinezza, che per
eifere ftato il primogénito tra i figliuoli avuti dalla fua fa
vorita Xocotzin; ma le parole del Principe eranoftate piut-
tofto effetto délia inconfiderazion giovanile, che di qualche reo
propofito. Il feppe il Re da una delle fue concubine , a cui
erano date dette tali parole» Domandolle , fe cio era avve-
nuto innanzi ad altre perfone, ed avendo faputo, che fitro-
varono prefenti gli Ai del Principe, fi ritiro ad un apparta-
mento del palagio, ch’ era deftinato per le occafioni di duo-
lo . Quivi fece chiamar gli Ai per efaminargli . Eglino, te
men-
■"""""^mendo d’ efíer feveramente puní tí , Te celavano la verita J
Lib. V. la teftificarono fchietramente; mi infierne s’ingegnarono di
ícufare il Principe, dicendo che né colui conofceva la per
dona a cui parlava, né le parole erano fíate ofcene . Ma a
difpetto delle loro rapprefentazioni , ordinó Cubito , che il
Principe fofle arreftato, e nello (lefio giorno pronunzió con
tro lui fentenza di morte. Corternofíi per sirigorofa fenten-
za tutta la Corte, s’ interpole con preghiere e con lagrime
la Nobilta, e la ftefla Madre del Principe confidata nel gran
de amore, che il Re le portava gli fi prefentó piangente ,e
per muoverlo piu a compaflione, condufie feco i íuoi figliuo-
li. Ma né ragioni , né preghiere, né lagrime baflarono a
piegar il Re . „ II mió figliuolo diceva , ha violata la leg-
„ ge . S’ io gli perdono , diraífi , che le leggi non fo-
„ no fatte per tutti. Sappiano i miei fudditi, che a nef-
„ fuño Cara perdonata la trafgrefíione, poiché non la per-
,, dono al figliuolo, che piii amo . „ La Regina traffitta
dal piu vivo dolore, e difperata di poter vincere la cortan -
za del Re. „ Giacché, gli difíe,per si leggiera cagioneave-
„ te fcacciato dal voftro cuore tutti gli affetti di Padre, e
„ di Marito, e volete farvi carnefice del voftro proprio fi-
,, gliuolo , che altro vi reda, fe non di dar anche a me la
morte, ed a querti teneri Principi, che vi ho partorito? „
11 Re allora con afpetto grave le comandó, che fi ritirafle;
poiché non v’ era piu rimedio. Andoflene la Regina fconfo-
lata al fuo appartamento, e quivi in compagnia d’ alcune
¿ame , che andarono a confolarla , s’ abbandonó al planto.
Frattanto coloro, ch’ erano incaricati del íupplizio del Prin
cipe, ’1 andavano indugiando, acciocché rallentato col tem
po il zelo per la giuftizia, vi fofle luogoallo amor paterno,
ed alia clemenza; ma accorgendofi del loro intento il Re,
comandó, che fubito fofle efeguito, come in fatti avvenne
con general difpiacere di tuttoil regno , e con gravifíimo difgu-
ílo del Re Motezuma, non folo peí parentado , che avea
con eflo Principe, ma eziandio per eflere fíate non cúrate
le preghiere da lui interpofte, acciocché fi rivocafle la fen-
ten-
tenza . Poi che fu efeguito il fupplizio, firinchiufe il Re den-^""^*
tro una fala per lo fpazio di quaranta giorni , fenza iafciarfi Lib. V.
