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STORIA ANTICA

DEL MESSICO
CAVATA DA* MIGLIORI STORICI SPAGNUOLI,
E da’ MANOSCRITTi; E DALLE PITTURE ANTICHE DEGL’ INDIANI *.

DIVISA IN DIECI LIBRI,


E GORREDATA DI CARTE GEOGRAFIGHE,
E DI VARIE FIGURE:
E

D 1 S S E R TA Z I O N I
Sulla Terra, fugli Animali, c fugli abitatori del Meili co,'

OPERA
D £ X. £’ ABATE

D* FRANCESCO SAVERIO
CLAVIGERO
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T O M O I-
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IN CESENA MDCGLXXX.

Per Gregorio Biasini all’ Insegna di Pallade


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ALLA REALE
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PONTIFICIA UNIVERSITA’
DEGLI STUDJ DI MESSICO.

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I L L U S T RI S S IM J S I G M O R I

Na Storia del Medico ícritta da


un Mefficano y che non cerca pro-
fenda, ma fcorta che lo? guidi, e
Maeftro che l’iliumini, dee fenz* altro confacraríi
al corpo letterario piü rifpettabile di cotello nuo-
vo Mondo, come quello,che piü di qualunque ai-
tro é inftruifo nella Storia Meílicana, e pero piü
arto a decídere del mérito di tale opera, ed a ri-;
levar gli errori, che vi fienoé.
a z lo
iv
lo pur mi vergognerei di prefentarvi un ope­
ra cosí fconcia, e cosí diffettofa, fe non fofli ficu-
ro, che la voftra prudenza, e la voftra umanità
non fono punto inferiori alia voftra eminente doc­
trina. Voi Tapete beniflimo quanto arduo fia l’ar-
gomento della mía Storia, e quanto fia difficile di
riufcirvi, maflimamente per un uomo rifinito dal­
le tribolazioni, che s’è meffb a fcrivere piü di
fette mita miglia lontano dalla fuá patria, fprov-
veduto di molti documenti neceflarj, e privo an­
che di que’rifcontri, che potrebbe procacciaríi per
le lettere de’ fuoi compatrioti. Tofto dunque vi
accorgerete in leggendo quefta opera, ch’ efla anzi-
chè una Storia, è un faggio, un tentativo, uno
sforzo, ma gagliardo, d’un Cittadino, che a di-
fpetto delle fue calamita s’è adoperato per render-
fi utile alta fuá patria, ed in vece di rimprovera*
re gli sbagli, compatirete l’Autore, c gradirete il
fervizio fattovi da lui nell’aver battuta una ftrada,
che per noftra difgrazia s’è renduta matagevolif-
fima.
Del refto chi oferebbe comparir con si umil
dono innanzi ad un Corpo tanto ragguardevole,
ch’eífendo ftato infin dal fuo cominciamento con-
fumato, e perfetto, è andato tuttora accrefcendo
la fuá perfezione ? Chi non farebbe foprappre-
fo
(a) I? Univerfiti di Mcflico fu eretta per ordine dell’ Imperatore
Carlo V,, e con autorit^ di Papa Giulio III. l’anno 1533. con tutte
le prerogative, ed i privilegj di quella di Salamanca. I primi Lettori
furono braviflyni, perche fcelti tra i Letterati di Spagna, allorch£ pit*
the
V

fo da un facro rifpetto in vedendo nelle voftre


fcuole le immagini di quegli uomini chiariffimi,
che illuftrarono già è la Nuova,e l’Antica Spa-
gna, o in fentendo que’nomi immortali di Vera-
cruz, d’Hortigofa, di Naranjo, di Cervantes, di
Salcedo, di Sariñana, di Siles, di Sigüenza, di
Bermudez, d’Eguiara, di Miranda, di Portillo &c.
&c., che farebbono onore anche alie piu rinoma-
te Accademie della dotta Europa? (A) Bafterebbe
pure a far perder 1’ animo ail’ Autore il ricordaríi
de’ nomi de’ voftri Dottori ancor viventi, e tra gli
altri di quello del chiariílimo Cancelliere, e capo
delia voftra Univeríitá, cui oltre il pregio dell’il-
luftre fuá nafcita, un íublime ingegno, una fom-
ma erudizione nelle facre , e nelle umane lettere,
ed una foda pieta hanno innaízato alie piu lumi-
nofe cariche letterarie, e lo rendono degniflimo
della facra porpora .
Ma
* -3

che mai vi fiorivano le fcienze. Uno d’eifi ( il P. Alfonfo della Ve*-


facroce AgoftinianO ) pubblicô in Meffico, ed in Ifpagna parecchie
opéré filofofiche’, e teologiche affai pregiatef da’ dotti. Un altro £vsl
Dott. Cervantes ) ftampo in Meffico certi eccellenti dialoghi latinî.
I rapidi avanzamenti di (¡li quefta infigi Univerfità fi danno a divederc
queda infigne
nel lit.
nci xxi. vjuhviiiu Memcano celebrato F
Concilio jixcÆcano x^o^ , il quale a giudi-
auuu 1585,
¿ anno
zio degli uomini intenqenfi
intendenti è unO Concilji provincia-
uno de’’ piu dotti fra i C
li, e nazionali. Vi fono oggidi venti tre Letjtori ordinary iinarj di Rettorica,
di Filofofia, di Teologla, di Giurifprudenzà C Canónica, e Civile, di
Medicina, di Matemafiche, e di Lingue.
(b) Degli uomini grandi delF Univerfità Mefficana fanno onorevol
menzione, Criftofano Bernardo della Plaza nella Cronaca della medefi-
ma Univerfità dedotta dall’anno 1553. fin’al 1683, il Dott. Eguiara
nella Biblioteca Mefficana, e nella prefazione della fua Teologia, Pine-
lo nella Biblioteca Occidentale , e molti altri Autori cosi Europei,
come American!. / / /
/-
vi
Ma lafciando ora le lodi a voi dovute; poi-
ché faranno forfe flimate adulazioni da coloro,
che ignorano il voflro rilevante mérito, io voglio
con voi amichevolmente lagnarmi dell’ indolenza,
o trafcuraggine de’ noftri Maggiori rapporto alia
floria della noflra. patria.. Egli é pur vero, che vi
furono molti valentuomini, che s’ affaticarono nell’
illuflrare 1’Antichitá Meflicana,, e ne lafciarono
molti pregevoliflimi fcritti,. E’ vero altresi, ch’era
giá in cotefla Univerfitá un ProfeíTore d’ Antichi­
tá, incaricato di ípiegare i caratteri, e le figure
delle pitture meflicane, come quelle ch’ erano di
fommo rilievo per decidere ne’tribunali le liti in­
forte fulla proprietá d’alcune terre, o fulla, nobil-
tá d’ alcune famiglie Indiane. Ma quedo appunto
é quello che mi rincrefce. Perché non confervar
quel ProfeíTore tanto nec.flario? Perché lafciar pe-
rire quegli fcritti tanto preziofi, e fpezialmente
quelli del dottiflimo Siguenza ? Per la mancanza
del ProfeíTore d’ Antichita non v’ é prefentemente
chi intenda le pitture meflicane, e per la perdita
degli fcritti la Storia del Meflico é divenuta diffi-
cilifíima, per non dire impoflibile. Ora, poiché una
tal perdita non puó ripararfi, almeno non fi per-
da quello che ci refta. lo fpero che voi che fíete
in cotefto regno i cuflodi delle fcienze, cerchere-
A te di confervar gli avanzi dell’Antichitá della no­
flra patria, formandone nello fleflo magnifico edi-
fizio delle voftre fcuole un non meno utile, che
curiofo mufeo, nel quale fieno raccolte le flatue
anti-
antiche, che ci rimangono , o s’andranno fcopren-
do negli fcavamenti, le armi, i lavori di mufaico,
ed altre si fatte anticaglie, le pitture meflicane d’o-
gni forta, e quà e là fparfe, e foprattutto i ma-
nofcritti tanto quelli de’primi Miílionarj, e d’al­
tri antichi Spagnuoli, quanto quelli de’ medefimi
Indiani, che fono nelle librerle d’alcuni Moniíle-
rj: onde fi potrebbono ricavar delle copie, prima
ch’ eíli fieno dalle tignuole confunti, o per qualchè
altra difgrazia perduti. Ciò che fece pochi anni
fa un curiofo, ed erudito Straniere, (*) ci dà a^fierBo*
conofcere quello, che far potrebbono i noílri com- turini,
patrioti, qualora ad una gran diligenza, e ad un’
accorta induftria aggiungeflero quella prudenza, che
fi richiede per tirar si fatti monumenti dalle mani
degl’ Indiani.
Degnatevi frattanto d' accettar quefta mia fa-
tica, come un contraíTegno del mio íincerifsimo a-
mor delia patria, e delia fomma venerazione, col­
la quale mi proteílo

Bologna 13- Giugno 1780.

Di VV. Signorie Illuftrifsime

xAffe^jonato compatriota, ect UmiliJJimo Seivitore,


JEranceíco Saverio Clavigero.
Vid'it pm IlluJlrifs. ac Reverendlfs. D.ViC,
Gen. Bartolucci

Carolus Catani.

IMPRIMATUR;

Jo.- B. Bartolucci Vic. Gen.

Vidit pro Admod. R. P. Vic, S. Offic. Ceefenee

Comes Francifcus Fattiboni Confultor S. Officii.

i mprimatur;

F. Antonius Gatti Vic. S, Offic. Caefens.


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P1EFAZIOO
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A Storia antica del Mefíico da me intraprefa


per ifchivare la nojofa,e biafimevole fcioperag-
gine, a cui trovavami condannato, per fervire
comunque potefli alia mía patria , ed alia mia
Nazione, e per rimettere nel fuo fplendore la
verità offufcata da una turba incredibile di mo-
derni Scrittori dell’America, e ftata non metí
faticofa , e malagevole per me , che difpendiofa. Imperoc-
chè , tralafciando le grandi fpefe fatte nel procacciarmi da
Cadice, da Madrid, e da altre Citta dell’Europa i libri ne-
ceflarj,ho letto,e diligentemente difaminato quafl tutto, quan­
to è flato finora fopra un tale argomento pubblicato : ho con-
frontato i ragguaglj degli Autori, ed ho pefata nella bilancia
delia critica la loro autorità: ho iludíate moltiíTime dipinture
ftoriche de’Meflicani: mi fono prevaluto de’lor manofcritti gia
letti, allorchè io era nel Meflico, ed ho confultati molti uo-
mini pratici di que’paefi . Ad una tal diligenza potrei aggiun-
ger per accreditar le mie fatiche, d’eflermi trattenuto trentafei
anni in parecchie Provineie di quel vafto Regno,d’aver impa­
rata la lingua meíficana, e d’ aver praticati per alcuni anni
gli flefíi Meflicani, la cui floria fcrivo. Non però mi lufingo
di poter dare un’ opera perfetta ; poichè oltre al trovarmi sfor-
nito di que’ fregj d’ingegno, di giudizio, e d’eloquenza , che
fl richiedono in un buono ftorico, la perdita lamentabile della
maggior parte delle pitture meflicane , da me altrove rammen-
tata , e compianta, e la mancanza di tanti manofcritti prege-
voli, che fl confervano in parecchie librerie del Meflico, fono
oftacoli infuperabili per chiunque intraprender voglia si fatta
Storia, maflimamente fuori di que’ paefi. Nulladimeno io fpe-
ro, che fia gradita la mia fatica, non gia per la eleganza del­
la favella, per la bellezza delle defcrizioni, per la gravità del-
Staria del MeJJico Tom. I. A le
le fentenze, o per la grandezza de’fatti raccontati ; ma bens!
per la diligenza nelle ricerche, per la fincerita della narrazio-
ne, per la naturalezza dello ftile, e pel fervigio fat to a’Lette-
rati vaghi di fapere le antichita mefficane,prefentando loro rac-
colto in quefta operetta quanto di pregevole trovafi fparfo qua
e la negli Autori, e davvantaggio parecchie cofe non mai da
effi pubblicate.
Effendomi io prefifia la utilita de’miei nazionali , come
fine principal di quefta Storia, la fcrifii da principio in ispa-
gnuolo: indotto poi da alcuni Letterati Italiani, che moftra*
vanfi oltremodo bramofi di leggerla nella lor propria lingua,
mi addoflai il nuovo, e faticofo impegno di traslatarla in to-
fcano; ma coloro, ch’ebbero la bonta di pregiar le mie fad*
che, avranno pure quella di compatirmi.
Indotto parimente da alcuni amici icriiii quel faggio di
ftoria naturale del Meffico, che ft legge nel libro primo, il
quale da me credevafi non neceffario, e da mold forfe far'a
ftimato fuor di propofito; ma per non ufcir affatto dal mio
argomento mi sforzai di ridurre alia ftoria antica cio, che di-
co delle cofe naturali , accennando l’ufo, che ne faceano gli
antichi Meflicani. Per l’oppofto a quelli che fon portati per
lo ftudio della Natura, parra quefto medefimo faggio qual’in*
fatti e, troppo riftretto, e fuperfiziale; ma per foddisfare alia
loro curiofita farebbe d’uopo lo fcrivere un’opera affai diverfa
da quella , ch’ io ho intraprefa. Del refto io avrei rifpar-
miata una gran pena, fe non fofii ftato coftretto a compiacere
a’ fuddetd amici, mentre per ifcrivere convenevolmente quel
pnco di ftoria naturale, ftudiai l’opere di Plinio, di Diofcori-
de, di Laet, di Hernandez, d’Ulloa, di Buffon, di Bomare,
e d’altri Naturalifti; non contentandomi ne di cio,ch’io avea
veduto co’miei occhj, ne di cio, che ho avuto per informa-
zione d’uomini pratici di que’paefi, e bene intendenri.
Nello fcrivere niente ho avuto piu a cuore, che la veri-
ta. Io avrei faticato affai meno, e la mia Storia farebbe forfe
piu gradita da molti,fe tutta la diligenza da me adoprata per
rintracciare il vero, l’aveffi meffa nell’abbellire la mia narra-
zione
3
ziotie (Tuno Rile brillante, e vezzofo, di riflefíioni filofofiche;
e politiche, e di fatti inventan a capriccio, flecóme veggo far-
fi da non pochi Autori del noftro vantato fecolo; ma a me
pare, come quegli che fono nemico giurato d’ogni inganno,
bugia, ed affettazione, tanto piü bella dover comparir la ven­
ía, quanto piu ignuda. Nel raccontar gli avvenimenti della
conquiíia fatta dagli Spagnuoli mi fono ugualmente allontana-
to dal panegirico del Solís, e dalle invettive di Monfignor de
las Cafas; poiché né voglio adulare i miei Nazionali, né ca-
lunniarli. Metto i fatti in quel grado di certezza,o di verifl-
miglianza, in cui gli trovo: dove poi non poffo accertare
qualche fucceífo a cagione della difeordanza degli Autori, fle­
cóme intorno alia morte del Re Motezuma, efpongo fincera-
mente i lor diverfl fentimenti, ma fenza tralaíciar quelle con-
getture, che detta la buona ragione.In fomma ho avuto fem-
pre mai d’avanti agí occhj quelle due fante leggi della ftoria,
di non ofar dire il falfo, né temer di dire il vero, e mi lu-
fingo di non avervi contravvenuto.
Non dubito, che vi fieno de’leggirori sí delicati , e lezio-
fl, che non poífano comportare la durezza di tanti nomi mef-
ficani fparíi per tutta la Storia; ma qnefto é un male, a cui
non ho potuto rimediare fenza efpormi ad incorrere in un’al-
tro difetto men tollerabile, ed affai comune in quafl tutti gli
Europei, che hanno feritto dell’América , cioé quello d’alte­
rare in sí fatta mantera i nomi per raddolcirli, che non fi
poífano piu conofcere. Chi farebbe capace d’indovinare, che
il Solís parla di Quauhnahuac dove dice Qitatlabaca, di Hue-
jotlipan dove mette Gualip¿ry e di Cuitlaipitoc dove ferive
Pilpatoe? Quindi ho ftitnato piu ficuro 1’imitar 1’ efempio di
molti ferittori moderni, i quali dovunque adducono nelle loro
opere i nomi di perfone, di luoghi, di fiumi, ec. d’un’altra
Nazione della Europa, gli icrivono tali, quali cotal Nazione
A 2 gli

(a) lo non pretendo far credere adulatore il Solís, né calunniatore Monfig.


de las Cafas, ma foltanto voglio diré, che ció che fcriffe il Solís moflo dal
defiderio d’ingrandire il fuo Éroe, e Monfignor de las Cafas trafportato dal
pió zelo per gl’Indiani, io non potrei feriyere fenza adulare, o calunniare
4
gli ufa: e pure vi lodo de’ nomi prefi dalla lingua tedefca , e
dalla illirica affai piu duri all’ orecchíe italiane pel maggior
concorfo di confonanti forti, che tutte le vcci mefficane da
me adoperate. Non però rifiuto que’ nomi gia alterad, ne’qua-
li per efíere generalmente conofciuti, non v’e pericolo di sba-
gliare. Cos'l fcrivo Mejjico in vece di Mexico, Tlafcallaïn. ve­
ce di Tlaxcallan, e Motezuma in vece di Moteuczoma,
Rapporto alia Geografia d’ Anahuac ho adoperato ogni mió
Iludió per renderla efatta , prevalendomi or della notizia di
que'paeíi prefa da me medefimo ne’ mold viaggj che vi feci,
or dell’informazioni , e degli ícritti altrui; ma contuttoció
non fono riufcito plenamente,mentre a difpetto delle piu pre-
murofe diligenze non ho potuto procacciarmi quelle fcarfe of-
fervazioni aftronomiche, che fi fon fatte fu’luoghi. 11 lito pe­
rò , e le diílanze da me accennate tanto nel corpo ¿ella Ro­
da , quanto nella carta geográfica, non debbono crederfi mefle
con quella precifione, ed efattezza ,che fi richiede da un Geó­
grafo ; ma a un dipreffo, come puo faríi da un viaggia-
tore accorto, che giudica ad occhio . Ho avute nelle ma­
ni innumerabili carte geografiche del Meífico cosí antiche ,
come moderne , e farebbe Rato facile il copiare quella ,
che piu mi piacefle , facendovi alcune lievi mutazioni per
ridurla alia Geografia antica; ma fra tante non ne ho tró­
valo neppure una , che non lia piena d’ errori tanto rapporto
alia latitudine, e alia longitudine de’ luoghi , quanto in ció
che riguarda la divifione delle Provincie, il corfo de’fiumi, e
Ja direzione delle cofte. Baila per conofcere il conto, che fi
debbe fare di tutte le carte finora pubblicate, avvertire il di­
vario, che in effe v’e intorno alia longitudine della Gapitale,
ccntuttocche efler debba piu conofciuta di quella di qualunque
altra Citta del Meífico. Quefto divario non c meno di quat-
tordici gradi, mentre da alcuni Geografi è fituata quella Cit-
t'a in 264. gradi di longitudine dalla ifola del Ferro, da altri
in 265., da altri in 266., e cosí fino a 278., o forfe piu.
Non meno per abbellire la mia Storia, che per agevola-
re -V intelligenza di parecchie cofe in eña defcritte, ho fatto in-
fa-
tagliare fino a venti rami. I caratteri meflicani , e le figure
delle Citta,de’Re, delle armadure, degli abiti, degli fcudi, del
fecolo, dell’anno, del mefe, e del diluvio fono date prefe da
varié pitture meíficane. La figura del tempio maggiore é ñata
fatta fopra fuella del Conquidatore Anónimo, correggendovi le
mifure da lui recate,ed aggíungendovi ilredo giuda la defcrizione
d’altri Autori antichi. L’immagine dell’altro tempio e copia
di quella, che pubblicd il Valades nella fuá R.ettovica Cftftia-
na. Le figure de’ fiori, e degli animali fono per la maggior
parte copie di quelle dell’Hernández. II ritratto di Motezuma
é dato fatto fulla copia, che pubblicd il Gemelli dell'origína­
le, che ave va il Siguenza. I ritratti de’Conquidatori fono co­
pie di quelli, che fi vedono nelle Decadi dell’Herrera. Tutte
1’ altre figure fono date difegnate fopra cid, che abbiamo ve*
duto co’nodri occhj, e fopra cid, che ne raccontano gli Stoj
rici antichi.
Oltraccio ho voluto premettere alia narrazione de’fatti una
breve notizia degli Scrittori della Storia antica del Medico,
cosí per far vedere i fondamenti della mia opera, come per
far onore alia memoria d’alcuni illudri Americani, gli fcritti
de’quali fono affatto íconofciuti nell’ Europa. Servirá altresi
per additar le fonti della Storia Meíficana a chi perfezionar
volelfe nell’avvenire quedo mió imperfetto lavoro.
NO T I Z I A
Degli Scrirtori della Storia antica del Meilico.
NEL SECOLO XVI.

ERDINANDO CORTE’S. Le quattro lunghiffime Iettere


r fcritte da quefto famofo Conquillatore al iuo Sovrano Car­
lo V, contenenti il ragguaglio della Conquiffa, e molti prege-
voli rifcontri intorno al Meffico, e a’Mefficani, fono Hate pub-
blicate in ifpagnuolo, in latino, in tofcano,ed in altre lingue.
La prima di quelle Iettere fu llampata in Siviglia nel 1522.
Sono tutte bene fcritte, e vi ii fcorge della modeftia, e della
fincerità ne’ racconti, mentre ne vanta i fuoi proprj fatti, nè
ofcura gli altrui. S’ egli avefle avuto F ardire d’ingannar il fuo
Re, i fuoi nemici, che tante querele prefentarono alla corte
contro di lui, non avrebbono lafciato di rinfacciargli un tal
delit to.
BERNAL DIAZ DEL CASTILLO, Soldato conquilla-
tore. La Storia vera della cònquifta della N. Spaqna da lui fcrit-
ta fu llampata in Madrid nel 16^2. in no tomo in foglio.
Malgrado la fconciatura de’racconti, e la rozzezza del linguag-
gio, quefla Storia è llata alfai ftimata per la femplicit'a, e la
fincerità deli’Autore, che da per tutto fi fcorge. Egli fu telli-
monio oculato di quafi tutto quanto ne racconta; ma talvolta
non feppe fpiegar le cofe a cagione della fua idiotaggine, e
talvolta ancora fi mollra dimentico de’ fatti per avere fcritto
molti anni dopo la conquilta.
ALFONSO di MATA, e ALFONSO d’OJEDA, tutti
e due Conquillatori, e Scrittori di Comentarj fulla Conquifla
del Meffico, di cui fi fervirono FHerrera, e il Torquemada .
Quelli dell’Ojeda fono pin diltefi , e piit (limati. Egli ebbe
piu pratica degF Indiani, e imparò la loro lingua, come quegli
che fu incaricato di badar alia truppe aufiliarie degli Spa-
gnuoli.
IL
IL CONQUIST ATORE ANONIMO. CosV chiamiamo
l’Autore d’una breve, ma afiai curiofa, e ftimabrilÊ relazione ,
che fi trova nella raccolta del Ramufio fotto quefto titolo,
Relacione d'un Gentiluomo di Fevdinando Corrès. Non ho po­
luto indovinare chi fia ftato quefto Gentiluomo; perche niun’
Autore antico ne fa menzione ; ma chi che fia, egli e fince-
ro, efatto, e curiofo. Egli non curandofi degli avvenimenti
délia conquifta, racconta ció, che ofiervb nel Mefiico intorno
a’tempj, alie cafe, a’fepolcri, all’armi, agli abiti, al mangia?
re, al bere ec. de’ Mefiicani, e ci fa vedere la forma de’ lor
tempj. Se la fuá opera non folïe cotanto riftretta, non farebbe
verun’altra con efla paragonabile in cio, che riguarda le anti-
chit'a Mefiicane.
FRANCESCO LOPEZ di GOMARA. La Storia délia
Nuova Spagna f.ritta da quefto dotto Spagnuolo fulle informa -
zioni avute a bocea da’Conquiftatori, e per iferitto da’primi
Religiofi , che s’impiegarono nella converfione de’Mefiicani, e
ftampata in Saragozza nel 1354. è bene intefa, e curiofa. E-
gli fu il primo a pubblicare le fefte , i riti , le leggi, e la
maniera, che aveano i Mefiicani di computar il tempo; ma
vi fono degli errori a cagione di non eflere ftate aftatto efatte
quelle prime informazioni. La traduzione di queft’opera into-
feano ftampata in Venezia nel 15pp. ha tanti errori , chc
non pub leggerfi fenza noja. (b)
TORIBIO di BENAVENTE , chiariflimo Francefcano
Spagnuolo, ed uno de’ dodici primi Predicatori, che annun-
ziarono il Vangelo ai Mefiicani , conofciuto volgarmente per la
fuá evangélica povert'a col nome mefiieano di MOTOL1NIA.
Scrifíe tra le fue apoftoliche fatiche la Storia degi ind'tani délia
N. Spagna, divifa in tre parti. Nella 1. efpone i riti délia lo­
ro antica Religione : nella 2. la loro converfione alla fede Cri-
ftiana, e la loro vita nel Griftianefi'mo : e nella 3. ragiona dél­
ia

(b) Nella Raccolta degli Storici primi dell’ América fatta dal Sig. Barcia,
e ftampata in Madrid nel IJ49., fi trova la Storia del Gomara ; ma vi man-
cario alcune efpreftioni di quefto Autore intorno al carattere del conquiftatore
Cortès.
1
h loro indole, délié loro arti, e delle loro ufanze. Di queftat
Storia compita in un groífo tomo in foglio fi trovano alcuns
copie in Ifpagna . Scriífe parimente una opera ful Calendario
MeíTicano/ il cui originale fi confervava in Meffico), ed altre
non men ntili agli Spagnuoli, che agí’ Indiani.
ANDREA d’ OLMOS Francefcano Spagnuolo di fanti
memoria. Imparo quedo infaticabile Predicatore le lingue Mef-
ficana, Totonaca, e Huaxteca, e di tutte tre compofe gram-
matica, e dizionario. Oltre ad altre opere da lui lavorate i «
pro degli Spagnuoli , e degl’ Indiani, fcriífe in ifpagnuolo un
trattato fulle antichita MeíTicane, e in meíTicano 1’ efortazioni,
che faceano gli antichi Mefiicani a’loro figliuoli, di cui do un
faggio nel lib. VII. di queíla Storia.
BERNARDINO SAHAGUN, laboriofo Francefcano Spa­
gnuolo . Eflendo flato piú di feíTanta anni impiegato nella in-
ílruzione de’ Mefiicani, feppe colla maggior perfezione e la lo­
ro lingua, e la loro (loria. Oltre ad altre opere da lui fcritte
tanto in meíTicano, quanto in ifpagnuolo, compofe in dodici
grofli tomi in foglio un Dizionario univerfale della lingua mef-
ficana, contenente tutto ció che apparteneva alia Geografía,
alla Religione , e alia Storia politica, e naturale de’ Meífica-
ni. Queíla opera d’immenfa erudizione e fatica fu mandata al
Cronichiíla Reale dell’ America, refidente in Madrid, Jal Mar -
chefe di Villamanrique Viceré del Medico, e non dubitiamo,
che finora fiafi confervata in qualche librería di Spagna. Serif
fe ancora la Storia generale della N. Spagna in quattro tomi ,
li quali fi confervano manofcritti nella librería del Convento
de’ Francefcani in Tolofa di Navarra, fecondochè afferma Gio­
vanni di S. Antonio nella fuá Biblioteca Francefcana.
ALFONSO ZURITA, Giureconfulto Spagnuolo, e Giu-
dice del Meffico. Dopo aver fatte per ordine del Re Filippo
II. diligenti ricerche ful governo politico de’ Mefficani , fcriife
in Ifpagnuolo una Compendiofa rtlazione de' Signori ,che v er ano
. nel Me¡Jico , e della loro diverjird : delle leggi, dell'ufanze , e de' co-
Jlumi de MeJJicani : de' tributiz che pagavano &c. L’ originale
manofcritto in foglio fi conlervava nella librería del Collegia
de’
9
de’SS. Pietro, e Paolo de’ Gefuiti di Meflico. Da quefta ope­
ra, la quale è bene icritta, è ftataprefauna buona parte di cio,
che abbiatno fcritto fopra un taie argomento.
GIOVANNI di TOBAR nobiliflimo Gefuita meflicano.
Scriffe fulla Storia antica de’Regni di Meflico, d’ Acolbuacan ,
e di Tlacopan dopo aver fatte diligenti ricerche per ordine del
Vicerè del Meflico D. Martino Enriquez. Di quefti manofcritti
fe ne fervi principalmente il P. Acofta per cio che fcriffe intor-
bo aile antichità meflicane, com’egli medefimo ne protefta.
GIUSEPPE d’ ACOSTA , chiariflimo Gefuita Spagnuolo
affai conofciuto nel Mondo letterario per i fuoi fcritti. Quefto
grand’uomo, dopo eiferfi trattenuto alcuni anni nell’ una, e nell’
altra America, e informatofi da uomini pratici de’ coitumi di
quelle Nazioni, fcriffe in ifpagnuolo la Storia naturalise mora­
le delle Indies quale fa Itampaia la prima volta in Siviglia
nel 1585?., poi riftampata in Barcellona nel 15511., ed indi
portata in varie lingue dell’ Europa. Queft’ opera è allai bene
icritta, maflimamente in ciè che riguarda le offervazioni fifi-
che fui clima dell’ America; ma come quella , ch’è cotanto
riftretta, è mancante in molti articoli, e vi fono alcuni sba-
gU intorno alla ftoria antica.
FERDINANDO PIMENTEL IXTLILXOCHITL, fi-
gliuolo di Coanacofzin ultimo Re d’Acolhuacan , e ANTONIO
di TOBAR, CANO, MOTEZUMA , IXTLILXOCHITL,
difcendente dalle due Cafe Reali di Meflico, e d’Acolhuacan .
Quefti due Signori fcriffero a richiefta del Conte di Benavente,
e del Vicerè del Meflico D. Luigi di Velafco delle lertere ful­
la genealogia de’ Re d’ Acolhuacan. e fopra altri punti della
ftoria antica di quel Regno, le quali fi confervavano nel detto
Ccllegio de’Gefuiti.
ANTONIO PIMENTEL IXTLILXOCHITL, figliuolo
del Sig. D. Ferdinando Pimentel. Scriffe delle Memorie Stori-
che del Regno d’Acolhuacan, di cui fi fervi il Torquemada,
e da effa è ftato prefo il computo accennato nel lib. IV. della
noftra ftoria della fpefa annuale, che fi faceva nel palazzo del
famofo Re Nezahualcojotl, arcavolo di quell’Autore.
Storia del Meflico Tcm.Io B TAJL
TADDEO di NIZA, nobile Indiano Tlafcallefe. Scriffe
l’anno 1548. per ordine dei Viceré del Mefíico la ftoria del­
la conquifta , la quale fu fottofcritta da trenca Signori Tla-
ícallefi.
GABRIELLE d’AYALA, nobile Indiano da Tezcuco.
ScriíTe in mefficano de’Gomentarj ftorici contenenti il raggua-
glio di tutti gli avvenimenti de’ Mefficani dall’anno 1243. del­
la era volgare fino al 1562.
GIOVANNI VENTURA ZAPATA, e MENDOZA,
nobil Tlafcallefe. ScriíTe in lingua meíficana la Crónica di Tla-
fcalla contenente tutti i fucceíTt de’ Tlafcalleíi • dal loro arrivo
al paefe d’Anahuac fino all’anno 1585?»
PIETRO PONCE, nobile Indiano Párroco di Tzompa-
huacan. ScriíTe in ifpagnuolo un R.agguaglio elegí’ lddj, e de
riti del Gentilejimo meflicano.
I SIGNORI di COLHUACAN. Scriífero gli annali del
Regno di Colhuacan. Una copia di queft’ opera era nella fud-
detta librería de’ Gefuiti.
CRISTOFORO del CASTILLO, mefl'iM (¿) mefficano a
ScriíTe la Storia del viaggio degli Aztechi o Mefficani al pae­
fe d’Anahuac, il cui manoferitto íiconfervava nellalibrería del
Collegio de’Gefuiti di Tepozotlan.
D1DACO MUGNOZ CAMARGO, nobil mellizo Tía-
fcallefe. ScriíTe in ifpagnuolo la Storia della Citt^, e della
Repubblica di Tlafcalla. Di queft’opera íi fervi il Torquema-
da, e vi fono delle copie tanto in Ifpagna, quanto nel Mef-
fico.
FERDINANDO d’ ALBA IXTLILXOCHITL, Tezcu-
cano difeendente per linea dritta da’Re d’Acolhuacan . Quefto
nobile Indiano, verfatiffimo nelle antichita della fuá Nazione,
fcriffe a richiefta del Viceré del Meflico parecchie opere eru­
dite, e pregevolifíime, cioé 1. La Storia della N. Spagna . 2.
La

(a) Meflizo é chiamato nelT Amer ica quegli, ch’ é nato da Spagnuolo, e
da Indiana.
II
Lx Storia de’Signori Cicimechi: j. Un nftretto ftorico del Re­
gno di Tezcuco. 4. Delle memorie ftoriche de’Toltechi, e
d’altre Nazioni d’Anahuac. Tutte quefteopere fcritte in ifpa-
gnuolo fi confervavano nella libreria del Collegio di S. Pietro,
e S. Paolo de’Gefuiti di Medico, e da eife abbiamo cavati al-
cuni materiali per la noftra ftoria. L’Autore fu si cauto nello
fcrivere, che per levar via ogni qualunque fofpetto di finzione
lece con dare legalmente della conformita de’ fuoi racconti colie
pitture ftoriche, che avea ereditate da fuoi chiariifimi antenati.
GIAMBATTISTA POMAR, Tezcucano, o Cholullefe,
difcendente da un baftardo della Cafa Reale di Tezcuco .Scrif-
fe delle memorie ftoriche di quel Regno, di cui fi fervi il
Torque mada.
DOMENICO di SAN-ANTON MUNON CHIMALPA-
IN, nobile Indiano da Meifico. Scriife in meilicano quattro
opere aflai pregiate dagf intendenti . 1. una Crónica meíficana
contenente tutti gli avvenimenti di quella Nazione dalfanno
iodS. fino al 15^7. delf era volgare. 2. La ftoria della con-
quifta del Meffico per gli Spagnuoli. 3. Dei ragguagli origina-
li de’Regni d’Acolhuacan, di Meifico , e d’ altre Provincie.
4. De’Comentarj ftorici dall’anno 1064. ftno al 1521. Quefte
opere da me fommamente bramare fi coofervavano nella libre­
ria del Collegio di S. Pietro, e S. Paolo di Meifico, ed ebbe
copie d’ eífe il Cav. Boturini, ficcome di quaíi tutte f opere
d’ Indiani da me rammemorate. La Crónica fi trovava ezian-
dio nella libreria del Collegio di S. Gregorio de’ Gefuiti di
Meffico.
FERDINANDO d’ ALVARADO TEZOZOMOC, In­
diano meíficano. Scriife, in ifpagnuolo una Crónica meíficana
verfo f anno 15518., la quale fi confervava nella fuddetta li­
breria di S. Pietro e S. Paolo.,
BARTOLOMEO de las CASAS , famofo Demenicano
fpagnuolo-, primo Vefcovo di Chiapa, e fommamente benemé­
rito degf Indiani . I terribili fcritti prefentati da quefto vene­
rable Prelato a’ Re Carlo V. e Filippo II. in favor degf in­
diani, e contro gli Spagnuoli conquiftatori, ftampati in Sivi-
B 2 glia,
glia, ed indi tradotti, e riftampati a gara per odio degli Spa-
gnuoli in varie lingue della Europa, contengono alcuni punti
della ftoria antica de’ Meflicani, ma cos'i efagerati edalterati,
che non poífiamo ripoLarci fulla fede delT Aurore, benchè per
alero aifai raggiiardevole. Il troppo fuoco del fuo zelo traman­
do della luce col fumo, cioè il vero frammiíchiato col falfo:
(a) non gia perché egli cercafíe a bella porta d’ ingannar il
fuo Re, e il mondo tutto, mentre il fofpettar in lui una tal
malvagit'a, farebbe far torto alia virth di lui riconofciuta e ri-
verita anche da’ fuoi nemici ; ma perché non eflendo egli ña­
to prefente a cié che racconta del Meífico, fi fidá troppo dél­
ié informazioni altrui : ció che faremo vedere in alcuni luo-
ghi della noftra Storia. Aífai più forfe ci gioverebbono altre
due grandi opere dello fteífo Prelato non mai pubblicate, cioé
i. una Storia apologética del clima e della terra de’ paefi dell’
America, e dell’ indole, de’ coftumi See. degli Americani fot-
topofti al dominio del Re Cattolico. Quefto manofcritto in
830. foglj H confervava nella librería de’ Domenicanidi Valla­
dolid in Ifpagna , dove fu letto dal Remefal, ficcome egli ne
fa fede nella fuá Crónica de’ Domenicani di Chiapa e di Gua­
temala. 2. una ftoria generale dell’ America in tre tomi itr
foglio, una copia della quale era nella librería del Signor Con­
te di Villaumbroia in Madrid, dove la vide il Pinelo, fecon-
dochè egli afferma nella fuá Biblioteca Occidentale . Due tomi
diquerta ftoria vide il fuddetto Autore nell’archivio celebre di
Simancas, ch’ è ftato 11 fepolcro di molti pregevoli manofcritti
dell’ America. Due tomi finalmente erano inAmfterdam nella
librería di Giacomo Kricio.
AGOSTINO DAVILA, e PADILLA, nobile ed inge-
gnofo Domenicano daMeflico, Predicatore del Re Filippo 1IL,
Cronichifta Reale dell’America, e Arcivefcovo dell’ ifola di
S. Do-

(a) L’ erudito Leone Pinelo adatta aMonfig. de las Cafas ció che ilCard.
Baronio dice di S. Epifanio: Cceterum cendonandum illi, fi ( quod aliis jan-
ciijjimis atque eruditijjimis viris fape accidiffe reperitur ) dum ardentiore /ludio
in hoftes invehitur, vebementiore Ímpetu in contrariara partera a ¿tus, lineara vi"
deatur aliquautulura veritatis effe tranfarejfus.
«3
S. Domenico. Oltre alla Crónica de’ Domenicani del Meíficó
ftampata in Madrid nel 1596. e alla Storia della N. Spagna,
e della Florida ftampata pure in Valladolid nel 1632., fcrif-
fe la Storia antica de’Meificani, fervendofide’ materiali raccolti
gia da Ferdinando Duran Domenicano da Tezcuco; ma que-
fta opera non fi trova .
Il Dotr. CERVANTES, Decano della Chiefa Metropoli­
tana di Mefíico. 11 Cronichifta Herrera loda le memorie ftori-
che del Meífico fcritte da quefto Letterato; ma non fappiamo
di pin.
ANTONIO di SAAVEDRA GUZMAN, nobil Meífica-
no . Nella fuá navigazione in Spagna compote in venti can­
ti la Storia della conquifta del Meífico, e la ftampò in Ma­
drid fotto il titolo fpagnuolo d’El Peregrino Indiano neli5P£.
Queft’ opera debbe contarfi tra le ftorie del Meífico; perche
íion ha di poesia, fe non il metro.
PIETRO GUTIERREZ di S.CHIARA. De’manofcrít-
ti di quefto Autore fi fervi il Betancurt per la fuá ftoria del
Meífico; ma nulla fappiamo del titolo, e delia qualità di tal
opera, neppure della patria dell’ Autore, benché fofpettiamo3
che fia ftato Indiano.

NEL SECOLO XVII.


NTONIO d’ HERRERA, Cronichifta Reale dell’ Indie :
Quefto fincero, e giudiziofo Autore fcriffe in quattro to­
mi in foglio otto Decadi della ftoria dell’ America, comincian-
do dall’ anno 1492., infierne con una Defcrizione geográfica
delle Colonie Spagnuole in quel nuovo Mondo, la quale ope­
ra fu ftampata per la prima volta in Madrid ful principio del
fecolo fcorfo, e poi riftampata nel 1730. come pure tradotta, e
pubblicata in altre lingue della Europa , Benchè il principale in­
tento dell’ Autore foífe quello di racccntar i fatti degli Spa-
gnuoli, non però tralafcia la ftoria antica degli Americani, ma
in ció che riguaria a’ Meificani copia per lo più i ragguaglj
dell’ Acofta, e del Gomara. 11 fuo método poi, ficcome quel­
les
*4
lo di tutti i rigorofi Annalifti, éfpiacevole agli amatori dellaSto.
ria, mentre ad ogni paflo fi vede interrotta la narrazione di
qualche fatto col racconto d’ altri avvenimenti aflai di veril.
ARRIGO MARTINEZ Autore ftraniero, benché di cogno-
me fpagnuolo. Dopo aver viaggiato per la maggior parte della
Europa, ed eflerfi trattenuto molti anni nel Medico, dove fu uti-
lidimo per la fuá gran perizia nelle Matematíche, fcrifle la Sto-
ria della N. Spagna, la quale fu ftampata in Medico nel idotí.
Nella doria antica va per lo piu fulle traccie dell’ Acoda; ma
vi ha delle oífervazioni adronomiche e fifiche importanti per la
Geografía , e per la doria naturale di que’ paefi .
GREGORIO GARCIA, Domenicano fpagnuolo. II fuo
famoío trattato full’ origine degli Americani ftampato in 4. inVa-
lenza nel 1607., e P°i accrefciuto e ridampato in Madrid nel
172^. in foglio, é una opera d’ immenfa erudizione , ma quafi
tutta inutile ; mentre poco o nuda giova per rintracciare il vero.
I fondamenti delle opinioni, che egli apporta fulla origine degli A-
mericani ; fono per lo piu congetture deboli fulla fomiglianza in
alcune ufanze, ed in alcune voci delle lingue , le quali s’ addu-
cono fovente altérate .
G1OVANNI di TORQUEMADA , Francefcanofpagnuolo.
La doria del Medico da luí fcritta col titolo di Monarcbia In­
diana , ftampata in Madrid verfo il 1614. in tre groíft tomi in
foglio, e poi riftampata nel 1724., é fenz’ altro la piu compi­
ta rapporto all’ antichita meílicana di quante fono fíate finora
pubblicate. L’Autore fi trattennenel Medico dalla fuá giovinézza
fin’ alia fuá morte , feppe aflai bene la lingua meflicana, prati-
cb i Medican! piu di cinquanta anni , ammafsb un gran nume­
ro di pitture antiche, e d’ eccellenti manofcritti, e faticó nella
fuá opera piu di venti anni; ma a difpetto della fuá diligenza , e di
cotali vantaggj, egli fi moftra fpeflo mancante di memoria, di
critica, e di buon gufto,e nella fuá iftoria fi fcorgono molte
contraddizioni groflblane, maflimamente intorno alia Cronolo­
gía , parecchj racconti fanciullefchi, ed una gran copia d’ eru­
dizione fuperflua: onde fa meftier d’ una buona pazienza per
leggerla . Nondimeno eflendovi moltidime cofe aflai pregevoli,
che
15
che indarno fi cercheranno in altri Autori, mi bifognó fare in
tale ftoria, quello che fece Virgilio nelle opere d’Ennio, cioé
ricercar le gemme fra il letame.
ARIAS VILLALOBOS, Spagnuolo. La fuá Storia del
Medico condotta dalla fondazione della Capitale fino all’ anno
1023. ferina in verfo , ed ivi ftampata nell’anno fuddetto, e
un’opera di poco pregio.
CRISTOFORO CHAVES CASTILLEJO, Spagnuolo.
Scrifíe verfo l’anno 1632. un tomo in foglio fulla origine de-
gl’Indiani , e fulle loro prime colonie nel páefe d’Anahuac.
CARLO di SIGUENZA, e GONGORA, celebre Meffi -
cano, Profefíbre di Matematiche nella Univerfita della íua pa­
tria. Quedo grand’uomo é dato uno de’ piu benemeriti della
Storia del Medico* poiché fece a grandi fpefe una grande , e
fcelta raccolta di manoferitti, e dipinture antiche, e s’adope­
ró colla maggior diligenza ed adiduita nell’illudrare 1’antichi­
ta di quel Regno. Oltre a molte opere matematiche, critiche,
ftoriche, e poetiche da lui compode, or manoferitte, oraftam-
pate in Medico dall’anno 1680. fino al iápj. ferifle in ifpa-
gnuolo 1. La Ciclografia MeJJicana^ opera di gran fatica, nel­
la quale pel calcólo dell’ éccliffi, e delle comete notate nelle
pitture ftoriche de’ Medicani, aggiuftó le loro epoche alie no-
ftre, e fervendofi di buoni documenti efpofe il método, che
edi aveano nel contar i fecoli, gli anni, ed i mefi. 2. La
Storia dell' Imperio Ctcimeco, nella quale efponeva ció, che ave-
va ritrovato ne’ manoferitti, e nelle pitture meflicane intorno
alie prime Colonie palíate dall’Afia all’ America, ed intorno
agli avvenimenti delle piu antiche Nazioni Habilite in Anahuac.
3. Una lunga, ed afíai erudita diflertazione fulla pubblicazione
del Vangelo in Anahuac, fattavi ,feCondoché egli ctedeva, dall’
Apoftolo San Tommafo, prevalendofi della tradizione degf In­
diani, delle Groci ritrovate, e venerate gia nel Medico, e d’ al­
tri monumenti. 4. La Genealogía de’Re Mefficani, nella quale
deduceva la ferie de’loro Afcendenti infin dal fecolo VII. dell’
Era Griftiana . 5. Delle annotazioni critiche fulle opere del Tor-
quemada, e del Bernal Diaz. Tutti quefti eruditidimi mano­
feritti j
fcritti, i quali potrebbono porgerci un grand’ ajuto per la noftra
ftoria, fi perdettero per la trafcuraggine degli eredi di quel dot*
to Autore, e foltanto ci rimangono alcuni frammenti confervati
nelle opere d’ alcuni Scrittori contemporanei ficcome in quelle
del Gemeili, del Betancurt, e del Florencia .
AGOSTINO di BETANCURT, Francefcano da Meflico.
La fuá ftoria antica , e moderna del Medico ftampata in quel-
la Capitate nel id<>8. in un tomo in foglio fotto il titolo di
Teatro Me/ftcano , non é in cid che riguarda alia ftoria antica
altro, che un riftretto di quella del Torquemada fatto in fret-
ta, e fcritto con poca accuratezza.
ANTONIO SOLIS, Cronichifta Reale dell’America. La
ftoria della Conquifta della N. Spagna fcritta da quefto pulitif-
fimo, ed ingegnofo Spagnuolo, fembra piu un panegírico, che
una iftoria . Il fuo linguaggio é puro ed elegante , ma lo ftile
alquanto affettato, le fencenze troppo rice reate , e l’aringhe
comporte a piacere ; e come quegli, che non badava tanto al
vero, quanto al bello, contraddice fovente agli Autori piu de-
gni di fede, ed anche al medeiimo Cortes, il cui panegírico
intraprefe. Ne’ tre ultimi libri della noftra Storia accenniamo
alcuni sbaglj di quefto celebre Scrittore .

NEL SECOLO XVIII.

IETRO FERNANDEZ del PULGAR, dotto Spagnuolo,


fucceffore del Solis nell’ impiego di Cronichifta. La vera
Storia della conquifta della N. Spagna da lui comporta fl trova
citata nella prefaaione della moderna ftampa dell’Herrera, ma
non l’abbiamo veduta. E’ da crederfi, che ft mettefle a fcri-
verla per emendar gli errori del fuo anteceflore.
LORENZO BOTURINI BENADUCCI, Milanefe. Que­
fto curiofo,ed erudito Cavaliere fi portó nel Meífico nel 173Ó.
e vago di fcrivere la Storia di quel Regno fece in otto anni,
che vi ftette, le piu diligenti ricerche intorno all’antichita,
imparó mediocremente la lingua merticana, fece amicizia cogí’
Indiani per ottenere da loro delle pitture antiche, e fi procac-
ció
*7
ciS delle copie di molti ftimabili manofcritti, che v’eratio nel-
le librerie de’Monifterj. 11 mufeo, che ne formó di pitture,
e di manofcritti antichi, e flato il pió copiofo, e il piu fcel-
to, almeno dopo quello del chiariífimo Sigüenza, che maifia-
fi veduto in quel Regno ; ma prima di metier mano alia fua
opera, fu dalla troppa gelofia di quel governo fpogliato di tut-
ta la fua robba letteraria, e mandato in ifpagna, dove eífen-
dofi affatto purgato d’ogni fofpetto contro la fua fedelt'a ed o-
nore, fenza però ottenere i fuoi manofcritti , ftampò in Ma­
drid nel 174& in un tomo in quarto un faggio della grande
floria, che meditava. In elfo fi trovano delle notizie importan -
ti non mai pubbliçate; ma vi fono ancora degli errori. II fi-
ftema di floria, che fi era formato, era troppo magnifico, e
però alquanto fantaftico.
Olere a quefti ed ad altri Scrittori cosí Spagnuoli, come
Indiani,, vi fono pure alcuni anonimi, le cui opere fono de-
gne d’effere ricordate per la importanza del loro argomento ,
le quali fono 1. certi annali della Nazione Tolteca dipinti in
carta, e feritti in lingua meíficana, ne’quali fi da contezza del
pellegrinaggio, e delle guerre de’Toltechi, de’ loro Re, della
fondazione di Tollan loro metrópoli, e d’ altri loro avvenimen-
ti fino all’anno 1547. dell’era volgare. 2. certi comentar) fto-
rici in meííicano degli avvenimenti della Nazione azteca, o fia
meíficana dalf anno io5<í. fino al 1316. ed altri parimente in
meíficano dalfanno 1367. fino al 1505?. 3. una ftoria meíficana
in meíficano condotta infino all’ anno 1406. nella quale fi met-
te l’arrivo de’meííicani alia Citta di Tollan nel 1196. fecon-
do che diciamo nella noftra floria. Tutti quefti manofcritti
erano nel preziofo mufeo del Cav. Boturini.
Non facciamo qui menzione di quegli Autori, che ferif-
fero delle antichita di Michuacan , di Jucatan, di Guatimala ,
e del N. Meífico; perché benché oggidi da molti fi credano
tutte quefte Provincie comprefe nel Meífico, non apparteneva-
no pure allTmperio meíficano, la cui floria feriviamo . Men-
toviamo bensi gli Autori delia floria antica del Regno d'Acol-
huacan, e della Repubblica di Tlafcalla , perche i loro avve-
StQria del MeJJtco Tom. I, G ni-
nimenti fono per lo più connefli con quelli de’ Mefficani';
Se neir annoverare gli Sorittori del MeíTico pretendeífimo
far pompa d’erudizione, potremmo metter qui un catalogo
aífai lungo di Francefi, d’Inglefi, d’Italiani, d’Olandefi, di
Fiamminghi, e di Tedefchi, che hanno fcritto o a bella po­
rta, o incidentemente della ftoria antica di quel Regno; ma
avendo io moltiflimi di loro letti per fame ufo nella mia ope­
ra , niuno ho trovato che giovarmi potefle, fe non i due Ita­
liani Gemelli, e Boturini , i quali per eflere ftati nel Medico,
e per eíferfi procacciate da' mefíicani delle dipinture, e de’ ri-
{contri particolari intorno alia loro antichita, hanno in qual-
che maniera contribuito ad illuftrarne la ftoria . Tutti gli al­
tri o hanno ridetto ció ch’ era gia ftato fcritto dagli Autori
Spagnuoli da noi mentovati, o pure hanno alterati i fatti a
loro Íenno, per incrudelire vieppiù contro agli Spagnuoli, fle­
cóme hanno fatto di frefeo il Sig. di P. nelle fue Ricercbe Fi-
lo/ofiche fugli Americani, e il Signor di Marmontel nel fue
romanzo de GP Ingas.
Tra gli ftranieri ftorici del MeíTico niuno è più da loro
celebrato, che 1’Inglefe Tommafo Gages, il quale veggo da
mold citarfi come un’oracolo, e pure non v’ è Scrittore d’ A-
merica più sfacciato nel mentire. Altri s’inducono a fpacciar
delle favole da qualche paftione , ficcome d’odio , d’amore, o
di vanità; ma il Gages menti foltanto per mentire. Che paf-
fione mai, o che intereífe pote indur quefto Autore a dire,
che i Cappuccini aveano un bel Convento in Tacubaja , che
in Xalapa fu eretto al fuo tempo un Vefcovado con rendita
di dieci mila ducati : che da Xalapa andò alla Rinconada , ed
indi in un giorno a Tepeaca: che v’è in quefta Citta una
grande abbondanza d’Anone, e di ebieozapoti : che quefto frut-
to ha un nocciuolo più grande d’una pera : che 1’ Eremo de’
Carmelitani fta a Maeftro della Capitale : che gli Spagnuoli
bruciarono la Citta di Tinguez nella Quivira, che avendola
rifatta v’abitavano al tempo d’effo lui, e che i Gefuiti v’a-
veano un Collegio, e mille altre bogie groíTolane, che ad o-
gni pagina fi trovano, ed eccitano ne’ lettori pratici di que’
or le ed or Io Tra
*9
Tra i moderni ícrittori delle cofe d’América i piu famo-
fi e ftimari fono il Signor di Rainal , e il Dott. Robertfon.
11 Sig. de Rainal, oltre a’grofli abbaglj prefi in ció che ri-
guarda lo flato prefente della N. Spagna, dubita di quanto íi
dice della fondazione di Meflico, e di tutta la Storia antica
de’ Meíficani. „ Niente, dice, c’é permeífo affermare, fe non
„ che 1’Imperio Mefficano fi reggeva da Motezuma, allorché
„ gli Spagnuoli approdarono alie coíle del Meffico. „ Eccoun
parlare veramente franco, e da Filofofo del Secolo XVIII.
Dunque niente piu c’é permeífo affermare? E perché non du-
bitare anche della efiftenza di Motezuma?Se ció c’é permeífo
affermare , perché fi trova accertato per la teftimonianza degli
Spagnnoli, che videro quel Re, troviamo del parí atteftatoda’
medefimi Spagnuoli moltiffime altre cofe alia ftoria antica del
Medico appartenenti, da loro vedute, e davvantaggio confer-
mate per la depofizione degli fteffi Indiani. Affermarfi dunque
poífono si fatte cofe, come 1’efiftenza di Motezuma, o d’ eífa
ancora dubitar dovremo. Se poi c’ é ragione di dubitar di
tutta la ftoria antica de’Mefficani, vi Tara fimilmente permet-
ter in dubbio 1’antichita di quafi tutte le Nazioni del Mon­
do, mentre non é facile il trovar altra Storia, i cui avve-
nimenti fieno ftati da un maggior numero di ftorici teftificati,
di quelli de’Mefficani; né fappiamo, che da alcun altro Popó­
lo fia ftata pubblicata una legge si rigorofa contro gli Storici
bugiardi, quanto quella degli Acolhui nel lib. VIL da noi
accennata.
II Dott. Robertfon, benché piu moderato del Rainalnel-
la difíidenza della ftoria, e piu fornito di libri, e manofcritti
fpagnuoli, cadde puré in piu errori, e contraddizioni, mentre
volie inoltrarfi piu nella cognizione dell’América, e degli A-
mericani. Per farci poi difperare di potere avere una mediocre
notizia delle inftituzioni, e de’coftumi de’Mefficani, efagera la
idiotaggine de’Conquiftatori, e la ftrage fatta ne’ monumenti
ftorici di quella Nazione dalla fuperftizione de’ primi Miffiona-
rj. „ A cagione, dice, di quefto zelo inoltrato de’Clauftrali,
„ fi perdé totalmente ogni notizia de’piu remolí fatti, efpofti
C 2 in
in que’rtividi monumenti, e non vi rímate traccia verana
„ concernente la polizia dell’imperio, e 1’antiche rivoluzioni ,
toltane quella, che proveniva dalla tradizione, o da alcuni
„ frammenti delle idoriche loro pitture, che fcamparono dalle
„ barbare ricerche di Zumaraga. Si vede chiaro per la efpe-
„ rienza di tutte le nazioni, che la memoria delle palíate co-
„ fe non pub eííer tangamente prefervata, né trafmefla con
„ fedelta dalla tradizione. Le pitture meflicane , che fi fuppon-
„ gono aver fervito come d’annali del loro Imperio, fono po-
„ che, e d’ambiguo fignificato. Cosí in mezzo all’incertezza
„ dell’una, e alia ofcurita delle altre fiamo obbligati a pren-
„ dere quella notizia, che íi pub raccattare da’mefchini ma-
„ teriali, che ft trovano fparh negli fcrittori Spagnuoli. „ Ma
in tutto ció s’inganna quedo Aurore; perché i. non fono co­
sí mefchini i materiali, che fi trovano negli Storici Spagnuoli,
che non fe ne poífa formare una ragionevole, benché non af-
fatto compita doria de’Medican i, ficcome é manifedo a chiun-
que gli confulta fenza parzialita: bada faper far la fcelta, efe-
parar il grano dalla paglia. 2. Né per ifcrivere tale doria é
d’ uopo prevalerfi de’ mareriali fparfi negli Spagnuoli, mentre
vi fono tante Storie , e Memorie fcritte dagli fteíTi Indiani, di
cui non ebbe contezza il Robertfon. 3. Né fon poche le pit­
ture doriche fcampate dalle ricerche de’primi MiíTionarj, fe
non per rapporto alia indicibile copia, che v’era innanzi, co­
me pub fácilmente fcorgerfi nella nodra doria, e in quella del
Torquemada, e d’altri fcrittori, 4. Nemmeno fono tali pittu­
re d’ambiguo fignificato, fe non peí Robertfon, e per tutti
quelli, che non intendono i caratteri, e le figure de’Meífica¿
ni, né fanno il método, ch’eífi aveano per rapprefentar le co-
fe, ficcome fono d’ambiguo fignificato i nodri fcritti per quel­
li , che non hanno imparato a leggere. Allorché fi fece da’ Mif-
fionarj il lagrimevole incendio delle pitture, vivevano moltifíi-
mi Storici Acolhui, Meíficani, Tepanechi, Tiafcallefi ec., i
quali s’ adoperarono per riparar la perdita di si fatti monu-
menti, ficcome in parte l’ottennero,or facendo nuove pitture,
cr fcrvendofi de’nodri caratteri imparati gi'a da loro, or in-
firuen-
21
ftruendo a bocea i loro fteífi Predicatori nelle loro antichita ;
acciocchè efñ confervarle poteífero ne’loro feritti, come il fece-
ro il Motolinia, 1’Olmos, e il Sahagun. E dunque affoluta-
mente falló, che Ji perdejje totalmente ogni notizia de' pin re­
mití fatti. E’ falfo altresí, ebe non vi rimanejje traccia vera­
na concerneite Ï anticbe rivoluzioni, e la polizia dell' Imperio,
toltane quella che proveniva dalla tradizione &c. Nella noftra
ftoria, e principalmente nelle noftre diífertazioni faremo palefa
alcuni errori di que’ molti che vi fono nella ftoria del fuddet-
ío Autore, e nelle opere d’ altri ferittori ftranieri , de’ quali fi
potrebbone fare greífi volumi. N¿ contenti alcuni Autori di
viziare la ftoria del Meífico cogli errori, fpropofid, e bugie
feritte ne’loro libri, l’hanno pure guaftata eolle bugiarde im-
magini, e figure intagliate in rame, come fono quelle del fa-
mofo Teodoro Bry. Nella opera del Gages, nella ftoria gene-
rale de’ Viaggj del Sig. di Prevoft, ed in altre fi rapprefenta
una bella ftrada fatta ful lago meíficano per andar da Meífico
a Tezcuco, ch’è certamente il maggiore fpropofito del mondo.
Nella grand’ opera intitoíata, La Galerie agréable da mond íi
rapprefentano gli Ambafciatori mandad anticamente alia Corte
di Meífico montati a cavallo fopra elefanti. Quefto è fenz’al»
tro un mentir magnifico.
D I P IN T U RE
On pretendíame» far qui regiftro di tutte le'pitture mef.
ficane fottratte gia all’ incendio de’primi Miflionarj , o
fatte poi dagli Indiani Storici del fecolo XVI. di cui fi fervi-
roño alcuni Autori Spagnuoli, mentre una tale enumerazione
farebbe non meno inutile, che nojofa a Leggitori; ma Pola-
mente vogliamo far menzione di alcune raccolte , la cui noti-
zia puó eíler utile a chi voleífe ferivere la Storia di quel Regno.
I. La Raccolta di Mendoza. Cosí chiamiamo la colle-
zione di 63. pitture meíficane fatta far dal primo Viceré del
Medico D. Antonio Mendoza, alie quali fece aggiungere da
perfone intendenti la loro interpretazione nelle lingue Meflica-
na, e Spagnuola per mandarle all’Imperatore Cario V. 11 va-
fcello, ful quale ñ mandarono,fu predato da un Corfarofran*
cefe, e condotto in Francia. Le pitture mefíicane vennero in
mano di Thevet, Geógrafo del Re CríftianiíTimo, dagli eredi
del quale le compró a gran prezzo Hakluit Cappellano allora
dell’ Ambafciatore Inglefe alia Corte di Francia. Indi pórtate in
Inghilterra fu tradotta in inglefe la loro interpretazione fpagnuo-
la da Locke ( diverfo dall’altro famofo Metafifico del medefimo
nome ) per ordine di Walter Raleig, e finalmente a richiefta
dell erudito Arrigo Spelman pubblicate da Samuel Purchas nel
tomo terzo della fuá raccolta. Nel iáp2. furono di bel nuovo
ftampate in Parigi colla interpretazione francefe da Melchife-
decco Tevenot nel tomo II. della fuá opera intitolata, Relation
de divers voiages curieux. Le pitture erano, come abbiam gia
detto, feífanta tre; le dodici prime contenenti la fondazionedi
Meffico, e gli anni, e le conquifte de’ Re Meíficani, le tren-
ta fei feguenti rapprefentanti le Citta tributarie di quella Co­
rona, e la quantita , e la qualita de’ loro tributi, e le quin-
dici ultime accennanti una parte della educazione de’ loro figlj,
e del loro governo político. Ma é d’ uopo avvertire che la
edizione del Tevenot é mancante e difettofa, poiché nelle co­
pie delle pitture XI., e XII. fi veggono cambíate le figure
23
degli anni, mentre fi mettono le figure appartenenti al regno
¿i Motezuma II. in quello d’ Ahuitzotl, e a 11’ oppofto : man»
cano affatto le copie delle pitture XXI., e XXII., e per lo
piu le figure delle Cittk tributarle. II P. Kirker rirtampó una
copia della prima pittura fatta fopra quella del Purchas nella
fuá opera intitolata GEdipus JEgyptiacus. Quefta collezione del
Mendoza é ñata da noi diligentemente ftudiata, e ci ha reca­
to qualche vantaggio per la Iftoria.
II. La Raccolta del Vaticano. 11 P. Acorta fa menzione
di certi annali meflicani dipinti, che erano al fuo tempo nella
librería del Vaticano. Non dubitiamo, che vi fiano tuttora,
attefo la fomma, e lodevole curiofita de’ Signori Italiani nel
confervare si fatte anticaglie, ma non abbiamo avuto agio di
portarci a Roma per ricercarli e ftudiarli.
III. La Raccolta di Vienna. Nella librería Imperiale di
quefta Corte fi confervano otto pitture meflicane. „ Da una
„ nota, dice il Dott. Robertfon, in quedo codice meflicanoap-
„ parifce , ch’ é ftato un prefente fatto da Emmanuelle Re di
„ Portogallo a Papa Clemente VII. Dopo d’ efíér fpaffato in
,, mano di diverfi illuftri Proprietarj cadde in quella del Card.
„ di Saxe-Eifenach, il quale lo regaló all* Imperatore Leopol-
„ do. „ Lo ftefío Autore ci da nella. fuá Storia dell’ América
la copia d’ una di tali pitture, nella prima parte della quale
fi rapptefenta un Re, che fa la guerra ad una Citta , dopo
averie mandata un’ ambafciata. Vi fi fcorgono delle figure di
tempj, ed alcune altresi d’ anni, e di giorni; ma del íefto ef-
lendo quefta copia da per fe, e sfornita di colori, e mancan -
dovi nelle figure umane que’ contrafíegni, che in altre pitture
meíficane danno a conofcere le perfone, é non che difficile,
anche affatto impoífibile 1’ indovinare il fuo fignificato. Se il
Dott. Robertfon avefle infierne con effa pubblicate 1’ altre fet-
te copie a lui mándate da Vienna, potremmo forfe intenderlc
tutte.
IV. La Raccolta del Síguenza. Quefto dottiífimo Meffica-
no, come quegli ch’ era portatiffimo per lo ftudio dell’antichi­
ta , ammafsó un gran numero di fcelte pitture antiche, parte
com-
M
Gomperate a gran prezzo, é parte lafciategli per teftamento dal
nobiliifimo Indiano D. Giovanni d’Alba Ixtlilxochitl, il qua.
le 1’ avea ereditate da’ Re di Tezcuco fuoi afcendenti. Quelle
immagini del fecolo meflicano, e del pellegrinaggio degli Aztg.
chi, e que’ rittratti de’ Re Meflicani, che pubblicà il Gemelli
nel VI. tomo del fuo Giro del Mondo fono copie delle pitture
del Siguenza allor vívente in Medico, quando vi capitù il Ge­
melli. (<j) La figura del fecolo, e delf anno melficano èquan»
to alla foftanza quella medefima, che più d’un fecolo innanzi
avea pubblicata in Italia il Valadès nella fua Rettorica Crijlta­
na. Il Siguenza dopo eflerfene fervito delle fuddette pitture per
le fue eruditiffime opere , le lafciô in morendo al Gollegio di
S. Pietro, e S. Paolo de’ Geíuiti di MeíTico infierne colla fua
fceltiífima librería, ed i fuoi eccellenti ftrumenti matematici,
dove io vidi, e ftudiai 1’ anno 1755?. alcuni volumi di tali pit­
ture , contenenti per lo più le pene prefcritte dalle leggi meifica-
ne contro certi delitti .•
V. La Raccolta del Boturini. Quefta preziofa collezione
d’anticaglie meificane fequeftrata gia dal gelofo governo del
medico a quello erudito, e laboriofo Cavalière, fi confervava
per la maggior parte nell’ archivio del Vicerc . Io vidi alcuni
di

(a) II Dott. Robertfon dice, che la copia del viaggio de’Mefficani o AztechI
fu data al Gemelli da D. C.riñoforo Guadalaxara ; ma in cid contraddice al
medefimo Gemelli,ilqualefiproteña debitore al Síguenzadi tutte le anticaglie
meñlcane , che ci da nella fua relazione . Dal Guadalaxara altro non ebbe,
che la carta idrografica del lago meñicano.,, Ma flecóme adefló , aggiunge il
„ Robertfon , pare una opinione generalmente accettata , e fondata non fo
„ fopra qual’ evidenza , che Carreri non ufciíTe mai d’ Italia , e che il fuo
,, famofo giro del Mondo fia la narrativa d’un viaggio fittizio, non ho voluto
„ far menzione di queñe pitture „ . S’ io non vivelfi nel fecolo XVIII. , nel
quale fi veggono adottatiipiu ñravaganti peníieri.mi farei maravigliato aflai,
che una tal opinione fofse generalmente accettata. In fatti chi potrebbe imma-
ginarfijche un’uomo, che non foñe ñato mai al Mefíico, folie capace di far
un ragguaglio cosí minuto de’piu piccoli avvenimenti di que! tempo , delle
perfone allor viventi , delle lor quaíita ed impieghi , di tutti i Monifleri di
Meffico e d’ altre Citta, del numero de’lor Religiofi, e anche di quello degli
altari d’ ogni Chiefa , e d’ altre minuzie non mai pubblicate ? Anzi per far
giuñizia aí mérito di queño Italiano , proteño di non aver mai trovato un
Viaggiatore piu efatto in cid ch’ei vide co’fuoi occhj, non gia in quello, ch’
ebbe per informazione altrui.
25
di quefte pitture contenenti alcuni fatti della conquifta , e aL
cuni belli ritratti de’ Re Meflicani. Nel 1770. fi pubblicarono
in Meflico infierne colie lettere del Cortes lafigura dell’anno mef-
ficano, e trenta due copie d’ altrettante pitture de’ tributi, che
pagavano parecchie Citth del Meflico a quella Corona, 1’ una
e 1’ altre prefe dal Mufeo di Boturini. Quelle de’ tributi fono
le ftefle della raccolta di Mendoza, pubblicate dal Purchks, e
dal Tevenot. Quelle di Mefíico fono raeglio intagliate , ed han-
no le figure delle Gitta tributarle, che per la maggior parte
mancano alie altre; ma del redo vi mancano affatto fei copie
di quelle appartenenti a’ tributi ,e vi fono mille fpropofiti nella
interpretazione delle figure cagionati dalla ignoranza dell’ anti-
chita , e della lingua meflicana. Cid bifogna avvertire, accioc-
ché coloro, che veggono quella opera ftampata in Meflico
fotto un nome riguardevole, non pero fi fidino, ed inciampino
in qualche errore.

AVVERTIME N TO.

Ovunque facciamo menzione di pertiche, piedi, ed on-


D cie fenza dire altro, fi dee intendere delle mifure di Pa­
rigi , le quali eflendo piii generalmente conofciute , fono per
metió efpofle a qualche equivocazione. Or la pertica di Parigi
(Toife ') ha fei piedi Real: ( Pie du Roi. ) Ogni piedehai2.
oncie o pollici ( Ponces, ) ed ogni oncia 12. linee. La li­
nea poi fi confidera comporta di dieci parti , o punti, perpo-
ter piu fácilmente efprimere la proporzione di quefto piede co-
gli altri. Il piede Toledano, il quale é antonomafticamente lo
Spagnuolo, e la terza parte d’una Vara Cartigliana, é al pie­
de Reale come 1240. a 1440., cioé dalle 1440. parti, di cui
fi confidera comporto il piede Reale, ne ha il Toledano 1240.
onde 7. piedi Toledani fanno a un dipreflo 6. piedi Reali , o
fia una pertica di Parigi’
Nella carta geográfica dell’Imperio Mefficano ci fiamo con­
tentan d’ accennare le provincie ed alcuni pochi luoghi , trala-
iciando moltiflimi, e tra gli altri non poche Citta confiderabi-
Storia del Mejjíco Tom, I, D li;
z6
li; perché i loro nomi fono cosí lunghi, che non darebbono
luogo a’ nomi delle provincie. Quelle due lfolette,che fi veg.
gono nel Golfo Meíucano, dirtano appena un miglio e mezzo
dalla corta; ma all’incifore piacque di rapprefentarle piu difeo.
fíe. Una di eífe é quella che gli Spagnuoli appellarono S, Git-
vanni d' Ulna.

STO-
27

STORIAANTICA
®E3L M3SSS3ECO
L I B R O ï-
De/crizione del paefe d? Anahuac t ovvero breve raggua-
glio della terra, del clima , dei monti, del fiumi, del
lagbi, dei minerali, delle piante, degli animali,
e degli uomini del Regno di MeJJico,

L nome d’Anahuac^ che fu fui principio da»


to alla fola valle di Meflico,per eflere ftate
le fue principali Cittk nelle ifolette, e fulle
rive di due laghi fondate, prefa poi una più
ampia fignificazione s’ adoperò per denominare
quafi tutto quel grau tratto di terra, che
prefentemente è conofciuto col nome di Nuova Spagna . (¿) j
Era quefto vaftiffimo paefe allora divifo nei regni di Divifio-
Meffico, d'Acolbuacan, di Tlacopan, e di Micbuacan , nelle ne dei
Repubbliche di Tlaxcallan^ di Cbolollan^ e di f
ed 1Q parecchj altri ftati particolari.
D 2 II

(a) Anahuaç vuol dire prrfo ail'acqtta indi pare eiïerfi derivato il no­
me d’Anahuatlaca, o Nab:iatlaca, col quale fono Rate conofciute le nazio-
ni dirozzate, che occuparono le rive dei lago Mefficano .
18
----- Il regno di Michuacan il più occidentale di tutti con.
Lib. I. finava verfo Levante, e Mezzogiorno coi dominj dei Meffi-
cani, verfo Trainontana col paefe dei Cicimechi, e d’ alcre
nazioni più barbare, e verfo Ponente col lago di Chapallan,
e con àlcuni Srati indipendenti. La Capitale Tzintzuntzan y
chiamata dai Mefficani lluitzitzilla, era fituata fui la fponda
Orientale dei bel lago di Pazcuaro . Oltre di quelle due
Citta v’erano altre molto riguardevoli , corne quelle di Ti-
ripitio , Zacapu, e Tarecuafo: tutto quefto paefe era ameno,
e ricco, e ben popolato .
Il Regno di Tlacopan fituato fra quelli di Meffico , e
di Michuacan, era di sï poca eftenfione , che fuor délia Ca­
pitale dello fteiTo nome , altro non comprendeva , che qual-
che citta délia nazione Tepaneca, ed i villaggj dei Mazahui
fituati nelle montagne occidentali délia valle mefllcana. La
Corte Tlacopan era nella riva occidentale dei lago Tezcoca-
no, quattro miglia a Ponente da quella di Melïico.
Il regno d’Acolhuacan il più antico,e in altro tempo
il più elteio, fi ridufle poi a più ilretti limiti per gli acqui-
fti de’ Mefficani. Conftnava a Levante colla Repubblica di
Tlaxcallan, a Mezzogiorno colla provincia di Chalco appar-
tenente al regno di Meffico, a Tramontana col paefe degl’
Huaxtechi, e a Ponente fi terminava.nel lago Tezcocano ,
ed era altresi da parecchj Stati dei Meffico riftretto.La fua
lunghezza da Mezzogiorno a Tramontana era di poco più
di dugento miglia , e la fua maggior larghezza non oltra-
paflava le feflanta; ma in cosi piccolo diiiretto v’erano dél­
ié Citta ben grandi, e dei popoli affai numerofi . La Corte
di Tezcoco fituata fulla riva orientale dei lago dello ileflb
nome, quindici miglia a Levante di quella di Meffico, fu
a ragione celebrata non men per la fua antichith, e gran­
de z-

(b) Gli Spagnuoli alterando i nomi Meíficani, oppure adattandogli al loro


linguaggio, dicono T'acuba , Oculma , Otumba ,Guaxuta, Tepeaca, Guatemala,
Churubufco &c. in vece di T¡acopan ,Jlcolman ¡Gtompan, Huexotla, Tepejacac,
Quaubtemallan , e Huitzilopochco, il cui efempio andremo imitando quant»
convenga, per ifchivare ai Lettori la difficoltá nel pronunciargli.
*9
clezza, che per la coltura e civilt'a dei fuoi abitanti. Le tre ■ —
Città di Hitexotla, Coatlichan , e Atenco le erano cos'i vici- Lib- I.
ne, che potevano confiderarfi come altrettanti fobborghi .
Quella $ Otompan era aíTai riguardevole, come pure quelle
d’ Acolman, e di Tepepolco»
La celebre Repubblica di Tlaxcallan, o fia Tlafcalla
confinava a Ponente col regno d’ Acolhuacan, a Mezzogior-
no colle Repubbliche di Gholollan e di Huexotzinco ,e col­
lo ftato di Tepejacac appartenente alia Corona di Meífico,
a Tramontana collo ftato di Zacatlan, ed a Levante con
altri ftati fottopofti ancor eífi alia medeíima corona . La fua
lunghezza non arrivava a cinquanta miglia, nè la fua lar-
ghezza a piu di trenta. Tlaxcallan la capitale, onde prefe
il nome la Repubblica, era fituata fulla pendice del gran
monte Matlalcue/e verfo Maeftro, e fettanta miglia incirca
a Levante delia Corte Meíficana.
11 regno di Meífico benchè il piu moderno ,pure aveva
aíTai maggior eftenfione di tutti gli altri fuddetti regni, e re­
pubbliche prefe infieme. Eftendevafi verfo Libeccio, e Mez-
zogiorno infino al Mar Pacifico, verfo Scirocco infino alle vi-
cinanze di Quaubtemallan, verfo Levante, toltine i diftretti
delle tre Repubbliche, ed una piccola parte del regno d’ A-
col-huacan , infino al Golfo Meíficano, verfo Settentrione fino
al paeíe degli Huaxtechi: verfo Maeftro confinava coi bar-
bari Gicimechi, e verfo Ponente era riftretto da’ dominj di
Tlacopan, e di Michuacan . Tutto il regno Meíficano era
comprefo fra i gradi 14. e 21. di latitudine fettentrionale, e
fra i gr. 271., e 283. di longitudine prefa dal Meridiano del­
ia Ifola del Ferro, (c)
La piu nobil porzione di queíla terra, cosí riguardoal­
ia fua vantaggiofa fituazione, come alia popolazione, era la
valle

(c) Solís ed altri Autori cosí Spagnuoli, come Franceíi ed Inglefi dan­
so aíTai maggior eftenfione al Regno di Meflïco,e il Dort. Robertfon dice,
che i territory appartenent i ai Capi di Tezcuco e di Tactiba, appena cedevant
ia eftenfione a q-tegli del Sourano del Mejfico ; ma quanto fienfi quefti Au­
tori dal vero dilcoftati, il faremo vedere nelle noftre Diflertazioni.
30
■"ü!Z valle medefima di Meffico, coronata da belle e verdeggianti
L.ib. 1. montagne, la cui circonferenza mifurata per la parte inferio-
re de’ monti, è di più di 120. miglia. Una buoha parte
della valle è da due laghi occupata, 1’uno fuperiore d’acqua
dolce, e 1’ altro inferiore d’acqua falmaftra, che comunica-
no fra loro per un buon canale» Nel lago inferiore, a ca-
gione d’ effere nella parte più baífa della valle , concorre-
vano tutte 1’ acque dalle montagne derívate : quindi dove per
la ftraordinaria abbondanza delle pioggie fovravanzava 1’ acqua
il letto del lago, fácilmente allagava la Citta di Medico nel-
lo fteffo lago fondata, come accader fi vide non meno fotto
la dominazione dei Monarchi Meíficani, che fotto quella de-
gli Spagnuoli. Quefti due laghi, la cut circonferenza non
era meno di novanta miglia, rapprefentavano inqualche mo­
do la figura d’un Cammello, il cui capo e eolio era il la­
go d’ acqua dolce, o fia di Chalco, il corpoil lago d’acqua
falmaftra ,chiamatodi4Tezcoca, e le gambe e i piedieranoi ru-
fcelli e torrenti, che dalle montagne al lago trafeorrevano.
Era ambedue i laghi v’ è la piccola penifola d’ Itztapalapan,
che gli fepara. Oltre le tre Gorti di Medico, d’ Acolhua-
can, e di Tlacopan erano in quefta deliziofa Valle altre
quaranta Citta confiderabili, e innumerabili villaggi e caía-
li. Le più grandi Citt'a dopo le Corti erano quelle di Xo-
chimilco , di Chalco , d' Itztapalapan, e di Quaubtitlan , Ie
quali oggidi appena confervano una ventefima parte di quel
ch’ erano allora . (A)
Medico, la più rinomata di tutte le Citta del nuovo
Mondo, e capitale dell’ Imperio ( la cui defcrizione daremo
in altro luogo ) era alia foggia di Venezia edificara in pa-
recchie ifolette del Iago di Tetzcoco, in ip. gr. e quad 26.
min.
■l U* 'I ■■lliw * ■ I II . i»l> — - - - r - - -- ----- ‘

(d) L’altre Citta riguardevoli della Valle Meflicana erano quelle di MiZ-
guie, di Cuiilahuac , d\Azcapoza!co, di Tenayocan , d' Otompan, di Colhuacan,
di Mexicaltzinco, di Huitzilopochco, di Coyohuacan, d’ Ateneo, di Coatlichan,
di Huexotla, di Chiauhtla ,d Acolman, Teotihuacan , Itztapaloccan ,Tepetlaoz-
toe, Tepepolco, Tizayoccan , Citlaltepec ,Coyotepec, Tzompanco , Toltitlan, Xal-
toccan ,Tetepanco, Ehecatepec, Tequizquiac, Huipochtlan, Tepotzotlan, Tehuil-
lojoccan, Hnehoetoca, Atlacaihuayan &c. Vedafi la noñra VI. Diflertazione ■
jnin. di latitudine fettentrionale, ed in 27^. gr. e 34. min. '■>
di longitudine , ira le due Corti di Tetzcoco e di Tlaco- Lia. I.
pan, quindici miglia a Ponente dalla prima , e quattro a
Levante dalP altra. Delle lue provincie altre erano méditer-
ranee , ed altre marittime.
Le principali Provincie mediterranee erano a fettentrio- §c x
ne quella degli Otomiti,a Ponente eLibeccio quelle dei Ma- Provin-
tlatzinchi e de’ Cuitlatechi, a Mezzogiorno quelle dei Tla- ^gncfdi
huichi , e de’ Cohuixchi, a Scirocco dopo gli ftati d’ Zrso- Meffico.
can t Jaubtepec , Quaubquecbollan , Atlixco , Tebuacan , ed
altri, le grandi Provincie dei Mixtechi, dei Zapotechi -, e
finalmente quelle dei Chiapanechi . Verfo Levante v’ erano le
Provincie di Tepeyacac, dei Popolochi, e de’ Totonachi.Le
Provincie marittime dei Golfo Mefficano erano quelle di
Coatzacualco, e di Cuetlacbtlan , che gli Spagnuoli chiamano
Cotajla. Le Provincie del mar Pacifico erano quelle di Co-
liman , di Zacatollan, di Tototepec, di Tecuantepec , e di
Xoconocbco.
La Província degli Otomiti comincîava nella parte fet­
tentrionale delia Valle Mefficana, e fi continuava per quelle
montagne verfo tramontana fino a novanta miglia dalla Ca­
pitale . Sopra tutti i luoghi abitati, che v’ erano ben molti,
s’ innalzava 1’ antica e célébré Citta di TollanÇ oggidi Tula^ )
e quella di Xilotepec, la quale dopo la conquifta fatta dagli
Spagnuoli fu la metropoli delia nazione Otomita. Dopo i
luoghi di quefta nazione verfo Tramontana e verfo Maeftro
non v’ erano altri abitati infino al Nuovo Meffico . Tutto
quelto gran tratto di terra, ch’ è di più di mille miglia,
era occupato da nazioni barbare, che nè aveano domicilio
fiflb, nè ubbidivano a verun fovrano.
La Provincià dei Matlatzinchi comprendeva, oltre la
valle di Tolocan, tutto quello fpazio che v’ è infino a Tla-
ximaloyan ( oggi Taximaroa ) frontiera del regno di Michua-
ean. La fertile valle di Tolocan ha più di quaranta miglia di
lunghezza da Scirocco a Maeftro, e fino a trenta di larghez-
za, dove più fi slarga. Tolocan, ch’era la Citt'a principale
dei
P
dei Matlatzinchi, onde prefe nome la Valle, ¿ra scóme èfinora’,
Lîb. I. fituata appiè d’ un alto monte perpetuamente coronato di ne-
ve, trenta miglia lontano da Meiïico. Tutti gli altri luoghi
¿ella valle erano in parte dai Matlatzinchi, e in parte dagli
Otomiti abitati . Nelle montagne circonvicine v’ erano gli
fiati di Xalatlauhco, di Tzompahuacatt, edi Malinaleo ; in non
molta lontananza verfo Levante dalla valle quello d’ OchU-
lany e verfo Ponente quelli di Tozantla, e di Zoltepec.
I Cuitlatechi abitavano un paefe, che fi fiendeva più di
dugento miglia da Maeftro a Scirocco dal regno di Michuacan
infino al mar Pacifico . La loro capitale era la grande e po-
polofa città di Mexcaltepec fulla cofia , délia quale appena
fuilifiono le rovine.
La capitale dei Tlahuichi era 1’ amena e forte Citta di
Qv.auhnahuac, dagli Spagnuoli detta Cuernabaca , quaranta mi-
glia incirca da Mefiico verfo Mezzogiorno. La loro Provin­
cia, la quale cominciava dalle montagne meridionali délia
valle Meificana, fi fiendeva quafi feffanta miglia verfo Mezzo-
giorno.
La grande Provincia dei Cohuixchi confinava a Setren-
trione coi Matlatzinchi, e coi Tlahuichi, a Ponente coi Cui­
tlatechi, a Levante coi Jopi e coi Mixtechi, ed a Mezzogior­
no fi fiendeva infino al Mar Pacifico per quella parte, dove
prefentemente vi fono il porto e la Citta d’ Acapulco. Era
quefia Provincia in molti ftati particolari divifa , corne quel­
li di Tzompanco ,di Cbilapan ,di Tlapany e di Teoitztla, ( og-
gidï Tiftla-. ) terra per lo più troppo calda, e poco fana.
Tlacbco, luogo celebre per le fue miniere d’argento o apper-
teneva alla fuddetta Provincia , o pure con eifa confinava.
La Mixrecíipan , o fia Provincia dei Mixtechi fi fiendeva
da Atatlan, luogo lontano cento venti miglia dalla corte
verfo Scirocco, infino al Mar Pacifico, e conteneva più Cit­
ta e villaggj ben popolati, e di confiderabile commercio.
A Levante de’ Mixtechi erano i Zapotechi, cosí chiamati
dalla loro capitale Teotzapotlan. Nel loro diftretto era la
Valle di Huaxyacac, dagli Spagnuoli detta Oaxacay o Guaxact»
La
La Citta di Huaxyacac fu poi eretta in Veícovado, e la- ~ -
valle in Marcheíato in favor del conquiftatore D.Ferdinan- Eib. !•
do Cortes. («■)
A Tramontana del Mixtechi v’era la Provincia di Ma-
xatlan, e a Tramontana, e a Levante dei Zapatechi quella
di Cbtnantla colle loro capitali dello fteffo nome, onde fu-
rono i loro abitanti Mazatechi , e Chinantechi appellati.Le
Provincie dei Chiapanechi, dei Zoqui, e dei Queleni erano
1’ ultime dello Imperio Mefíicano verfo Scirocco. Le princi-
pali Citta dei Chiapanechi erano Teocbiapan^ ( chiamata
dagli Spagnuoli Cbiapa de Indios ) 'Tochtla^ Cbamolla, e
Tzinacantla, dei Zoqui Tecpantla, e dei Queleni Teopixca.
Nella pendice , e nel contorno della famofa montagna Popo-
catepec, la quale é trentatré miglia verfo Scirocco dalla cor­
te diftante , v’erano i grofíi ftati Amaquemecan yTepoztlan^
Jaubtepec, Huaxtepec , Cbietlan , Itzocan , Acapetlaj/occan ,
Quauhquecbollan , Atlixco , Cholollan, e Huexotzinco . Queíli
due ultimi, ch’erano i piu confiderabili, avendo coll’ ajuto
dei loro vicini i Tlafcallefi fcoflb il giogo dei Mefficani , ri-
ftabilirono il loro governo ariftocratico. Le Citta di Cholol­
lan , e di Huexotzinco erano delle maggiori, e piu ben po-
polate di tutta quella térra . I Cholollefi avevano il piccio-
lo caíale di Cuitlaxcoapan nel luogo appunto, dove poi fon-
darono gli Spagnuoli la Citta d’Angelopoli , ch’e la feconda
della Nuova Spagna. (/)
A Levante di Cholollan v’ era lo flato riguardevole di
E Te­

te) Alcuni credono,che non vi foffie altro anticamente nel luogo di Huax­
jacac , che un mero Prefidio dei Mefficani , eche quella Citta fia flata dagli
Spagnuoli fbndatajma oltreçchè ci confia per la matricola dei tributi, che
Huaxjacac era una delle Citta tributarie della Corona di Meíficó, fappia-
mo pure, che i Mefficani non folevano fiabilire un Prefidio , fe non nei
luoghi piu popolati delle Provincie foggiogate . Gli Spagnuoli fi dicevano
fondare una qualche Citta, qualora mettevano un nome fpagnuolo a qual-
che luogo degl’ Indiani , e vi flabilivano dei Magiñrati Spagnuoli : né fu
altrimenti la fondazione d’ Antequera in Huaxjacac, e quella di Segura della
Frontera in Tepejacac.
(f) Gli Spagnuoli dicono Fuftla, Mecameca, Izucar, Atrifco, e Quecbula
in vece di locbtlan, Amaquemecan, Itzocan, Atlixco, e Quecbolac.
34
Tepeyacac , e pib oltre quello de’ Popolochi, le cui princi-
Lib. I. pali Cittk erano Tecamacbalco, e Quecbolac. A Mezzogiorno
dei Popolochi v’era lo ftato di Tebuacan confinante col pae.
fe dei Mixtechi, a Levante la Provincia marittima di Cue-
tlacbtlan, ed a Tramontana quella dei Totonachi . Queda
grande Provincia, ch’era per quella parte 1’ultima delf im­
perio, fi ftendeva per ben centocinquanta miglia,comincian-
do dalla frontiera di Zacathn^ ( ftato appartenente pure al­
la Corona di Medico, e lontano ottanta miglia incirca da
quefta Corte ) e terminando nel Golfo Meflicano. Oltre
alla capitale Mizquibuacan, quindici miglia a Levante da
Zacatlan, v’era la bella Citta di Cempoallan fulla coda del
Golfo, la quale fu la prima cittadell’Imperio, dov’entraro-
no gli Spagnuoli, e donde comincio, come vedremo, la lot
felicita. Quede erano le principal! Provincie mediterranee
dellTmperio Meíucano , tralafciando frattanto parecchj altri
ftati minori per rendere manco nojofa la defcrizione.
Fra le Provincie marittime del Mar Pacifico la piufet-\
tentrionale era quella di Coliman, la cui capitale del me-
defimo noms trovavafi in 19. gr. di latitudine, e in 272.
di longitudine. Continuando la fteífa cofta verfo Scirocco
v’era la Provincia di Zacatollan colla capitale col nome
fteífo appellata. Indi la cofta dei Cuitlatechi, e poi quella
dei Cohuixchi, nel cui diftretto v’era Acapulco, oggidi por­
to celebre pel conimercio colle Ifole Filippine, a’ 16. gr.40.
min. di latitudine, ed in ijô. di longitudine.
Confinava colla cofta dei Cohuixchi quella dei J?pi , e
con quefta quella dei Mixtechi , conofciuta ai noftri tempi
col nome di Xicayan, Indi feguiva la grande Frovincia di
Tecuantepec, e finalmente poi quella di Xoconoeheo. La
Citta di Tecuantepec, dalla quale fi derivó il nome alio
ftato , era fituata in una bella ifoletta, che forma un fiume
due miglia dal mare. La Provincia di Xoconochco, ch' era
1’ ultima, e la pib méridionale dell’ Imperio, confinava a
Levante e Scirocco col paefe di Xocbitepec, che non a.opar-
teneva alia Corona di Melfico, verfo Ponente con quello
25
di Tecuantepec , e verfo Mezzogiorno terminavafi nel mare.î!=
La fua Capitale y chiamata anche Xoconocbco, era fituata Lib. I.
fra due fiumi in 14. gr. di latitudine , ed in 283. di
longitudine . Sopra il Golfo Meificano v’erano , oltre la
cotta dei Totonachi, le Provincie di Cuetlachtlan , e di Coa­
tzacualco\ Quetta confinava a Levante col vafto paefe d’ Ono-
hu.ilco,. fotto il cui nome comprendevano i Mefficani gli fta-
ti di Tabafcc, e della penifola di Jucatan , i quali non era­
no al loro dominio fottopotti. Oltre la Capitale , chiamata
anche efla Coatzacualco, fondata fiilla riva d5 un gran fiume,
v’ erano altri luoghi ben popolati, tra i quali mérita parti-
colar menzione quello di Painalla ,per effere ttato patriadel-
la famofa Malintzin, uno dei più efficaci ftromenti della
conquitta del Meffico. La Provincia di Cuetlachtlan, che
aveva la Capitale cost anche appellata, comprendeva tutta
quella cotta,che v’è tra il fiume d’Alvarado, dove termina
la Provincia di Coatzacualco, e quello dell’ Antigua , (* ) do­
ve cominciava quella dei Totonachi. In quella parte della
Cotta, che x Metticani chiamavano Cbalcbicuecan^N è prefen-
temente la Citt'a, e il porto della Veracroce, il più rinomato
di tutta la Nuova Spagna.
Tutto il paefe d’ Anahuac era , generalmente parlando,
ben popolato . Nella Storia e nelle diflertazioni avremo oc-
calione di mentovare parecchie Citt'a particolari, e di dare
qualche idea della moltitudine dei loro abitanti . Suffiftono
fiaora quafi tutti i luoghi abitati cogli fteffi nomi antichi,
benchè in parte alterati ; ma tutte 1’ antiche Citt'a, fuorchè
quelle di Meffico, d’Orizaba, e qualcunaaltra, fi vedonocostfee­
mate, che appena hanno la quarta parte del numéro d’edifizj e d’
abitatori, che gi'a aveano : vi fono moite, che hanno fola-
mente la decima parte, ed alcune pure, che nè anche la
ventefima parte confervano. Or parlando in generale degl’
Indiani, e paragonando cio che della loro moltitudine rap-
E 2 por-

(*) Diamo a quefto fiume il nome Spagnuolo , con cui è prefentemente


couofciuio : perché ignoriame quello, che gli dayano i Mefficani.
3^
portano i primi Storici Spagnuoli , e gli Scrîttori nazîo-
Lib. I. nali con quello che noi coi noftri occhj abbiamo veduto ,
polfiamo affermare, che ¿elle dieci parti degli antichi abita-
tori appena ne fuffifte una prefenternente : effetto lamentabi-
le delle calamit'a da loro {offerte.
La Terra è in gran parte fcofcefa e montuofa, coperta
F^mi* di folti bofchi, e bagnata da groift fiumi, benchè non com-
Iaghi, è parabili con quelli deli’ America Méridionale. Di quefti al-
fontane. trj fCOrrono al Golfo Melficano, ed altri al mar Pacifico.
Fra i primi fono quelli di Papaloapan, di Coatzacualco edi
Cbiapan*, i maggiori. Il fiume di Papaloapan, che gli Spa-
gnuoli chiamano Alvarado, dal nome dei primo Gapitano
fpagnuolo, che in eifo navigo, ha la fua principal forgente
nelle montagne dei Zapotechi, e dopo aver fatto un giro per
la Provincia di Mazatlan , e ricevuti altri minori fiumi e
rufcelli, fi fcarica per tre bocche navigabili nel Golfo, in
diftanza di 30. miglia dalla Veracroce . Il fiume Coatzacual-
co, il quale è altresi navigabile, fcende dalle montagne dei
Mixes, e traverfando la Provincia, onde prende il nome,
sbocca nel mare preffo al paefe d’ Onohualco. Il fiume di
Chiapan comincia il fuo corfo dalle montagne dette Cucbu-
matanesy che feparano la Diocefi di Chiapan da quella di
Guatemala, traverfa la Provincia dal fuo nome chiamata, e
quella poi d’Onohualco, donde va al mare. Gli Spaguoli
il chiamano Tabafco , corne pure chiamarono quel tratto di
terra che unifce la penifola di Jucatan al continente Meifi-
cano. Appellaronlo eziandio Fiume di Grijalva^ per riguar-
do al Comandante délia prima armata fpagnuola, che lo
fcoperfe.
Tra i fiumi, che fcorrono al Mar Pacifico, il più ri-
nomato è 11 Tololotlan, chiamato dagli Spagnuoli fiume di
Guadalaxara, o fiume grande. Prende la fua origine dalle mon­
tagne délia valle di Toloccan, traverfa il regno di Michuacan,
e il lago di Chapallan, indi va a bagnare il paefe di To»
nallan dov’ è al prefente la Citta di Guadalaxara , capitale
délia Nuova Gallizia, e dopo aver fatto un corfo di più di
600.
37
doo. miglia, sbocca nel mare nell’altezza polare di 22. gra- ""*^5
di. Il fiume di Tecuantepec nafce dalle montagne dei Mi-Lib. I.
xes, e fatto un breve corfo fi fcarica nel mare nella altez-
za polare di15.gr. e mezzo. Il fiume dei Jopi bagua il paeíe
di quella nazione, ed ha la fuá foce quindici miglia a Le­
vante dal porto d’ Acapulco, formando per quella parte la
linea diviforia fra le diocefi di Medico , e d’ Angelopoli.
Ve n’erano altres'i, e vi fono ancora, parecchj laghi,
che non meno ad abbellire il paefe fervivano , che ad agevo-
iare il commercio di quei popoli. I laghi di Nicaragua , di
Chapallan , e di Pazquaro, ch’ erano i piú confiderabili, non
appartene’vano all’ Imperio Meflicano. Fra gli altri fono i
piú important! alla noílra ftoria quel due della valle meífica-
na, di cui abbiamo giú fatta menzione. Quello di Chalco fi
flendeva per ben dodici miglia da Levante e Ponente infino
alia Citt'a di Xochi milco, ed indi prendendo la direzione ver-
fo Tramontana per altrettante miglia, s’ incorporava per mez­
zo d’ un calíale col lago di Tetzcoco; ma la fuá larghezza
non oltrepaffava le fei miglia. 11 lago di Tetzcoco aveva
quindici miglia, ed anche diciaífette da Levante a Ponente , ed
alquanto piú da Mezzogiorno a Tramontana ; ma adeífo è
minore la fuá eftenfione, perché gli Spagnuoli hanno diftor-
nato moite acque, che ad elfo fcorrevano . Tutta 1’ ac-
qua , che vi concorre è originalmente dolce , e non fi ren­
de falmaftra , fe non a cagione del letto falnitrofo del lago,
dove fi rice ve. (g) Oltre a quefti due laghi grandi ve n’era-
no nella fteífa valle di Mefíico , e a Tramontana da queda
Corte altri due minori, ai quali diedero nome le due Cit-
t'a

(g) M. de Bomare nel fuo Dizionario di Storia Naturale dice, che il falo
del lago Mefficano puó provenire dalle acque del Mar di Tramontana fet-
trate per la terra : e per;contermareil (uoferitimento cita Le Journal des Sça-
'uar.s dell’anno 1676., ma quefto veramente è un errare grafio, mentre quel
lago è 180. miglia dal mare dilcofto, oltrecchè è cotanto elevato il letto di
tal lago, che almeno ha un tnigl’o d’a’rezza perpendicolare fopra la fuper-
ficie del mare. L’Autore anonmio dell'opera intitolata , Oi/ír-vatronr cari-
tufes fur le lac de Mexique^ quel a appunto di cui far.no lo eñratto i Glior-
naliíti di Parigi ) è troppo lontano dall’ adottare i’ enoje di M. de Bomare.

fa ¿J Tzompanco, e di Xaltoccan. 11 lago di Tochtlan nel«
Lib. I. la Provincià di Coatzacualco è afíai bello , ed ameniíTime
íono le fue rive.
Per quel che riguarda aile fonti, ve ne fono tante in
quella terra, e cosï in qualità diverfe, che meriterebbero una
’ floria feparata, mafiimamente fe aveflero a rammemorarfi
quelle del regno di Michuacan. Vi fono infinité forgenti d’
acque minerali nirrofe , zolfine, vitrioliche ed aluminofe:
delle quali alcune fcoppiano boglienti, e tanto calde, che in
pochi momenti fi cuoce in eífe qualíifia frutto delia terra o
carne dT animale. Vi fono eziandio delle acque petrificant!,
corne quelle di Tehuacan, citta difcofta 120. miglia incirca
da Mefíico verfo Scirocco, quelle delia forgente di Piicuaro
negli ftati del Conte di Miravalles nel regno di Michuacan,
e quella d’ un fiume nella Provincià dei Queleni. Coli’acqua
di Púcuaro fi fanno delle pietruzze biancaítre, lifcie, e non
ifpiacevoli al gufto, le cui rafure prefe in brodo, ovvero in
atolli y (*) fono dei più potenti diaforetici, e s’ adoperano con
maravigliofo effetto contro varie forti di febbri. I Cit-
tadini di Mefíico fi fervivano al tempo de’ loro Re dell’ ac-
qua delia gran forgente di Chapoltepec, che per un buon
acquedotto, di cui parleremo altrove, alia Città fi conduce-
va. Colf occafione di mentovar 1’ acque di quel regno po-
tremmo defcrivere, fe la condizione delia notlra Storia il
permetteífe, gli ftupendi falti o cafcate di parecchi fiumi, (i)
ed i ponti fopra altri fiumi dalla natura Refia formati , maf-
fimamente il Ponte di Dio. Cosí chiamano in quel paefe un
vafio volume di terra traverfato fui profondo fiume Atoya-
que prefío al villaggio di Molcaxac, cento miglia in circa da
Mefíico verfo Scirocco, fopra il quale paflano comodamente
i car-

C) Jltolli appellayano i Meflicani una certa farinata di Maiz, oíTia fru-


mentone, di cui in altro Iuogo parleremo.
(h) Le pietruzze di Piicuaro fono fíate poco fa conofciute. lo fono ftato
teflimonio oculato dei loro maravigliofi effetti nella epidemia del 1762. La
do fe prefcritta per quei che fono facili a fudare , é d’ una dramma di raíure-
(i) Tra le caícate éfamofa quella che fa il hume grande di Guadalaxa-
« ra jn un Iuogo detto Tempizque ,quindici miglia aMezzodi da quellaCitta.
39
i carri, e le carrozze, Si puócredere, che fia flato un fram-^^S
mentó della vicina montagna , da qualche antico tremuoto Lis. L
ftrappato.
II clima dei paefi d’ Anahuac é vario fecondo la loro
fituazione. I paefi marittimi fon caldi, e per lo piü umidi
e malfani. 11 loro caldo, il quale fa fudare anche nel gen-Anahuac.
najo, é cagionato dalla fomma depreflione delle cofte rap-
porto alie terre med.iterranee, o dai monti di rena ammaf-
fati nelle fpiaggie, come accade nella Veracroce , mia pa­
tria. La umiditá proviene non men dal mare, che dalle ac-
que, che dalle montagne, che dominano lecofte, in abbon-
danza fcendono. Nelle terre calde non v’ é mai della bri-
na, e moltiflimi abitatori di cotali regioni non hanno al-
tra idea della neve, fe non quella che fi procacciano per la
lezione dei libri, o peí racconto dei foreftieri. Le terre troppo
elevate , o troppo vicine alje altiífime montagne, che vi fono eter­
namente coperte di neve, fono fredde: ed io [ono ftato in montagna
non piu di venticinque miglia dalla Capitale difcofta, dov’
é della brina e del ghiaccio anche nei canicolari , Tutti
gli altri paefi mediterranei, dov’ era la maggior popolazio-
ne di quella térra, godono d’ un clima cosí benigno , e co­
sí dolce, che né fentono il rigore del.Verno, né gli ardo-
ri della State. E’ vero, che in molti di que’ paefi vi é fre-
quentemente della brina nei tre mefi di Decembre, Genna-
jo , e Febbrajo, e talvolta ancora fuol nevicare ; mi il lie-
ve incomodo , che un tal freddo cagiona, non dura piu che
infin’ alio fpuntar del Solé : non é d’ uopo di altro fuoco ,
che di quello dei fuoi raggj per rifcaldarfi nell’ invernó , né
d’alero refrigerio in tempo di caldo, che di quello della om-
bra. La medefima vefte, che copre gli uomini nei canicola­
ri, gli difende nel Gennajo, e gli animali dormono tutto
1’ anno a cíelo feoperto.
Qu efta dolcezza e piacevolezza del clima fotto la zo­
na tórrida é eifetto di parecchie cagioni naturali affatto in-
cognite agli Antichi ,che inabirabile lacredevano, e non ben
intefe da alcuni Moderni, dai quali flimafi poco favorevole
ai
40
^-"^""ai viventî. La nettezza dell’ atmosfera, la minor obbliquitï
Lib. I. ¿ei raggj folari, e la piú lunga ¿¿mora di quedo Planeta
full’ orizonte nell’ invernó, rapporto ad altre regioni piú di-
lcoíte dalla equinoziale , concorrono a fcemare il freddo, ed
a fchivare tuteo quell’ orrore, con cui sfigurata vedefi fotto
altre zone la Natura. Godeíi anche in quel tempo della bel-
lezza del Cielo, e delle innocenti delizie della campagna , lad-
dove fotto le zone fredde, ed anche, per lo piú, fotto le
temperate le nubi itivolano il profpetto del Cielo, e la neve
feppellifce le belle produzioni della terra . Nè minori ca-
gioni concorrono a temperare il caldo della State. Le copio-
fe pioggie, che bagnano frequentemente la terra dopo il mez-
zogiorno da Aprile o da Maggio fin’ a Settembre ed Octo­
bre, 1’ alte montagne mai fempre di neve cariche, e qu'a e
là fparfe per tutta la terra d’ Anahuac, i venti frefehi, che
allora fpirano , e la piú breve dimora del Sole full’Orizonte , rap­
porto alie ragioni delta zona temperata, trasfbrmano la lía­
te di que’ felici paefi ir. allegra e frefea Primavera .
Ma la piacevolezza del clima viene contrapefata dalle
tempere di fulmini, che fono freqüenti nella íta te , ma ib má­
mente nelle vicinanze del Matlalcueje , o fia monte di Tlax-
callan , e da’tremuoti , che alie volte fi fentono,benché con
maggiore fpavento , che danno. Gli uni, e gli altri effetti
fon cagionati dal zolfo e dagli altri materiali combuítili , in
grande abbondanza depofitati nelle vifeere della terra . Quan­
to poi alie tempeíle di grandine , non fono ivi nè piú fre­
qüenti, nè piú grandi, che nella Europa.
y. 11 fuoco accefo nelle vifeere della terra con le dette ma-
Pietre’ eter’e zo^ne > e bituminofe fi è fatti in alcune montagne de-
Mineráli. gli ípiragli, o fia vulcani, onde s’éveduto talvolta ufeir del­
le fiamme, della cenere,e del fumo.Cinque fono nel diílret-
to dell’ Imperio Meflicano le montagne, nellequali in diver-
fo tempo è flato oífervato quedo fpaventofo fenómeno. 11
Pojauhtecatl, dagli Spagnuoli chiamato Polcan d' Orizaba , co-
minció a gettar del fumo nel 1545., e feguitó per venti
anni; ma dipoi non s’ è veduto in elfo in piú di due feco-
li
4<
li íl piti piccolo fegno ¿’incendio; Queílo celebre monte,'— ■ ■*1
il quale é di figura cónica, é fenz’ altro il piu elevato di Luj. L
tutta la térra d’ Anahuac, e per la fuá altezza, é la prima
térra che vedono i naviganti , che vanno verfo quella parte,
in lontananza di 150. miglia. (k) La fuá cima é fempre di
neve coperta , e la fuá falda di grofíi cedri, pini, ed altri
alberi di legno pregiabile adorna: onde é bello dapertutto
il fuo profpetto. E’ lontano dalla Capitale piu di novanta
miglia verfo Levante.
11 Popocatepec , e 1’Iztaccibuatl vicini fra loro,e difco-
fti trentatre miglia da Meífico verfo Scirocco fono ancora
d’ una altezza forprendente . 11 Popocatepec, a cui danno la
per antonomafia il nome di Volcan ha una bocea o fia fpi-
raglio di piu d’un mezzo miglio, peí quale ai tempi dei
Re Mefiicani gettava fpeífo delie fiamme, e nel fecolo feor-
fo lancib molte volee una gran quantita di cenere fopra i
luoghi circonvicini; ma in quefto fecolo appena v’é flato of-
fervato qualche fumo. L’ litacclhuatl conofciuto dagli Spa-
gnuoli col nome di Sierra nevada, gettó anch’ eífo qualche
volta del fumo, e della cenere . L’uno e 1’altro monte ha
fempre la cima di neve coronara, la quale é tanta , che di
quella che nelle vicine balze fi precipita, fi provvedono le
Cuta di Meífico, d’Angelopoli, di Cholollan , ed altri cir­
convicini lueghi , e da eífi monti infino a quaranta miglia
difcoíti , nei quali confumafi tutto I’ anno in gelati una in-
credibile quantita.'(/) 1 monti di Coliman, e di Tochtlan ,
affai lontani dalla Capitale, ed anche piu Tuno dall’altro ,
Storia del Me/Jtco Tom. 1. F han-

(k) Il Pojaubtecatl è più. alto del Taide oflia Pico di Tsneriffa , a quel
che dice il P. Tallandier Gefuita , il quale offervó e Tuno e 1’ altro . V. Lettres
édifiantes &c. Del Popocatepec dice Tommafo Gages, che è cosí alto co­
me i più alti monti dell’Alpi. Potrebbe dir pure qualche cofa di più, fe
avefFe ancor calcolato la elevazione del terreno, onde queda celebre mon-
tagna s’ innalza .
(l) La gabella fopra il Diaccio o neve adiacciata, che fi confuma nella
Cap;tale, im->ortava nel 1746. fino a ijjxi. feudi Meflicani , alcuni anni
dopo afeendeva a più di ao. mila , e prefentemente poffiamo credere che
fia moho più.
■- han no fatto qualche volta del fuoco ai noílrí tempi, (w)
Lib. I. Oltre a quelle montagne ve ne fono ancora deii’alcre,
le quali, benché non fiammeggianti , fono pure rinomatiífi-
me per la loro altezza, come il Matlalcueye, o monte di
Tlaxcallan, il Nappateuctli, dagli Spagnuoli chiamato per
la fuá figura Cofre, o fia baule, il Tentzon prelfo al Vil-
laggio di Molcaxac, quello di Toloccan , ed altri, che co­
me non importanti al mió propofito, volentieri tralafcio.
Tutti fanno gi'a, che la celebre catena degli Audi, o fia
Alpi dell’America Méridionale fi continova per 1’ Iítmo di
Panama, e per tutta la Nuova Spagna infino a perderfi nei
paefi incogniti del Setteatrione. La parte piú confiderabile
di queda catena è conofciuta in quel regno col nome di
Sierra Madre, maffimamente nella Cinaloa, e nella Tarahu­
mara, provincie difcofte mille e dugento miglia dalla Ca-

montagne d’Anahuac abbondano di miniere d’ogni


forta di metalli, e d’una infinita varietà d’altri foífili . A-
veano i Meílicani dell’Oro ne’paefi de’Gohuixchi, de’Mix-
techi, de’Zapotechi, ed in parecchj altri. Raccoglievano per
lo
(m) Pochi anni fa in Italia fi pubblicò una reïazione intorno al monte di
Tochtlan, offia Tuñla, piena di bugie curiofe , ma troppo groíïolane . In
efia fi vedevano defcritti dei fiumi di fuoco, degí’Elefanti fpauriti, &c. Non
mentoviamo tra i monti fiammeggianti nè il Juruyo -, nè il Mamotombo di
Nicaragua,nè qüello di Guatemala ; perci-cchè niunodiquefii tre era com-
prefo nei Dominj Meílicani. Quello di Guatemala rovinò con tremuoti quel-
la grandeebella Città li 29. Luglio 177?. Per quello che riguïrda al Juruyo
íituato nella Valle d’ LJrecho nel regnodi Michuacan,non era quivi avanti
l’anno 1760. altro che un picciolo colle , dov’era una grofia Mafieria di
Zucchero. Ma nel dl 29. Settembre 1760. fcoppiò con ftiriofi tremuoti, che
rovinarono affatto e la MaíTeria ed il vicino Villaggio delia Guacana, ed'al-
Iora in quà non ha mancato digettar del fuoco e dei fafii infiammati, dai
quali fi fono formati tre monti elevati , la cui circonferenza era già di fei
miglia incirca, attefò il ragguaglio che nel 1766. mi fece il Cavalière D,
Giovanni Emmanuelle di Buñamante, Governatore di quella Provincia, e
teñimonio oculato. La cenerefunello fcoppiamento lanciata infin’alla Città
di Queretaro, ben cento cinquanta miglia da Juruyo difcofta . Cofa vera­
mente rncredibile, ma pure notoria e pubblica in quella Città , dove un Ca­
valière mi moftrô la cenere da lui raccolta in una carta. Nella Città di Val­
ladolid diñante feifanta miglia pioveva della cenere in tal abbondanza , che
bifognava fpazzare i cortili delle cafe due o tre Volte al dl.
43
lo più quedo preziofo métallo in grano fra la rena dei fiu-- ..... !
mi, ed i fuddetti popoli pagavano una certa quantita alla Lib. !•
Corona di Medico . L’ argento cavavaíi dalle miniere di
Tlachco (anche in quel tempo celebri,) di Tzompanco, e
daalrre; ma non era tanto da loro , quanto è da altre nazio-
ni pregiato. Dopo la conquida fono Rate fcoperte tante mi­
niere d’argento in quel paefe, maflimamente nelle provincie,
che fono a Maeftro della Capitale, ch’ è affatto impoiTibile il
numerarle. Del Rame n’aveano due forti, 1’ uno duro, il
quale da loro in vece del Ferro adoperavaii per fare fcuri,
accette, zappe, ed altri dromenti da guerra, e d’agricoltu-
ra, e 1’altro comune e pieghevole da far catini, pignat-
te , ed altri vafi. Quedo métallo abbondava più che al-
trove, nelle Provincie di Zacatollan, e dei Cohuixchi, co­
me oggidi nel regno di Michuacan. Cavavano lo Stagno dal­
le miniere di Tlachco, e il Piombo da quelle d’ lzmiqu'il-
pan-, luogo del paefe degli Otomiti. Dello Stagno facevano
moneta, come a fuo luogo diremo, e del Piombo fappiamo,
che fi vendeva nei mercatijma ignoriamo affatto Tufo,che
ne facevano. Aveano ancora delle miniere di Ferro inTlax-
callan, in Tlachco , ed in altri luoghi ; ma o non iícoper-
fero le miniere, o pure non feppero approfittarfi del métal­
lo. Aveano altresi in Chilapan miniere di Mercurio , ed
in molti luoghi miniere di Zolfo, d’Allume, di Vetriuolo,
di Cinabrefe,d’Ocra,e d’una terra bianca molto fomiglian-
te alia biacca. Quanto al Mercurio, ed al Vetriuolo, non
fappiamo Tufo, che ne facevano; degli altri minerali fi
fervivano per le loro pitture, e tinture. Dell’ Ambra, e
dell’Asfalto, o fia bitume di Giudea ven’era,ev’¿ ancora
grand’abbondanza nelle code d’amendue i Mari, e dell’uno
e deli’altro pagavano tributo al Re di Meífico parecchj luo­
ghi delf Imperio. Dell’ Ambra,la quale in oro incadonava-
no , fè ne ferviVario foltanto per ornato, e piacere; dell’As­
falto ne facevano ufo in certi incenfamenti, come altrove
vedremo.
Fra le pietre preziofe v’erano, e vi fono Diamanti,
j F 2 , ben-
44
benchè pochi, Smeraldi, Amatifii, Occhj di gatto, Turchi-
ne, Gornalline, e certe pietre verdi agliSmeraldi fomiglian-
ti, e non troppo inferiori, e di tutte quelle pietre pagava-
no tributo al Re le Provincie de’Mixtechi, de’ Zapotechi,
e de’ Cohuixchi, nelle cui montagne íi trovano le minière
di tali gemme. Della loro abbondanza, della ftima, in cui
erano appreffo i Mefficani, e della maniera, ch’efli aveano
a lavorarle, parleremo più opportunamente in altro luogo.
Le montagne, che vi fono nella cofta del Golfo Meflicano
fra il porto della Veracroce, e il fiume di Coatzacualco, co­
me pure quelle di Chinantla e della Provincià dei Mixtechi
gli provvedevano di Criftallo , e le Citta di Tochtepec, di
Cuetlachtlan , di Cozamaloapan ed altre erano obbligate di
contribuiré annualmente una certa quantit'a al luflo della
Corte.
Non meno abbondano quelle montagne di varie fpezie
di pietre pregiabili per 1’ufo dell’Architettura, della Scul-
tura, e d’altre arti . Vi fono cave di Diafpro, e di Marmo
di diverfi colori nelle montagne di Calpolalpan a Levante
di Medico, in quelle che feparano le due Valli di Medico,
e di Toloccan, oggidi chiamate Monte delle croci, ed in
quelle dei Zapotechi .-d’Alabaftro in Tecalco ( prefentemen-
te Tecale ) luogo vicino alia provincià di Tepeyacac,e nel
paefe dei Mixtechi: di Tetzontli nella medeilma valle di
Melfico, ed in molti altri luoghi del regno. La pietra Te-
tKontli, è per lo più di colore rodo ofcuro, ben dura, po-
rofa, e leggiera, unifce a fe ftrettidimamente la calcina , e
1’arena, e però più d’ogni altra pietra ricercafi per gli edi-
fizj della Capitale, il cui fuolo è paludofo , e poco fermo.
Vi fono altresi montagne intere di Calamita, e tra l’altre
una ben grande fra Teoitztlan, e Chilapan nel paefe dei
Cohuixchi. Del Quetzalitztli volgarmente conofciuto col no­
me di Pietra nefrítica ne formavano i Meflicani diverfe figu­
re curiofe, delle quali ft confervano alcune in parecchj mu-
fei della Europa. 11 Cbimalti?iatl, ch’è una fpezie di ica-
gliuola, o fpecchio d’afino, è una pietra diafana biancaftra,
e fa-
45
è fácilmente divifibile in lame fottili, la quale per mezzo
della calcinazione rende un bel geflo, e ne adoperavano gliLis. I.
antichi MeíTicani pel bianco delie loro pitture. V’c ancora
infinita quantité di GeíTo, e di Talco; ma riguardo a que»
fta pietra non íappiamo Tufo, che ne facevano. 11 Mezcui-
tlatly cioe Stereo della luna, è della claíTe di quelle pietre,
che per la loro refiftenza all’azione del fuoco, fonochiama-
te dai Chimici Lapides refraftarii. Quetta è trafparente, e
di color d’oro rotticcio. Ma niun’altra pietra era cos'i ufua-
ie appreíTo i MeíTicani come 1’ Itztli, della quale c’ è in ab-
bondanza in molti luoghi del Mettico. ET Itztli femidiafa-
na,di foftanza vitrea, e per lo più ñera; ma trovafi ancora
della bianca , e della turchina . Di quefta pietra facevano fpec-
chj, coltelli , lancette, rafoj, ed anche fpade, come diremo
dove della milizia loro ragioneremo, e dopo 1’ introduzione
del Vangelo fi fecero delle pietre facre affai pregiate . («)
GoncioíTiachè tanto abbondante, e ricco fia il regno mi- §, 6.
nerale del Mettico, è pure più doviziofo, e vario il regno
vegetable. Il celebre Dottore Hermandez, cioè il Plinio per¡ i0„
della Nuova Spagna defcrive nella fua Storia Naturale infi- ro fiori.
no a mille dugento piante proprie di quella terra ; ma la
fua defcrizione eflendo riftretta alie piante medicinali, appe-
na comprende una parte, benchè grande di quel che la prov-
■vida Natura vi ha prodotto a beneficio dei mortali . Delle
piante medicinali faremo un motto nel trattare che faremo
della Medicina de’MeíTicani. Rapporto alie altre clatti di ve-
getabili, vi fono alcuni ftimabili per i loro fiori, altri per i
loro frutti, altri per le loro foglie, altri per la loro radice,
altri pel loro gambo, o loro legno, ed altri finalmente per
la loro gomma, refina , olio, o fugo, (o) Tra i molti fiori ,
ch’

(n) L’Itztli è conofciuta nell’America Méridionale fotto il nome di Pietra


del Gallinazzo • Il celebre Mr. Caylus in una fua diflertazione M.S. veduta
e citata da Mr. di Bomare pruova, che la pietra Obfidiona , della quale fa­
cevano gli antichi i vafi murrini tanto da loro ftimati, era affatto fomiglian-
te alia Pietra del Gall’nazzo.
(o) Àdopriamo quefta divifione , benchè imperfetta, delle plante; perché
ci parve la più comoda’, e più confacente al propofito della noftra Storia.
4¿
* 3"” ch’ abbellivano i prati , o adornavano i giardini dei Meffica
e" *
Lib. I. ni, ve ne fono alcuni degni d’efler mentovati o per la fin-
golare vaghezza de’lor colorí, o per la foavifíima loro ira *
granza, o puré per la ftraordinaria loro forma.
11 Floripondio, il quale merita per la fuá grandezza il
primo luego, é un flor bianco, bello, odorofiffimo, e mono-
peíalo, o fia d’ una fola foglia, nía cos'i grande, cha ha ot-
to ed ancor piu oncie di lunghezza, e tre ovvero quattro
di diámetro nella parte fuperiore. Pendono molti infierne dai
rami in forma di campane, ma non affatto tondi, poichéla
loro foglia o fia corolla (*) ne fa cinque o fei angoli in pro-
porzionata diftanza 1’ uno dall’ altro. Vengono quefti fiori in
un bell’ atbufcello, i cui rami formano una cima tonda a
maniera di cupola. 11 fuo tronco é tenero, le fue foglie gran -
di, angolofe, e d’ un verde fmorto. Ai fiori fuccedono de’
frutti rotondi, e grofli come melarancj, che hanno dentro
delie mandorle.
II Jdlloxocbltl, o Fior del Cuore é ancora grande, e
non meno pregiabile per la fuá vaghezza, che peí fuo odo­
re, il quale é cosí grande, che bada un fol flore per empier
di foavifíima fragranza tutta una cafa. Ha molte foglie glu-
tinofe , al di fuori bianche, e al di dentro rofliccie, ovvero
gialliccie, e in tal maniera difpofte, che aperto il fiore, e
dirtefe le fue foglie , ha la figura di Helia , ma ferrato raífo-
miglia alquanto ad un cuore, e perció un tal nome gli fu
dato. L’albero, che il porta, é ben grande, e le fue foglie
lunghe ed afpre. (p)
11 Coatzontecoxocbttl, o Fior di teda viperina, ed’una
incomparabile vaghezza. (y) E comporto di cinque petali,
o fo-

(*) Le foglie coIorite, delle quali è compofto il flore, chia man fi petali ai
Fabio Colonna, e corolla da Linneo per diftinguerle dalle vere foglie.
(p) V’è un altro Jblloxochitl odorofifiimo, ma aflai diverfo nella forma.
(q) Flos forma fpeclabilis ,& quam vix quifpiam pofit verbis exprimere , ant
penicillo pro dignitate imitari , a Principibus Indorum ut naturce miraculum
yalde expetitus, & in magno habitus pretio . Hernandez Hiftor. Nat. N. Hi-
fpaniæ lib. 8. cap. 8. Gli Accademici Lincei di Roma, che comentarono,
e pub-
47
o foglie, pavonazze nella parte più interna, ne! mezzo bian-^5^555
caftre, e nel refto rofle, ma vezzofamente macchiate di pun- Lib. I.
ti gialli e bianchetti. La pianta, che il porta, ha le foglie
fomiglianti a quelle délia Iride e fia Ghiaggiuolo, ma più
lunghe e più larghe, ed i gambi piccioli e tenui . Quefto
fiore era uno dei più iiimati dai Meflîcani.
L' Oceloxocbitl, o fior délia Tigre, è grande, di tre fo­
glie appuntate compofto,- e roflo, maverioil mezzo di bian-
co e giallo variato, e in qualche maniera rapprefentante le
macchie di quella fiera, onde ebbe il nome. La pianta ha
le foglie fomiglianti anch’efle a quelle del Ghiaggiuolo, e
la radice bulbofa.
Il Cacaloxocbitl, o Fior del Corvo è picciolo, ma odo-
rofiflimo, e dipinto di bianco , roflo, e giallo. L’albero, che
porta quefti fiori fi vede da efli coperto da per tutto, formandovi
nell’eftremita dei rami dei mazzetti naturali non men alla vifta,
che ail’ odorato gratifllmi. Non v’è cofa più comune di quefti
fiori nelle terre calde: gli Indiani fe ne lervono per ornare
gli altari, e gli Spagnuoli ne fanno delle conferve deliziofe. (r)
L’Izquixocbitl è un piccolo fior bianco, fomigliante per la
figura al Cynorbodo, o fia rofa falvatica, e pel gufto alla
rofa coltivata, ma molto ad efla fuperiore per la fragranza.
Viene in alberi grandi.
Il Cempoalxocbitl, o Cempafuchil, corne dicono gli Spa­
gnuoli, è quel flore trafpiantato inEuropa,chc i Francefi ap.
pellano Œillet d'Inde , o fia Garofano d’ India . E’ comu-
mflimo nel Mefltco, dove ancor f appellano Fior dei Morti,
e ve ne fono parecchie fpezie diverfe nella grandezza , nella
figura, e nel numéro di foglie, di cui fon compofti.
Il fioreche i Mefîicani appellano Xiloxocbitl^ ed i Mix-
te-

e pubblicarono queda Storia di Hernández nel 165r., e videro il ritratto di


quedo dore coi fuoi colorí fatto nel Medico, formarono una tal idea della
fuá vaghezza, che l’adottarono, com’ emblema della loro dottiílima Acca-
demia , chiamandolo Fior del Lince.
(r) Si puó credere , che 1’ albero del Cacaloxochitl fia quelIofleíTo , che Mr.
di Bomare defcrive fotto il nome di Frangipanier.
______
^'"""‘lecchi Tiata, è tutto compofto di ftami fottili, uguali, e
Lib. I. diritti, ma pieghevoli , e lunghi fei dita incirca, nafcenti da
un calice orbicolare affai fomiglianre a quello delia ghianda,
ma diverfo nella grandezza, nei colore,e nella fofianza. Di
quelti bei fiori altri fono tutti roíïi, ed altri tutti bianchi ,
e l’albero, che li porta, è pur belliflimo.
II Macpalxocbitl, o Fior delia mano è fomigliante al
Tulipanojma il fuo peftello rapprefenta la figura d’un piede
d’uccello , o piuttofto di quello d’una fcimia con fei dita
in altrettante unghie terminate. Il volgo Spagnuolo di quel
regno dà all’albero, che porta quefti fiori cosí curiofi, il
nome d’ Arbol de manitas.
Oltre di quefti, ed altri innumerabili fiori proprj di
quel paefe, nella cui coltura fi dilettavano i Meíficani ,s’ ar-
ricchi la terra del Medico con tutti quelli, che dall’Afia ,
e dall’Europa fi trafpiantarono cola, come fono i Giglj , i
Gelfomini, i Garofani di diveríe fpezie,ed altri in gran nu­
mero, che adeifo nei giardini del Meífico a gara flanno coi
fiori Americani.
. Quanto poi ai frutti è debitrice la terra d’ Anahuac in
Pi'ante Parte aile Ifole Canarie,e in parte alla Spagna , dei Mello-
pregîabi-ni, delle Mele, delle Perfiche , dei Melocorogni,degl’Alber­
ti peilo- cocchi} delle Pere, delle Melagrane , dei Fichi ,delle Vifcio-
le porporine, delle Noci, delle Mandorle, delle Olive, del­
le Cafiagne, e delle Uve , benchè quelle non affatto man-
caflero a quella terra, (/)
Riguardo ai Gocchi, alla Mufa, o fia Banana , ai Ce-
dri, ai Melarancj, ed ai Limoni, io me n’era perfuafo ful­
la

(f) I Iuoghi detti Parras e Par,-al nella Diocefi délia Nuova Bifcaglia eb-
bero quei nomi dall’abbondanza di viti, cbe vi fi trovarono, delle quali fi
fccero moite vigne, che oggigiorno rendono del buon vino. Nella Mixteca
vi fono due fpecie di viti falvatiche, originarie di quella terra: l’una cosl
nei tralci,corne nella figura delle foglie alla vite comune fomigliante, porta
delle uve roffe , grandi , e di pelle dura coperte , ma d’un guflo dolce e
grato, le quali fenz’altro fi migliorerebbono , fe a coltura fofiero ridotte.
L’ uva dell’ altra vite è dura , grande, e d’un guflo afpriffimo j ma fe ne
fanno delle conferve aïTai buone.
4P
la teftimonianza d’Oviedo, di Hernandez, e di Bernal Diaz,—
che fi doveíTero i Cocchi alie lióle Filippine, e l’altre alie Lib. I.
Canarie; (r) ma fapendo efíervi malti d’un altro fentimen-
to, non voglio in una contefa impegnarmi, che, oltreché
non mi importa, dal corfo della Storia fviar mi farebbe.
Egli è certo, che quelle piante, e tutte l’altre in quel pae-
fe altronde pórtate hanno ivi felicemente allignato,e fi fon
tanto moltiplicate, quanto nel loro proprio paefe. Tutte le
terre marittime abbondano di palme di Cocco. Di Melaran-
cj ne fono fette diverfiífime fpezie , e di Limoni almeno
quattro. Altretrante ve ne fono, e ben diverfe di («)Mufa,
o fia Platanv , come il chiamano gli Spagnuoli.il piú gran­
de, ch’è il Zapalote, ha da quindici infino a venti oncie di
lunghezza, e infino a tre di diámetro. E’ duro, e poco (li­
ma to , nè fi mangia altrimenti , che arroftiro o cotto. 11
Plátano largo, cioé longo, ha otto oncie al piú di lunghez-
Stovia del MeJJico Tom. I, G za,

(t) Oviedo nella fuá Storia Naturale fa teftimonianza, che i! primo che
portó la Muía dalle Ifole Canarie alia Spagnuola nel ijrií.fuFr. Tommafo
Berlangas Domenicano, e quindi fu al Continente dell’America trafpian-
táta. Hernandez nel lib. 3. cap. 40. della fuá Storia Naturale parla cosí del
Cocco : pafim apud Orientales, & jam quoque apud Occidentales In-
dos. Bernal Diaz nella Storia della conquisa cap. 17. dice, aver lui femina-
to nella terra di Coatzacualco fette ovvero otto anime di inelarancio : E
quefii, aggiunge, /c»o fialiiprimi melarancj , che nella Nuóva Spagua fi pian-
tasono. Quanto alia Mufa fi pud credere , che delle quattro fpezie , che vi
fono, una foltanto fia foreftiera, cioé quella, che chiamano Guineo.
(u) La Mufa non fu agli Antichi affatto fconofciuta . Plinio citando il
ragguaglio che feceroiSoldatid’AleíTandro il Grande di tutto quel che nella
India videro , ne fa queda defcrizione : Major & alia (arbos) pomo, & fua-
’v tate pr-fcellentior, quo fapientes lndorüm vivunt. Folium avium alas imi­
tator, longitudine cubitorum trium, latitudine duum. Frublum cortice emittit
admi'abilem fucci dulcedine, ut uno quaternos ¡atiet . jírbori nomen palor, po­
mo anience. Hift. Nat. lib. XII. cap. Vl.Oltre a quefti contrafegni proprj
della Mufa s’ aggiunge davvantaggio, che il nometPalan dato alia Mufa in quei
rimoti tempi, confervafi finora nel Malabar,come fa teftimonianza Garzia
deil’Orto , dotto Medico Portughefe, che vi ftette molti anni. Potrebbe fo-
fpettarfi che dal nome Palan fiafi derivato quello di Plátano, che cosí mal
¡aconviene. II nome di Bananas che le danno i Francefi é quel che ha nella
Guinea, e quello di Mufa che gli danno gl’Italiani, é prefo dalla Lingua
Arabica. Appo aícuni é chiamato Frutto del Paradifo, e non mancó chi fi
perfuadeífe, eflere ñato appunto quefto frutto quel che prevaricare fece i
«oftri primi Padri.

, e una e mezza di diámetro.La fuá buccia e prima ver-
Lib. I. de, poi gialla, e nellac maggior macurita ñera, o nericcia.
E’ frutto faporito, e fano, o fi mangi cono, o crudo. 11
Guineo é piu picciolo dell’akro, mi piu groífo, piu mórbi­
do, piu deliziofo, e men fano. Quelle fibre, di cui coperta
vedert la polpa, fon ventofe. Queda fpezie di Muía fi col-
tiva nel giardino del Pubblico di Bologna , e noi 1’ abbiamo
aflaggiata ; ma 1’abbiamo trovara cosí male ftagionata e fpia-
cevole a cagione del clima, che potrebbe ftimarfi un’altra
fpezie aifatto diverfa da quella. II Dominico é il piu piccio­
lo, ma eziandio il piu delicato.La pianta ancora é piu pic-
cola delle altre. Vi fono in quella térra non men di Muía,
che di Melarancj, e di Limoni dei bofchi interi aífai gran-
di, ed in Michuacan fi fa un commercio confiderabile di
muía pafla, ch’é molto migliore delle uve, e dei fichi.
Ora poi le frutte indubitatamente di quella térra originarle
fono í Ananás, la quale per efíerea prima viílaalla pigna fomi-
glianre, Pifia fu dagli Spagnuoli appellata: 11 Mamei, la
Chirimoya , (-u) ['Anona y la Cabeza , cioe teda, di Negro ,
il Zapote ñero, il Chicoznpote. il Zapote blanco, il Zapote
giallo, il Zapote di S. Domenico, 1’ Ahuacate, la Guayaba ,
il Cupulino y la Guava, o Cuaxinicuil, la Pitahaya y la Pa-
paya y la Guanábana y la Noce encarcelada y o fia incarcerata,
le Prugne, i Pinocchi, i Datteri, il Cbajote, il Tilapoy
\'Oboy o lia Hoboy il Nance y il Cacahuate ,e parecchie altre
Ja notizia delle quali non importa ai Leggitori Italiani. Que-
fte frutta fi trovano per lo piu defcritte nelle opere d’Ovie­
do , d’Acorta, di Hernández, di Laet , di Nieremberg , di
Marc-

(v) Parecchi Europei Scrittori delle cote d' América confondoro la Chi­
rimoya colla Anona e colla Guanabana ,• ma quefte foro tre fpec:e diverfe
di frutti, benché le due prime fra loro alquanto fi raíTom;gliano . Bifogna
anche guardarfi di confondere 1’ Ananas coll Anona, piu fra loro diverfe»
che il Cocomeroeil Mellone. Mr. de Bomare per lo contrario fa due frut-
te della Chirimoya e Cherimolia , laddove cherimolia non é altro , fe non
corruzione del primo e legtttimo rióme di quel frntto. L’Ate ancora, che
alcuni mettono come frutto aifatto diverfo dalla Chirimoya, é íolranto un*
varietá della fuá fpecie.
V
Marcgrave,. di Pifon, di Barrera, di Sloane, di Ximenez,-------
d’ Uiloar e di molti altri Naturaliíli: fleché non parlerÓ fe Lis. I.
non di alcune delle piu feonofeiute nella Europa.
Tune le frutte dai Meíficani comprefe fotto il nome
genérico Á'iTzapotl fono rotonde o puré alia rotonditk s’ac-
coftano, e tutte hanno il nocciolo duro, (x) 11 Zapote ñero
ha la feorza verde, fottile, lifcia , e teñera , e la polpa ñe­
ra, mórbida, e dolcemente faporita, la quale a prima vifta
fembra quella della Caífia. (/) Dentro alia polpa ha dei
noccioli piatti e nericci, non piu lunghi d’un dito. E’ per-
fettamente sferico, e il fuo diámetro' é da una e mez-
za infina a quattra o cinque oncie . L’albero é di mezzana
grandezza, e folto, e le fue foglie piccole. La polpa di que­
fto frutto gelata, e con zucchero e cannella condita,é d’un
gufto delicato..
II Zapote bianco y il quale per la fuá virtü narcótica
fu appellato dai Meíficani Cochitz.ipotl é alquanto al ñero
fomigliante nella grandezza,. nella figura,, e nel colore della
feorza,. benché in quella del bianco fia il verde piu chiaro ;
ma per altro differifee aífai; poiché la polpa di quefto é
bianca e dilettevole. 11 fuo nocciolo, il quale credefl vele-
nofo, é grande,, tondo,, duro, e bianco.- L’albero é folto, e
piu grande del ñero, e maggiori ancora fono le foglie. In-
oltre il ñero é proprio di clima caldo , e il bianco per lo
contrario é di clima freddo, o temperato.
11 Chicozapote ( in meíficano Chictzapotl'') é di figura
sferica , o ad effa s'accofta, ed ha uno e mezzo, o duepol-
lici di diámetro .-La fuá feorza é bigia, la fuá polpa bian-
ca roíficcia,, ed i fuoi; noccioli neri, duri, ed appuntati . Da
G z que-

(x) Le frutte dai Meflicmi comprefe fotto il nome di Tzapotl , fono il


Mamei Tetzontzapotl, la Chirimoya. Matzapotl , 1’Anona Quauhtzapotl, il
Zapote ñero Tliltzapotl tXc.
(y) II Gemelli dice, che il Zapote ñero ha ancora, il fapore della Caffia;
ma quefto é molto dai vero lontano ,come il fanno tutti quelli, che 1’ han-
no mangiato . Dice ancora , che quefto frutto , quando é acerbo, é veleno
per i pefci; ma é da maravigliarfi, che foltanto al foreftiere Gemelli, che
non iftetce dieci meíi nel Meflieo, fofíe noto un tal effetto.
5*
—■—quefto frutto, quando é ancora verde , íi cava un latte glu-
Lib, i. tinofo, e facile a condenfarfi, dai Mefficani deno Chictli ,e
dagli Spagnuoli Chicle, il quale mafiicar fogliono i ragazzi
e le donne, ed in Colima fe ne fervono per farne dalle pic-
cole ftatue e figurine curiofe. (%) II Chicozapote bene lia -
gionato é frutto dei piu deliziofi, ed appreífo molti anche
Europei, fuperiore a tutte le frutte della Europa. L’albero
é mezzano, il fuo legno buono da lavorarfi , e le fue foglie
tonde, e fomiglianti nel colore e nella confiftenza a quelle
del melarancio . Viene fenza coltura nelle terre calde,e nel­
la Mixteca, nella Huaxteca, e nel Michuacan vi fono dei
bofchi di tali alberi lunghi dodici, e quindici miglia . {A)
11 Capollino, o Capulín, come il chiamano gli Spa­
gnuoli, é la Ciriegia del Medico. L’ albero poco fi diftingue
dal Giriegio d’Europa, e il frutto é fimile nella grandezza,
nel colore, e nel nocciolo; ma non cosí nel fapore.
11 Nance é un picciolo frutto rotondo, giallo, aroma-
tico, e faporito con 1’anime piccoliffime, che viene in albe­
ri proprj d.elle terre calde.
II Chayóte é un frutto rotondo, e fimile nel riccio,dt
cui é coperto, alia caftagna, ma quattro o cinque volte piu
grande, e di un colore verde piu intenta . La fuá carne é
bianca verdiccia, e nel mezzo ha un nocciolo grande, e
bianco fomigliante a quella carne nella fofianza. Mangiafi
cotco infierne col nocciolo. Viene quedo frutto in una pian-
ta volubile e vivace , la cui radice é anche buona da man-
giare.
La Noce incarcerata é cosí dal volgo chiamata per ef-
fere

(z) II Gemelli fi perfílate , che il Chicle era una compofizione a poña


fatta; ma $’ingannò, mentre non è altro, fe non il femplice latte del frut­
to acerbo all’ aria condenfato . 11 fuddetto Autore fa menzione di queíle
frutte nel tom. 6. lib. i. cap. io.
(A) Fra te groíTolane bugie di Tommafo Gages è quella di dire, che net
giardíno di S. Giacinto (Ofpizio dei Domenicani della MiíTione delle Ifol®
Filippine T in un fobborgo di Medico, do/ egli ñette parecchj mefi al log'
giato) v’erano dei Chicozapoti. Quefto frutto non puó provenire mai nella
Valle di Medico, né in rerun altro paefe alia brina efpofto.
53
fere la fuá mandorla ftrettamente rinchiufa dentro un noc- ■
ciolo duriífimo . E piu piccola della noce comune, e nella Lib. L
figura fi raífomiglia alia noce mofcata: il fuo nocciolo é li-
fcio, e la fuá mandorla piu fcarfa, e ¿’inferior gufto alia
comune . (B) Quefta puré dalla Europa portatavi s’ é mol-
tiplicata affai, e s’é fatta tanto comune, quanto nella me-
defima Europa.
La pianta del Tlalcacahuatl, o fía Cacahuate, comí
l’appellano gli Spagnuoli, é fenz altro una delle piu rare r
che vi fieno. E deífa un erba, ma troppo folta, e ben for-
nita di radici. Le fue foglie fono alquanto fimili a quelle
della porcellana, ma men grofle. I fuoi fioretti fon bianchi,
da’quali non proviene verun frutto. II fuo frutto viene non
gia ne’ rami, o nel furto come nell’altre piante, ma attacco
alia capigliatura delle radici dentro una guaina bianca,bigic-
cia , lunga, tondetta, rigata, e ruvida tale,quale fí rappre-
fenta nella terza nortra figura tra quelle de’fiori, e frutti.
Ogni guaina ha due, tre, o quattro cacahuati , i quali han-
no la figura di pinocchj, ma aflai piu grandi, e piu groífi,
e ciafcuno é comporto a guifa di tanti altri femi di due
loh'r^ ed ha il fuo punto germogliante . E commeftibile, e
di buon gufto non gia crudo, ma un poco abbruftolito. Se
s’ abbruftolifcono piu, prendono un odore, e un gufto cosifa-
miglianti a quelli del Cañe, che non é difficile l’ingannar
chi che fia. Si fa de’Cacahuati un olio, che non é di catti-
vo gufto; ma fi crede nocevole , perché troppo caldo. Fa
una bella luce, ma facile a fpegnerfi. Quefta pianta riufci-
rebbe ficuramenre nell’Italia. Si femina in Marzo, o in A-
prile, e fi fa la raccolta in Ottobre, o in Novembre.
Tra moltiífimi altri frutti, che per abbreviar la mía
defcrizione tralafcio, non pofío difpenfarmi dal far un motto
del

■ (B-) Non parliamo, fe non della noce incareerata dell’Imperio Meflicano’


poiche qneila del Nuovo Meffico e maggiore ,e di miglior fapore della co-
•mune d' Europa , fecondo che mi ha detto un uomo degno di fede. Pud
crederfi, che qneila del Nuovo Medico fia la. ftefla di quella della Luigiana
aPpeilata Pacana, oflia Pacarin.
54
- deb Caccao > della Vainiltay della Cbiay del Chillt, o fia Pe-
Lib. I. veronej ¿el Tomate, del Pepe di Tabafco del Cotone, e
del grani e legumi pin ufuali fra i Mefiicani*
Del Caccao ( nome prefo dal meflicano Cacabuatl ) nu­
mera quattro fpezie il Dottor Hernandez; ma il Tlalcaca-
buatl y\\ pin minuto di tutti , era quello,, che piCt comune-
mente adoperavano i Mefiicani nella loro cioccolata, ed in al­
tre bevandecotidiane, mentre l’altre fpezie piu lor ferviva-
no di moneta per commerciare nel mercato, che d’alimento.
IF caccao era una delle piante piu coltivate nelle terre calde
di quel regno,, e d’efíb pagavano tributo alia Corona di Mef-
iico diverfe provincie, e fra l’altre quella di Xoconochco, il
cui caccao è eccellente e migliore non folamente del caraccas,
ma anche di quello della Maddalena- La defcrizione di queda
celeb-e planta, e della fuá coltura ft trova appo^ mold Auto-
ri di tutte le Nazioni colte della Europa -
La Vainilla ,o Vainiglia si conofciuta, e s'í ufata in Eu-
ropa , viene fenza coltura nelle terre calde . Gl’Antichi Mef-
Ecani l’adopravano nella loro cioccolata ed in altre- bevande’,
che del caccao facevano -
La Chia è la piccola femenza d’una pianta bella,, il cui
fufto è dritto e quadrangolare, i rami verfo le quattro par­
ti ftefi e con fimmetria contrappodi, ed i fioretti turchini.
Ve ne fono due fpezie,. 1’una ñera e picciola,. di cui fi cava
un olio ottimo per la pittura, e l’altra bianca e piu grande,
di cui fafii una bevanda rinfrefcativa. L’ una, e 1’ altra dai
Medicant adoperavanfi. per quedi ed altri effetti, che pofcia
ve dremo-
Del Chilli , o Peverone, (C) il quale era cos'i ufuale
appo- i Meíficani, come il fale appo gli Europei, vi fono
almeno undici fpezie difieren ti nella grandezza , nella figura,
e nell’acrimonia - II Quauhchilli * il quale, è frutto d’ uu
arbu-
(C) In altri paefi dell' America appellano il Chilli yixi „ ih> Ifpagna Pi­
miento , ed in Francia Porvre de Guiñee , e con altri nomi. . Io adopro in
Italiano quello, con cui è conofciuto nei Iuoghi della Italia, dove fon»
flato _
55
arbufcello, e il Chtltecptn fono i piu piccoli, ma eziandio i
piu acri. Del Tomate vi fono íei ípezie difiinte «ella grati- Em. I»
dezza, nel colore, e nel güilo. 11 piu grande, ch’c il Xic-
tomatl , o Xitomate , come il chiamano gli Spagnuoli del
Meffico, é gia comuniífimo nella Europa: in Ifpagna ed in
Francia col nome di Tomate (D) ed in Italia con quellodi
Pomo d' oro. II Miltomatl é piu piccolo , verde, e perfetta-
mente tondo. Quanto (bífero tutti e due dai Meflicani ado-
prati nel loro pranzo , diraífi poi, ove s’abbiaa ragionar dei
loro alimenti.
11 Xocoxoch'ttl, volgarmente conofciuto col nomedi Pepe
di Tabafeo, perché abbonda in quella Provincia , é piu grande
del pepe del Malabar. Viene in un albero grande, le cui
foglie hanno il colore, e il luítro di quelle del Melarancio,
ed i fiori fono d’un bel roífo, e limili nella figura a quelli
del Melograno , e d’un vivo e piacevolilfimo odore, di cui
fono ancora partecipi i rami. 11 frutto é tondo e viene in
grappoli, i quali eífendo da principio verdi, diventano poi
quafi neri. Quefio pepe ufato gih dagli antichi Mcíficani puó
fupplire a quello del Malabar.
11 Cotone era per la fuá utilita uno dei frutti piu con»
fiderabili di quel paefe : poiché fuppliva al lino ( benché né
queda planta lor mancaífe (E) ), e d’eíTo veftivanfi per lo
piu gli abitanti d’Anahuac. Ve n’é del bianco, e del lio»
nato, coyote volgarmente appellato. E’ pianra aflai comune
nelle terre calde, ma molto piu dagli antichi, che dai mo-
derni coltivata.
II

(D) II Tomatl dei Mefficani è nome genérico di tutti i frutti di quella


claffie. Adottaronlo gli Spagnuoli di Europa ed i Francefi per fignificare il
Xictomatl, ch’è la fpeoe da loro conofciuta , e gli Spagnuoli del Meffico
per fignificare il Miltomatl, ch'è in quel paefe il piíi ufuale .
(E) 'TrovoíTi in fatti del lino in Michuacan , nel N. Meffico , e nella
Qjiivira in grand’ abbondanza, e d’ottima qualita; ma non fappiamo, che
la coltivaffiero , o d’effio fi ferviffiero quelle Nazioni. La Corte di Spagna
confapevole delle terre . che nel Regno del Meffico vi fono idonee per la
coltura del lino, e del canapé , mandó in quel paefe Panno fcorfo(i778)
dodici famiglie Contadinefche delta Vega di G'ranata, acciocché $’ impie-
ghino in queft a parte delP Agt icoltura .
5<*
~ Il frutto dslT^rFro*?, dai Francefi dettoRocow, ferviva
Lib. I. allora per le tinture dei Mefficani, come íerve adeifo per
quelle degli Europei . Della fcorza dell’ aibero fervivanfi per
far delle corde , e del legno per cavar fuoco colla confrica-
zione all’ ufanza degli antichi paftori deli’ Europa . Queda
pianta trovafi ben deferiría nel Dizionario di M. deBomare.
Intorno poi alie biade , ed ai legumi proprj ,ebbe quel-
la terra dall’Europa il Frumento, 1’Orzo, il Rifo, i Ceci,
i Piíélli, le Fave, le Lenticchie, ed altre: le quali tutte
felicemente allignarono nelle terre alia lor natura convene-
voli, ed ivi fonofi tanto moltiplicate, quanto veder faremo
nelle noftre diífertazioni . (F)
Tra le biade la principale, la piu utile,e la piu ufua-
le era qiaella del Frumentone ,dai MeíTicani appellato Tlaollf,
di cui vi fono molte fpezie differenti nella grandezza , nel
colore, nel pefo, e nel fapore . V’ é del grande, e del pic­
colo, del bianco, del giallo , del turchino, del paonazzo,
del roífo , e del ñero. Del Frumentone faceano i MeíTicani
il loro pane, e parecchie vivande , di cui altrove parlere-
mo. 11 Frumentone fu dalla America in Ifpagna , e quindi
in altri paefi della Europa con gran vantaggio dei poveri
portato, benché non manchi Autore ai noftri di, che pre­
tenda far 1’America debitrice del Frumenton ealla Europa.
Peníiero veramente il piu ftravagante, e ii piu improbable,
che poda faltar ad un uonlo in tefta . (G)
II
(F) Il Dr. Hernandez deferive nella Storia Naturale del MeíTico la fpecie
di Frumento che fi trovó in Michuacan, e vanta la fuá prodigiofa fecon-
dit'a ; ma gli antichi o non feppero, o pure non vollero fervirfene , apprez-
zando davantaggio, come il fanno anche oggigiorno , il loro Maíz o Fru­
mentone. II primo che in quella terra feminó il Frumento Europeo fu un
Moto fehiavo del conquiflatore Cortés, avendo trovato tre o quattro grani
dentro un facco di rifo,che portavaíi perla provvifionedeiSoldati Spagnuoli.
(G) Ecco le parole di Mr. de Bomare nel fuo Dizionar. di Stor. Natur.
V. de Turquie ~On donnoit à ceite plante curieufe & utile le nom de
d'Inde ; parce qu elle tire fon origine des Indes, d'où elle fut apporte en Tur­
quie, & de-!à dans toutes les autres parties de V Europe, de Í Afrique, &
de P Amérique —■ Il nome di Grano di Turchia , con cui è (lato conofeiu-
to in Italia , farà ñato fenz’ altro tutta la ragione di Mr. de Bomare per
a dot-
11 principal legume dei Meflicani era quello dei Fagiuo i
li, di cui fono piu fpezie, e molto piu variate di quelle Lib. I.
del Frumentone . La fpezie piu grande e quella del Ayacotli,
-il quale e della grandezza d’una fava, e nafce d’un bel fior
roffo; ma la piu ftimata e quella di certi fagiuoli piccoli,
neri, e pefanti. Quefto legume, il quale in Italia e'-----poco
ftitnato, perche cattivo,nel Meffico e tanto buono, che fer­
ve non folo al foftentamento della gente miferabile , ma an-
che alle delizie della Nobilta Spagnuola.
Or per quello che riguarda le piante pregiabili per la
Piante
loro radice , per le loro foglie , peí loro íufto , o peí loro ftimabili
legno, n’aveano i Mefíicani moltiílime che lor fervivano perlalo-
d'alimento, come la Xicama, il Camote, /’ Huacamote , il ™ ia^*“
Cacomire, ed altre , ovvero che lor provvedevano di filo per ia ¡orPol
le loro tele, e le loro corde, come Y Iczotl , e parecchie foglie,pe!
fpezie di Metí o Maguei, o puré li fornivano di legno Perflo^0pe!
le fabbriche, ed altri lavori, come il Cedro,il Pino, il Ci- loro le-
preífo, 1’Abete, 1’Ebano &c. Sno-
La Xicama , dai Mefficani detta Catzotl, é una radice
¿ella figura, e della grandezza d’una cipolla tutta bianca,
Poda, frefca, fugofa, e faporita, la quale fi mangia íempre
cruda .
Il Camote è un’ altra radice comuniffima in tutta quel­
la terra, della quale vi fono tre fpezie, una bianca, altra
gialla , ed altra paonazza.I camoti cotti fon di buon gufto,
maffimamente quelli di Queretaro, che fono degnamente
pregiati in tutto il regno. (*)
II Cacomite è la radice commeftibile della pianta, che
porta il bel fior della Tigre , che abbiamo gia defcritto .
• Storia del MeJJiçp Tem. /. H Te-

adottare un ral errore contrario alia teílimohianza di tutti gli Scrittor-i


dell’America, ed al fentimento univerfal delle nazioni. Dagli Spagnuoli
di Europa e di America è chiamato íl Frumentone col fióme Maiz, prefo
dalia Lingua Haitina che fi parlava nella líbia oggidl appellata Spagnuola,
0 fia di $. Domenico.
_ C) Molti chiamano i Camoti Batate, o Patate; ma io ho fchivato que­
fto nome; perché è equivoco e indifferentemente adoprato dagli Autori
Per fignificare i Camoti, e le Pape, che fono radici affatto diverfe.

■ ■ L.' Huacamote è la radice dolce d* una fpezie dî Jucca (H) la
I- quale ancora fi mangia cotta . La Papa , ch' è una radice
trafpiantata nell’Europa, e aíTai dimata nell’ Irlanda, e nel-
la Svezia, fu anche portata in Meffico dali’América Méri­
dionale, fuo proprio paefe, ficcome vi furono pórtate dalla
Spagna, e dalle Canarie parecchie altre radici ed infalate ,
come i Navoni , i Ravani, le Carote, gli Agli, le Lattu-
ghe , gli Sparagi , i Cavoli, e fimili . Delle Cipolle teftifi-
ca il Cortes nelle fue lettere a Carlo V. che fi vendevano
nei mercati del Medico: iicchè non aveano bifogno, che gli
foflero dalla Europa pórtate. Oltrecchè il nome "Lonacatl,
che danno alla Cipolla, e quello di Xonacatepec, con cui è
conofciuto un luogo infin dai tempi dei Re Mefficani, ci
fanno conofcere, che queda pianta era mólto antica in quel-
la terra, non già dall’Europa trafpiantata.
Il Maguei dai Mefficani appellato Metl, dagli Spagnuo-
li Pita, e da molti Autori Aloe Americano, per effiere infat -
ti molto iimile al vero Aloè, è delle piante più comuni, e
più utili del Meffico. Il Dottor Hernandez ne defcrive in­
fin a diciannove fpezie , ancor più diverfe nella foftanza in­
teriore , che nella forma, e nel colore delle loro foglie,
Nel libro VII. délia nodra doria avremo occafione d’efporre
i grandi vantaggi, che i Mefficani traevano da quede piante
e l’incredibile profitto, che oggidi ne tirano gli Spagnuoli.
L’Iczotl c una fpezie di palma montana ben alta,che
per lo più ha il tronco raddoppiato. I fuoi rami hanno la
figura d’ un ventaglio, e le fue foglie quella d’ una fpada.
1 fuoi fiori ion bianchi, ed odorofi, dei quali fanno buone
conferve gli Spagnuoli , e il fuo frutto è fimile a prima vi­
da alla mufa, ma affatto inutile. Delle foglie facevano an-
ticamente, e fanno ancor oggi delle duoje fine , e i Meffi'
cani ne cavavano del filo per le loro manifatture.
Non è queda 1’única palma di quel paefe. Oltre la
Pal-

(H) La Jucca è quella pianra, dalla cuí radice fanno il pane di Cajavt
in alcuni paefi dell’ América. I
Palma Reale fuperiore all’altre per la vaghezza dei fuoi ra-^"""*"?
mi, della Palma di Coceo, e di quelle dei datteri , (7) vi Lib. I.
fono altre fpezie da rammemorarfi degne.
11 Quaubcojolli é una palma di mediocre grandezza,
il cui tronco é inacceílibile ai Quadrupedi, per efler tutto
armato di fpine lunghe, forti, ed acutiflime. I fuoi rami
hanno la figura d’ un vago pennacchio, fra i quali pender fi
vedono in grofii grappi i fuoi frutti, tondi , grandi quanto
le noci comunali, e com’ eflfe di quattro parti compoíti ,
cioé una feorza da principio verde, e dipoi fofea , una pol-
pa gialla tenacemente al nocciolo attaccata, un nocciolo ro-
tondo e durifíimo, e dentro il nocciolo una mandorla, o
midolla bianca.
La palma Jxbuatl é piu piccola, e non ha piu di fei ,
o fette rami, poiché ove un ramo nuovo germoglia, fi fec-
ca fubito un altro degli antichi. Dalle fue foglie facevano
fporte e ftuoje, ed oggidi ne fanno anche cappelli ed altri
lavori. La fuá feorza infino alia profonditk di tre dita non
é altro, che un ammafiTo di membrana lunghe un piede in
circa, fottili, e fleflibili, ma peraltro forti, dalle quali unen-
done molte infierne fanno alcuni poveri i lor materafli.
La palma Teoiczotl é ancor eífa picciola. La midolla
del fuo tronco, la quale é foffice, lia circón data di certe
foglie d’una particolar foftanza , ronde, grofle , bianche, li-
ície, e fplendenti, che fembrano altrettante conchiglie, am-
míñate 1’ une fovra 1’altre , di cui fi fervivano anticamente ,
ed anche oggid'i fi fervono gli Indiani per ornato degli ar-
chi di frondi, che fanno per le loro ferie .
Ve n’é un’ altra palma, che porta i cocchi d’oliofap-
preffo gli Spagnuoli cocos de aceite , ) cosí appellati ; perché
da eífi fi cava un buon olio. 11 coceo d1 olio é una noce
nella figura , e nella grandezza fimile alia noce mofeata ,
H 2 den-

(1) Olere la palma dei datteri propria di quel paefe, v’ é ancora quella
Barbería . 1 datteri vendonfi nel mefe di Giugno nei mercad diMefíico,
o Angelopoli, e d’ altre Citra, ma malgrado la lorodolcezza fon puré po-
Co cercati.
6o
—dentro la quale vi e una mandorla branca, olicfa, e comme-
I- ílibile , coperta d’una pellicola fottile e paonazza. L’olio ren­
de un foave odore, ma é troppo facile a condenfarfi, ed al­
lora diventa una mafla mórbida, e bianca come la neve.
Quanto poi all’ eccellenza, alia varieta, ed all' abbon-
danza dei legni, non cede quel paefe a niuno del Mondo;
perciocché non mancandovi alcuna forte di clima, nemmeno
mancano gli alberi di ognuno proprj. Oltre le Quercie, i
Roveri, gli Abeti, li Pini, i Cipreífi , i Faggi, gli Olmi ,
le Nocí , i Pioppi , e moltiíTimi altri nell’ Europa comuni ,
vi fono dei bofchi intieri di Cedri, e di Ebani, le due fpe-
zie d’ alberi pid ftinaati dagli Antichi: v’ é una gran copia
di Agalloco , o fia Legno aloé nella Mixteca, di Tapitize-
rdn in Michuacan, di Caoba in Chiapan, di Palo gateado,
che noi potremo dire Legno ftrifciatoy in ZoriColiuhcan ( og-
gi Zongolica, ) di Camote nelle montagne di Tetzcoco, di
Granadillo, o Ebano roño nella Mixteca ed altrove, di Miz-
qnitl o vera Acacia, di Tepebitaxin, di Coptb , di Jabin , di
Guayacan y o Legno fanto , d’ Ayaquahuitl, d’ Oyametl, di
Legno del Zopilote., e d’ altri intiumerabili legni pregiabili
per la loro incorruttibilita, per la loro durezza e gravith,
(K) per la loro docilita o agevolezza all’ intaglio , per la
vaghezza dei loro colori, o per la loro fragranza. 11 Camo­
te ha un belliffimo color paonazzo , e il Granadillo un
roífo ofcuro; ma fono ancor piü belli il Palo gateado , la
Caoba, e il Tzopiloquabuitl, o Legno del Zopilote. La du­
rezza del Guayacan é gia notoria nell’Europa , e non é mi­
nore quella del Jabin. 11 Legno aloé della Mixteca, benché
diverfo dal vero Agalloco di Levante, attefa la defcrizione,
che

(K) Plinio nella fuá Storia Natur. lib. 16. cap. 4. non mentova altri le*
gni di maggiore fpecifica gravita rapporto all’ acqua , fe non queñi quattro
T Ebano, il BoíTo, il Lárice , e il Sughero fcorticato; ma nel Meffico vi
fono molti altri alberi, il cui legno nell’acqua non galleggia, come il G'ua-
yacan, il Tapinzeran, il Jabin, il Quiebrahacha &c. II Quiebra-hacha, cioé,
Rompe-fcure, é cosí appellato; perché nel tagliarlo non ¿i rado fi romp5
la fcure per la durezza del legno.
ÓL
che di quedo fa Garzia dell’ Orto (* ), ed altri Autori, non
è però manco ftimabile peí Coa vi (limo odore che rende, maf- Lib. I.
fimamente quando è di frefco tagliato. V’ è ancora in quel
paefe un albero, il cui legno è preziofo, ma peraltro di na­
tura cosí maligna, che cagiona gonfiezza nello fcroto achiun-
que indifcretamente il ïnaneggia, quando è novellamente ta­
gliato. J1 nome, che gli danno i Michuacanefi , del quale
non mi ricordo, efprime nettamente quel cattivo efFetto. lo
non fono (dato teftimonio di tal fenómeno nemmeno ho ve-
duto 1’ albero; ma il feppi quando fui in Michuacan da per-
fone degne di fede.
11 Dott. Hernández defcrive nella fuá Storia Naturale cen-
to ípezie in circa d’ alberi; ma avendo principalmente il fuo
(ludio confecrato , come abbiam g& detto , alie piante
medicinali , tralafcia la maggior parte degl’ alberi , che
porta quel fecondiífimo terreno , e fingolarmente i pih
confiderabili per la loro grandezza, e per la preziofith del
loro legno. Vi fono degli alberi d’ una altezza ed ampiezza
cosí forprendente , che non fono mica inferiori a quelli, che
vanta Plinio come miracoli della Natura.
11 P. Acorta fa menzione d’ un cedro, che v’era in A-
tlacuecbabuayan, luogo difcofto nove miglia da Antequera, o
fia Oaxaca , il cui tronco avea di circonferenza • fedici bra­
bas , cioé, piu d’ ottaota due piedi di Parigi, ed io ne ho
veduco in una cafa di campagna una trave lunga cento venti
piedi cartigliani, o centofette piedi di Parigi. Vedonrt in
parecchie cafe della Capitale, e d’ altre Citta del regno del-
le tavole grandiflime di Cedro d’ un folo pezzo . Nella val­
le d’ Atlixco fi conferva vivo finora un antichifíimo Abete
(L) tanto grande, che nella cavita nel fuo tronco fatta da
alcu-

(*) Storia dei SempHci, Aromati &c. della India Orientate.