veder da neffuno, per dare ivi tutto lo sfogo al fuo dolore,
e fece chiuder con muro le porte dell’ appartamento del fuo
figliuolo , per levarfi dagli occhj quell’ incentivo di cor-
doglio»
Quefta feverita nel puniré i trafgreffori fi contrappefava
colla compaflione, che moflrava, della miferia de’ fuoi fuddi-
ti . V’ era nel fuo palagio una fineftra, che guardava la piaz
za del mercato, coperta da una gelosia , donde oflervava fenza
efler veduto , la gente che vi concorreva ; e quando ve-
deva qualche donna mal veftita , la faceva chiamare , ed
informatofi della vita di lei, e della fua neceflita, la provve-
deva del bifognevole per lei, e per tutti i fuoi figliuoli, fe gli
aveva. Ogni giorno faceva nel fuo palagio delle limofine a
tutti gl’invalid!, ed orfanneli. V’ era in Tezcuco un Ofpedale
per tutti quelli, che nella guerra aveano perduti gli occhi, o
in qualunque altra maniera s’ erano refi inutili per 1’ efer-
cizio delle armi, ed ivi erano a fpefe del Re foftentati fe-
condo la lor condizione, e fpefle volte dallo fteflo Re vifi-
tati. In cotali opere fpendeva una gran parte delle fue rendite.
L’ ingegno di quefto Re é flato aflai celebrato dagli
Storici di quel regno. Egli fi propofe da imitare e per gli
ftudj , e per la condotta della vita Io efempio di fuo Pa
dre, ed in fatti gli fu aflai fomigliante. Con lui fi pud dir
finita la gloria de’ Re Cicimechi; poiché la difcordia ecci-
tatafi fra i fuoi figliuoli diminuí lofplendor della Gorte ,inde-
boli le forze dello Srato , e lo difpofe alia fua ultima rovi-
na. Non dichiaro Nezahualpilli chi dovea fuccedergli nella
Corona, come aveano fatto tutti i fuoi Anteceflori. Igno-
riamo pure il motivo d’ una tal trafcuratezza, che fu si per-
niciofa al regno di Acolhuacan. §
Tofto che il Configlio fupremo del Re defun to fu afli- r¡'VoIu-
curato della fua morte , fi credette in obbligo d’ eleggere il zioni de!
fucceflore ad imitazione de’ Meflicani. Radúnaronfi dunque Acolhua-
per deliberare fopra un affare di tanto rilievo > e comincian-can.
Storm del Mejjico Tom, I, P p do
2<?S
7 do a difcorrere i! piu anziano, e piu autorevole di loro; rappre-
Lib. V.fentd i graviífimi danni, che potrebbe recar alio Hato 1’ A-
narchia, fe íi ritardava 1’ elezione: che egli era di parere,
che doveífe ricader la corona nel Principe Cacamatzin; poi-
che oltre alia fuá prudenza, ed al fuo coraggio, era il pri
mogénito della prima Principefla Meflicana, che fposó il de-
funto Re. Tutti gli altri configlieri aderirono a quefto pa-
rcre, che era tanto giufto,e di una perfona tanto autorevo
le. I Principi , che in una fala vicina afpettavano la rifo-
luzione del Configlio, furono pregati d’ entrarvi per fentir-
la. Entrati che furono tutti, fi diede la principal fedia a
Cacamatzin, ch’era giovane di venti due anni, ed a’fianchi
¿i lui fedettero i íuoi fratelli Coanacotzin di venti, e Ix-
tlilxochitl di diciannove anni. Alzofíi poi quell’ Anziano ch’
era flato il primo a parlare,e dichiaró la rifoluzione delCon-
figlio, nella quale era compromeífa quella del regno, di dar la
Corona a Cacamatzin attefo il diritto della primogenitura.