(L) Il nome meflicano di quefto albero e ylhuehuetl, e il Volgo Spagnuo­
lo di quel paefe Io chiama b/lbuehuete; ma quei che voglrono parlar alia
Caftielima il chiamano Sabino, cioe Sapino, nel che s’ingannano, mentre
1 , quantunque al fapino fomigliantiflimo , non e pur fapino,
HU Abete , come il dimoftra il Dotr. Hernandez nel Lib. ?.cap. 66. della
fua
- ....... dlcuni fulmini, fianno cómodamente quattordici uomini a
Lib. I. cavallo. Una idea anche maggiore della fua ampiezza ci fa
concepire un tedimonio tanto autorevole, quanto é Sua Ec-
cellenza il Sig. D. Francefco Lorenzana, Arcivefcovo gia di
Medico, e prefentemente di Toledo. Quedo Prelato nelle
Annotazioni da lui fatte fulle Lettere del Conquidatore Cor­
tes a Carlo V. e ftampate in Medico nel 1770., ci redid-
ca, che eflendo lui medefimo andato ad offervare quell’ al-
bero tanto rinomato in compagnia dell’Arcivefcovo di Gua­
temala, e del Vefcovo d’ Angelopoli, fece entrare nella fud-
detta cavita dell’ albero infin’ a cento ragazzi.
Sono pure con quedo famofo Abete paragonabili le
Ceibe, ch’ io vidi nella Provincia marittima di Xicayan .
L’ ampiezza di quedi alberi é proporzionata alia loro pro-
digiofa elevazione, ed é fummamente deliziofo il loro profpet-
to nel tempo, in cui fi vedono adorni di nuovo fogliame ,
e carichi di frutta , dentro le quali v’ é certa fpezie di co­
tone bianco, fottile e delicatidimo. Potrebbonfi fare, come
realmente íi fono fatte , delle tele tanto morbide, e delicate , e
forfe ancor piu di quelle di feta; (M) ma é malagevole a
filarfi a cagione della piccolezza dei fili, oltre che farebbe
minor il vantaggio, che la fatica, dovendo eífer di poca du-
rata la tela. Adoprafi da alcuni quel cotone in cufcini e
materafli, i quali hanno la fingolarita di gonfiarfi enorme­
mente col calor del foie.
Tra moltiifimi alberi degni di memoria per la loro fin-
golarita, ch’ io fon codretto a tralafciare, ommettere non pof-
fo una certa fpezie di Ficaja falvatica, che viene nel paefe
dei
fua Storia Natur. Io vidi 1’ Abete d’Atlixco nelpaíTar, che feci, perquel-
la Citta nel 1756., ma non cosí vicino, chepoteffe fórmame giuffa idea della
fua grandezza.
(M) Mr. de Bomare dice , che gli African! fanno del filo della Ceiba il
taffeta vegetabile tanto raro, e tanto ffimato nella Europa. Non mi mara-
viglio della rarita di tal tela attefo la difficolta, che v’ é a farla. 11 nome
Ceiba é prefo , Become mold altri , dalla lingua , che fi parlara nel­
la Ifola Haiti , o fia di S. Domenico . I Mefficani I1 appellano Pochotl,
e molti Spagnuoii Pochote. Nell’ Africa ha il nome di Benten. La Ceiba,
dice il fuddetto Autore,é piu alta di tutti gli alberi finora conofciuti.
del Cohuixchi, ed in altri luoghi del regno. E’ un albero
alto, groflo efolto,fimile nellefogliee nel fruttoalFico comu- Li». I.
ne. Dai fuoi rami, i quali orizontalmente ii ftendono, nafco-
no certi filamenti, che prendendo la lor direzione verfo la
terra, vanno fempre ingroflandofi e crefcendo finattantoche
in efla introdotti fanno delle radici,ed altrettanri tronchi ne
formano: ficché da una fola Ficaja pud farfi un bofco. Il
frutto di quefto albero é afFatto inutile, ma é buono il
legno. (N)
Per quello finalmente che riguarda alie piante, che ci §.
rendono le ragie., le gomme, gli olj, o i fughi profittevo- Piante
li, n é fingolarifíimamente feconda la terrad’ Anahuac, fie-
come il riconofce 1’ Acorta nella fuá Storia Naturale. gie.gom-
L’ Huitziloxitl, da cui diftilla il balfamo , é un albe-
ro di mediocre altezza. Le fue foglie fono alquanto fimili USH*
a quelle del Mandorlo, ma piu grandi: il fuo legno é rof-
ficcio ed odorofo , e la feorza cenerognola , ma coperta d’
una pellicola rofíiccia. I fuoi fiori pallidi vengono nell’ eftre-
mita dei rami. La fuafemenza épicciola, biancaftra, e cur­
va , e viene anch’ efla nell’ eftremita d’ un gufcio fottile e
lungo un dito. In qualunque parte fi faccia una incifione,
maífimamente dopo le pioggie, ne diftilla quella nobiliífima
refina cotanto ftimata nella Europa, e niente inferiore al ri-
nomato balfamo della Paleftina. (O) 11 nortro balfamo é
roffo nericcio, ovvero bianco gialliccio; mentre dell’ uno e
dell’ altro colore ne feorre per la incifione , d’ un fapore acre ,e
amaro, e d’ un odore intenfo, ma gratiíTimo, L’ albero del
balfamo é comune nelle Provincie di Panuco, e diChiapan,
e in
(N) Fanno menzione di queda Ficaja fingolare il P. Andrea Perez de
/Ribas nella Storia delle Miffioni delta Cinaloa, e M. de Bomare nel fuo
eDizionario fotto i nomi di Figuier der ludes , Grand Figuier, e Figuier ad­
mirable. Gli Storici dell’India Oriéntale defcr'iYono un altro albero a que­
do limite, che trovad in quelle regioni.
(O) II primo balfamo, che dal Medico portofli a Roma,fu vendutocen-
to ducati l'oncia, come fa teílimonianza il Dott. Monardes nella Storia
dei femplici medicinad dell’América , e fu dichiarato dalla Sede Apodolica
materia idónea per la Crefirna, benché diverfo da da quello della Paledi-
na, decome offerva l’Acoda, ed altri Storici dell’América.
¿4
-e in altre terre calde. I Re Mefficani lo fecero trafpiantar
Lis. I. nej celebre giardino di Huaxtepec, dove felicemente allignó,
e fi moltiplicó oonfiderabilmente in tutte quelle montagne.
Alcuni Indiani per trame in maggior copia il balfamo, fat-
ta l’inciíione neil’ albero gli bruciano i rami. L’ abbondanza
di quede preziofe piante fa mettere in non cale la perdita
d’ un gran numero d’ efíe, per non avere ad afpettar la len-
tezza della diftillazione. Non folo raccoglievano gli antichi
Mefficani 1’ opobalfamo, o lagrima dal tronco diftillata , ma
cavavano ancora il Xilobalfamo per la decozione dei rami. (P)
Dalí’ Huaconex, e dalla Maripenda (* *) cavavano altresi un
olio al balfamo equivalente. L’Huaconex é un albero di
mediocre altezza, e di legno aromático e duro, ilqualecon-
fervafi incorrotto degli anni, ancorché ília fepolro in térra.
Le fue foglie fono picciole e gialle, i fiori piccoli ancora e
biancaftri , e il frutto íimile a quello dell’ alloro . Tiravano
per diftillazione 1’ olio dalla fcorza dell’ albero , dopo averia
ípezzata, tenuta tre giorni in acqua naturale, ed indi fecca-
ta al fole. Tiravano eziandio dalle foglie un. olio di grato
odore. La Maripenda é un frútice, le cui foglie hanno la
figura d’ un ferro di lancia, e il frutto é íimile all’ uva, e
viene in grappi da principio verde, e poi roño. Tiravano fo­
lio per la decozione dei rami mifchiati con qualche frutto.
11 'kochiocotzotl, volgarmente appellato Liquidambra, é
lo florace liquido dei Mefficani. L’albero é grande ( non
folo arbufcello, come dice il Pluche ) le fue foglie fono
alquanto fimili a quelle dell’ Acero , dentate , biancaltre da
una parte, e dall’altra fofche, e a tre a tre difpofte. 11
frutto é fpinofo, o tondetto, ma poligono colle fuperficie
nere, e gli angoli gialli. La fcorza dell’albero é in parte
verde, e in parte lionata. Dal tronco tirafi per incifione

(P)Tirafi ancora dal frutto dell’ Huitziloxitl un olio fimile neil’ odore e ne
fapore a quello di mandorle amare,ma di maggiore acrimonia, e d’un odo­
re piü intento, il quale é molto titile nella medicina .
(*) I nomi Huatcinex e 'Maripenda non fono Mefficani ; ma fono quel-
li , che ádoprano gli Autori, che di quelle piante fcrivóho,
^5
quella preziofa ragia, che gli Spagnuoli appellarono Liqui-1====^
dambar, e 1’olio dello fteifo nome, ch’é ancor piu odorofo, Lib, I.
e pregiabile. Tirafi altresi il Liquidambra per la decozione
dei rami, ma inferiore a quello, che dall’albero diftilla.
Il nome mefficano Copalli é genérico, e comune a tut-
te le ragie, ma fpezialmente fignifica quelle, che fervono
per incenfo. Vi fono infino a dieci fpezie d’ alberi, che ren-
dono quede forti di ragia, non tanto nel nome fra loro dif­
ferent!, quanto nella forma del fogliame e del frutto, e
nella qualita della ragia. Il Copal per antonomafia é una
ragia bianca, e trafparente, che diftilla da un albero gran­
de , le cui foglie fi raflomigliano a quelle della quercia, ma
fon piu grandi, e il frutto é tondetto e roflicio. Quefta ra­
gia é ben conofciuta nell’Europa col nome di Gomma-Copal,
e ben noto ancora fufo, che fe ne fa non men nella Me­
dicina, che nelle vernici. Gli antichi Meflicani 1’ adoperavano
principalmente negl’incenfamenti, che facevano ora per cul­
to religiofo dei loro fdoli, ora per nífequio verfo gli Amba-
fciatori, ed altre perfone di primo rango. Oggigiorno necon-
fumano una gran quantita nel culto del vero Dio, e deifuoi
Santi. II Tecopalli,o Tepecopalli é una ragia fimile nelco­
lore, nell’odore, e nel fapore all’incenfo dell’ Arabia , la
quale diftilla da un albero di mediocre grandezza, che na-
íce nelle montagne, il cui frutto é come una ghianda con­
tinente un pinocchio bagnato d’ una mucilagine, o faliva
vifcofa, e dentro eílb una mandorletta, che utilmente s’a-
dopra nella Medicina. Non men quefti due alberi, che tuc»
ti gli altri di quefta claffe, nella cui defcrizione non poflia-
mo trattenerci, fono proprj di terre calde.
La Caragna, e la Tecamaca, ragie afíai conofciute nelle
fpezierie dell’Europa, diftillano da due alberi mefllcani ben
I andi . L’ albero della Caragna (*) ha il tronco lionato , li-
Storia del Mefftco Tom. I. 1 fcio,

(*) I Mefficani diedero all’albero della Caragna il nome di Tlahueliloca-


quahuitl , cioé albero della malignita ( non Haheliloca, come fcrive Mr. de
•tomare) j perche fuperñizioíamente credeyano, efler elfo temuto dagli Spi­
rin
66
' ''icio, rilucente ? ed odoroío, e le foglie, benche tonde, non
Lib. I. diífimili da quede deli’Olivo. L’albero delia Tecamaca ha
le foglie larghe, e dentate, e il frutto roífo, tondo, e pic-
ciolo, pendente dalle eílremita dei rami. L’uno e l’aitro
vengono in paeíi caldi.
11 Mizquitl, o Mezquite , come il chiamano gli Spa-
gnuoli, é una fpezie di vera Acacia, e la gomma che ne
diftilla, é la vera Gomma arabica, come ne fanno teílimo-
nianza il Dottor Hernández, ed altri dotti Naturaliüi. E’
il Mezquite un arbufcello fpinofo, i cui rami fono molto
fregolatameme difpoíti, e le foglie tenui , fottili, e con*
jugate, o fia nafcenti dalla una e dall’altra parte dei rami,
raífembrano le penne degli uccelli. I fuoi fiori fimili fono
a quelli della Betulla. I fuoi frutti fon dei guíe) dolci , e
commeftibili, e contengono la femenza, della quale faceva-
no anticamente i barbari Cicimechi una palla, che lor fer-
viva per pane. II fuo legno é duriífimo e peíante. Quefti
alberi fonoquaíi tanto comuni nel M.’fllco,quinto le Quercie nelí
Europa, maffimamente nei colli dei paeíi temperan. (Q)
La Lacea o fia Gomma lacea ( come fuoi chiamaríi
dagli Speziali, ) feorre in tanta abbondanza da un albero
al Mezquite fotnigliante, che ne rellano coperti i rami. (R)
Que-
riti maligni, ed effere efficace prefervativo contro la fafeinazione. II nome
Tecamaca é prefo dal Tecomac ibiyac dei Meflicani.
(Qj V’ é in Michuacan una fpecie di Mezquite o Acacia , che non ha
mica delle fpine, ed ha le foglie piü fottili;ma nel retío conviene in tutto
colf altra.
(R) Garzia delf Orto nella Storia dei íemplici dell’ India ftabiliíce fu!
ragguaglio d’alcuni uomini pratici di quel paefe, che la Lacea é lavorata da
certe formiche. Quedo fentimento é flato adottato da moltiíhmi Autori,
e M. di Bomare gli fa I’onore di crederlo gá quafi dimoílrato: ma quanto
fia dal vero lontano,vedefir. perché tutte quede vantate dimofiraz:oni non
fono altro, fe non indizj equivochi, e congetture fallaci, come fi fa paleí*
a chiunque legga i fuddetri Autori . z. Fra tutti i Naturalifli , che ferivo-
no della Lacea , non v’é altro che l’abbia veduta full’albero, fe non ií Pr.
Hernández, e puré quedo dotto e fincero Autore afferma , come indubita-
bile, che la Lacea é vera ragia didillata dall’ albero, che i Meflicani ap-
pellano Tzinacanciiitla-quahuitl, e ribatte, come error volgare, l’oppoflo fen-
timento.j. 11 paefe, dove abbonda la Lacea, é la Provincia fértil i íTima dei
Tía-
¿7
Qjîfto albero, la cui grandezza è mediocre, e il tronco di
colore rolfo, è comaniiïï.no nelle Provincie dei Cohuixchi, Lib. I.
e dei Tlahuichi .
Il Sangue di draga diftilla da un albero grande, le cui
foglie fono larghe ed angolofe . Quefto albero viene nelle
montagne di Quauhchinanco, e in quelle dei Cohuixchi. (S)
La Ragia elajlica, dai Meflicani detta Olin ovvero OUI,
e dagli Spagnuolt di quel regno Ule, diltilla dall’ Olquahu'trl,
ch’è un albero di fufficiente grandezza, il cui tronco è lifcio,
e gialliccio, le foglie aidai grandi, i fiori bianchi, e il fruteo
giallo , e tondetto, ma angolofo, dentro il quale vi fono dél­
ié mandorle grandi quanto le avellane, blanche, ma coper­
te d’una peliicola gialliccia. La mandorla ha un fapore ama­
ro, e il frutto viene fempre attaccato alla feorza dell’albero.
L’ Ule nel diftillar dal tronco ferito è bianco, liquido, e
vifeofo: indi diventa gialliccio , e poi finalmente prende il
color del piombo, alquanto più. nericcio,che d’ailora innan-
zi conferva. Quei che il raccogliono, lo fauno prendere in
diverfi modelii qualunque forma vogliono fecondo fufo, a
cui il deftinano. Quefta ragia condeufata è fra tutti i corpi
folidi il più elaftico che conolciamo.
Facevano di quefta ragia i Meificani i fuoi palloni , i
quali benchè pefanti , faltano più di quelli d’ aria. Oggidi,
oltre quefto ufo , fe ne forvono , corne in Europa deila ce­
ra, per fare i cappelli, gli ftivali, i gabbani, ed i tabbarri
I 2 ail’ ac-

Tlahu'cchi, dove tutte fe frutta vengono a maraviglia, e di là fe ne por­


tant) in maffima quantité alla Capitale. Ora non potrebbefifaruna raccolta
cosí grande di frutti.fevi foflerb in quella terra tanti milioni di fortniche,
quanti vi bifognerebbero per la fabbrica d’una quantità si ecceffiva di Lac­
ea , mentre gli alberi fon moltiffimi, e tutti quafi fon d’efia pieni. 4. Se
la Lacea è opera delle fortniche , perché la fabbricano foltanto in quegl’
ïlbori , e non in quelli d’altra fpecie? &c. La Lacea era dai Meflicani ap-
pellata Tzinacancuiilatl, cioè fterco di pipiftrello,per non fo che analogía,
che tra efTe due cofe trovarono.
(S) I Mefficani appellano il Sangue di drago Ezpàtli , che vale medica­
mento fanguigno, e falbero Ezquahitiil, cioè albero fanguigno . V’è un al-
Lo albero dello fteíTo nome nelle montagne di Quauhnahuac, che gli è al­
quanto fomigliante; ma quefto ha le foglie tonde e ruvide, la feorza grof-
fa, e la radice odorofa.
—™al[’ acqua împenetrabiîi : Dall’Ule al fuoco liquefatto fi trae
Lis. I. un olio médicinale. Viene quefto Jalbero nelle terre calde ,
corne quelle d’lbualapnn, e di Mecatlan, ed è comuns nel
regno di Guatemala. (T)
Il Quaubxtotl c un albero mezzano, le cui foglie fon
tonde, e la fcorza rofficcia. Ve ne fono due fpezie fubal-
terne/ una rende una gomma bianca, la quale meffa in ac­
qua la tinge d’un colore latteo; l’altra diftilla una gomma
rofficcia, tutte e due utiliffime per la diffenter^a .
In quefta claife di piante dovrebbono aver luogo l’A-
bete, la Higuevilla ( pianta alla Ficaja fomigliante,)el’Oco-
te,certa fpezie di Pino molto aromatico per P olio ,che ren-
dono, ed il Brafile, il Campeggio, o fia Campecce,l’ Inda-
co, e moite altre per i loro fughi ; ma parecchie di quelle
piante fono gia conofciute nell’Europa, e d’altre avremo
occafione di ragionare altrove.
Quella piccola parte del regno vegetabile d.’ Anahuac,
che finora abbiamo efpofta , ci ravviva il dolore, che fen-
tiamo nel vedere fparite , e perdute per lo piu quelle efatte
cognizioni délia Storia Naturale, che acquiftate aveano gli
antichi Mefficani. Sappiamo eflere quei bofchi, quelle mon­
tagne, e quelle valli d’infiniti vegetabili utiliffimi e prezio-
fi ripiene, fenza trovarfi alGuno,che volger voglia lo fguar-
do a riconofcergli. A chi non rincrefcerà, che degl’immen-
fi tefori da due fecoli e mezzo in qu'a da quelle ricchiffime
minière cavatifî, non fia ftata deftinata una parte per fon-
dare delle Accademie di Naturalifti, che feguendo l’orme
del chiariffimo Hernandez, fcoprir poteffero in pro délia So-
cieta quei preziofi doni, che ha difpenfato loro cosi liberal-
mente il Greatore?
io- Non è meno fconofciuto il regno animale , malgrado la
pedVdel diügenza, che anche in quefta parte adoperô il Dottor Her-
regno dimandez. La difficolt'a, che v’ è nel diftinguere le fpezie, e
Meffîco.

(T) In Michuacan v’è un albero chiamato dai Tarafcbi Tarantaqua délia,


medefima fpecie dell’ Olquahuitl, ma nelle foglie differente.
la impropriety della nomenclatura cagionata dall’ analogía,...... -■
hanno renduta difficile e malagevole la Storiadegli Animali. Lu. I.
I primi nomenclatoriSpagnuoli piixpratici nell’ arte della guer­
ra, che nello iludió della natura,in vece di ritenere,come fa-
rebbe (lato meglio^ i nomi che i Mefficani a loro animali
impofero, appellarono Tigri, Lupi, Orfi, Cani, Scojattoli
&c. parecchj animali di fpezie affiai diverfa, o per la fomi-
glianza del colore della pelle, o di altre fattezze, o per la
conformita in certe operazioni e proprieta . Or io non pre­
tendo di emendare i loro errori r e né meno d’ illuftrare la
Storia nacurale di quel vallo regno; ma foltanto di dare una
quaiche idea ai miei leggitori dei Quadrupedi, degli Uccelli,
dei Rettili, dei Pefci, e degf Infetti, che foflentano la terra e
1’ acqua d’ Anahuac.
Tra’ Quadrupedi altri fono nuovi, ed akri antichi. I
nuovi ( cosí appelliamo quelli, che nel fecolo XVI. furono
dalle Canarie, e dall’ Europa in quella terra trafportati ) fo­
no i Cavalli, gli Afini, i Tori, le Pecare, le Capre, i Por-
ci, i Cani,. ed i Gatti, tutti i quali fi fono cosí felicemen­
te e cotanto moltiplicati, quanto faremo vedere nella noilra
IV. diflertazione contro certi Filofofi del Secolo, che fi fo­
no prefo 1’ impegno di perfuaderci la degradazione di tutti
i Quadrupedi nel nuovo Mondo.
Dei Quadrupedi antichi, cioe di quelli, che da tempo
immemorabile in quella terra s’ allevavano , altri erano comuni
a tutti i due i continenti, akri particolaridel nuovo Mondo,
ma pure comuni al Meffico ed ad akri paefi dell’ America
Settentrionale , o della Meridionale, ed altri finalmente pro-
pri foltanto del regno di Meffico..
I Quadrupedi antichi comuni al Meffico, e alF antico
Continente , fono i Lioni, le Tigri, i Gatti falvatici , gl’
Orfi, i Lupi, le Volpi, i Cervi cosí i comuni, comeibian-
chi (U) i Daini, le Capre falvatiche, i Tafli, le Faine , le
Don-
(U) I Cervi bianchi or fieno della medefima fpecie, or di fpecie diñin-
U dagli altri Cerri,, fouo indubitatamente comuni a tutti e due i Conti-
rr'"-Donnole, i Martori, gli Scojattoli , le Polatucbe, i Coniglj,
Lib. I. le Lepri, Is Lodre, e i Sorcj. So bene, che il Signor de
Buffon nega all’America i Lioni , le Tigri, ed i Conigli;
ma ficcome la fuá opinione principalmente appoggiata ful
debole fondamento della precefa impoffibilita del paffaggio al
nuovo continente degli animali proprj delle terre calde dell’
antico mondo, é da noi nelle noftre differtazioni abbaftanza
impugnata^ non é d’ uopo interrompere il corfo della noftra
fforia per ribatterla .
Il Miztli dei Mefficani non é altro, fe non il Lione
ienza chioma, da Plinio mentovato, (T) e affatto diftinto
dal Lione dell’Africa; e V Ocelotl non é diverfo dalla Tigre
Africana, come ne fa teftimonianza il Dottor Hernandez,
che queíti e quelli conofceva. Il Tochtli del Meffico é il
medefimo Coniglio deli’antico continente, e almeno tanto
antico in quel paefe, quanto era il Calendario dei Meffica-
ni , nel quale la figura del Ccniglio era il primo carattere
dei loro anni. I Gatti falvatichi molto piii grandi dei di-
meftici fono affai feroci e temuti. Gli Orfi fono tutti ne-
ri , e piu corpulent! di quelli , che in Italia fi vedo-
no dalle Alpi portati, Le Lepri diftinguonfi dall’ Europee
nell’aver gli orecchj piu lunghi, e i Lupi nello avere piu
groffa la tefta . Tutte e due le fpezie abbondano troppo in
quella terra . Polatuca appelliamo col Sig. de Buffon il
Quimicbpatlan , o fia Sorcio volante dei Mefficani . Chiama-
ronlo Sordo, perché gli é fomigliante nella tefta, benché
piu grande; e volante, perciocché avendo nel fuo Rato na­
tural allentata e grinza la pelle dei fianchi , quando poi
vuol fare un falto violento da un albero ad un altro,diften-
- de

nenti. Effi furono dai Greci, e dai Romani conofciuti. IMefficani gli aP"
pellavano Re de’Cervi. II Sig. de Buffon ci vuol perfuadere,che la bian-
chezza fia neiCervi effetto della loro fchiavitù ; ma trovandofi nelle mon­
tagne della N. Spagna , ficcome in fatti fi trovano dei cervi bianchi, £l,e
non fono mai ftati fchiavi degli uomini,non ha piùluogo un tai penfiere.
(V) Plinio nel Lib. 8. cap. 16. diftingue le due fpecie di Lioni con ch'O-
ma, e fenza chioma, e pone il numéro di Lioni di ciafcuna fpecie , che
prefer, tô Pompeo negli fpettacoli Romani.
7l
de e slarga infierne coi piedi quella pelle a foggia d’ale. Ii—■ _a
volgo Spagnuolo confonde quelto quadrupedo eolio Scojattolo Lib. I.-
per la loro fomiglianza; ma lono certamenre diverfi. I To-
pi furono dai Vafcelli Europei portati in MeíTico ; non cosí
i Sorci, che fempre furono dai MeíTicani conofciuti fotto il
nome di Quimicbin, il quale davano ancora metafóricamen­
te alie loro fpie . (*)
Le fpezie di Quadrupedi, ch’ erano nel regno di Mefli-
co, comuni altresi ad altri paefi del nuovo mondo, fono il
Cojametly 1’ Epatl, parecchie fpezie di Scimie, comprefeda-
gli Spagnuoli fotto il nome genérico di Monos, 1’ Ajotocbtli,
\ Aztacojotl, il Tlacuatzin , il Pecbicbi^ il Tlalmototli, il
Tecballocl, 1’ Amiztli, il Mapacb, e la Danta (X) .
11 Cojametl, a cui danno gli Spagnuoli per la fomi­
glianza col Cinghiale , il nome di Javali, o Porcofalvatico,
é appellato in altri paefi dell’America Pecar, Saino , e Ta-
yafsu. Quella glándula, che ha in una cavita della fehiena,
onde abbondantemente diftilla un liquido fierofo e puzzolen-
te, indufle i primi Storici dell’America, ed indi molti altri
Autori nell’errore di credere, che nelf America fi trovavano
dei Porci , che aveano fulla fehiena l’umbilico: e finora vi
é chi crede cosí, contuttocché fiano ormai piu di due feco-
li,

(*) Quantunque nella lingua tofcana s’adoperino promifeuamente i nomi


Topo e Sordo, ficcome nella latina i nomi Mus e Sorex , effendovi pur due
fpecie , ficcome dice i! Sig. de Buffon , 1’ una piu grande e p'ü fiera ,
1’alerapiu piccola.e piu dimeflica , noi diamo a quefia il nome Sordo (So­
rex,a quella il nome Topo (Mus) per diflinguerle. Gli Spagnuoli diftin-
guuno bene le fpecié, chiamando la grande Rata , e la piccola Raton: que-
fta era nell’ America ,!’ altrá fu portata dalla Europa, ed ha nel Peru finó­
me di Pericote. . \ .
(X) Parecchi Autori contano fra gli animali del Meffico il Paco o Mon-
tone Peruano, I’Huanaco, la Vicogna , la TáiUga, e la Pigrizia ; ma tutti
Juefti quadrupedi fotio próprj dell’America Meridiónale, e niuno di effi del­
la Settentrionale. E’vero ,che il Dr. Hernandez fa menzione fra i quadru­
pedi della Nuova Spagna del Paco,ne prefenta il fitratto ,eadopera il no­
me Mefficano Pelenichcatl; ma il fece a cagione di alcuni individúi porta-
tivi dal Peru , á cui quel nome ittipofero i Meíficani-, ficúotne deferive pa­
recchi animali delle Ifole Fifiopine; non petó fi fqnó mai állevati nel Meli­
fico, né fi trovano in paefe alcunó dell’ America Settentrionale , fe non for­
te qualche individuo la portato per curiofua, ficcome s é portato in Europa.
______ 72
-------- li, che é flato fcoperto l’errore per ¡’anatomía diqueU’ani-
Lib. I. male. Tanto difficile é lo fvellere le opinioni popolari! La
carne del Cojametl é buona da mangiare, purché Cubito che
fia ammazzato, gli fi tagli la glándula, e fi levi dallafchie-
na tutto qusl liquido puzzolente; poiché altrimenti infetta
reflerebbe tutta la carne.
L’ Epatl y dagli Spagnuoli detto Zorrillo , c manco co-
nofciuto nell’Europa per la vaghezza della fuá pelie, che
per la infoffribile puzza che rende, quando gli fono addoífo
i cacciatori. (Z)
11 Tlacuatzin , che in altri paefi ha i nomi di Qhur-
cba, di Sarigua , e d’ Opojjum, é flato da molti Autori de-
fcritto, ed é affai celebre per quella pelle raddoppiara, che
ha la femmina nel ventre dal principio dello ftomico infino
all’orifizio dell’útero, la quale le copre le mammelle, e ha
nel mezzo un’apertura, dove riceve i figliuoíi dopo averli
partoriti, per tenergli ben cuftoditi , ed allattargli . Nelcam-
minare , e nell’arrampicarfi , che fa,per le mura delle cafe,
tiene diftefa la pelle , e fermo l’ufcio, fleché non poífono
ufeire i figliuoíi; ma dove vuol mardargli fuori, acciocché
comincino a procacciarfi il vitto , o fargli entrar di nuovo ,
o per allattarli, o per fottrarli da qualche pericolo, apre
1’ ufeio rallentando la pelle, contraffacendo la gravidanza
mentre gli porta, e il parto ogni volta che gli mette fuori.
Queflo curiofo quadrupedo é 1’ efterminatore dei pollaj.
L’ Ajotocbtli., dagli Spagnuoli detto Armadillo , o En­
cobertado^ e da altri Tatit^ é ancora ben noto agli Europei
per

(Y) II Sig.de Buffon numera quattro fpecie d’Epatl fotto il nome gene-
rico di Monffetes. Dice poi, che le due prime , ch’egli chiama Coajo, e Co-
nepata fono dell’América Settentrionale, ed il Chincho, e il Zorrillo , che
fono I’ altre due, dell: América Meridionale . Noi non troYiamo ragione da.
crederle quattro fpecie diverfe, ma folamente quattro razze d’ una medefi-
ma i'pecie. I nomi , che danno i Mefficani a quelle due prime razze fono
Izquicpatl e Conepatl le quali razze foltanro fi diftinguono nella grandezza
e nel colore. 11 nome di Coajo o Squajs prefo da! Viaggiatore Dampier,che
afferma eífer comune nella Nuova Spagna, non é ñato mai udito in tutta
quella térra. Gl’Indiani di Jucatan , dove ílette il fuddetto Viaggiatore >
appellano. anel quadrupedo Pai.
73
per quelle lame oflee, di cui tiene il dorfo copçrto, imitan-
do l’antica armadura dei Cavalli. I Mefficani gli diedero Lu. I.
quel nome per la fomiglianza , benchè imperfetra, che ha
col coniglio , quando mette fuori la tefta, e colla zueca,
quando fotto le fue lame, ovvero conche, fi ricovera ; (Z)
ma a neffun altro animale (i raffomiglia più che alla Te-
ftuggine, benchè in parecchie fattezze gli fia non poco diffi-
mile: potrebbeli dargli il nome di quadrupedo teftaceo . Que­
fto animale, ogni volta che fi trova in qualche pianura per-
feguitato, non ha maniera di liberarfi dalle mani del caccia-
tore; ma ficcome abita ordinariamente le montagne, ove
trova qualche declività, fi rannicchia, fi fa un globo, e ro-
tolandofi in giù per la pendice , lafeia il cacciatore buriato.
Il Techicbi^ ch’ ebbe altrove il nome d’Aleo, era un
quadrupedo del Meffico, e d’altri paefi dell’América , il qua­
le per effiere nella figura ad un cagnuolo fimile , fu Perro,
cioè cane dagli Spagnuoli appellato. Era d’un afpetto ma-
linconico, e affatro mutolo: onde ebbe origine la favola da
parecchj Autori, ancor oggi viventi , fpacciata , cioè chedi-
ventano muti nel nuovo mondo tutti i Cani dall’antico
trafportati. La carne del Tecblcbi fi mangiava dai Melïica-
ni, e fe diamo fede agli Spagnuoli che ancor la mangiaro-
no, era di buon gufto è nutrimento. Gli Spagnuoli dopo la
Conquifta del Medico non avendo ancora nè armenti , nè
greggie, fecero la provvifione dei loro macelli di queftiqua-
drupedi : onde ira poco confumarono la fpezie, contuttovhè
foffe numerofa .
Il Tlalmototli y o Scojattolo di terra, chiamato Svizze-
ro dal Sig. de Buffon, è fomigliante al vero Scojattolo ne-
gli occhj, nella coda, nella fveltezza,e in tutti i fuoi mo-
Storia del MeJJico Tom. 7. K vi-

(Z) Ajotochtli è parola compofta d’yljotli, Zueca, e di Tocbtli, Coni­


dio. Il Sig. de Buffon ne numera otto fpecie fotto il nome di Tatous,
prendendo la loro diverfità dal numero delle lame e delle fafeie mobili,che
coprono. Io non potrô dire quante fpecie ne fiano nel Meffico, men-
he ho veduto pochi individui, ed allora become io non penfava a ferive-
re di quefto argomento , non fui curiofo di contare le lame , e le fafeie,
nè fo che vi fia flato alcuao, che fiafi prefo queflo penfiero.
74
vi mentí; ma aífai diflimile quanto al colore,: alia grandez-
Lib. I. ZSj all’abitazione, ed a qualche proprieta. 11 pelo del fuo
ventre é tutto bianco, e nel refto bianco mifchiato di bi-
gio . La fuá grandezza é doppia di quella dello Scojattolo ,
e non abita come elfo negli alberi, ma nelle piccole tañe,
che fcava in terra, overo fra le pietre dei baftioni, checir-
condano i campi, nei quali fa un guafto confiderabile a ca-
gione del troppo grano, che n’invola. Morde furiofamente
chi íi accofta, e non e capace d’addimefticarfima per al-
tro ha della eleganza nella forma, e della grazia nei movi-
menti.La fpezie di quefti quadrupedi é delle piu numerofe,
maífimamente nel regno di Michuacan. 11 Techallotl quafi
non fi diftingue da predetti animali, fe non fe nell’avere
piu piccola la coda , e men pelofa.
1? Amiztli f o fia Lione acquatico,é unquadrupedo an­
fibio che abita fulle rive del Mar Pacifico,ed in alcuni fiu-
mi di quel regno. II fuo corpo ha tre piedi di lunghezza ,
e la coda due. II fuo mufo é lungo, le fue gambe corte,
e f unghie curve. La fuá pelle é pregevole per la lunghez­
za e morbidezza del pelo, (aa)
II Mapach dei Meíficani é fecondo il fentimento del
Signor de Buffon quel medeíimo quadrupedo , che nella
Giamaica é conofciuto col nome di Ratton . II Meíficano é
della grandezza d’un Taflo, di tefta ñera, di mufo jungo e
fottile, come quello del Levriere, d’orecchie piccole, di cor­
po attondato, di pelo variato di ñero e di bianco, di coda
lunga e ben pelofa, e di cinque dita in ogni piede . Ha
fovra ognuno degli occhj una fafcetta bianca, e fervefi co­
me lo Scojattolo delle zampe per portar alia bocea quel
che vuol mangiare. Cibafi indiferentemente di grano, di
frutta, d’infetti, di lucertole, e di fangue di galline. Addi-
mefticafi fácilmente,ed é aífai graziofo nei fuoi giuochi: ma
é per-

(aa) Contiamo V miztli fra i quadrupedi comuni ad altri paefi dell'A;


menea; perché ci parequello ffeffo, che ilSig.’deBuffon ci deícrive fotto «1
nome di Saricovienne.
75
é pérfido ficcome lo rtefíb fcojattolo, e fuol morderé il fuo'
Lib. I.
La Danta y o fia Anta y o Beoriy o Tapiv ( poiché ha
diverfi nomi in diverfi paefi) é il quadrupedo piu corpulen­
to di quanti n’erano nelle ierre del regno Meflicano, (¿¿)
e quel che piu s accofta all’ Ippopotamo, non puré nella
grandezza , ma in alcune fattezze, ed in qualche propriet'a.
La Danta é grande quanto uua mezzana muía. Ha ilcor-
po un poco arcato come il Porco, la tefta grofla e lunga,
con un’ appendice nella pelle del labbro fuperiore , il quale
slarga o raccorcia a fuo fenno: gli occhj piccoli, 1’orecchie
picciole e tonde , le gambe corte, i piedi anteriori con quat-
tro unghie, e i pofteriori con tre, la coda corta e pirami-
dale , la pelle arta i grofla, e di pelo denfo veftita il quale
nella etk matura é bruno. La fuá dentatura di venti denti
mafcellari, ed altrettanti incifivi comporta, é tanto forte
ed aguzzata , ed i morfi che fa fono tanto terribili, che s’ é ve-
duto , come ne fa fede lo Storico Oviedo tertimonio di vi­
lla, ftrappare ad un colpo dei denti ad un cañe di caccia
uno o due palmi di pelle, ed a un altro una gamba intie-
ra colla fuá cofcia. La fuá carne é commeftibile, (cc) e la
fuá pelle pregevole, mentre é tanto forte, che refifte non
che alie freccie , anche alie palle di archibufo. Quefto qua­
drupedo abita i bofchi folitarj delle terre calde , vicini a
qualche fiume o laghetto, poiche vive non meno nelf acqua,
che nella térra.
Tutte le fpezie di Scimie, che fono in quel regno,fo­
no dai Meflicani conofciute fotto il nome generale d’ Ozo-
matli y e dagli Spagnuoli fotto quello di Monos. Ve ne fo­
no di varia grandezza e figura,delle picciole e fingolarmen-
te

(bb) La Danta é moho minore del Tlacaxolotl defcritto dal Dr. Hernan­
dez: ma non fappiamo ,efíere ñato mai queño gran quadrupedo relie terre
del regno Meñicano. Lo ftefTo debbe dirfi dei Cervi del N. Meñico e dei
Ciboli o Bifonti piü grandi anche efíi della Danta. Vedafi Copra cid la no-
fita IV. Differtazione.
(cc) Oviedo dice , che le gambe della Danta fono di aflai buono e gu-
fiofo nutrimento, purché ftiano ventiquattro ore continue al fuoco.
76
■ te graziofe; delle mezzane della corpulenza d’un Taflo , e
Lib. I. ¿elle grandi, fbrti, feroci, e barbate, le quali chiamanfida
alcuni Zambos. Quelle quando ilanno ritte, come fanno, fo-
pra due piedi, agguagliano tal volta la ftatura d’un uomo,
Fra le mezzane vi iono di quelle, che per avéré la tefta
di cane, appartengono alla clafle dei Cinocefali, benchè tut-
te fieno di coda fornite . (dd}
Quanto poi ai Formicari, cioè quei quadrupedi tanto
fmgolari per la enorme lunghezza del lor mufo , per la
ilrettezza della lor gola, e per la loro fmifurata lingua, del­
la quale fi fervono per tirare le formiche dai formicaj, onde
ebbero il nome, ne gli ho veduti mai in quel regno , e
neppur fo, che vi fieno; ma io credo che non èd’altra fpe-
zie 1’ Aztacojotl, cioè Cojote formicaro mentovato, non già
defcritto, dal Dottor Hernandez, (?£•)
I Quadrupedi più proprj della terra d’Anahuac, la cui
fpezie non so che fi trovi nell’ America Méridionale, nè in
altri paefi della Settentrionale alia Corona di Spagna non fot-
topofti, erano il Co/otl, il Tlalcojotl, il Xoloitzcuintlt, il
Tepeitzcuintli, 1’ Itzcuintepotzotli, 1’ Ocotocbtli, il Co/opollin,
la Tuza, 1’ Ahuitzotl, 1’ Huitztlacuatzin, ed altri forfe a noi
fconofciuti.
II Cojotly o Coyote come il chiamano gli Spagnuoli è una
fiera fomigliante al Lupo nella voracità, nell’aftuzia alia voi­
ce, nella forma al cane, ed in qualche proprieta all’ Adivc,
ed

(dd) II Cynooephalos dell’ antico Continente è privo di coda, flecóme tutti


fanno . Or eífendofi trovati nel nuovo Mondo delle Scimie che hanno 12
teña di cane , e fon di coda fornite , il Sig. Briífon nella divifione , che
fa delle Scimie , dà giuftamente a quelle di queftà claffe il nome di Cino-
cefali Cercopitechi, e ne diftingue due fpecie. M. de Buffon fra tante ípe-
zie di Scimie, che ne deferí ve, tralafcia queñe.
(ee) Formicari appelliamo que’ Quadrupedi, che gli Spagnuoli dicono Hor-
migueros, ed i Francefi Fourmiliers ; ma gli Orfi formicari da Oviedo deferitti
fono fenza altro diverfi da’Fourmiliers deISig.de Buffon; poichè contutto-
chè convengano nel cibarfi di formiche , e nella enormità della lingua edel
mufo, nondimeno fi difiinguono notabilmente per riguardo alla coda.- poi­
chè quei del Sig. de Buffon 1’ hanno fmifurata , mentre quelli di Oviedo
-ne fono affatto privi. E’ fingolarmente curiofa la deferizione, che fa f Ovie­
do della maniera, che hanno di cacciar le formiche.
77
ed al Chacal : onde parecchj Storici del Meffico or ad una
or ad un’altra fpezie 1’ aggiudicarono; ma pure è indubitabil- Lib. I.
mente da tutti quefti diverfo, íiccome il dimoftriamo nelle
noftre differtazioni. E’ più piccolo del Lupo , e grande co­
me un Martino, ma più afciutto. Ha gli occhi gialli, e
fcintillanti, 1’orecchie piccole , appuntate, e ritte, il mufo
nericcio, le gambe forti, i piedi d’ unghie groffe, e curve
armati, la coda groffa e pelóla, e la pelle variata di nero,
fofco, e bianco. La fua voce ha dell’urlamento del Lupo,
e dell’abbajamento del cane. Il Coyote è dei quadrupedi
più comuni nel Meffico, (ff) e dei più perniciofi aile greg-
gie . Affalifce una mandra, ed ove non trova un agnello da
involare, prende coi denti una pécora pel collo, e con effa
accoppiato , e battendole la groppa colla coda , la conduce
dove vuole. Perfeguita i Cervi, e talvolta affalifce ancora
gli uomini. Nel fuggire non fa cdmunemente altro, che
trottare; ma quefto trotto è s'i vivo e si veloce, che appe­
au puo raggiungerlo un cavallo di galoppo.il Cuetlacheojotl
ci pare un quadrupedo delia medelima fpezie del Coyote;
poichè da quefto non ft dirtingue , fe non nell’ avéré il col­
lo più groffo, e il pelo come quello del Lupo,
Il Tlalcojotl, o fia Tlalcoyote è della grandezza d’ un
mediocre cane, ma più groffo,ed è al noftro parère il qua-
¿rupedo più corpulento di quanti ne vivono fotto terra. Raf-
fomiglia alquanto nella tefta al Gatto, e al Lione nel colo­
re, e nella lunghezza del pelo. Ha la coda lunga, e folta,
e ii ciba di galline, e d’altri piccioli animali, che caccia
nelle ofcurit'a della notte .
L’Itzcuintepotzotli ,\\.TepeÍczcuintl¡ , ed il Xoloitzcuîntli
erano tre fpezie di quadrupedi ai Cani fomiglianti. L’Itz~
cuintepotzotli, o fia Cane gobbo era grande quanto un ca­
ne maltefe , la cui pelle era variata di bianco, lionato, e
nero.

(ff) Nè il Sig. de Buffon, nè il Sig. de Bomare fanno menzione del Co­


yote , con tutto che la fui fpecie ira quelle delle fiere fia la più comune, e
la più numerofa del Meffico, e fia abbaftanza defcritta dal Dr. Hernandezs
h cui Storia NatftUle fpeffo citano.
78
nero. La fua tefta era piccola a proporzione del corpo, e
Lib. I. pareva a eflo unita immediatamente a cagione della picco-
lezza, e groflezza del collo , i fuoi occhj piacevoli , le fue
orecchie rallentate, il fuo nafo con una prominenza confide-
bile nel mezzo, e la fua coda cost piccola, che appena ar-
rivava a mezza gamba; ma il più particolare era una gran
gobba , che aveva dal collo infin’alla groppa. 11 paefe,dove
più abbondava quefto quadrupedo, era il regno di Michua-
can, dov’era chiamato Abora. Il Tepeitzcuintli , cioè Cane
Montano, è una fiera cost picciola, che pare un cagnuolo,
ma pure cos'i ardito , che affalta i Cervi, e talvolta gli am-
mazza. Ha il pelo lungo ficcome la coda, e il corpo nero ,
ma la tefta, il collo, e il petto bianco. (*) Il \oloitzcuintli
è più grande dei due precedenti : poichè ve ne fono alcuni,
il cui corpo ha fino a quattro piedi di lunghezza. La fua
faccia è di Cane, ma le zanne di Lupo, gli orecchj ritti,
il collo groifo, e la coda lunga. Il più fingolare di quefto
animale èl’eflere affatto privo di pelo,fuorchè fovra il mu-
fo , dove ha alcune fetole groffe e ritorte. Tutto il fuo cor­
po è coperto d’una pelle liicia , morbida , e di color cenerino ,
ma in parte macchiata di nero, e di lionato. Quelle tre
fpezie di quadrupedi fonofi affatto confumate, o pure ne re-
jftano pochi individui. (gg)
L’Ocotochtli pare eftere, attefa la defcrizione che ne
fa il Dottor Hernandez, della claife dei Gatti falvatichi ; ma
certe particolarita, che aggiunge il fuddetto Autore, hanno
1’ aria

(*) Il Sig. de Buffon crede, non eiTer altro il Tepeitzcuintli che il Ghiot-
tone; ma nelle noftre Differtazioni ribattiamo queda opinione.
(gg) Giovanni Fabri , Accademico Linceo pubblicô in Roma una lunga
ed erudita differtazione , nellaquale fi sforzo di provare ,che il Xoloitzcuintli
è lo fteffo che il Lupo de! Meffico : ingannato fenz’ altro dal ritratto ori­
ginale del Xoloitzcuintli mandato a Roma infierne coll’ altre pitture dell
Hernandez; ma s’egli aveffe letto la defcrizione che quedo dotto Natura-
liña fa di quell’animale nel libro de’ Quadrupedi della N. Spagna, avreb-
be rifparmiato la fatica , ch’ ebbe nello fcrivere quella dilTertazione , e le
fpefe nel pubblicarla L’errore de! Fabri fu adottato dal Sig. de Buffon.
Vedanfi le nofire differtazioni, dove fi rilevano altri sbaglj di quedo grand
uomo.
77
Varia ¿i favola; non certamente perché egli voleffe ingan-SSSüS
narci ; ma perché qualche volta fidoifi troppo delle informa- Lis. L
zioni altrui. (hb}
Il Cojopollin è un quadrupedo grande quanto un To­
po ordinario; ma ha la coda più grofla, e d’effa fervefi in
vece di mano. Il mufo, e gli orecchi fon fimili a quelli
d’un porcellino: gli orecchi fono trafparenti, le gambe e i
piedi bianchi, e il ventre bianco gialliccio. Abita, ed alle­
va i figliuoli negli alberi. I figliuoli quando hanno paura ,
s’ abbracciano ftrettamente colla madre.
La Tozan o fia Tuza é un quadrupedo equivalente al­
ia Talpa dell’ Europa, ma aífai diverfo. Il fuo corpo, il
quale è ben fatto , ha fette, ovvero otto oncie di lunghez-
za. Il fuo mufo è fimile a quello del Topo, le fue oree-
chie piccole e tonde, e la coda corta. Ha la bocea armara
di denti fortiífimi , e i piedi d’unghie forti e curve forniti,
colle quali feava la terra, e fe ne fa delle tane,dove abita.
E’ la Tuza perniciofiifima a’eampi pel grano che in vola, ed
ai viandanti per le moite tañe o buche, che fa nelle ílrade;
perciocchè dove per la fuá poca vifta non trova la prima
tana, fe ne fa un’altra, moltiplicando cosí gl’ incomodi,
ed i pericoli a quei che viaggiano a cavallo. Scava la terra
colle zampe, e con due denti canini, che ha nella mafcella
fuperiore , più grandi degli altri : nello feavare mette la ter­
ra in due membrane fatte a foggia di borfe, che ha fotto
1’orecchie , fornite dei mufeoli neceffarj per la loro contra-
zione e dilatazione. Quando ha le membrane riempite. le
fcarica fcotendo colie zampe il fondo delle membrane, e
torna poi a fcavare nel medefimo modo, adoptando in que-
fto lavoro i canini , e 1’unghie in vece di zappa, e le mem­
brane

(hn) Dice il Dr. Hernández, che dove 1’Oco'tochtli fa qualche preda , li


copre con fogliame, e poi montato Copra un albero viemo comihcia a far
degli urli quafi che inviti gli altri animali a mangiar della Coa preda :eche
in fatti í ultimo che rrungia é lo ñeño Ocotochtli ; perché tal é ;1 veleno della
Car lingua, che fe mangiaíTe prima , reñerebbe infería la preda e mortire-
fterebbono n?l mangiarla gli altri animali. Finora fi fente queda favola in
bucea del Volgo. '
So
brane in vece di íacchetti o di fporte. La fpezie ¿elle Tu-
Lib. I. ze é numerofiílima; ma non mi ricordo d’averie mai véda­
te nei luoghi, dove abitano gli Scojattoli di térra.
L’ Ahuitzotl é un quadrupedo anfibio, che per lo pia
vive nei fiumi dei paefi caldi. II fuo corpo e lungo un pie-
de, il fuo mufo lungo ed acuto, e la fuá coda grande. La
fuá pelle é dei colorí ñero e bruno variata.
L’ Huitztlacuarzin é i’iílrice o porco fpino del Meflico,
E’ grande quanto un cañe mediocre , a cui fi raíTomi-
glia nella faccia, benche abbia il mufo fchiacciato : i fuoi
piedi e le fue gambe fono ben grofle,e la fuá coda propor-
zionata alia grandezza del corpo. Tutto il fuo corpo, fuor-
ché il ventre, la parte pofteriore della coda, e la interiore
¿elle gambe, é armato di peone ovvero fpine vuote, acute, e
lunghe quattro dita. Nei mufo, e nella fronte ha delle feto-
le lunghe e ritte, le quali s’innalzano íovra la tefta a manie­
ra di pennacchio . Tutta la fuá pelle anche fra le fpine, c
coperta d’un pelo ñero e mórbido. Cibafi foltanto dei frutti
della térra . (o)
J1 Cacomiztle é un quadrupedo fomigliantifllmo alia Fai­
na nella maniera di vivere. Ha la grandezza e la forma di
un Gatto comuaale; ma il fuo corpo c piu groífo, il fuo pe­
lo piü lungo, le fue gambe piu corte, e il fuo afpetto pitfc
falvatico e feroce. La fuá voce e un grido acuto , e il fuo
cibo le galline ed altri piccoli animali. Abira ‘ed alleva i
figliuoli nei luoghi men frequentati delle cafe. Di giorno
vede poco , e non viene fuori del fuo nafcondiglio , fe non
la notte per procacciarfi il vitto. Cosí il Cacomiztle, come
il Tlacuatzin fi trovano anche nelle cafe della Capitale. (//)
Oltre
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(¡i) II Sig. de Buffon vuole ,che l’ Huitztlacuatzin fia ¡¡Coendú della Gnien-
na ; ma il Coendúé carnívoro,el’Huitztlacuatzin cibafi dei frutti: il Coen­
dú non ha quel pennacchio di fetole, che fi vede nell’Huitztlacuatzin &c.
(]i) lo non ib il vero nome MeíTicano del Cacomiztle,e peró adopero quel-
Io , che gii danno in quel regno gli Spagnuoli . II Dr. Hernández non f*
menzione di quefio quadrupedo. E’vero, ch’eglinedefcrive unocol nome di
Cacamiztli ; ma queño é un manifefto errore della Stampa , o puré degli
Acca-
8i
Oltre a quefti quadrupedi ve n’ erano altri nell’ Imperio^^55
Medicano, dei quali non fo fe abbiano a contarfi fra gli Lib. I.
animali proprj di quella terra, o pure fra i comuni ad altri
paefi americani, come 1’ lfzcuincuani, cioe mangiator dei ca-
ni, ii Tlalmiztli^ piccolo Lione , e il Tlalocelotl piccola
Tigre. Degli altri poi, che benche non folfero del regno
del Medico, trovanli in altri paefi dell’America Settentrio-
nale agli Spagnuoli fottopofti, facciamo menzione nelle no-
ftre didertazioni.
Maggior impaccio, che non i Quadrupedi, ci darebbe- $ ,T
ro gli Uccelli ,fe intraprender voledimola enumerazione delle Uccelli
loro fpezie,e la defcrizione della loro forma, e del loro carattere.
La loro abbondanza e varieta, e la loro eccellenza fecero co.
dire ad alcuni Autori, che il Medico e il regno degli uc­
celli, ficcome 1’Africa quello delle Here. Il Dottor Hernan­
dez nella fua Storia Naturale defcrive piu di dugenro fpezie
proprie di quel paeie, e pure ne tralafcia parecchie degne
di memoria, come il Cuitlacocbi, la TLacna^ e il Madruga-
dor. Noi ci cuntenteremo di fcorrere alcune cladi, additan-
do, dove occorra, qualche particolarita. Fra gli uccelli di
rapina vi fono Accertelli o Gheppi, Aftori, e parecchie fpe­
zie d’Aquile, di Falconi, e di Sparvieri. Agli uccelli di
quefta clade accorda il fuddetto Naturalida la fuperiorit'a
fovra quelli dell’Europa. Per la notoria eccellenza dei Fal­
coni medicani comandh Filippo II. Re di Spagna, che ogni
anno ne fodero cento portati alia fua Gorte. Fra 1’Aquile
la piit grande, la piu vaga, e la piu rinomata e quella dai.
Medicani chiamata Itzquaubtli^ la quale non folo caccia gli
uccelli piu grandi, e le Lepri, ma adalifce ancor gli uomi-
ni, e le Here. Degli Accertelli vi fono due fpezie: quello,
che fi chiama Cenotzqui, e adai bello.
Storia del MeJJico Tom. I. LI Cor-

Accademici romani, che ebbero cura dell’edizione dell’Hernández; poiché


debbe fcriverfi Zacamiztli. Or quedo quadrupedo é di Panuco,e il Caco­
miztle del Medico : il Zacamiztli abita nella campagna , e il Cacomiztle
¿entro le cafe delle citta . II Zacamiztli ha un braccio cadigliano di lun-
ghezza, e il Cacomiztle é piü piccolo.
8z
——'■~J- j Corvi del Melïico dai Meiïicani detti Cacalotl non
Lis- I- s’impiegano per lo più in nettar i campi dalle carogne,co­
rne fanno altrove ; ma piuttofto in rubare il grano dalle fpi-
ghe. L’impiego di nettar i campi è quivi principalmente ri-
fervato ai Zopiloti, conofciuti nell’America Méridionale col
nome di Gallinazzi, da altri con quello d’Aure , e da al-
cuni finalmente con quello impropriffimo di Corvi. (kfo) So-
novi due fpezie di quefti uccelli aflai différent!, quella del
Zopilote proprio, e quella del Cozcaquaubfli. L’uno e l’al-
tro fono più grandi del corvo. Convengono quelle due fpe­
zie nell’avéré il becco e 1’ unghie curve, e nella tefta in
vece di piume una membrana grinza con alcuni peli ricci .
Nel volo fi elevano a tal altezza , ch’ eflendo tanto grandi ,
pur fi tolgono délia vifta, e maiftmamente quando è parve­
nue una tempefta di grandine, (i vedono girare in gran nu­
méro fotto faite nubi infino a fparire per la lontananza.
Cibanfi delle carogne, le quali vedono coi perfpicaciifimi lor
occhj, o pure fentono col loro viviifimo odorato dalla mag-
gior altezza, ed indi fcendono formando con volo maeftofo
una gran linea fpirale infino al cadavero, di cui vogliono
cibarfi. L’ uno e f altro fono quafi muti. Diftinguonfi poi
amendue le fpezie nella grandezza , nel colore, nel numéro,
ed in qualche proprietà. I Zopiloti proprj hanno le penne
nere, la tefia, il becco, ed i piedi bruni: vanno fpeifo in
truppe, e paffano infieme la notre fugli alberi. (ZZ) La loro
fpezie è allai numerofa , e comune a tutti i climi . La fpe-

(kk) Lo ftefloDr. Hernández non trovó difficoltá nel fare il Zopiloteuaa


fpezie di Corvo; ma fono queíli uccelli troppo diverfi nella grandezza , nel-
la forma della teda, nel volo, e nella voce. II Sig. de Bomare dice, che
V Aura é il Cofquauth della N. Spagna é il Tropilot degl’ Indiani; ma cosí
il Cozcaquauhtli, come il Tzopilotl fono nomi Meflicani dagl’ Indiani ado-
perati non per fignificare un fofo uccello, ma due diverfi. Vi fono alcuni
che danno ad una fpezie il nome d’ Aura, e all’ altra quello di Zopilote^
di Gallinazzo.
(11) Nei Zopiloti fi vede fallare quella regola generale da Plinio Habilita
nel lib. 9. cap. 19. : Uncos ungues habentia omnino non congregantur, & í¡b\
quceque pradantur . Soltanto potra efi'er vera , ove s’ intenda degli Uccelli
proprj di rapiña, come fono F Aquile, gli Avoltoj., i Falconi, gliSparvieri&c.
83
zie del Cozcaquatthtli pal contrario é poco numeróla , e pro-——
pria dei climi caldi. E’ inoltre maggiore del Zopilote, ha Lib. I.
¡1 capo ed i piedi roífi, e il becco blanco nella eftremita,
e nel refto di color fanguigno . Le fue penne fon bruñe,
eccetto quelle del eolio, e delle partí vicine al petto, le
quali fon nere roíbccie: le fue ale di fotto fono cenerine, e
di fopra varíate di ñero e di lionato.
II Cozcaquaubtli é dai Meflicani chiamato Re dei Zo­
piloti , Qnm) e dicono, che concorrendo amendue le fpezie
per mangiar d’una carogna , non la tocca mai il Zopilote
prima d’averia aífaggiata il Cozcaquauhtli. Sono puré iZo-
piloti uccelli a quel regno utiliflimi; mentre non folo net«
taño la térra, ma perfeguitano ancora e diftruggono 1’uova
dei Coccodrilli nella (felfa rena, dove li mettono le femrni-
ne di que’formidabili anfibj, acciocché fieno dal fole covati:
onde dovrebbe elfere fotto pene vietatc 1' ammazzare cosí
fatti uccelli.
Degli uccelli notturni vi fono Gufi, Nottole, Affiuolí,
ed altri , ai quali aggiungerfi poífono i Pipiltrelli , benché
propiamente non appartengano alia claífe degli Uccelli. I Pipi-
ftrelli abbondano nelle terre calde ed ombrofe , dove ve ne
fono di quelli , che con terribili morficature cavano moho
fangue ai Cavalli, e ad altri animali. In parecchj paefi trop-
po caldi fi trovano dei Pipiltrelli groíliflimi , ma non tanto
L 2 gran-

(inm) Q.ueH’ uccello , che ha oggidi nella N. Spagna il nome di Re dei


Zopiloti pare diverfo da quello, che noi deferiviamo. Quel moderno Re dei
Zopiloti é grande quanto un’Aquila comunale, robufto,e d’un’aria mae-
dofa , di forti artigli, docchi viyi e belli, e di vaghe penne nere , bianche, e
liona te ; il piu. fingolare é quella carnofita di color di fcarlatto,chegli circonda il
eolio a guiTa di collana , ed a guifa di coronelía gli copre la teda . Cosí
me 1’ ha deferitto una perfona abile e degna di fede, che dice aver vedu-
to tre individui di tale fpezie., e particolarmente quello, che nel 1750. fu
mandato dal Medico al Re Cattolico Ferdinando VI. Dice davantaggio,
eífer vero il ritratto di quedo uccello pubblicatofi nella opera intitolata ,11
Gazzettiere Americano . II nome meílicano Cozcaquauhtli , che vuol dire,
Aquila con collana, conviene realmente piü a quedo, che all’altro. L'im-
magine di quedo uccello, che *fi vede tra le nodre figure, é copia di quella
del üazzettiere Americano.
84
grandi, quanto quelli delle Ifole Filipine, e d’ altre regioni
orientali .
Fra gli uccelli aquatici annoverar vogliamo non fola-
rnente i Palmipedi, che notano e vivono comunemente nell’
acqua, ma ancora gl’ Imantopedi, ed altri pefcatori , che
vivono per lo piu fulle rive del mare, dei laghi, e dei fiu-
mi, e nell’ acqua trovano il loro alimento. In quefto ordi-
ne d’ uccelli v’ è un numero prodigiofo d’ Oche , venti fpe-
zie almanco d’ Anitre, parecchie forti d’Aghironi e di Gar-
ze , moltiíTimi Cigni, Gavie, Gallinelle, Merghi, o Maran*
goni, Alcioni, Martinetti , o fia Martini pefcatori, Pellicani,
ed altri. La moltitudine delle Anitre è cost grande, che alle
volte coprono i campi, e da qualche lontananza vedute fem-
brano mandre di pecore pafcenti . Fra le Garze e gli Aghi-
roni ve ne fono dei cinericcj, dei bianchi tutti , e d’ altri,
che avendo le penne del corpo bianche, anno il collo,!’ eftre-
mità, e la parte dinanzi dell’ ale, ed una parte delia coda ab-
bellice d’ un vivo color di fcarlatto, ovvero d’ un bell’ azzur-
ro. Il Pellicano o fia Onocrotalo, conofciuto dagli Spagnuo-
li del Medico col nome d’Alcatraz, è aflai noto per quell’
enorme gozzo , o fia ventre, come 1’appella Plinio, che ha
fotto il becco . Ve ne fono due fpezie nel Medico, l’una
ha il becco lifcio, e l’altra l’ha dentato. Non fo,fe come
è noto quefto uccello agli Europei, fia cosï faputa la fua
rara proprieta nel foccorrere agl’ individui invalidi delia fua
fpezie : delia quale fi fervono alcuni Americani per provve-
derfi del pefce fenza fatica. Prendono vivo un Pellicano, gli
rompono un’ala, e legandolo ad un albero, fi mettono in
agguato in un luogo vicino, dove afpettano l’arrivo degli al­
tri Pellicani colla loro provvifione, e quando gli hanno ve-
duti lanciar dal gozzo i pefci, accorrono fubito, e lafcian-
done al prigioniere una parte , fe ne portano il refto.
Ma fe è degno d’ammirazione il Pellicano per la fua
provvidenza verfo gli altri delia fua fpezie, non è meno mi-
rabile il poalquachilli'pzï l’armi, di cui 1’ ha fornito per la
fua difefa il Greatore. E’ quefto un uccellino aquatico di
collo
«5
«olio lungo e fottíle, di piccola teña, di becco lungo,
giallo, di gambe, piedi, ed unghie lunghe , e di coda corta. L,B’
11 colore delle fue gambe, e dei fuoi piedi é cenerino,
e quello del fuo corpo ñero con alcune piume gialle preffo
al ventre.Ha nella teña un cerchietto o coronetta di foílan-
za cornea, in tre punte acutiffime divifa, ed altre due ne ha
nella parte dell’ale dinanzi. (««)
Ñelle altre claffi d’ uccelli ve ne fono alcuni pregiabili
per la loro carne, altri per le loro peone, altri peí loro
canto o per la loro voce , ed altri finalmente peí loro in.
ftinto, o per qualche loro proprieta notabile , che intereffaí
pub la noftra curiofita .
Rapporto agli uccelli, la cui carne é di fano e grato
nutrimento, ne ho numérate piii di fettanta fpezie . Oltre le
Galline comuni trafporcate dalle IfoleCanarie alie Antigüe,
ed indi al Meflico, v’erano e vi fono delle Galline proprie
di quel paefe, le quali per effere in parte fomiglianti alie
Galline comuni, e in parte ai Pavoni, furono dagli Spa-
gnuoli chiamati Gallipavoni, e dai Mefficani Huexolotl, e To-
rolin. Quefti uccelli trafportati all’Europa in ricompenfazio-
ne delle Galline, íi fono ecceíTivamente moltiplicati, parti-
colarmente nell’Italia, dove attefo il loro carattere,e la lo­
ro grandezza, lor diedero il nome di Gallinaccj; (*) ma é
flata molto maggiore la moltiplicazione delle Galline Euro-
pee nel Meffico. Vi fono ancora in grande abbondanza dei
Gallinaccj falvatici , da per tutto íimili ai dimeftici, ma piíi
grandi, e in molti paefi di carne pin guftofa. Vi fono Per-
dici, Quaglie, Fagiani, Gru , Tortorelle , Colombe , e mol-
tiflimi altri nell’Europa ftimati. 11 numero prodigiofo delle
Quaglie potrafli conofcere da quello, che diremo, quando
dovremo ragionar dei Sacrifizi antichi. Gli uccelli ivi cono-
íciuti col nome di Fagiani, fono di tre fpezie differenti dai
Fa-

(nn) V’ é nel Brafile un uccello anch’ elfo aquatico, che ha dell’ armi
‘°miglianti a quelle del Toalquachilli, ma nel refto é a (Tai diveríb.
(’ ) Qlü in Bologna fono appellati Tocchi e ToCchini, e altrove Galli d In-
I Francefi l¡ chiamano Dindfs, Dindom, e Coq.s-d' Inde.

ir~-Fagiani Europei. (oo) II Coxolitl'i, e il Tepetototl amendue
Llb. I. della grandezza d’un’Oca, e con un pennacchio nella tefta,
che diftendono e ripiegano a lor fenno, fi diftinguono ira
loro nei colorí, ed in qualche proprieta. 11 Coxolitli, dagli
Spagnuoli appellato Fabiano reale, ha le penne lionate , e
la fuá carne é piu delicata. II Tepetototl s’ addimeftica tan­
to , che prende il cibo dalla mano del padrone , gli viene
all’incontro, quando lo vede entrar in cafa, facendo delle
dimoftrazioni d’allegrezza, impara a picciar la porta col bec-
co, e in tutto moftrafi piu docile di quel, che dovea afpet-
taríi da un uccello proprio dei bofchi. lo vidi uno di quefti
Fagiani, che effendo hato qualche tempo in un pollajo, im­
paró la maniera di combatiere dei Galli, e combatteva con
efll ergendo le piume del fuo pennacchio, ficcome ergono i
Galli quelle del eolio. Ha le penne nere e rilucenti, e le
gambe e i piedi cinerizj. I Fagiani della terza fpezie dagli
Spagnuoli appellati Gritones, cioé Gridatori, fon minori de-
gli altri, ed hanno. la coda e 1’ali nere, e il redo del cor-
po bruno. La Chachalaca, la cui carne c ancora aflai buona
da mangiare , e grande quanto una Gallina . La parte fupe-
riore del fuo corpo é bruna, la inferiore biancaftra , e il bec-
co e i piedi turchinicci. E’ incredibile il rumore, che fanno
quefti uccelli nei bofchi coi loro clamori, i quali benché fi-
mili heno a quelli delle Galline, fono puré piu fonori , piu
continui, e piu molefti. Delle Tortorelle e delle Colombe
vi fono parecchie fpezie, altre comuni alia Europa, ed altre
proprie di quei paefi.
Gli Uccelli ftimabili per le loro penne fono tanti, e
cosí belli , che daremmo un gran piacereai noftri Leggitori,
fe poteflimo a’ lor occhi rapprefentargli con tutti quei colo­
rí, che abbellifcono le loro penne. lo ho numerato fino a
trentacinque fpezie d’uccelli Mefíicani fommamente belli, delle
quali alcune dovranno da noi rammemorarfi.
L’

(00) 11 Sig. de Bomare annovera fra i Fagiani VHiiatzin', ma non sò Fer"


chè, mentre quefto uccello meflicano appartiene alia feconda cla/Te d’uc­
celli di rapina coi Corvi, i Zopiloti, ed altri.
«7
L’ Huitzitziltn é quel maravigliofo uccellino tanto ce-
lebrato dagli Storici dell’ América per la fuá piccolezza , Lib. I.
per la fuá mobilita , per la fingolar vaghezza delle fue
pennette, per la tenuita del fuo alimento, e per la lun-
ghezza del fuo fonno nell’ invernó . Quedo fonno, o per
dir meglio quefta immobilit'a cagionata dalla goffezza , o
annighittimento delle fue membra, s’é fatta confiare giuri.
dicamente piu volte per convincere 1’incredulita d’alcuni Eu-
ropei: incredulita veramente cagionata dalla ignoranza; poi-
ché la fiefía immobilit'a fi vede in parecchj paefi dell’ Euro­
pa nei Ghiri, nei Ricci, nelle Rondine, nei Pipiftrelli, ed
in altri animali, che hanno ugualmente freddo il fangue,
benché in niun altro fia forfe tanto lunga, quanto nell’
lluitzitzilin, poiché quefio uccelletto fi conferva in alcuni
paefi privo d’ogni movimento da Ottobre infino ad Aprile .
Numeranfi fino a nove fpezie di Huitzitzilin differenti nel-
la grandezza e nei colori. (¿>&)
11 Tlaubquecbol q un uccello aquatico ben grande, che
ha le penne tinte d’un belliíTimo color di fcarlatto, o d’un
bianco roíTiccio, eccetto quelle del eolio, che fon nere. Abi­
ta fulle rive del mare e dei fiumi, e non mangia altro, che
i pefeetti vivi fenza toccar mai carne moría.
11 NepapantotQtl é un’ Anitra falvatica , che frequenta
il lago meílicano , nelle cui penne radunati vedoníi tutti i
colori.
Il Tlacuiloltototl, cioé uccello dipinto, merita veramen­
te il nome ; poiché le fue bellifiime piume variate fono di
rodo, di turchino, di paonazzo , di verde, e di ñero. Ha
gli occhj neri colla iride gialla, ed i piedi cenerini .
11 Tzinizcan é della grandezza d’ una colomba . Ha
il

. (pp) Gli Spagnuoli del Medicolochiamano Chupamirto-, perché fuccia par-


t'colarmente i fiori d’una pianra , che i vi é conofciuta col nome impro-
Priffimo di Mirto. In altri paefi dell’América gli danno i nomi di Chupa-
f°r, di Picaflor, di Tominejo, di Colibre &c. Fra tanti Autori , che deferi-
^ono quedo preziofo uccellino, nefíuno da miglior idea della vaghezza delle
*4e penne, che il P. Acoda.
88
—TTüSil becco piccolo, curvo, e giallo: la teña e il eolio fomi-
L<b. I. glianti a quelli della Colomba, ma abbelliti di peone ver-
di e rilucenri; il petto e il ventre roífi , fe non nella parte
piu vicina alia coda, ch’ é di bianco e di turchino variata:
la coda al di fopra verde, ed al di fotto ñera, F ale in par­
te nere ed in parte bianche, e gli occhi neri coll’ iride gial-
la roíliccia. Abita quefto belF uccello nelle terre marittime.
11 Mezcanauhtli c un’ Anitra falvatica, grande quanto
la Gallinella ,‘ ma d’ una vaghezza fingolare. Ha il becco
mediocremente lungo, e largo, azzurro al di íopra, e ñe­
ro al di fotto: le penne del corpo bianche, ma da molti
punti neri macchiate. Le fue ale fono bianche e bruñe al
di fotto, e al di fopra varíate di ñero, bianco, turchino,
verde, e lionato. I fuoi piedi fono gialli rofficci, la fuá te­
ña in parte bruna, in parre lionata , e in parte paonazza
con una bella macchia bianca tra il becco e gli occhj,iqua-
li fon neri. La fuá coda é al di fopra turchina, al di lot-
to bruna, e nella eñremit'a bianca.
II Tlaubrototl é fomigliantiífimo nei colorí al Tlacuilol*
totol, ma piu piccolo. Le Huacamaie , ed i Cardinali tan­
to pregiati dagli Europei pei belliílimi loro colorí , fono aífai
volgari in quel paefe.
Tutti quefti vaghi uccelli, ed altri proprj del Medico,
o puré da altri vicini paeíi al Medico trafportati erano fom-
mamente dai Meíficani ftimati per le fingolari loro opere di
mufaico , di cui altrove faremo menzione. Dalí’ antico Con­
tinente vi fi porrarono i Pavoni, ma per la non curanza di
quei popoli fi fono pochiflimo moltiplicati.
Parecchj Autori, che accordano agli uccelli Meíficani
la fuperiorita nella vaghezza delle penne, loronegano quella
del canto; ma tutti quanti e gli uni, e gli altri abbiamo
fentiti, hamo affatto ficuri , che un tal fentimento non e
ñato gik dalla equita, ma dalla ignoranza dettato; mentre
é piu difficile agli Europei F udire, che il vedere gli uccel­
li Meíficani.
Vi fono puré nel Meífico i Calderíni, ed i rinomati
Rof-
Rofíignoli, ed inoltre altre ventidae fpezíe, almeno, d’uc- --
celli canori, e poco, o niente a quelli inferiori; ma fupera Lia. L
d’ aífai tutti quelli, che conofciamo , il celebratiíhmo Ceu-
tzonrli, nome datogli dai Meíficani per efprimere la forpren-
dente varieta delie fue voci. (qq} Non c é poífibile il dar
una compita idea della foavitá e della dolcezza del fuo can­
to, dell’ armonía e dalla varieta de’ fuoi toni, e della faci­
lita, con cui impara ad efprimere quantofenre. Contraffa al
naturale non folamente il canto degli altri uccelli, ma ezian-
dio le differenti voci dei Quadrupedi. E’ grande quanto un
Tordo comunale. Il color del fuo corpo é al di fotto blan­
co, e al di fopra bigio con alcune penne bianche, maíTi-
mamente preflo la coda e la tefta. Mangia qualunque cofa;
ma fi compiace particolarmente delle mofche, lequali toglie
con dimoílrazioni di piacere dalle dita di chi gliele prefenta .
La fpezíe del Centzontli é dappertutto delle piu numerofe;
ma contuttoché fieno tanto comuni quelli uccelli, fono tan­
to ílimati, che ho veduto per uno pagare venticinque fcudi.
Si é procurato fpeffe volte trafportarlo in Europa; ma non
fo, fe ha mai riufcito; ed io mi fon perfuafo, che quan-
tunque vivo arrivaífe in Europa, non potrebbe mai efíere
fenza gran detrimento della fuá voce, e del fuo inftinto ,
attefo gli incomodi della navigazione , e la mutazione di
clima .
Gli uccelli chiamati Cardinali non fono men piacevoli ,
all’ udito per la melodía del loro canto, che alia villa per
la vaghezza delle loro penne fcarlattine, e del loro pennac-
chio. La Calandra Meíficana canta ancora foaviífimamente,
ed il fuo canto raífomiglia a quello del Roífignolo. Le fue
penne fon variare di bianco, giallo , e bigio. Teífe mara-
Storta del MeJJtco Tom, I. M vi-

(qq) Centzontlutole (queño é il vero nome, e quello di Centzontli foltanto


’’adopera per abbreviamento) vuol dire , quel che ha infinite voci. I Mef-
Gcani ulano la parola Centzontli ( quattrocento,) fiocome i Latini quelle di
mille, e di fexcenta, per efprimere una moltitudine indefinita e innumerabi-
le. Conviene col nome mefTicano il greco Polygiotta, che gli danno alcuni
Ornitologiñi moderai . Vedaft cid che intorno al Centzontli diciamo nelle
^¡ITertazioni. j
9$
^^^^vigliofamente il fuo nido con fetole, ingroífate ed attaccate
Lie. I. con non fo che materia vifcofa, fofpendendolo a guifa di
borfa o di facchetto da qualche ramo d’ un albero . Il T7-
grillo, cioè Tigretto, il quale è ancora per la fua mufica
pregevole, ha un cotal nome,per aver le fue penne macchia-
te come la pelle della Tigre. Il Cuitlaccochi è iimile al
Centzontli non men nella grandezza del corpo, e nel color
delle penne, che nell’ eccellenza del canto, ficcomeil Cozto-
totl è fomigliantiflimo in tutto ai Canarini, trafportatifi a
quel paefe dalle Canarie. 1 Paiferi meflicani, dagli Spagnuo-
li detti Gorriones., non fi raífomigliano ai veri Paiferi, fe
non fe nella grandezza, nel camminar faltando, e nel far i
loro nidi nei buchi delle mura. I meiftcani hanno la parte
inferiore del corpo bianca, e la fuperiore bigia ; ma dove
arrivano ad una certa eta, hanno gli uni ii capo roifo , e
g’i altri giallo. (*) Il loro volo è faticofo, a cagione forfe
della piccolezza delle lor ali, o della debolezza delle loro
penne. Il loro canto è dolciílimo, ed aífai vario. V’ è una
grande abbondanza di quefti cantori nella Capitale , e in
altre Città, e Villaggj del Meifico.
Non meno abbondano nel paefe d’ Anahuac gli uccelli
loquaci, o imitatori della loquela umana . Fra gli fteifi uc­
celli cantori vi fono alcuni, che imparano alcune parole,
come il rinomato Centzontli, e 1’ Acolchichi, cioè uccello
di fpalla roifa, a cui per una tal infegna diedero gli Spa *
gnuoli il nome di Commendarore. 11 Cebuan, ch è piu gran­
de d’ un tordo comunale , contrafFa la voce umana, ma in
un tono, che pare burlefco, e feguita per lungo tratto i
viandanti. Il Tzannbuei è fomigliante alia Pica nella gran­
dezza ; ma è diverfo nel colore: impara a parlare , ruba
cautamente quel che può , ed in tutto fa vedere un inftiri-
to fuperiore a quello, che comunemente s’ offerva in altri
uccelli.
Ma

(*) Ho fentito dire, che i Gorrio»i della teña roíTa fonoimaíchi, e quell
*
della tefta gialla le femmine.
pi
Ma fra tutti gli uccelli parlatori hanno il primo luo- ■=
go i Pappagalli, dei quali fi numerano nel Meflico quattro L«. I.
fpezie principali, e fono la Huacamaya, il Toznenetl, ilCo-
cbotl, e il Quiltototl. (rr)
La Huacamaya è più pregevole per le fue vaghiflime
piume, che per la fua voce. Fronuncia confufamente le pa­
role, e la fua voce è grofia e difpiacevole. Quefto è il più
grande di tutti i Pappagalli. Il Toznenetl, il quale è ilmi-
glior di tutti, è grande quanto una Colomba : il color dél­
ié fue penne è verde ; ma nella tefia e nella parte deU’ali
dinanzi è negli uni roflo,e negli altri giallo. Impara auan-
te parole, e cantate gl’infegnano, e le efprime con chiarez-
za: contraffa al naturale il rifo, e il tono burlefco degli
uomini, il pianto dei fanciulli, e le voci di diverfi animali.
Del Cochotl vi fono tre fpezie fubalterne differenti nella
grandezza, e nei colori, i quali in tutti fon vaghi, e fra
efii dominante il verde. Il più grande dei Cochotl è quafi
délia grandezza dei Toznenetl : l’altre due fpezie dagli Spa-
gnuoli appellate Caterine, fon minori. Tutti imparano a par-
lare , benchè non cosi perfettamente, corne il Toznenetl.
Il Quiltototlch’e il più piccioio, e anche il men idoneo
per parlare. Quefti piccoli pappagalli, le cui penne fon tinte
d’un verde vaghifltmo, vanno fempre in truppe numerofe;
or facendo un gran rumore nell’aria, or dando il guafto ai­
le biade. Quando fono fugli alberi fi confondono a cagione
dei loro colore col fogliame . Tutti gli altri pappagalli van­
no per lo più a due a due, mafchio e femmina.
Gli uccelli Madvugadores, (*) che noi potremmo appel-
lare Dejlatox't.) e quelli che hanno dai Melficani il nome
M 2 di

(rr) I! Toznenetl e il Cochotl fbri chiamati dagli Spagnuoli del Meffico


Pericos, e Loros. II nome Huacamaya é ¿ella lingua Haitina,cheparlavafi nella
libia Spagnuola. Loro é parola .prefa dalla lingua Quichoa , oflia Inca , e
Toznewtl, Cochotl, e Qú'ltototl dalla lingua MeíTicana.
(*) Madrugador inlfpagnuolo vuoldire , quel che fileva a buon’ora . Or
non eíTendo nella lingua tofcnna una parola ad efla equivalente, adopria-
quella di desatore, che ancor gl¡ conviene: ma forfe farebbe piü pro-
prio quello di Ucccllo crepufcolare.
S di Tzacua, benché non fiano cotanto pregevoli per la va-
I- ghezza delíe loro penne,né per 1’ eccellenza del loro canto,
fono ció non olíante degni di particolar menzione per le lo­
ro proprieta. I Deílatori fono ira gli uccelli diurni gli uhi-
mi nel prendere il ripofo la fera, e i primi nell’ abbando-
narlo la mattina, e nell’annunziare il ritorno del Solé . Non
lafciano il loro canto,e i loro giuochi infino ad un’ ora do-
po tramontato il Tolere molto avanti dell’aurora li ripren-
dono, aé mai fi moílrano tanto allegri, quanto mentre du­
ra 1’uno e l’altro crepufcolo . Un’ora incirca innanzi 1’au­
rora comincia qualcuno di quefti uccelli dai rami d’ un al-
bero, dove riposó la notte in compagnia di molti altri del-
la fuá fpezie, a chiamarli con alta e fonora voce , e replica
in tono allegro fpefíe fíate la chiamata, finché fente or l’u-
no, or l’altro rifpondere. Quando poi fon tutti defti,fanno
un feftiviífimo rumore, che d’ aflai lontano fi fente. Nei
viaggj, ch’io feci peí regno di Michuacan, dove piu abbon-
dano, mi furono utili; poiché mi deílavano a buon’ ora per
poter fare la mía partenza fullo fpuntar del di. Son grandi
quefti uccelli quanto i pafíeri.
La Tzacua, uccello fomigliante nellagrandezza, nei co­
lorí, e nella fabbrica del nido alia gia mentovata Calan­
dra, é ancora piu mirabile. Vivono quefti uccelli in rocíe­
te , e ogni albero é per loro un villaggio compofto d’ una
gran moltitudine di nidi, che pendenti vedonfi dai rami»
Una Tzacua, che fa da Capo, o fia da Guardia del Vil­
laggio, rifiede nel mezzo dell’ albero, onde vola fpeíío or
ad uno, or ad un’ altro nido, e dopo aver cantato un po­
co, ritorna alia fuá refidenza, e cosí vifita tutti i nidi,
ftandofi frattanto tutte 1’altre ammutolite . Se mai vedeve-
nire verfo 1’albero qualche uccello d’un’altra fpezie, gli va
all’incontro, e col becco, e coll’ali fi sforza di rifpingerlo;
ma fe vede avvicinarfi un uomo, ( e forfe qualunque altro
anímale di grandezza formidabile, ) ne pafla gridando
un altro albero vicino , e fe frattanto fopravvengono dalla
campagna alcune Tzacue ¿ello ftefíb villaggio, va ad incon-
trarle
>3
trarle, e mutando il tono della voce, le coftringe a ritirar-- —
fi; ma fubito che vede ceflare il pericolo, ritorna allegra al- Lib. L
la folita vifita dei nidi. Quelle cofe iulle Tzacue oflervate-
fi da un uomo perfpicace, erudito, e fincero , (*) ci fan-
no credere , che trovar fe ne potrebbero delle più forpren-
denti, fe reiterate fi foflero le offervazioni ; ma lafciando
adeflo quefti obbietti tanto piacevoli, volgiamo lo fguardo
ad altri terribili.
I Rettili del Meffico poffono a due ordini o clafli ri-
durfi, cioè a Rettili quadrupedi, e Rettili apodi, o fenza delMef-
piedi. (fl) Nella prima claffe fono i Coccodrilli ,i Lucerto ^c0*
ni, le Lucertole, le Rane, ed i Rofpi,e nella féconda tut-
te le fpezie di Serpi.
I Coccodrilli meflicani fono tali, quali fono gli affrica-
ni nella grandezza, nella figura, nella voracita, nella ma­
niera di vivere, ed in tutte 1’ altre proprieta appartenenti
al lor carattere. Abbondano in parecchj fiumi e laghi delle
terre calde, e fono perniciofi ad altri animali,ed anche agit
uomini . Sarebbe fuperflua la defcrizione di quefti feroci an-
fibj, montre fi trova tanto d’ effi fcritto.
Fra i Lucertoni contiamo gli Acaltetepon y e Ï Iguana i
Gli Acaltetepon, conofciuti dal volgo Spagnuolo col nome
impropriffimo di Scovpioni, fono due Lucertoni fomiglianti
fra loro nel colore, e nella figura , ma differenti nella gran­
dezza, e nella coda. Il più piccolo è grande quindici oncie
in circa, ed ha la coda lunga, le gambe corte, la lingua
rofla, larga, e fefla, la pelle bigia ed afpra con dei bittor-
zoletti bianchi dapertutto fparfi , che fembrano perle, il paf-
fo lento, e lo fguardo feroce. Dai mufcoli delle gambe po-
fteriori infino alia eftremita della coda ha la pelle traver-
fata
(*) L’ Abb. D.Giufeppe Raffaelle Campoi, di cui facciamo altrove il do-
Yuto encomio.
(ff) So be n filmo fa diverfita di fentimenti ,che v’é fra gli Autori fopra
il decidere, che animali deggianii comprendere nella clafie dei Rettili ;ma
ficcome io non intraprendo di fare una divifione efattifíima degü animali,
tna foltanto di rapprefentargü con qualcbe ordineai Leggitori , prendo il no-
»re diReífi/z nella fignificazione volgare,cbe ebbe preífo i noflri Antenati.
• •
f¿ta di lifte gialle in forma d’anelli. La fuá morficatura c
Lus. I. dolorofa , ma non mórcale, come lo penfano alcuni.E’ pro-
prio dei paefi caldi. Di quello fteffo clima è 1’alero Lucertone,
ma è al doppio maggiore ; ponché ha, per quel che dicono colo­
ro che 1’ hanno veduto , due piedi e mezzo incirca di lun-
ghezza, e piú d’ un piede di circonferenza nel ventre e nel
dorio. La fuá coda è corta, e la tefta, e le gambe greffe.
Quefto Lucertone è il flagello dei Coniglj.
L’Iguana è un Lucertone innocente aflai conofciuto nell’
Europa per le relazioni d egli Storici dell’América. Abbon-
dano nelle terre calde, e ve ne fono due fpezie, 1’ una ter-
reftre, e l’altra anfibia. Alcune fono cosí grandi, che hanno
fino a tre piedi di lunghezza. Sono velociffime nel loro cor-
fo, ed agiliffime nel montar fugli alberi. La loro carne, e
le loro uova fono commeftibili, e lodate da parecchj Auto-
ri; ma la carne è perniciofa per quelli, che fono dal mal
francefe infettati.
Di Lucertole vi fono innumerabili fpezie differenti nel-
la grandezza, nei colorí, e nelle qualifa; poiché altre fono
velenofe, ed altre innocenti. Fra le innocenti fi debbe il
primo luogo al Cantaleóme dai Mefficani appellato Quata *
palcatl. Quefto è quafi in tutto fomigliante ai Camaleante
volgare; ma differifee nell’effer privo di crefta, e nell’aver
delf orecchie, le quali fono grandi, tonde, e troppo aperte.
Fra 1’altre Lucertole innocenti non ve n’è niuna degna di
rammemorarfi, fe non la Tapayaxtn, (*) cosí per la fua fi­
gura , come per altri riguardi. E’ perfettamente orbicolare,
cartilaginofa, e fi fente molto fredda nel toccarla.il diáme­
tro dei fuo corpo è di fei dita. La fua tefta è duriffima, e
di colorí diverfi macchiata. E’ tanto lenta e pigra,che nep-
pure feoffa fi muove. Se le percuotono la tefta, o le com-
primono gli occhj, lancia da effi fino a due o tre paffi in
lontananza alcune gocciole di fangue; ma per altro è ani­
male innocente, e moftra compiacerfi d’effere maneggiata.
Puè

(*) Vedafi l’immagine di quefta Iucertola tra le noftre figure.


95
Tüd crederfi ,ch’eífendod’ un temperamento tanto freddo, ab-
bia qualche conforto dal calore della mano.
Tra le Lucertole velenofe la piucattiva pareeífere quella,
che per la fuá rarita ebbe dai Meíficani il nome di Tetz.au b~
qui. Quella é piccohífima, e di un color bigio, chenel fuo
corpo é gialliccio, e nella íua coda turchiniccio. Ve ne fo­
no ancor altre (tímate velenofe, e dagli Spagnuoli cono-
fciute col nome di Salamanquefas, o con quello di Scorpio-
niy ( poiché il volgo ignorante ha dato quefto nome a pa-
recchj rettili; ) ma io mi ion aíficurato dopo molte offer-
vazioni, che rali Lucertole o fono affatto prive di veleno,
o fe forfe ne hannoalcuno, quello non é tanto attivo, quan-
to fi crede.
Cid che diciamo delle Lucertole , puo ancora dirfi dei
Rofpi; mentre non abbiamo mai veduta, né fentita alcuna
difgrazia dal loro veleno cagionata , contuttoché in parec-
chi paefi troppo caldi ed umidi fia la térra di eífi coperta.
In si faite terre trovanfi dei Rofpi cosí groífi, che hanno
fino ad otto oncie di diámetro.
Delle Rane vi fono nel lago di Chalco tre numerofiífi-
me fpezie differenti nella grandezza e nei colori , ed affai
comuni nelle tavole della Capitale . Quelle della Huaxte-
ca (ono eccellenti, e cosí groífe , che pefano una libbra Spa-
gnuala. Ma non vidi , né fentii mai in quel regno le Ra­
néete d’alberi, che fono tanto volgari cosí in Italia, come
in altri paefi della Europa.
La varieta delle Serpi é molto maggiore di quella dei
fuddetti rettili , mentre ve ne fono delle grandi e delle pic-
cole, delle verficolori, e di quelle d’ un fol colore , delle
velenofe , e delle innocenti.
Quella, che i Meíficani appellavano Canaubcoatl, pare
eflere ltata la piü confiderabile per la groífezza. Era lunea
infino a tre pertiche di Parigi, e groífa quanto un uomo
regolare. Poco minore era una delle Tiilcoa , o Serpi nere,
veduta dal Dott. Hernández nelle montagne di Tepoztlan ;
poiché avendo una tal groífezza , era puré lunga dieci
go-
=**"^*gomiti fpagnuoli, o più di Cedici piedi dí Parígi-j ma oggi-
Lib. I. giorno difficilmente fl troveranno ferpi di tanta corporatura,
fe non fe in qualche bofco folitario , ed affai difcofto
dalla capitale.
Le Serpi velenofe più notabili fono 1’ Abueyactli , la
Cuicuilcoíitl, il Gorallo, oGorallino, la Teixminani, la Cen-
eoatl , e la Teotlacozaubqui.
La Tectlacozaubqui, del cui genere vi fono parecchie
fpezie, è la Serpe rinomata dei fonagli. La fua grandezza
è varia, flecóme i fuoi colori; ma ordinariamentre è tre o
quattro piedi lunga. I fonagli poífono conflderarfi come un*
appendice delle vertebre, e fon degli anelli fonori di foflan-
za cornea, mobili, e dipendenti gli uni dagli altri per mez-
zo delle articolazioni o giunture, ognuna di tre offetti com­
posa . Sonano quefti fonagli ogni volta che la ferpe fl
muove, maífimamente ove s’agita per morderé. E’ affai ve-
loce nel muoveríi, e però ebbe ancora dai Mefficani il no­
me de Ebecacnatl, o Serpe aerea. Il fuo morfo cagiona in-
fallibilmente la morte, te non s’accorre prontamente con dei
ximedj, fra i quali ftimafl efficace il tenere qualche tempo
dentro la terra la parte offefa . Morde con due canini, che
ha nella mafcella fuperiore, i quali fono flecóme nella Vi-
pera, e in altre fpezie di Serpi, mobili, cavi, e forati ver-
fo la punta. 11 veleno, cioè quel liquido gialliccio, criflal-
lizzabile, e tanto perniciofo , è contenuto dentro le glando-
le, che vi fono fopra 1’ origine di quei due denti . Quelle
glandole compreffe nel morderé, lanciano per i canali dei
denti il fatal liquore, e 1’ introducono per li fori nella fe-
rita , e nella maffa del fangue. Volentieri comunicheremmo
al Pubblico parecchie altre offervazioni fattefl fopra quedo
foggetto, fe la condizione di queda floria cel permetteffe. (»«)

(tt) II Dr. Hernández dice, che ha quefta ferpe tanti anni, quanti ne fono
í fonagli; perché ogni anno le ne viene uno;ma non fappiamo, fe quefto
¡I dica fondato fulle proprie oífervazioni, o piuttofto. fulla fede altrui.
(uu) 11 P. Inamma, Gefuita Miffionario della California , fece inolti fpe<
rimen-
í 1

%e Mxr“2 77«« celo ti. 3 ltzcuintepot’Lotli. 4 Lctrice Mes$*°.< Re etc ^opt


Aiolotl. 7 Occlnone. 8 7e^c/C'XiE. p Anfisbena Mes.CjLe.JjLtTenivlin.
97
L’ Abueytctli é poco divería dalla gia defcritta,
non ha dei fonagli. Quefta Serpe comunica, per quel che Lib. i,
dice 1’Hernández, quella fpezie di veleno, che dagli Anti-
chi fu chiamato Hemorrhoos, col quale il ferito getta del
íangue per la bocea , peí nafo, e per gli occhi, benché pof-
ía impedirfi con alcuni antidoti una tai attivita.
La Cuicuilcoatl, cosí appellata per la variet'a dei fuoi
colori , é Junga appena otto oncie , e grofla come il dito
mignolo; ma il íuo veleno é tanto attivo, quanto quello
¿ella Teotlacozauhqui.
La Teixminam é quella forte di Serpe, che Plinio chía-
ma Jaculum, E’ Junga, e fottile , ed ha il dorfo bigio , e il
ventre paonazziccio. Muovefi l'empre per linea diritta, e mai
non s’ aggira. Lanciafi dagli alberi ai viandanci, e da ció
ebbe il nome. (w)
Vi fono di quefte ferpi nelle montagne di Quauhnahuac,
ed in altre ierre calde; ma eífendo io flato tanti anni in
quel regno, non feppi mai, che una tal difgrazia ad alcun
viandante accadeífe, e lo fleflo poflo dire dei terribiJi effetti
che ne cagiona 1’ ÁhueyactJi.
La Cencoatl^j ancor efía velenofa,ha cinque piediin-
circa di lunghezza , e otto oncie di circonferenza, dov’ é piu
grofla . 11 piu fingolare di queda ferpe é il rifplendere nel
bujo . Cosí il provvido Autore della natura riíveglia in di-
veríi modi la noílra attenzione per diffenderci dal male, or
per 1’ udito col rumore dei lonagli, or per gli occhi colla
impreífione della luce.
Tra le Serpi innccenti, delle quali vi fono piu fpezie,
tralaíciar non ptífiamo la Tz/ot/úm#, e la Maqtiizceatl„ La
Tzicatl 'tnan e aflai bella, lunga piu ,d un piede , e grofla
Storta del McJJtco rom. i. N quan-*(*)
. — MT II " I I 1 ■“

rimenti fopra le ferpi , i quali confermano quelli , che fece il Sig. Mead
nelle vipere.
(vv) I Mefíicani danno ancora a queda ferpe il nome di Micoatl, e gli
Spagnuoli quello di Saetilla : 1’uno e l'altro vale lo dedo , che il Jaculum
dei Latini.
(*) Vi fono altre fpezie di Serpi, che per efíere dello (lefio colore, han-
solo (lefio nome di Cencoatl, ma tutte innocenti.
S>«
quan to il dito mignolo. Vive fempre mai nei formica; , e
Lib. I. trovafi cosí bene colle formiche, che fpeifo le accompagna
nei loro viaggj, e torna alla fua refidenza. Il nome meffi-
cano Tzicatlinan vale , Madre delle formiche, e cosí 1’ ap-
pellano gli Spagnuoli; ma io fofpetto, che tutta la inclina-
zione di quefta ferpicella ai formicaj non fia per altro , fe
non per cibarii delle ftefle formiche .
La Maquizcoatl è della ftefla grandezza , ma tutta inar-
gentata, e trafparente. Ha la coda più groffa della tefta, e
muovefi indifferentemente per 1’ una e per 1’ altra parte,
fervendofi della teda per coda , e della coda per teda. Que­
da ferpetta, dai Greci chiamata Amphisbeœna (mc), è aifai
rara, nè fo ,che altroven Ha veduta, fe non nella Valle di Toluca .
Fra tante fpezie di Serpi, che trovanfi nei bofchi poco
frequentati di quel regno, non fo, che finora d fia fcoperta
una fpezie vivípara, fe non fel’Acoatl, o ferpe aquatica, di
cui ció credefr, ma non fi fa. Queda è lunga venti oncie
incirca, e groiTa una. I fuoi denti fon piccolidimi : la par­
te fuperiore della fua teda è ñera, le laterali turchine, e
l’inferiore gialla, il dorfo drifciato di nero e turchino, e
il ventre affatto turchino..
Gli antichiMefficani , i quali neir allevare ogni forta d’a-
nimali fi dilettavano, e colla famiiiarita aveanodal loroani-
mo fcacciato I’orrore naturale, prendevano :nella campagna
una ferpetta verde ed innocente per allevarla in cafa, dove
ben nodrita divenir foleva cosï groffa, corne un uomo. Te-
nevanla dentro una tina, donde nonufciva,fe non per toglie-
re il fuo alimento dalla mano del padrone, o montara
fulla fpalla di lui, o pure attorno ai piedi aggirata.
Se dalla terra poi volgiamo lo fguardo all’acqua dei
fiu-

(xx) Plinio nei lib. 8. cap. a?, da due tefte M' .Amphisbexna ; ma il no-
me greco altro non fignifica , fe non il moto indifl'erente per l’una,e per
l’altra parte. In Europa s’é veduta quefla ferpe bicípite di Plinio,e qual-
cuno dice , chefi trova ancora nei Medico ;manon só , fe fia flato alcuno >
che l’abbia veduta; ma fe mai s’é veduta, non debbe gí'a confiderarfi come
una fpezie Tegolare, ma come un moñro, ficcome 1’Aquila bicípite trovatl
pochi anni fa in Oaxaca, ed indi mandata al Re Cattolico.
99
fiumi, del laghi, e dei mari d’Anahuac, troveremo in eiTa*"*^
un numero molto più grande d’animali. Le fpezie conofciu- Lib. I.
te dei loro pefci fono affatto innumerabili poichè di quei
foli, che fervono pel foftentamento dell’uomo, ho numerate
più di cento fpezie, fenza contaré le Teftuggini, i Cancri ,
i Gamberi, nè altro animale teftaceo, o croftaceo. Dei Pe­
fci altri fono comuni ad amendue i mart, altri proprj fol-
tanto del Golfo Mefficano, altri dei mar Pacifico , ed altri
finalmente- dei fiumi, e dei laghi.
I Pefci comuni ad amendue i mari fono le Balene, i ■>. 13.
Delfini , i Glavi, o Spade, le Seghe o Piftrici, i Tiburoni, æVi'dei
i Manati-, le Mante, i Lupi, i Porci, i Boniti, i Baccala, fiumi, e
i Roballi,, i Parghi di tre fpezie , i Meri , i Pampani, i ¿^‘^a-
Muggini, le Cclombelle, le Razze o Raggiate, i Ciuccj,huac.
i Barbi*,. i Gobbi , f Orate, i Volatori, le Chitarre, le Ca-
prette, gli Spari neri e bianchi, l'Aguglie, le Sfirene, le
Cheppie o Laccie , le Locufte,,le Soglie, e moltiffimi altri
come pure parecchie fpezie di Teftuggini , di Polpi,, di Can­
cri, di Gamberi, di Spugne &c..
II Golfo Mtfficano oltre ai fopraddetti, ha gli Storio-
ni, i Pefci roffi ,, gli Scari , i Luccj-, i Congri,le Donzelle,
le Paftinache, i Pefci-Re, i Rombi , i Rofpi, i Befughi, le
B ondelle , le Paflere , le Lanterne,, i Dentoni,. le Lamprede,
le Murene , le- Seppie, 1’ Acciughe, i Carpionii’ Anguille , i
Pompili , o Nautili, ei altri
il Mare Pacifico oltre ai comuni ad ambedue i mari ,
ha i Salmoni, i Tonni, le Cornute, i Barbieri, le Linguat-
tole, i Calderini, i Cavalli, le Curvine, le Vecchie, le Sar­
dine , gli Occhioni, le Lucertole, i Pappagalli, gli Scorpioni,
i Galli, Ie Gatte, l’Aringhe, i Botetti, ed altri.
I fiumi , ed i laghi hanno i Pefci bianchi di tre o quat-
tro fpezie, le Carpe, i Muggini, le Trotte , le Triglie, i
Bobi, i Roballi, i Barbi, 1’Orate, le Curvine, gli Spari,
l’Anguille, e parecchj altri. (^/) N 2 La

(yy) EiTendovi fra i Pefci da me mentovati alcuni noti agi’ Italiani, ed


dtri a loro affatto fconofciuti, e però priyi di nome tofcano,ho oiTervato
nel
IOO

La defcr¡zioné di quefti Pefci, oltre lo fviarci troppo dal


Lib. I. corfo della noftra Storia, inutile per lo piu farebbe ai Leg-
gitori italiani: onde dovremo contentarci di dire qualche
particolarita t che fervir pofla per la ftoria dei Pefci.
11 Tiburone appartiene a quella clafle di beftie marine,
che dagli xAntichi furono appellate Canicula. E’ aflai nota
la fuá voracita , come pure la fuá grandezza, la fuá forza,
e la fuá velocita. Ha due, tre, e alie volte piu ordini di
denti non meno acuti, che forti, e trangugia quanto gli fi
prefenta, o fia, o non fia commeftibile. S’é trovata talvol-
ta nel ventre di lui una pelle intera di montone, ed anche
un gran coltello di macellajo. Accompagna fpeffo i vafcelli,
e vi fono ftati dei Tiburoni, che per quel che teftifica 1'0-
viedo, hanno accompagnato per ben cinquecento miglia una
nave, che col vento in poppa, ed a vele gonfie andava,
girandole fpeíTo attorno per amor dell’ immondizie che fi get.
tavano al mare.
Il Manati o fia Lamenting come é appellate da qual-
cuno é d’ una indole troppo diverfa da quella del Tiburone,
e il fupera in grandezza. Lo fteflb Oviedo fa tefiimonianza,
che talvolta fi pefcavano dei Manati cesi grofii, che per
trafportarne uno vi bifognava un carro con due paja di bo-
vi. E’ vivíparo, ficcome il Tiburone; ma la femmina non
fa ad ogni parto piu d’un manatino, benché troppo grof-
fo. (zz) La fuá carne e delicata e fomigliante a quella del
Vi-
nel nominarglí quefte rególe, i. Ai Pefci noti do il loro proprio nome to­
feano, come Balena, Delfino, Lingxattola ,Bazza , Cheppia, Sfirena , Luccio>
Paft¡naca, Muggine,Pajera, ylcciuga, &c. i. A quei Pefci, che benché non
abbiano proprio nome nella lingua tofeana, pofTono pure efprimerfi con no­
me tofeano allo Spagnuolo o Mellicano equivalente, do un tale nome.- cosí
dico Biondella per Vermejuela ,Colombella per Palometa ,JJJpo per Sapo, Cal'
derino per Sirguero , Vecchia per Vieja , Pappagallo per Cochomichin ( norne
meflicano) &c. ?. Per quelli poi , che né hanno nome proprio , né efpri*
merfi poíTono con nome tofeano equivalente , adopero gli ñeíTi nomi Spa*
gnuoli , ma conformandone alcuni alia maniera tofeana , come Pampar><>>
Roballo, Pargo, Bobo, Botetto per Bótete, Ciuccio per Chucho <&c.
(zz) Il Sig. de Buffon conviene col Dr. Hernandez nel dire, che il Ma­
nati fa un folo manatino per volta: ma altri dícono, che ne fa due.
ere-
101

Vitello. Alcuni Autori mettono il Manati nella claffe degli .


Anfibj ; ma a torto, poichè non viene mai a terra; ma fol- Lib. k
tanto mette fuor dell’acqua la tefta, ed una parte del cor-
po per addentar gli erbaggj,£he fono fulla riva de’ fiumi . {Aa)
La Manta è quel pefce piano, tanto perniciofo ai pe-
fcatori ¿elle perle, di cui fanno menzione 1’Ulloa, ed altri
Autori, ed io non dubito, che non fia quello fteífo da Pli-
nio rammemorato, ma non bene intefo, fotto il nome di
Nube y o Nebbia. ÇBb) Puô crederfi, che fia paifato dai ma­
ri dell’antico Continente a quei del nuovo, ficcome pare,
che fieno ancor paflati altri pefci.-E’ cosï grande la forza,
che

crederfi , che aha femmina del Manati accada lo ñeflo , che alia donna,
cioé , che effendo uno ordinariamente il fuo feto, ñraordinariamente ne fa.
due o tre . Il Dr. Hernandez defcrive cosí il coito di tali animali: Huma­
no more coit, fcernina fupina fere tota in littore pncumbente, & celeritate qua-
dam [uperveniente mare . Noi non contiamo il Manati , benche vivíparo',
ira i quadrupedi, ficcome fanno parecchi Naturaliñi moderni; perciocché
tutto il Mondo intende fotto il nome di quadrupedo un anímale , che va
a quattro piedi, ed il Manati non ne ha fe non due, e quefti inform!.
(Aa) II Sig. déla Condamine r.e confesóla quel che diciamo riguardo al
vivere fempre nell’acqua il Manati ,e lo ñeflb aveano detto due fecoliavanti
I’Oviedo e 1’Hernández , teñimonj di viña amendue. E’ vero che i’ Her­
nández fembra dire tutto f oppoño ; ma é un evidente errore di flampa,
di cui accorgerfi potra chiunque legga il teño . E’ altresi da notarfi , che
il Manati , benché fia propriamente marino , trovafi frequentemente nei
íiumi,
(Bb) Ipfi ferunt (Urinatores) &nubem quandam crajjefcere fuper capita, pico-
nerum pifeium fimilem ^prementem eos arcentemque a reciprocando , & ob id
fiilos preeacutos lineis annexos habere Jefe ; quia nifi perfoffee ita non recedaní,
caliginis & pavoris , ut arbitror, opere . Nubem enim five nebulam, (cujas
nomine id malum appellant) inter animalia baud ullam reperit quifquam .Plin.
Hiñor. Natur. Iib.9-cap.46. II ragguaglío che fecero queñi Palombari, o Ma-
rangoni della loro Nube, non é diverfo da quel che fanno i Palombari dei
mari dell’America della tor Manta,e ilnome di Nube le viene acconcio,
mentre fembra veramente una nube a coloro che fotto eífa ñanno dentro
l’acqua, ed anche oggid'i portano i notatoti dei coltelli Iunghi , o dei ba-
ñoni acuti, per liberarfi da cotal beñia. Queña oñervazione sfuggitaa tutti
fl’ interpreti di Plinio, fu fatta dal mió Compatriotto , ed Amico 1’ Abb.
). Giufeppe Rafaelle Campoi, pérfona añai lodevole non meno per i fuoi
coñurwi e la fuá onoratezza, che per la fuá eloquenza e per la íua erudr-
zione, mañim amente in Latinita , in Iñor¡a,in Critica, ed in Geografía.
La morte di íui, troppoanoi fenfibile, accaduta nel di 19. Dicembre 1777.
non gli permife di fornire parecchie opere gia cominciate , che farebbono
«íte añai utfíi.
102
che ha nei fuoi mufcoli quefta beftia , che non folo foffoca
l’uomo, cui abbraccia, ovvero involge piegandofi, ma s’ é
veduta afferrare la gomona d’ una balandra, e muoverla dal
luogo, dov’era fermata . Ebbe il nome Manta • percioc-
che ove diftende il fuo corpo fulla fuperfizie del mare , fle­
cóme fpeífo il fa, fembra una coltre di lana galleggiante.
11 Glave o fia Spada di quei mari é troppo diverfo da
quello del mar di Groenlandia.. La fuá fpada é piu grande,
e piu fomigliante. nella figura alia vera fpada di ferro , e
non é fituata, ficcome quella del Groenlandefe, nella parte
deretana, ma nelf anteriore del corpo, ficcome quella del-
la Sega, la quale agita a fuo fenno coa fomma forza, e fe
ne ferve come d’arma offeníiva ».
Delle due fpezie di Piítrici, che fono in quei mari,
Tuna é la volgare da Plinio conofciuta, e da molti Natu-
raliíli deferitta: l’altra non piu lunga d’ un piede ha fuldor-
fo una fila di denti, o lifche, che fembra una fega, onde
ebbe dai Meíficani iL nome di Tlateconi^ e dagli Spagnuoli
quello di Sierra..
íl R.oballo é una delle fpezie piu numerofe, e la fuá
carne é uno dei cibi piii delicati, maífimamente di quello
di fiume» Il Dottor Hernández credette eífer deífo il Lupus
degli Antichi,. e il Campoi 1’ Afellus minar \ ma quefte fo­
no mere congetture; mentre fono tanto fcarfi i conrraflegni,
che di quei pefci ci lafeiarono gli Antichi, ch’é impoflibíle
accertare la medefimezza ►
11 Gobbo ( appo gli Spagnuoli Corcobado ) fu cosí ap-
pellato a cagione d’una gobba, o prominenza, che ha dal
principio del capo fino alia bocea, la quale é piccoliífima.
La Sfirena altresi ebbe il nome di Picuda , ( che noi po-
tremo dire Beccolungo; ) perché ha la mafeelia infe ore piu
lunga della fuperiore .
II Rofpo é un pefee orribile a vederfi, ñero , perfetta-
mente rotondo, e fenza fquame, il cui diámetro é di tre
o quattro oncie . La íua carne é guftofa e fana.
Fra 1’ Aguglie ve n’é una dai meíficani appellata Hwi-
tzit-
ÍO3
tzitztlmichifi, lunga tre piedi, mamolto Fottile. Hail corpo
coperto di certe lamette in vece di fquame. 11 fuo mulo ha
otto oncie di lunghezza, ed é piLi lungo nella parte fuperio-
re, all oppofto delf altre Aguglie , le quali fupera non me-
po nel gufto della fuá carne, che nella grandezza del fuo
corpo.
11 Bobo é un pefce nobiliflimo ,e affai ftimato per l’ec-
cellenza della fuá carne, lungo due piedi in circa , e largo
quattro o fei oncie dove piu. II Barbo di fiume, conofciu-
to col nome di Bagre, é della grandezza del Bobo,e d’ un
gufto anche efquifito, ma nocevole, fe prima non fi purga
la fuá carne con fugo di limone , o qualche altro acido di
una cerra bava o liquido vifcofo, che ha . 1 Bobi per quel
che fappiamo, fi pefcano foltantonei fiumi, che sboccano nel
Golfo Meíficano, e i Barbi in quelli, che fi fcaricano nel
mar Pacifico, o in qualche lago. 11 gufto di quefte due fpe-
zie di pefci quantunque delicato, non arriva puré a quello
dei Pampani, e delle Colombelle, che fono, non fenza ra-
gione, i piu ftimari di tutrl.
La é lunga un piede e mezzo , ma fottile, ed
attondata, e d’un colore paonazzo nericcio. Nella tefta di
quefto pefce trovanfi due pietruzze bianche , che fembrano
d’alabaftro, lunghe un’ oncia e mezza , larghe quattro linee
incirca , le quali credoníi efficaci contro la ritenzione dell’
orina, prendendone tre grani in acqua.
11 Botetto é un piccolo pefce lungo otto oncie incirca,
ma fproporzionatamente groffo. II fuo fegato é tanto vele-
nofo, che in mezz’ora cagiona la morte a chi il mangia ,
con forti dolori e convulboni. Quando é ancor vivo fulla
ípiaggia, dove fi fente toccare, fi gonfia enormemente, ed i
ragazzi prendono piacere nel farlo fcoppiare d’ un colpo di
piede.
L’ Occhione (*) é un pefce piano e tondo, che ha otto,
o die-

(’) Quefto pefce ,che foltanto fuol pefcarfi nellaCalifornia, o non ha fino-
ri nome, o puré nol fappiamo ; onde gli abbiamo dato quel d’ Occhione,
che ci pare conyenirgli.
i»'4
=o dieci oncie di diámetro. La parte inferiore del fuo cor-
Lib. I. po é affatto piaña, ma la fuperiore é convefla , e nel cen»
tro dove piu s’innalza, ha un occhio folo , ma tanto gran­
de, quanto quello d’ un Bue, e fornito delle palpebre ne-
ceifarie . Dopo morto refta fempre coll’occhio aperto, facen-
do qualche orrore a quelli, che il guardano. (Cc)
L’ lztacmicbin o pefce bianco é ftato fempre celebre in
Meflico, e non meno ordinario oggtdi nelle tavole degli Spa-
gnuoli, che anticamente in quelle dei Mefiicani . Ne diftin-
guono tre o quattro fpezie. L’ Amilotl, ch’é il piu grande,
o il piu pregiato, ha di lunghezza piu d’un piede, e cin­
que alette, due ful dorfo , due ai due lati del ventre, ed
un’altra fotto il medefimo ventre.Il Xalmicbin, un poco piu
piccolo di quello, mi pare efler della medefima fpezie. Il
Jacapitzahuac, il quale e il piu piccolo, non ha piu d’otto
oncie di lunghezza, e una e mezza di larghezza. Tutti que-
fti pefci fono fquamofi, faporiti, e molto fani, e d’eíli fon
pieni i laghi di Chalco, di Pazcuaro, e di Chupalla. L’al-
tra fpezie é quella del \almichin di Quauhnahuac, il quale
é fenza fquame, ed e coperto d’una pelle mórbida, e bianca.
L’ Axolotl, o Axolote (* *) c un lucertone aquatico del
Iago mefficano . La fua figura é brutta, e il fuo afpetto ri-
dicolofo. La fua lunghezza ¿ ordinariamente d’ otto oncie ;
ma ve ne fonoalcuni ai doppio maggiori. La fua pelle é mór­
bida^ ñera, la fua teila lunga, la fua bocea grande, la lingua
larga, piccola,e cartilaginofa , e la fua coda lunga . Dal mezzo
del corpo fino all’ eílremita della coda va in diminuzione. Nota
coi fuoi quattro piedi, i quali fomiglianti fono a quelli della
Ra-

(Ce) II Campoi fi perfuafe efler l’Occhione 1’ Uranoscopos, o Callionymos


di Plinio : ma Plinio non ci lafeià i contraflegni di queño pefce . Il nome
Uranoscopos , che è ñato tutto il fondamento di quella opinione , conviene
parimente a tutti que’ pefci, che per avere gli occhi fulla teña, guardano
il cielo, flecóme le Razze , ed altri pefci piani.
(*) 11 Sig. de Bomare non poté colpire nel nome di queño pefce. Egl¡
il chiama ytzalotl , Aícolotl, Azoloti, e jlxoloti: e dice,che gli Spagnuoli
I’appellano Juguete dell'acqua ; ma i Mefllcani il chiamano ^Axolotl , e g¡¡
Spagnuoli non gli danno altro nome, fe non quello d’uíxolote.
105
Rana . Il pîù fingolare di queílo pefce è F avéré 1’ utero '--S*
fimile a quello della donna, ed il foggiacere corn’effa al- I-
la periodica evacuazione di langue, ficcome confia da parec-
chie oflervazioni, di cui fa teilimonianza l’Hernandez. (Dd).
La fua carne è commeflibile e fana , ed ha quafi lo fleffo
guflo dell’ Anguilla. Credefi fingolarmente profittevole agli E-
tici. Nello fleffo lago mefficano vi fono altre fpezie di pefcio-
lini, ma non tali, che dobbiamo trattenerci nella loro defcrizione.
Per quel che riguarda alie Conchiglie vi fono infinite
fpezie , e fra elfe alcune di non mai veduta vaghezza , maf-
fimamente nel mar Pacifico. In tutte le cofte di quello ma­
re vi fu gia in diverfo tempo la pefca delle perle . I Mefft-
cani le pefcavano nella colla di Tototepec, e in quella dei
Cuitlatechi , dove adcffo fi pefca la Tartaruga . Fra le
Scelle marine ve n’è una fornita di cinque raggj, e d’ un
occhio in ciafcheduno. Fra le Spugne ed i Litofiti vi fono
delle rare e pellegrine fpezie. 11 Dr. Hernandez ci prefenta
il ritratto d’ una Spugna mandatagli dal mar Pacifico, la
quale avea la figura d una mano umana , ma con dieci o
più dita di color d’ argüía con punti neri, e ítrifcie roffe,
ed era più callóla delle ordinarie.
Filialmente difcendendo agli animali più piccioli ,nei quali
rifplende più il porere e la fapienza del fCreatore, pofiiamo delMef-
ridurre le innumerabili fpezie d’Infetti, che vi fono nel Mef- fic0'
fico, a tre ordini, cioé volatili, terreílri, ed aquatici, ben-
che vi fieno dei terreílri e degli aquatici, che poi diventi-
no volatili, ed or nell’ uno,or nelf altro flato deggianocon-
fideraríi.
Tra i Volatili fono gli Scarafaggi, F Api, leVefpe, le
St or ta del Mejfico Tem. I. O Mo-

(Dd) II Sig. de Bornare trova difficoltà nel credere quel che fi dice dell’
^Axolote-, ma mentre fiamo ficuri perla teilimonianza di quelli, che hanno
avuti degli anni quefti animali fotto gli occhi, non dobbiamo curarci délia
diffidenza d’un Francefe , che benchè dotro nella Storia Naturale , nè ha
veduto mai gli Axoloti , nè pure sà il loro nome : maffimamenre non
effendo 1’ evacuazione periodica di fangue cosl propria delle donne , che
üon l’abbiano anche le Scimie. Les femelles des Singes, dice lo fieffo Sig.
de Bomare, ont pour la plupart des menfîrues comme les femmes. V. Singes.
iod
=Mofche, le Zanzare, le Farfalle, e le Cavallette. G1 i Sca-
Lib. i. rafaggi fono di parecchie ípezie, ma per lo piu ionocenti.
Ve ne fono dei verdi, ai quali diedero i Mefficani il nome
di Majarla coi quali fi divertono i ragazzi peí gran rumo­
re, che fanno nel volare. Ve ne fono altri neri , puzzolen-
ti, e di forma irregolare, appellati Pinacatl.
11 Cucu/o o Scarafaggio luminofo, ch’é il piu degno
di confiderarfi, é ñato da parecchj Autori mentovato, ma
da niuno, ch’io fappia , defcritto. E’ lungo piu d’una on-
cia, e fornito d’ali doppie, come gli altri fcarafaggi volati-
li. Ha nella teña un cornicello mobile, che gli é affai uti-
le; perciocché quando per eíferfi rivoltato all’ insu, e appog-
giato ful fuo dorfo, impedito trovafi peí moto,fi rimette nel­
la poíitura naturale per l’azione di tal corn'cello, infoderan-
dolo e comprimendolo dentro una membrana fatta a foggia
di borfa, che ha in ful ventre. Appreífo agli occhi ha due
membranuzze, ed un’altra piu grande nel ventre, fottili,
trafparenti, e ripiene d’una materia tanto luminofa^ che la
fuá luce baila per leggere cómodamente una lettera, e per
rifchiarar la lirada a quelli, che camminano la notte; ma
non rende mai piu gran luce, che nel volare. Quando dor-
me, non la tramanda; perche la copre con altre membrane
opache. Queda materia lunainofa é una foftanza bianca,fa-
rinofa, e vifcofa, la quale conferva un pezzo la fuá virtu
¡Iluminativa, dappoiché e data tirata dal corpo del Cucujo,
e con efla fcrivono alcuni dei lucidi caratteri nei cappeili.
V’é una grande abbondanza di quefti fosfori volanti fulle
cofte del mare, e la notte fogliono formar nelle montagne
vicine dei vezzofi e brillanti fpetracoli.. Per cacdargli i ra­
gazzi non fanno altro, che aggirare la fera un tizzoncino :
attratti da queda luce i Cucuj fe ne vengono in mano ai
cacciatori . Ñon v’é mancato quakhe Autore, che confon-
deífe quedi maravigüofi infetti colle Lucciole; ma quede
fono molto piu piccole, e molto meno luminofe, comuni nell’
Europa, e frequentiífime iu quel paefe.
Quanto é grata la vida del Cucujo, tanto é fpiacevole
queda
107
quella del Temolin. E’ quefto un grande fcarafaggio, di colo
re caftagno rolficcio, fornito di fei piedi pelofi , e con quat-L’B. I.
tro dira in ognuno. Vi fono due fpezie di Temolin-. l’une»’
ha (a fronte armata ¿un cornoy o fia antenna , e 1’altro di
due .
Delle Api vi fono almeno fei diverfe fpezie. La prima
è delle’comuni dell’ Europa, colle quali convengono non me-
no nella grandezza, nella forma , e nel colore , che nella na-
tura, nei coftumi, e nella qualita del mele, e délia cera ,
che lavorano. La féconda fpezie è d’altre ad efle fomiglianti,
ma privi affatto d’ago. Di quefta fpezie fono quelle di Juca-
tan , e di Ghiapa,che fanno il famofo mele d’Efîabentun ,
il quale è chiaro, aromatico, e d’un gufto fuperiore a quel-
lo di tutte l’altre fpezie di mele, che conofciamo. Le raccol-
te di quefto mele fono fei , una ogni due mefi ; ma il migliore
è quello,, che fi raccoglie per Novembre, a cagione di farlo
l’Api d’ un fior bianco fimile al gelfomino, ed afiai odorofo ,
che viene nel Settembre, e chiamafi in quel paefe Eflabentun,
onde prefe nome il mele. (Ee) La terza fpezie è di certe
Api fimili nella forma aile formiche alate, ma più piccole
delle Api comuni, e fenza ago. Quefti infetti proprj dei pae-
fi caldi e temperati fabbricano dei favi fimili nella grandezza,
e nella figura ai grandi pani di zucchero,e aile volte mol-
to più grandi d’ efli,. pendenti dalle rupi, o dagli alberi,
maiïimamente dalle quercie. La popolazione di quefti favi è
affai più numerofa di quei delle Api comuni. Le ninfe di tali
Api fono blanche e rotonde a guifa di perle, e commeftibili
ancora. Il loro mele è bigiccio, ma d’un gufto delicato. L’A­
pi délia quarta fpezie fon giallepiù piccole delle comuni, e
corne efle armare d’ago. 11 loro mele è inferiore ai foprad-
detti. Quelle délia quinta fpezie fono picciole , e inermi;
fabbricano dei favi orbiculari in caviia fotterranee, ed il lo-
O 2 ro

(Ee) Il m?le d’Eitabentùn è pregiat’flimo dagl’Inglefi e da’France!!, che


cipitano a’ porti di Juc tan . Io fo , che. i France!! del Guarico F hanno
cómpralo «palche volta per mandarlo in preiente al loro SoYrano.
io8
■— - ro mele é acido , ed amaretto . La Tlalpipiolliche ne fa la
Lib. I. fefta fpezie, é ñera e gialla , grande quanto le comuni, ma
inerme.
Le fpezie di Vefpe fono almeno quattro. La Quetzal-
miabuatl é la comune dell’ Europa. La Tetlatoca o vaga-
bonda é cosí appellata, perciocché muta fpeífo 1’ abitazione,
e vedeíi fempre occupata nell’ ammaífar dei materiali dafab-
bricarla. Ha l’ago; ma non fa mele , né cera. La Xicotli,
o Xicote é una vefpa groífa e ñera , eccetto il ventre, il
quale é giallo. Fa un mele aífai dolce nei forami, che apre nel-
le muraglie. E’armara d’ un forte pungolo, e la fuá ferita
c molco dolorofa. La Cuicalm'tabuatl ha parimente il fuo
ago, ma non fappiamo, fe fa del mele.
La Quaubxtcotli é un calabrone tutto ñero,falvo la coda
ch’ é roífa. 11 fuo pungolo é tanto grande, e tanto forte,
che non folo trapaífa con elfo da una parte all’ altra una
canna di zucchero, ma fora eziandio i pedali degli alberi.
Fra leMofche,oltre alie comuni, le quali né fono in cosí
gran numero,né tanto importune,come quelle d’ Italia nel-
la (late, (F/) ve ne fono delle luminofe ,come leLucciole.
L’ Axayacatl c una mofea paluftre del lago meílicano. Dalí'
uova innumerabili, che quefte Mofche depongono ful gion-
co e ful ghiaggiuolo, o fia Iride del lago , fe ne fanno del*
le groífe crofte, le quali levano i pefeatori per venderle nel
mercato. Quefto caviale chiamato Abuauhtli fi. mangiava
dai Meíficani, ed oggidi é vivanda aflai famigliare agli Spa-
gnuoli, ed ha quafi il medefimo gufto del caviale dei pefei.
Ma i Meíficani antichi, non che 1’ uova, mangiavano an*
cora le íleífe mofche ridotte in maífa, e cotte con nitro.
Le Zenzare tanto comuni nell’ Europa , maífima-
mente
............TJW I II ■■■■ I I II W «I >■■■11^ ... ......................................... .. ■

(Ff) La ñeíTa oflervazione intorno alie mofche fu gia fatta dall’Oviedo1


„ En las Islas , dice , y en Tierra Firme hai mui poquitas mofeas, y 2
,, comparación de las que hai en la Europa , fe puede decir , que acu"a
„ no hai algunas,, Sommar. della Stor. Nat. delle Indie cap. 8i. E’veroi
che nel Meffico non fono cosí poche,come dice 1’Oviedo;ma generalmeBtc
parlando né fono tante, né cosí snolefle come nell’Europa.
10/
mente nell’ Italia , abbondano ancora nelle terre marittime
del Meffico, e in quei luoghi, dove il caldo, F acque mor- Lib. I
te, e gli albereti fomentano la loro moltiplicazione . Nel
lago di Chalco ve ne fono infinité; ma la Capitale ,contut-
tochè fia vicina a quel lago, è affatto libéra da cotai mo-
leftia.
Vi fono altresi nelle terre calde certi mofcherîni, che
nel volare non fanno rumore, ma la loro puntura cagiona
un veemente pizzicore , e feper liberarfene fi gratta il ferito
la parte offefa, facilmente fi fa una piaga.
Nelle fteffe terre calde, fpezialmente in certe marit-
time abbondano le Cucaraccts , che fono infetti groffi ,
alati, fchifi, e pregiudiziali ; perché iafeftano la roba da
mangiare, e fingolarmente la dolce, ma utili per altro aile
abitazioni, perché le purgano dalle cimici . S’ è offervato ,
che i Vafcelli ,che nel viaggio dall’Europa alla NuovaSpagna
vanno carichi di cimici, nel ritorno fono affatto liberi da
quefti puzzolenti infetti a cagione delle Cucaraccie. (*)
Le fpezie di Farfalle fono affai pi» diverfe, e più nu­
mérote nel Meffrco, che nell’ Europa. La loro variera e la
loro vaghezza non poffono degnamente rapprefentarfi ; né foa
capaci i migliori pennelli d’efprimere F eccellenza del dife-
gno, e dei colori, che F Autore délia natura adopero nell’
abbellimento delle lor ale . Parecchj Autori riguardevoli l’han-
no celebrate nei loro fcritti, e il Dr. Hernandez ne fece
ritrarre alcune per dar agli Europei qualche idea délia loro
vaghezza .
Ma non fono comparabili in numéro le Farfalle col­
le Locufte, che aile volte piombano fopra le terre maritti­
me, ofcurando F aria colle dente nubi, che formano, e di-
ftruggendo affatto tutti quanti i vegetabili, che fono nella
campagna, ficcorae il vidi nel 1738. y o 39. nella coda di
Xica-

C) Quefti infetti fono ancora nemici dei Letterati , mentre confuma-


310 l’inchioftro la notte, fe non s’ha cura di tener ben coperto il calamaio.
'“l Spagnuoli gli appellano Cucarachas, altri KakjíilaqMcs, altri Dcrmefli
I IO

Xica ya n . Nella penifola di Jucatan fu- poco fa una gran ca-


L1B- 1 reflia per queíla cagione; ma in. niun altro paefe di quel
Continente è flato piü frecuente quefto terribile flagello,
che nella miferabile California.. (Gg) Tra gl’ Infetti terre-
flri , oltre ai comuni, dei quali non occorre cofa particola-
re da dirfiy vi fono parecchie fpezie di Vermi,. le Scolopen-
dre , gli Scorpioni, i Ragnir le Formiche , le Piattole , le
Nigue, e la Cocciniglia..
Dei Vermi altri fono utili y ed altri perniciofl : alcuni
fervivano per cibo agli antichi Mefíicani , ed altri per me* *
dic’na, come í ^xiny e il Pollin, dei quali altrove parle-
remo. II Tleocuilin, o Verme ardente ha le qualita delle
Cantaride . La fuá tefta è rofla, il petto verde, e il relio
del corpo lronato. II Temabuani é un Verme tutto armato
di fpinuzze gialle, e velenofe. 11 Temictli è fomigliante ai
baco da feta nelle fue operazioni ,non meno che ne’ íuoi tra-
sformamenti. Ibachidafeta furono dall’Europa trafportati, e
moltiplicaronfi felicemente. Facevanfi abbondanti raccoite di buo-
na feta , maflimamence nella Mifleca, (*) dov’ era una derrata con-
fiderabile di Commercio; ma eífendo poi ftati coftretti i Mi-
ftecchi ad abbaddonarlo per ragioni politiche , fu altresi tra-
fcurato 1’ allevamento dei bachi, ed oggidi pochí vi fono,
che in elfo s’ impieghino .. Oltre a quefla feta comune, ven’
è un’ altra alfar pregiabile blanca, mórbida,, e forte, che
in parecchi bofchi dei paeíi marittimi fi trova negli alberi,
fpezialmente in quegli anni, nei quali fono fcarfe le pioggie;
ma d’ efla foltanto fi fervono alcuni poveri perla poca econo­
mia di quei popoli, o piuttofto per gli aggravj, che avreb-
be a íoffrire chiunque intraprender volefle un tal Commer­
cio . Sappiamo per altro dalle lettere di Cortés a Cario V.,
che

, (Gg) Nella Storia della California , che infra pochi mefi farà pubblicata ,
s’efporranno Ie prolific ofiervazioni fatte fulle Locufte dal Sig. Abb. D. Mi’
chele del Barco, il qnale fi trattenne piu di trenta anni in quel paefe tanto
famofo, quanro indeeno della fama , che ha.
(*) Vi fono dei Villaggi nella Mifteca che finora confervano la denornj'
nazione allora data loro a cagione del loro commercio, ficcome S.Francefo
della Seta, e lepexe della Seta.
Ill
che nei mercati del Meifico fi vendeva della feta, e finora fi confer-
vano alcune pitturein carta di feta fatte dagli antichi Meflicani, Lib. I,
Le Scolopendre trovanfi talvolta nei paefi temperati, e
più fpeifo nei caldi ed umidi. 11 Dr. Hernandez dice, averne
vedute alcune cost grandi, che avevano due piedi di lun-
ghezza, e due dita di grofiezza ; ma cost fatti infetti faran-
no ftati veduti da quell’ Autore in qualche paefe troppo u-
mido ed incolto, mentre noi , contuttochè ci fiamo tratte-
nuti in molti luogni d’ ogni forta di clima, non ne abbia-
mo mai trovato alcuna di si fmifurata grandezza.
Gli Scorpioni fon comuni in tutto quel regno; ma nei
paefi freddi, e temperati fono per lo più pochi, e poco no-
cevoli. Nelle terre calde, ed in quelle, dove l’aria è trop­
po afciutta, quantunque moderato fia il caldo , abbondano
più’, ed è tale il loro veleno, che bafta a recar la morte ai
fanciulli, ed a cagionar delle angofcie terribili agli adulti.
S'è oflervato, che il veleno degli Scorpioni piccoli e gial-
liccj è più attivo di quello dei grandi e bruni, e ch’ è pin
funefta la loro puntura in quelle ore del di, nelle quali ri-
fcalda più il Sole,
Tra le moite fpezie, che vi fono di Ragni, non pof-
fiamo tralafciarne due fingolari, la Tarantola, e la Cafam-
pulga . (*) Daft! in quel paefe impropriamente il nome di
Tarantola ad un Ragno aflai groffo, il cui dorfo , e le
gambe fono coperte d’un pelnzzo nericcio , foave efotiile, fi-
mile a quello de’ pulcini, E’ proprio delle terre calde , e
trovafi non folo nella campagna , ma eziandio nelle cafe . E’
ftimato velenofo, e credefi volgarmente, che il cavallo, che
nei camminare ne calpefta qualcuno, perde fubito 1’ ungia ;
ma non m’ è ftato mai noto alcun particolar avvenimento ,
the confermar poffa quefta comun opinione, contuttocchè io
fia ftato cinque anni in un. paefe caldifiimo, dove tali Ra­
gni abbondavano. La Cafampulla è picciola , ed ha i piedi
cor-

,(’) Io fofpetto , che il primitivo lióme di qncflo Rsgno fia Cazapulgd,


c,oé Caccia-pulce, dal Volgo poi corrotco, come accade fpeífo.
112
■■ ■ cor ti, e il ventre roflo, e grande quanto un cece. E’ vela»
Ljb. I. nofa e comune nella Diocefi di Chiapa, ed altrove . Non
fo , fe fia il medefimo ragno, che in altri paeíi é chiamato
Ragno capullino', perché ha gli fteíli contraífegni .
Le Formiche piu comuni in quel paefe fono di tre fpe»
zie. La prima é ¿elle nere e piccole comuni nell’ uno e
nell’ altro Continente. Altre fono grandi e roífe, ed arma*
te d’ un ag% col quale fanno delle puntare dolorofe, dagli
Spagnuoli appellate bravas, cioé feroci. Altre fono ancora
grandi e bruñe, le quali hanno dagli Spagnuoli il nome de
Harrieras, o fia Vetturali; percitfcché s’occupano continua­
mente nel trafportare del grano per la loro provvifione aífai
piu di quello,che fanno le Formiche ccmuni: onde fono piu
perniciofe alia campagna. In alcuni paeíi fi fono ecceíTiva-
mente moltiplicate per la trafeurag^ioe Jeglfabitatori. Nella
provincia di Xicayan fi vedono nella térra per alcune nai-
glia delle fafcie nere fórmate dalle Formiche, che vanno,
e vengono .
Oltre a quede fpezie ve n’ é un a cra fingolare in Mi-
chuacan, e forfe ancora in altre provínote . Queíla é piu gran­
de dell* altre formiche, ed ha il corno bigio , e la relia ñe­
ra. Nella parte deretana porra un fa cebe tro pieno d’ un li-
quore aífai dolce, del quale fono moito ghiotti i ragazzi , -
credono che fia mele fabbricato daiie formiche, come 1’ ai-
tro comune dalle api; ma a noi pare che fieno piuttoílo
uova . 11 Sig. della Barreré nella Storia Naturale della Fran­
cia Equinoziale fa menzione di si fatte formiche tróvate nel­
la Cajenna; ma quede fono alate, e le noítre fenz’ ale.
La Nigua, in altri paefi appellata Pique é un piccolií-
fimo infecto non affatto diífimile dalla pulce, il quale in al­
cune terre calde s’alleva fra la polvere. S’attacca ai piedi»
e rompendo infenfibilmente la cuticola s’ annida fra eífa e la
cute, e fe non fi leva fubito, rompe anche la cute, e paila
fino alia carne , moltiplicandofi con una prontezza incredibi-
le. Non fi fente per lo piu, finche nel forare la cute non
ne cagior.a un intollerabile pizzicore. Queíli iníetei per 1*
loro
IIJ
loro forprendente moltiplicazione bafterebbono a fpopolare1
quei paefi, fe non tbffe tanto agevole lo fchivargli , né foffe- Lis. I.
ro tanto predi gli abitatori nel cavarfeli, prima che íi mol-
tiplichino. Iddio dalla fua parte acciocché foffe minore il
male da efli fattoci , non che 1’ale, negó loro ancora quella
conformazione nelle gambe, e quei mufcoli vigorofi, che
concedette alie pulci per faltare; ma nei poveri, che per la
loro miferia ion condannati a vivere nella polvere, ed ad
una abituale noncuranza delle loro perfone , foglionfi tanto
moltiplicare cost fatti infetti, che ad effi fanno delle ampie
cavita nella carne, e lor cagionano delle piaghe pericolofe,
Quel che fanno nelle abitazioni le Nigue, fanno nella Cam­
pagna le Garrapatea Ricin't, delle quali fono due fpezie , o
piuttofto due clafTi . La prima é di quelle piattole non men
comuni-nel nuovo, che nell’ antico Continente, che fi at-
taccano alia pelle dei montoni, dei cavalli, e d’ altri qua-
drupedi, e s’introducono nelle lor orecchie, ed anche tal-
volta in quelle degli uomini.
L’ altra fi trova in abbondanza fugli erbaggj delle ter-
re calde , e da eíli paffa fácilmente alie vefti dei viandanti,
e dalle vedi al corpo, al quale ft attacca con tanta forza ,
per la particolare configurazione dei fuoi piedi, ch’ é mala-
gevole il diftaccarla, e fe prontamente non fi diftacca, fa
una piaga come quella della Nigua. Sul principio non pa­
re altro, che un puntino ñero; ma col fangue, che fuccia ,
s’ingroffa in tal maniera, e cosí prontamente, che infra po-
chiffimo tempo diventa grande quanto una fava, ed allora
prende il color del piombo. (Hb)
La celebre Cocciniglia del Meffico tanto conofciuta e
pregiata in tutto il mondo per 1’ eccellenza del colore , che
rende, é un infetto proprio di quel paefe , il piu utile di
quanti nutrifce la terra d’ Anahuac , dove dal tempo
dei Re Mefficani prendevafi una cura particolare nell’alle-
Storia del Mefltco Tom. I. P var-

(Hh) L’ Oviedo dice, che per diftaccar prontamente e fenza pericolo le


ftfrrapate, bafta 1’ ungerfi con un pocod’olio, epoi raderfi con un coltello.
U4
*""**"*varlo. (It) Il paefe, dove meglio riefce, e quello della Miz-
Lib. I teCa , nel quale e il ramo piu confiderabile del fuo commer­
ce. (J/) Nel fecolo XVI. s’allevava ancora in Tlafcalla, in
Huexotzinco, ed in altri luoghi, e fi faceva un groifo com-
mercio; ma gli aggravj, che ne foffrivano gl’ Indiani ( che
fono ftati fempre mai gli allevatori di queili infetti, ) dalla
tirannica ingordigia d'alcuni Governatori, gli coilrinfe ad
abbandonar tale fatica, peraltro aflai proliffa e molefta. La
Cocciniglia nel fuo maggior accrefcimento ha la groffezza e
la figura d’una cimice. La femmina e fproporzionata e len-
ta . I iuoi occhi, la fua bocca, i fuoi cornicelli,o antenne,
ed i fuoi piedi s’occultano in tai maniera tra le grinze del­
la fua pelle, che non poflono diftinguerfi fenza 1’ ajuto del
microfcopio : e pero s’ oftinarono parecchj Europei nel cre­
dere, ch’efla foife una qualche femenza, non gia un vero
animale contro la teftimonianza degl’Indiani, che Valieva-
vano; e dell’Hernandez, che 1’ oflervo da Naturalifta. 11 ma-
fchio e piu raro,e ferve uno per trecento e piu femmine. E
altresi piu piccolo, e piu magro della femmina; ma piu fnel-
lo, e piu attivo. Ha nella tefta due cornicelli articolati, e
in ciafcuna articolazione quattro fetoline difpofte con fimme-
gran-

(Ii) II Cronichifia Herrera,dice nella Dec. 4. lib. 8. cap. 8., che benchd
gl’ Indiani avefiero la Cocciniglia , non ne facevano cento , finché furono
dagli Spagnuoli infiruiti. Ma che loro infegnarono gli Spagnuoli? L’ allevare
la cocciniglia? come potevano infegnare quello, che affatto ignoravano,e
che in vece d’infetto flimavano femenza ? L’infegnarono forfe di fervirfene
per tintura ? Ma fe gl’Indiani non fe ne fervivano per tintura, perché pren-
devano tanta fatica nell’ allevarla ? Perché erano obbligati Huaxyacac, Co-
yolapan, ed altri luoghi a pagare ogni anno venti facchi di cocciniglia al
Re di Meffico, ficcome confia dalla matricola de’ tributi? Come può ere-
derfi, che ignorafl'ero 1’ ufo della cocciniglia quelle Naztoni tanto pórtate
per la prttura, e che non-fapeíTero di tali infetti fervirfi, mentre fapeva-
tiofarufo dell’Achiote, dell’Indaco, edi moltifilme pietre , e terre minerali?
(Ji) La cocciniglia, che viene ogni anno dalla Mifteca in Ifpagna forpafia
i due mila e cinquecento facchi, ficcome tefiificano alcuni Autori. Il com'
mercio che in eiïa fa la Città di Oaxaca , importa annualmente dugent°
mila feudi . Il Sig. de Bomare dice . che ad una certa cocciniglia ft d'a ¡1
nome di coccinrglia mefteca , perché s’ alleva in Meteque nella provincia d*
Honduras ; ma quefio è un errore . Chiamafi Mi/leca , perché viene dalla
Mifteca, provincia più difeofia da Honduras, che non é Roma da ï?arig>-
115
tria. I fuoi piedi fono fei, ognuno di tre parti compofto.
Nella parte pofteriore del fuo corpo s’ innalzano due peli , Lib. I.
due ovvero tre volte piu grandi del corpo. E foraitodidue
grandi ali, delle quali è aftatto priva la femmina. Quefte
ale vengono fortifícate da due raufcoli: 1’ uno efleriore, che
fi ftende per tutta ia circonferenza dell’ ala, e f altro inte­
riore e paralello al primo. Il colore interno è roffo , ma piu
ofcuro nella femmina, e 1’ efterno roffo biancaftro. Nella Coc-
ciniglia falvatica il color interno è ancora piu ofcuro , e 1’ efter-
no bianchiccio, o cenerino. Allevali la Cocciniglia in una
fpezie di Nopal, o fia Opunzia,o Fico d’ India, che s’ eleva
all’ altezza di otto piedi incirca , il cui frutto è fimile alie
tune o fichi d’ altre Opunzie, ma non gia, come effe com-
meftibile. Cibafi delle foglie di tai Opunzia, fucciando il
fugo con una tromba, che ha nel petto fra le due prime
paja di piedi. Ivi acquifta tutto il fuo accrefcimento, epro­
duce una numerofa difcendenza. La maniera di moltiplicarfi,
che hanno quefti preziofi infetti, la economia degl’ Indiani
neir allevargli, e le diligenze , che adoperano per difendergli
dalla pioggia troppo ad effi nocevole, e dai molti nemici,
che li perfeguitano, s’ efporranno quando parleremo dell’ A-
gricolrura dei Meííicani. (Kty
Tra gí Infetti aquatici 1’ Atetepitz è un Ifcara-
faggio pal u ft re , fomigliante nella grandezza, e nella figura
agli Scarafaggj volatili. E’ fornito di quattro piedi, e co-
perto d’ una crofta dura . L’ Atopinan è una cavalletta
paluílre di color fofco, lunga fei dita , e larga due . L’
Ahuihuitla è un verme del lago mefficano , lungo quattro
dita, e groífo quanto la penna ¿’una oca, lionato nella
P 2 par-

(Kk) D. Antonio Ulloa dice, che il Nopal, ¿ove s’alleva la cocciniglia


son ha delle fpine; ma non e cosi, mentre io che fono flato cinque anni
nella Mifteca, fempre la vidi in Nopali fpinofi . Il Sig. de Rainal fi per­
Lafe, doverfi il color della cocciniglia alia tuna, ofico roffo, di cui fi ciba;
quefto Autore non e fiato ben informato ; poiche ne la cocciniglia ff
ciba del frutto, ma della foglia, ch’e affatto verde, ne quel Nopal porta
®e'i fichi roffi , ma bianhi . E’ vero, che anche in quello di fico roffo pu5
allevarfi j ma non e quella Ia pianta propria del/a cocciniglia.
ii(S
parte fuperiore del corpo, e bianco nella inferiore. Punge colla
L13. I. fua coda, la quale è dura e velenofa. L’Ocui/izrac è un ver­
nie paluilre nero, ma abbruftolito prende il color bianco. Tutti
querti infetti erano commeftibili preifo gli antichi Mefficani.
Finalmcnte tralalciando altri infetti , i cui nom! fo-
li fornirebbono una lifta copiofiifima , voglio por termine a
quefto ragguaglio con una fpezie di Zoofiti, o piantanimali,
che vidi nel 1751 in uni cala di campagna , dieci miglia
diicoila da Angelopoli verfo fcirocco. Quefti erano lunghi tre
o quattro dita, forniti di quattro piedi fottiliilimi , e arma­
it di due cornicelli ; ma il loro corpo non era altro, fe non
i nervi délié foglie délia fteffa figura, grandezza, e colo­
re, che vedevanii nelle altre foglie degli alberi , dove que­
fti infetti fi trovavano. Il Dr, Hernandez fa d’ efïi men-
zione fotto il nome di Quauhmecatl, ed il Gemelli ne de-
ferive un altro non affatto diffimile , trovatofi nella vici-
nanza di Manila . (£/)
Da quel poco, che finora abbiamo efpofto délia Storia
Naturale di quel regno, potra concfcerfila differenza , che v’è
ira le terre calde, le fredde, e le temperate , di cui fi com­
ptine il vafto paefe di Anahuac. Nelle terre calde è più prû-
diga la Natura, nelle fredde, e nelle temperate più benigna.
Nelle calde fono più abbondanti di mineraü e di fonti le
montagne, più amené le pianure, e più frondofi i bofchi.
In quelle terre fi trovano lepiante piùutili alla vita , (Mm)
gli alberi più grofli , i legni più preziofi , i fiori più belli,
le

(LI) lo fo bene, che i Naturalifli moderni non danno per lo più il nome
di Zoophytos, fe non a certi corpi maririi, che avendo I’ apparenza di ve-
getabili , hanno pure la natura d’animali . Nondimeno io do ral nome a
quegl’infetti terreftrr; perché lor convienecon tanta, e forfe maggior pro-
prietà , che a quei corpi marini . Nella mia Fifica mi pare avéré efpoflo
colla maggior verifimilitudine il meccanifmo délia natura nella generazione
di.tal' infetti.
(Mm) E’vero, che nelle terre calde , ne viene per lo più il frumento,
nè fi danno parecchie frutte délia Europa, ficcome le Mele , le Perfidie»
le Pere , ed altre; ma ch’ è la mancanza di quefli pochi vegetabiü Para'
ganata con quella indicibile abbondanza e varietà di piante cosí fruttife*
re , come medicina li, che trovanfi in cotali paefi?
le frutte più deliziofe, e le ragie più aromatiche. Ivi fono - 1'--
più varie, e più numerofe le fpezie degli animali, ed i lo- Lis. I.
ro individu! più belii, e più grandi, gli uccelli di più va*
ghe penne, e di più dolce canto; ma tutti quefir allettamen-
ti vengono d’ altrettanti incomodi contrappefati ; poichè in
cotali paefi vi fono le Here più terribili, i rettili più velenofi,
e gl’ infetti più nocevoli. La terra non patifce i funefli fin-
tomi del verno, ne l’aria foggiace alla nojofa vicenda dél­
ié ilagioni. Nella terra régna una perpetua primavera , e
nell’ aria una continua Rate, alla quale s’ avvezzano fácil­
mente gli abitanti ; ma 1’ inceflante fudore dei loro corpi ,
e gli abbondanti e guftofi frutti, con cui in ogni tempo lor
regala la dovizioia terra, gli efpone a parecchie malattie non
conofciute in altri paefi. Le terre fredde non fono tanto fe-
conde, nè tanto belle; ma fono pure più fane, ed i loro
animali men perniciofi ali’ uomo» Nei paefi temperad ( al­
meno in molti , com’è quello délia Valle mefficana, ) fi go-
dono i vantaggj dei paefi freddi fenza i loro incomodi, e
parecchie delizie dei paefi caldi fenza i loro difagi. Le ma­
lattie piu comuni nei paefi caldi fono le febbri intermitten-
ti, lo fpafimo, e la tifichezza, e nei porto délia Veracroce da
pochi anni in qua il vomito ñero. (Ña) Negli altri paefi i
catarri , le fluiïioni, la pleurisia, e le febbri acute, e nella
capitale la diarrea. Oltre a quelle malattie ordinarie, foglio-
no ftraordinariamente fentirfi certe infermitaepidemiche, che
fembrano periodiche , benchè non fia filfo e regolato il loro
periodo, come quelle che vi furono nei 1545., nei 1576. y
e ai noftri di nei 1736., e nei 1762. II Vajuolo portatovi da-
gli Spagnoli conquiftatori non fi vede iti quel paefe cosí
írequentemente, come nell’ Europa, ma trafcorfo un certo
numero- d’ anni , ed allora attacca tutti quei , che non
Î aveano patito innanzi, facendo in una volta tutta quella
ftrage , che fa fucceílivaanente nell’ Europa»
Le

(Nn) L’ Ullca, ed altri Storici dril’América ne defcrivono lo fpafimo e


« vomito aero. Quefta malattia non era ivi couofciuta aYanti fauno 1717.
ri8
Le Nazioni, che quede ierre occuparono prima degli
Lis. I. Spagnuoli, benché affai fra loro diverfe nel linguaggio , ed
§. iy.. in parte ancora nei coftumi, erano pure quaíi d’un medefi-
Carat- mo carattere. Le qualifa fifiche e morali dei Mefficani, la
tere dei « -
Meffica- loro indole, e le loro inclinazioni,erano le ffeffe degli A col-
r>i,edel-hui, dei Tepanechi, dei Tlafcallefi, e delle altre Nazioni
Nazion! fenz’altro divario, Ce non quello, che viene dalla diverfa
d’ Ana* educazione; onde quello, che diremo degli uní, vogliamo,
huac. c|je pia par¡mente intefo degli altri. Parecchj Autori cosí
antichi, come moderni hanno intraprefo il ritratto di tali
Nazioni; ma fra tanti non ho trovato neppure uno, che fia
dapertutto efatto e fedele. Le paífioni, e le prevenzioni per
riguardo ad alcuni Autori , e la mancanza di lumi , o pure
di rifleffione per riguardo agli altri, hanno lor fatto adope­
rare dei colorí affai diverfi da quelli,che dovrebbono.Quel­
lo poi, che noi diremo, é fondato fopra un ferio e proliffo
iludió della floria di quelle Nazioni , fovra f intima comu-
nicazione di non pochi anni colle medefime, e fovra le piü
minute offervazioni fatte fulla loro prefente condizione cos'i
da noi fteffi , come d’altre perfone imparziali. lo per altro
non trovo in me cofa alcuna,che poffa in pro,o in contro di
loro piegarmi: poichè né la ragione di compatriota inchina
in loro favore il mió giudizio, né l’amor della mia Nazio-
ne, o il zelo perl’onore dei miei Nazionali é capace d’im-
pegnarmí in condannarli: ficchè dirb finceramente e fehietca-
mente il buono e il cattivo, che ho riconofciuto in loro.
Sono dunque i Mefficani di datura regolare, dalla quale
fi feoftano piu per ecceffo, che per difetto, e di giuíta pro-
porzione nelle loro membra.' di buona carnagione, di fron­
te ftretta, d’occhi neri, di denti uguali, fermi, bianchi, «
netti, di capelli folti , neri, groffi, e lifci, di barba fcarfa,
e per lo piu di niun pelo nelle gambe, nelle cofcie, e nel­
le braccia. La loro pelle é di colore olivaftro.
Non fi trovera forfe veruna Nazione fulla terra, nelU
quale heno piu rari i deformi. E piudifficile di trovare un
gobbo, uno florpio , un guercio fra mille Mefficani, ¿he fra
cen-
up
cento individui d’altre Nazioni. La fpiacevolezza del loro^^^5
colore, la ftrettezza della loro fronte, la fcarfezza della lo- Lib. j.
ro barba , e la groflezza della loro capigliatura s’ equili'orano
in tal maniera colla regolarita,e colla proporzione delle loro
membra, che tengono il mezzo fra la bellezza , e la defor-
mita . 11 loro afpetto né alletta, ne offende; ma fra le gio.
vani Meflicane fe ne trovano molte bianche, ed aflai belle,
la cui belfa rendefi piu amabile per la dolcezza del loro par­
lare’, per la piacevolezza delle loro maniere, e per la natu­
ral modeilia dei loro fembianti -
I loro fenfi fono aflai vivi, maflimameute quello della
vida, la quale confervano intera fino all’ eftrema vecchiaja.
La loro compleflione é fana , e robufla la loro falute . Si
trovano affatto liberi da molte infernada che fono frequen-
ti negli Spagnuoli; ma nelle malattie epidemiche , alie qua-
li di quando in quando il paefe é foggetto, eglino fono le
principali vittime: in loro cominciano,e in loro terminano.
Non fi fente mai dalla bocea d’un Meflicano quel puzzolen-
te ñato , che fuol cagionarfi in altri dalla corruzione degli
umori, o dalla indigeftione degli alimenti . Sono di com­
pleflione flemmatica ; ma fono troppo fcarfe 1’ evacuzio-
ni piruitofe delle loro tefte , e di rado fputano. Incanutifco-
no e diventan calvi piu tardi che gli Spagnuoli, e non fo­
no troppo rari fra loro quegli, che arrivano alia eta centena­
ria: gli altri quafi tutti muojono di morbo acuto.
Sono prefentemente, e fon fempre ftati moho fobrj nel
mangiare; ma é pur veementiflima la loro paflione per i li-
quori gagliardi. Anticamenre erano dalla feverita delle leg-
gi nel lor dovere trattenuti; oggidi 1’ abbondanza di cotali
liquori,e 1’ impunita della ubbriachezza fanno perder il cer-
vello alia meta della Nazione: e quefta fenz’altro é la prin­
cipal cagione della ftrage , che in loro fanno le malattieepi-
demiche, oltre alia miferia, nella quale vivono pi it efpofti
alie maligne impreflioni, e piu privi dei mezzi per correg-
gerle.
Le loro anime fono radicalmente in tutto fimili a quel­
le
120

Je degli altri. figliuoli d’Adamo, e fornite delle medefime


L'e-I facolta: né mai fecero manco onore alia propria lor ragio-
ne gli Europei, cheallorché dubitarono della razionalita degli
American!. Lo flato di coltura, in cui furono dagli Spagnuo-
li trovati i Mefficani, di gran lunga fuperiore a quello, in
cui furono dai Fenicj trovati gli Spagnuoli, dai Greci i Gal­
li, e dai Romani i Germani, ed i Britanni( (Oo) farebbe
flato baflevoliffimo ad allontanare un tai dubbio dalla men­
te umana, fe non fi foffe impegnata nel promuoverlo 1’inu-
• mana ingordigia d’alcuni ribaldi. I loro ingegni fono
affatto capaci di tutte le fcienze, become 1’ha fatto cono-
feere la fperienza. Fra i pochi Mefficani, che fi fon
dedicad allo iludió delle letters, per effere il redo della
Nazione impiegato nei lavori pubblici, e particolari, abbia-
mo conofciuto buoni Geometri, eccellenti Architetti, e dot-
ti Teologi.
Vi fono mold,-che accordano ai Mefficani una grande
abilita per l’imitazione; ma lor contraflano quella dell’ in-
venzione. Error volgare, che trovafi fmentito nella Storia
antica di quella Nazione.
Le

(Ooj D. Bernardo Aldrete nel fuo libro deli origine della lingua Spagnuola
vnol farci credere, cbe gli Spagnuoli full’arrivo dei Fenicj erano piü diroz-
zati,cbe i Mefficani fulf’arrivo degli Spagnuoli; ma quefto paradoffo è A1"
to abbaflanza ribattuto dai dottiffimi Autori della Storia Leiteraria di Spit'
gna. Egli è vero , che gli Spagnuoli in que’ rimoti fecoli non erano tanto
barbari, quanto i Cicimechi, i Californi, ed altre Nazioni felvaggie dell
America; ma neppur aveano il loro governo tanto ben regolato,nè le loro
arti tanto inoltrate, nè fatti aveano per quel che fappiamo, tanti progreffi
nella cognizione della Natura , quanti i Mefficani fui principio del fecolo XVI-
(Pp) Legganfi 1’ amare querele fovra quedo foggetto fatte dal Vefcovo
Garcés nella fua Iettera a Papa Paolo III., e dal Vefcovo de las Cafas net
fuoi Metnoriali ai Re Cattolici Carlo V- , e Filippo II. , e fopratutto lff
umaniffime leggi fatte in favor degl’Indiani da que’Criffianiffimi Monarch'-
(Qq) Nelle noffie diffiertazioni produrremo i fentimenti di D. Giuliano
Garcés , primo Vefcovo di Tlafcalla , di D. Gio. di Zumarraga , pritn?
Vefcovo di Meffico, e di D. Bartolomeo de las Cafas, primo Vefcovo di
Chiapa fulla capacità, full’ingegno, e full’altre buone qualità dei Meffica­
ni. La teffimonianza di quedi Prelati tanto rifpettabili per la loro vjtu,’.
per la loro dottrina , e per la loro pratica degl’ Indiani , vale affiai l?‘à
quella di qualunque Storico.
121

Le loro anime fono, come tutte l’altre, fenfibili alie


paffioni; ma quefte non agifcono fopra loro con quell’impe-i*18- II*
to, ne con quel furore, che in altri. Non fi vedono ordi­
nariamente nei Meíficani quei trafporti delia collera , nè
quelle frenefie delí amore, che fono cosí freqüenti in altre
Nazioni.
Son lenti nelle loro operazioni, ed hanno una flemma
incredibile in quei lavori , che abbifognano di tempo e df
prollifita. Sono altresi pazientiffimi delle ingiurie e dei di-
fagi, ed aflai grati a qualunque benefizio lor facciafi, pur-
chè non abbiano a temere qualche male dalla mano benè­
fica; ma alcuni Spagnuoii non fapendo difcernere la tolle-
ranza dalla indolenza, nè la diffidenza dalla ingratitudine,
dicono in maniera di proverbio, che gl’Indiani nè fentono
f ingiurie, nè gradifcono i benefizj. (Rr) Quefta abituale
diffidenza, in cui fono per rapporto a coloro, che non fono
della loro Nazione, gl’induce fpeflo alia menzogna, ed alia
perfidia: onde la buona fede non ha avuta appo loro tutta
quella ftima, che fi merits.
" Sono eziandio naturalmente ferj, taciturni, e feveri, e
moftranfi piu gelofi del caftigo dei delitti, che della ricom-
penfa della virtu.
La liberalit'a e Io ftaccamento da qualfifia interefle fono
dei principal! attributi del loro carattere. L’oro non ha
preffo i Meflicani tutta quella ftima, chegodepreife altri. (SV)
Danno fenza difpiacere quello, che fi procacciano con fom-
ma fatica. Quefto loro ftaccamento dall’intereffe, ed il po­
co amore, che portano a quei che gli governano , ii fa
rifiutare quelle fatiche, a cui fono da elfi coftretti, e que-
Storta del Mejjico Tom. I. Q fta

(Ri) L’efperienza ci ha fatto conofcere quanto grati fieno i Mefficaniai


benefizj , che ricevono, qualora ficuri fono della benevolenza e della fince-
ritá del benefattore. La loro gratitudine s’è renduta manifeña fpefle volte
con pubbliche e ftrepitofe dimoftrazioni ,che fanno palefe la falíïtà di quel
Proverbio.
. (Ss) Non parliamo di quei MeíTicani, che peí loro continuo commer-
cio cogli avari fono ftati infettati dall’ avarizia; ma anch’eiü fon meno
portad per 1’ intereíTc, cfie gli aítri «vari.
122
1—.—¡la e appunto la tanto efagerata pigrizia degli Americani .(Tr)
Lis. I. Contuttocid non v’é gente in quel regno, che lavori piu,
né le cui fatiche fieno piu utili, n¿ piu neceüarie. (Kv)
11 rifpetto dei figliuoli verfo i lor parenti, e quellodei
giovani verfo gli anziani fono innati a quella nazione. I
Padri amano aífai i loro figliuoli; mi l’amore, che i mari-
ti portano alie loro mogli, é minore di quello, che le mo-
gli portano ai loro mari tu E’comane,non gia generale, ne-
gli uomini, 1’eíTer meno portati per le loro mogli, che per
quelle altrui.
II coraggio e la codard\a in diverfi fenfi occupano a
vicenda i loro fpiriti in tal maniera,ch’é malagevole il de-
cidere, qual di quede due cofe in loro prevalga. Si avanza-
no intrépidamente ai pericoli, che lor fopraftanno dalle cau-
fe naturali; ma baila per impaurirgli lo fguardo fevero d’u-
no Spagnuolo. Or quella ftupida noncuranza ¿ella morte e
della eternit'a, che parecchj Autori dimano trafcendentale a
tutti gli Americani, conviene íoltanto a quelli, che per la
loro rozzezza e mancanza d’iítruzione non hanno ancor idea
del divino giudizio.
II loro particolar affetto per le pratiche eíteriori di re-
ligione, degenera fácilmente in fuperílizione, ficcome accade
a tutti gl’Idioti di qualunque altro popolo del mondo; ma
il loro pretefo aderimento alF idolatría é affatto una chime-
ra formara nella fregolata fantasía d’ alcuni ignoran ti . Qual-
che efempio d’alcuni montanari non é fufficiente per infa­
mare tutto il corpo della Nazione. (£/«)
Fi-

(Tt) In que! chediciamo intorno alia pigrizia non comprendíanlo leNa-


zioni felvaggie, che abitano in altri paeíi del nuovo Mondo.
(Vv) Néile noílre diífertazione, efporremo le fatiche, in cui s’ impiegan0
i Meflicani. Onde diceva Monfig. Palafox, che qualora manchino gli
diani, mancar anche dovranno l’ Indie per gli Spagnucli.
(Uu) 1 pochi efempj d’ Idolatría, che podón© produrfi, fono in parte
fcufabili, mentre non ó da maravigliarfi , che degli uonimi rozzi e i rivi
d’ inílruzione, non fappiano diícernere il culto idolatiico di qualche rcz-
za figurina di pietra o di legno , da quel che fi dcbbe al.'e facie rrr "gi-
ai. Ma quante volte la grevenzione colmo di loro avia fim.ato idoliquel­
le
*23
Finalmente nel carattere dei Mefficani, íiccome in gnal-T
lo di qualíiíia altra Nazione, v’è del buono, e del cattivo; Lib. I.
roa il cattiva potrebbe per lo piu correggeríi colla educazio-
ne, come ce l’ha fatto vedere 1’efperienza.. (Xx) Non èco­
sí facile il trovar un altra gioventu piu docile per l’iílruzio-
ne, come neppure s'è veduta mai un altra docilita maggio-
re di quella dei Ioro antenati alia luce del Vangelo,
Del refio non può dubitarfi, cbe i Mefficani moderni
non fono dapertutto fimili agli antichi íiccome neppur
fomigliantí fono i Greci moderni a quelli, che fiorivano al
tempo di Platone, e di Periçle. Negli animi degli antichi
Mefficani v’era piu fuoco, e facevano maggior impreffione
l’idee deU’onore. Erano piu intrepidipiu agilipiu indu-
ftriofi,. e pià attivi; ma pure piu. fuperftiziofi,e troppo inu?-
mani.

LI-

le Çh’ erano immagini, benchè informi, dei Santi .Nel ^54. oíTervai cer-
te immaginette credute idoli, e tróvate nella fpelonca d’un monte, enon
dubitai efTer figure rapprefentanti il mifierio del fanto Natale.
(Xx) Per conofcere quanto può 1' educazione nei Meílicani baflerebbe
ppere la vita mirabile, che menano le Mefficane nel Collégio Reale di
Guadalupe in Meflïco, e nei Monifleri di Capuccine delia’ medefima Ca-
P^ale, e di Vagli^dolid di Michuacan.
i 24

< 3L I B R O SB
Dei Toltechi) dei Cicimechi, degli Acolhui, degli Olmechf
e delle altre Nazioni , che abitarono prima dei MeJJicani
nella tewa d' Anahuac. Ufcita degli Aztechi, ovvero
MeJJicani dal paefe d' Aztlan loro patria : fuccejji
della loro pellegrinazione injino al paefe d’ Ana­
huac , e loro Jlabilimenti in Chapoltepec, ed
in Colbuacan . Fondazione di Mejfico e di
Tlatelulco. Sacrifizio inumana d' una
donzella Colhua.