Ixtlilxochitl, ch’ era un giovane ambiziofo ed intraprenden-
te, fi oppofe dicendo, che fe il Re foífe flato veramente
morto , avrehbe fenz’altro nominato il fucceífore: che il non
averio fatto era indizio non dubbiofo della fuá vita, ed ef-
fendo vivo il legittimo Sovrano, era attentato ne’ fudditi il
nominare un fucceífore. I Configlieri conofcendo bene 1’ Ín
dole d’ Ixtlilxochitl, non ofarono contraddirgli apertamente;
ma pregarono Coanacotzin di dire il fuo fentimento. Que-
flo Principe lodó , e coníermó la determinazione del Coníi-
glio, ed accennó gl’ inconvenienti , ch’ erano per avvenire ,
fe fi ritardaífe la efecuzione. Ixtlilxochitl gli contraddiífe,
tacciandolo di leggerezza , e d’inconfiderazione, mentre non
s’ accorgeva, che nell’ abbracciar tal partito favoriva i di-
fegni di Motezuma, ch’ era troppo inclinato a Cacamatzin,
e fi adopera va per metterlo ful trono, Aperando aver in CO'
fluí un Re di cera, a cui dar potelfe qualunque forma gli
piaceífe. „ Non é ragionevole, o mió fratello, replicó Coa-
,, nacotzin, 1’opporfi ad una rifoluzione si favia e si giu-
„ fta. Non avvertite, che quando non foífe Re Cacamatzin,
a me,
*99
a me, non a voi fi dovrebbe la Corona? „ „ E’ vero,55^^
„ diífe allora Ixtlilxochitl, che fe per la fucceífione fi deb-Lib. V.
,, be confiderar foltanto 1’ et'a, la Corona fi debbe a Caca-
„ matzin , e mancando lui, a voi; ma fe fi ha riguardo,
„ ficcome è giufto, al coraggio , a meè dovuta , piuttoftoche a
,, voi, ovvero a Cacamatzin. „ I Configlieri vedendo, che
la collera de’ Principi s’ andava vieppiu rifcaldando , impo-
fero filenzio a tutti e due, e licenziarono la radunanza .
I due Principi andarono alia lor Madre la Regina Xocotzin,
per continuar la loro contefa, e Cacamatzin accompagnato
da molta Nobilt'a fi portò fubito a Meffico per informar Mo-
tezuma di ciò , che era avvenuto, e per addimandare il fuo
ajuto. Motezuma, il quale oltre all’ amor, che gli porta
va, vedeva il dritto di tal Principe , ed il confenfo delia
Nazione,gli configliò di metter in falvo prima d’ogni altra
cofa il Real teforo, e gli promife d’ accomodar la lite col
fuo ffatello , e d’impiegar 1’ armi Meíficane in favor diluí,
fe mai non foífero abbaftanza le negoziazioni.
Ixtlilxochitl tofto che feppe lapartenza di Cacamatzin,
ed antivide le confeguenze del ricorfo di lui a Motezuma,
ufcï dalla Corte con tutti i fuoi partigiani, e fe n andò agli
ftati, che aveano i fuoi Ainelle montagne di Meztitlan. Coa-
nacotzin diede prontamente avvifo a Cacamatzin $ acciocchè
fenza indugio fi reftituiífe a Tezcuco, e fi prevalefle di si
opportuna occafione per incoronarfi. Pigliò Cacamatzin il
falutevole coniiglio del fuo fratello, e portofii a quella Cor
te accompagnato da Cuitlahuazin, fratello di Motezuma, e
Signor d’ Iztapalapart, e da molta Nobilta Mefíicana. Cui-
tlahuatzin, fenza perder tempo, convoco la Nobilta Tezcu-
cana nell’ Hueirecpan, o fia gran palagio de’ Re d’ Acolhua-
can , e gli prefentò il Principe Gacàmatzin, acciocchè foífe
da loro riconofciuto per legittimo SoVrano * Accettaronlo
tutti, e reflò allora determinato il giorno per la folenuit'a del-
1’ Incoronazione; ma s’ impedí colle nuove, che arrivarono
alia Corte,che il Principe Ixtlilxochitl fcendeva dalle montagne
di Meztitlan alia tefta d’ un groífo efercito.