A Storia della primitiva popolazione d’ Ana­


huac é per tal maniera ofcurata, e da tan-
te favole inviluppata , ( flecóme quella de-
gli altri popoli del Mondo, ) che no» che ma-
lagevole , é anche affatto impoflibile il trovare
il vero. Certo é nondimeno cosí per la ve-
nerabile teftimonianza dei libri fanti, come
per la cortante ed univerfal tradizione di quelle genti , che
i primi abitatori d’Anahuac da quei pochi uomini diícende-
vano, che la Divina Providenza fottrafle dalle acque del di­
luvio per confervare la fpezie umana fulla terra . Ne meno
pub dubitarfl, che le Nazioni, le quali anticamente quella
terra popolarono, vennero ad efla- da paefi piíi fettentrionali
dell’America, dove molti anni e fecoli prima s’erano ftabi-
liti i loro antenati.In quefti due punti tutti trovo d’accor-
do gli Storici Toltechi, Cicimechi, Acolhui, Meflicani, e
Tlafcallefi; ma non fl fa chi furono i prirni abitatori, ce
il tempo del loro paflaggio, né gli avvenimenti del loro
viaggio, e dei loro pri-mi rtabilimenti. Parecchj Storici in
volendo penetrare quefto caos muniti di deboli congetture,
di vane combinazioni, e di certe pitture fofpette,fl fonper-
duti
125

¿uti tra le folte teneb're ¿ell’antichita, adottando a ripiego -----


¿elle narrazioni puerili ed infuíhftenti . Lw. II.
Vi furono degli-Autori, che appoggiati fulla tradizio-
ne dei popoli Americani, e ful ritrovamento d’ ofla,di cra-
ni, e di carcami interi di ímifurata grandezza, che in di- $ T
veri! tempi, ed in parecchj luoghi della Nuova Spagna fi fon I Tolte-
difotterrati, credettero, che i primi abitatori di quella chi
térra heno (tari dei Giganti.Io invero non dubito della lo­
ro efiftenza non meno in quefto, che in altri paefi del nuo-
vo Mondo; (¿) ma né poíliamo indovinare il tempo, in cui
viflero, benché abbiamo ragione di credergli troppo antichi,
né poffiamo perfuaderci, eífere mai ñata una intera Nazione
di Giganti, come s’ immaginarono quegli Autori, ma fol-
tanto degl’ individui ftraordinarj delle Nazioni cognite, o
puré d’altre piu antiche, ed affatto fconofciute. (c)
La
•*T1W mi......................... Mocwa I - -

(a) I luoghi dove fi Ion ritrovati carcami gigantefchi, fono yltlancatepee


Villaggio della Provincia di Tlafcalla, Tezcuco, Toluca,
ed ai noílri di nella California un colle poco difeoílo da Kada-Kaaman.
(b) So bene, che molti Filofofi dell’Europa, che fi ridono degli Aífer-
tori dei Giganti, fi burleranno anche di me, o almeno compatiranno la
mía troppa credulita; ma io non debbo tradir la verita per ifehivar la
cenfura. lo fo, che infra i popoli dirozzati dell’ América la tradizionecor-
reva della’ efiílenza in quei paefi di certi uomini d’ altezza e corpulenza
fmifurata , e non mi.fovviene, che appo qualche Nazione Americana vi
fia memoria o degli Elefanti, o degl’ Ippopotami, o d’ altri qüadrupedi di
si fatta grandezza. lo fo, che fono ílati ritrovati e cranj umani, e car­
cami interi di grandezza forprendente per la depofizione d’ innumerabili
Autori, e maflimamente di due teftimonj oculati maggiori d’ ogni ecce-
zione, il Dr. Hernández, e il P. Acoda, a cui né-mancava dottrina, né
critica, né fincerita ; e non fo, che finora fra tanti fcavamenti fatti nella
Nuova Spagna, fiafi mai feoperto un carcame d’ Ippopotamo, e quel ch’
é piu, né anche un dente d’ Elefante. lo fo, che alcuni di detti oílami
vengono ritrovati nei fepo'cri a bella polla fabbricati; e non fo , che íi
fabbrichino dei fepoleri per feppellire Ippopotami, o Elefanti. Tutto que-
#o, ed ancor davvantaggio, dovrebbe confiderarfi, prima di decidere , da
quegli Autori, che affermarono fenza efitare, che tutti gli oílami nell’A-
rnerica feoperti fono fiad di quelli, o di non foche altri animali fmifurati.
(c) Parecchi Storici del Mefíico dicono, che i Giganti furono a tradi-
meato ammazzati dai Tlafcallefi j ma queíla notizia, oltrecché altro. fo-
fiegno non ha, che certe poesie de' medefimi Tlafcallefi , non s’ accorda
colla cronología dei fuddetti Storici, mentre fanno i Giganti troppo anti-
chi > ed i Tlalcalleíl troppo moderni nel pnefe d’ Anabuac..
IZÓ

..... La Nazione dei Toltechi é ia prima r di cui ci rellano


Lib. II. alcune,benché fcarfifiune, notizie.. Queíli efiliati al dir loro,
dalla lor patria Huehuetlapallan, luogo, per quantb conget-
turiamo, del regno di Tollan , (cT) onde prefero iL nome, fi-
tuato a Maeftro del nuovo Medico, la loro peüegrinazione
incominciaróno Panno I Tecpatl, cioé il 596. della era vol-»
gare. Trattenevanfi in ogni luogo, dova capitavano, quel
tempo che. lor fuggeriva il capriccio, o il bifogno di prov-
vedere alia, confervazion della vita,. Dove opportuno ítima-
vano il far piu lunga. dimora ,fabbricavanodellecafe, e colti-
vavano la. terra feminando il frumentone^ il cotone , ed al-
tre piante’, i cui femi feco loro portavano, per procacciarfi
il bifognevole.. In queda guifa andarono vagabondiincammi-
nandofi fempre varío Mezzogiorno per lo fpazio di 104. anni
finché al luogo arrivarono, a cui il nome impofero di Tollan-
tzinco , lontano piu di 50. miglia verfo Greco dal fito, dove
alcuni fecoli dopo fi. fondo la famofa Cittk di Mefíico. Mar-
ciavano in tutto il loro viaggio fotto gli ordini di certi Ca­
pí tani, o Signori, i quali fette erano, quando arrivarono a
Tollantzinco . (/) In quedo paefe avvegnaché di clima mi-
te, e d’ ubertofo terreno, non vollero ftabilirfi , ma trafcor-
fi appena venti anni fi ritirarono quaranta miglia verfo Po­
nente, lungheflo la ripa d’un fiume-, dove- fondarono la Cit-
tk di Tollan, o Tula dal nome della loro patria. Quella
Citta la pié antica, per quanto fi fa, della terra d’Anahuac,
e una delie piu celebrate nella Storiadel Mefíico , fu la Metró­
poli della Nazione Tolteca, e la Corte dei loro Re. Prin­
cipié la loro Monarchia nell’anno VIII. Acat l ,cioé nel 667
della era volgare del Criftianefimo, e duré 384. anni. Ec­
co la ferie dei loro Re colla efpreíTtone deli’anno Criftiano,
in cui cominciarono a regnare.. (*) Chal-

(d) Toltecatl in mefficano vuol dire, Nativo di Tollan,. flecóme Tlazcal-


tecali nativo di Tlafcalla, Chololtecatl nativo di Cholula &c.
(e) I fette Signori Toltechi fi chiamavano Zacatl, Cbalcatzin, Ehecatzin,
Cobuatzon , Tzihuacoatl, Metzotzin , e Tlapalmetzotzin .
(*) Abbiamo indicato 1’anno, in cui cominciarono a regnare i Monarcbi
Toltechi , fuppofta 1’ Epoca della loro partenzada Huehuetlapallan, la qua­
le non é certa, ma foltanto verifimile.
127
Cbalcbiutïanetzin nel £¿7
lxrlilcuechahuac nel 71? Li«. II.
Huetzin nel 771
Totepeub nel 823
Nacaxoc nel 875
Mitl nel 927
Xiutzaltzin Regina nel W •
Topiltzin nel 1031
Non è da maravigliarfi, che otto foli Monarchi in pO’·
co meno di quattro fecoli regnaflero, mentre una ftravagan-
te legge di quella Nazione ordinava, che niuno dei loro
Re regnar doveífe nè piu. nè meno di un fecolo Tolteca,
il quale ( ficcome altrove efporremo ) di cinquanta due an-
ni coftava. Se il Re compieva il fecolo nel trono, lafciava
fubito il governo, e nel luogo di lui un’ altro fuílituivafi;
ma venendo a mancar il Re prima del fecolo, fottentrava
nel governo la Nobiltà, e governava il refto del fecolo a
nome del Re trapafíato. Videfi ciò avvenire nella Regina
Xiutzaltzin, la quale venendo a morte nell’anno quinto del
regno fuo, la Nobilta governò li quarantotto anni reftanti.
Celebratiífimi fra tutte le Nazioni d’Anahuac furono i ,
Toltechi e per la loro coltura, e per la eccellenza nelle ar» ¿e>yjj*
ti: onde nei fecoli pofteriori fi dava il nome di Toltechi pet techi.
contraffegno di onore agli Arrefici piu infigni. Viflero fempre
in focietà, congregati in Citta ben regolate fotto la domi-
nazione dei Sovrani , e la direzione delle leggi. Erano poco
guerrieri, e piu dediti al coltivamento delle arti , che all’
efercizio delle armi. Alia loro agricoltura debitrici fi riconob-
bero le pofteriori Nazioni del frumentone, del cotone, del pe-
verone, e d’altri utiliílimi frutti. Nè folamente l’arti eferci-
tavano di primaria neceífita, ma quelle eziandio, che fervono
al luífo. Sapevano fonder l’oro, e l’argento, e fargli pren-
dere nel getto ogni forta di figure. Lavoravano deftramente
qualunque fpezie di gemma , e quefta fu appunto farte, che
piu celebre rendette il loro nome ; ma nulla preífo noi ren-
derli póteva piu fíimabili, quanto 1’eífer eglino ílati gl’ in-
ven-
12$
vent orí, o almeno riformatori del fiílema ¿ella ordinazione
Lib< II. del tempo, che adottarono tutte le Nazioni dirozzate d’ Ana-
huac: il che fuppone,come in appreífo vedremo, molce of-
fervazioni, e cognizioni efatte d’Aftronomia.
Il Cavalier Boturini (*) fulla fede delle (lorie antiche
dei Toltechi dice, che offervando coíloro nella antica loro
patria Huehuetlapallan, 1’ ecceífo di quafi fei ore dell’an no
folare fopra il civile, ch’ era loro in ufo, lo regolarono col
giorno intercalare, che ogni quattro anni frapponevano: la
qual cofa eglino fecero cento e più anni innanzi 1’era Cri-
(liana. Dice inoltre che nell’anno 66o. regnando Ixtlalcue-
chahuac in Tula, Huemat%in celebre Aílronomo convocó col
beneplácito del Rè i Savj della Nazione; e con loro dipinfe
quel famofo libro, che appellarono Teoamoxtli, cioc Libro
divino, nel quale con ben diílinte figure s’.efponeva 1’origi­
ne degl’Indiani, la loro difperfione dopo la confufione delle
lingue in Babel, la loro pellegrinazione nell’Afia,i loro pri-
mi ílabilimenti nel Continente dell’América, la fondazione
delflmperio di Tula, e i loro progreífi fino a quel tempo.
Si defcrivevano i Cieíi, i Pianeti, le Coftellazioni ,il Calen­
dario tolteco coi fuoi cicli ,le trasformazioni mitologiche, nel-
le quali inchiudevano la loro Filofofia morale , e gli arcan!
della fapienza volgare involti tra i geroglifici dei loro Dei
con turto quanto alia religione,eda’coftumi apparteneva. Ag-
giunge davvantaggio il fuddetto Cavalière, che notato fi ve-
deva nelle loro pitture 1’ ecliffe folare accaduta nella morte
del noílro Redentore nell’anno VII. Tocbtli ,(f) e cheaven-
do

(*) Nella opera da luí compofia edampata in Madrid nel 1746. fottoquefo
titolo. Idea d'una Storia generale della Nueva Spagna, fondata fopra
gran copla di figure, fimbcli, caratteri, geroglifici, cantici, e manufcriti
tori Indiani nuovamente ritrovati.
_(f) Tutte le perfone, che hanno ftudiato in fonte la doria delle Naz'0'
ni di Anahuac, fanno beniflimo , che quelle Genti coftumavano notar®
nelle loro dipinture 1’Ecliffi, le Comete, ed altri fenomeni celedi. Orio
leggendo quanto dice il Boturini , 1’ impegno mi preíi di paragonare g'*
anni Toltechi coi noflri, e ritrovai 1’anno 34. di Crido, o fia. 30. dell*
era volgare eíTere VII. Tochtli. Quedo ho fatto per mera curiofita , e n011
perché io pretenda confermare, né perché credaglianeddoti di queh’Autor®-
I2p
do alcuni Spagnuoli dotti, e verfati nella ftoria, e nelle
pinture dei Toltechi, confrontata la loro Cronologia collars. II.
noftra, ritrovarono , che quella Nazione numerava dalla crea-
zione del tnondo fino al tempo della nafcita di Crifto 51^9
anni, ch’e appunto la Cronologia del Calendario Romano.
Checchefia di quefti curiofi aneddoti del Cav. Boturini,
i quali lafcio al libero giudizio dei Leggitori prudenti, egli
e certo ed indubitabile appo tutti quelli, che hanno ftudia-
to la ftoria di quelle Nazioni, che i Toltechi aveano noti-
zia chiara e diltinta del diluvio univerfale , della confufione
delle lingue, e della difperfione delle genti: anzi nominava-
no i primi loro progenitori, che dal refto delle famiglie fi
fepararono in quella univerfal difperfione. E’ parimente cer­
to, ficcome farerno altrove vedere, ( benche incredibile cofa
paja ai Critici dell’Europa avvezzi a creder tutti gli Ame­
rican! tagliati ad una mifura, ) che i MeiTicani, e tutte
1’ altre dirozzate Nazioni d’Anahuac aveano il loro anno ci­
vile tanto accordato al folare per mezzo dei giorni inter-
calari, quanto l’ebbero i Romani dopo l’ordinazione di Giu­
lio Cefare, e che cotale efattezza ai lumi dei Toltechi fi.
dovette. Per quello che appartiene alia religione erano Ido-
latri, e per quanto appare dalla ftoria, gl’ inventori furono
della maggior parte della mitologia meflicana; ma non fap-
piamo, che avefiero in ufo quei barbari, e fanguinofi facri-
fizj, che poi divennero tanto frequenti fra 1’altre Nazioni .
Gli Storici Tezcucani credettero i Toltechi autori di quell’
Idolo famofiflimo rapprefentante il Dio dell’acqua, colloca-
to nel monte Tlaloc, di cui poi parleremo. E’ certo bensi,
ch’eglino fabbricarono ad onore del loro diletto Dio Que­
tzalcoatl 1’altiffima piramide di Cholula, e verifimilmente
eziandio le famofe di Teotihuacan ad onore del Sole, e del­
la Luna, che finora quantunquesfigurate fuififtono . (g) Il Cav.
Stov'ia del MeJJico Tom. I. R Bo-

(g) 11 Betancurt ai Meflicani attribuifce la coftruzione delle piramidi di


Teotihuacan; ma quedo é evidentemente falfo, e contrario al fentimento
tutti gli altri Autori si American! , che Spagnuoli. 11 Dr. Siguenza pa­
re,
13°
^*"***^ Boturini credette, che i Toltechi fabbricaflero la pirámide
Lib. II. ¿i Cholula per contraharé la torre di Babel; ma la dipintu-
ra,fulla quale appoggia il fuo errore, ( aflai comune nel vol-
go della Nuova Spagna ) é opera d’un Cholulefe moderno
ed ignorante, eíTendo tutta un ammaífo di fpropofiti. (h)
?. Nei quattro fecoli, che duró la Monarchia dei Tolte-
d^°To¡a C^’ mo^’P^carono coníiderabilmente, diílendendo da ogni
techi. Par‘

re, che le credefle opera degli Qlmechi; ma ficcome non abbiamo altro
avanzo dell’architettura di quefta Nazione per poterne giudicare, ed ef-
fendo peraltro quelle piramidi fatte ful gufto di quella di Cholula, fiatno
percid indotti a penfare , che i Toltechi foflero gli architetti di tutte, ficcome
il dice Torquemada, e con eflo lui altri Autori.
(h) La pittura, dal Cav. Boturini allegata, rapprefentava la piramide
di Cholula con quefta ifcrizione meflicana, Toltecatl Chalchihuatl onazia
Ehecatepetl, ch egli interpreta cosi: Monumento, owero pietra preziofadel-
la Nazione Tolteca, che collajua cervice rintracciando va la region dell' aria;
ma diflimulando la maniera fcorretta di fcrivere , e il barbarifmo Chalchi­
huatl, chiunque fia alquanto inftruito nella lingua Meflicana, tofto s’ac-
corgera , non poterfene fare una piu fantaftica interpretazione . Appie
della pittura , dice il citato Cavaliere , pofe 1’ autore una nota , nella
quale parlando ai fuoi Compatrioti , in quefta guifa gli ammoniva :
Nobili e Signori, ecco le rvo/lre fcritture, lo fpecchio della •voft^a antichi-
ta, e la ftoria dei ’voftri antenati, i quali follecitati dal timore del diluvio
fabbricarono quefta aftlo a riparo opportune, in cafo d' eflere un altra ztolta da
cotal calamita jopraggiunti. Ma a dir il vero, i Toltechi farebbero ftatipri-
vi aftatto di fenno, fe per timor del diluvio aveflero intraprefa con tante
fpefe e fatiche la fabbrica di quefta portentofa piramide, mentre avevano
nelle altiflime montagne poco difcofte da Cholula un afilo piu ficuro contra
1’ innondazioni, e molto minor pericolo di morir di fame. Nella ftefla te­
la fi rapprefentava, dice il Boturini, il battefimo d’ Hamateuctli, Regina
di Cholula, conferitole dal Diacono Aguilar il di 6. Agofto ijzr., infie-
me coll’ apparizione della Madonna a certo Religiofo Fiancefcano, che fl
trovava in Roma, ordinandogli di partirfi pel Meflico: dove in un monte
fatto a mano ( cioe la piramide di Cholula ) Jcollocar dovrebbe la im;
magine fua . Ma queflo non e altro, che un tefluto di fogni e di
bugle: poiche ne in Cholula vi furono giammai Re, ne quel battefi-
mo , di cui niuno fcrittor fa parola , pote celebrarfi il di 6. Agofto
1521. , perche allora fi trovava 1’ Aguilar cogli altri Spagnuoli nel P’^1
gran calore dell’afledio della Capitale, che fette giorni dopo renderfi
doveva ai vincitori. Della pretefa apparizione della Madre di Dio nontro-
vo memoria alcuna appo gli Storici Francefcani, iquali nelle loro Croniche
nulla tralafciarono di quanto occorreva in quefto genere. Abbiamo dimo-
ftrato :1a falfita di quefta relazione per render piu cauti nell’ acccglie[e
moderne pitture quelli, che per F avvenire intraprender volefleio la Storia
del Meflico.
J31
parte la loro popolazione in moite e grandi Citt'a; ma leîüü=
ftupende calamita fopravvenute loro nei primi anni del re- Lib. II.
gnodi Topiltzin , mifero in conquaífo la loro potenza, e la lor fe­
licita. 11 cielo negó ad eííi per alcuni anni la pioggia ne­
cesaria ai loro campi, e la terra i frutti, di cui fi foften-
tavano. L’aria infetta di mortal corruzione empieva ogni
giorno di cadaveri la terra, e di cofternazione gli animi di
coloro, che fopravvivevano alia rovina dei loro Nazionali.
Cosí morí della fame, e del contagio una gran parte della
Nazione. Mori pure Topiltzin nell’anno 11 Tecpatl^ vented-
mo del fuo regno, che verifimilmente fu il 1052 della era
volgare , e con lui fini la Monarch'ia dei Toltechi. I mife-
ri avanzi della Nazione, penfando a fottrarfi dalla cornua
calamita, cercarono a’ loro mali opportuno rimedio in altri
paefi. Alcuni s’indirizzarono verfo Onohualco, o fia Juca-
tan, altri verfo Guatemala, reliando frattanto nel regno di
Tula diverfe famiglie fparfe qua e la nella gran valle,dove
poi fi fondò Medico; in Cholula , in Tlaximaloyan , ed in
altri luoghi , e ira loro i due Principi figliuoli del Re To-
piltzin, i cui difcendenti coll’andar del tempo s’imparenta-
rono colie famiglie reali di Melfico,di Tezcuco, e di Colhuacan.
Quelle fcarfe notizie intorno ai Toltechi 1’ uniche fono,
che degne (limiamo d’elfer qui riferite, tralafciando diverfe
narrazioni favolofe , di cui hanno fatto ufo parecchj Stori-
ci. (i) Vorremmo avéré il loro Libro divino citato dal Bo-
turini, e dal Sig. D. Ferdinando d’ Alba Ixtlilxochitl nei
fuoi pregiatiflimi manofcritti, per maggior lume recare alia
Storia di quefta celebre Nazione.
R 2 Col-

(i) Dice il Torquemada, che in una feña di bailo fatta da¡ Toltechi ,il
trilloDiavololor comparve ingigantefca figura, e con braccia fmifurate, ed in
mezzo al bailo con effo loro abbracciandoíi gli foffogava: che indi fi la-
fció vedere nella figura d’ un fanciullo colla teña marcita, e loro recó la
peftilenza, e finalmente che a perfuafione del medefimo Diavolo abban-
donarono il paefe di Tula. Ma quel buon Autore intefe letteralmente
certe pitture fimboliche, dove coloro con tali figure rapprefentavano la fa-
1Pe e la peñilenza lor íopraggiunte; allorchéfitrovavano nel colmo d ella fe­
licita .
—.. J Colla rovina dei Toltechi folitaria rimafe, e quafi. del
Lib. II. tutto fpopolata la terra d’Anahuac fino all’ arrivo dei Cici-
mechi per lo fpazio di piii d’un fecolo. (/) Erano i Cici-
mechi, ficcome i Toltechi, che li precedettero, e l’altre
Nazioni che dietro loro vennero, originarj di paefi fettentrio-
nali, potendofi a ragione chiamare il iettentrione dell’Arne-
I§'cici- r’ca a Par* di quello della Europa, il Seminario del genere
mechi. umano. D’ambidue, a guifa di fciami, ufcir fi videro Na.
zioni numerofiflime a popolare i paefi meridionali. Il loro
nativo paefe, la cui fituazione ignoriamo, chiamavafi Ama-
quemecan^ dove al dir loro parecchj Monarchi della loro
Nazione per molti anni fignoreggiarono. (£)
Era invero fingolare , ficcome per la loro ftoria fi ve­
de, il carattere dei Cicimechi; poiche ad una certa fpezie
di civilta molti tratti aggiungevano di barbarie. Vivevano
fotto il comando d’ un Sovrano , e dei Capi e Governatori
depofitarj della fuprema autorita con tanta fommeifione,quan­
ta vederfi fuole fra le piu cuite Nazioni. V’era della diftin-
zione fra la Plebe e la Nobiltá, ed erano avvezzi i plebei
a riverir coloro, cui la nafcita , il mérito, o la grazia del
Principe innalzava fopra la loro condizione. Viveano con­
gregad in luoghi compofti,come fi debbe credere, di mifere
capanne; (/) ma né f agricoltura efercitavano, né quelle ar-

(j) Nella noftra II. differtazione ci opponiamo al Turquemeda , il qua­


le non conta pit* di undici anni d’ intervallo fra la rovina dei Toltechi, e
1’ arrivo dei Cicimechi.
(k) Nomina il Torquemada tre Re Cicimechi d’ Amaquemecan , ed al
primo dà 180. anni di regno, al fecondo iy6. , ed al terzo ijj. Vedafi
quel che nella noftra II. differtazione diciamo intorno alia fpropofitata cro-
nologia di qnefto Autore. Il medefimo indubitatamenteafferma , che Ama;
quemecan diftava feicento miglia dal fito, dove oggidi è la Citt'a di
G'uadataxara ma in più di mille e dagento miglia di paefe popolato, the
v’ c di là da quella Citt'a, non fi ritrova veftigio, nè memoria del regno
d’ Amaquemecan: onde crediamo, effer eflb un paefe non ancora fcoper-
to, e molto più fettentrionale di quello,che s’ immaginavail Torquemada-
(!) Il Torquemada dice che i Cicimechi non aveano delle cafe, ma abi-
tavano nelle caverne dei monti; ma nello fteflb capitolo, dove cio fcrive,
afferma, che la Citt» capitale del loro re¿no fi chiamava •
Ma-
*33
ti, che accompagnant) la vita civile. Viveano foltanto délia - ...
cacciagione, dei frutti, e delle radici, che la terra incolta Lis.IL
portava. Il loro veftito erano le rozze pelli delle predate
fiere , nè altra arma conofcevano fuorchè l’arco,e la freccia.
La loro religione fi riduceva al culto femplice del Sole,alla
cui pretefa divinità 1’erba offerivano, edi fiori,che nati tro-
vavano nei campi.Quanto poi a’ lor coftumierano certamen-
te meno ingrati, e men rozzi di quelle, che porta il genio
d’un popolo cacciatore .
Il motivo, che ebbero per abbandonar la loro patria
c incerto, corne pure incerta è l’etimolog'ia del nome Chi- Xolotf
chtmecarl. (m) L’ultimo Re, che avuto aveano in Arnaque-¿efcici-
mecan , lafeiô divifo il governo tra i due figliuoli Acbcauh- mechi in
í/i, e \olotl. Quefti poi o mal fofferendo,corne foventeac-Anahuac’
cade, la divifione délia propria autorit'a, voile provare, fe
la fortuna altri paefi gli deftinava, dove comandar poteffe
fenza rivale; ovvero vedendo, che le montagne del fuo re-
gno fufficienti non erano per provveder di foftentamento il
numero forfe accrefciuto d'abitanti, determinó colla oppor-
tuna partenza rimediare alla neceíTitk. Prefa dunque una tal
rifoluzione o per l’uno, o per l’altro motivo, e fatta pri­
ma riconofcere per i fuoi efploratori una buona parte delle
terre meridional!, fi parti dalla fuá patria con un groflb efer-
cito di fuoi íudditi, che vollero, fofíe per amore, o per in-
terefle accompagnarlo. Nel loro viaggio andavano incontran-
do

Manifeda, è groda contraddizione ; ovvero diremo , che Amaquemecan


era Città fenza cafe, e daremo il tirolo di città aile fpelonche dei monti.
Quedo diffetto è frequente in quedo Au tore, benemérito pferaltro délia Sro-
ria del Medico.
(m) Parecchj Autori hanno faticato nell’ indovinare I’ etimología del no­
me Chichimecatl. Torquémada dice, che quedo nome è dérivato dà Te-
(biebinani, che vnol dire, Succiatore j perché i Cicimechi fucciavano- il
ñangue degíi animáli, che câcciavano. Ma queda etimología è violenta,
Waggionnente tra quelle genti, che non alteravano in cotai guifa i nomi,
nella lor derivazione. Betancurt credette, che fi derivalfe da Chichime cioè
Canij perché con tal nome erano ddle altre Nazioni per difpregio chia-
nwti ; ma fe- fofife dato cosí ,eglino nonfiglorieiebbero,ficcomeinfatti figlo-
ri«vano , del nome di Cbicbimccatl,
134
^~do le rovine dei luoghi Toltechi, e fingolarmente quelle
Lib. IE della gran Citta di Tula, dove arrivarono dopo diciottome-
fi. Da quedo luogo s’indirizzarono verfo quelli di Cempoalla,
e Tepepolco, difcodi quaranta miglia incirca verfo Greco
dal fito di Meífico. Indi mandó Xolotl il Principe Nopaltz'tit
fuo figliuolo ad oflervare il paefe. Trafcorfe il Principe le
rive dei laghi, le montagne, che circondano la dilettevole
valle di Medico, ed avendo oflervato il redo del paefe dal­
la cima d’una alta montagna, tiró quattro freccie verfo quat-
tro venti in fegno della pofíeflione, che a nome del Re fuo
padre prendeva di tutta quella terra. Informato Xolotl del-
• la condizione del paefe, prefe la rifoluzione di dabilirfi in
Tenayuca, luogo dal fito di Medico fei miglia verfo Tra­
montana difcofto, e diftribui nelle vicine terre tutta la fuá
gente; ma per efíere data la maggior popolazione verfoTra-
montana, e verfo Greco, ebbe poi quel tratto di terra il
nome di Cbicbimecatlalli, cioé Terra dei C.icimechi. Gli
Storici dicono,che in Tenayuca íi fece la rivida della gen­
te, e peró gli fu ancora dato il nome di Nepobualco, che
vale, luogo delia numerazione; ma é affatto incredibile quel
che aggiunge Torquemada, cioé efíere dato trovato nella
rivida piu d’un milione di Cicimechi, ed efíer durati fino
ai fuoi tempi dodici mucchj fatti dei fafíi, che andavano
gettando nel pafíar la rivida . Imperciocchè nè é verifiable,
che un efercito tanto groflo fi mettefle inidrada per un viag-
gio cost Iungo, nè pare pofíibile,che un diftretto tanto pic­
colo fodentar potefíe un milione di cacciatori. («)
Stabilito il Re nel luogo di Tenayuca, che fin d” allo­
ra dedinó per la fuá Gorte, e dati gli ordini opportuni per
la formazione delle altre Citt'a o Villaggj, comandó ad un
fuo Capítaño chiamato Acbitomatl, che andaffe a riconofcere
1’ origine di certi fumi, che il Principe avea oflervato nella
fuá fpedizione. Achitomatl trovó in Chapoltepec, in Cojohuacan,
ed
I·I --MwW —■ “**

(n) Torquemada dice, che il paefe allora occupato da’ Cicimechi aveva
venti leghe, o íèíTanta miglia in quadro.
BS
ed in altri luoghi parecchie famiglie Tolteche, dalle quali5^^
feppe la cagione , ed il tempo delia loro defolazione . Non Lib. II.
folo s’ aftennero i Cicimechi d’ inquietaré quedi miferi avan-
zi di quella celebre Nazione; ma eziandio contraíTero con
loro delle alleanze, ammogliandoíi molti Nobili con donne
Tolteche, e tra gli altri lo fteífo Principe Nopaltzin fposò
Azcaxochitl, donzella difcendente da Pocbotl, uno di quei due
Principi delia cafa Reale dei Toltechi,che fopravviffero alia
rovina delia loro Nazione. Queda umanita giovò aífai ai
Cicimechi; poichè colla pratica di quella induftriofa Nazio­
ne cominciarono a guftar il frumentone, ed altri frutti delia
induftria, impararono 1’agricoltura , la maniera di cavar i
metalli, e 1’ arte di fondergli, ficcome quelle di lavorar le
pietre , e di filaré e teflere il cotone , ed altre, colle quali
migliorarono il loro foftentamento, le loro veftimenta, le lo­
ro abitazioni, ed i loro coftumi.
Nè meno contribuí al migliorameuto dei Cicimechi
1 arrivo d’altre nazioni civili. Ottoanni appena eranofcor- Àrriv o
íi dacchè Xolotl s’ era ftabilito inTenayuca, quando a quel degli A-

uito coníiderabile di gente. Erano quedi d’ un paefe fet- t¡.


tentrionale vicino al regno d’ Amaquemecan , o poco da eífo
difcofto , il cui nome non dicono gli Storici ; ma noi abbiamo ra-
gione di credere, ch’ eífo foífe il paefe d' Aztlan , patria dei
Mefficani, e che quede nuove colonie fiano date quelle fei
tribú celebri di Nahuatlachi , di cui parlano tutti gli Stori­
ci del Meífico, e noi anche parleremo fra poco. E’da cre-
deríi, che Xolotl mandafíe alia fuá patria 1’ avvifo dei van-
taggj del paefe, dove íi era ftabilito, e che cotai avvifo
fparfo fra le Nazioni circonvicine moite famiglie fpingeflè a
feguir le fue orme, per eífere partecipi della fua felicità.
Può anche penfarfi , che qualche careítia ai paefi fettentrio-
nali fopraggiunta, tanti popoli coftringeífe a cercar nelle ter­
re

Ç) I nomi di quedi fei perfonaggi erano, Tccuatzin, Tzontehuayotl, Za-


Cit<techcochi , Hi/ihuatzin, Tepotzotecua, ed Itzcuincua.
' - re meridional! il loro follievo. Checcheíia di quefto, i feí
Lib. II perfonaggi dal fettentrione venuti a Tenayuca, furono beni­
gnamente accolti dal Re Cicimeca, e da lui intefa la ca-
gione del loro viaggio, e il defiderio di fermarfi in quel
paefe, aífegnati dei íiti, dove colla loro gente popolaflero.
Pochi anni dopo arrivarono altresi tre Principi con un
groffo efercito della Nazione Acolhua, nativa di Teoacolbua>
cany paefe vicino, o non molto lontano dal regno d’ Ama-
quemecan. Chiamavanfi quefti Principi Acolbuat-zin , Cbicon-
quaubtli, e Tzontecomatl, ed erano della nobiliflima cafa
C'itin. La Nazione era la piu culta e civile di quante ne
furono in quel paefe dopo i Toltechi. Si puó ben capire,
quanto fara ñato il rumore, che fece in quel regno una tal
novita, e 1’inquietudine, in cui mife i Cicímechi tanta muí-
titudine di gente fconofciuta; né par verifimile, che il Re
lor permettefle di entrare nel paefe, fenza eflerfí prima in­
formato della lor condizione,e del motivo della lor venuta.
Trovavafi allora il Re in Tezcuco, dove avea fatta pallar
la fuá corte, o infaftidito del fito di Tenayuca, o pure al-
lettato dalla vantaggiofa lituazione di quel nuovo , luogo.
Qui capitarono i tre Principi, e prefentati al Re, dopo un
profondo inchino, e quella cerimonia di venerazione tanto
famigliare a quelle genti, di baciarfi la mano dopo aver
con eífa toccato la terra , gli difiero in foftanza quefte paro­
le: „ Noi fiam venuti, o gran Re, dal regno di Teoacolhua-
,, can poco difcofto dalla voftra patria. Siamo tutti e tre fra-
,, telli, e figliuoli d’un gran Signore; ma confapevoli della
„ felicit'a, che godono i Cicimechi fotto la dominazione d’
un Re tanto umano, abbiamo pofpofto i comodi, che ave-
„ vamo nella noftra patria, alia gloria d’eífer voftri fudditi.
„ Vi preghiamo dunque di darci luogo nella voftra felice
„ terra, dove viviamo dipendenti della voftra autorita , e
„ fottomefti ai voftri comandi. “ Compiacquefi ¿1 Cicimeca
piu che dell’aria fignorile,e delle maniere cortigiane di quei
ncbiliffimi giovani , della vanita lufinghevole di vedjr umi-
liati alia fuá prefenza tre Principi attratti da cosí lontani
i37
paefi dalla fama del fuo potere, e delia fua clemenza. Ri
fpofe con piacevolezza alle loro efpreílioni, e fi eíibi a cor- Lib. II.
nfpondere ai loro defiderj; ma fra tanto che deliberava fulla
maniera di farlo, ordinò al fuo figliuolo Nopaltzin d’allog-
giarli^- e di prender cura di loro.
Àvea il Re due figlie nubili, le quali da principio pen­
so maritarle coi due Principi maggiori; ma non voile fco-
prire il fuo penfiere , finattantochè fi foífe informato delia
loro indole, e certo foífe delia volontà dei fuoi fudditi. Do­
ve poi ficuro fu e dell’ uno, e dell’altro, chiamò a fe i
Principi, che alquanto folleciti erano della loro forte, e lor
fece paiefe la fua rifoluzione non folo d’accordar ad eífi de-
gli ílabilimenti nel fuo regno, ma eziand'io di ammogliarli
coile fue figlie, lagnandofi di non averne un’altra, accioc-
chè niuno reílaífe efclufo dalla nuova alleanza . I Principi lo
ringraziarono con fingolari efpreífioni di gratitudine, e s’efi-
birono a fervirlo colla maggior fedeltà.
Arrivato che fu il giorno alle nozze prefifio, concorfe
tanta folla di popolo a Tenajuca, luogo a quella gran fun-
zione deftinato, che non eífendo la Citta baftevole a capir­
ia, reítò molta gente nella campagna. Sposò Acolhuatzin la
piú grande delle due Principeífe , chiamata Cuetlaxocbitl, e
Chiconquauhtli tolfe l’altra. Il terzo Principe ebbe Coatetl,
vergine nata in Chalco da genitori nobiliífimi, ne’ quali fi
era mifchiato il langue Tolteco col Cicimeco. Le pubbli-
che allegrezze durarono infino a feflanta giorni, nei quali
vi fu delia lotta, delle corfe , e dei combattimenti delle fie-
re, efercizj confacevoli al genio dei Cicimechi, ed in tutti
fi diftinfe il Principe Nopaltzin. Ad eíempio delle perfone
reali quelle due Nazioni s’ andarono annodando con maritag-
gj, finchè d’amendue fe ne fece una, che prendendo dalla
parte piu nobile la denominazione, appelloifi Acolbu.i e il
regno Acolbuacan, reílando poi il nome di Cicimechi per quegli
uomini , che pregiando piu 1’efercizio della caccia , che lefa-
tiche della agricoltura, ovvero impazienti della fubordinazio-
ne, fe n’andarono alle montagne, che fono verfo Tramon-
Sforia del MeJJico Tom, I, S tana,
138
■ tana, e verfo Maeftro della Valle Mefficana, dove dandofi
Lib. II jn preda all’impeto della loro barbara liberta fenza capo,
fenza legge, fenza domicilio, e fenza gli altri emolumenti
della Società, correvano il di in traccia degli animali per
cacciargli, e ftanchi s’abbandonavano al fonno, dovunque li
raggiungeva la notte. Quefti barbari frammifchiati colla Na-
zione degli Otomiti, i quali feguivano lo fteifo fiftema di
vita, occuparono un tratto di terra di pin di trecento mi-
glia, e dai loro difcendenti furono per mold anni aftai tra-
vagliati gli Spagnuoli dopo la conquifta del Medico.
Terminate che furono l’allegrezze delle nozze, divife
Divifich- Xolotl il fuo regno in parecchj ftati, e ne diede la invefti-
ne degü tura ai fuoi generi, ed ad altri Nobili dell’una , e deli’al*
ribellionitra Nazione. Concedetteal Principe Acolhuatzin loftatod’Az-
capozalco diciotto miglia a Ponente di Tezcuco, e da lui
difceíero i Re, fotto il giogo de’ quali ftettero piu di cin­
quanta anni i Melficani. A Chiconquauhtli conferí lo Rato
di Xaltocan , ed a Tzontecomatl quello di Coatlichan .
Aumentavafi ogni di la popolazione, e con eífa la cul­
tura dei popoli; ma andavaíi infierne rifvegliando nei loro
animi l’ambizione, ed altre paífioni, che addormentate ftan*
no per mancanza d’idee nel tempo della vita felvaggia .Xo«
loti, il quale nella maggior parte del fuo governo rettoavea
con dolcezza i fuoi fudditi, ed in loro la maggior docilité
trovata aveva, videfi poi negli ultimi anni della fuá vita
coftretto ad adoperare la feverita per reprimere l’inquietudi-
ne d’alcuni ribelli, ora fpogliandogli delle loro cariche, or
caftigando i piu colpevoli colla morte. Quefti giufti gaftighi
in vece di fpaventargli, in tal maniera gl’innafprirono, che
il deteftabil difegno formarono di toglier la vita al Re,
pronta occafione per efeguirlo loro manco. Avea il Re poco
innanzi palefato la fuá voglia d’accrefcere 1’ acqua dei fuoi
giardini, dove divertirfi foleva, e fpeífo anche fi metteva a
dormiré aggravato dagli anni , o allettato dalla frefchezza e
dall’amenita del luogo. Confapevoli di ció i ribelli, fatto
un argine al rufcello, che traverfava la Gittk , aprirono una
foífa
i3P
foiTa per condur l’acqua ai giardini; ma per farlo afpettaro-
no quel tempo, in cui il Re dormir quivi foleva, ed allo-L ib. II.
ra, levato 1’ argine dalla parte della fofla, fecero andar tut-
ta T acqua ad un tratto nei giardini, acciocché reftafle an-
negato. Lufingavanii, che non fofle mai per ifcoprirfi il lo­
ro delitto; mentre la difgrazia del Re potrebbe afcriverfi a
un qualche accidente, o a mifure mal prefe dai fudditi, che
fmceramente bramavano di fervir al loro Signore; ma s’in-
gannarono, e il loro colpo non riufcí; poiché il Re ebbe
avvifo fegreto della congiura; ma diflimulando di faperla ,
fe n’ando all’ora folita al giardino , e fi mife a dormiré in
un fito elevato, dove non fofle per pericolare. Quando poi
vide entrar l’acqua, benché palefe fofle gia il tradimento ,
continuo la fua diflimulazione per burlarfi dei fuoi nemici:
Io, difle allora, era ben perfuafo,che i miei fudditi m’a-
„ mavano; ma adeflo veggo, che m’ amano aflai piu di
„ quello , ch’io penfava. Io voleva aumentar 1’ acqua dei
„ miei giardini, ed ecco i miei fudditi me 1’ hanno fatta venire
,, fenza veruna fpefa. Conviene dunquefar fefla della mia felici-
„ ta . “Indi mandó a far delle allegrezze nella Corte, e termina­
te che furono , fi parti per Tenajuca pieno di cordoglio, e di fde-
gno, e determinan) di dare un rigorofo gafligo ai congiurati;
ma quivi fu attaccato da mortal infermita, che calmó la fua collera.
Ora fentendo la vicinanza della morte, chiamó a fe il 8.
Principe Nopaltzin , le fue figlie ,ed Acolhuatzin fuo ge°ero,
( poiché gli altri due Principi eran gia morti ) e ad efli diXolotl
raccomandó la pace fra loro, la cura dei popoli a lor com-
mefli, la protezione della Nobilta, e la benignita verfo tut-
ti i lor fudditi: ed indi a poche ore fra le lagrime ed i fia-
ghiozzi dei fuoi figliuoli finí di vivere in eta molto avanza-
ta, e dopo aver regnato in quel paefe, per quel che pare,
piu di quaranta anni. Era uorno robufto e coraggiofo , ma
d un cuor teneriflimo verfo i fuoi figliuoli, ed aflai benigno
verfo i fuoi fudditi. Sarebbe flato piu felice il fuo regno,
fe foífe flato piu breve, (o) S 2 Si
(o) Torquemada da a Xolotl n?- anni di regno, e piu di loo. di vita.
Vedanfi intorno a cid le noílre diflertazioni.
140
Si fparfe incontanente la nuova della morte del Re per
jLxs. II. tutto il regno, e fi diede pronto avvifo ai principali Signo.
ri, acciocchè trovarfi poteífero al funerale. Adomarono il
real cadavero di parecchie figurine d’oro, e d’argento, che
aveano gik cominciato a lavorare i Cicimechi dai Toltechi
ammaeftrati, e coliocaronlo in una feggia , fatta di gomma
copal, e di altre materie aromatiche; e cost ftette cinqae
giorni, frattanto che arrivavano i Signori all’efequie convo-
cati. Poi che tutti radunatifi furono tra una folla infinita
di popolo, fu, fecondo l’ufanza dei Cicimechi, bruciato il
cadavero, e le ceneri raccolte in un’ urna di pietra duriffi-
ma. Queft’ urna ft mantenne efpofta per quaranta giorni in
una fala della real cafa, dove ogni dï concorreva la Nobil-
tà per rendere al loro morto Signore l’omaggio delle lagri-
me, e pofcia fe ne porto l’urna ad una fpelonca vicina al­
ia Città colle medefime dimoítrazioni di dolore .
9. Tofto che fu terminato il funerale diXolotl, celebraro-
Nopil- no l’efaltazione al trono del Principe Nopaltzin con accla-
lí.'n<leie niazioni ed allegrezze per altri quaranta giorni. Nel conge-
Cicjme- darfi poi dal nuovo Re i Signori per ritornare ai loro rifpet-
chi' tivi ftati, uno di efTi fece quefta breve aringa: „ Gran Re
•„ e Signore, noi come fudditi e fervi voftri andiamo per ub-
„ bidir ai voftri comandi a reggere i popoli, che alia noftra
cura avete commeífo, portando nei cuori il piacere d’aver-
„ vi veduto fui trono non meno alia voftra virtu, che alia
„ voftra nafcita dovuto . Proteftiamo, incomparabil eflere il
,, bene, che abbiamo nel fervire a s'i alto e s'ï poífente Si-
,, gnore , e vi preghiamo di guardarci con occhj di vero Pa-
„ dre , e di proteggerci colla voftra poflanza , acciocchè ftiamo
„ fotto 1’ombra voftra ficuri. Voi fiete infieme ed acqua rifto*
„ ratrice, e fuoco divoratore, e nelle voftre mani avete pari-
„ mente e la morte noftra, e la vita. „
Congedati i Signori rimafefi il Re in Tenajuca colla fua
forella C'tbuíixocbitl , vedova del Principe Chiconquauhtli.
Era allora , per quanto congetturare poffiamo , di feflanta
anni in circa, ed aveva già e figliuoli, e nipoti . I 11101
figliuo-
J4i
figliuoli legittimi avuti dalla Regina Tolteca erano Tlotzin , -
Quaubtequtbua, ed dpopozoc. A Tlotzin, ch’ era il pri-Lib. II.
mogenito, conferí il governo di Tezcuco,, acciocchè andaffe
imparando 1’ arte malagevole di regger gli uomini , ed agli al­
tri due diede 1’ inveflitura degli fiati di Zacatlan e di T«-
namitic. (/>)
Un anno fi trattenne il Re nella corte diTenajuca or­
denando gli affari dello flato, che non era gia cos! tranquil­
lo, come ful principio. Quindi fe n’ andò a Tezcuco per
trattar col fuo figliuolo dei mezzi piu opportuni da prenderfi
per rimettere il regno nella primitiva tranquilina . Eflendo
qu'i entro una volta nei giardini reali col fuo figliuolo ,econ
altri Signori della fuá Corte, e fiando, con loro a difcorrere,
proruppe inafpettatamente in un pianto diroito, e dimanda-
to della cagione: „ Due fono, riípofe, le cagioni delle mie
55 lagrime: 1’ una la memoria del mío defunto Padre , che
55 mi fi ravviva colla villa di quedo luogo, dove fole-
5) va divertirá; e 1’altra il paragone , che fo di quei felici
55 tempi con quedi giorni amari. Quando il mió Padrepian­
55 to quedi giardini, aveva dei fudditi piu pacifici, che lo
55 fervivano con fincerita in quelle cariche, che lor conferi-
55 va, ed eglino con umilt'a e con gratitudine accettavano;
55 ma oggidi regna da per tutto 1’ ambizione,e la difcordia.
•55 Mi rincrefce d’ eífere codretto a trattar come nemici quei
55 fudditi, che una volta io trattava in quedo medefimo
55 luogo come amici, e fratelli. Tu mió figliuolo, foggiunfe
5) parlando a Tlotzin , abbi ognora avanti agli occhi 1’ im-
55 magine del tuo grande avo , e sforzati d’ imitar gli efem-
55 pj di prudenza e di giudizia , che ci lafció. Munifci il tuo
55 cuore di tutto ció, di che avrai pofcia d’uopo per ben reg-
55 ge re
(p) Qqalora fi voleíTe adottare la Cronología di Torquemada, bifogne-
rebbe dar a Nopaltzin , quando fall ful trono, 130. anni d’ et'a ; perché
guando arrivó col fuo Padre al paefe d' Anahuac, aveva almanco i8.ov-
vero io. anni, mentre ebbe dal fuo Padre la commiflione di riconofcerela
terra, i quali aggiunti ai n?. che fecundo il Torquemada regnó Xolotl in
quel paefe, fanno 131. o 133.. Vedafi intorno a ció la noftra II. DiíTer-
tazione. /
14?
——11 „ gere i tuoi fudditi. „ Porche s’ ebbe alquanto col fuo fi.
Lib, II. glJuolo confolato,fe n’ ando il Re alia fuá Corte di Tenayuca.
Il Principe Acolhuatzin, che ancor vivea , (timando
ftretti i limiti del fuo (tato d’ Azcapozalcorifolvé impadro-
nirfi di quello di Tepotzotlan, e in fatti il prefe per forza ,
malgrado la refiftenza, che fece Chalchiuhcua, Signor di quel-
lo (lato. E’ da crederíi, che Acolhuatzin non intrap re ndeife
cotal violenza fenza 1’ efpreifo confenfo del Re, il quale for-
fe voile in quella maniera vendicar qualche offefa da Chal­
chiuhcua ricevuta*
Alquanto piu fanguinofa fu la contefa, che indi a po­
co rifveglioífi per intereffe d’ aífai diverfa natura . Huetzin ,
Signor di Coatlichan, figliuolo del defunto Principe Tzon-
tecomatl , voleva fpofar Atotoztli^ Vergine bella e no­
bile, e nipote della Regina. La medefima pretenfione ave-
va Jacazozolotl, Signor di Tepetlaoztoc • ma quefti o perché
era piu innamorato della vergine, o perch’ era d’ un carat-
tere piu violento , non contento d’ addimandarla al Padre di
colei, voile renderfi padrone coll’ armi della fua bellezza, ed
a quedo fine radund un piccolo efercito dei fuoi fudditi, ai
quali s’ aggiunfe Tochititeuctli, ch’ era (lato Signore di Qua-
huacan , e per i fuoi misfatti era dato d’ eifo fpogliato , e
confinato a Tepetlaoztoc. Coniapevole Huetzin di cotal at-
tentato gli venne all’ incontro con un maggior numero di
truppe, e gli prefento la battaglia nella vicinanzadi Tezcuco,
nella quale pen qualche gente di Jacazozolotl con eflo lui, e il
redo dell’ efercito fu disfatto. Tochinteuctli fi falvcS colla fu­
ga , ricoverandoii nella citta di Huexotzinco di la dai monti.
Hue-

(q) Torquemada fa Huetzin figliuolo dTtzmitl ,e quefio figliuolo di Tzon'


tecomatl nel cap. 30. del lib. 1 ;ma nel cap. 40. dice,che Itzmitl fuunodi
quelli, che vennero con Xolotl da Amaquemecan: ficchè lo fa nato prima
del fuo padre Tzontecomatl , mentre quedi era ancor giovane , quando
venne in Anahuac; e non venne prima del 47. anno del regno di Xolotl,
ficcome afferma Io fteffo autore. Oltre a ció in un luogo fa Itzmitl mero
Cicimeca, ed in un altro figliuolo d’unAcoIhua: ma chi faràcapace di ac*
cennare tutte le contraddizioni e gli anacronifmi di Torquemada ?
«43
Huetzin ¿al rivale liberate s’ impadroni col beneplácito del
Re della donzella, e dello flato di Tepetlaoztoc. Lia.II.
Dopo quefte piccole guerre rra i Feudatarj fi mofle un
altra piu confiderabile della Corona colla Provincia di Tol-
lantzinco, che s’era ribellata. Andovvi lo fteffo Re in perfo-
na con un groffo efercito; ma flecóme i ribelli erano in gran
numero, e ben agguerriri, ebbe talvolta la peggio 1’ efercito
reale nei diciannove giorni, che duro la guerra, finattantochc
rinforzato con nuove truppe mandate dal Principe Tlotzin,
furono i ribelli disfatti, e gafligati coll’ eftremo fupplizio i
capi della ribellione . Il loro cattivo efempio da altri Signo­
ri imitato, ebbe altresi la ftefla forte»
Avea gi'a Nopaltzin meifo il regno in tranquilina , quan­
go morí il celebre Principe Acolhuatzin, primo Signore di
Azcapozalco lafciando lo flato al fuo figliuolo Tezozomoc.
Celebroifi con grande magnificenza il fuo funerals, interve-
hendovi il Re colla Nobilt'a d’amendue le Nazioni Acolhua,
e Cicimeca.
Non flette guarí a moriré anche lo fleflb Re dopo tren- §. 10,
tadue anni di regno avendo innanzi dichiarato fucceflbre nel- Tlotzin
la Corona il fuo primogénito Tlotzin. L’efequie fi fecero ¿ee¡Qct
nella fleífa corte,e collo fleflb apparato e ceremonie di quel-chi.
le del Re Xolotl, a cui fomigliante fu non meno nell’ indo­
le, che nella robuftezza , e nel coraggio.
Fra gli altri Signori, che intervennero alia efaltazione
del nuovo Re, vi furono i due fuoi fratelli Quauhtequihua ,
ed Apopozoc, i quali trattenne un anno nella fuá real cafa.
Era Tlotzin d’una indole tanto benigna, ed amorevole, che
era tutta la delizia dei fuoi vaflalli . Tutti i Nobili cercava-
no dei pretefli per vifitarlo, e godere delia piacevolezza e
dolcezza del fuo tratto. Non oftante quefl’indole tanto por­
tata per la pace, prendeva gran cura delle cofe della Guer­
ra, facendo che i fuoi fuddiri s’efercitaflero fpeflb nell’ armi,
ed egli dilettavafi nella caccia; rna nulla fappiamo in parti-
eolare delle fue azioni, nè degli avveoimenti del fuo regno
Qei trentafei anni, che occupò il trono d’ Acolhuacan. Mori
trava-
144
'-“travagliato da graviífimi dolori in Tenajuca . Le fue cenerî
Li®. II.fi. depofero in un’ urna di pietra pregevole , la quale dette
quaranta giorni efpoda alla vida del popolo fotto un padi-
glione.
ii, Succedette nel regno a Tlotzin il figliuolo di lui
Quina-Q avuto in QuaubcihuafzÀn, figlia del Signor di
îv” dei Huexotla.La fuá efaltazione fi celebró con maggior folenni-
Cicime- ta di quella dei fuoi anteceifori, non gia in Tenajuca, ma
chi" in Tezcuco, dove dabilï la fuá Corte, e d’allora fin’ alla
conquida degli Spagnuoli fu fempre quella Città la capitale
del regno d’Acolhuacan. Per paitare dali’ antica alla nuova
Corte fi fece trafportare in una fedia gedatoria, o lettiga
fcoperta fulle fpalle di quattro principad Signori , e fotto un’
ombrella, che portavano altri quattro. Infino a quel tempo
tutti i Signori aveano fempre camminato a piedi . Quedo
Re fu il pnmo, a cui la vanità fuggeri una tale fpezie di
magnificenza, e quedo efempio imitato fu dai fuoi Succef-
fori, e da tutti i Re e Magnati di quel paefe, sforzandoli
ognuno di fuperar gli altri nel fado. Emulazione troppo per-
niciofa non meno agli dati, che agli ftefli Principi.
I cominciamenti del fuo governo furono aflai tranquil-
li ; ma poco dopo fi ribellarono gli dati di Mextitlan , e di
Tototepec fituati nelle montagne, che fono a Tramontana
di quella Capitale. Il Re todo che ebbe l’avvifo, marcià
con un groflb efercitò , e mandó a dire ai capi délia ribel-
lione, che fe il loro coraggio era uguale alla loro perfidia,
fcendeffero fra due di alla pianura di Tlaximalco, dove in
una battaglia farebbe la loro forte decifa; fe no, egli era de-
terminato a metter a fuoco e fiamma le loro Città, non
perdonando aile donne, ne ai fanciulli. I Ribelli, ficcome
erano già ben allediti, fcefero avanti il termine prefilfo a
quella pianura per odentare il loro coraggio . Dato quivi il
fegno délia battaglia fi combatte furiofamente ed odinata-
mente dall’una, e dali’altra parte, finché la notte íèparò gH
efer-

(*) Ebbe ancora quedo Re il nome di Tlaltetatzin.


_____
éferciti lafciando indeclfa la vittoria.’ Cosí continuarono per^"""**^
quaranta giorni in freqüenti pugne, non ifcoraggiandofi mai
i Ribelli malgrado i vantaggj, che ogni dl riportavano le
truppe regie; ma accorgendoli finalmente per 1’uccifione, e
lo fcemamento dei lor foldati, delia imminente loro rovina
s’arrendettero al loro Sovrano, il quale gaftigando rigorofa-
mente i Capi delia ribellione, perdonò ai popoli il loro de-
litto. Lo ftefío fece collo ftato di Tepepolco, che s’era an-
cor ribellato.
Qnefto fpirito di ribellione a guifa di contagio anda-
vafi per tutto il regno diffondendo : poichè appena íuggetta-
to Tepepolco, fi dichiararono ribelli Huehuetoca, Mizquic,
Totolapa , ed altre quattro Città. Volle il Re andar in per-
íona con un buon corpo di truppe contro Totolapa, e man-
dò contro l’altre fei Città altrettanti corpi fotto il coman­
do di bravi e fedeli Generali: e fu tanta la fua felicità, che
infra pochiíTimo tempo , e fenza perdita confiderabile rimife
fotto la íua ubbidienza tutte le fette Città. Quefte vittorie
fi celebrarono con grandi allegrezze per otto di nella Corte,
e furono premiati i Generali, ed i Soldati ,che piu s’erano
fegnalati. Siccome il cattivo efempio d’ alcuni ftati altri
avea fpinti alia ribellione, cost T infèlice riufcita fervi loro
nell’avvenire d’efempio per non macchinar piu novità con­
tro la dovuta fubordinazione al lor Sovrano: onde nel reíto
del fuo governo, che per quel che dicono gli Storici, fu
di feífanta anni, godette Quinatzin d’una gran tranquillità .
Quando venne a morte quefto Re, fi fecero verfo di
lui alcune dimoftrazioni, che non s’erano mai fatte verfo i
fuoi anteceífori; poichè aperto il cadavero, e cavategli le w
vifcere, il prepararono con non fo che compofizione d’ aromi,
acciocchè fi prefervaífe per qualche tempo dalla corruzione.
Collocaronlo poi in una gran feggia veílito degli abiti reali,
ed armato d’arco e di freccie, e gli pofero ai piedi un’a-
quila di legno, ed addietro una tigre, per fignificare l’intre-
pidezza e bravura di lui. In cotal poíitura il tennero efpofto
al pubblico per quaranta d'ï, e dopo il folito pianto lo bru-
Storta de^ MeJJico Tom> I, T ciaro-
14*
—----- ciarono, e feppellirono le ceneri in una fpelonca dei monti
Lis. II. vicini a Tezcuco.
Succederte nel trono a Quinatzin il fuo figliuolo Te-
cbotlalla', ma gli avvenimenti di quefto, e dei fuifeguenti Re
Cicimechi eifendo conneffi con queili dei Mefficani, i quali
aveano gia a quefto tempo ( nel fecolo XIV. dell’ era vol-
gare ) fondata la loro famofa capitale, riferviamo ad un al-
tro luogo il racconto di tali avvenimenti , contentandoci
adeffo di prefentare ai Leggitori la ferie di tutti i loro Re,
indicando, per quanro fi fa, l’anno dell’era volgare, in cui
cominciarono il loro regno, per ragionar poi brevemente
delle altre Nazioni, che prima dei Mefltcani arrivarono a

RE CICIMECHI.

Xclotl.................................................
Xclotl . rel fecolo XII
Ncpaltzin
Ncpaltzin........................................... nel fecolo XIII
Tlotzin
Tlotzin ................................................ nel fecolo XIV
Quinatzin . . -............................ nel fecolo XlV
Techotlalla......................................... nel fecolo XlV
lxtliixochitl............................................ nek’ anno 140Í
Fra quedo,ed il feguente Re occuparono il trono di
Acolhuacan i Tiranni Tezozomoc, e Maxtla

Nezahualcoyotl , . nell’anno 1416


Nezahualpilli nell ’anno 1470
Cacamatzin nell’anno 151Í
Cuicuitzcatzin . . nell’anno 1520
Coanacotzin . -. . neir anno 1520
Non polfiamo accennare l’anno, in cui cominciarono a
regnare i primi cinque Re, perché non fappiamo quanto
tempo regnarono Xolotl e Techotlalla; ftimiamo bensi veri-
fimile , che la Monarchs Cicimeca abbia avuto principio in
Anahuac verfo il fine del fecolo XII., e fia durara 330. an-
ni in circa fino al 1521. in cui finí infierne col regno di
Mcffi-
147
Meffico. Occuparono il trono undici Re legirtimi almeno,-' —
e due Tiranni. (*) Lib. II.
Gli Acolhui arrivarono al paefe d’Anahuac dopo comin-
ciato il fecolo XIII. Per quel poi, che riguarda alie altre
Nazioni, é incredibile la diverfitá di fentimenti,e la confu-
fione degli Storici fulla loro origine, ful loro numero, e ful
tempo , in cui capitarono in Anahuac. Lo iludió pur gran­
de, che ho fatto per rintracciare il veror non mi ha fervi-
to ad altro , fe non ad accrefcermi l’incertezza, ed a farmi
perdere del tutto la fperanza di fapere nell’avvenire cid che
finora s’é ignorato . Tralafciando dunque le favole, quello
foltanto diremo,, che é certo,. o puré aífai probabile.
Gli Olmechi, ed i Xicallanchi, o foffero una fola Na- § It
zione,, o due diverfe, ma. perpetuamente alleate e congiun- Gli OL
te, furono cosí antichi nel paefe d’Anahuac, che parecchj ^CQt’o®
Autori li credettero anteriori dei Toltechi. Della loro ori- miti.
gine niente fi fa (r) né altro ci dicono le antiche pitture di
quei popoli, fe non che coloro abitarono il paefe circonvi-
cino alia gran montagna Matlalcueje, e che quindi fcacciati
dai Teocicimechi, ovvero Tlafcallefi, fi trasferirono alie co-
fte del Golfo Meíficano. (/)
Gli Otomiti, i quali componevano una delle piu nu-
merofe Nazioni, furono verifimilmente dei piu antichi in
T z quel

(*) Non contiamo fra i Re Cicimechi, Ixtlilxochitl II.; perche quefti


piuttofto che Re, fu foltanto Governatore di Tezcuco, creato dagli Spa-
gnuoli. Anzi potrebbe dubitarfi, fe Cuicuitzcatzin abbia ad annoveraríi
fra tali Re; mentre a difpetto, e contro il dritto di Coanacotzin , fu an-
ch’egli intrufo nel regno d’ Acolhuacan da Motezuma per gl’ intrighi del
Conquiftatore Cortés ; ma almeno Cuicuitzcatzin fu accettato dalla Na-
zioneallora ,quando non era ancor fottopoña alia dominazione degli Spagnuoli.
(r) Alcuni Autori , fra i quali fu il celebre Dottor Sigüenza , fcriflero,
che gli Olmechi paíTarono dalla Ifola Atlantida, e che effi foli arrivaro­
no ad Anahuac dalla parte di Levan te, effendo tutte 1’ altre Nazioni venu-
te dalla parte di Tramontana : ma ignoriamo affatto i fondamenti di tal
opinione .
(f) 11 Cav. Boturini congettura, che gli Olmechi fcacciati dal loro pae-
>e n’andarono alie lfole Antigüe, ed all’Amer/caMeridionale . Tutto puó
effere; ma non fi fa .
i48
- --—quel paefe; ma fi confervarono per molti fecoli nella barbat
Jus.II. ríe, vivando fparfi nelle caverne dei monti, e foftentandoft
delia caccia, nella quale erano deftrifíimi. Occuparono un
tratto di terra di piú di trecento miglia dalle montagne d'
Izmiquilpan verfo Maeftro; confinando verfo Levante, e ver­
fo Ponente con altre Nazioni parimente felvaggie . Nel Se­
cólo XV. cominciarono, íiccome altrove diremo, a vivere
in focietk fottomeífi alia coronad’Acolhuacan,o coftretti dal­
la forza , o pure ftimolati dall’ efempio delle altre Nazioni.
Fondarono nel paefe d’ Anahuac, ed anche nella fteífa Valle
di Meíïico infiniti luoghi : la maggior parte d’eiïi,e fpezial-
mente i più grandi, come quelli di Xilotepec e di Huitza-
pan nelle vicinanze del paefe, che innanzi occupavano:
altri fparfi fra i Matlatzinchi, ed i Tlafcallefi, ed in altre
Provincie del Regno , confervando infino ai noftri tempi fen-
za alterazione il loro primitivo linguaggio anche nelle Colo­
nie ifolate, e da per tutto d’ altre Nazioni circondate. Non
però è da penfarfi, che tutta la Nazione fi riduceffe allow
alla vita civile, mentre una gran parte,eforfe lapiù grande,
reftò ancora infierne coi Cicimechi nella vita felvaggia. I
Barbari d’ amendue le Nazioni confufi dagli Spagnuoli fotto
il nome di Cicimechi, fi rendettero famofi per le loro fcor-
rerie, e non furono dagli Spagnuoli del tutto fuggettati in-
fino al Secolo XVII. Gli Otomiti fono ftati fempre riputati
la più rozza Nazione d’ Anahuac, cosï per la difficolrà,
che tutti provano nell’ intendere il loro linguaggio, comea
cagione della loro vita fervile; poichè anche al tempo dei
Re Mefficani erano trattati corne fchiavi. Il loro linguaggio
è aifai difficile, e pieno d’afpirazioni, che fannoparte nella
gola, e parte nel nafo; ma peraltro è abbaftanza copiofoed
efpreffivo. Anticamente furono rinomati perla loro deftrezza
nella caccia; oggidï commerciano per lo più in tele groffe,
di cui veftono gli altri Indiani.
i?. La Nazione dei Tarafchi occupo il vallo, ricco ,ed ameno
fc¡Jara” Pae^e di Michuacan, dove fi moltiplicarono aflai, e fondaro-
no moite Citta, ed infiniti Villaggj. I loro Re fuiono rivait
dei
*4*
dei Mefificani, ed ebbero con effi freqüenti guerre. I loro ar- ——
tefiei , o fuperarono , o emularono quelli dell’ altre Nazio- I-1** IL
ni: almeno dopo la conquifta del Melfico in Michuacan ft
fecero le migliori opere di mufaico, ed ivi folamente ficon-
fervo infino ai noftri tempi queft’ arte tanto preziofa . I Ta-
rafchi erano idolatri, ma non tanto crudeli , quanto i Mef-
ficani, nel loro culto. La loro lingua è abbondante , dolce,
e fonora. Adoperano fpeifo la R foave: le loro fillabe confta-
no per lo piü d’ una fola confonante e d’ una vocale . Oltre
ai vantaggj naturali del loro paefe, ebbero i Tarafchi la for­
tuna d’aver per primo Vefcovo D. Vafeo di Quiroga, uno
dei piu infigni Prelati, che abbia prodotto la Spagna, degno
veramente di paragonarfi cogli antichi Padri del C.riftianefi-
mo, la cui memoria s’è confervata viva fino ai noftri tem­
pi, e conferverafii eternamente preffo quei popoli. Il paefe di
Michuacan, ch' è dei piu pregevoli del nuovo Mondo, fu
aggregato alia corona di Spagna per la libera e fpontanea
cefiione del fuo legittimo. Sovrano , fenza che agli Spa-
gnuoli coftaffe ne anche una goccia di fangue, benché fia da
credere che il timore ingeritogli dalla frefea rovina dell’Im-

I Mazahui furono tempo fa parte della Nazione Otomi-^i iMa­


ta ; poiche i linguaggi di tutte e due le Nazioni altro non tlatzin-
fono, che diverfi dialetti d'una fteifa lingua; ma quefta di-
verfita fra Nazioni tanto gelofe di confervare incorrotto il zioni.
loro

(t) II Cav. Boturini dice, che trovandofi i MeíTicani aflediati dagliSpa-


gnuoli, mandarono un’aínbafeiata al Re di Michuacan, per procacciaríi
l’alleanza di luí; che queñi radunó cento mila Tarafchi ,e altrettanti Teo-
cicimechi nella Provincia- d’ Avalas , ma irfipatirito da certa vifione, che eb-
be una fuá forella gi'a morta, ed alia vita ritornata, licenzió I’ efercito ,
ed abbandond 1’imprefa di foccorreré, ficcome voleva, i Mefficani. Ma
tutto quefto racconto é urt teífuto di favole. i. Niun autore di quél fe-
solo fa menzione , per quel che fappiamo, di tal fucceffo. i. Doy’ erano
quei cento mila Teociciméchi, che cosí preño fi radunareno ? 3. Perché
radnno 1’efercito nella Provincia piü difeoña da Meffico? chi ha veduto
mai, che il Re di Francia mandi le fue trüppe a radunarfi in Fiandra,
per andar a foccorrere qualche Citta di Spagna? La rifurrezione di quella
PrincipefTa é una favola compoña ful memorabile awenimento ¿ella f«-
reda ¿i Motezuma, di cui al trove, parle remo.
J 5°
1 loro idioma, é un argomento chiarodella troppa antichithdella
Lib.IL lor feparazione. I principal! luoghi da loro abitad erano ful-
le montagne occidental della Valle Meíficana, e compone-
vano la Provincia di Mazahuacan, appartenente alia Corona
di Tacuba.
I Matlatzipchi formarono uno ftato coníiderabile nella
fertile Valle di Tolnca, e quantunque grande fofle antica-
mente la riputazione . delia loro bravura, furono cid non
oftante fottoineífi dal Re Axajacatl alia Corona di Medico ,
come altrove diremo ►
I Miztechi, ed i Zapotechi popolarona i vafti paefi del
loro nome a Scirocco di Tezcuco. 1 molti ftati , nei quali
divifi erano quefti due paefi , ftettero gran tempo fotto pa-
recchj Signori o Regoli delle medeíime Nazioni,. finche fu­
rono dai Meíficani conquiftati.. Erano pur quelle Nazioni
civili, ed induftriofer aveano le loro leggi, efercitavano le
ar¿i dei Meíficani,ed adoperavano lo fteft'o método nel com­
putare it tempo, e le medeíime pitture per perpetuare la
memoria degli avvenimenti, nelle quali rapprefentavano la
creazione del Mondo, il Diluvio Univerfale, e la confufio-
ne delle lingue, benché tutto con parecchie favole frammi-
fchiato. (-v) Dopo la conquifta i Miztechi r ed i Zapotechi
fono ftati dei piü indufiriofi popoli della Nuova Spagna.
Mentre duró il commercio della feta, eglino furono i nutrí-
tori dei bachi, ed alie loro fatiche íi debbe tutta la Cocci-
niglia, che da molti anni in qua fi é portata dal Meífico in
Europa.
I Chiapanefi fono ftati, fe dar vogliamo féde alie loro
tradizioni, i primi popolatori del nuovo Mondo. Dicevano,
che Votan, ñipóte di quel rifpettabile vecchio, che fabbricó
la barca grande per falvar fe, e la fuá famiglia dal diluvio;
ed uno di quelli, che intraprefero la fabbrica dell’ alto edifi'
zio, che fi fece per falire ful Cielo, andó per efpreífo co­
mando

(v) Vedaíi fulla mitologia dei Miztschi 1’Opera di Fra Gregorio Ga¡
ïia Domenicano, intitolata , Origine degí Indiani nel libro y. cap. 4-
IS*
mando del Signore a popolar quella terra. Dicevano ancora,"^"*M**^
che i primi popolatori erano venuti dalla parte di Tramen- Lib. II.
tana, e che allorchè arrivarono a Soconufco, fi fepararono ,
andando gli uni ad abitare il paefe di Nicaragua,e gli altri
rimanendo in quello di Chiapan. Quefta Nazione, per quel
che dicono gli Storici, non era da Re governata,ma da due
capi militari eletti dai Sacerdoti. Cos'! ii mantennero , finat-
tantochè dagli ultimi Re Melhcani furono a quella Corona
fottopoili. Facevano lo ftelfo ufo delle picture , che i Meift-
cani, ed aveano lo ftelfo modo di computar il tempo; ma
erano affano diverfe le figure , con cui rap prefenta vano gli
anni, i mefi, ed i giorni.
Per queilo che riguarda ai Cohuixchi, ai Cuitlatechi,
ai Jopi, ai Mazatechi, ai Popolochi, ai Chinantechi , ed ai
Totonachi , nulla (appiamo della loro origine, ne del tempo,
in cui arrivarono ad Anahuac. Dei loro coftumi particolari
qualche cofa diremo, qualora fervir pofla alia Storia dei
Meificani.
Ma fra tutte le Nazioni,che popolarono il paefe d’A- §. iy.
nahuac , le più rinomate,e quelle che piii figura fanno
la Storia del Meíftco, fono quelle, che volgarmente chia- 1
mate furono Nahuatlacbi. Fu dato principalmente quefto no.
me t la cui etimología abbiamo efpofto luí principio di que­
fta Storia, a quelle fette Nazioni, o per dir meglio, a quel­
le fette tribu d’una medefima Nazione, che arrivarono a
quel paefe dopo i Cicimechi, e popolarono le ifolette, le
rive, e le vicinanze dei laghi Meificani. Quelle tribù furo­
no quelle dei Sochimilchi, dei Chalchefi, dei Tepanechi ,
dei Colhui, dei Tlahuichi, dei Tlafcallefi , e dei Meificani.
L’origine di tutte quelle tribù fu la Provincia d’ Aztlan ,
onde ufeirono i Meificani, o pure un’altra ad eífa contigua,
e dalla medefima Nazione popolata . Turti gli Storici le
rapprefentano come originarle d’un medefimo paefe: tutte
parlavano la medefima lingua. I diverfi nomi, con cui fono
tonofeiute, prefi furono dai luoghi che fondarono , ovvero da
Huelli, in cui fi ftabilirono.
I So-
J5 2
I Sochimilchl prefers il norne dalla gran Gitt'a di Xo.
Lib. II. chimilco, che fondarono fulla fponda meridionale del Iago
d’acqua dolce, o fia di Chalco. I Chalcheii dalla Citta di
Chalco, fulla fponda orientale dello iteifo Iago, i Colhui da
Colhuacan , i Meflicani da Mexico, i Tlafcalleii da Tlafcal.
la , ed i Tlahuichi dalla terra, dove fi ftabilirono , la quala
per efler abbondante di Cinabrefe, fa appellata Tlabuican. (»)
I Tepanechi avranno forfe avuto il nome da qualche luogo
chiamato Tepan (x) dove faranno ftati prima di fondare la
celebre lor Cittk d’Azcapozalco.
E’ fuor di dubbio,che quefte tribu non arrivarono tut-
te infieme in quel paefe, ma in diverfi tempi, e coll’ordine
da noi accennato; ma v’e una gran varieta d’ opinioni tra
gli Storici ful tempo precifo, in cui capitarono in Anahuac.
Noi fiam perfuaii per le ragioni efpofte nelle noftre diflerta-
zioni , che le prime fei tribu arrivarono condotte da que’
fei Signori, che comparvero in Anahuac immediatamente
dopo i Cicimechi, e che non vi fu un cost grande interval-
10 di tempo, quanto crede il P. Acofta, fra il loro arrivo
e quello dei MeiTtcani.
I Colhui, confufi per lo piu dagli Storici Spagnuolico-
gli Acolhui per 1’ affinitk dei nomi , fondarono la piccola
Monarchia di Colhuacan, la quale s’aggregd poi alia Coro­
na di Meffico pel maritaggio d’una Principefla crede di quel­
lo ilato con un Re MeiUcano.
I Tepanechi ebbero parimente i loro Regoli, fra i qua-
11 fu il primo il Principe Acolhuatzin, dopo eiferii ammo-
gliato colla figlia di Xolotl. I fuoi difcendenti ufurparono,
come diremo, il regno d’Acolhuacan , e dominarono tutta

(u) Tlahuitl è il nome Mefficano dei Cinabrefe, e Tlahuican , vuoidire,


Luogo, o paefe di Cinabrefe. Gli Autori l’appellano comunemente
buichi, e dicono aver prefo quel nome da un luogo di quel paefe chiaina-
to Tlalhuic -, ma oltrecchè non fappiamq , che vi fia mai ñato un tal lu°‘
go., il nome pare poco conforme alla Grammatica Mefficana .
(x) Parecchj Autori li chiamano Tecpanechi. L’uno, e 1’ altro è nome
mefficano.- Tecpanecatl vale Abitante di Palazzo, Tepanecatl, Abitante diluo*
go pietrofo. Altri danno aquello nomeun’altra etimología aíTai violenta-
*53
quella térra, fínche l’armi dei Meflicani alleate con quelle—
dell’ erede legittimo d’ Acolhuacan rovinarono infierne col
Tiranno la Monarch'ia Tepaneca.
I Tlafcallefi da Torquemada, e da altri Autori chia-
mati TeocicimecbiyQ confiderati come una tribu della Nazio- i§Tláf-
ne Cicimeca , (7) fi ftabilirono ful priocipio in Pojauhtlan ,callefi.
luogo fuuato nella riva Oriéntale del lago di Tezcuco tra
queda Corte, ed ilVillaggio di Chimalhuacan. Quivi viñero
qualche tempo in grande miferia, foftentandofi foítanto della
cacciagione per mancanza di terreno lavorativo; ma eflen-
dofi moltiplicati, e volendo ampliare i terraini del loro ter­
ritorio, fi tirarono addoífo lo fdegno delle circonvicine Na-
Storia del MeJJtco Tom. I, V zioni.

(y) Torquemada non folo dice che i Tllafcallefi eranoTeocicimechi; ma


eziandio afferma nel lib. 3, cap- 10. che quefli Teocicimechi erano Otomiti.
Se i Tlafcallefi erano Otomiti, perché non parlavano la lingua otomita?
E fe tnai la parlarono, perché la Iafciarano per la mefficana ? D.^ve s’ è
nrai veduta unaNazione libera abbandonar il fuo nativo linguaggio peradot-
tare quedo de’fuoi nemici ? Non è meno incredibile , che i Cicimechi fofíe-
ro Otomiti, flecóme quivi fuppone il íuddetto Autore, benché nel lib. I.
cap. 11 . affermi 1’ oppofla . Chi coflrinfe i Cicimechi a lafciar il loro
primitivo linguaggio ? Colui foítanto, a cui non ha noto il carattere
di quelle Nazioni , né fappia quanto coftanti fieno nel ritenere la lo­
ro lingua nazionale , farà capace di perfuaderfi , che i Cicimechi per
la comunicazione, e 1’alleanza coglí Acolhui lafciaíTero l’otomito pe! mef-
ficano. Se i veri Otomiti non hanno alterato intanti fecoli il loro idioma,
né fotto la dominazione dei Meflicani , né fotto quella degli Spagnuoli,
come puó crederfi, che i Cicimechi mutaflero affatto la loro lingua, eflen-
do padroni di que! paefe, ed occupando1 mai fempre il trono d’Acolhuacan
da Xolotl fondatore di quel regno fino alia conquifta degli Spagnuoli. lo
però non dubito, che la lingua propria dei Cicimechi antichi fofle la me-
defima degli Acolhui, e Nahuatlachi, cioé la mefficana. Lo fteflo mi pa­
re ¿ei Toltechi ,checche dicano altri Autori, né poflo ¡Icontrarioperfuader-
mi dopo il piu diligente Audio della Storia . Sappiamo pure, che i nomi
dei luoghi, donde ufcirono i Toltechi, ed i Cicimechi, e di quei chefon-
darono in Anahuac, delle perfone dell’una e dell’ altra Nazione , e degli
anni, di cui fi fervivano, erano Meflicani. Sappiamo che i Toltechi ed r
Cicimechi, i Cicimechi egli Acolhui infindal principio infierne comunicáro­
nle $’ intefero reciprocamente fenza interprete.il trovarfi la lingua meffica-
diffufa infino a Nicaragua, non puó ad altro afcriverfi , fe non alia
difperfione dei Toltechi, che la parlavano; poiché non fi fa, che i Na­
nita tlachi s’ innoltraflero di la da Chiapan. Finalmente non troviamo né
anche un argomento da çonfermare 1’oppofto fentimento, benché comune
aPPo i noflri Storici.
154
^"""""zioniI Sochimilchi, i Colhui, i Tepanechi, e verifimil.
Lib. II, mente anche i Chalchefi, i quali eflendo con loro confinan-
ti, erano altres'l i pin danneggiati, fi confederarono , ed ar-
marono un confiderabil efercito per ifcacciar dalla Valle Mef-
. ficana dei popolatori tanto perniciofi. I Tlafcallefi, cui te-
neva fempre in veglia la cofcienza delle loro ufurpazioni,
vennero ben ordinati ad incontrargli. La battaglia fu delle
piu fanguinofe e memorabili, che fi leggono nella Storia Mef-
ficana. I Tlafcallefi, benchè inferiori in numero, fecerotan­
ta ftrage dei loro nemici , che lafciarono il campo pieno di
cadaveri, e tinta di fangue una parte del Iago, nella cui
riva fi combattè . Contuttoché tanto gloriofi ufciflero da que-
fia battaglia, pure determinarono abbandonar quel fito, ben
perfuafi, che mentre quivi foflero, farebbono ognora dai vi-
cini travagliati: e perciò dopo aver riconofciuto tutto il pae-
fe per mezzo de’ loro efploratori, e non aver trovato luogo,
dove ílabiliríi tutti infierne, s’accordarono di fepararíi, an­
dando una parte di loro verfo Mezzogiorno, e l’altra verfo
Tramontana. Quefti, dopo un piccolo viaggio, fi ftabilirono
col permeifo del Re Cicimeca in Tollantzinco ,ed inQuauh-
chinanco. Gli altri camminando attorno del gran vulcano
Popocatepec per Tetella, e Tochimilco, fondarono nelle vi-
cinanze d’Atrifco la Citt'a di Quauhquechollan , e paflando
alcuni avanti fondarono Amaliuhcan , ed altri villaggj, e co­
sí fi fiefero infino al Pojauhtecatl, o fia monte d’ Orizaba,
a cui verifimilmente diedero un tai nome in memoria del
luogo della valle mefiicana, che lafciato aveano.
Ma la maggiore, e piü riguardevole parte della tribu
s’indrizzò per Cholula alia falda del gran monte Matlalcueje,
onde fcacciò gli Olmechi, ed i Xicallanchi antichi abitatori
di quel paefe, e diede la morte al loro Re Colopecbtli. Qui
fi ftabilirono fotto un Capo chiamato Colbuacateuctli, pro­
curando fortificarfi, per poter vieppiu refiftere ai vicini po-
poli, fe mai voleífero attaccargli. In fatti non iftette guari,
che gli Huexozinchi, ed altri popoli confapevoli della bra­
vura, e delle forze dei nuovi vicini, temendo che nell’av-
ve-
*5S
venire lor foffero pregiudiziali, levarono un groffo efercito ^ib n
psr ifcacciargli affatto da turto il paefe. 11 colpo fu cosí
violento, che i Tlaícallefi furono coftretti ad abbandonare
il luogo, e ritirarfi in fulla cima di quella gran montagna.
Trovandofi quivi nella maggior cofternazione, implorarono
per loro ambafciatori la protezione del Re Cicimeca , ed ot-
tennero da lui un groífo corpo di truppe. Gli Huexozinchi,
non avendo forze baítevoli a contrallare coll’ efercito reale,
chiamarono in ajuto i Tepanechi, credendo che non foffero
per rifiutare si bella occafione di vendicarfi; ma quefti ri-
cordandofi del trágico avvenimento di Pojauhtlan, benché
mandarono delle truppe,, quede puré ebbero l’ordinedi non
far male ai Tlafcalleíi, e gli ftefli Tlafcallefi furono da loro
avvifati,. acciocché non gli ftimaffero nemici , e foffero ficuri
che quella gente mandavafi foltanto per ingannare gli Hue­
xozinchi, e per non turbar 1’armonía, che v’era fra loro ed
i Tepanechi. Col foccorío dei Tezcucani, e colla pérfida infin-
gardaggine dei Tepanechi furono fconfitti gli Huexozinchi ,
e coftretti a ritornare con ignominia al loro ftato. I Tla­
fcallefi da si grave pericolo liberati, e fatta la pace coi vi-
cini, fe ne ritornarono al primo loro ftabilimento per con­
tinuare la gia cominciata popolazione.
Quefta fu 1’origine della famofa Citta, e Repubblica
di Tlafcalla, eterno rivale dei Mefficani, e cagione della
loro rovina. Sul principio ubbidivano tutti ad un capo ; ma
effendofi poi confiderabilmente aumentata la loro popolazio­
ne, relió la Citta divifa in quattro quartieri appellati Tepe-
ttcpac, Ocotelolco } Quiabxiztlan, e Tizatlan. Ogni quartie-
re era fotto il fuo Signore, a cui erano altresi fottopofti
tutti i luoghi da tal quartiere dipendenti: ficché tutto lo
ftato componevafi di quattro piccole Monarchie; ma quefti
quattro Signori infierne con altri Nobili di primo rango
formavano una fpezie d’ ariftocrazia rapporto al común dello
ftato. Quefta Dieta o Senato era 1’arbitro della guerra, e
della pace; a lui toccava il prefcrivere il numero di truppe,
che fi dovevano armar», ed il Generala, che doveva coman-
V z darle.
— ■■ darle. Nello ftato quantunque riftretto, v’erano moite Cît-
Lu. Il.fa e groffi villaggj, nei quali nel 1520. Ci numerarono più di
cencinquanta nnla café, e più di cinquecento mila abitan-
ti . Il diftretto délia Repubblica era dalla parte di Ponente
fortificata con foffi, e trinciere, e dalla parte di Levante con
una muraglia, di fei miglia: dalla parte di Mezzogiorno era
naturalmente difefo col Matlalcueje , e da Tramontana con
altre montagne.
I Tlafcallefi erano guerrieri, coraggiofi, ed aflai gelofi
del loro onore,e délia loro liberté. Confervarono gran tem­
po lo fplendore délia loro Repubblica, malgrado i contrafti,
che ebbero a foffrire da’loro nemici , finattantochè per efferfi
confederati cogli Spagnuoli contro i Mefficani loro antichi ri-
vali, involti reilarono nella comun rovina . Erano Idolatri,
e tanto fuperftiziofi e crudeli nel loro culto, quanto i Meffi­
cani. Il loro Nume favorito era Camaxtle, quellofteflb, ch’
era dai Mefficani riverito fotto il nome di Iluitzilopocbtli.
Le loro arti erano quelle ftefl'e delle altre vicine Nazioni. Il
loro commercio era principalmente in frumentone ,ed incoc-
cinîglia. Per l’abbondanza di frumentone fu dato alla capi­
tale il nome di Tlaxcallan., cioè luogo di pane. La loro
cocciniglia era fopra ogni altra pregiata,e dopa la conquifta
recava ogni anno alla capitale una entrata di dugento mila
icudi ; ma abbandonarono del tutto quelto commercio per le
cagioni altrove accennate.
§.-17. Gîi Aztechi, o Mefficani, che furono gli ultimi po-

ficani^i PaIe délia n°ftra Storia, viffero fin’ ail’ anno 1160. in cir-
paefe d’ca dell’ era volgare in Aztlan, paefe fituato a Tramontana
Ana'iu- feno Californico, per quel che appare, atteCo la ftrada,
che fecero nel loro pellegrinaggio, ed i rifcontri avutine poi
dagli Spagnuoli nei- viaggj da loro fatti verfo queipaefi. (z)
La

(zi Nelle nodre difTertazioni parliamo di quefti viaggj fatti dal Nuovo
Meffico verfo Maeftro. Betancurt ne fa menzione nella Part. 2. Tratt. i-
cap. 10. del fuo Teatro Mejicano. Quedo Autore fa Aztlan Iontano ^7c0‘
<57
La cagione d’abbandonare la loro patria farà data quella me- • —
definía, che ebbero 1’ alcre Nazioni. Ma qualunque foffe, Lib.IL
non farà affatto inutile 1’ efporre al libero giudizio dei Leg-
gitori ció, che gli íteíliScoríci Mefíicani raccontano dellaori­
gine di tal rifoluzione .
V’ era, dicono, fra gli Aztechi un perfonaggio di gran­
de autorita appellato Huitxiton, al cui parere turti in grao
maniera deferivano. Quedi s’ era inipegnato, non fo perche
motivo, nel perfuadere ai fuoi Nazionali la mutazione di
paefe, e mentre tal penfiero rivolgeva, fenti a cafo cantare
fu ratni d’ un albero un uccellino, la cui voce imitava la
parola Mejicana Tibui, che vuol dire, Andiamo. Parvegli
queda una bella occaíione per ottenere quel cbe voleva da’
fuoi nazionali. Chiamando dunque un’ altra perfona riguar-
devole, appeliata Tecpalt&in ,1a condufle a quell’albero, do-
ve cantar foleva 1’ uccelletto , e le diffe cosí : „ Non vi ac-
„ corgete, amico Tecpaltzin di ció, che quedo uccellino ci
„ lia dicendo ? Quel Tibui, Tibui, che ognora ci replica,
„ che vuol dire, te non che è d’ uopo lafciar quedo paefe,
„ e tróvame un altro? Quedo fenza dubbio è un avvifo di
„ qualche occuito nume, che bada al nodro bene. Ubbidia-
„ mo dunque alia fuá voce, e non vogliamo addoífarci il
„ fuo fdegno col nodro rifiuto. „ Affenú pienamente Tec­
paltzin alia interpretazione di Huitziton , o peí concetto che
aveva della faviezza di lui, o perché era anche egli preve-
nuto dallo dedo penfiero. Eífendo ormai d’ accordo quedi
due períonaggj tanto autorevoli , non idettero guari a tirar
il corpo della Nazione al loro partiro.
Avvegnaché io non mi fidi di tal narrazione , non mi pa­
re peraltro affatto inverifimile; poiché non è malagevole per
una

miglia da Meffico. Boturini dice, eíTer Aztlan Provincia dell’ Afia ; ma


non fo, che ragioni abbia avute per una opinione si fingolare. In parec-
chie carte geografiche pubbbcate nel fecolo XVI. fi vede quefta Provincia,
fituata a Troinontana del feno Californico, ed io non dubito , che fi tro-
vi verfo queila parte, ma difcofto aílai da quel feno: ficché mi pare ve-
hfimile 1» diñanza accenaata da Betancurt,
158
-una perfona ftimata Cavia íl perfuadere per motivo di relí-
Lib.II. gione , qualunque cofa pin voglia ad un popolo ignorante e
fuperdiziofo. Aífai piü difficile farebbe il perfuadermi quel
che dicono comunetnente gli Autori Spagnuoli, cioé aver
intraprefa quel viaggio i Mefficani per efpreíTo comando del
Demonio. I buoni Srorici del fecolo XVI., e cjuelli, che gli
har.no copiati, fuppongono come affiatto indubitabile ilcom-
mercio continuo e famigliare del Demonio con tutte le Na*
zioni idolatre del nnovo Mondo, edappena raccontano qual-
che avvenimento della Storia, del quale non lo facciano autore.
Ma quantunque certo fia , che la malignita di quegli Spiri*
ti fi. sforza per far agli uomini tutto il. male che puo , e
tal volta ad. effi in forma vifibile fi fono moftrati per fedur-
gli , niaffimamente a quelli, che non fono entrati per la ri-
generazione nel grembo delia Chiefa; tuttavia nè puo ere*
derfi , che tali apparizioni foífero si freqüenti, nè il loro com-
mercio colle fuddette Nazioni si franco, come il credono
quedi Storici; perché Iddio, che veglia con amorofa provi-
denza fopra le fue creature, non accorda a si fatti ne-
raici del genere umano tanta liberta per nuocere. Non
debbono però maravigliarfi i Leggitori , che parecchj avveni-
menti di queda Storia abbiano letto in altri Autori, fe mi
trovino in quedo poco conforme colla loro credulita .• Io in
vero non fon difpodo ad aferivere verun effetto al Demonio
per la fola tedimonianza di alcuni Storici mefficani, mentre
potevano fácilmente cader in errore o per le idee fuperdi*
ziofe , da cui n’ erano offufeati i loro fpiriti , o per la truf-
feria dei Sacerdoti troppo comune nelle Nazioni idolatre.
Finalmente il viaggio degli Aztechi, che è certo ,qualun*
que fofle il motivo d’ intraprenderlo, fu da loro intraprefo
verfo 1’ anno uóo dell’ Era volgare, per quanto congettu-
rare poffiamo . Torquemada dice, aver egli oífervato in tutte
le pitture antiche di quedo viaggio rapprefentato un braccio
di mare , (A) o fiume groífo . Se mai foffe rapprefentato

(A) lo credo ,che quefto pretefo braccio di mare non éaltro, che 1’ immagine
del
*5P
qualche fiume in tali pitture*, quedo farebbe dato il Colorado,
fia fiume rodo, che fi fea rica nel feno Californico a %z~ di la- Lib. II.
titudine, mentre quedo é il piu confiderabile di quanti íi trova-
no fulla ftrada, che eglino fecero . Valicato dunque il fiume
rodo di la dal grado 35., camminarono verfo Scirocco fino al
fiume Gila, dove fi fermarono per qualche tempo: poiché
finora fi vedono degli avanzi di grandi edifizj da loro fatti ful-
le rive di tal fiume.Indi riprefa la ftrada verfo Oftro-Scirocco
fi fermarono alia latitudine di 29. gr. in circa in un luogo,
ch’ é difeoíto piu di 250. miglia dalla Citta di Chihua­
hua a Maeftro-Tramontana. Quefto luogo é conofciuto col a
nome di Cafe grandi, a cagione d' un vaftiífimo edifizio fina­
ra fuffiftente, che per quel che porta 1’ univerfal tradizione
di quei popoli, fu dai Medican! nel loro pellegrinaggio fab-
bricato. Quefto edifizio é fatto fulf idea di quelli del Nuo-
vo Medico, cioé comporto di tre piani, e fopra edi terrazzo , e
fenza porta nel piano inferiore. La porta da entrare nell’edifi­
zio é nel fecondo piano : ficche vi bifogna una fcala. Cosí
faqno gli abitanti del Nuovo Medico, per eífere meno efpo-
fti agli aífalti di loro nemici, metiendo foltanto la fcala per
quelli, a cui permettono 1’ingreífo in cafa loro . Lo fteífo
motivo ebbero fenz’ altro gli Aztechi per far 1’ edifizio
in quella forma : poiché in edo s’ oífervano i contraífe-
gni d’ una fortezza, difefa da un fianco da un alto mon­
te, e nel refto circonvallata di muraglia grofla íétte pie-
di incirca, le cui fondamenta finora fudiftono. Vedonfi in
queda fortezza delle pietre tanto groffe come quelle dei mu-
liui: le travi dei tetti fon di pino, e ben lavorate . Nel
-... ... . .. cen-

del diluvio univerfale, rapprefentato nelle pitture mefiicane aranti il comin-


ciamento del loro viaggio, ficcome vedeft. nella copiapnbblicata dal Gemelli
d’una pittura moftratagli dal celebre Dott. Siguenza. Il Cav. Boturini pre-
tende, che quefto braccio di mare fia il feno- Californio, mentre fi perfua-
fe, efier paflati i Mefficani da Aztian• alia' California ,- ed indi valicando
quel feno eflerfi portati a Culiacan; ma eftendofi trovati degli avanzi de­
gli edifizj ifabbricati nel loro viaggioidai Mefficani ful fiufne Gila, e Del­
ta Pimerla, non gia nella California, non v’ e ragione per credere che
Paffarono per mare, bensi per terra a Culiacan.
Ido
— LJ-1.!centro di s'i vafta fabbrica v’e ua monticello fatto a bella
Lk. Il. pofta, per quanto appare, per fare in eflo la guardia , ed
ofservare i nemici. Si fon fatte in quefto luogo alcuni fca-
vamenti , e fi fon trovati parecchj ftoviglj , ficcome pi-
gnate , piatti, e coppi , ed alcuni fpecchietti di pietra
Itztli. (B)
Da quefto luogo traverfando le montagne fcofcefe del­
la Tarahumara, e indirizzandofi verfo Mezzogiorno, arriva-
rono ad Hueicolbuacan, oggidi appellato Culiacan, luogo fi-
tuato ful feno della California a gradi 24^, dove ftettero
tre anni. (* *) E’ da crederft, the fabbricaifero delle cafe , e
delle capanne per loro alloggiamento, e feminaflero per 1c-
ro foftenramento quelle femenze, che feco portavano, come
il; fecero in tutti quei luoghi, dove per qualche confidera
*
bil tempo ft fermarono. Quivi formarono di legno una fta-
tua rapprefentante Huitzilopochtli, Name protettore della
Nazione, acciocche gli accompagnafle nel loro viaggio, e
fecero una feggia di canne e giunchi per trafportar-
lo , la quale appeliarono Teoicpalli ( feggia di Dio ) ed
eleffero i Sacerdoti, che dovevano portarlo fulle loro fpalle,
ch’erano quattro per volta, ai quali impofero il nome di
’T'eotlamacazqhe ( Servi di Dio ) e lo fteflb atto di portaria
chiamarono Teomama cioe portare addoflo Dio.
Da Hueicolhuacan camminando molti giorai verfo Le-
vaqte andarono a Cbicomoztoc, dove ft fermarono. Fin qu'a
aveano pellegrinato infieme tutte e fette le tribu di Nahua-
tlachi; ma qui ft divifero, e paifando avanti i Xochimilchi,
i Te -
(B) Quefti fono i rifcontri, che ho avuti da due perfone, che hannove-
duto le Café grandi. Si- vorrebbe un dettaglio délia loro forma e mifure;
ma oggidi è afsai malagevole 1’ ofservazione, efiendofi fpopolato tuttoqud
paefe a cagione delle furiofe fcorrerie degli Apacci , ed altre Nazioni
Barbare.
(*) La dimora degli Aztechr ire Hueîcolhuacan confia per la teftimonian-
za di tutti i loro Storici, corne pure la loro feparazione ire Chicomoztoc.
Del loro pailàggio per la Tarahumara v’è tradizione fra quei popoli fet-
tentrionaü. Prefib al Naiarit fi trovarono delle trinciere fatte daiCori Per
difenderft d>ai Mefficani nel viaggio, che quefti fecero da Hueicolbuacan a
Chicomoztoc.
lói

Tepanechi, i Coihui, í Chalchefi,i Tlahuichi, ed i Tia- ——=


fcallefi, reftarono quivi i Meflicani col loro idolo. Coftoro di-Lns. II.
cono, che la divifione fi fece per efpreflo comandamento del
loro Dio; ma noi ci perfuadiamo, che qualche difcordia li
feparafle. Non fi fa la fituazione di Chicomoztoc, dove no­
vè anni fi trattennero i Meflicani; ma mi pare efler quel
luogo venti miglia dalla Città di Zacatecas verfo mezzogior-
no, dove finora fi vedono gli avanzi d’ un edifizio aflai va-
fto, ch’è opera indubitabilmente degli Aztechi nel loro viag-
gio; perciocchè oltre alia tradizione dei Zacatechi, antichi
abitatori di quel paefe , quefti eflendo affatto barbari, nè
avevano cafe, nè fapevano farle, nè ad altri può afcriveríi
quella fabbrica dagli Spagnuoli ivi trovata, fe non agli Az­
techi. L’eífere quindi ftati a minor numero ridotti per lo
fmembramento delle altre tribu, farà ftata probabilmente la
ragione di non aver intraprefi i Meflicani nel refto delia lor
peliegrinazione s'ï fatti edifizj.
Dal paefe dei Zacatechi camminando verfo Mezzogior-
iio per Ameca, Cocula, e Zayula fcefero alia provincià ma-
rittima di Colima, indi in quella di Zacatula: onde rivolgendo-
fi verfo Levante montarono a Malinalco, luogo fituato nel-
le montagne, che circondano la valle di Toluca, (C) e poi
prendendo la ftrada verfo Tramontana ,capitarono nel 1196.
nella celebre città di Tula. (£))
Nel viaggio da Chicomoztoc a Tula fi fermarono un
pezzo in Coatlicamac, dove íi divife la tribu in due fazio-
ni, che nell’ avvenire furono eternamente rivali, e fi cagio-
narono a vicenda graviflimi difagi. La cagione di ral difcor-
Storia del MeJJico Tom. I. X dia

(G) Conña dai manufcritti del P. Giovanni Tobar Geiiiita verfatiflimo


«elle antichita di qnelle Nazioni, che i Meflicani paflarono pel Michua-
can, e non poté efiere per altra parte, che per quella di Colima e di Za­
catula , che allora verifimilmente appartenevano al regno, flecóme oggidi
alia diocefi Ecclefiaftica di Michuacan; poiché fe per altra flrada avefle-
ro fatto il viaggio a Tula, non lo avrebbono fatto per Malinalco.
(D) L’ época dell’ arrivo dei Meflicani a Tula nel 1196. viene confer-
mata da una Storia manuferitta in lingua Meflicana allegata dal Cav.
Boturini, ed in queño punto di Cronología fono d’ accordo altri Autori.
1Ó2
g dia furono, al dir loro, due involti, che maravigliofamente
Lib. H apparvero in mezzo al loro campo. Accoflandofi alcuni di
loro al primo in volto per riconofcerlo, vi trovarono una pie-
tra preziofa, fulla quale vi fu una gran contefa, pretenden-
do ognuno ottenerla, come un dono del loro Dio. Palian­
do poi a fvolgere l’altro involto, non altro trovarono, che
due legni. A prima vifta gli fprezzarono, come una cofa
vile, ma avvertiti dal favio Huitziton della utilita, che ne
potevano tirare per cavar fuoco, gli pregiarono aífai piu
della gemma. Quelli, che fi appropiarono la gemma coloro
furono, che dopo la fondazione di Medico appellaronfi Tía-
telolchi dal luogo, che fondarono vicino a quella Cittk; gli
altri poi, che tolfero i legni, furono quelli , che ebbero
neir avvenire i nomi di MeJJicani^o di Tenochchi. Ma que-
fto ragguaglio non è una vera floria , ma foltanto un apó­
logo trovato per infegnare, che nelle cofe pregiar piu fideb-
be 1’utile, che il bello. Malgrado quefta difcordia tutti e
due i partiti viaggiarono tuttora infierne per lo immaginario
intereífe della protezione del loro Dio. (E)
Non dee recar maraviglia , che gli Aztechi faceflero
tanti giri, e camminaflero fopra mille miglia di piu diquel-
lo, che abbifognava per arrivar ad Anahuac; mentre non
s’ erano prefiffo niun termine, cercando quk e lk un paefe}
dove poter godere con vantaggio tutte le comodit'a della
vita. Nè meno è da maravigliarfi, che in alcuni luoghi fa-
ceífero delle fabbriche grandi, flimando, come è da crederfi,
ogni luogo dove fi fermavano il termine della loro pellegri-
nazione. Parecchj íiti lor parvero da principio opportuni peí
loro ftabilimento, che pofcia abbandonarono per la fperienza
degli incomodi non preveduti. Dovunque fi fermavano erge-
vano un altare al loro Dio, e nel partiríi lafciavano gli in­
validi; e verifimilmente alcuni altri r che ad efli badalfero,
e for-

(E) E’ fuor di dubbio, che il ragguaglio degl’ involti fu un mero apolo-


go; poichè gli Aztechi fapevano mold fecoli avanti cavare il fuoco colla
confricazione di due legni.
e forfe anche taluno, che flanco di si Jungo pellegrinaggio
non volefle efporfi a nuove fatiche . Lib. II.

In Tula ílettero nove anni, e poi undici in altri luo-


ghi poco lontani, finché nel 1216arrivarono a Zumpanco,
Citt'a confiderabile della Valle Meíficana . Tocbpanecatl .¡SigaQ't
diqueílaCitta, gli accolfe con fingolare umamtk,e non con­
tento di accordar ad eííi un comodo alloggiamento, e di re-
galarglí abbondantemente, affezionato a loro colla lunga e
famigliare pratica, domando ai Capi della Nazione qualche
donzella nobile per moglie del fuo Ilhuicarl, I Mefli-
cani obbligati da cosí grande benevolenza, gli diedero Tía-
capantzin, la quale sposé todo quel giovane illuftre, e da
loro difcefero, come vedremo, i Re Mefficani .
Poi che s’ebbero trattenuti fette anni in Zumpanco ,
fe ne andarono infierne col giovane Ilhuicatl a Tizajocan ,
Citta poco difcoda da quella, dove Tlacapantzin partori un
fialiuolo, che ebbe nome Huitzilibuitl, e nello dedo tempo
diedero un’ altra donzella a 'Kocbiatzinf Signor di Quaub-
tifian, Da Tizajocan paliaron» a Tolpetlac, e Tepejacac ,
dove preíéntemente v’é il borgo,ed il rinomatiíTimo Santua­
rio ¿ella Madonna di Guadalupe, luoghi tutti fulle rive del
lago Tezcucano, ed aflai vicini al fito di Mefíico, nei qua-
li fi trattennero ventidue anni.
Dacché comparvero in quel paefe i Meílicani, furono
ricooofcíuti per ordine di Xolotl allora regnante, il quala
non avendo che temer da eííi, permife loro di ílabilirfi do-
ve poteflero; ma trovandofi coloro in Tepejacac aíTai trava-
gliati da Tenancacaltzirt, Signor Cicimeca, furono coftretti a
ricoverarfi in Chapoltepec, monte fituato fulla riva occiden-
tale del lago, appena due miglia difcodo dal fito di MeíTi-
co, nel 124$, regnando Nopaltzin, non Quinatzin , come
dicono Torquemada e Boturini. (F)
X 2 Le

(F) Se fi credefle regnante allora Quinatzin, bifognerebbe, che il regno


ai lui, e guello del fuo fuccefíore compren defiere uno fpazio di i6j. an­
ni,
J 64
Le perfecuzioni, che in quefto luogo fofferírono da ah’
Lib. II. cuni Signori, e particolarmente da quello di Xaltocan, li
fece dopo diciaflette anni abbandonarlo per trovaríi un afilo
più ficuro in Acocolco, luogo di parecchie ifolette nella eftre-
mita méridionale del lago. Quivi menarono per lo fpazio
di cinquanta due anni la vita piu miferabile del mondo. So-
ftentavanfi di pefce, e d’ ogni forta d’ infetti , e di radier
paluftri, e coprivanfî colie foglie della pianta amoxtli, che
nafee abbondantemente in quel lago, per efferfi affatto con-
funte le loro vedi, e non trovar ivi maniera di procacciar-
fene delle nuove. Le loro abitazioni erano poveriífime ca-
panne, fatte delle canne, e dei giunchi, che produce il la­
go. Sarebbe affatto incredibile, che per tanti anni aveífero
potuto campare in un luogo $1 incomodo, ed in una vita
si ftentata, fe avverato non folfe e per la teftimonianza de.
loro Storici, e per gli avvenimenti pofteriori -
§. Ma quivi almeno in mezzo alla miferia erano liberi ,
Schiavi- e la liberta raddolciva alquanro i loro difagj ; ma nel 1314
Meffica- fopravenne aile altre loro difgrazie quella della fehiavitù . V’è
niinCoi-della variet'a negli Storici intornoa quefto avvenimento. Al*
huacan. £lin¡ ¿jc0n0j che ¡1 Regolo di Colhuacan, Gitta poco difeo-
fia da quel fito, non potendo fofferire, che i Meiïïcani fi
manteneflero nel fuo diftretto fenza pagargli ttibuto, lor fe-
ce apertamente la guerra, ed avendogli vinti,gli fece fehia-
vi. Altri affermano,che quel Regolo mando ad efft un’anv
bafeiata dicendo, che compaiïïonando la vita miferabile, che
menavano in quelle ifolette, accordava loro un luogo mb
giiore, dove più agiatamente viveffero : Ghe i Meiïïcani, i
quali nulla più bramavano, accettarono fubito la grazia, ed
ufeirono volentieri da quel fito ; ma appena ufeitine furono
affaliti dai Colhui, e fatti prigioni.O foífe dell’vma, o dell’
altra maniera, egli è certo, che i Meiïïcani furono menati
fehiavi a Tizapan , luogo appartenente alio ftato di Colhua­
can . Do­

ni, ed a fiai più, fe s’adotafie la cronología di Torquemada, il quale fup;


pone régnante Quinatzin infin dal tempo, in cul entrarono i Meffican’
Valle di Meffico. Vedanfi le noñre differtazioai,
Dopo alcuni anni delia loro fchiavitù s’ accefe la guer-SüüíüS
Ta fra i Colhui, ed i Xochimilchi loro vicinicon tanto fvan-Lis. II.
taggio dei primi, che in tutte le pugne ebbero fempre la
peggio. Afflitti i Golhui per tante perdite, fi videro codret-
ti a fervirfl di loro prigionieri, ai quali ordinarono di pre-
pararii per la guerra; ma non gli fornirono delle armi ne-
ceflarie, o perché s’ erano confunte nelle battaglie anterior!
quelle, che aveano, o perché li lafciarono in liberté di far-
fele, come voleflero. I Meflicani perfuadendofl, che queda
era una bella occafione di procacciarfi la grazia del loro Si­
gnore, fi determinarono di adoperar 1’ ultimo sforzo del lo­
ro coraggio. Armaronfi tutti di badoni lunghi e forti , la
cui punta indurarono al fuoco non men per fervirfene con­
tra i loro nemici, che per ajutarfi nei falti da farfi da un
cefpuglio ad un’ altro, fe mai abbifognaífe , come in fatti
abbifognò, di combattere nell’acqua. Si fecero dei coltelli
d’ itztii, e delle targhe o fcudi di canna pedata. S’ accor-
darono di non trattenerfl, come folevano, nel far dei pri-
gioni, ma di contentarfi foltantodi tagliar loro un orecchio,
hiciandogli andaré fenz’ altro male. Con quede difpofizio-
ni ufcirono in campo, e mentre i Colhui, ed i Xochimil­
chi combattevano, or per terra nelle rive del Iago, or per
acqua fopra barche, fi lanciaronoimpetuofamente fopra i ne-
Jnici, fervendoii nell’ acqua dei badoni : a quanti a’ incon-
travano tagliavano 1’orecchio, e lo mettevano nelle punie­
re, che per quedo fine portavano ; ma qualora non pote-
vano ció fare per la refldenza del nemico, 1’ uccidevano.
Ottennero i Colhui coll’ ajuto dei Meflicani una vittoria si
compita , che i Xochimilchi non folamente abbandonarono il
campo; ma altres'l non hadando loro 1’animo per redare
nella loro Citia, rifuggirono aile montagne.
Finita queda azione con tanta gloria, fi prefentaronó
fecondo 1’ ufo di quelle Nizioni, i Soldad Colhui coi loro
prigionieri al Generale: perciocché non fidimava fra loro la
bravura dei foldati dal numero di nemici, che lafciavano mor-
d nel campo, ma bensi da quedo dei prigioni, che prefea-
ió6
1 avano viví al Generale. Non puo dubitarfi , efler ció Ha­
Lib. i to un fentimento ragionevole, ed una pratica aflai confor­
me alia umanita. Se il Principe puó vendicare i fuoi dirit-
ti; e rifpingere la forza fenza uccidere i fuoi nemici, 1’ u-
manita richiede, che fia confervata ad efli la vita.Se confi-
derar vogliamo 1’ utilit'a, un nemico morto non puo nuoce-
re, ma né men puo fervire,e da un prigioniere fi puó tirar
molto vantaggio fenza ricevere alcun danno. Se guardiamo
la gloria, maggiore sforzo richiedefi per privar un nemico
foltanto della fuá liberth, che per torgli la vita nel calor
delia zuffa. Furono eziandio chiamati i Meflicani per far la
moflra dei loro prigioni; ma non prefentando veruno, (poi-
ché quattro, che foli aveano prefi , li tenevano nafcofti pel
fine che diremo, ) furono come uomini codardi dal Gene-
rale, e dai Soldati Colhui vilipefi. Allora i Meflicani met­
iendo fuori le paniere piene d’ crecchie. „ Eccovi , difiero
„ dal numero dell’ o-ecchie , che vi prefentiamo, cavar po-
„ trete quello dei prigionieri, che potevamo apportarvi, fe
„ aveflimo voluto; ma non volemmo perder tempo nel le-
,, garli per anticiparvi la víttoria. „ Reftarono i Colhui ad
una tal rifpofta alquanto impauriti non meno dell’ aftuzia >>
che del coraggio de’ loro fchiavi.
I Meflicani ritornati al Iuogo della loro refidenza (che
per quello, che appare, era allora Huitzilopochco ) ereflero
un altare al loro Dio proteitore; ma volendo nella dedicazio-
ne offerirgli qualche cofa preziofa, la domandarono al loro
Signore . Queñi lor mandó per difpregio dentro uno ftraccio
fporco di tela grofla un vile uccello morro con certe immon-
dizie , il quale portarono i Sacerdoti Colhui, e meífolo fu 11’
altare fenza far motto fi ritirarono. Quantunque grande fof-
fe lo fdegno dei Meflicani per una burla cotanto indegna , r¡-
fervando pure ad un altro tempo la vendetta, pofero full
altare, in luogo di quelle immondizie, un coltello d’ Itztli ed
un’erba odorofa . Arrivato poi il giorno della dedicazione, voile
intervenirvi il Regolo Colhua colla Nobilta, non giaper onorar
lafefta, ma per burlarfi de’fuoi fchiavi. Cominciarono i
Mefli-
l6?
Mefficani quefta funzione con un folenne bailo, nel quale com-^5^5
parvero colle migliori vefti, che avevano, e quando piu at- Lk.II>
tenti ftavano i circoftanti, tirarono fuori i quattro prigio-
nieri Xochimilchi, che infino a quel tempo gli aveano tenuti
nafcofti, e dopo averli fatti bailare un poco,li facrificarono
fopra una pietra, rompendo loro il peitocol coltello d’ Itztli,
e ftrappando loro il cuore , che ancor caldo e palpitante
cfferirono al loro Dio.
Quefto inumano fagrifizio , il primo di queda fpezie,
che fappiamo eíferfi fatto in quel paefe, fece tanto orrore
ai Colhui, che inconranente tornati a Colhuacan , determi-
narono di mandar via quegli fchiavi si crudeli, che nell’av-
venire eíTer potrebbonoaflai perniciofi alio ñato: onde Coxcox
( quefto era il nome del Regolo ) ad efli mandó 1’ ordine
d' ufcir fubito da quel diftretto, e andarfene, dove piu lor
piacefle. Ufcirono volentieri i Mefficani dalla loro fchiavi-
tu, e incamminandofi verfo Tramontana, andarono ad Acá-
tzitzintlan, luogo fituato fra amendue i laghi, chiamato poi
da loro Mexicaltzinco, il cui nome é quafi lo fteflo di
quello di México ¡ e fu importo fe nz’al tro per lo fteífo mo­
tivo, per cui lo impofero, ficcome fra poco vedremo , alia
loro capitale ; ma non trovando in quel fito la comodita,
che cercavano, o volendo allontanaríi piu dai Colhui , paf-
farono a Iztacalco, avvicinandofi fempre piu al fito di Mef-
fico. In Iztacalco fecero un monticello di carta, nel quale
veriíimilmente rapprefentarono Colhuacan , (*)e paflaronouna
notte intera ba-llandogli attorno, cantando la loro vittoria fo­
pra i Xochimilchi, e ringraziando il loro Dio d’ avergli
liberati dalla dominazione dei Colhui.
Dopo eíferfi fermati due anni in Iztacalco , paífarono
finalmente a quel fito del lago, dove erano per fondare la
loro Citth. Trovarono ivi un nopal, o fia opunzia nata in
una pietra, e fovra tal pianta un’ aquila. Per ció diedero a
quel

(*) I Mefficani rapprefentavano Colhuacan nelle loro pitture colla figura


® un monte gobbo/e quefto appunto fignifica quel nome.
i68
^quel luogo, e pofcia alia loro Citt'a, il nome di Tenoc btitlanl
Lib. II. (G) Dicono tutti, o quafi tutti gliStorici del Mefíico, que-
fto appunto eífere flato il contraffegno dato loro dall’ oraco-
lo per la fondazione delia Citt'a, íul quale raccoutano pa-
recchj avvenimenti fuor del corfo delia Narura, che noi tra-
lafciamo, perché fono favolofi, o almeno incerti .
Fonda Tofto che i Meflicani prefero il poffeíTo di quel luo-
zione dï go, edificarono una capanna al loro Dio Huitzilopochtli.
Meffico. La dedicazione di quel Santuario, quanrunque miferabile, non
fi fece fenza fpargimento di fangue umano; imperciocchè ef-
fendo ufcito un ardito MeíTicano a cercar qualche anímale da
facrificare, s’imbattè in un Colhua appellato Xomimitl, $
venendo dopo poche parole alie mani a cagione della loro
nimifta, il vinfe il MeíTicano, e legatolo il porto ai fuoi Na-
zionali, i quali lo facrificarono incontanente, e con gran
giubilo prefentarono full’ altare il cuore ftrappatogli dal pet­
to, fervendo tai crudelta non meno allo sfogo del loro fde-
gno contro i Colhui, che al culto fanguinario di quella fal­
la divinit'a, Attorno al fantuario andarono fabbricando le
loro poveriflime capanne di canne e giunchi, per non aver
allora altri material!. Quefto fu il principio della gran Cit-
t'a di Tenochtitlan, che nel tempo avvenire doveva effere
la Corte d’ un grande Imperio, e la piu grande e piü bella
Citt'a del nuovo mondo. AppelloíTi anche Mexico ( ch’ è il
uome, che poi prevalfe ) la cui denominazione prefa dal
nome del fuo Dio titolare, vale, Luogo di Mexitli, o fia
Huitzilopochtli : poichè aveva tutti e due i nomi. (J/)
La
(G) Parecchj Antori cosí Spagnuoli, come d’ altre Nazioni hanno alte-
rato per 1’ ignoranza del Mefficano tal nome: fleché nei loro libri fi legge
Tenoxtitlan, Temiftitan, Temihtitldn &c.
(H) V’ é una gran varieta di fentimenti negli Autori fulla etimología
nel nome México. Alcuni vogliono, che fia Aa'Metztli, Luna; perciocché
videro la Luna rapprefentata in quel lago, flecóme avea predetto 1’ Ora-
colo. Altri dicono, che México vuol dire, Nella fontana o forgiva , per a-
verne trovata una di buona acaua in quel fito. Ma quefte due etimología
fono troppo violente, e la prima oltre che violenta , é anche ridicola . Iocre-
deva un tempo, che il nome folie Mexicco, che vuol dire ,Nelcentro de¡
Ma-
La fondázione di Meflico accadde nell’ anno IT. Calli , -—-
côrrifpondente al 1325. dell’ era volgare, regnando in quel Lîb. IL
paefe il Cicimeca Quinatzin ; ma non per aver mutato fito i
Meiïïcani migliorarono fubito la lor fortuna: poichè ifolati
in mezzo al lago, fenza terre dove feminare, ne vedi da
copriríi, ed in perpetua diffidenza di tutti i lor vicini, mena-
vano quivi una vita tanto miíera , quanto negli altri luoghi ,
dov’ erano ftati, foftentandoíi foltanto degli animali , e de’
vegetabili aquatici.Ma di che non è capace 1’ induftria urna-
na fpinta dalla neceffit'a ? La piú grande, che ivi fentivano
i Meííicani, era quella della mancanza di fuolo per le loro
abitazioni, mentre la ifoletta diTenochtitlan non era bafte-
vole a tutti gli abitatori. Rimediaronvi facendo degli ftec-
cati in quelle parti, dov’era piú baffa l’acqua, i quali ter-
rapienarono con pietra e cefpugli , unendo alia ifoletta prin­
cipale parecchie altre piu picciole,e poco difcofte. Per prov-
vederfi poi di pietra, di legni, di pane, e di tutto il bifo-
gnavole alia loro abitazione, ed al lor veftire e mangiare,
s’applicarono con fomma diligenza alia pefca non folo del
pefce bianco, di cui abbiamo altrove parlato, ma eziandio
d’ altri pefcetti, e di parecchj infetti paluftri, che fecero
commeftibili, ed alia caccia delle innumerabili fpezie d’ uc-
celli, che cercando il loro cibo nelle acque, vi concorreva-
no. Peí commercio di quefta cacciagione coi luoghi fituati
fuite rive del lago, acquiíhvano tutto quello, che lor man-
cava.
Ma dove fece 1’ultimo sforzo la loro induftria fu nel
fare dei cefpugli, e del fango medefimo del lago degli orti
Srovia del MeJJico Tom. I. Y galleg-

Maguei, o piante d’ aloe Mefficano; ma eolio iludió della Storia mi di-


finganna’i, e adeíTo fono ormai ficuro, che Mexico fignifica il Lúogo di
Mexitli o Huitzilopochtli , cioè il Marte dei Mefficani, a cagione del fan-
tuario ivi fabbricatogli : onde Mexico vale appo i Mefficani lo ñeílb > che Fanum
Munis appo i Romani, I Mefficani tolgono nella compofizione ai nomi di
queftai fpezie la filiaba finale tli. Il co aggiuntoli è la noftra prepofizione
Il nome Mexicaltzinco, vale il luogo della Cafa o fia tempio del Dio
Mexitli: ficcchéfignificano in foftanzalo ñefifo HaiYzt/opoífoo . Mww/tówcí»,
e Mexico , nomi dei tre luoghi. che fucceffivamente abitarono i Mefficani.
17®
'-galleggianti full’ acqua ( la cui ftruttura e forma al fuo
Lib. II. luogo efporremo, ) dove feminavano del Maíz, o frumen-
tone, del peverone ,della Chía, dei fagiuoli,e delle zucche.
Cosí pafíarono i Mefíicani i tredici primi anni, ordi-
nando nel modo poífibile la loro Citth. , e rimediando alia
loro miferia colla indudria,e colla fatica. Sin’a quedo teni­
do s’era confervata fempre unita tutta la tribu, malgrado
la difcordia delle due fazioni, che fi erano fórmate nel tem­
po del loro pellegrinaggio. Queda difcordia, ch’era data
dai padri ai figliuoli trafmefla , venne finalmente a ícoppia-
re nel 1338. Una delle fazioni non potendo piu fopportar
1’ altra, prefe la rifoluzione di fepararfi; ma non potendo
allontanarfi tanto, quanto le fuggeriva la fuá rabbia, fe ne
andó verfo Tramontana a daré in un’ altra ifoletta poco di­
ñante, la quale, per aver ivi trovato un gran mucchio d’a-
rena, appellarono Xaltilolco, e poi peí terrapleno, che vi fe-
cero, chiamarono Tlatelolco'\ nome che finora ha conferva-
to. (Z) Quelli, che fidabilirono in queda ifoletta, la quale po-
fcia fu unita a queda di Tenochtitlan, ebbero allora il no­
me di Tlatelolcbi ,e quei che redarono nel primo fito, s’ ap­
pellarono Tenocbcb¡\ ma noi gli chiameremo Medicani, fle­
cóme gli chiamano tutti gli Storici .
Poco innanzi o poco dopo quedo avvenimento divifero
i Mefficani la loro miferabile Citt'a in quattro quartieri ,
aflegnando a ciafcheduno il fuo Dio protettore oltre di quel-
lo di tutta la Nazione. Queda divifione fuífide prefentemen-
te fotto i nomi di S. Paolo, S. Sebadiano, S. Giovanni, e
S. Maria. (K) Nel centro di quedi quartieri v’era il San­
tuario

(I) Gli Antichi rapprefentavano Tlatelolco nelle loro pitture colla


ra d’ un mucchio di rena. Se aveffiero ció faputo quelli , che intraprefero
1’ interpretazione delle pitture Mefficane, che infierne colle Iettere del Con-
quiftatore Cortés, furono pubblicate in Meffico nel 1770. , non avrebbono
appellato quedo luogo. Tlatilolco, il quai nome interpretano, Forno .
(K) II quartiere di S. Paolo fu appellato dai Mefficani Teopan. e Xochi*
wilca, quello di S. Sebadiano Jltzacualco, quello di S. Giovanni 'Mojotfch
e quello di S. Maria Cuepopan, e Tlaquechiuhcan •
•L7I

tiurio di Huitzilopochtli, a cui ognigiorno rendevano mag-^^^2


gior culto . Lib.II.
In oflequio di quella rea divinita fecero perquefto tem­
po un orrendo facrifizio, che non fi puó fentire fenza inor-$/¿rifo¡o
ridirfi. Mandarono al Regolo di Colhüacan un’ ambafciata , inui»an®
pregándolo di dar loro qualcuna delle fue figlie per con-
fecrarla Madre del loro Dio protettore, fignificandogli efier
quefto un ordine efpreffo del loro Dio per efaltarla a s'l gran­
de onore. Il Regolo invaghito della gloria, che ne fperava
neir avere una figlia deificata,o pure impaurito dalle difgra-
zie, che ne prevedeva, fe mai rifiutafle la domanda d’ un
Dio, concedette tolloquanto glidomandavano,maflimamente
non potendo fofpettare quello, che era per accadere. I Mef-
ficani conduifero con gran giubilo quella nobile Donzella
alia loro Cittá; ma appena arrivata, comandó il Demonio,
per quel che dicono gli Storici , che gli fofle (aerificara, e
dopo morta fcorticata , e della pelle di lei fi veftifle qualcu-
no dei giovani piu prodi della Nazione. O ció foife un or­
dine del Demonio, o quel ch’e piu verifimile, una crudele
invenzione dei barbari Sacerdoti, tutto fu puntualmente «fe-
guito . Il Regolo invitato dai Meflicani a trovarfi alia apo-
teofi della fua figlia ,andó ad eifer uno degli fpettatori di quella
gran funzione, ed uno degradoratori di quella nuova Dei­
la. Fu introdotto nel Santuario , dove a lato dell’idolo (la­
va ritto in piedi il giovane veflito della infanguinata pelle
della vittima; ma la ofcurita del luogo non gli lafcio vede-
re quel che v’era. Gli diedero in mano un incenfiere, ed
un po«o di copal, acciocché cominciaffe il fuo culto; ma
avendo veduto colla luce della fiamma, che fece il copal,
quell’ orribile fpettacolo, che aveva innanzi, gli fi commoflero
dal dolore le vifeere; e rapito da violent! affetti, ufci gri-
dando come un pazzo, ed ordinando alia fua gente la ven­
detta di si barbaro attentato; ma non ebbero ardire d’in-
traprenderla, mentre farebbono flati infallibilmente opprefli
dalla moltitudine: onde fe ne tornó a cafa fua lo fconfolato
Padre a piangere la fua difgrazia il relio della fua vita. La
Y 2 fua
172
'fuá fventurata figlia fu creata Dea; e Madre onoraria non
Lu. II. folo di Huitzilopochtli, ma di tutti i loro Dei, e quefto
appunto fignifica il nome Teteoinan, col quale da allora in-
nanzi fu conofciuta, e riverita. Tali furono in quella nuo-
va Citta i faggi del bárbaro fiftema di religione, che altro-
ye eíporremo.

LL
*73

LORG III-
pondazione delia Monarcbïa MeJJicana : avvenimenti dei Me/-
(icani fotto i quattvo primi lot Re jino alia disfatta dei
Tepanechi, edalla conquiftad Azcapozalco .Prodezze,
ed azioni illujlri di Motezurna llhuicamina .Go­
verno e morte di Teehotlalla, quinto Re
Clcinïeca. Rivoluzioni del regno d'A-
colbuacan, Morte del Re Ixtlil-
xocbitl, e dei Tiranni Te-
zozomoc e Maxtlaton.

Nfino al 1352 era ftato ariftocratico ilgover­


no dei Meíiicani, ubbidendo" tutta la Nazione
ad un corpo compofto delle perfone piu ri-
guardevoli per la loro nobiltà, e faviezza.
Quelli , che la reggevano quando fi fondò
Meífico,erano venti, (*) fra iquali il piu auto-
revole era Tenocb, ficcome appare dalle loro
pitture. La fomma umiliazione , in cui trovavanfi, gli inco­
modi, che íofferivano da loro vicini, e 1’ efempio dei Cici-
mechi, dei Tepanechi,e dei Coihui gli fpinfero ad ergere il §. 1.
loro piccolo ftato in Monarchia, non dubitando , che 1’auto- A0*™?"
rita regia darebbe qualche fplendore a tutto il corpo delia Rg pri *
Nazione, e lufingandoíi che nel nuovo Capo aver dovrebbe- di
ro un Padre, che vegliaffe fullo Stato ,ed un buon Genera-^eíriC0‘
le, che gli difendefle dagl'infulti de’ lor nemici. Fu di co-
mun confenfo eletto Acamapitzin o per acclamazione del Po-
polo, o per fuffragj d’alcuni Elettori, nel cui giudizio tutti
fi comprometteflero, ficcome poi fi fece .
Er’ Acamapitzin uno dei piu chiari è dei piu pru-
denti

(*) I venti Signori che allora reggevano la Nazione fi chiamavano Tt-


, Atzin, Acacitli, Ahuexotl, 0 Abaeiotl, Occlopan, Xomimitl, Xiubcac
A
* Q-
174
—""^dentt perfonaggj^ che allora avevano. Era figliuolo d’ Opocb.
Lis. iil tli nobiliflimo Azteca, (a) e d' Atozoztli Principefla delia
caía Reale di Colhuacan . (¿) Per la parte del Padre pren-
deva la fuá origine da Tochpanecatl, quel Siguore di Zum*
panco, che si benignamente accolfe i MeíTtcani, quando ar-
rivarono a quella Citth. Non erad ancor ammogliato: onde
todo deliberaron» cercargli unagiovane delle prime cafe d’ A-
nahuac, e però mandaron» fucceflivamente delle ambafciate
al Signor di Tacuba, ed al Re d’ Azcapozalco ; ma datutti
e due fu la loro pretenfione con difpregio rigettata . Indi
fenza perder la fperanza per si ignominiofo rifiuto , fecera
la medefima dimanda ad Acolmiztli, Signor di Coatlichan,
e difcendente da uno dei tre Principi Acolhui, pregándolo
di dar loro per Regina qualcuna delle fue figlie . Piegoífi
Acolmiztli alie loro preghiere, e lor diede llancueitl fuá fi*
glia , la quale conduffero in trionf» i Mefficani , e con fom-
ma allegrezza celebraron» le nozze.
$. 3,. I Tlatelolchi, i quali, perché eran» vicini e rivali, fta-
Quaqua-vano fempre oífervando ció che íi faceva in Tenochtitlan,
huacZRe Per emular la gloria dei Meflicani, e per non eífere in qual-
primo di che tempo dal loro potere oppreín., crearon» anch’ eíli H
Datelol- joro . ma oon Rimando vantaggiofo , che deflo folís
della loro nazione , ma bensi di quella dei Tepanechi
(“ al cui Signore non meno il fito di Tlatelolco, che
cuello di Medico foggiaceva ) domandarono al Re d’ Azca-

'Axolohua, Nanacatziri , Quentzin,. Tlalala., Tzontliyayaifh , Cozcatl, Tezcdtl


Tocbpan, Mimich ,Tetepan , Tezacatl, zlcohuatl, ed Áchitomecatl.
(a) : Alcuni Storici dicono, che Acamapitzin, il quale- fuppongono nato
neíla fcWavitu di Colhuacan, fu figliuolo di Huitzilihuiti il vecchio; ma
non è verifimile; mentre Huitzilihuitl nato nel tempo, in cui i Meflicani
furono.in Tizaiuca, non avera meno di 90. anni, quando i Meflicani fu*
roño condotti fchiavi: onde Huitzilihuitl non fu Padre , ma bensi avo
Acamapitzin . Torquemada fa quefto Re figliuolo di Cohuatzontli; ma noi
aderiamo al fentimento delDott. Sigüenza, che con maggior critica, e di*
ligenza di quella del Torquemada indagó la genealogía .dei Re Meflicani-
(b) E’ da maiavigliarfi, che Opochtli fpofafle una dama si illuñre nel
tempo, in cui la fuá nazione era tanto avvilita colla fchiavitu; ma pur®
un tal maritaggio è accertato per le pitture dei Meflicani e dei Colhul
vedute dal dettiflimo Sigüenza ,
175
pozalco qualcuno de’ fuoi figliuoli, acciocché come Monarca li ■■■■ -■
reggefle, ed a lui fervifíero come Vaílalii. II Re lor diede Li». HI.
íuo figliuolo Quaquaubpit%abnac , il quale fu incontanenteco-
ronato primo Re di Tlatelolco nel 1353.
E’ da fofpettarfi, che i Tlatelolchi nel far tal dimanda
a quel Re, cosí per adularlo , come per irritarlo contro i
Mefficani lor rivali, gli efageraífero 1’ infolenza di coloro nel
crear un Re fenza il fuo permeffo: poiché pochi giornidopo
convocó lo fteífo Re d’Azcapozalco i fuoi Coníiglieri , e lo­
ro parló cosí? „ Che vi pare, nobili Tepanechi, dell’at-
„ tentato dei Mefficani? Églino fi fon introdotti nei nortri
jjdominj, e vanno aumentando confiderabilmente la loro
jjcitth, ed il loro commercio, e quel che é peggio,hannó
„ avuto 1’ ardire di crear Re un dei loro nazionali fenza
„ afpettare il noftro permeífo. Ora fe ció fanno nei prin-
j, cipj del loro ftabilimento , che puó crederfi , che fa-
„ ranno poi, dove fienfi moltiplicati, e fienfi accrefciute le
), loro forze? Non é da temerfi, che nell’ avvenire in ve-
ce di pagarci il tributo, che loro abbiamo importo , pre-
j, tendano, che noi il paghiamo a loro, e che il Regolo
M dei Mefficani voglia eflere ancora Monarca dei Tepane-
„ chi? lo pero ftimo necefsario di accrefcere in tal manie-
j, ra le gravezze loro, che affaticandofi per pagarle, fi con-
), fumino, o puré non pagándole, fieno da noicon altrima-
„ li travagliati, e finalmente coftretti ad ufcir dal noftro
„ ftato. „ Applaudirono tutti cotal rifoluzione , né altro do- '.
vea fperarfi; mentre il Principe, che palefe fa nel confulta- impoñ?
re la fuá inclinazione, piu cerca dei panegirifti, che fecondi- ai Meni­
no le fue voglie, che dei coníiglieri, che illuminino la fuá canl’
mente. Mandó dunque il Re a dire ai Mefficani , ch’effendo
ñato tanto piccolo il tributo, che infino a quel tempo gli
aveano pagato, voleva che d’ allora innanzi il raddoppiafse-
ro: che oltre a ció dovevano portargli non fo quante miglia-
ja di marze di falci e d’ abeti da piantarfi nelle rtrade,e nei
giardini d’ Azcapozalco , ed infierne condurre infino a quella
Corte un grand’orto, dove fofsero feminate, e gianate tutte
le femenze ufuali in Anahuac. I
I Mefficani, che infino a quel tempo non altro tributo
Lib. III. âvevano pagato, che una certa quantifia di pefce, ed un Ger.
to numero d’ uccelli aquatici, s’afflifsero troppo per queffi
nuoviaggravj ,temendoche ognora s’andadero accrefcendo; ma
pur fecero tutto quanto lor fu prefcritto, portando al tempo
prefiífo infierne colla folita pefcagione,e cacciagione, le marze e
1’orto galleggiante. Chi non abbia veduto i belliffimi giardini,
che infino ai nodri di fi coltivano in mezzo all’ acqua, e la
facilifia, con cui trafportanfi, dovunque fi vuole , non potra
fenza difficolta. perfuaderíi, efser vero cotai avvenimento; ma
chiunque gli abbia veduti, liccom’ io e tutti quelli, che han-
no návigato quel lago, dove trovano i fenfi la piu dolce ri-
creazione del Mondo, non avra ragione di dubitare della
verith di queda Storia. Avutone il fuddetto tributo lor or-
dino lo dedo Re di portargli 1’ anno proffimo un altro orto,
ed in elfo un’ anitra , ed una garza covando tutte e due le
loro uova; ma in tal maniera, che nell’ arrivare a Azcapo-
zaleo cominciafiero a nafeere i pulcini. Ubbidirono i Meíli-
cani, e prefiero si bene le loro mifiure, che ebbe lo fciocco
Principe il piacere di veder fortire i pulcini dalfi uova. Or­
dino poi per 1’ altro anno di portarli oltr’ all’ Orto un Cer-
vo vivo. Quedo nuovo ordine era in vero piu malagevole
ad efieguirfi, mentre per cacciar ilCervoerad’ uopo andar alie
montagne del continente con evidente pericolo d’ imbatteríi
nei loro nemici; nondimeno 1’ efieguirono per ifichivar dei
torti più gravi. Queda dura oppreffione dei Mefficani non
duro meno di cinquant’ anni. Gli Storici del Medico affer-
mano, che i Mefficani in tutte le loro afflizioni implorava*
no la protezione del loro Dio, e quedi ad effi agevolava la
efiecuzione degli ordini; ma noi fiamo d’ un altro fentimento.
II povero Re Acamapitzin ebbe oltre a quedi difgoíli
quello delia derilità della Regina Ilancueitl : e però fposò
Tezcatlamiahuatl , figlia del Signor di Tetepanco , dalla,
quale ebbe parecchj figliuoli, e fra gli altri Huitzilihuitl, e
Chimalpopoca, fucceflbri di lui nella Corona. Tolfe la ft’
conda moglie fienza lafeiar la prima : anzi vivevano tutte e
due
due in tal concordia, che Ilancueitl s’ incaricò dell’ educa- -
zione di Huitzilihuitl. Ebbe ancora, benchè non decorate ^ib. III.
colla qualità di Regine , altre mogli,e fra efíe una fchiava,
delia quale gli nacque ltzcoatl, uno dei migliori ,e de’piú ri-
nomati Re , che furono in Anahuac . Governo Acamapitzin
pacificamente la fua Città, la quale er’allora tutto il fuo re­
gno, per lo fpazio di trentafette anni. Nel fuo tempo s’ac-
crebbe la popolazione, fi fabbricarono alcuni edifizj di pie-
tra, e fi cominciarono i canali, che non meno fervirono all’
abbellimento delia Città, che alla utilita deiCittadini. L’In­
terprète delia raccolta di Mendoza afcrive a quefto Re la
conquifta di Mizquic, di Guitlahuac, di Quauhnahuac, e
di Xochimilco. Ma chi potra perfuaderíi, che i Meííicani
foífero per intraprendere la conquifta di quattro Città tanto
grandi, mentre appena potevano foftenerfi nel loro proprio
ítabilimento? Onde la pittura di quefta raccolta rapprefen-
tante quelle quattro Città vinte dai Meiïicani, debbe inten-
derfi di loro, in quanto furono truppe auíiliarie d’ altri fta-
ti, íiccome poco dopo fervirono al Re di Tezcuco contra i
Xaltocanefi .
Poco prima di moriré convoco Acamapitzin i Magnati
delia Città, e lor fece un breve difcorfo, ad efli raccoman-
dando le fue mogli, ed i figliuoli,e il zelo del ben pubbli-
co . Difle, che avendo dalle loro mani ricevuto la Corona,
la reftituiva a loro, acciocchè la deífero a chi ftimafíero do-
ver eífere più utile alio ftato, e proteftò il cordoglio che
fentiva nel moriré, lafciando la fua Nazione tributaria dei
Tepanechi. La fua morte accaduta nel 1389. fu aífai fenfi-
bile ai Meííicani, e le fue efequie fi celebrarono con quan­
ta folennità comportava la miferia delia Nazione.
Dalla morte d’Acamapitzin infino alia elezione del nuo-
vo R.e vi fu, per quel che dice il Dottor Sigüenza, un in-
terregno di quattro mefi : il che non accadde piú per l’av-
venire; mentre d’allora innanzi appena pochi giorni paflati
dopo la morte d’ un Re , s’eleggeva un altro. Quefta volta
potè ritardarfi l’elezione, per effere la Nobiltà occupata nel
■ Storta del MeJJico Tom, /. Z rego-
178
"""""""^regolare il numero degli Elettori, e ílabilire il ceremoniale
Lib.III. ¿ella incoronazione, che allora cominció ad oíTervarfi.
Radunatiíi Aunque gli Elettori fcelti dalla Nobilta, il
piu vecchio ¿i loro parló in queda maniera : „ La mi a eta
„ mi da animo per parlar il primo. E’ pur grande , o No^
„ bili Meíficani, la ¿ifgrazia, che abbiamo avuta nella mor-
„ te del noílro Re: né v’e alcuno, che debba piangerla piu
„ di noi, ch’ eravamo le peone ¿elle fue ali , e le palpebre
„ ¿ei fuoi occhj. Una tal difgrazia diviene piu grande per
„ lo hato calamitofo, in cui si troviamo fotto la dominazio-
„ ne dei Tepanechi con obbrobrio del nome MeíTicano. Voi
,, dunque, a cui tanto preme il rimedio delle prefenti cala-
„ mita, penfate ad eleggere un Re, che zeli per l’onore del
„ noílro pódente Dio Huitzilopochtli, che vendichi col fuo
„ braccio gli affronti fatti alia noílra Nazione, e che prenda
„ fotto 1’ ombra ¿ella fuá clemenza gli orfanelli, le vedove,
Hutrztii- ” e 8^ anziani. „ Finita queda breve aringa diedero li loro
huitlRe voti, e venne eletto Huitzilihuitl figliuolo del defunto Re
diMeffi Acamapitzin. Indi ufcirono ordinati, e portatifi alia cafa
co> l' dell’eletto, il prefero in mezzo, il conduflero al Tlatocaic-
palli, cioé alia feggia reale, ovvero trono, e fattolo federe
¡’ unfero nella forma che altrove efporremo; gli mifero in
teda la Copilli, o fia corona, e ad uno ad uno gli predaro-
no ubbidienza. Allora uno dei piu riguardevoli perfonaggj
alzó fra tutti la voce, e parló cosí al Re: „ Non vi fco-
„ raggite o generofo giovane, peí nuovo carico,che vi han-
,. no addoffato , d’efler capo d’ una Nazione rinchiufa fra i
„ canneti, e le giuncaje di quedo lago. E’ in vero fventu-
„ ra l’aver un si piccolo regno dabilito nel diftretto altrui,
„ e reggere una Nazione, che eflendo da principio libera,
„ divenne tributaria dei Tepanechi. Ma confolatevi, poiché
„ hamo fotto la protezione ¿el nodrogran Dio Huitzilopoch-
„ tli, la cui immagine fíete, ed il cui luego tenete. U
„ digniik, alia quale fíete dato innalzato da lui, non dee
„ fervirvi di pretedo per l’ozio, e la mollezza , ma piutto-
„ todo di dimolo per la fatica. Abbiate lernpre mai innan-
„ zi
T79
„ zi agli occhi i chiari efempj del voftro gran Padre, il - --- -
„ quale non riíparmió fatica veruna pel bene del fuo popo- Lib. II,
„ lo. Vorremmo , o Sign-ore, farvi dei preienti degni della
„ vortra perfona; ma poiche non cel permette la fortuna,
„ in cui ci troviamo, degnatevi ricevere i noftri defiderj,e
„ la fedelta cortante, che vi promettiamo.
Non s’era ancor ammogliato Huitzilihuitl, allorché mon-
to ful trono: onde íi pensó todo a dargli moglie, e vollero
i Nobili, che defta forte qualche figlia dello fteflb Re d’Az-
capozalco; ma per non efporíi ad un rifiuto si ignominiofo,
come quello ch’ebbero a fofíerire in tempo d’Acamapitzin,
s’accordarono di far queda volta la dimanda colle maggiori
dimoftrazioni di fommedione e di rifpetto. Andarono dunque
alcuni Nobili ad Azcapozalco, e prefentatifi al Re, e mefti-
fi inginocchione, efpofero cosí la loro pretenfione: „ Ecco,
j, gran Signore, ai vortri piedi i poveri Meflicani, afpettan-
„ do dalla vortra benignita una grazia molto fuperiore al
„ loro mérito; ma a chi dovremo- ricorrere, fe non a voi,
,, che fíete e nortro Padre, e noftro Signore? Eccoci pen-
„ denti dalla vortra bocea ,e pronti a tutti i vortri cenni. Vi
„ preghiamo col piu profondo rifpetto di compadre il noftro
j, Padrone, e fervo voftro Huitzilihuitl ,rinchiufo tra i fold
„ canneti del lago. Egli é fenza moglie, e noi fenza Regi-
„ na. Degnatevi, Signore, di lafeiar fcappare dalle voftre
„ mani qualcuna delle voftre gemme,o delle voftre preziofe
„ piume. Dateci una delle voftre figliuole, acciocché venga
„ a regnare nella vortra terra. „
Quede efpreflioni, che fono fingolarmente eleganti nel­
la lingua Medicana, piegarono in tal maniera 1’animo di
Tezozomvc, ( quedo era il nome del Re,) che fubito con-
cedette la fuá figlia Ajaubcibuatl, con indicibile piacere dei
Mefticani, i quali la conduífero in pompa a Medico, e ce-
lebrodi il bramato maritaggio colla folita cerimonia d’anno-
dare la eftremita della verte della fpoía con quella dello fpo-
fo. Ebbe da coftei il Re nel primo anno un figliuolo, a
cui impofero 11 nome d' Acolnabuacatl\ ma bramofo di nobi-
Z 2 litar
i8o
- -...... litar la fuá Nazione con nuove alleanze, dimandó ed otten-
Lib. III. ne ¿al Signor di Quauhnahuac una delle fue figlie appellata
Miabuíixocbitl, dalla quale ebbe Motezuma llbuicamina, il
piu famofo Re, che ebbero i Mefficani.
5. Regnava allora in Acolhuacan Techotlala, figliuolo del
tSahRe Re Q.uinatzin • í trenta primi anni del fuo regno furono
d’ Acol- aflài pacifici; ma poi íi ribelló contro la corona Tzompan ,
huacan. Signor di Xaltocan, il quale vedendo non effer baftevoli le
fue forze per opporíi al fuo Sovrano, chiamó in fuo ajuto
gli dati d’ Otompan, Meztitlan, Quahuacan. Tecomic,Qua-
uhtitlan , e Tepozotlan . 11 Re Techotlala gli promife il
perdono, purché lafciaífe l’armi, e íi fottometteífe. E’ da
crederfi, che adoperaffe cotal clemenza per riguardo al no-
biliffimo fangue del reo; mentre era 1’ultimo difcendente da
Chiconquauhtli, uno dei tre Principi Acolhui. Ma quetti
orgogliofo col numero di truppe, che aveva , rigettó con
difpregio la grazia. 11 Re fdegnato mandó contro i ribelli
un efercito, al quale s’aggiunfero i Mefficani,ed i Tepane-
chi da lui chiamati. La guerra fu odinata , ne pote in me­
no di due meíi terminarfi; ma dichiaratafi finalmente pel
Re la vittoria , Tzompan, e tutti i capi delle citt'a ribelli
furono coll’ eftremo fupplizio gadigati, finendo nello deffo
Tzompan la chiariffima fchiatta di Chiconquauhtli. Quetta
guerra fatta dai Mefficani, come aufiliarj del Re d’Acol­
huacan contra Xaltocan, e gli altri dati confederad, vede-
fi rapprefentata nella terza pittura della raccolta di Mendo­
za; ma 1’interprete di quede pitture s’ingannó, credendo
quelle citt'a conquiftate per la Corona di Meffico.
Finita la guerra i Mefficani ritornarono gloriofi alia lo­
ro Citt'a , ed ilgRe Techotlala per ifchivar nell’ avvenire nuo­
ve ribellioni, divife il fuo regno in feífanta cinque dati,
dando a ciafcuno un Signore, che il reggefle con fubordina-
zione alia corona. Da ogni dato cavó qualche gente per
idabilirla in un altro, redando bensi fottomeífa al Signors
dello dato, dal quale ne ufciva, volendo cosí tener in freno
i popoli mercè la gente draniera, e da altri dipendente, che
iSr
in ognuno metteva . Política da vero utile per impedir'—1
la ribellione; ma ingiuriofa ai fudditi innocenti, e malagevo- Lib. III.
le per i Signori, che li governavano. Oltr’ a ció onorò
parecchj Nobili con cariche riguardevoli. Fece Tetlato Ge­
nerale dell’ armi , Ï olqui Alloggiatore ed Introduttore degli
Ambafciatori. Tlami Maggiordomo del real palagio , Ame-
cbicbi Sopraftante alia pulitezza delle cafe reali , e Cobuatl
Direttore degli Orefici d’ Ocolco. Niuno lavorava dell’oro,
e dell’ argento pel fervizio del Re, fe non gli fteíïï figliuoli
del Direttore, che però aveano imparata 1’ arte. L’ Allog­
giatore degli Ambafciatori aveva fotto di fe parecchj altri
uffiziali Colhui, il Maggiordomo aveva certo numero di Ci-
cimechi, e il fopraftante alia pulitezza un fimil numero di
Tepanechi. Con tali provvedimenti aumentó lo fplendore
della corte, e raflodò il trono d’Acolhuacan ,benchè non po-
tefle impedir le rivoluzioni, che fra poco efporremo. Que­
lli , ed altri fimili tratti di política y che nel corlo di queda
Storia s’ andranno fcoprendo, faranno conofcere il torto, che
fecero agli Americani quelli Europei, che gli ftimarono ani­
mad d’ un’ altra fpezie, e quelli ancora,che gli credono in-
capaci di miglioramento.
La nuova alleanza contratta dal Re di Medico conquel-
b d’ Azcapozalco, e la gloria acquiftata dai Medicani nella
guerra di Xaltocan contribuirono aflai non meno al vigore
del loro piccolo dato, che al miglior trattamento delle lo­
ro perfone; imperciocchè avendo gi'a maggior liberta ed
eftenfione nel loro commercio, cominciarono in quedo tem­
po a veftirfi di cotone, del quale erano innanzi adatto pri­
vi per la loro miferia, nè d’altro veftivanfi, fe non delle
tele grode di filo di maguei, o di palma falvatica. Ma ap-
pena cominciavano a refpirare, che dalla ftefla famiglia rea­
le d’ Azcapozalco ufc'i contra loro un nuovo nemico, ed un
fanguinolento perfecutore.
Maxtlaton Signor di Coyoacan , e figlió del Re d’ Az­
capozalco, uomo ambiziofo, indómito, e crudele , e però
ternuto anche- dallo Relio fuo Padre, avea avuto a male il
ma-
i8i

g^*1**^ maritaggio della iba forella Ayauhcihuatl col Re di Meífi.


Lib. II. co. DÍÍIimuló qualche tempo il fuo difpiacere peí rifpetto á
6. fuo Padre; ma nel décimo anno del regno di Huitzilihuitl
Nimifla fe ne andó ad Azcapozalco, e convocó la Nobiltk per efporle
tíatoncoi k ^ue 4uei'e^e contro i Meflicani, ed il loro Re. Rapprefen-
Medica- rolle 1’ accrefcimento della popolazione di Medico , efageró
n! * 1’ orgoglio, e l’arroganza di quella Nazione, ed i fatali ef-
fetti , che dovevanfi temere dalle difpofizioni prefenti , e fopra-
tutto lagnofli del graviflimo torro fattogli dal Re Meflicano
nelP avergli tolto la fuá moglie. E d’ uopo fapere, ehe Maxtla-
ton, e Ayauchcihuat!, benché figliuoli di Tezozomoc era-
no nati da diverfe madri , e forfe allora erano si fatti ma-
ritaggj permeíli fra. i Tepanechi. O dunque davvero volefife
Maxtlaton fpofar fuá forella,. o fofle ció, come é piu veri-
fimile, un mero pretefto per efeguire i fuoi crudeli difegni,
prefe in quella radunanza la rifoluzione di chiamar Huitzili­
huitl per rinfacciargli la fuá preteía temerita. Ando infatti
il Re Meflicano ad Azcapozalco; néció deerecar maraviglia,
mentre non era cofa infolita in quel tempo il vifitaríi re­
ciprocamente i Signori: oltreché-in Huitzilihuitl v’ era la
ragione parttcolare di Feudatario di quella corona; perciocche
quantunque infin dalla nafcita d’ Acolnahuacatl aveífe ottenu-
to la Regina di Medico da fuo Padre Tezozomoc di rilevarei
Medican! dagli aggravi, ai quaii erano ftati per tanti anni
fottopofti , redó puré Medico nella condizione di Feudo d’
Azcapozalco ,ed i Medican i doveano ogni anno al Re Tepa-
neca prefentare due anitre per riconofcimento del fuo alto
dominio.
Maxtlaton ricevé Huitzilihuitl in una fala del fuo pa-
lagio, e dopo aver pranzato con eflo lui in prefenza del
cortigiani, che 1’ adulavano dei fuoi proggetti, gli fece una
feveridima riprenfione fulla ingiuria, chepretendeva eflerglilj
fatta nel matrimonio con Ayauhcihuatl. II ReMeflicano gh
protefló la fuá innocenza colla piu grande umilth dicendo , rhe
né egli avrebbe mai addimandata la Principefla , né il R®
padre d’efla 1’avrebbe accordata a fe, fe fofle ad un altro
impe-
impegnata. Ma a difpetto Sella flncentli Selle fue fcufe
della efficacia Selle fue ragioni, Maxtlaton gli replicó íde*- Lib.
gnato: ,, lo potrei bene, fenz’ afcoltarvi piü, darvi qui in*
„ contanente la morte : cosí reílerebbe punita la voflra te-
„ merith, e vendicato il mió onore; ma non voglio, che
„ fi dica, che un Principe Tepaneca uccife a tradimenro il fuo
„ nemico. Andate adeflo in pace: che il tempo mi farYca-
„ pitar qualche occafione di prendere una vendetta piu de-
„ corofa. „
Andoífene il Meíficano pieno di cordoglio , e di rab-
bia, e non ando guarí, che fént'i gli effetti della nimilTadel
fuo crudel cognato. La vera cagione di cotal nimift'a fu il
timore, che concepi Maxtlaton ,che doveífe forfe in qualche
tempo ricadere la Signoria dei Tepanechi nel fuo nipote A-
colnahuacatl, eífendo egli nato da una figlia del Re Tezo-
zotnoc: onde fottopofta foífe la fuá Nazione alia Meflicana.
Per liberaríi dunque da un tal timore prefe la barbara rifo*
luzione di far moriré il nipote, flecóme in fatti avvenne,
per le maní di certi uomini, che vollero con si fatta cru-
delta conciliarfi la grazia del loro padrone ; poiché non man-
cano mai ai potentati degli uomini venali , che fieno rnini-
ftri delle loro paífioni. (*) Tezozomoc non acconfenti a que-
fto misfatto; ma ne pur dimoftró, per quel che fappiamo ,
alcun difpiacere . Nel decorfo di quefta Storia fi vedrh , che
1’ orgoglio, 1’ ambizione , e la crudelta di Maxtlaton tol­
érate , anzi favorite dal fuo indulgente Padre, furono la
cagione della fuá rovina , e del conquaífo della fuá Na­
zione . Huitzilihuitl fofferi aífai mal volentieri un colpo
si dolorofo: ma non trovavafi con forze bartevoli per ven-
dicarfi,
Nel-
**'»—- , , , .................................. I ■ I ..... y : Bill- C II i

(*) Non v’é Autore, che efponga le circoftanze della trágica morte del
Pfincipino Acolnahuacatl, né fi puó capire, come poteftero i Tepanechi
efeguire in Medico cotal attentato ; ma non pero poffiamo dubitare del
fatto, mentre ci viene teñificato dandi Storici Nazionali , benché fra gli
Spagnuoli vi fia qualcuno, come il P. Acoda, che prenda sbaglio , con-
fondendo quefta morte con quella di Chimalpopoca Re terzo di Mefíico.
í$4
Nello fteflo anno ( ) in cui avvenne in Mefficó
Lib.III. queda tragedia, mon in Tlatelolcoil primo Re Quaquauh-
pitzahuac, lafçiando quella Citt'a confiderabilmente accrefciu*
Tiacá-ta con buoni edifizj, belli giardini, e maggior civilta. Iti
teotl Re luogo di lui fu eletto Tlocateotl, della cui origine parlano
dlTlate-var^amenIe Storici, mentre alcuni il credono Tepaneca,
¡oleo. íiccome 1’ antecefíore di lui, ed altri Acolhua, ottenuto dal
Re d’ Acolhuacan. La rivalita, che v’ era fra i Mefíicani
ed i Tlatelolchi, contribuí aífaiffimo all’ingrandimento d’ a-
mendúe le Citt'a,cercando gli uni fuperare in tutto gli altri.
I Medican! dalla loro parte s’ erano imparentati colle vici-
ne Nazioni, aveano aumentato la loro agricoltura , moltipli-
cando gli orti galleggianti nel lago, ed aveanoaltresl un piu
grande numero di barche, colle quali s era accrefciuta la
loro pefea, ed il loro commercio: ficché poterono celebrare
il loro anno fecolare I Tochtli, rifpondente al 1402. dell’
era volgare; con maggior apparato di tutti gli altri quattro
feoríi dopo la lor ufeita dal paefe d’ Aztlan.
Regnava ancora in quedo tempo in Acolhuacan Te*
chotlala , gia decrepito : onde antivedendo la vicinanza
delia morte , chiamó il fuo figliuolo e fucefíbre Ixtlilxochitl,
e fra 1’ altre indruzioni, che gli diede, gli configlió di gua-
dagnarfi gli animi dei Signori fuoi Feudatarj; perciocché po-
trebbe avvenire, che Tezozomoc, vecchio aduto ed ambi-
ziofo, che fin’ a quel tempo s’ era trattenuto pel ti more,
• voleífe congiurare contra 1’ imperio. Non erano vani i timori
di Techotlala, come fra poco vedremo . Morí finalmente
quedo Re nel 1406. dopo un Jungo regno, benché non tan­
to, quanto difiero alcuni Autori. (c)
§. 8.
IXtlílxO'
chitl Re e affidenza dei Regoli e Signori feudatarj di quella
d’ Acol- Corona, fi celebró la efaltazione d’ Ixtlilxochitl. Fra i Re*
huacan. noli

(c) Torquemada , e Betancurt danno 104, anni di regno a Techotlala ;


ma benché impoffibile non fia il Fegnare tanti anni, è affatto inveriíimi-
4e, né ció creder poíTiamo fenza gra.vi documenti, maffimamente eíTendo
¡a loro Cronología da per tuteo fpropofitata. Vedanfi le noñre difíértazioni.
18$
goli v’ era quello d’ Azcapozalco, il quale tofto fece palefe^^55
quanto fofle ftato ben conofciuto dal defunto Re Techotla- Lib.HI.
la; poiché fenza preftare ubbidienza al nuovo Re, fe ne
andd al fuo ftato per iollecitare gli animi d’ altri Feudatarj
alia ribellione. Convocó i Re di Meffico , e di Tlatelolco,
e lor difíe, che eflendo morto Techotlala, che tanti anni
avea tiranneggiato quel paefe, egli voleva mettere in liber­
ta tutti i Signori particolari in tal maniera, che ognuno
reggefle il fuo ftato con afloluta indipendenza dal Re d’AcoI-
huacan : che ad ottenere un fine si gloriofo avea bifogno
del loro ajuto. e confidava nel loro coraggio, gia noto a
tutte le Nazioni, che farebbero partecipi della gloria, a cui
afpirava: ed affinché il colpo fofle piu ficuro , egli farebbe
entrar nella confederazione altri Signori, che fapeva eflere
animati dagli ftefli penfieri. Tutti e due i Re o per paura
della prepotenza di Tezozomoc, o per accrefcer la gloria
delle lor armi, s’efibirono a fervirlo colle loro truppe , e Io
fteflo rifpofero altri Signori da lui follecitati.
Frattanto procurava Ixrlixochitl di ordinare gli affari
della fuá Corte, e conciliarfi gli animi dei fuoi fudditi;ma
riconobbe non fenza grave cordoglio, che molti s’erano gia fottrat-
ti dalla fua ubbidienza, per fottometterfi al pérfido Tezozomoc :
onde per impediré i progrefli dei fuoi nemici, ordinó ai Si­
gnori di Coatlichan, di Huexotla, e d’altri ftati vicini alia
Corte, d’armare fenza ir.dugio quante truppe poteflero . Lo
fteffo Re voleva comandare in perfona l’elercito; ma fu dif-
fuafo dai fuoi Cortigtani,i quail itimavano piu neceflaria la
fua prefenza nella Corte; poiché in quella turbolenza po-
trebbono alcuni nemici nafcolti, o d’una fedelta equivoca
prevalerfi deli’aflenza di lui per impadronirfi della capitale,
e precipitarlo dal trono. Fu dunque deftrnato Generale del­
lo efercito Tocbinteuctli, figliuolo del Signor di Coatlichan,
e fuftituito a lui in cafo di morte, o di qualche altro acci­
dente, Quaubxilotl, Signor d’Iztapallocan . Scelfero per tea­
tro della guerra la pianura di Quauhtitlan quindici miglia
a Tramontana d’Azcapozalco. Le truppe ribelli erano piu
Storta del Mejjtco Tom. I. A a mi-
iSd
i===!numerofe, ma quelle dell’ efercito reale piu ben difciplinate;
Lib. III.Quefto efercito, prima d’ andare a Quauhtitlan , defold fei
Stati di Signori ribelli, cos'i per indebolire i nernici, come
per non lafciar addietro chi lor poteffe pregiudicare. La guerra
fu delle piuoftinate, equilibrandoii la difciplina dei Tezcocani
col numero dei Tepanechi, i quali farebbono ftati in breve
tempo affatto vinti, fe non fi foifero ognora reclutati con
nuove truppe. I confederati dei ribelli diftaccavano frequen*
temente dei grofli corpi, e gli mandavano a fare fcorrer'ie
negli ftati fedeli, ficuri di trovar in eifi poca refiftenza ,per-
che raccolte erano in Quauhtitlan quafi tutte le forze dei Tezco­
cani. Tra mold mali, che cagionarono, uccifero Quauhxi-
loti, Signor d’Iztapallocan , il quale tomato dal catnpo di
Quauhtitlan mori con gloria , difendendo coraggiofamente la
fua Citta. Videii per cid coftretto il Re d’Acolhuacan a di-
videre le fue forze, deftinando per prefidio delle citta una
buona parte della gente, che da parecchj luoghi lontani gli
veniva in foccorfo. Tezozomoc vedendo, che in vece dei
vantaggj , che afpettava , ogni giorno s’ andavano dimi­
nuendo le fue forze, e che la fua Gente era impaziente del­
le fatiche, e dei pericoli della guerra dopo tre anni di con­
tinue pugne, addimando la pace. coll’intenzione di finir per
occulto tradimenro quello, che avea cominciato con aperta
forza. Il Re d’Acolhuacan, avvegnache fidarfi non potefle
della fede del Tepaneca, acconfenti nondimeno fenza richie-
dergli alcuna condizione, che il rendeffe iicuro perl’avveni-
re ; perche le fue truppe erano tanto ltanchey quanto quelle
del fuo nemico .
§ Appena finita quefta guerra,o poco prima di terminar-
Chimal- fi mon nel 1405?. Huitzilihuitl dopo venti anni di regno,
ReTlTdi aven^° Pukblicate alcune leggi utili allo ftato, e lafciando
Meffico. la Nobilta in poifeffo della libertk , che aveva, d’eleggere il
fucceffore. Fu dunque eletto il fratello di lui Chimalpopoca,
e d’allora innanzi reftd, per quel che pare, ftabilita la leg”
ge di far 1’elezione di qualcuno dei fratelli del Re defunto,
e mancandovi i fratelli, di qualcuno dei nipoti.Quefta leg'
ge
i8y
ge fu coftantemente oífervata, come faremo vedere, fino alia*
rovina dell’ Imperio Meflicano. Lis. III.
Mentre Chimalpopoca procurava d’ aífodarfi nel trono
di Meflico , Ixtlixochiti vacillava in quello d’ Acolhuacan .
La pace, che Tezozomoc gli avea dimandato, era un mero
pretefto per iafciarlo addormentare, e frattanto promuovere
piú efficacemente le fue negoziazioni. Ogni giorno vedeva
ingroífarfi più il fuo partito, mentre fi fminuiva quello del
Tezcocano. Trovofii quefto fventurato Re a tal eftremo ri-
dotto , che non iftimandofi piú ficuro nella fuá Corte, an-
dava errante per le vicine montagne, fcortato da un piccolo
efercito, ed accompagnato dai Signori di Huexotla e di
Coatlichan, che gli furono coftantemente fedeli. I Tepane-
chi a fine di ftringerlo piú, forprendevano i viveri, che al
campo di lui fi portavano: onde a tal bifogno venne, che
coíiretto fu a dimandar i viveri ai fuoi proprj nemici. Tan­
to facile è precipitare dalla cima della umana felicita nelí
abiífo della miferia ’
Mando dunque un fuo ñipóte appellato Cibuacuecuenotwn §
ad Otompan , una delle Città ribellate, acciocché pregafle Fatto
quei Cittadini di foccorrere il loro Re coi viveri, de’quali memo-
abbifognava, e gli ammoniífe di lafciar il partito dei ribelli cihua-*
ricordandofi della fedelt'a da loro giuratagli. Ben conobbe cuecue-
Cihuacuecuenotzin ii pericolo della imprefa; ma prevalendo notzin.
al fuo timoré la nobilt'a dei fuoi fentimenti, la fortezza del
fuo animo, e la fedelt'a al fuo Sovrano, fu pronto ad ub-
bidire : „ Vado, Signore,gli diífe,ad efeguir i voftri coman-
„ di, ed a facrificar la mia vita alia ubbidienza, che vi
„ debbo. Non ignórate, quanto fienfi da voi alienad gli
» Otompanefi per aderire al voftro nemico. Tutta la terra
» è occupata dai Tepanechi, e piena di pericoli : il mió rí-
» torno è troppo incerto.Ma s’io perifco peí fervizio voftro
» e fe il facnfizio, che vi fo della mia vita, è degno di
« qualche ricompenfa, vi prego di proteggere i due teneri
» hgliuoli, che lafcio. „ Quelle parole dalle lagrime accom­
pagna te intenerirono il cuor del Re,ilquale nel congedarlo
A a 2 gli
i88
— ¿ü diffe: „ II noftro Dio vi accompagni, e vi ñconduca
Lib. Iii. }) falvo. Ah! forfe nel voftro ritorno troverete fatto di me
„ cid , che di voi temete; mentre fon tanti i nemici,
„ che cercano la mia morte. „ Portoífi Cihuacuecuenotziti
íenza indugio ad Otompan, e prima d’entrarvi feppe , che
v erano allora in quella citta dei Tepanechi mandati daTe-
zozomoc a pubblicar un bando; non pero íi fcoraggió, anzi
con animo intrepido fe ne ando infino alia piazza, dove i
Tepanechi aveano radunato il popolo per pubblicare il ban­
do, e dopo avergli cortefemente falutati tutti, efpofe libe-
ramente la fna ambafciata.
Gli Oíompaneli íi burlarono di lui, e fchernirono la
fuá dimanda; ma niuno di loro ardí pallar avanti,finché un
vil uorao gli tiró una fafíata, eccicando gli altri a dargli la
morte. I Tepanechi, ch’erano ftati cheti ed ammutoliti per
oífervar ció, che farebbero gli Otompanefi, ora vedendoli
apertamente dichiarati contro il Re d’Acolhuacan, e contro
il fuo Ambafciatore, gridarono dicendo, muoja muoja il tra-
ditore, accompagnando i gridi con íaífate. Cihuacuecuenotzin
affrontó da principio i fuoi nemici, ma vedendofi fopraffatto
dalla folla, e tentando falvar la vita colla fuga, fu ucciíb
con una tempefta di fafíi. Uomo veramente degno di mi-
glior fortuna! Efempio memorabile di fedelta, che farebbe
dagli Storici e dai Poeti celebrato, fe l’eroe in vece d’ ef-
fere Americano, foffe Hato Greco; o Romano.
I Tepanechi divennero vanaglorio!! per un fatto si inu-
mano, e contrario al diritto delle Genti, e proteílarono alia
moltitudine il gran piacere, che aveano, di poter informar®
il loro padrone, come teftimonj oculati, ¿ella inviolabile fe-
delt'a degli Otompanefi. Difiero ancora eífer eglino mandati
appunto per intimare ad eífi 1’ ordine di non dar ajuto al
Re di Tezcuco fotto pena di profcrizione, e per efortarli a
prender 1’ armi centra quel Re, ed in difefa della propria lo­
ro libert'a. 11 Signor d’ Otompan, ed i primi uomini della
Nobilta rifpofero , che ubbidivano volentieri all’ ordine del
Re d’ Azcapozalco, e s’ efibirono a far quanto poteflero peí
íecondare le fue inteuzioni. Die-
I