goo,
------- - Quedo inquieto giovane fubito che arrivó a Meant-
Lib. V., Jan , convoco, tutti i Signori de’ luoghi fituati in quel
le grandi, montagne , e 1er fece fapere. il fuo difegno d’
opporfi a. fuo ftatello Cacamatzin fotto pretefto. di zelo per
1’ onore, e per la liberta delle. Nazioni Cicimeca, ed Acol-
hua : ch’ era cofa indegna. ed aíTai pericolofa 1’ ubbidire
ad un Re si pieghevole alla volonta di quello di Mef-
fico : che i MeiTicani dimenticatifi di quanto dovevano a-
gli Acolhui, volevano aumentar le loro inique ufurpazioni
con quella del regno d’Acolhuacan :, ch’egli dalla fua parte
era determinato di adoperare tutto il coraggio, che Iddio
gli avea dato, nel difender la fua patria dalla tirannia di
Motezuma. Con si fatt.e ragioni fuggeritegli verifimilmente
da’fuoi Ai, rifcaldo in tal maniera gli animi di quel Si
gnori, che tutti s’efibirono ad ajutarlo con tutte le lora
forze , ed in fatti le.varono tante truppe ,che quando il Prin
cipe feefe dalle montagne, montava il fuo efercito, pîr quel
che dicono, a più di cento mila uomini. In tutti i luoghi
dove paifava era ben accolto, o per paura della fua pof-
fanza, o per inclinazione a favorir le fue pretenfioni. Da
Tepepolco mando un’ ambafeiata agli Otompanefi ,ordinando
loro di preftare a lui ubbidienza, corne a lor proprio Re ;
ma coftoro rifpofero , che morto il Re Nezahualpilli, altro
Padrone non riconofcevano, che Cacamatzin, il. quale era
Rato pacificamente accettato nella Corte, e fi trovava gia
in pofTeffo del trono d’ Acolhuacan. Quella rifpofta irrito
Ixtlilxochitl, e lo fece andar precipitoiamente contra quella
Citta. Gli Otompanefi gli vennero all’ incontro in ordine
di battaglia ; ma benchè faceflero qualche refiitenza ail’ efer
cito nemico, furono pur vinti , e prefa dal Principe la loro
Citt'a. Tra i morti cadde lo fteiTo Signor d’Otompan, e
cjô appunto anticipé» al Principe la vittoria.
Quefto fucceifo mife in grande inquietudine Cacama
tzin, e- tutta la fua Corte : onde temendo,che voleffe anche
il nemico aflediar la capitale, procuro fortificará ; ma il
Principe contento di vederfi rifpettato e temuto, non fi mof-
fe
3oi
fe allora da Otompan; ma difpoíe delle guardie fulle ftrade5^5^
coll’ordine di non far male a neífuno, di non impediré il Lib. V.
paíTo a’particolari, che dalla Corte voleffero andaré a qua-
lunque altro luogo, e di oífequiar le perfone di primo ran
go, che vi paflaífero. Cacamatzin vedena'o le forze, e la
rifoluzione del fratello ,. e Rimando manco male il (aerificar
una parte, benché grande del regno, che il perderlo tutto,
gli mando col confenfo di Coanacotzin un’ ambaíciata per
far con eflo lui qualche accomodanlento. Mandó a dirgli,
che riteneífe puré,fe voleva,tutti i dominj delle montagne,
poiché egli fi contentava delta Corte, e degli dati delle pia-
nure: che voleva anche partiré col fuo fratello Coanacotzin
le rendite del regno; ma infierne lo pregava di lafeiar ogni
altra pretenfione , e di non perturbar piü la pubblica tran
quilina. Gli Ambafciatori furono due Perfonaggi del fangue
Reale d’ Acolhuacan, a cui portava un gran rifpetto Ixtlil-
xochitl. Quedo Principe rifpoíe , che i fuoi fratelli poteva-
no far tutto ció che lor piacefle : che a lui era caro , che
Cacamatzin folíe in poífeflione del regno d’Acolhuacan : ch’
egli niente macchinava contro loro,, né contró lo Rato: che
non manteneva per altro quell’efercito, che per opporfi agli
ambiziofi difegui de’Meíficani, i quali aveano recati de’gra-
vifiimi difgufti, e de’lofpetti a fuo Padre Nezahualpilli : che
fe allora fi divideva il regno peí común intereffe della Na-
zione, fperava di vederlo un’altra volta unito: che foprat-
t.utto fi guardaflero di cadere ne’ lacej dell’ aíluto Motezuma.