Diedero prontamente avviíb di quefto avvenimento al —■—**


Signor d’ Acolman', equefti, ch’ era figliuolo di Tezozomoc, Lib. III.
il fece íapere a fuo Padre." il quale credendo effer ormai
tempo di metier in efecuzione il fuo peníiero, chiamd i Si­
gnori d’ Ocompan e di Ghalco, della cui fedelta confidava §Mir*
piu, e gli Stati dei quali] erano in una fituazione aflai con- tragic^
facevole al fuo intento, e gl’ incaricó di levare colla fegre- del Re
tezza maggiore, che fi poteífe, un buon efercito, e d’ im-
bofcarlo in un monte vicino al campo del Re di Tezcuco: tiranne-
che indi mandadero al campo Reale due Capitani dei piuac- r'udiTe-
corti, e dei piu bravi, i quail col preteito di comunicare al
Re qualche rilevantiflimo fegreto , cercaflero d’ allontanarlo
quanto lor foffe poffibile, dalla fuá gente, ed allora fenza
indugio 1’ uccideffero . Tutto avvenne come il maligno
Principe 1’ avea penfato. Trovavafi allora il Re nelle vici-
nanze di Tlafcalla, non ebbe fofpetto alcuno dei due Capi­
tani, che vennero a lui, e cadde incautamente nel laccio.
L’ attentato li efegui a villa dell’ efercito Reale, benché in
qualche piccola lontananza. Accorfero incontanente a gafti-
gar la temeritk di quei due fcellerati capitani; ma foprav-
venendo 1’efercito dei congiurati, che era piu numerofo,
furono tollo disfatti. Appena ft poté falvare il real cadavero
per fargli 1’ effequie, ed il Principe erede , che fu teílimo-
nio del trágico fine di fuo Padre, ebbe d’ uopo di nafcon-
derli tra certe macchie, per fottrarfi al furore dei nemici.
Cos'i fini il difgraziato Re Ixtiixochitl dopo fette anni di
regno nel 1410.
Lafcio parecchj figliuoli, e tra effi Nezabualtojotl, ere-
de della Corona, avuto da Matlalcibuatzin, figlia d’ Aca-
mapitzin Re di Melfico. (d) Era quello Principe dotato d’ un
gran-
id) Torquemada fa Matlalcihuatzin figlia di Huitzilihuitl ; ma come ?
Egli dice, che quefto Re quando fall ful trono, non. aveva piu di 17.an­
ni, né s’ era ancor ammogliaro, e che regno iz., ó al piu 26. anni. Da
Un altro canto rapprefenta Nezahualcoiotl nella motte del fuo pretefo
avo in eta da poter andar alia guerra, e da far deíle negoziazioni per af-
ficurarfi la corona: onde dovra dirfi, che Huitzilihuitl prima di numerar
*6. anni di matrimonio, avea gia dei nipoti almeno di 20. anni.
Ipo
grande ingegno, e d’ una impareggiabile magnanimit'a , e
Lis. III. degnopiudiqualunque altró d’occuparil tronod’ Acolhuacan; ma
non poté per la prepotenza di Tezozomoc metterfi in pof-
feífo del trono per tanti titoli dovutogli, fe non dopo alcu-
ni anni, ed infiniti pericoli, e contradi.
II pérfido Tezozomoc avea preparato dei grofli corpi di
truppe, acciocché dove foffe dagli Otompanefi, e dai Chal-
chefi efeguito il colpo premedítalo fulla perfona del Re, effi
piombaffero fulle Citth di Tezcuco, di Huexotla , di Coatí-
ichan , di Coatepec, e d’ Iztapallocan, che erano date le piá
fedeli al loro Signore, e le tnettefifero a fuoco e fiamma.
Gli abitanti di quelle Citta, che poterono falvarfi colla fa­
ga , andarono di la dai monti a ricoverarfi fra gli Huexotzin-
chi, ed i Tlafcallefi : tutti gli altri morirono, difendendola
loro patria; ma vendettero troppo care le loro vite, mentre
infinito fu il fangue e dall’ una e dad’ altra parte fparfo. Se
ricercar fi vuole la cagione di tanti mali, non adra trove-
raífi, che F ambizione d’ un Principe . Iddio voleífe , che
foífero e piu rare nel Mondo, e men viólentele dragi delle
paífioni. La paffione mal domata d’ un Principe, o d’ un
Miniftro bada per inondar di fangue umano i campi , per
rovinar delle Citta, per roverfciar dei regni, e per metter
fottofopra tutta la terra.
Appagata finalmente la crudelt'a del Tiranno colla op-
preífione dei fuoi nemici, íi fece giurar Re d’ Acolhuacan
nella Citta di Tezcuco, concedendo a tutti quellr^ che avea-
no prefo F armi contro luí, indulto generale, e liberta per
íitornare alie loro cafe . Diede in feudo la Citta di Tezcu­
co a Chimalpopoca Re di Meflico, e quella di Huexotla a
Tlacateotl Re di Tlatelolco per premio dei grandi fervizj,
che gli aveano predati nella guerra. Mife dei Governatori
a lui fedeli in altri luoghi, e dichiaro Azcapozalco Corte e
Capitale di tutto il regno d’Acolhuacan.
Trovaronfi prefenti a queda funzione, benche travedi-
ti, parecchj perfonaggj dei contrarj al Tiranno, e tra loro
il Principe Nezahualcoiotl. 11 dolore, e la rabbia, che que­
di
ipl
di nefent'i,ïnluieccitaronol’ ardor giovanile,e furonoper pre- — s
cipitarlo in un’ azion temeraria contra i fuoi nemici, fe un Lu.III,
fuo confidente, che lo accompagnava, non lo a vede didor-
nato, rapprefentandogli le fatali confeguenze della fuá teme-
rita, e facendogli vedere, quanto farebbe meglio 1’afpettare
dal tempo qualche piú opportuna occafione di ricuperar la
corona, e di vendicarfi dei fuoi nemici : che il Tiranno era
già decrepito , e che la morte di lui, che non poteva
tardar molto a venire, muterebbe affatto lo dato delle co­
fa: che gli deífi popoli verrebbero a fottometterfi al loro
legittimo Signore, coftretti dalla ingiudizia, e dalla crudelta
dell’ ufurpatore. In queda medefima occafione un Uffiziale
Meíficano afíai riguardevole ( verifimilmente Itzcoatl, fratel-
lo del Re, e Generale dell’armi Meíficane ) o di propria
autorita, o per ordine del Re Chimalpopoca, fall ful tem-
pio, che in quella corte aveva la Nazione Tolteca, e par­
ló cosí all’ immenfo popolo, che v’era: „ Semite, Cicime-
» chi, fentite , Acolhui, e tutti quanti qui vi tróvate:
j, Niuno ardifca far verun male al nodro figliuolo Nezahual-
» cojotl, ne permetta farglifi da un altro, fe non vuol
» fottoporfi ad un rigorofo gaftigo. ,, Quedo bando fervï
molto alia ficurta del Principe erede , niuno volendo addof-
faríi lo fdegno d’ una Nazione, che cominciava a faríi rif-
pettare.
Poco tempo dopo molti Nobilidiquelli, che per fottraríi
dal furore delle truppe Tepaneche erano rifuggiti in Hue-
xotzinco, ed in Tlafcalla, fi radunarono in Papalotla, luo-
go vicino a Tezcuco, per deliberar ful partito, che doveva-
no prendere nelle prefenti circodanze, e tutti s’ accordarono
di fottometterfi ai nuovi Signori codituiti dall’ Ufurpatore
Relíe loro Citt'a, cos'i per liberarfi da tante oftilit'a , come
per poter badar tranquilamente alie loro cafe e famiglie .
II Tiranno dopo aver contentato 1’ambizione fuá colla »».,
ufurpazione del regno d’ Acolhuacan , e la fuá crudelta col-
le dragi fattevi, voile ancor compiacere la fuá ingordigia dal Tí-
c°gli aggravj dei fuoi fudditi. Prefcriífe loro , che oltre al tri-rann0 •
butO)
ï£2

—'■""" ‘buto, il quale innanzi pagavano al loro Re di viveri , g


Lib. Ill.di roba da veftirfi, a lui ne pagaflero un altro d’oro e di
pietre preziofe, fenza avvederfi , quanto farebbe per inafprire
con tali aggravj gli animideifuoi fudditi, i quali avrebbe do-
vuto piuttofto conciliarfi colla moderazione e colla dolcez-
za , per render più ficura la poffefllone d’ un trono Habilite»
fulla ingiuHizia, e la crudeltà . I Nobili Toltechi e Cici-
mechi rifpofero ai banditori, ch’eglino volevano prefentarfi
in perfona al Re per parlargli fu quefto affare. Parvea loro ec-
ceiïiva F alterigia del Tiranno, e la fuacondotta troppo dif­
ferente dalla moderazione degli antichi Re, da cui difcen-
deva. Onde s accordarono di mandargli due oratori i più
bravi, che vi foiïero, unTolteca, ed un Cicimeca, (*) affin-
chè ciafcun di loro a nome délia fua Nazione gli facefle dél­
ié rimoftranze forti ed efficaci. Andarono tutti e due ad Az-
capozalco, e introdotti ail’ udienza del Tiranno, dopo facto
un profondiflimo inchino, parlo prima il Tolteca per riguar-
do alla maggior antichit'a délia fua Nazione in quel paefe,
e rapprefentogli gli umili principj dei Toltechi, e le necefli-
t'a, che tollerarono prima d’ arrivare allô fplendore, ed alla
gloria, di cui per qualche tempo godettero , e la miferia,
a cui furono dopo il loro conquaffo ridotti: défende la la-
grimevole difperfione , in cui furono trovati da Xolotl, quan-
do a queila terra capito, e percorrendo i due fecoli pofterio-
ri, fece una patetica enumerazione dei difagj da loro (offert!
per muovere a compaffione il Tiranno, e fottrarre la fua
Nazione dal nuovo aggravio.
Appena ebbe terminata la fua aringa il Tolteca , che
comincio la fua il Cicimeca. „ Io , Signore, diffe , poifo parlar
„ con maggior confidenza e libertà; poichè fon Cicimeca, e
„ parlo ad un Principe délia fteifa mia Nazione corne quegli
„ che e da quei gran Re Xolotl, Nopaltzin , e Tlotzin di-
„ feendente. Non ignorate, o gran Signore, che quei divini

(*) Il nome dell’ Oratore Tolteca era Quatlibuac, e quefto del Cicintf'
ca Tequiquiznabuacatl,
IPS
j, Cicimechi voftri Avi non faceano conto dell’ oro, e delle—s
„ gemme. Non altra corona fi mettevano in capo, che una Lib.III.
« ghirlanda d’ erbe e di fiori campeftri, nè fi adornavano con
„ altri bracciali, che coll’orrido cuojo, nel qual batteva Ja cor-
« da dell’arco nel faettare. I loro cibi fui principio riducevaníi
i, alia carne cruda, ed alie erbe infipide, e le loro vefti alie
„ pelli dei Cervi, e delle here, ch’ eglino ftefli cacciavano.
„ Dove dai Toltechi impararono 1’ agricoltura , gli ftefli Re
i, lavoravano la terra per incoraggir colf efempio i lorofud-
5) diti alla fatica. L’ opulenza e la gloria, a cui furono poi
5, dalla fortuna inalzati, non gli fecero più orgogliofi. Ser-
» vivanfi bensi, come Re , dei loro fudditi ; ma come Pa-
5, dri, gli amavano, e contentavanfi di efler da loro rico-
í) nofciuti cogli umili doni della terra. Io, Signore , non
b per altro vi prefento quefti chiari efempj dei voftri ante-
nati, fe non per pregarvi umiliflimamente di non voler
5) efigere più dai noi , di quelloche efigevano coloro dai no-
j, ftri maggiori. „ Afcoltò il Tiranno e 1’ una , e 1’ altra
aringa , e quantunque gli rincrefcefle il paragone fattogli co-
gli antichi Re, difíirtiulò però il fuo difgufto, e contentofli,
licenziando gli Oratori, di confermar 1’ ordine pubblicato ful
nuovo aggravio.
Frattanto Nezahualcojotl girava ognora follecito perpa-
recchie Citià , procurando conciliarfî gli animi per rimetteríi
ful trono. Ma quantunque lo amaflèro i fuoi fudditi, evo-
leífero vederlo in pofleffo del regno, non ardivano favorire
apertamente il fuo partito per paura del Tiranno . Tra i
fudditi più congiunti, che 1’abbandonarono, furono il Signor
di Cbimalpan fuo Zio, e Tecpanecatl, fratello della fuá fé­
conda moglie Nezabualxocbitl, della ftirpe reale di Meflico .
Perfeverando in tali negoziazioni, capitò una fera in una
villa della provincia di Chalco, appartenente ad una Signo-
ra Vedova, appellata Tziltomiaub. Oflervo che v’ era una
piantata di maguei, onde cavava la vedova del vino non
fríamente per ufo della fuá famiglia, ma ancor da vendere,
il ch’ era feveramente vietato per le leggi Cicimeche. Infiam-
Storta del MeJJico Tom, I. B b mofíi
* moflí in tal maniera di zelo per le leggi dei fuoi Padri, che
Lib. Ill.fenza che ad arreílarlo valefle né 1’ awerfita del la fuá fortu­
na, né altro qualunque rifpetto, ivi incontanente uccife di
fuá propria mano la donna delínqueme, Azione affatto in«
confiderata e riprendevole, nella quale ebbe. piu parte 1’ar­
dor dell’ eth, che la prudenza? Fece un gran rumore que-
fto fatto in quella provincia, ed il Signor di Chalco, ch’
era fuo nemico, ed era flato cómplice nella morte di fuo
Padre , procuró diligentemente d’ averio nelle mani; ma il
Principe antivedendo le confeguenze del fuo attentaro, s'era
gia meífo in ftcurt'a.
MortVáel Otto anni erano gia, che Tezozomoc pofledeva tran-
Tiranno quillamente il regno d’ Acolhuacan, indarno pretefo da Ne-
Tezozo- zahualcojotl, quando funefti fogni lo mifero in una grands
collernazione. Sogno, che Nezahualcojotl trasformato in a-
quila gli apriva il petto, e gli mangiavail cuore, ed un’al-
tra volta, che deflo trasformato in lione gli leccava il cor-
po, e gli fucciava il farigue. S’ impauri in tal guifa con si
fatte tragiche immaginazioni, formategli dalla ftefla cofcien-
za della fuá ingiuftizia e tirannia, che chiamando i tre fuoi
figliuoli Tajatzm^ Teuctxintl-i, e Maxtlaton, dopo aver loro
efpofti i fogni, gli incaricó di dar quanto prima la morís
a Nezahualcojotl, purché il faceflero si fegretamente , che
niuno fofpettar potefle dell’ aurore di ral morte. Appena
foppravvifle un anuo a quefli fogni. Era ga tanto vecchio,
che non potendo rifcaldaríi, né reggerfi pií. in una feggia,
era d’ uopo tenerlo turto coperto di cotone dentro una gran
pantera di vinchi, fatta a foggia di culla; ma da quella
culla, o piuttofto fepoltura tiranneggiava il regno d’ Acol­
huacan , e rendeva oracoli d’ ingiufiizia. Poco prima di mo­
riré dichiaró fuo fucceflore nel regno il fuo figliuolo Taja-
tzin, e tornó a comandare la morte di Nezahualcojotl , con-
fervando infino alF ultimo refpiro i fuoi perverfi difegni. Cosí
fini la fuá lunga vita quedo moftro d’ambizione, di perfi-
dia, e d’ ingiultizia nel 1422., dopo aver tiranneggiato novfi
IP5
anni il regno d’ Acolhuacan, e pofieduto moltiftimi lo Rato —
d’ Azcapozaluo . (t?) Lib. III.
Avvegnaché a Tajatzin, come a fucceífore della corona,
apparteneífe ii dar gli ordini opportuni peí funerala di fuo Pa­
dre, nondimeno il fratello di lui Maxtlaton,. ficcome piu
ardito e piu attivo, le ne arrogó il diritto, e cominció allo­
ra a comandar con tanta autonta , come fe fofse gia in
poíTeflo del regno, a che afpirava, ftimando aflai facile 1’ op-
primere il fratello, ch.’ era uomo dappoco, e niente pratico
del governo. Fece Maxtlaton avviíare il Re di Medico, e
di Tlatelolco, e gli altri Signori, accioccche onorafsero colla
loro preíenza, e le loro lagrime 1’ efequie del lor común Si-
gnore. Nezahualcojotl, benché non chiamato,volle puré tro­
va rfi prefente, per ofservare, come fi puó credere , co’ fuoi
occhj la difpofizione della corte. Andó accompagnato da un
fuo intimo confidente, e da qualche gente di feguito , ed
entrato nella fala del real palagio,dov’ era efpofto il cada-
vero , vi trovó i Re di Meflico e di Tlatelolco, i tre Pren-
cipi figliuoli del Tiranno, ed altri fignori. Salutó tutti ad
uno ad uno fecondo 1’ ordine, con cui íiavano a federe co-
minciando dal Re di MeíTico e prefentó loro dei mazzetti
di fiori fecondo 1’ ufanza di quel paefe . Terminad i com*
plimenti s’ aflidette allato del Re Chimalpopoca fuocognato
per accompagnarlo nel duolo. Teuctzintli, uno dei figliuoli
di Tezozomoc, ed erede della fuá crudelta, ftimando quefta
fina buena occafione per efeguire 1’ iniqua commiflione di
B b 2 fuo

(e) Torquemada fa Tezozomoc figliuolo imiíiediato del primo Principe


Acolhui: onde il fa regnare 160. , o 180. anni; ma dalla fteíTa aringafat-
ta d'air Oratore Cicimeca ci confia, che Tezozomoc era difeendente da
Xolotl, da Nopaltzin, e da TIotzin . Or la forella di Nopaltzin fposó il
Principe Acolhuatzin, onde i loro figliuoli erano cugini di TIotzin, figli­
uolo di Nopaltzin. In tutto ció conviene Torquemada con noi. Chi dun-
que fu mai detto difeendente dal fuo cugino? Chiunque voglia legger la
genealogía dei Re Cicimechi nell’ opera di Torquemada, s’ accorgera fu-
bito degii abbagli prefi da queíio'Autore. Puó effere, che vi íieno ñati
due o tre Signori d’ Azcapozalcó nominad Tezozomoc: ma quel che tiran-
neggió Acolhuacan, fu al piu pronipote del Principe Acolhuatzin.
i$6

fu o Padre contra Nezahualcojotl, la propofe al fuo fratello


Lib. III. Maxtiaton . Nía quefti , ancorché avefse un cuore non me-
no inumano, aveva pure un miglior cervello. „ Scacciate,
„ gli rifpofe Maxtiaton, fcacciate dalla mente si fatto pen-
„ fiero. Che direbbono gli uomini di noi, vedendoci mac-
,, chinar la morte altrui, allorché dobbiamo piangere quella
„ di noftro Padre? Direbbono, che non é grave il dolore,
„ che lafcia luogo ail’ ambizione, ed alia vendetta. II tem-
„ po ci fara capitar qualche occafione piú opportuna per com-
„ piere la determinazione di noftro Padre fenza incorrere
„ 1’ odio dei noftri fudditi. Nezahualcojotl non è invifibile.
„ S’ egli non fi nafconde nel fuoco , nell’ acqua , o nelle vi-
„ fcere délia terra, infallibilmente verra nelle noftremani. „
Quefto accadde nel quarto giorno dopo la morte del Tiran-
no, nel quale fu bruciato il cadavero, e feppellite furonocon
iftraordinaria pompa e folennita le fue ceneri .
11 giorno feguente ritornarono alie loro Citú i Re di
Meftico, e di Tlatelolco, e Maxtiaton comincio tofto con
minor diífimulazione a fcoprire il fuo ambiziofo difegno d’
impadronirfi del regno, moftrando colla fuá arroganza, ed
arditezza, che dove non baftaífero le fue arti, adopererebbe
la forza. Non ebbe coraggio Tajatzin per opporfene cono-
fcendo 1’Índole ardita e violenta del fuo fratello, ed il van-
taggio d’ elfo lui d’aver dei fudditi avvezzi ad ubbidirlo.
Prefe dunque il partito di portarfi a Meftico per conferiré
col Re Chimalpopoca , a cui era ftato principalmente racco-
mandato da fuo Padre, fopra si arduo afta re. Fu dal Re ac-
colto con fingolari dimoftrazioni di ftima, e dopo i foliti
complimenti gli difte Chimalpopoca: Cbe fute, o Principe?

che dunque vedendovi ingiuftamente fpogliato, non vi sfov-


%ate di recuperarlo ? Perché poco importuno, rifpofe Tajatzin,
i miei diritti, fe non mi ajutano i miei fudditi. 11 mió frA‘
Quel che non fi puo colla fiorza^ replicó Chimalpopoca, fii....... ~~~
Jupplifce colla induftria. lo vi fiuggeriro un mezzo per /;¿£-Lib. III.
varvi dal voftro fratello , e mettervi fenza pericolo in po/fejjo
del trono. Scufatevi d' abitar nel palagio del voftro defunto Pa­
dre col pretefto, che vi ft ravviva il dolore alia rimembránza
delle fue azioni, e delí amore che vi portava, e che pera vo-
lete fiabbricarvi un altro palagio per la voftra refidenza. guan­
do fiard finito , fiate un lauto pranzo^ ed invítate voftro fratel­
lo y ed ivi in mezzo alia allegrezza vi fiard fiadle con gente
[egretamente preparata il liberare il voftro regno da un Tiran-
no , e voi ftejfo da un rivale si perniciofio , e si ingiufto : ed
acciocchb meglio riuficir pojjiate, io fiara in voftro ajuto colla
mia perfidia, e con tutte le forze delta mia Nazione. Ad ud
tal coníiglio non ñfpofe Tajatzin, fe non colla malinco-
nia del fuo fguardo, cagionata dall’amore del fangue, o dal­
la vilta dell’ azione propodagli.
Di turto quedo difcorfo fu tedimonio un famigliare di
Tajatzin, il quale era redato in luogo, donde poté a fuo
agio afcoltarli, e fperando far fortuna con un tradimento ,
fi parti la fera fegretamente ad Azcapozalco, fe ne ando in
dirittura a palagio, ed ottenuta udienza da Maxtlaton, gli
riveló quanto avea fentito. Trovofíi il fuo animo in un
tratto combattuto dalla collera, dal timore,e dal cordoglio,
che in lui eccitó queda relazione; ma come político ch’era,
e pratico nel celare i fuoi fentimenti , fece fembiante di
fprezzarla, e rinfacció feveramente al delatore la fuá ardi-
tezza, e temerita nel calunniare si riguardevoli perfonaggj ,
chiamollo ubbriaco, e mandollo a cafa fuá a digeriré il vi­
no . Pafsó il redo della notte deliberando ful partito da
prenderfi, e determinó finalmente prevenire il fratello, efar-
lo cadere nelle fue reti .
La mattina del giorno feguente convocó il popolo d’ §. I4.
Azcopozalco, e gli difíe, che non potendo egli redar nel
palagio di fuo Padre, perché effo apparteneva al Principe r°£no
Tajaczin, ed avendo peraltro bifogno di cafa in quella Cor-Acolhua-
te, dove poterh alloggiare ogui volta, che dovefl'e per qual- can •
che
ip8
¿he intereíTe venire dal fuo ñato di Cojohuacan , voleva , cha
Lis. I1L gh faceffero palefe l’arnore, che gli portavano, nella pron-
tifíima coftruzione di cotal edifizio.Fu si grande la diligen-
za degli Azcapozalcheíi, e tanta la moltitudine che vi cou-
corfe d.’operaj, che non edendoíi trattenuto Tajatzin piu di
tre giorni in Medico, trovó nel fuo ritorno ad Azcapozalco
cominciata gia la fabbrica.. Maravigliofíi di tal novita, e
addimandando la cagione a Maxtlaton,. gli fu rifpofto , che
dovendo lafciargli la cafa Reale per non pregiudicare ai fuoi
diritti, fe ne fabbricava un’altra , da potervi alloggiaríi al-
lorché alia corte veniífe. Relió foddisfatto il buon Tajatzin
con si fatta rifpofta , e fácilmente íi perfuafe, che Maxtla­
ton non penfava piu alia ufurpazione della corona. Termi-
nata fra poco tempo la fabbrica, invitó Maxtlaton a pran-
zo i fuoi fratelli, i Re di Medico, e di Tlatelolco, ed al-
tri S'giori.. Tajatzin ignorando affatto il tradimento del fuo
famigliarer non s’accorfe del lacciuolo, che gli íi tendeva;
ma Ghimalpopoca,. ch’era piu accorto, e piu cauto, dovet-
te fofpettar il tradimento , e fi fcusó corteíemente d’ interve-
nirvi. Arrivato il giorno prefido per si gran funzione, con-
corfero alia nuovi cafa gl’ invitad,, ed allorché erano piu
diíiratti nell’allegrezza del pranzo, e forfe ancora piu rifcal-
dati da! vino , ch’ é l’occafione piu opportuna per s"i fatti
delitti, entró all’improvifo gente armara , e piombó con tal
violenza fopra lo fventurato Tajatzin, che appena apri gli
occhj per guardar gli omicidj, che gli furono chiufi dalla
morte . Turbodi tutto il concorfo con si inafpettata trage­
dia; ma il racchetó Maxtlaton efponendo il tradimento con­
tra. lui macchinato, e proreftandogli, in ció non efíerfi altro
fatto>da luí, che prevenire il colpo , che gli fopraftava .Con
quefti, e fimili difcoríi cangió in tal maniera gli animi , che
in vece di vendicar la morte del loro legittimo Signore, ac-
clamarono Re il pérfido Tiranno; ma fe la ingiuftizia 1’in*
nalzó al trono, ció fu per precipitarlo da maggior altezza.
Afíai piu grande era lo fdegno di Maxtlaton contra il
Re di Medico; ma non gli parve convenevole f artentare
c con­
contra la vita di luí, finattantoché non fi vedeffe ben aíft- —
curato nel trono. Sfogo frattanto la fuá rabbia con ingiurie Lis.ill.
contro la fuá perfona , e con oltraggj fatti alia fuá dignit'a. § *
Polo tempo dopo la fuá intrufione nel regno, gli fu manda- ingiurie
to dal Re di Mefíico il prefente folito farfi ogni anno in fe- fette da!
gno di riconofcimento delf alto dominio del Re d’Azcapozal- aY'Ren¿°
co. Quefto prefente confidente in tre paniere di pefci, di gam- Mefíico.
beri, e di ranocchj, ed in alcuni legumi, fu portato da per»
fone riguardevoli della Corte di Chimalpopoca con un buon
difcorfo, e con íingolari efpreffioni di fommeílione, e di rifpet-
to. Maxtlaton mottró gradirlo; ma dovendo fecondo il córta­
me di quelle Nazioni corrifpondere con qualche regalo, e vo­
leado peraltro vendicarfi, dopo aver confultato coi fuoi con-
fidenti, fece confegnar agli Ambafciatori mefíicani peí loro
Re un Cueirl, cioé una fpezie di gonna, ed un Huepilli,
ch’era una camicia donnefca, dignificando con ció, che lo
íiimava effeminato e codardo: ingiuria la piu rincrefcevole a
quelle genti, mentre niun’altra cofa tanto apprezzavano,
quanto il vanto di coraggiofi. Fu puré aflai grande lo fpia-
cere di Chimalpopoca, ed avrebbe voluto vendicar 1’ oltrag-
gio • ma non poteva.
Un si fatto difpregio fu torto feguito da una offefa gra-
viflima neli’onore. Seppe il Tiranno , che tra le mogli del
Re Meflicano ve n’ era una fingolarmente bella, ed infiam-
mato per quefto fol nfcontro da malvaggj defider), determi­
nó di facrificar alia fuá paílione l’onefta, e la giuftizia. Per
ottenereil fuo intento fi prevalfe di certe dame Tepaneche,
incancandole che quando vifitaflero, come folevano , que'lla
Signora Meíficana, la inviraífero a venir a loro ad Azcapo-
zalco per divertirfi alquanti giorni. Effendo allora rali vifite
afta i frequenti anche fra perfone di primo rango, e di di-
verfe Nazioni, non fu malagevole alio fcellerato Principe il
cogliere i’ occafione, che tanto bramava per foddisfare la fuá
rea pafíione , non bailando a contenerlo né le lagrime ,
né gli sforzi da quella onefta Signora adoperati in difefa del
fuo onore : onde tornoffi colei a Mefíico piena d’ignominia,
e traf-
200

e traffitta dal più vivo dolore a querelarfi col'fuo maritoî


Lib. III. Quefto Re sfortunato o per non fopravvivere al fuo diiono-
re , o per non avéré a moriré nelle mani del Tiranno, fi
rifolvette di por fine ail’ amara fuá vita , morendo facnfi-
cato ad onore del fuo Dio Huitzilopochtli, ficcome lo avea-
no facto cerci pretefi eroi della fua Nazione ; credendo, che
tal morte doveífe cancellare 1’infamia ricevuta, e liberarlo
dall’eíito ignominiofo, che temeva dal fuo nemico. Comu­
nicó queda rifoluzione ai fuoi Cortigiani , e quedi la loda-
roño per le idee dravaganti, che aveano in materia di reli-
gione, e vollero anche alcuni di loro farfi partecipi della
gloria di si bárbaro facrifizio.
ç Venuto
V CLlUlO 11 giorno dllcl
il glUlLlU alla ICllglUlci com-
aífegnato,> CUUI-
religiofa tragedia dllCgUcllO
’Impri- parve il Re veftito, corne rapprefentavano il loro DioHait-
giona- ’ ” e tutti’ gli
zilopochtli, ’’ altri,
’ ’ '
che ’
dovevano accompagnarlo,
mento, e
morte veftirono anch ’ effi le miglior vedi, che aveano. Si diede
del Re principio alia funzione con un folenne ballo; e mentre elfo
Chimal-
popoca . durava, andavano i Sacerdoti facrificando ad una ad una
quelle fventurate vittime, riferbando per ultimo il Re. Non
era poffibile, che si fatta novita foífe dal Tiranno ignorata:
la feppe pur anticipatamente, ed acciocchè il fuo nemico
colla fpontanea morte non potefíe fottrarfi alia fui vendetta,
mandó un corpo di truppe a forprenderlo innanzi al facrifi-
zio. Arrivarono in fatti, quando appena reftavano due vit­
time, dopo le quali dovea efler facrificato lo dedo Re. Fu
quedo infelice Principe Rrefo dai Tepanechi, e condotto fu-
bito ad Azcapozalco, dove fu meífo in una forte gabbia di
iegno, ch’era, come altrove diremo, la carcere da quelle
Nazioni ufata, fotto la cuftodia di buone guardie.In quefto
avvenimento vi fono certe circoftanze, che rendono un pó
difficile l’aflenfo; ma io tale il racconto , quale il trovo ap-
po gli Storici del Medico. E’ in vero da maravigliarfi, che
i Tepanechi aveffero ardire d’entrare in quèlla città, e di
far un attentato si pericolofo; e che i Mefficani non s ar-
maffero in difefa del loro Re ; ma la poflanza del Tiranno
poté fenz’ altro incoraggiare i Tepanechi, ed impaurire i
Mefficani. Gol-
aoi
Coila prigionia di Chimalpopoca fi ravvivó nell’animo^^^^
di Maxtlaton la brama d’ impadroniríi ancora del Principe Lis. III.
Nezahualcojotl, e per ottenerlo piu agevolmente, il fece
chiamare col pretefto di voler fare con lui un accordo fulla
corona d’ Acoihuacan. Lo fcaltro Principe s’ accorfe todo
della maligna intenzion del Tiranno; ma l’ardore dell’eta ,
ed il coraggio o fia la temerita del fuo animo lo facevano
prefentarfi intrépidamente ai piu gravi periglj. Nel pallare
per Tlatelolco vifitó un fuo confidente appellato Chichincatl
il quale gli fece fapere , che il Tiranno non fojamente mac-
chinava contro la vita di lui, e del Re di Tlatelolco; ma
eziandio annichilar vorrebbe, fe poteífe, tuttala Nazione A-
colhua. Contuttoció íenza impaurirfi íi portó ad Azcapozal-
co la fera, ed ando a dirittura a cafa d’un fuo amico.
La mattina ben prefto ando a trovar Cbachaton, gran favo­
rito del Tiranno, e da cui er’ amato lo fie fío Principe, e
raccomandolfi a lui, acciocché difluadefTe Maxtlaton di fare
qualche cofa contro la fuá perfona. Portaronfi tutti e due
infierne a palagio, e precederte Chacharon ad avvifar il fuo
Signore della venuta del Principe , ed a parlargli in favor di
lui. Entró poi il Principe, e fatti i fuoi complimenti gli dif­
íe cosí: „ lo ío, Signore, che avete imprigionato il Re di
„ Medico, e non fo, fe lo avete gia fatto moriré, o fe vi-
„ ve ancora nella prigione. Ho fentito ancora dire, che an-
„ che a me volete dar la morte . Se veramente é cosí, ec-
„ comi innanzi a voi: uccidetemi colle voftre proprie ma-
„ ni, acciocché fi sfoghi il voftro fdegno contro un Principe
„ non meno innocente, che sfortunato. „ Nel dir quede
parole gli cavó dagli occhj qualche lagrima la rimembran-
2a delle fue íciagure . „ Che vi pareídiífe allora Maxtlaton
„ al fuo favorito: non é da maravigliarfi, che un giovane
„ che appena ha ccminciato a goder della vita, cerchi si
„ intrépidamente la morte?,, E volgendofi al Principe , 1’af-
ficuró,che non macchinava niente contro la vita di lui: che
il Re di Medico né era morto, né egli mai lo farebbe mo­
riré , e procuró infierne giudificarfi. per rapporto alia prigio-
Storia del MeJJico Tom. I, C c nía
202

■'.... ”nia di quello fventurato Re. Indi ordinó , che il Principe


Lib. III. follé convenevolmente alloggiato .
Confapevole Chimalpopoca dell’ arrivo alia Corte del
Principe fuo cognato, mandó a pregarlo, che veniíTe a tro-
vario nella prigione . PortoíTi ¡1 Principe a lui, ottenuto pri­
ma il beneplácito di Maxtlaton, ed entrando nella prigione
Tabbracció, manifeftando anaendue una gran tenerezza nei
loro fembianti, e nelle loro efpreífioni. Gli efpofe Chimal­
popoca la ferie delle fue difgrazie, gli fece palefe le maligne
intenzioni del Tiranno contro tutti e due , e lo pregó di
non voler tornare mai alia corte; poiché lo Trebbe infalli-
bilmente moriré il fuo crudel nemico, e refterebbe la Na-
zione Acolhua affatto abbandonata. „ Finalmente, gli dille,
„ poiche la mia morte é inevitabile, vi prego caídamente
„ d’aver cura de’miei poveri Meíficani. Siate verfo di loro
„ e vero amico, e padre. In fegno poi dell’amore, che vi
„ porto, accettate quefio pendente, che fu giadel mió fratello
„ Huitzilihuitl e levando!! dal labbro un pendente d’oro,
che avea, glielo confegnó , ed infierne degli orecchini, ed
altre gemme, che confervava nella prigione , e ad un fa-
migliare , che accompagnava il Principe, diede altre cofe.
Indi con gran rammarico fi congedarono , acciocché la pió
lunga dimora nella vifita non cagionalfe qualche fofpetto.
Nezahualcojotl, prendendo il configlio datogli, ufci incon-
tanente dalla Corte, e non tornó mai a prefentarfi al Ti­
ranno. Andoífene a Tlatelolco, e prefa ivi una barca con
buoni rematori, fi portó in fretta a Tezcuco.
Chimalpopoca relió nella fuá amara folitudine rivolgendo
penfieri d’afflizione. Ogni giorno gli era piu intollerabile
la prigionla; non aveva veruna fperanza di ricuperare la fuá
liberta, né d’eífer utile alia fuá Nazione nel poco tempo,
che gli reftava di vita. „ Se io diceva, ho finalmente a
„ moriré, quanto meglio, e piu gloriofo non fara per me
„ il moriré per le mié maní , che non per quelle d’un per-
„ fido e crudele Tiranno? Poiché alera vendetta di lui pren-
„ der non polio, almeno non gli lafcieró il piacere, che
„ poi
203

„ poi avrebbe nella fcelta del tempo, e Sella forte di mor-


v te, con cui debbo finiré i miei giorni infelici. lo voglio Lib. III.
5)
effer padrone della mia vita, fcegliere il tempo, e la ma­
niera di moriré, ed eífere altresi l’efecutore della mia mor-
5) te , acciocché tanto meno in eífa fia d’ ignominia, quanto
5) minor influífo vi abbia la volonta del mió nemico.,, (*)Con
si fatta rifoluzione tanto conforme alie idee di quelle Na-
zioni, s’ appiccb ad un travicello della gabbia, prevalendofi,
come é da crederfi, della fuá propria cintola.
Con un fine si trágico termino la fuá calamitoía vita
il terzo Re di Meflico. Non abbiamo rifcontri piit precifi
del fuo carattere , né dei progreífi , che ne fece la Nazione
nel tempo del fuo regno , il quale fu di tredici anni in cir-
ca, eflendofi terminato nel 1423. un annoincirca dopo la mor-
te di Tezozomoc. Soltanto fi fa di lui, che nell’anno undé­
cimo del fuo regno fece portar a Meífico una gran pietra,
acciocché ferviífe d’altare pe! facrifizio ordinario de’prigioni,
e un’altra tonda e piu grande peí facrifizio gladiatorio , di cui
altrove parleremo. Nella quarta pittura della raccolta di Men­
doza fi rapprefentano le vittorie dai Meíficani ottenute nel re­
gno di Chimalpopoca fopra le Citta di Chalco, e di Tequiz-
quiac , e la pugna navale, che ebbero coi Chalchefi con per-
dita di qualche gente, e d’alcune barche rovefciate dai nemi-
ci. L’Interprete di quella raccolta aggiunge, che ^Ghimalpo-
poca lafcio mol t i figiiuoli avuti dalle fue concubine.
Tollo che Maxtlaton feppe la morte del fuo illuftre pri-
gione, montando in collera per efiére ftati fraftornati i fuoi
progetti, e temeudo che ancor Nezahualcojotl fottrarfi potefle e morte
alia fuá vendetta, rilolvette anticipargli in qualunque manie- dirrui­
rá poteífe la morte, che finora non gli avea dato, o per non popoca .
averia potuto efeguire nella maniera da fuo Padre ordinatagli,
o perché s’era impaurito, come affermano altri Storici, da
G c 2 certi

(*) Quefte ultime parole di Chimalpopoca , portatedagli Storici del Mef-


fico, fi poterono fapere per la depofizione delle guardie, ch’ erano dattor-
alia gabbia, o carcere.
2 04

^^^^certi augur) dei Sacerdotí ; ma la fuá collera era gla


Lib. III. in iílato di non trattenerfi per motivo di religione : ondediede
a quattro Capitani dei piu bravi l’ordine di cercar da per
turto quel Principe , e di torgli irremifíibilmente la vita,
dovunque il trovaffero. LJfcirono i Gapitani Tepanechi con
poca gente, acciocché non fe ne fuggiífe col rumore la pre­
da, e fe n’andarono a dirittura a Tezcuco,dove al loro ar-
rivo giocava al pallone Nezahualcojotl con un fuo famiglia-
re appellato Ocelotl. Queílo Principe in ogni luogo, dove
andava per tirar gli animi al fuo partito, s’ occupava in
balli, in giuochi, ed in altri divertimenti , acciocché i Go-
vernatori di que’ luoghi, che per ordine del Tiranno veglia-
vano fulla fuá condotta, ed oífervavano i fuoi pafli, veden-
dolo impiegato in paflatempi, fi perfuadeífero, che non pen-
fava piü alia corona , e trafcuraífero d’toífervarlo. Cosí fa-
ceva le fue negoziazioni fenza cagionar il piu leggiero fo-
fpetto. In quelta occafione prima che i Gapitani entralfero
nella fuá cafa, feppe il Principe, che erano Tepanechi, e
che venivano armati: onde fofpettando quel che potrebbe
effere, lafció il giuoco , e fi ritiró alie ílanze piu interiori.
Avvifato poi dal portinajo, che 1’addimandavano i Tepane­
chi , ordinó a Ocelotl d’ accoglierli, e di dire ad eífi, che la-
rebbe con loro, dopoché aveífero pranzato, e ripofato. Non
parve ai Tepanechi, che per differire il colpo dovelfero per­
der 1’ occafione, e forfe ancora- non ebbero ardire d’ efeguir
la commiíFione, finché non fi foffero aíficurati di non effervi
dentro la cafa gente capace di far contrallo: onde dopoaver
ripofato , fi mifero a tavola , e frattanto ch’ eglino pranza-
vano,il Principe fe ne fuggi per un ufcio fegreto,ed ufcen-
do dalla citta, camminó piu d’un miglio infino aCoatitlan,
luogo picciolo di teífitori , tutta gente a luí fedele ed
affezionata, dove relió allora nafcofto . I Tepane­
chi

(f) Torquemada dice, che il Principe ufc'i dalla fuá cafa per certa fpe-
z'ie di laberinto, che s’ era fatto fare con tanti giri ed intrighi , che et3
impoffibile la ufcita a chiunque ignoraffe la fuá difpofizione, il c.ui fefte-
205

chi, avendo afpettato un buon pezzo dopo pranzo, e ve-' *2'


dendo, che né il Principe fi lafciava vedere , ne il íuo fa- Lib. III.
migliare Ocelotl , lo cercarono per tutta la cafa fenza tro-
varvi veruna perfona , che lor ne deífe contezza . Accerta-
ti dunque della fuga , ufcirono incontanente a cercarlo
per tuteo, ed avendo faputo da un contadino nella Arada
di Coatitlan, ches’era nfugiato in quel luogo ,vi entrarono con
mano armata, minacciando della morte gh abitanti , fe non
manifeftavano il fuggitivo Principe; ma con efempio raro
di fedelta non vi fu in tu,tto il luogo chi voleífe fcoprirlo,
benché foífero alcuni ucciíi per quelta cagione. Fra qpelli
che facrificarono la loro vita allafedeha, vi fu Tocbmantzin,
fopraftante a tutti i tela; di Coatitlan, e Matlalintzin nobil donna.
Non potendo i Tepanechi trovar ivi il Principe a difpetto
delle loro diligenze, e della crudelta da loro adoperata con­
tro gli abitatori, ufcirono a cercarlo per la campagna , e
Nezahualcojotl ufci anch’ egli per altra parte, e preíe una
ftrada oppofta a quella dei luoi nemici; ma liccome quefti
lo cercavano per tutto, trovoíü in granrifehio di caderenel-
le loro maní, fe non foífe flato da certi contadini nafeofto
dentro un tnucchio d’ erba Chian, ch’ era full’ aja .
Salvo il Principe da si fatto pericolo, fe n’ andd a per-
nottare a Tezcotzinco, villa amena, fabbricata da fuoi ante-
nati per loro ricreazione. Quivi afpettavano fei Signori, che
fuor dei loro ftati andavano erranti per le Citta del regno.
Ivi tennero quella nocte un configlio fegreto, e rifolvettero
di follecitare 1’ ajuto dei Chalchefi, coniuttoché foftero co-Nezahu-
ftoro ftati complici nella morte del Re Ixtlilxochitl. La mat- alca,otI
tina feguente a buon’ ora ando il Principe a Matlallan, nerlaco-
e ad altri luoghi, ammonendo quei dei fuo partito d’ eífer roaa •
preparati colle loro armi peí tempo del fuo ri torno . Due
giorni impiegó in queíie negoziazioni, c la fera del fecon-
do

to non fapeva altri, che lo ftello Principe, e qualcuno dei fuoi intimi
confidenti. Non è in vero incredibile, che deffo una tal fabbrica difle-
gnafle, mentre maravigl ofo fu lo ingegno di lu'i, e in tutto moftrò dei
lumi fuperiofi a quelli di tutti i fuoi Nazionali.
20á

—^^“^do giorno fu in Apan , dove l’incontrarono gli Ambafciatori


Líb. III.dei Cholulleíi, i quali s’ efibirono ad ajutarlo nella guerra con-
tra il Tiranno. Quivi ancora lo raggiunfero due Signori del
fuo partito colla infauíla nuova della morte di Huitzilihuitl,
uno dei fuoi favoriti, il quaíe fu mello dal Tiranno alia
tortura, acciocché rivelaífe certi fegreti; e perché fedele al
fuo Padrone non voile fcoprirgli, finí la vita nei tor mentí .
Con quedo difgudo pafsó d’ Apan ad Huexotzinco, il cui
Signore era fuo párente, il quale 1’ accolfe con fingolar a-
more e compaífione, e promife ancora d’ ajutarlo con tutte
le fue forze. Indi fe ne andó a Tlafcalla, dove fu magnífica­
mente accoko, ed in queda Citta s’ accordarono ful tempo,
e ful luogo, in cui doveano radunarfi le Truppe di Cholol-
la, di Huexotzinco , e di Tlafcalla. Quando ufc'i da queda
ultima Citta per andar a Capollalpan , luogo fituato nel
mezzo della (Irada da Tlafcalla a Tezcuco, era da tanta nobilth
accompagnato, che piu fembrava un Re che andaffe colla fuá
Corte a diporto, che un Principe fuggitivo, che cercava la
manierad’impadrcnirfi della corona ufurpatagli .In Capollalpan
ricevette la rifpoda dei Chalchefi , nella quale fi dicevano pronti
a fervireal loro legittimo Signore contro 1’ iniquo ufurpatore.
E’da crederfi,che la crudelta e 1’infolenza del Tiranno alie-
naífero da lui molti popoli, oltrecché i Chalchefi erano trop-
po incoftanti e facili ad aderire orad uno, or ad un’altro par-
tito, come fi fara vedere nel decorfo di queda doria.
Mentre il Principe Nezahualcojotl eccitava i popoli al-
Itzcold la guerra, i Meíficani trovandofi fenza Re , ed afflitti dai
Re quar- Tepanechi, deliberavano di mettere alia teda della Nazione
íicolMef"un uomo caPace di reprimere 1’infolenza del Tiranno, edi
vendicare le graviífime ingiurie da lui ricevute. Radunatifi
dunque per 1’ elezione del nuovo Re, un autorevole vecchio
parló cosí agli altri Elettori „ Vi é mancato , onobili Msf-
„ ficani, nella morte del vofiro Re il lume dei voftri oc-
„ chj; ma avete pure quello della ragione per eleggere un
„ degno fucceffore . Non s’ é finita in Chimalpopoca la No-
3, bilta Meíficana; redaño ancora parecchj eccellenti Pri nci-
» P1
207

„ pi fratelli di lui, fra i quali potrete fcegliere un Signore ■


„ che vi regga, ed un Padre, che vi accolga. Figuratevi, Lib. III.
„ che per poco tempo s’è eccliflato il Sole, es’è ofcurata
„ la terra , e che oramai ci riviene la luce nel nuovo Re .
„ Cio che importa è, che fenza trattenerci in lungheconfe-
„ reoze, eleggiamo un Principe, che riftabiiifca 1’ onor délia
„ noftra Nazione , che vendichi gli affronti fattile, e la ri-
„ metta nella primitiva fua liberté. „ Vennero tofto alla
elezione , e fu eletto di común confenfo il Principe Itzcoatl
fratello da canto di Padre dei due Re precedenti , e figliuo-
lo naturale d’Acamapitzin avuto da una fchiava . Quanto
potea demeritare per la difgraziata condizione délia Madre,
tanto era degno per la nobilta e la celebrita di íuo Padre ,
ed affai più per le fue proprie virtù, di cui diede molti
efempj nell’ impiego di Generale delle armi Mefficane , che
per più di trenta anni aveva efercitato. Egli era ftimato
1’ uomo più prudente, retto , e prode di tutta la Nazione.
MeíTo ful Tlatocaicpalli o feggia reale, fu falutato Re da
tutta la Nobilta con íingolari acclamazioni. Allora uno de-
gli Oratori gli fece un ragionamento fugli obblighi d’ un
Sovrano : „ Tutti, o gran Re e Signore, fra 1’ altre cofe
„ gli diiïe, tutti ftiamo adeífo da voi pendenti, Sulle voftre
5, fpalle fi fortengono i vecchj, gli orfanelli, e le vedove .
„ Vi bafter'a 1’ animo di deporre quefta foma? Permettere-
„ te che perifcano per le mani de’ noftri nemici i fanciul-
„ li, che vanno carponi per terra? Orsù, Signore, comin-
„ cíate a diftendere il voílro manto per portar addoífo i po-
„ veri Meíficani, i quali fi lufingano di vivere ficuri fotto
„ F ombra frefca della voftra benignita. „ Terminara que­
fta funzione, fi celebró 1’ efaltazione del nuovo Monarca
con balli , e giuochi pubblici. Non fu meno applaudita da
Nezahualcojotl, e da tutto il fuo partito: poiché niuno du-
bitava, dover eífere il nuovo Re alleato cortante del Princi­
pe fuo cognato; e fperavano dei grandi vantaggj dalla fua pro-
dezza, e dalla fuaperiz:a militare ; ma ai Tepanechi ed ai loro al-
leati, e maflimamente al Tiranno, fu allai fpiacevole cotai
elezione. Itz-
zo8
____ _ Itzcoatl, il quale feriamente penfava a rimediare aímai
III. li, che la fuá Nazione pativafottoladuradominazione dei Tepa-
Lib.
nechi, mandó un’ ambafciata al Principe Nezahualcojotl , per
dargli parte della fuá efaltazione, e per alftcurarlo delta
fuá determinazione d’ unirfi a lui con tutte le fue forze
contro il Tiranno Mtxtlaton. Queft’ ambafciata portalada
un nepote dello fteflo Re , fu rtcevuta da Nezahualcojotl
dopo eífere ufcito da Gapollalpan , alia quale rifpofe congra-
tulandofi col fuo cognato, ed accettando , e gradendo i’aja-
to promeífogli.
Tutto il tempo, che il Principe era Hato in Capollal-
pan, 1’ avea impiegato nel fare i preparativi per la guerra.
Quando gli parve eífere ormai tempo di mettere in efecu-
zione i fuoi grandi difegni, ufci colla fuá gente, e colle
truppe aufiliarie di Tlafcalla e di Huexotzinco colla rifóla-
zion di prender per aífalto la Citta di Tezcuco, e di gafti-
gare i fuoi abitanti per la loro infedelta verfo di lui nella
fuá cattiva fortuna . Fece alto con tutto 1’ efercito a villa
della Citta in un luogo appellatoOztopoIco.Quivi pafsó lanot-
te_ ordinando le truppe, e dando le difpofizioni, neceífarie
per 1’ aífalto, e la mattina feguente marció verfo la Citta;
ma prima d’ arrivarvi, i Tezcucani impauriti dal rigorofo
gaftigo, che lor fop ralla va, vennero umiliati ad inncontrar-
lo, addimandando perdono , e prefentandogli per moverlo a
compaífione i vecchj' invalidi , le donne gravide , ele Ma-
dri coi loro teneri figliuoli in braccia , le quali con amaro
pianto, ed altre dimoílrazioni di cordoglio gli dicevano?
„ Abbiate piet'a, o clementiífimo Signore, di quefti voftri
„ fervi tanto tribolati. In qual cofa vi hanno offefo quefti
„ miferabili vecchj , quede povere donne , e quefti inocen-
„ ti fanciulli? Non vogliate difperdere coi colpevoli, quei
„ che non hanno veruna parte nelle offefe , che vendicar
,, volete. „ Intenerito il Principe a villa di tanti miferabi­
li, accordó fubito il perdono alia Citta; ma infierne diftac-
có delle truppe, ed ordinó ai loro Capi d'entrarvi, éd’uc-
cidere i Governatori, e gli altri miniftri ftabilitivi dal Ti-
ranno ,
2Q?

ranno, e tutti i Tepanechi , quanti vene trovaffero. Men- ~


tre quefta terribile punizione s’ efeguiva in Tezcuco , le Lib. III.
truppe Tlafcalleíi, ed Huexotzinche diftaccate dall’ efercito
aífalirono con indicibile furore la Citth d’Acolman, ammaz-
zando quanti v’ incontrarono infin’ alia cafa del Signoredel-
la Gitta , ch’ era fratello del Tiranno, il quale non aven­
do forze baftevoli a difenderfi, fu dai fuoi nemici uccifo.
Nello fteffo giorno i Ghalchefi aufiliarj del Principe piom-
barono fulla Gitta di Coatlichan, e la prefero fenza troppa
refiftenza, colla morte del Govetnatore, ches’ era rifugiato
in ful!’ alto del tempio maggiore: fleché in un folo di ri-
duífe il Principe alia fuá ubbidienza e la Corte, e duecon-
fiderabili Gitta del regno d Acolhuacan.
11 Re di Meflico confapevole dei progreífi del fuo co- 2'Vveñ-
gnato , gli mandó un’ altra ambafciata per congratulará con ture di
lui, e ratificar 1’ alleanza . lncaricó di queft’ ambafciata
un fuo ñipóte, figliuolo del Re Huitzilihuitl, appellatoMo-icamin3
teuczoma, ( volgarmente Motezuma ) giovane di grande
forza nel corpo, e d’ invincibile coraggio, al quale per le
fue immortali azioni diedero altresi il neme di Tlacaele, o
fia uomo di gran cuore, e quello d’ llhuicamina, cioé , il
Saettatore del Cielo, e per indicarlo nelle antiche dipinture,
rapprefentavano ful capo di lui il Cielo ferito con una frec-
cia, come íi vede nelle pitture fettima ed ottava della rac-
colta di Mendoza , e noi faremo vedere altrove fra le figu­
re dei Re di Meífico . Quedo é quell’ Eroe MefTicano, che
fotto il nome di Tlacaellel tanto celebra il P. Acoila, o piut-
tofto ilP. Tobar, da cui quell’Aurore prefe f elogio , benché
in parecchie azioni attribuitegli abbia prefo sbaglio. (g) Ben
vedevano ed il Re , ed il fuo ñipóte quanto folie pericolo-
D d

(g’l Non fulamente sbagliò il P. Acalla, o fia il P. Tobar nel rag-


guaglio d’alcune azioni de! noñro Eroe , maezíandioinquello,cheriguarda la
fuá perfona: poiché credette diverío Tlacaellel da Motezttma, efiendo in
fatti un folo perfonaggio con due, ed anche con tre nomi appellato . Fa
altresi Tlacaellel ñipóte d’ Itzcoatl, ed 'infieme Zio di Motezuma : il che
è evidentemente fallo, mentre fi fa, che Motezuma era figliuolo di Hui­
tzilihuitl fratello d’ Itzcoatl: onde non pote va effer ñipóte del ñipóte d’ Itzcoatl,
210

— Jfa 1’ imprefa; poiché il Tiranno per impediré i progrefíi del


Lib. III. fuo rivale, e la fuá comunicazione coi Meflicani, avea oc-
cupato le ftrade; ma né il Re fi tratenne per ció di mandar
P ambafciata, né Motezuma diede moftra veruna di codar-
día; anzi per efeguir piü prontamente 1’ ordine del fuo So-
vrano, né anche volle andar a cafa fuá per provvederfi del
bifognevole peí viaggio; ma íubito fi mife in cammino,
dando ad un altro dei Nobili, che doveano accjompagnarlo,
la commifíione di portargli le vedi neceífarie per prefentarfi
al Principe.
Conchiufa felicemente la fuá ambafciata, prefe congedo
dal Principe per ritornare a Meífico; ma nella lirada diede
in un imbofcata, che gli aveano difpoíia i fuoi nemici, fu
fatto prigione con tutta la íua comitiva, condotto a Chal-
co , e prefentato a Toteotzin, Signor di quella Citta, ene-
mico capitale dei Mefficani. Quedi gli fece fubito rinchiu-
dere in una ftretta prigione fotto la cura di Quateotz'tn,
perfona riguardevole, ordinandogli di non fomminiílrare ai
prigionieri altro alimento, fe non quello da lui prefcritto,
finché determinato foffe il genere di morte, con cui dovea­
no finiré i lor giorni . Quateotzin, idimando troppo inuma-
no un tal ordine , gli provvedeva abbondantemente a fue
fpefe. Ma il crudele Toteotzin , penfando fare un grande
oílequio agli Huexotzinchi, lor mando i prigionieri, accioc-
ché fe lor pareva bene, gli facrificaífero in Huexotzinco coll’
aífiflenza de’Chalchefi, ovvero in Chalco coll’aífidenza degli
Huexotzinchi. Quedi, i quali furono fempre piu umani dei
Chalchefi , ributtarono con ifdegno la propofizione. „ Che ra-
„ gione v’é, dicevano, di privar della vita uomini , che non
„ hanno altro delitto, fe non quello d’ efler fedeli meflag-
„ gieri del lor Signore? E cafo mai che doveífero moriré,
„ non ci farebbe onore 1’ uccidere i prigioni altrui . Anda-
„ te in pace, e dite al voftro Padrone, che la Nobili
„ Huexotzinca non vuol infamará con azioni tanto indegne.,,
Con queda rifpofta,e coi prigionieri ritornarono i Chal'
chefi a Toteotzin, il qual effendo determinato a íarfi degli
a mi-
211

amici con quei prigíonxeri, notizió il Tiranno Maxtlaton-----


lafciando alia volonta di lui la forte di qucgl’ infelici ,e fpe- Lib. III.
rando con una tal lufinga di calmare lo fdegno a lui cagionato
colla fuá perfidia, e colla fuá incoílanza nell’abbandonare il par-
tito dei Tepanechi per quello del Principe Nezahualccjotl,
Frattanto che afpettava la rifpofta di Maxtlaton, fece rin-
chiudere i prigionieri nella medefima carcere, e fotto la cu­
itad i a del medefimo Quateotzin. Quefti dclendofi della di-
fgrazia d’ un giovane si illuftre e si prode, chiamó la fera
innanzi al giorno, in cui s’afpettava la rifpofta da Azapo-
zalco, un fuo fervitore, di cui fidavaíi affai, e gli ordinó di
metter in liberta quella ñeíTa notte i prigionieri, e di dire
dalla fuá parte a Motezuma, ch’ egli s’ era rifoluto a falvar-
gli la vita con rifchio evidente di perdere la fuá propria:
che fe per quefta cagione aveífe a moriré, coní era da te-
merfi , non fi dimenticaífe di moftrare la fuá gratitudi-
ne nella protezione de’figliuoli, che lafciava: finalmente che
non andafife per térra a Meífico; perché farebbe un’altra vol-
ta prefo dalle guardie, ch’ erano nella lirada ; ma s’ in-
camminaffe per Iztapallocan a Chimalhuacan, ed ivi s’ im-
barcafle per portarfi alia fuá Citt'a,
Efegui il fervitore 1’ ordine, e Motezuma il configlio
di Quateotzin, Ufcirono quella notte dalla prigione, e cauta­
mente s’incamminarono verfo Chimalhuacan , dove fi tenne-
ro nafcofti tutto il di feguente, e per non aver altro da
mangiare , fi cibarono d’erbe crude: la notte s’imbarcarono,
e colla maggior celeritafi trafportarono a Meflico, dovefurono
con fingolaregiubilo ricevuti, mentregi'a morti li credevano .
Tollo che il bárbaro Toteotzin fu avvertito della fuga
dei prigioni, ando in collera, e ficcome non dubitava, che
Quateotzin foffe Hato Pautóte della loro liberta, lo fece
fubito moriré,e fquartare infierne colla fuá moglie,ecoi fuoi
figliuoli, de’quali fi falvarono un figlio, ed una figlia. Que­
fta ricoveroífi in Mullico , dove fu aífai onorata per riguar-
do di fuo Padre, che col difcapito della fuá vita fatto ave-
va un fervizio si importante alia Nazione Mefiicana.
212

Dopo queflo fpiacere n’ebbe Toteotzin un altro non


Lib. ill. men grande nella rifpofta del Tiranno Maxtlaton. Quefti
effendo arrabbiato contro i Chalcheii per l’ajuto dato a Ne-
zahualcojotl, e per la ftrage da loro fatta in Coatlichan,
mandó a Toteotzin una feveriíïitna ripreníione , chiamandolo
uomo doppio e traditore , e ordinandogli di metter fenza
indugio i prigionieri in liberta. Premio degno d’un pérfido
adulatore ! Non prefe cotai rifoluzione Maxtlaton per favo-
rire i Mefficani , i quali mortalmente odiava; ma foltanto
per difprezzare 1’ oífequio di Toteotzin, e per opporfi alie
fue voglie . Tanto era lontano da favorire la Nazione meffi-
cana, che giammai non s’era tanto impegnato, quanto al­
lora, in rovinarla, ed avea gia alleftito delle truppe per far
un colpo decifivo fopra Meffico, ed indi paífar a riconqui-
fiar tutto ció, che Nezahualcojotl gli avea tolto. Queílo
Principe, confapevole dei difegni di Maxtlaton, fe n’andó
a Meffico per conferir con quel prudente Re full’ ordine,
che dovevano oflervare in quella guerra, e fulle mifure da
prenderfi per ifconcertare i progetti del Tiranno, e s’accor-
darono d’unir le truppe Tezcucane a quelle di Meffico per
la difefa di quella Citta, dalla forte della quale fembrava dipen-
dere 1’efito della guerra.
Col rumor della imminente guerra cofternoffi in tal ma­
niera la Plebe Mefficana , che ílimandpfi incapace di refifte-
re alia pofíanza dei Tepanechi, cui fîho a quel tempo avea
riconofciuto fuperiori, fi portó in tormo al Re per pregarlo
con clamori, e con lagrime di non intraprendere una guer­
ra si pericolofa, che cagionerebbe infaliibilmente il conquaf-
fo della lor Città , edella Nazione. C be volete dunque ycbe fa-
ciamo y diife il Re, per liberarci da tante calamité? Cbe ad-
dimandiamo la pace, riípofe la Plebe, al Re à' Azcapozalco,
e ci efibiamo a fervirglit e per tnuoverlo alla clemenza,
condotto alla fuá prefenza il noflro Dio falle fpalle del Sa-
cerdoti. Furono tali i clamori accompagnati da minaccie, che
il prudente Re temendo qualche fedizione popolare piú per-
niciofa, che la guerra dei Nemici, fu coftretto fuo malgré
do
2IJ

do a condifcendere alia richiefta del popolo. Trovavafi. l'at±±=s


prefente Motezuma, e non potendo fofferire, che una Na-Lie. III.
zione, la quale tanto fi vantava dell’onore, s’appigliaffe ad
un partito si ignominiofo, parló cosí alia Plebe: „ Deh,che
„ penfate, o Meflicani ? Avete perduro il cervello? Come
„ s’è introdotta s'ï fatta codardia nei voftri cuori? Vi fíete
„ forfe dimenticati d’effer Melficani, e difcendenti da quegli
„ Erci , che fondarono quefta Citth, e da quei valent’uomi-
„ ni, che 1’hanno confervata a difpetto delle contraddizioni
„ dei noftri nemici? O cambíate dunque fentimento, o ri-
„ nunziate alia gloria, ch’ereditata avete dai voftri antena­
ti. „ E volgendoíi indi al Re, „ Come, Signor, gli diffe,
„ si grande ignominia permettete nel voftro Popolo? Parla-
„ tegli un’ altra volta, e ditegli, che ci lafci prendere un
„ altro partito prima di metterci cost fcioccamente, e cosi
„ infamemente nelle mani dei noftri nemici. „
Il Re, che nulla piu di ció defiderava, parló alia Ple­
be, raccomandando il configlio di Motezuma , il quale fu ben
accolto. „ E ben, diffe allora il Re parlando alia Nobilta,
j, chi di voi, che fíete il fior della Nazione, avra coraggio
„ per portar un’ ambafciata al Signor dei Tepanechi? „ Co-
minciarono tutti a guardarii fcambievolmente, e non v’ era
tra loro chi ardiffe affrontare il pericolo, finché Motezuma
con giovanile intrepidezza fi prefentò dicendo : „ Io andró;
„ poichè fe finalmente debbo moriré, poco importa, che fia
„ oggi o dimani, né puó trovarfi una miglior occaíione per
5, morir con gloria, facrificando la mia vita all’onor della
5, mia Nazione ? Eccomi , Signore , pronto ad ubbidire ai
„ voftri comandi. Ordinatemi pure, ció che vi piace . „ II
Re compiaciutofi di sï gran coraggio, gli ordinó d’andaré a
proporre la pace al Tiranno, ma fenza acconfentire a con-
dizioni ignominiofe. Andofl'ene fubito il prode giovane, ed
incontrando le guardie Tepaneche, lor perfuafe di lafciarlo-
portare al lor Signore un ’ ambafciata di fomma importanza.
Prefentato al Tiranno, addimandogli la pace a nome del fuo
Re, e della fuá Nazione, ma fotto condizioni onefte. II Ti­
ranno
214

- 1 """ranno rifpofe, ch’era d’uopo deliberare coi fuoi Configlieri


Lis. III. per ¿ar ne| giorno feguente la rifpofta decifiva; ed avendo
Motezuma da lui richiefto un falvocondotto, non altro gli
diede , che quello ch’ egli colla fua indultria fi procacciaife :
onde colui fe ne ando incontanente a Meffico promettendo
di ritornare il giorno feguente» La poca fidanza e ficurt'a,
che avea in quella corte, e la comodita del viaggio, che
non era più di quattro miglia, faranno ftate fenz’ altro le ca-
gioni di non aver quivi afpettato la decilione del Tiranno,
Ritornb dunque ad Azcapozalco il giorno feguente, corne
avea promeifo, ed avendo fentito dalla bocca del Tiranno
la rifoluzion délia guerra, adoperô con lui le ceremonie fo-
lire a farfi dai Signori, quando fi sfidavano, cioè gli pre-
fento certe armi difenfive, e gli unfe il capo , e vi attacco
delle penne nella maniera,, che il facevano coi morti , ed
oltr’ a cio proteftogli a nome del fuo Re , che per non vo-
lere accettar la pace offertagli, farebbe fenza dubbio rovina-
to iniieme con tutta la Nazione dei Tepanechi. Il Tiran­
no fenza moftrar difgufto per cotali ceremonie , nè per le
minaccie fattegli,diede anch’egü delle armi da prefentarfi al
Re di Meffico , ed avverti Motezuma per la ficurta délia fua
perfona, di ritornarfene travedito per un piccolo ufcio di
quel palagio. Non avrebbe il Tiranno badato tanto quefta
volta al dritto delle genti, fe aveife preveduto, che quello
fteifo Ambafciatore, délia vita di cui prendeva cura, doveva
effiere lo ftrumento principale délia fua ruina. Motezuma
profittoffi dell’ avvifo ; ma iubito che fi vide fuor di perico-
lo, fi mife ad infultar le guardie, a lor rinfacciando la lo-
ro trafcuraggine, e minacciandole délia loro pronta perdi-
zione. Le guardie gli fi avventarono per ucciderlo; ma egli
si coraggiofamente il difefe, che uccife uno o due uomini,
e fopravvenendo degli altri, fi ritirô precipitofamente a M ef-
fico, portando la nuova, che era gia dichiarata la guerra,
ed erano sfidati i capi d’amendue le Nazioni.
Con una tal nuova torno a fcompigliarfi. la Plebe , e
ricorfe al Re per richieder da lui il permeffo d’abbandonar
la
la Citta; perché inevitabil credeva la fua ruina. Il Re pro- — •
curó confortargli, ed incoraggiargli colla fperanza della vit- Lib. III.
toria. Ma fe mai fiamo vinti , replicarono i Plebei, che fa-
remo? Se cio accade, rifpofe il Re, fin da ora noi ci obbli- §. 12.
gbiamo a metterci nelle vojlre mani, per effere da voi facri- Guerra
r contro il
tere Tirran-
vintima fe ottenete vittoria, fin da ora altreiï ci obbli- no.
gbiamo noi , ed i nofiri difcendenti ad effere vofiri tributar} ,
a lavorar le vojlre terre, e quelle dei Ñobili, a fabbricar le
vofire cafe, ed a portarvi ogni volta ^che alla guerra andrete^
le voflre arm fed i vofiri bagaglj. Fatto quelto accordo fra
i N^bili ed i Plebei, e commeffo il comando di tutte le
truppe Meflicane al prode Motezuma, diede il Re pronto
avvifo al Principe Nezahualcojotl, acciocchè venifle fubito
col fuo Efercito a Medico, ficcome fece un giorno innanzi
alla battaglia.
Non puo dubitaríi , che foffero gia fíate fabbricate in
quedo tempo dai Meílicani delle drade ful lago per la più
comoda comunicazione della loro Citta con quelle del Con­
tinente; perche altrimenti non poifono intenderíi i movimen-
ti, e le fcaramuccie d’ ambidue gli eferciti : anzi fappiamo
per la Stotia , che tali (trade erano tagliate con fofíi, fopra
i quali aveano dei ponti levatoj; ma neffuno Storico ci ac-
cenna il tempo, in cui furono fabbricate . fi) lo in vero
mi maraviglio, che in mezzo ad una vita tanto calamitofa
baftafle 1’ animo ai Meílicani per intraprendere, e per efegui-
re una opera si grande e si malagevole .
11 giorno feguente all' arrivo del Prencipe Nezahualco­
jotl a Meíïico fi laíciò vedere nel campo 1’ efercito dei Te-
panechi affai numerofo e brillante non meno per le lamette
d’ oro, di cui andavano adorni, che per i vaghi pennacchj,
che portavano in teda, con cui parevano voler aggrandirela
loro datura . Accompagnavano la loro- marcia con grandi ur-

(h) lo credo, che i Meílicani aveffero a quefto tempo fabbricate leflra-


de di Tacuba e di Tepejacac, non gia quella d’Iztapallapan, la quale e più
grande, ed ivi era il lago più profondo.
2IÍ

‘----- -- li, vantando troppo prefto la vittoria Quefto efercito era


Lib. III. comandato da un famofo Generale, appeliato Mazatl. li
Tiranno Maxtlaton, contuttochè accetratoaveífe la sfida , pu­
ré non volle muoverfi dal fuo palagio, o perchè credeva av-
vilirfi nell’ aver a combattere coi Re di Meíïïco, o ciò ch’
è piu verifimile, perchè temette la fortuna delia guerra,
Tofto che i Mefficani avvertiti furono dei movimenti de’
Tepanechi, uícirono bene ordinari a ricevergli, e dato dai
Re Itzcoatl il legno delia battaglia col fuono d’ un tambu-
rello, che portava fulla fpalla, s’attaccarono con indicibil
furia ambedue gli eferciti, ben perfuaíi e gli uni e gli altri,
che dovea quella battaglia decidere delia lor forte . Per la
maggior parte del di non fi potè conofcere, da che banda
inclinafla la vittoria, mentre ciò che guadagnavano i Tepa-
nechi, fra poco il perdevano. Ma poco avanti al tramontar
del Sole , vedendo la Plebe Mefíicana le forze dei Nemici,
ognora aumentarft con nuovi rinforzi, cominciò a sbigottirfi,
ed a lagnarfi dei fuoi capi . Che facciamo , o Mejficani! li
dicevano gli uní agli altri, farà bene il facrificar le no/ire
■vite all' ambizione del noflro R.e, e del nofiro Generale! Quan-

la no/tra temerita, per ottenere il perdono, e la grazia della


vita ?
Sentí il Re con fommo rammarico quede voci, e ve­
dendo con efle fcoraggiríi vieppiii la fuá Gente , chis­
mo a configlio il Principe, ed il Generale per richieder il lo­
ro fentimento intorno a ció , che converrebbe fare per
incoraggir la Plebe tanto sbigottita J Che ? Rifpofe Mo-
tezuma, combatiere infino a moriré. Se muojamo colle ar-
mi in mano difendendo la noíira liberté , faremo il nojlrodo-
vere. Se fopravviviamo vintl, rejleremo coperti d' eterna con-
fufone. Andiamo , danque^ andiatno a moriré . Cominciavano
■ gia a prevalere i clamori dei quafi vinti Mefficani, tra i
quali vi furono alcuni tanto vili, che chismando i lor ne­
mici dicevano: O forti Tepanechi, Signori del Continente,
frénate il voflro fdegno ; poicbe ormaici arrendiamo. Se vi pin-
ce j
217
st, qui fotto i voftri occbj ammazzeremo i no/lri capi, per me-
ritarci da voi il perdono delia temeri td, alia quale ci ha in- Lu. III»
dotto la loro ambicione. Fu si grande lo fdegno, ch’ ebbero
per si fatti clamori il Re, il Principe ,il Generale, e la No-
bilc'a, che quivi incontanente avrebbono punito colla morte
la vilth dei loro codardi foldati ,fe non fofle ftato per non age*
volare ai nemici la victoria; e però disimulando il loro di-
fgufto, gridarono tutti ad una voce, Andiamo a moriré con
gloria, e fi fcagliarono con tal impeto fopra i nemici, che
gli rifpinfero da un foflb, che aveano occupato, e gli fecero
tornar indietro. Con quefto vantaggio cominciò il Re ad ani­
mar la fuá Gente, mentre il Principe ed il Generale faceva-
no maraviglie di coraggio. Nel maggior fuoco della zuffa
r’incontrò Motezuma col Generale Tepaneca,che venivaorgo-
gliofo per lo terrore cagionato da’ fuoi foldati alia Plebe Mef-
ficana, e gli diede un si fiero colpo nella tefta, che il di-
fiefe efanimato ai fuoi piedi. Si fparfe fubito per tutto il
campo il rumore della vittoria, col quale prefero gran co­
raggio i Meificani; ma i Tepanechi talmente fi cofternarono
colla morte del ioro bravo Generale Mazatl, che tofto fi
mifero in dilordine. La notte fopravvenuta impedí i Mefli-
cani di continovare i loro progreífi: onde e gli uni, e gli
altri fi ritirarono alie loro Citta, i Mefiicani pienidi coraggio,
ed impazienti di non poter compiere per la oicurita della not­
te la loro vittoria,ediTepanechi fconfolati e malinconici ,ben-
chè non affatto privi di fperanzadi vendicarfi il giorno feguente .
Maxtlaton affai afflitto e dalla morte del fuo Generale,
e dalla fconfitta delle fue truppe, pafsò quella notte ( 1’ ul­
tima della fua vita ) animando i iuoi Capitani , e ad efli
rapprefentando da una parte la gloria del trionfo, e dall’al­
tra i mali , a cui foggiacerebbero, fe mai foifero vinti: poi-
chè i Mefiicani, che infin’a quel tempo erano ftati tributary
dei Tepanechi, dove reftaffero vittoriofi, coftrignerebbono i
Tepanechi a pagar tributo a loro . (i)
Sroria del Mejjico Tom. I. Ee Ven­
ti) Per quelle efpreflioni del Ti ramio fi può credere, che quando egli
«’im-
31S

-- ..— Venne finalmente que! giorno, che decidiere dovea del-


Lib. III. la forte di tre Re. Ufcirono ambedue gli eferciti al campo,
e cominciarono con idraordinario furor la battaglia , la qua-
22? le fi mantenne in vigore fino al mezzo di. I Mefficani, ef-
Conqui- fendo incoraggid e dai vantaggi il giorno innanzi riportati,
capozaf- e una ^erma fperanza di vincere, fecero si grande drage
co,emor-dei loro nemici, che coprirono il campo di cadaveri, gli
tedelTi- fConfiflero, gli mifero in fuga, e gl’ infeguirono fin dentro
Maxtla-I* loro Citta d Azcapozalco, portando da per tutto il terro-
ton. re, e la morte. Vedendo i Tepanechi , che né anche nelle
loro cafe poteano fottrarfi dal furore dei vincitori, fuggiro-
iio alie montagne difcode dieci, e dodici miglia da Azcapo­
zalco. L’orgogliofo Maxtlaton, che fino a quel di avea di-
fprezzato i fuoi nemici ,e fuperiore riputavafi a tutti i con­
tradi della fortuna, ora vedendo nella fuá Corte i Meflica-
ni, fentendo il pianto dei vinti, mancandogli le forze per
refidere, e remendó eífer raggiunto nella fuga, fe la intra-
prcndeva , prefe il partito di nafconderfi dentro un ternas
calli, o fia Ipocaudo, di cui altrove parleremo; ma flecó­
me il cercarono da per tuito i vincitori , cosí finalmente lo
trovarono, e non bailando a piegarli né le preghiere , né le
lagrime, con cui implorava la loro clemenza,fu uccifo con
badonate , e faífate, ed il fuo cadavero fu gittato nella cam-
pagna , acciocché fofle cibo agli uccelli di rapiña. Quedo fu
il trágico fine di Maxtlaton, non avendo ancor compito tre
anni della fuá tirann'ia. Cosí terminarono l’ingiuftizia, la
crudeha, 1’ ambizione, e la perfidia di codui, e le graviífi-
me ingiurie da lui fatte al legittimo erede del regno d’ A*
colhuacan , al fuo fratello Tajatzin, ed ai Re di Meífico.
La fuá memoria é odiola, ed efecrabile negli annali di quel-
le Nazioni.
Quedo memorabile avvenimento, il quale cambió in-
tera-

s’ impadror.'i della corona d’ Azcapozalco colla morte del fuo fratello Ta-
iatzin, tornó ad imporre ai Meflicani il tributo lor gia rimeflb dal fu»
Padre Tezozomoc.
sip
teramente il fi ítem a di quei Regni, fegnalo l’anno 1425.
della era volgare, un fecolo appunto dopo la fondazione di Lib. III.
Medico.
La norte feguente s’occuparono i vincitori nel faccheg-
giar la Gitta, nel rovinar le cafe, e nel bruciar i tempj,
lafciando in tale Hato quella Corte gia tanto celebre , che
non potefle ritnetterfi in mold anni. Mentre i Mefficani, e
gli Acolhui raccolgevano i frutti della loro vittoria, i Tla-
fcallefi, e gli Huexotzinchi diftaccati dall’ efercito préféra
per aíTalto la Gorte antica di Tenajuca , e nel giorno fe­
guente vennero ad unirfi a coloro, per prendere la Gitta di
Cuetlacbtepec .
I fuggitivi Tepanechi, trovando!! nei tnonti ridotti al­
ia maggior mi feria ,e temendo d’ eflere ancor ivi fopraggiun-
ti dai vincitori, penfarono a render!!, ed implorare la loro
clemenza : e per ottenerla mandarono al Re di Meflico un
illuftre pedbnaggio accompagnato d’ altri Nobili di parecchj
luoghi della Nazione Tepaneca. Quefto Ambafciatore addi-
fflandò umilmente al Re il perdono a nome de’fuoi Nazio-
nali, gli preftò ubbidienza, e promife, che il riconofcereb-
bero tutti i Tepanechi per loro legittimo Signore, e gli
fervirebbero come vaflalli. Congratuloffi della loro fortuna
in mezzo ad un si grande conquaffo, di dover foggiacere ad
Un Re si degno, e dotato delie più eccellenti qualità, e fi­
nalmente conchiufe il fuo ragionamenro, caídamente pregán­
dolo di voler accordar loro la grazia della vita , e la liber­
ta di ¿tornare alie loro cafe. Jtzcoatl gli accolíe con lo rn-
ma benignit'a, accordo quanto volevano, e protefto di rice-
Vergli non gia per fudditi, ma per figliuoli, e fi efibi di
fare verfo di loro tutti gli uffizj d’un vero Padre ; ma Ínfle­
me lor minaccio F ultimo efterminio, cafo che ofaflero vio­
lare la fedeltk giuratagli. Dopo tal grazia ritornarono i fug­
gitivi ai lor luoghi per ¿edificare ie loro cafe, e per bada-
re agli interefíi delle loro famiglie: e fin da allora rellaro-
nn fempre foggetti al Re di Medico, accrefcendo colla lo-
Jo difgrazia gli efempj di vicifíitudine, che ognora oflervia-
E e a ato
220

mo nell’ umana felicità . Ma non futti i Tepanechi fi ri.