Non s’ingannó puré Ixtlilxochiti nella diffidenza di Motezu
ma; poiché in fatti quedo Re fu quegli, che diede lo fven-
turato Cacamatzin , come vedremo,in mano agli Spagnuoli,,
malgrado l'amor che gli portava.
Col!’ accordo fatto col fratello redó Cacamatzin nella
pacifica, poffeflione della corona d’Acolhuacan; ma co’fuoi
dom.nj troppo diminuiti : menrre ció che avea ceduto, era
una parte confiderabile del regno. 1 xtliIxochitl mantenne o-
gnora le fue truppe in moto , e fpefíe volte fi lafció vedere
col fuo efercito nelle. vicinanze di Medico, sfidando Motezu
ma
302
—- ma a combatiere a corpo a corpo con lui . Ma quedo Re
Lib. v. non trovavaii piu in iftato di accettar una tale sfida : il fuo-
co ch’ ebbe nella fua giovanezza s’ era già ccminciato a
fmorzare cogli anni, e le delizie dimeftiche gli aveano in-
debolito F animo: nè prudenza farebbe data lo efporfi ad un
tai conflitto con un giovane si rifoluto, il quale con fegre-
te negoziazioni avea già tirata al fuo partito una gran par
te dalle Provincie Medicane. Nondimeno fpetfe volte com-
batterono i Metficani con quell’efercito, reliando or vinti,
or vittorioli. In una di quelle zuffe fu prefo un párente del
Re di Meíïico, il quale era ufcito alia guerra colla rifolu-
zione di far prigione quel Principe, e condurlo legato a
Medico, e cos'i lo avea prometió a Mocezuma. Seppe lx-
tlilxochitl queda arrogante prometía, e per vendicaríi aven-
dolo fatto legare e coprir di canua fecca , lo fece bruciar
vivo a vida di tutto 1’efercito.
Nel decorfo della nodra doria fa re mo vedere, quanta
parte ebbe quedo inquieto Principe nella felicita degli Spa-
gnuoli, i quali a quedo tempo cominciarono a lafciarti ve-
dere fulle code del Golfo Mefíicano; ma prima d’intrapren-
dere la narrazione d’ una guerra, che mife tutti que’ regni
in ifcompiglio, è d’ uopo far conofcere la Religione, il Go
verno, le arti, ed i codumi de’Metficani.
Oltre a queñi e ad altri sbaglj , nel margine della pag. 17c. manca
queña poftilla: §.20. Divifione deTenochchi,edeTlatelolchi,e nella pag. 203.
fi vede replicata la portilla antecedente, laddove dovrebbe dire: §. 17. Per
feccione contro il Principe Víza/iíia/fojot/. Ci perfuadiamoche i tomi leguen-
ti diverranno piii corretti.
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GENEALOGIA DEI RE MESSICANI
DEDOTTA INSIN DAL COMINCIAMENTO DEL SECOLO XIII.
ACAMAPITZIN Re I. di Meili co
ce la Cueva «u'qua?.’
uono i Signori Conti di Mo- I Tezozomoctli ammo-
•ezuma , e di Tula , Vifcon- —o con Matlala-
ti d' lluca &c. ■ipote .
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- QUAUHTEMO-
Miabuexochitl TZIN Re XI. di Mef-
moglie del Re Mo- fico
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GENEALOGIA DEI RE MESSICANI
DEDOTTA INSIN DAL COMINCIAMENTO DEL SECOLO XIII.
llhuicatl ammogliato ’
con Tlacapantzin
verfo 1* anno iazo. I
Huitzilibultl il vecchio
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I
------------------------- — I
Opocbtli ammogliato
con Atozoztli
ACAMAPITZIN Re I. di Meflico
HUITZILIHUITL
~~~ CHLMALPOPO-
=
Tezozomoctli ammo- ITZCOATL
Re II. di Meflico CA Re III. di ' gliato con Matlala- — Re IV. di |
Meílieo * tzin fuá ñipóte. Meflico . |
TI
Matlalc!- MOTEUC-
Marlaletz'n
buattjn Ma- ¡ZOMA IL- moglie di
dre di Ne- =. ¡ HUICA- Tezozomoc-
zahúaltojotl - MINA Re tli fuo zio.
Re d’ Acol- ¡V. di Mef-
huacan . [ fico.
11 11
Cácamete.’» Re d’ Coenacot^ln Re d’
Acolhuacan Acolhuacan
Ixtlalcuecbabuac
Signor di Tollan
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Re IX. di Meflico.
CUITLAHUA
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INDICE
DEL TOMO I.
LIBRO I.
L I B R O IIL
L IB R O IV.
L I B R O V.
ERRvi*
306
E R R AH A C O O I G E
Dedic. tv Un. 2. diffettofa . difettofa
vii /zw. 9. qualche . . qualche
Pag. i. lin. 7. e ñata . • é ñata
pag. 5. lin. 5. correggendoyi le mi- . . correggendovi le proporzioni dell’im-
fure da lui recate magine per le mifure da luí recate
pag. 6. lin. pen. alia truppe . . . alie truppe
pag. 11. lin. 32. Demenicano . . . Domenicano
pag. 17. lin. 3. e ñato . . . , . é ñato
pag. 18. edaltrave, oltredi queñe. . . oltre a queñe
pag. 33- altrove ,oltreeche ... oltreché
pag. 40. lin. 17. ragioni................... regioni
lin. 24. combuñili . . , . . combuñibili
47. lin. 4. e fia........................ o fia
pag. 50. lin. 17. alia pigna . . , alia pina
pag. 59. lin. 2. della palma di coceo . . la palma di coceo, e quelle de’dat-
e di quella de’datteri teri
pag. 76. nel!a nota (dd) effendofi trovati.. effendofi tróvate
pag. 78. lin. 4. confidebile , . . . confiderabile
pag. 82. lin. 30. e il Tropilot . . . e il Tropilot
pag. 99- Un- a7- Linguattola Linguatola
pag. 108. lin. 22, gionco giunco
pag. 115. nella nota, bianhi . » bianchi
pag. 119. lin. 3. capigliatura capellatura
121. Un. 18. ii 7-^ . , • Ii
pag. 122. lin. 30. differtazi®ne dí'flertazioni
i „ 146.
pag. .” Un.. 17. .J. fecolo XIV TIotzin nel fecolo XIII
. TIotzin, nel
pag. 181. lin. 19. quelli Europei . . . quegli Europei
pag. 182. lin. 29. del fuo palagio . di palagio
pag. 190. lin. 22. roverfeiarp , , ro ve fe i a re
pag. 193. lin. 20. diffimuló peró • . diffimuló puré
p<zg. 197. lin. 23. s’ affidette . . s’ affiffe
pag. 197. lin. 20. in dirittura . . a dirittura
P<Z£. »OJ.//«. 7. he s’erar¡fug¡at;Ot í!
pag. 209. lin. 10. c ch ’era rifuggito
pag, 219. lin. 8. raccolgevano . . . raccoglievano
pag. 244. lin. 28. Ei Gallinaccj . . Di Gallinaccj
pag. 290. lin. pen. pianura diñefa . . pianura si d’iñefa
Nel margine della peg. 170. manca quefia poflilla: §. 20. Divifione de’ Te-
nochchi, e de’ Tlatelolchi ,e nella pag. 203. fi vede replicata la poflilla an
tecedente, laddove dovrebbe dir cosí: §. 17. Perfecuzione contro il Princi
pe Nezahualcojotl. Non dubito, che i cortefl Lett ori feuferanno benignamen
te quefli, ed altri erreri, e che i tomi [eguenii diverranno piic corretti.