Ljb. III-duíTero tofto íbtto 1’ubbidienza del Conquiftatore: poichè
quei di Cojohuacan, Gittà, e ftato confiderabile delia fteflà
Nazione, fi mantennero per qualche tempo oftinati, ficcome
poi vedremo, nel loro primo partito .
II Re Itzcoatl dopo quefta famofa conquifta fece ai Ple-
bei ratificar 1’ accordo fatto gi’a da loro colla Nobiltà: onde
reftarono perpetuamente obbligati a fervirla, come fempre
fecero nell’avvenire; ma quelli, che coi loro clamori e la­
menti fcoraggiati aveano gli altri nella battaglia , furono
fmembrati dal cotpo delia Nazione, e dallo Stato Meíficano,
ecome vili ecodardi,perpetuamente sbanditi. A Motezuma
poi, ed agli altri, che piu s’ erano nella guerra fegnalati,
diede il Re la proprietà di qualche parte delle terre conqui-
ftate, ed un’ altra ne afíegnò ai Sacerdoti pel loro foftenta-
mento: e dopo aver dati gli ordini opportuni per render piu
ferma e ftabile la fua dominazione, ritornò col fuo efercito
a Meflico per celebrare con pubbliche allegrezze la felicità del­
le fue armi, e per ringraziare gli Dei delia loro pretefa pro?
tezione.

LI-
3LÏBB.O S'V
Rijlabilimento della fam tglia Reale de Cicimecbi nel trono d' A-
eolhuacan. Fondazione della Monorchia di Tacuba. Triplice
alleanza de' Re di MeJJieo, d' Acolhv.acan , e di Tacu-
ba . Conquijle, e morte del Re itzcoatl. Conquijle
ed avvenimenti de' MeJJicani fotto i lor Re Mo-
tezuma I., ed Axajacatl. Guerra fra i MeJJi­
cani edi Tlatelolcbi. Conquijla di Tlatelol-
co, e morte del fuo Re Moquibuix. Gover­
no , morte , ed elogio di Nezabualcojotl,
ed efaltazione al trono del fuo figli-
uolo Nezabualpilli,

Orto che Itzcoatl ben fermo fi vide nel fuo


trono, e nella pacifica poífefíione d’ Azcapo-
zalco, per rimunerare il Principe Nezahualco- §• r.
jotl dell’ ajuto datogli nella difefa di MeiTi-
co, e nella conquifta della corte de’ Tepane- della fa-
chi , determinó di ajutar lui medefimo nella
recuperazione del regno d’ Acolhuacan. Se il cicime-
Re di Medico aveffe pofpofto la fedelta e la giuftizia all’ chi nel
ambizione, non gli farebbono mancad de’ pretefti per impa- ^coihua-
dronirfi ancor di quel regno. 11 Tiranno Tezozomoc avea can.
meifo C.himalpopoca in pofTeflb di Tezcuco , e quefti, come
Signore, in quella Corte avea comandato. Itzcoatl, il qua­
le er’ entrato in tutti i diritti del fuo anteceffore , poteva
confiderar quello dato, come incorporato da alcuni anni ad-
dietro alia Corona di Medico . Avendo poi da un altro
canto conquiftato legittimamente Azcapozalco, e fottomefio
i Tepanechi, pareva dover fuccedere in tutti i driiti de’ vin-
ti, i quad, e per la podedione di dodici anni, e per 1’ ac-
cettazioae della maggior pane dei popoli, potrebbond forfe
* 'y

— ■•■■■■& credere abbaftanza giuftificati* Mamettendo în non cale si fatti


Lus. iv. pretefti, penso feriamente a porre Nezahualcojotl fui trono,
che per légitima fucceiftone gli apparteneva, e di cui psr
tanri anni era ftato privo per la uiurpazione de’ Tepanechi,
Anche dopo la disfatta de’ Tepanechi v’erano parecchie
Citta nel regno, che non volevano fottometterfi al Principe
erede per paura del caftigo daloro meritato. Erauna di que­
lle la Citt'a di Huexotla » vicina alla Corte di Tezcuco, il
cui Signore Huitwiabuatl (a) s’ era oftinato nella ribellione*
Ufcirono da Meffico le Truppe alleate, ed incamminandofi
per le pianure, oggi appellate di Santa Marta, fecero alto
in Chimalhuacan , onde mandarono il Re , ed il Principe ad
offerir il perdono a quei Cittadini, fe s’ arrendevano , mi-
nacciando di mettere a fuoco e fiamma la Citt'a, fe perfifte-
vano nella loro ribellione ; mai ribelli invece d’acettar 1’ of-
ferta ufcirono in ordine di battaglia contro 1’efercito Reale t
Poco duro la pugna; perché eifendo ftato prefo dall’ invitto
Motezuma il Signor di quella Citt'a, fi mifero in fuga le
truppe ribelli, e poi addimandarono umilmente il perdono,
prefentando, corne far folevano, al Vincitore le donne gra­
vide, i fanciulli, ed i vecchj per muoverlo a compaflione^
Spianata finalmente la ftrada al trono d’Acolhuacan , e col-
locatovi il Principe, furono congedate le truppe aufiliarie di
Huexotzinco e di Tlafcalla con fingolari dimoftrazioni di
gratitudine, e con una buona parte del bottino d’ Azca-
pozalco.,
Indi portoffi 1’ Efercito de’ Mefficani, e degli Acolhui
C nZui- contro * tibelli di Cojohuacan , d’ Atlacuihuajan , edi Huitzi-
fùdîco- lopochco. I Cojoacanefi aveano procurato d’ eccitar gli ani-
johuacan, mi di tutti gli altri Tepanechi a fcuoter il giogo de’ Meift-
îuogh/tri ca°i • Piegaronfi aile loro follecitazioni le fuddette Citt'a,
ed altri luoghi vicini; ma gli altri impauriti per la ftrage
d’ Azcapozalco, non vollero efporfi a nuovi periglj . Prima
di

(a) La Citta di Huexotla era flata data da Tezozomoc al Re di Tlate-


lolco : ond’ è da crederfi, che ilTiranno Maxtlaton gliela togliefle perdar-
!a ad Huitsnabuatl..
22 3
di dîchiarar la loro ribellione comincîarono â malmenare le
donne MeíTicane, che andavano al loro mercato, ed anche L1Bt jyt
gli uomini, che per qualfivoglia motivo capitavano a quella
Città. Onde il Re Itzcoatl comando ¡ che neflun Melîicano
andaíTe a Cojohuacan , finche non foife caftigata la infolenza
di quei ribelli. Terminata dunque la fpedizione di Huexotla,
ando contra loro. Nelle tre prime battaglie che diede, ap»
pena n’ ebbe altro vantaggio, che quello di fargli retroce­
deré un poco; ma nella quarta, mentre i due eferciti fu-
riofamente combattevano, Motezuma colle truppe coraggio-
fe, che aveva meifo in imbofcata, piombo con tal impetó
iopra la retroguardia de’ ribelli, che gli difordino , e gli co-
trinfead abbandonare il campo, ed a fuggirfene alla Città. Gli
nfegui pure, ed accorgendofî, che volevano fortificarfi nel
empio maggiore, li prevenne coll’ occuparlo , e brucio la
orre di quel fanruario. Con si fatto colpo fi cofternarono a
fil fegno i ribelli , che lafciando la Città , fuggirono aile mon»
agne, che fono a Mezzogiorno di Cojohuacan; ma ancor là
«iirono dalle truppe Reali incalzati per più di trenta miglia,
dnattantochè in un montea Ponente di Quauhnahuac, ifug-
gitivi franchi e privi d’ogni fperanza di fcampare, gittarono
1’ armi in fegno d’ arrenderfi,e fi diedero a difcrezione ai vin»
citori.
Con quefta vittorîa refrà Itzcoatl Padroné di tutto lo
ftatode’Tepanechi, e Motezumapieno di gloria. E’ da far
maraviglia , dicono gli Storici , che la maggior parte de*
prigioni fattifi in quella guerra di Cojohuacan apparteneva a
Motezuma, ed a tre bravi uffiziali Acolhui ; poichè tutti e
Quattro fuir efempiô degli antichi MeíTicani nella guerra con­
tro i Xochimilchi, s erano convenuti di tagliar una ciocca
di capellia tutti quei che prendeífero, e nella maggior parte
di effi trovoííi un tal contraífegno.
Avendo terminata si felicemente quefra fpedizione , e
regolati gli affari di Cojohuacan , e delle altre Città foggio*
gâte, ritornarono a Medico tutti due i Re. Parve al Re
Itzcoatl convenevole il mettere alla tefta de Tepanechi qual»
cuno
2&4

""""^^cuno della famiglia dei loro antichi Signori, acciocchè pió


L«. IV. tranquillamente, e con minor difpiacere viveíTero fotto ilgio*
go de’ Meflicani. Scelfe per cotal dignit'a Toroquibuatuin ,
figliuolo d’un figliuolo del Tiranno Tezozomoc. Non fi fa,
che quefto Principe avefíe avuta mai parte nella guerra con-
Mona’r-tro * Medicani, o per qualche fecreta inclinazione , che a
chia di loro portaífe, o per avverfione al fuo zio Maxtlaton. Itzco*
eV^le-’31! ^ecs ven^r® a Medico, e lo creo Re di Tlacopan , o
anza de’ fia Tacuba, Citta coníiderabile de’Tepanechi, e di tutti i
tre Re. luoghi, che erano a Ponente, comprefo anche il paefe di
Mazahuacan; ma Cojohuacan, Azcapozalco, Mixcoac, ed
altre Citta de’Tepanechi reftarono immediatamente fottopo-
fie alia corona di Medico . Si diede quella Corona a Toto»
quihuatzin fotto la condizione di fervir con tutte le fue
truppe al Re di Medico, ogni volta che il richiedefíe , af-
fegnando a lui medefimo per ció la quinta parte delle fpo*
glie, che fi aveífero dai nemici. Símilmente Nezahualcojotl
fu meífo in pofleíTo del trono d’ Acolhuacan fotto la condi*
zione di dover foccorrere i Medicani sella guerra, e perció
gli fu aífegnata la terza parte della preda, cavatane prima
quella del Re di Tacuba, redando 1 altre due terze parti
pel Re Medicano. Oltr’a ció tutti e due i Re furono crea*
ti Elettori onorarj del Re di Medico, (b) il qual onore fol*
tanto riducevafi a ratificare 1’ elezion fatta da’ quattro Nebí*
li Medicani, ch’ erano i veri Elettori Il Re di Medico
fcambievolmente s’ obbligo a foccorrere ognuno d’ edi due
Re, dove vi fofle bifogno . Queda alleanza de’tre Re, che
ferma ed inalterabile fi mantenne per quad un fecolo, fu la
cagione delle rapide conquifte, che poi fecero i Meííicani.
Non fu quedo 1’único colpo maeftro della política del Re
Itzcoatl: rimuneró anche vantaggiofamente tutti quelli , che
s’erano fegnalati nella guerra, non facendo tanto conto del*
la

(b) Parecchi Storici credettero, che i Re di Tezcuco e di Tacuba fof-


fero veri Elettori; ma dalla fiefia Storia ci confia l’oppofto:ne v’èriícon*
tro, che mai interveniflero, nè fi troYaffero prefeati ad alcuna eleziooe,
come alrrove diremo.
225

la nafcita, e degl’impieghi, che ottenevano , quanto del co - ■■ •


raggio moftrato, e dei lervigj da loro fatti. Cost la fperan-Us.
za del guiderdone gli animava alle piu eroiche imprefe , et
fendo ficuri, che la loro gloria, ed i loro vantaggj non di-
pendevano da cerci accidenti di fortuna, ma dal merito del­
le loro proprie azioni. Una tai politica fu dai Re pofierio-
ri per lo piu adottata con grande utilita dello ftato . Stabi­
lity quefia famofa alleanza portoffi Itzcoatl col ReNezahual-
cojotl a Tezcuco per incoronarlo di lua propria mano. Que­
lla funzione fi celebrò colla maggior folennità nel 14.26. In­
di íe ne torno il Re di Mefiico alia fua Corte, e quello
d’ Acolhuacan s’ applicò colla piu gran diligenza a riformar
la fua.
Non era cost ben regolato il regno d5 Acolhuacan , co­
me il lafciò Techotlala. La dominazione de’ Tepanechi, e *•
le nvoluzioni avvenute in quei venti anni aveano alteratomentifin-
11 governo dei Popoli ,indebolito il vigor delle leggi,e gua-g^arylel
fiato in gran parte i coftumi. Nezahualcojotl, il quale ol- zahua[e_"
tre l’amore, che portava alia fua Nazione, era dotato di cojotl.
fingolar prudenza, fece tali regolamenti per la riforma del
regno, che fra poco fi vide piu fiorito,che fotto qualunque
alcro de’fuoi Anteceflori. Diede nuova forma ai Configlj
gi'a Habiliti dal fuo Avo . Confer! le cariche alle perfone
piu idonee . Un Configlio v’era per le caufe puramente ci-
vili , ed ohre ad altri afliftevano in eflb cinque Signori, che
nelle fue avverfit'a gli erano ftati coilantemente fedeli. Un
altro Configlio v’ era per le caufe crimihali, dove prefiede-
vano due Principi fuoi fratelli di fomma integrita, Il Con­
figlio di Guerra fi componeva de’piu famofi Capitani, fra
i quali aveva il primo luogo il Signor di Teotihuacan ge­
nero del Re, ed uno de’tredici Magnati del regno. Il Con­
figlio fopra le rendite Reali confiava dei Maggiordomi del
Re,e de’primi mercatanti della Corte . Tre erano i principa­
ls Maggiordomi, che avevano cura de’ tributi, e delle altre
entrate del Re. Stabil! delle adunanze a foggia d’Accade-
mie per la loro Poesia, per l’Aftronom'ia, per la Mufica,
Storla del Mejftco Torn. I. Ft per
226

■---- --per la Pittura, per la Storia, e per Tarte divinatoria , e


L\b. IV. chiaraô alla Corte i più rinomati Profeflbri del regno : i
quali fi ragunavano in certi giorni per comunicarfi fcambie-
volmente i loro iumi ,e le loro invenzionii e per ognuna dél­
ié fuddette fcienze ed arti, quantunque iniper'fette, fondé
delle fcuole nella Corte . Rapporto aile arti meccaniche di-
vife la Citta di Tezcuco in trenta e più parti, e a ciafcun'
arte aflegnô la fua con efclufion delle altre : ficchè in un
luogo erano gli Orefici , in altro gli Scultori, in altro i
Teffitori, e cosi degli altri. Pel fomento délia Religione
fabbricù nuovi tempj, creô miniftri pel culto dei loro Dei,
diede loro delle café , ed affegno delle rendire -, e pel loro
foftentamento, e per P altre fpefe da farfi nelle fefte, e nei
facrifizj . Per accrefcere lo fplendore délia fua Corte coftrui
de’ grandi edifizj dentro e fuori délia Citta , e piantô
nuovi giardini , e e bofchi, che in parte fi confervarono
molti anni dopo la conquifta, e finora fi vedono alcuni ve-
ftigj di quella magnificenza.
i. y. Frattanto che il Re d’Acolhuacan s’occupava in rego-
ftedTxô tar ^ua Corte, i Xochimilchi, temendo che i Mefiicani
chimilco,nell’ avvenire voleifero impadronirfi del loro fiato , corne
di Cui-aveano fatto di quello de’Tepanechi, fi adunarono in con-
d^aïtre’6 Per deliberar fu’ mezzi da adoperarfi per prevenire
Città. una tal difgrazia. Alcuni furono di fentimento di fottomet-
terfi voloncariamente alla dominazione de’ Mefiicani, doven-
do efier finalmente fopraffatti dalla loro pofianza ; ma pre-
valfe il parère degli altri, che ftimarono meglio il dichia-
rar ad efii la guerra , prima che colle nuove conquifte di-
veniflero più formidabili.. Appena feppe la loro rifoluzicne
il Re di MeflicOjche mîfe in piede un buon efercito fotto
il comando del célébré Motezuma, ed avviso il Re di Ta-
cuba, acciocchè venifle colle fue trappe. La battaglia fi
diede ne’ confini di Xochimilco, Quantunque grande foife
il numéro de’Xochimilchi, non pero combattevano col buon
ordine de Mefiicani, onde in breve fconfitti fi ritirarono al­
la Cittk. I Mefiicani infeguendogli vi entrarono, ed attac-
carono
227
carono il fuoco alls torri de’tempj,e ad altri edifizj. Non*""""*^
potendo i Cittadiai foilenere il loro attacco , fuggirono ai Lib. IV.
monti; ma effendo ancor ivi dai Meílïcani affediati, final-
mente fi rendettero. Motezuma fu ricevuto da’Sacerdoti
Xochimilchi con mufica di flautini, e di tamburelli , effen-
dofi sbrigato da si importatite fpedizione: in undici foli gior-
ni. Portofli tofto il Re di Meílico a prender pofíefíb diquel-
la Citta,, che era, come abbiamo già accennato, la piü
grande delia Valle Meíficana dopo le Corti, dove fu rico-
nofciuto ed acclamato Re,ricevè 1’ubbidienza di quei nuovi
fudditi, e promife loro d’amarli come Padre e di prender
cura per l’avvenire de’loro interedi.
La fciagura de’ Xochimilchi non baftò’ ad impaurire quei
di Cuitlahuac; anzi la vantaggiofa fituazionedelia loro Citta ,
ftabilita in una ifoletta del lago di Chalco, gli incoraggi
per provocaré i Medicant alia guerra. Itzcoatl piombar vo-
leva fopra loro con tutte le forze di Medico; ma Motezu­
ma s’efibï ad abbattere con minori forze il loro orgoglio,
e perciò levò alcune compagnie di giovani,, maílimamente
di quelli, che s’allevavano ne’Seminarj di Medico: ed
avendosli efercitati nelle armi, ed inftruiti nell’ordine, e
nella maniera, che doveano ofíervare in quella guerra, di-
fpofe un numero proporzionato di barche, ed andò con tal’
armata contro i Cuitlahuachefi. Ignoriamo affatto le parti-
colari circoftanze di queda fpedizione; ma fappiamo, che
dopo fette giorni fu prefa la Citta, e fottomeffa alia ubbi­
dienza del Re di Medico , e che i giovani ritornarono ca-
richi di fpoglie , e condutfero feco un buon numero di pri-
gioni da facrificarfi al Dio delia Guerra. Nè meno fi fa
l’anno precifo, in. cui fi fece quella guerra,. come nè il
tempo di quella di Quauhnahuac, benchè queda pare eíferfi
fatta fui fine del regno d'Itzcoatl.
II Signor di Xiuhtepec, Citi'a del paefe de’Tlahuichi
piu di trenta miglia a Mezzodt di Medico, avea richiefto
dal fuo. vicino il Signor di Quauhnahuac una fua figlia per
ntoglie, e quedi 1’avea accordato. Pretefela poi il Signor
f f z di
——■' ■ di Tlakexcal, e ad effo lui la diede Cubito, non curan dvfi
Lib. IV. della promeífa fatta al primo, o per qualche offefa da lui
ricevuta, o per qualche altra cagione da noi ignorata. Gra­
vemente rifentito d’ un tal affronto il Signor di Xiuhtepec,
volle vendicaríi; ma non potendo da per fe a cagione dell’
inferiorita delle fue forze, imploró il favore del Re di Mef-
fico, prometiendo d’ effergli fempre amico ed alleato, e di
fervirlo ogni volta che il richiedeífe, colla fuá perfona e col­
la fuá gente. Itzcoatl ílimando giufta la guerra , ed oppor-
tuna l’occafione ¿’ampliare i fuoi dominj, armó la fuá gen­
te, e convocó quella d’ Acolhuacan, e di Tacuba. Abbifo-
gnava certamente di si grande efercito, poiche il Signor di
Quauhnahuac era aífai potente,, e la fuá Citta aífai forte,
ficcome lo fperimentarono poi gli Spagnuoli, quando l’afíé-
diarono. Comandó Itzcoatl, che tutto 1’efercito aífaliífe ad
un tempo la Citta, i Meíftcani per Ocuilla dalla banda di
Ponente, i Tepanechi per Tlatzacapechco dalla banda di
Tramontana, ed i Tezcucani infierne coi Xiuhtepechefi per
Tlalquitenanco dalla banda di Levante, e di Mezzogiorno.
I Quauhnahuachefi confidando nella natural fortezza della
Citta , vollero afpettar 1’ aífalto. I primi a darlo furono i
Tepanechi, i quali furono vigorofamente rifpinti;ma foprav-
venendo immediatamente tutte 1’altre truppe, furono i Cir-
tadini coftretti ad arrenderfi,. ed a fottometteríi al Re di Mef-
fico, al quale animalmente pagarono d’allora innanzi tributo
in cotone, in carta, ed in altre derrate, ficcome altrove di­
remo . Colla conquiíla di quella grande, amena, e forte
Citta, ch’era. la capitale de’Tlahuichi, relió gran parte di
quel paefe fotto la dominazione del Re Meíficano: ed indi
a poco s’aggiunfero a queíle conquiíle quelle di Quauhtitlan,
e di Toltitlan, citta confiderabili, quindici miglia a Tra­
montana di MeíTico;ma ignoriamo affatto le lorocircoílanze.
In quella maniera una Citta, che poco innanzi era tri­
butaria de’ Tepanechi, e non molto pregiata dalle altre Na-
zioni, in- poco piu di dodici anni fi trovó in iílato di coman­
dare quei medefimi, che la dominavano, ed i Popoli, che
ílima-
22J)

ftimavanfi fuperiori . Tanto importa alia felicita d' una Na-^""*^


zione la prodezza e la faviezza del fuo Capo/ Morí final- Lib. IV.
mente dopo si gloriofo regno, ed in eta molto avanzata il
grand’Itzcoatl nel 1435. dell’era volgare. Re giuftamente
celebrato dai Mefiicani per le fue fingolari doti, e per gl’
impareggiabili fervizj , che loro fece. Egli fervi alia Nazio-
ne per piu di trenta anni nella carica di Generale , e la go-
vernó quafi tredici come Sovrano. Oltre all’ averia liberara
dalla dominazione de’ Tepanechi, all’ aver ampliad i fuoi
dominj, all’aver ripofta la famiglia Reale de’ Cicimechi ful
trono d’ Acolhuacan, ali’ aver arricchira la fuá Corte colla
preda delle Citt'a conquiftate , ed all'aver gettati nella tríplice al-
leanza , che ftabili, i fondamenti delia fuá futura grandezza,
la nobilitd ancora con nuovi edifizj. Oltre ad altri coftrui
dopo la conquifta di Cuitlahuac un tempio alia Dea Cihua-
coatí, ed indi a poco un altro ad Huitzilopochtli. Celebraro-
no i Mefiicani le fue efequie con ftraordinaria folennitk,
e colle maggiori dimoftrazioni di dolore, e ripofero le fue
ceneri nello íleíTo fepolcro de’ fuoi anteceífori.
Non ebbero a deliberare i quattro Elettori nella elezione

de’ defunti Re, doveva ricadere 1’ elezione in qualcuno de’


nipoti d’Itzcoatl ;.e nefsuno in vero piùd egno trovavafi di Mote- Meffico.
zuma Ilhuicamina , figliuolo di Hüitzilihuitl, non meno per le lue
virtù ,che per gl’ importanti fervizj alla fua”Nazione fatti. Fu
dunque eletto con general applaufo, e diedefi incontanente di
cio parte a’ due Re alleati , i quali non folamente ratifica-
rono 1’ elezione ; ma eziandio la celebrarono con grandi lo-
di dell’eletto, e gli mandarono de’ prefenti degni délia fua gran-
dezza , e délia loro ftima ► Dopo le folire ceremonie, e 1’a-
ringhe gratulatorie de’ Sacerdoti, de’ Nobili, e de’ Militari,
fi fecero delle grandi allegrezze di pranzi, di balli , e d’ ik
luminazioni ► Ma prima di ventre alla incoronazione, o per
legge Habilita dalla Nazione, o per fua propria volonta ufci
alla guerra per far prigionieri dei nenaici da facrificarfi in
quefta gran funzione. Determino, che efli foflero de’ Chai-
chefî,
230

- cheu, per vendicar gli affronti ricevuti,e 1’ indegno trattamento fat-


Lib. IV.. togli, allorche ritornando da Tezcuco col carattere d’Amba-
fciatore, fa prefo e condotto alia carcere di Chalco. Ando
dunque in perfona contra loro, gli fconfifle , e face molti
prigioni ; benche non fottomiie allora del tutto quello ftato
alia corona , per non differire la incoronazione. Nel giorno pre-
f.flb a tai funzione furono introdotti in Mefiico i tributi, ed i
prefenti mandatigli da’ laoghi conquiilatiPrecedevano i Mag-
giordomi del Re, ed i Rifcotitori delle rendite Reali, e die-
tro a loro venivano i facchini, cbe i regali portavano, di-
vifi in tante fchiere , quanti erano i Popoli, che gli man-
davano, e s'i bene ordinati, che diedero ungran piacere agli
fpettatori . Portavano dell’ oro , dell’ argento , deile belle
penne , della roba da veftirii , infinita cacciagione , ed uoa
g-an quantita di viveri. E’ da ctederfi, benche nol dicano
gli Storici, che vi. interveniflero i due Re alleati con molti
altri Signori foreftieri\ ed una immenfa folia di tutti i luo-
ghi della valle meflicana..
La prima cura , che ebbe Motezuma, toftoche nel tro-
no ft vide, fu quella d’ edihcare un gran tempio nella par-
7. te della Gitta da loro chiamata Huitznabuac. I Re alleati
ro di tanti material!
chefi 3é operaj , che in breve conchiufa fu, e dedicata la fabbri-
loro pu- ca. Nel tempo, in cui facevafi, pare efler avvenutala nuo-
mzione. va gUerra contro Chalco. I Calchefi. oltre alie ingiurie gi'a
fatte a Motezuma, provocarono-nuovamente il fuo fdegno con
un crudele ed orrendo attentato , che meritó 1’ efecrazione
di tutta la pofterita. Avvenne dunque, che andando a cac-
cia due Principi Reali di Tezcuco ne’ monti , che do-
minano le pianure di Chalco, impegnati in tale divertimen­
to, e difcofti dalla loro comitiva con foli tre Signori Mefii-
cani, s’ imbatterono in una quadriglia di Soldati Chalcheli,
i quali credendo fare un gran fervizio alie crudeli paflioni
del loro Padrone , gli fecero prigioni , e gli conduflero a
Chalco. Il barbaro Signore di quella Citt'a , che verifimil-
mente fara ftato il medefimo Toteotzin, da cui fu s'i mal-
mena-
231
menato Motezuma , fenza riguardo veruno ail’ alto carattere-------- -
de’ prigionieri , e fenza timoré de’ funeiti effetti délia fua Lib.
inumana rifoluzione, fece fubito morir tutti e cinque; ed
acciocchè non mancaffe mai a’ fuoi occhj uno fpettacolo, in
cui la fua crudeltà fi poteffe dilettare , fece falare e fec-
care i loro cadaveri; e poi che furono ben afciutti , gli
mife in una fala délia fua cafa , affinchè gli ferviffero per
follener le fiaccole di pino , con cui fi faceva Iume la
notre.
La fama d’un si orribile avvenimento fi fparfe incori'
tanente per tutta la terra. Il Re di Tezcuco , a cui traffif-
fe il cuore cotai nuova, addimandb foccorfo da’ Re alleati
per vendicar la morte de’ fuoi figliuoli. Determino Motezu-
ma, che 1’ efercito Tezcucano attaccaiTe per terra la Cittadi
Chalco, mentre egli, ed il Re di Tacuba colle loro truppe
1’ attaccherebbero per acqua ; ed a cio ottenere raguno un
numéro incredibile di barche da potertrafportar tanta gente,
ed egli voile comandar in perfona queft’ armata . I Chal-
chefi, a difpetto di si grande moltitudine di nemici, fecero
una vigorofa refiftenza; poichè oltre 1’ effere da per fe ileffi.
guerrieri, quella volta la difperazione accrebbe loro il co-
raggio. Lo ileffo Signore di quello ffato, con tutto chefof-
fe tanto vecchio, che non poteva andar co’ fuoi piedi , fi
fece portar in una lettiga per incoraggire colla prefen-
za , e colla voce i fuoi fudditi. Nondimeno furono affat-
to fconfitti , la Cittb faccheggiata. ed il Signor di effa
punito coll’ eilremo fupplizio per li fuoi atroci delitti .
La preda fu , fecondo 1’ accordo fatto fotto jl Re Itz-
coatl, divifa ne’ tre Re ; ma la Citta con tutto quello (la­
to refto fin d’ allora fottopofta al Re di Meffico . Quefta
vittoria, per quel che dicono gli Storici , fi dovette in
gran parte al coraggio d’ Axoquentzin , giovane figliuolo
di Nezahualcojotl.
Quello famofo Re , avvegnachè dalla fua giovanil etk
aveffe parecchie mogli, e da efle molti figliuoli, a neffuna
avea fin’ allora conceffo 1’ onor di Regina, per effere tut-
te
2^2

—te o figlie de’ fuoi fudditi ,o.pure fchiave.. (c) Ora rtimando ne-
Lib. IV. ceflario il togliere una moglie degna di si grande onore , e
che a dargli valefle un fucceflore nella Corona d’ Acolhua-
8. can , fposò Matlalcibuatxin , figlia .del Re di Tacuba , gio-
Maritag-vane bella e modefta, la quale condotta fu a Tezcuco da
d’°Aco^e^uo ^a^re’ e dal Re di Medico . Si fecero per quelle noz-
huacan ze grandi allegrezze per ottanta giorni, e dopo un anno
PHncj113 nacclue ta^ naatrirnonio un figliuolo, cui appellarono Ne-
peíïa di Xíibualpilli, il quale fu, come appreífo vedremo , erede di
Tacuba. quella corona. Indi a poco fi fecero quivi altre allegrezze
alfai ftrepitoíe pel compimento della ftbbrica dell’ Hueiíec-
pan, o fia Gran Palagio, delia cui magnificenza furono te*
ílimonj gü Spagnuoli. Quefte allegrezze, alle quali fi tro-
v. arono ancora i due Re alleati, fi terminarono con un Iau-
tiflimo praazo., a cui fu invitata la Nobilta delle tre corti.
In queflo pranzo fece Nezahualcojotl fuoi Mufici cantar al
fuono degli ft-romenti un’ oda da lui medefimo comporta , la
quale cominciava , Xochitl mamant in ahuehuetitlan, il cui
argomento era il ricordare a’ circortanti la brevita della vi­
ta, e di tutti i piaceri de’ Mortali nella prontezza, colla qua­
le un bel fiore diventa paffo. I patetici avvertimenti di tal
canzone cavarono delle lagrime a’ circortanti, a cui 1’ amor
della vita rendeva piu rincrefcevole la memòria dell/i morte.
9. Rertituitofi quindi Motezuma alia fua corte , videfi co-
Mortedi ftretto a fopraffare un nemico, che eflendo troppo vicino, e
tlatoaRe ^-'-ufi domeftico, potrebbe però eífere piii perniciofo 2II0 fta-
diTlate- to. Qyauhtlatoa, terzo Re di Tlatelolco , fpinto dall’ ambi-
lolco. zione d’ ampliaré i fuoi dominj, o dall’ invidia delia feli­
cita del fuo vicino e rivals, avea gia voluto toglier la vi­
ta al Re Itzcoatl, ed impadronirfi di Meífico, e perriuícir-
vi, non eflendo baftevoli le fue forze, fi confedero con al­
tri Signori vicini; ma tutte le fue diligenze furono vane;
men-

(c) Nezahualco'otl fposò nella fua giovanezza, come abbiam già dettoí
Nezahualxochitl, la quale eíTendo della cafa Reale di Meffico , era pur de­
gna delí’ onor di Regina; ma quefla Signora mori prima, che it Principe
fuo «narico recuperaffe la Corona ufurpatagli da’ Tepanechi.
233
mentre'Itzcoatl confapevole di cota! intento ,fi preparó oppor-^^55
■tunamente alia difefa , e gli fece perder il coraggio. Quin- Lib. IV.
di tal difñdenza e nimifta cagionofli ira i Mefficani , ed i
Tlatelolchi, che flettero degli anni fenza comunicare infie­
rne, ad eccezione di alcuni plebei, che furtivamente anda-
vano a’Mercati . Sottoil regnodi Motezuma ripiglió Quauh-
tlatoa i fuoi perverfi difegni ; ma quefta volca non reftarono
impuniti; perciocché eflendo avvifato Motezuma, prevenne
il colpo con un furiofo aífalto, che diede a Tlatelolco , nel
xquale morir fece quelT inquieto Regolo, benché la Citta di
lui non reftafíe allora fottomefia alia dominazion del Meffi-
cano. I Tlarelolchi defiero Re il prode Moquihuix , nella
cui elezione influí fenz’alero lo ñefío Re di Meflico.
Trovandofi gik libero Motezuma da quefto perniciofo iOi
vicino, fi portó alia Provincia de’ Cohuixchi a Mezzodi di
Meflico, per vendicar la morre da quei Popoli data a certi
Meflicani. In tal gloriofa fpedizione aggiunfe alia fuá corona
gli íiati di Huaxtepec, Jauhtepec, Tepoztlan, Jacapichtla ,
Totolapan, Tlalcozauhtitlan, Chilapan , difeofto piu di cen-
cinquanta miglia dalla corte , Coixco , Oztomantla, Tlach-
mallac , e parecchj altri, e tornando verfo Ponente con-
quiftó Tzompahuacan, lafeiando fin d’allora fottopofti alia
dominazione del Re di Meflico, ed il gran paefe de’Cohuix­
chi, ch’erano ftati gli autori di quelle moni , e molti al­
tri ftati a quel paefe vicini, che forfe con si fatti infulti
provocato aveano il fuo fdegno . Al fuo ritorno alia Corte
amplió il templo di Huitzilopochtli, e Tornó colle fpoglie
di quei Popoli . Tutte quefte conquifte furono da lui fatte
nei primi nove anni del fuo regno»
NelT anno décimo, che fu il 1446’. dell’era volgare , §. ir.
vi fu in Meflico una grande inondazione cagionata dalle Inonda,:
troppo abbondanu pioggie, le quaii tant acqua portaron o Meffico.
al lago, che non potendo dentro il letto 'fuo contenerfi,
traboccó, ed allagó a tal fegno la Citta che rovinó pa-
recchie cafe, e non lafció veruna Arada, dove fi potefíe an­
dar a piedi, eflendo d’uopo da per tutto fervirfi di barche.
S.forja del Mejjico Tom, I, G g Mo- ■
2J4
g?**"M o t e z u m a molto affiitto da cotal calamita, ricoríe al Re
Lib. IV. di Tezcuco, fperando dalla faviezza di lui il fuggerimento
di qualche rimedio. Querto prudente Re fu di parere di
far un grand’argine per tener a freno le acque, e prefcrifíe
le miíure, ed il luogo, dove dovrebbe farfi, Piacque a Mo-
rezuma il configlio,e comando, che efeguito foífe colla mag-
gior prontezza . Ordino a quei d’Azcapczalco, di Cojohua-
can, e di Xochimilco di forniré certe migliaja di ftanghe
grofle, ed ad altri Popoli di fomminiftrare le pietre ne certa-
rie. Convoco altres'l per queft’ opera gli abitanti di Tacuba,
d’Iztapalapandi Colhuacan, e di Tenajuca,e gli ftefíi Re,
e Signori precedettero agli altri nella fatica : col qual efem-
pio in tal maniera i loro fudditi s’animarono, che in poco
tempo fi vide perfectamente compita un’opera, che altrimen-
te appena potrebbe compierfi in parecchj anni . L’ ar­
gine aveva nove miglia di lunghezza, ed undici braccia di
larghezza, ed era comporto di due fteccati paralelli, il cui
fpazio di mezzo era terrapienato di pietra, e di fabbia, La
maggior difficolt'a fi trovava nel dover lavorare dentro il la­
go, e martimamente in alcuni fiti confiderabilmente profon-
di ; ma fu íuperata dalla induftria del Direttore, e dalla
cortanza degli operaj. Fu in vero queft’argine utiliffimo al­
ia Città, benchè non hartarte a liberarla del tutto dalle
inondazioni: nè ció debbe far maraviglia, mentre gli Spa-
gnuoli, contuttocché fi prevaleflero degli Jngegneri Europei ,
non però poterono render quella Città affatto ficura nè col
lavoro di due fecoli e mezzo, nè colla fpefa d’ alcuni mi’
lioni di zecchini . Mentre in queft’ opera fi travagliava, fi ri-
bellarono i Chalchefi; ma furono prontamente ridotti alia
ubbidienza, benchè non fenza perdita d’alcuni Capitani Mef-
ficani.
§ ri Alia calamita della inondazione fopravvenne fra poco
Fame di quella della fame; imperciocché negii anni 1448, e 4p fu
Meffico. fcarf3 la raccolta del frumentone, per efler venuta la
brina mentre erano ancor tenere le pannocchie . Nel 1450
fi perderte altresi la raccolta per mancanza d’acqua. Nel
H51
235
1451 oltre l’effere ñato iL tempo contrario, appena v’ era -........ -
del grano da feminare,per eíferfi confumato quaíi tutto per IV.
la fcarfezza delle raccolte anteriori: onde nel 1452 fu si
grande la neceíTu'a- de’popoli, che non bailando a follevarla
la liberalita del Re, e de’Signori,i quali i lor granaj apri-
rono in pro de’loro fudditi, furono colloro ridotti a com-
perare il bifognevole colla propria loro liberta. Motezuma,
non potendo rilevar dalla miferia i fuoi fudditi , loro per-
mife. d’andarfene ad altri paefi per procacciarfi. il vitto; ma
fapendo che alcuni fi facevano fchiavi pel foflentamento di
ioli due o tre giorni, pubblicò un bando,nel quale coman­
dó, che niuna donna, fi vendeffe per meno di quattrocento
pannocchie di frumentone, e neffun uomo per meno di cin-
quecento. Ma nulla bailo a fchivare i perniciofi effetci del­
la care ilia., Alcuni di quelli, che andavano a cercar rimedio
in altri paefi ,. morivano> di. fame nelle ftrade . Altri, che
altrove fi vendettero, non ritornarono pin alia loro patria..
La maggior parte del volgo meflicano fi mantenne, come i
loro antenati, cogli uccelli. acquatici, e colle erbe paluftri,
e cogí’ infetti ed i pefcetti, che pefcavano nello fleffo Iago.
L’anno feguente non fu cosí cattivo, e finalmente nel 1454,
che fu anno fecolare, s’ ebbe una raccolta abbondantiffima
non folamente. di frumentone, ma eziandio di legumi, Q
dr ogni forta di frutti..
Ma non poterono i Mefficani godere tranquillamente
della loro abbondanza, mentre loro fu d’ uopo ufcir alia §ÑuoVe
guerra; contro Atonaltzin, Signor della Citta, e dello flato conquifte,
di Coaixtlahuacan nel paefe de’Mixtechi. Era quefti un pof-
fente Signore, il quale, non ío perché, non voleva. dar paf-zuma.
faggio per le fue terreaneffun Mefficano,ed a tutti quanti
per qualfivoglia intereffe capitaffero, faceva tutto il male,
che poteva. Motezuma gravemente rifentito per le fue ofti-
lita, gli mandó un’ ambafciata per faper da lui la cagione
di si fatta condotta , minacciandogli la guerra, fe non dava
una convenevole foddisfazione. Atonaltzin ricevette con ifcher-
uo 1’ambafciatae faceado mettere innanzi agli Ambafcia-
G g 2 tori
tori una. parte delle fue ricchezze, „ Pórtate, lor difíe, co-
„ tefto prefente al voftro Re, e ditegli, che da efíb cono-
„ fcera quanto fia quello, che mi danno i miei fudditi, e quan-
,, to grande fia altresl 1’ amore, che mi portano : che accet-
,, to volentíeri la guerra, nella quale refiera decifo , fe i
„ miei fudditi hanno a pagar tributo al Re di Meflico, o
„ pure i Mefficani a me. „ Avvisó tollo Motezuma i due
Re alleati di si arrogante rifpofia, e mandó un confiderabil
efercito contro quel Signore, il quale ben preparato 1’ af-
pettava nella frontiera del fuo fiato. Súbito che fi videro:
gli eferciti, vennero alie mani; ma i Mixtechi fi fcagliaro-
no addoflb a’ Mefficani con tal furia, che gli fcompigliarono,
e gli coftrinfero ad abbandonar 1’ imprefa .
Colla vittoria s’accrebbe l’orgoglio d’Atonaltzin ; ma
prevedendo, che i Mefficani farebbono tornati con piu forze,
domando aj.uto agli Huexotzinchi, ed ai Tlafcallefi, e que-
íii lo mandarono prontamente, rallegrandofi d’aver occafione
d’interrompere la felicita delle armi Mefficane. Motezuma,
afflitto per l’efito infaufio di quella guerra, pensó a riftabi-
Ur 1’ onore della fua corona: onde allefti in breve un efer­
cito numerofo, e formidabile, e voile egli fteffo comandar­
lo infierne co’due Re alleati; ma prima di marciare , ebbe
la. nuova, che i Tlafcallefi, e gli Huexotzinchi affalito ave-
vano Tlacbquiaubco , luogo della Mixteca , ed uccifa tutta
la guernigione Mefficana,. che vi era, (¿) e tolta a’Cittadi-
ni in parte la vita., e in parte la liberta. Ufc'i dunque Mo­
tezuma pieno di fdegno verfo la Mixteca,. Non giovó nien-
t.e ad Atonaltzin quefta volta né la fua poffanza, tie 1’ aju-
to de’fuoi amici. Nella prima zuffa fu affatto fconfitto il
fuo efercito, e furono uccifi molti de’fuoi foldati, e quafi
tutti i fuoi confederad.- que’pochi d’effi, che fi fottraflero
dal
* c——- ——* ■— *■ ——< ———« mi r- - - I ............. —...■

(d) Non fappiamo in qual tempo s’aggregaffe Tlachquiauhco alia Co­


rona di Meffico. Nelle pitture della raccolta di Mendoza, dove s’ accenna-
no i luoghi principali conquiñati da ciafcuno de’Re Mefficani, non fi if
menzione di Tlachquiauhco , fe non fra le conquifte di Motezuma Iljma
quafti pare averio piuttofto riconquiliato.
237
furor de’ Meflicani, morirono per le mani de’Mixtechi, ven-*"^^
dicando in loro 1’ efito cattivo della battaglia. Atonaltzin fi Lib. IV*
rendette a Motezuma, il quale non folamente refto padro­
ne della Citta , e dello ftato di Coaixtlahuacan; ma paf-
fando avanti s’ impadroni di Tochtepec , di Tzapotlan,
di Tototlan, e di Chinantla , e ne’ due anni feguenti
di Cozamaloapan, e di Quauhtochco. La cagione di quefte
guerre fa quella ftefla, che molte afire ne cagionb, cioe 1’
aver gli abitanti di que’ luoghi uccifi in tempo di pace al-
cuni Mercanti, o Corrieri Mefiicani.
Piu malagevole, e piu famofa fu la fpedizione intra-
prefa nel 1457. contro Cuetlachtlan , o fia Cotafta. Quetta
Provincia fituata, come abbiam gia detto, nella cofta del
Seno Mefficano,e fondata , o almeno abitata dagliOlmechi r
fcacciati da’ Tlaicallefi, era affai popolata.. Ignorianio pure
la cagione di tai guerra ; ma fappiamo bens'i, che i Gota-
ftefi antivedendo la tempefta, che lor fopraftava, chiamaro-
no in ajuto gli Huexotzinchi, ed i Tlaicallefi. Quefti, ef-
fendo gravemente rifentiti dalla disfatta di Coaixtlahuacan,
e volendo vendicarfi, non folo s’ efibirono ad ajutarli, ma
perfuafero ancora i Cholullefi lor vicini ad entrar nella fief-
fa confederazione. Quefte tre Repubbliche inviarono delle
truppe numerofe a Cotafta per afpettar quivi i nemici. Mo­
tezuma dalla fua parte allefti un groffo e brillante efercito,
nel quale s’ era arrolato il fior della Nobilta Mefficana,dell’
Acolhua, della Tlatelolca, e della Tepaneca. Oltre ad altri
perfonaggj v’ erano in quefto efercito Axajacatl , Generale,
Ttaoc, ed Abuitzotl, tutti e tre fratelli, e della cafa Reale
di Medico; i quali fuccedivamente occuparono quel trono
dopo Motezuma lor cugino . Vi erano akresi i Signori di
Colhuacan , e di Tenajuca ; ma il piu. riguardevole pel fuo
oarattere era Moquihuix , Re di Tlatelolco, fucceflore del­
lo fventurato Quauhtlatoa . Quando ufci quefto efercito
da Meifico, non v’ era ancor arrivata la nuova della con-
iederazione delle tre Repubbliche coi Cotaftefi: tofto che
Motezuma la feppe, mandd a’ fuoi Generali de’ Corrieri
'........ r coir
*38
^~coll’ ordine di non padar avanti, ma di. ritornarfene incon-
Lib. iv,. tanente alia Corte. I Generali entrarono in deliberazione t
chi era di parere, che ft dovede ubbidire fenza replica agli
ordini del Sovrano ; chi diceva, non effervi obbligo di fotto-
metterft ad un ordine, che recherebbe si grave pregiudizio al
lor onore, mentre fcreditata refterebbe, ed avvilita la loro
Nobilta , fe mai fchivavano. di pugnare in una occation s'l.
opportuna di far conofcere la. loro bravura., Prevalfe pure,
come piu ficuro, il. primo parere; ma nel voier marciare
verio Medico, diife a loro il Re Moquihuix::,, Ritornino
„ pur quegli, a cui bafta 1’ animo di volger le. fpalle. al. ne-
„ mico, frattanto, che io coi foli miei Tlatelolchi mi pro-
„ caccierb 1’ onore della vittoria. „ Si fatta rifoluzione di
Moquihuix punfe, e rifcaldo ip tai maniera gli altri Gene­
rali, che tutti determi narono affrontatft al periglio., Diedeli
finalmente la battaglia, nella quale avvegnache coraggiofa-
mente combatteflero i Gotaftefi, nonditneno furono vinti co’
lor alleati... Di quefti refto la maggior parte nel. campo, e de-
gli uni, e degli altri fatti furono fei mila e dugento prigionie-
ri, che poco dopo furono facrificati in Medico nella fefta. della
dedicazione del Quaxicalco, o fia dell’ edifizio religiofo de-
ftinato a. confervare i tefchi. delle vittime., Refto allora. tut-
ta quella Provincia. fottopofta al Re di Medico, il quale vi
ftabili un, prefidio, per mantenere quei Popoli nella. ubbi-
dienza alia. Corona. Si grande vittoria ft dovette principal-
mente al coraggio del Re Moquihuix, e fin’ a’noftri tempi
s’e confervata un’ode,, o canzone medicana (e) allora in lo­
de di lui compofta. Motezuma piu lieto per 1’ efito felice
della guerra, che offefo dalla difubbidienza a’ fuoi ordini,
premio il Re di Tlatelolco, dandogli per moglie una fua.
cugina, forella de’ fuddetti Principi Axajacatl , Tizoc , ed
Ahuitzotl...
Frattanto i Chalcheft. ft facevano ogni giorno pits me-
rite*

(a) Di quell’ oda fa menzione il Cav. Boturini, il quale 1’ aveva tri


gli alrri manuicritti, e pitture del fuo pregeyaliffimo mufeo..
*19
ritevoli di gafligo, non folo per la ribellione, mi eziandio^”""^
per altri nuovi deiitti. In queilo tempo ebbero la temeritX Lib. IV.
di far prigione un fratello dello ileiTo ReMotezuma, ch’era
per quel che crediamo , Signore d’Ehecatepec, infieme con
altri MeiTicani. Un tai attentato efeguito in una perfona si
congiunta di fangue col loro Sovrano, pare eiTere ilato un
mezzo da loro immaginato per fottraril alia dominazione de’
MeiTicani,e far la Citt'a di Chalco emula di quella di Mef-
fico; poiche vollero far Re di Chalco quel Signore, e fpef*
fe volte, benche indarno, glielo propofero. Egli vedendo co-
loro oftinati nella lor rifoluzione , lor diiTe, che accettava
la corona oifertagli; ed acciocche Tatto della fua efaltazio-
ne fofle piu folenne, voleva che ft piantafle un'albero al-
tiflimo nella piazza del Mercato, e fopra eflo ii facefle un
palchetto, dond’ efler potefle da tutti veduto. Si fece tutto ,
come il richiedeva, e ragunando i MeiTicani attorno all’al-
hero, fall ful palchetto con un mazzetto di fiori in mano :
e da quell’ altezza a villa d’ una folia imrnenfa di Popolo ,
parlo a’fuoi cosi: „ Sapete bene, o bravi MeiTicani, che i
„ Chalcheii mi vogliono coronar Re; ma non piaccia al no-
„ ilro Dio, ch’io faccia tradimento alia noilra patria : anzi
„ voglio infegnarvi col mio efempio a pregiar piu la fedelt'a
„ dovutale, che la fteffa vita. „ E detto cid fi precipito dal
palchetto. Azione in vero barbara, ma affai conforme alle
idee, che aveano gli Antichi della magnanimit'a, e tanto
men biafimevole di quella di Catone,e d’altri celebrati dal-
la Antichita, quanto fu piu nobile il motivo, e piu gran­
de l’animo del MeiTicano. Cotai rifoluzione infiammo tal-
mente la collera de’Chalchefi, che fubito diedero addoiTo
agli altri MeiTicani, ed a lanciate gli uccifero. La notte fe-
guente fentirono a cafo il canto malinconico d’ un gufo , e
come uomini dediti alia fuperftizione, il credettero un catti-
vo augurio della loro imminente rovina. Non s’ingannaro-
no pure nel prefentimento della loro diigrazia; impercioc-
che Motezuma , gravemente irritato per la loro ribellione,
e per i loro enormi attentati, pubblico incon tan ente la
guerra
2'4°
Æ" ■ guerra, e fece accender fuoco nelle cime de’monti per fe-
Lw. IV. gno della condamna, a cui fottoponeva i ribelli . Indi mar-
ció col fuo efercito contro quella Provincia, e fece in efla
si grande ftrage, che relió quad fpopolata. MoItiíTimi furo-
no trucidati, e quelli., che falvarono la vita, fuggirono ai­
le fpelonche de’ monti, che dominano le pianure di Chal­
co, ed altri per allontanarfi più dal periglio, pallando di
Fa da’monti, fi ricoverarono in Huexotzinco, ed in Atlixco.
La citt'a di Chalco fu mofla a facco . Al furor della vendet­
ta fuccedette in Motezuma, ficcome fuol ne’ cuori nobili, la
compaffione degli afflitti. Pubblicô un indulto generale per
tutti i fuggitivi, e maiTimamente in pro de’ vecchj, delle
donne, e de’fanciulli invitandoli a tornare fenza paura alla
loro patria: né di ció contento mando le fue trappe a fcor-
rere i monti per raccogliere quegli fventurati, che fuggen-
do dagli uomini aveano cercato rifugio tra le Aere . Cosí
ritornarono molti, i quali diftribuiti furono in Amaqueme-
can , in Tlalmanalco, ed in altri luoghi ; ma alcuni o per
diffidenza del perdono, o per difperazione F abbandonarono
alla morte nelle montagne. Una parte della campagoa di
Chalco fu divifa da Motezuma fra i Capitani, che s’erano
più fegnalati nella guerra.
Dopoqueftafpedizione conquiftarono i Meíflcani Tamazol-
lan, Piaztlan, Xilotepec, Acatlan, ed altri luoghi. Con sí
rapide conquifte amplió tanto Motezuma i fuoi dominj, che
a Levante fi ftendevano inflo’ al Golfo Meílicano , a Sci-
rocco infln’ al centro del gran paefe de’ Mixtechi, a Mez-
zogiorno infln’ a Chilapan, e più olere, a Ponente infin’ al­
ia valle di Toluca, a Maeftro infin’ al centro del paefe de­
gli Otomiti, ed a Tramontana infin’ al termine della valle
Mefficana.
Ma per badar alla guerra , non trafeuró quefto famofo
Re ció, che apparteneva al governo politico, ed alla Reli­
gion® . Pubblicô nuove leggi , accrebbe lo fplendor della fua
corte, e v’introduire un certo ceremoniale ignorato da’iuoi
Anteceflori. Edificó un gran tempio al Dio della guerra, in-
flitui
ftituï molti rid, ed aumento il numero de’Sacerdoti. L’in- - J
terprete delia Raccolta di Mendoza aggiunge, che Motezu- Lib. IV.
ma fu fobrio, e fingolarmente fevero nel puniré i’ ubbriachez-
za , e che colla fua giuftizia, colla fua prudenza, e colla bonta
de’ fuoi coítumi fi fece temere, e rifpettare da’ fuoi fudditi.
Finalmente dopo un gloriofo regno di ventotto anni, ed al-
cuni mefi,venne a moriré da tutti compianto nel 1464. L’
efequie di lui con tanto maggior apparato fi celebrarono,
quanto era gia piu grande la magnificenza delia Corte, e
la pofíanza delia Nazione .
Prima di moriré convocóla primaria Nobilta della Cor- ..
te, e le fece un ragionamento per efortarla alia concordia, A*Xaja-
e per pregar gli Elettori d’ eleggere dopo i fuoi giorni Axa- catl Re
jacatl, [timándolo egli 1’ uomo piú idoneo a promuovere la Mefficoî
gloria de’ Meíïïcani. Gli Elettori o per deferenza al parère
d’ un Re si benemérito della Nazione, o perché eglinofteífi.
conofcevano il mérito d’ Axajacatl, lo eleflero preferendo-
lo a Tízoc, fuo fratello maggiore . Er’ Axajacatl figliuolo
di Tezozomoc , il qual era ítato fratello de’ tre Re, che
precedettcro Motezuma, e figliuolo, com’ efli, del Re Aca-
mapitzin.
Dopo le fefte dell’ elezione ufci il nuovo Re alia guer­
ra per procacciarfi, ad efempio del fuo anteceflore, delle vit-
time da facrificarfi nella fua incoronazione. Fece la fua fpe-
dizione contro la Provincia di Tecuantepec, íituata nella co­
lla del mar Pacifico, quattrocento miglia in circa a Sciroc-
co da Meífico. I Tecuantepechefi s’ erano ben preparati, ed
alleati co’ lor vicini, per opporfi a’ tentativi de’ Mefiicani .
Nella furiofa battaglia, che ivi fi diede, Axajacatl, che co­
mandava da Generale, fimulò di fuggire per condurre i ne-
mici ad un'imbofcata . I Tecuantepechefi infeguivano i Mef-
ficani cantando gia la vittoria, quando all’improvvifo fi
trovarono attaccati alie fpalle da una parte dell’ Eíercito
Mefiicano, che fort! dall’ imbofcata, e dalla parte dinanzi
da que’ che fuggivano, e contro loro fi rivolfero/ onde tra-
vagliati e dalla una , e dalla altra parte, furono affatto fcon-
Seoria del Meflico Tom, I, Hh fitti.
242

-■... ■' fitti. I nemici, che poterono falvar la vita colla fuga , fu»
Lib. IV.rono infeguiti da’ Meflicani fin’ alia ftefla Citta di Tecuán»
tepee, la qual mifero a fuoco e fiamma; e quefti prevalen»
dofi della cofternazione di que’ Popoli, promoflero ie loro
conquifte infin’ a Coatulco , luogo marittimo , il cui porto
fu nel fecolo feguente aflai frequentato da’ vafcelli Spagnuo»
li. Da queda fpedizione ritorno Axajacatl ricco di fpoglie
e fu incoronato con apparato ftraordinario di tributi,e di facrifizj
de’ -prigioni. Ne’ primi anni del fuo regno s’ applied, ie*
guendo 1’ orme del fuo anteceflore , a promuovere le con-
quilfe. Nel 1467. riconquiltd Cotafta e Tochtepec, che s’
erano ribellate . Nel 1468. ottenne una compita victoria,
contro gli Huexotzinchi, e gli Atlixcheli, e reftituito a Mef-
íico intraprefe la fabbrica d’ un tempio, che appelld Coa-
tian. I Tlatelolchi ne fabbricarono a gara un altro nella lor
Citt^, che chiamarono Coaxolotl: onde fi ravvivd fra que-
fti due Re la difeordia, la quale riufci, come fra poco ve-
dremo, aflai funefta a’ Tlatelolchi. Nel 146^. morí Toto-
quihuatzin, primo Re di Tacuba, il quale ne’ quaranta an­
ni e piu, che tenne quel piccolo regno, fu coftantemente
fedele a Re di Meflico, e lor fervi aflai bene in tutte quafi
le guerre, che intraprefero contro i nemici dello Stato. Gli
fuccedette nel regno il fuo figliuolo Chimalpopoca, molto a
lui fimile non men nel coraggio, che nella fedelta.
§ Aflai piii rincrefcevole fu la perdita, ch’ ebbero i Mef-
Morte , ficani nel 1470. nella morte del gran Re d’ Acolhuacan Ne-
ed elogio zahualcojotl. Fu quedo Re uno de’ piu rinomati Eroi dell’
Nezahu- America antica. Il fuo coraggio, il quale nella fua giova-
alcojotl. nezza fu piuttofto temerith. , contuttoché fofle si grande ,
fu pure delle doti men rilevanti della fua anima . La fua
fortezza, e lafua coftanza furono veramente mirabili in que’tredici
anni in cui vifle privo della corona, e perfeguitato dall’u-
furpatore. La fua dirittura nell’ amminiltrazione della giufti-
zia fu infleflibile. Per render piu civile la fua Nazione,eper
correggere idifordini introdotti nel regno in tempo de’Tiran-
ni, pubblicó ottanta leggi, le quali compilo poi il fuochia-
riflimo
243
riíTimo difcendente D, Ferdinando d’ Alba. IxtlHxachitl nella-1^-5555
fua m. s. Storla de Signovi CicimecbiStabill , che niuna Lib. IV.
caufa nè civile, nè criminale prolungar fi poteífe piu d’ ot-
tanta giorni, o lia quattro mefi Meíficani . Ogni ottanta
giorni fi faceva. una, gran radunanza nel Real palagio,. dove
concorrevano tutti i Giudici, e tutti i rei. Le caufe, che
ne’ quattro anteriori meíi noti s’erano terminate, íi termi-
navano infallibilmente quel di : ed i rei di qualfivoglia de-
litto convinti, portavano incontanente ed irremiííibilmente la
pena proporzionata al loro delitto in prefenza di quella nu-
merofa radunanza. A diveríi delitti preícriffe diverfe pene,
ed alcuni puniva con fommo rigore , maífimamente í a-
dulterio, la fodomïa , il furto, 1’omicidio,, 1’ ubbriachezza,
ed ii tradimento alia patria . Se crediamo agli Storici Tez-
cucani , fece egli morir quattro de’fuoi figliuoli, per eflere
ftati rei d’ inceíto colle loro matrigne..
Era peraltro fingolare la fua clemenza verfo i mifera-
bili. Era in quel regno fotto pena di morte proibito il pren-
der qualche cofa dal campo altrui; ed era si rigorofa que-
fta legge, che baítava il rubar fette pannocchie di frumen-
tone per incórrer la pena. Nezahualcojotl per provvederein
qualche maniera a’ viandanti bifognofi fenza detrimento del­
ia legge comandoche dall’ una e dall’ altra parte delle ítra-
de maeítre1 fi (eminaíTe del frumentone ed altre femenze,de’
cui frutti fervirfi poteífero i bifognofi. Una gran parte delle
fue entrate fpendeva in pro dei poveri, particolarmente de’
vecchj, degli ammalati , e delle vedove. Per impedir il gua­
ito de’boíchi prefcriífe de’limiti a’tagliatori di legna ,e vie-
tò il trapaflarli fotto gravi pene. Volendo fapere, fe un tal
ordine era efattamente oífervato, ufc'i un giorno traveílito
con un altro Príncipe fuo fratello, e fi portò alle falde de’
monti vicini, dov’erano i limiti da lui prefcritti. Quivi tro-
vò un ragazzo occupato in raccogliere de’brucioli, ch’erano
reftati delle legne tagliate, e gli addimandò, perchè non
entrava, nel bofco a far legna . Perchè il Re , rifpofe
il ragazzo , ci ha proibito il trapaflar quefti limiti, e fe
H h 2 non
244
^^"""non gli ubbidiamo, ci punirá rigorofamente. Nè le iftanze,
Lib. IV. nè ie promeíTe fattegli dal Re baftarono per indurlo alia
trafgreffione . La compaflione cagionaragli da quefto povero
ragazzo il moífe ad ampliare i limiti già determinad.
Aveva un gran zelo per la fedele amminiftrazione del­
ia giuftizia, ed acciocchè niuno col pretefto di neceíTità Ci
lafciaífe corromperé da qualcuna delle parti litiganti , ftabili,
che a tutti i íuoi Miniftri, e Giudici fi forniífe dal Real
Erario il foftentamento, il veftire, e tutto il bifognevole
fecondo il rango, e la qualit'a della perfona. Era tanto ció,
che annualmente fpendeva nella fuá famiglia e cafa, nel fo­
ftentamento de’Miniftri e Magiftrati, e nel follievo de’ po-
veri, che farebbe affatto incredibile, nè io avrei coraggio
di fcriverlo, fe non ci conftafle dalle dipinture originad ve-
dute, ed efaminate da’primi Apoftolici Religiofi , che s’ im-
piegarono nella converíione di que’Popoli, e confermate col­
la teftimonianza d’un terzo ñipóte dello fteífo Re, il quale
convertito alia Fede di Crifto ebbe nel battefimo il nome
di Don Antonio Pimentel. (*) Era dunque la fpefa di Ne-
zahualcojotl, ridotta alie mifure Gaftigltane , come fcgue :
Di Frumentone ..... 4. 900. 300. Fanegas. (/)
Di Gaccao • • . • ... 2. 744* ooo. Fan.
Di Chile o fia Peverone ordinario,
e di Tomate...................................... 3. 200. Fan.
Di Chiltecpin,o Peverone piccolo,
e troppo acre per le falfe .... 240. Fan.
Di Sale............................... 1. 300. pañi groífi.
Ei Gallinaccj, o Gallipavoni .... 8000.
Di quello poi , che fi confumava di Chía di Fagiuoli, e
d’altri leguminon v’era numero, nè pur de’Cervi, de’Gonigli,
delle Anitre, delle Quaglie,e d’altri uccelli. Ognuno potra
fácilmente capire, quanto fara ftato lo ftento de’fudditi per
am-

(*) Lo Storico Torquemada ebbe nelle maní le fuddette dipinture, fic-


com’ egli fa teftimonianza.
(f) La Fanega é una mi fura fpagnuola di cofe fecche, la qua le comprende
intornó a centolibbre fpagnuole di frumento comune, o piu di 13®. libbre romane.
245
ammaffare una si grande quantita di frumentone, e diCac- ----- -
cao; malfimamente dovendo procacciarii il caccao pel com- L'.b. IV.
mercio co’paeii caldi, non eflendovi in tutto il regno d’A-
colhuacan terreno proprio per la cultura di quefta pianta.
Mezzo 1’ anno, ovvero per nove meli Mefficani fornivano
tai provvifione quattordici Citta, ed altre quindici la provvi­
fione dell’altro mezzo anno, (g) Ai giovani era addoifata
la provvifion delle legna , che fi confumavano nel Real Pa-
lagio in quantita forprendente .
I progreifi fatti da queflo celebre Re nelle arti, e nel-
le fcienze furono tanti, quanti far ft poffono da un grand’
ingegno, che non ha ne libri, in cui ftudiare , ne Maeftri,
da cui imparare. Er'abile nella Poesia di quelle Nazioni, e
face varie compofizioni, che furono univerfalmente applau-
dite . Nel fecoloXVI.erano celebri, anchefra gli Spagnuoli, i
feifanta Inni da lui compofti in lode del Creator del Cielo.
Due delle fue ode o canzoni, volgarizzate in verfo fpagnuo-
10 dal fuo difcendente Don Ferdinando d’ Alba Ixtlilxo-
chitl, fi fon confervate infin’ a’noftri tempi. (.£) Una d’ef*
fe compofta fu da lui qualche tempo dopo la rovina d’ Az-
capozalco. Il fuoargomento non diifimile da quell’altro ,di cui
abbiam fatto gia menzione ,e quellodi piangere 1’inftabilitadel­
la grandezza utnana fulla perfona del Tiranno Tezozomoc,
11 quale a guifa d’un albero grande,e folio avea diftefe per
tanti paeii le fue radici, ed ampliati i fuoi verdi rami fin’
ad ombrare tutte le terre dell’Imperio; ma al fine intarlato
e guafto cadde in terra fenza veruna fperanza di riprender
la fua priftina verdura .
Ma
(g) Le quattordici Citta incaricate della provvifione del primo mezzo
anno erario Tezcuco, Huexotla, Coatlichan, Ateneo, Chiauhtla , Tezon-
jocan, Papalotla, Tepetlaoztoc, Acolman, Tepechpan, Xaltocan, Chimal-
hyacan , Iztapalocan, e Coatepec. L’ altre quindici erano Otompan , Az-
taquemecan, Teotihuacan, Cempoallan, Axapochco, Tlalanapan , Tepe-
polco, Tizajocan. Ahuatepec, Oztoticpac, Quauhtlatzinco, Cojoac, Oz-
totlatlauhcan , Achichillacachocan, e Tetliztacac.
(h) Quefle due ode di Nezahualcoiotl aveva fra le fue preziofe antica-
glie il Cav, Boturini. Vorrei averie anch’ io per poterle pubblicare in
quefta Storia.
246
'Ma in nulla dilettavaíi tanto Nezahualcojotl, quanto
Lib. 1V\ nello iludió della natura. Acquiftó puré parecchie cognizioni
aftronomiche colla frequente oíTervazione , che faceva. del
corfo degli aftri . S’applicó altresi a conofcere le piante, e
gli animali, e perché non poteva tener nella fuá Corte
quelli, ch’erano proprj di diverfo clima,. fece dipingere al
vivo ne’fuoi palagj tutti i vegetabili ed animali della térra
d’ Anahuac : delle quali dipinture ne fa teftimonianza il ce­
lebre Dottor Hernández , che le vide , ed in. parte fe ne fer-
vi .. Dipinture in vero aífai piü. utili,e piu degne d’un Real
palagio, di quelle che rapprefentano la fcellerata mitología
de’Greci.. Inveftigava curiofamente le cagioni degli effetti ,
che ammirava nella natura, e queda continua oíTervazione
gli fece conofcere la fciocchezza della idolatría. A fuoi fi-
gliuoli diceva privatamente, che nell’adorar efteriormente
gl’idoli per conformarfi col Popolo,. deteftaíTero coll’animo
quel culto degno di fcherno, perché diretto a creature in-
fenfate: ch'egli altro Dio non riconofceva, fe non /Z Crea­
dor del Cielo , e che non vietava nel fuo regno, come, vor-
rebbe, T Idolatría, per non eífer biaíimato di voler contrad-
dire alia dottrina de’fuoi maggiori. Proibr i facrifizj d’uma-
ne vittime; ma accorgendofi poi, quanto fia malagevole il
diftornar una Nazione dalle idee antiche in, materia di reli-
gione, torno a permetterli, ma comandando fotto gravi pe­
ne, che non foífero mai facrificati altri,che i prigionieri di
guerra. Fabbricó ad onor del Creator del Cielo un’ alta
torre di nove piani ,L’ultimo piano era o fe uro con una pie-
cola volta dipinta al di dentro di turchino, ed ornata di
cornici d’ oro. Rifiedevano fempre in queda torre degli uo<
mini incaricati di Tonare in certe ore del giorno delle lame
di finiífimo metailo, al fuor.o delle quali s’inginocchiava il
Re per far la fuá preghiera al Creator del Cielo, e ad oDor
di tal Dio faceva in certo tempo dell’anno un digiuno.^)
L’ al- '
I ■ I ■■ t
(i) Tutri i fopraddetti aneddoti fono ñati prefi da’ preziofi manuferitd
di Don Ferdinando d’ Alba. Egli come quarto ñipóte di quel Re , Potc
úcever a bocea molti rifeontri da’ fuoi Padri, ed Ayí .
247
L’alto ingegno di quedo Re fpinto dal grande amore,—
che portava al fuo Popolo, illuilro in cotai maniera la fua i-IB- iV.
Corte, che nell’avvenire fu confiderata, come la patria dél­
ié arti,ed il centro délia cultura. Tezcuco era la Citt'a,do-
ve fi parlava con maggior pulitezza, e perfezione la lingua
MeíTicana, dove fi trovavano i migliori Artefici, e dovépiù
abbondavano i Poeti, gli Oratori, e gli Storici. (£) Quin-
di prefero moite leggi i Mefficani, ed altri Popoli: onde
potrebbe dirfi Tezcuco eífere ftata l’Atene, e Nezahualco-
jotl il Solone d’Anahuac.
Nella ultima fua malattia, avendo fatto venir alia fua
prefenza tutti i fuoi figlj , dichiard fuo erede e fucceffore
nel regno d’Acolhuacan Nezahualpilli, il quale contuttoché
foffe il più giovane di tutti, fu pure agli altri prepofto co­
sí per eífere nato dalla Regina Matlalcihuatzin , come per
la fua notoria dirittura, e peí fuo fingolar talento. Incaricó
il fuo primogénito Acapipioltzin d’ajutar col fuo configlio
il nuovo Re, finattantoché imparaffe Tarte difficile di go-
vernare. A Nezahualpilli raccomandó caídamente l’arnordei
fuoi fratelli, la cura de’fuoi fudditi , ed il zelo per la giu-
ftizia. Finalmente per impedir qualunque fcompiglio, che
dalla nuova della fua morte poteífe cagionarfi,comando, che
fi celaífe, quanto poffibil foffe, al Popolo, finché Nezahual­
pilli afficurato foffe nel pacifico poífeffo della corona. I Prin-
cipi accolfero con lagrime gli ultimi avvifi di loro Padre ,
e venendo fuori nella fala d’ udienza, dove gli afpettava la
Nobiltà , fu Nezahualpilli acclamato Re di Acolhuacan , di-
chiarando Acapipioltzin, effer queda la volonta di loro Pa­
dre, il quale avendo a fare un lungo viaggio, voile prima
nominar 11 fuo fucceffore. Diedero tutti 1’ubbidienza al nuo­
vo Re, e la martina feguente mori Nezahualcojorl nel qua-
rantefimo quarto anno del fuo regno , e neli’ ottantefimo in-
circa della fua eta. I fuoi figlj celarono la fua morte , ed
oc-

(k) Nella lifta , che abbiamo dato, degli Storici di quel regno, fi ve-
de, alcuni d’ efll eflere áati della famiglia Reale di Tezcuco.
248
----- occultarono il fuo cadavéro, bruciandolo fegretamente ,com’
Lib. IV.',é da crederfi, ed in vece di fargli le efequie, celebrarono
con fefte ed allegrezze ftraordinarie 1’ incoronazione del nuo-
vo Re. Ma a difpetto delle loro diligenze , fi fparfe fubito
la nuova della fua morte per tutta la terra, e molti Signo­
ri vennero alia Corte a condolerii co’Principi. Nondimeno
il volgo reító perfuafo, che folie ftato quel gran Re trasfe-
rito alia compagnia degli Dei in premio delle fue virtü.
26. Poco tempo dopo l’efaltazione di Nezahualpilli accadde
ña"!?1" Ia memorabil guerra de’MelTicani co’loro vicini e rivali i
Tlatelol- Tlatelolchi. Il Re di Tlatelolco Moquihuix, non potendo
co,emor-fopportare la gloria del Medicano , adoperava tutti i mezzi
Moqui^6 Per °fcurar^a- Era egli ammogliato , come abbiam gi'a det-
huix. to, con una iorella del Re Axajacatl, datagli da Motezu-
ma in premio della famofa vittoria ottenuta fopra i Cota-
itefi. In quefta sfortunata Signora sfogava Ipeifo la fua rab-
bia contro il Cognato, e non contento di ció procuró na*
{cortamente allearfi con alrri ftati, che portavano mal vo-
lentieri il giogo de’Mefíicani. Quefti furono quei di Chalco,
di Xilotepec, di Toltitlan, di Tenajucan, di Mexicaltzinco,
di Huitzilopochco, di Xochimilco, di Cuitlahuac,e di Miz-
quic, i quali s’ accordarono d’attaccar alie fpalle i Meflica-
ni, dapoiché aveífero cominciata la battaglia i Tlatelolchi.
I Quauhpanchefi poi, gli Huexotzinchi, ed i Matlatzinchi,
1’ ajuto de’quali avea anche implorato, doveano incorporar
le lor truppe a quelle de’ Tlatelolchi per la difefa della
Citta. Seppe la Regina quede negoziazioni, ed ora per Po­
dio , che portava al fuo marito, ora per 1’ amore a fuofra-
tello, ed alia fua patria, avvisó di tutto Axajacatl, accioc-
•ché fchivafle un si fatto colpo , che avrebbe fatto crollar il
fuo trono.
Moquihuix, aíficurato dell’ ajuto de’ Confederad , con­
vocó i Nobili della fua Corte per incoraggirgli all’ impreík-
Alzó la voce nell’ affemblea un Sacerdote vecchio ed aii-
torevole, appellato Pojabuitl, ed a nome di tutti s’ efibi a
combatter coraggiofamente contro i nemici della patria: in­
di
24P
âï per animargli davvantaggio, lavo 1’ altare de’ íacrifizj, e --------- -
diede a bere quell’ acqua tinta di fangue umano al Re, ed Lib>
a tutti i Capitani, colla quale fentirono, per quel che difie­
ro, aumentarfi il loro coraggio, ed io non dubito , che íi
fofle aumentato per efercitar della crudelta. Frattanto la Regina
impaziente del maltrattamento, che foffriva, ed impaurita
da’ perigli della guerra, lafció il marito, e portofii a Mefíi-
co con quattro figliuoli, per metterfi fotto F ombra del fuo
fratello. Ció far poté fácilmente per la fomma vicinanza di
quelle due Citth, Una tal novita accrebbe in tal maniera
10 fcambievol difguílo de’ Mefiicani e de’ Tlatelolchi , che
dovunque s’ incontravano, s’ ingiuriavano con parole, fi bat-
tevano, e s’ ammazzavano.
Accoflandofi ormai il tempo di far la guerra, fece Mo-
quihuix infierne co’fuoi Capitani, e con molti de’ Confederad
un folenne facriHzio nel monte men difcofto dalla Citta per
procacciaríi la protezione de’ loro Dei ; ed ivi fi determinó
11 giorno , nel quale dovea dichiararíi la guerra ai Mefíica-
cani. Indi a pochi giorni avvisó i Confederan , acciocché
foflero ben difpoíli a foccorergli , tollo che cominciafle l’at-
tacco - Xíloman^ Signor di Colhuacan , voleva aflalire prima
i Mefiicani, e poi fimulando fuga provocargli ad infeguirlo,
acciocché allora i Tlatelolchi gli attaccafiero per le fpalle. 11
giorno feguente quelle anibafciate fece Moquihuix la cere­
monia d’ armar le fue truppe, ed indi portofii al tempio di
Huitzilopochtli per implorar F ajuto di luí, dove tornarono
a prender quella abominabile bevanda, che diede a loro Po-
jahuttl nel primo congreflo ,e tutti i Soldati pafíarono adunoad
uno dinanzi all’Idolo, facendogli una profonda riverenza. Ap-
pena terminata quella ceremonia entró nella piazza del Mer-
cato una compagniad’ arditi Mefiicani , uccidendo tutti quanti
incontravano; ma fopravvenendo fubito le truppe Tlatelol-
c,he, gli fcacciarono, e fecero alcuni prigionieri, i quali fu-
roño fenza indugio facrificati in un tempio appellato Titi­
lan. Quello ílefíb giorno ful tramontar del Sole ebbero al-
cune donne Tlatelolche 1’ ardire d’ innoltrarfi nelle ílrade di
Storia del MejJicQ Tom. I. 1 i Mefíi-
250
Medico, e di bruciar delle fcope nelle porte delle cafe, di-
cendo sfacciatamente degl’ improper) a’ Meíficani, e minac-
ciandogli delia lor pronta ruina; ma i Meílicani le trattaro-
no col difprezzo, che meritavano.
Quella ftefla notte fi mifero in arme i Tlatelolchi , e
la mattina cominciarono alia prima luce 1’ attacco di MeíTi-
co. Erano nel maggior caldo delia zuffa, quando arrivó Xi-
loman co’ fuoi Colhui; ma vedendo che il Re di Tlatelol-
co aveva cominciato a combattere fenza afpettarlo, né cu*
raríi del configlio di lui, fi. ritiró fdegnato, e volendo far
qualche danno a’ Meílicani , fece chiuder alcuni canali per
impedir ogni foccorfo , che venir poteífe a loro per acqua;
ma furono tofto riaperti per ordine d’ Axajacatl. Tuttoquel
d'ï fi combatté con indicibile ardore e dall’ una , e dall’
altra parte, finché la notte coftrinfe i Tlatelolchi a ritirarfi.
I Meílicani bruciarono le cafe della Citt'a, che erano piu vi-
cine a Tlatelolco, perché forfe gl’ impacciavano per i com-
battimenti; ma nell’appicciar il fuoco venti di loro furono
fatti prigioni da’ nemici, ed incontanente facrificati.
Axajacatl diftribui quella notte il fuo efercito in tutte
le ftrade, che conducevano a Tlatelolco, ed allo fpuntar del
di cominciarono da ogni parte a marciare verfo la piazza
del mercato, che dovea eífer il punto della loro riunione.
I Tlatelolchi, vedendofi da ogni parte attaccati, fi andava-
no ritirando verfo quella gran piazza, per unir ivi tutte le
loro forze, e poter vieppiu refiftere; ma arrivati a quel luo-
go fi trovarono piu impacciati dalla ítefla loro moltitudine.
Non baftavano gi'a le voci, colle quali il Re Moquihuix
procurava dall’ alto del gran tempio d’ incoraggire i fuoi. I
Tlatelolchi erano feriti ed uccifi, e que’ che cadevano , sfo-
gavano la loro rabbia contro il Re con improper;: „ Seen*
„ dete di cofia, gli dicevano, e prendete , o CodaTdo, l’ar-
„ mi; poiché non é da uomini coraggiofi lo fiar guardan-
„ do tranquillamente que’che combattono, e perdono lavi-
„ ta in difefa della patria. „ Ma queíti lamenti cagionati
dal dolor delle ferite, e dalle angofeie della mor te , erano
aífat-
251
affatto ingiufli: poichè Moquihuix non mancava a’ doveri^5^
di Generale,e di Re, non dovendo egli efporre tanto lafua,LiB. IV.
quanto i Soldati la loro vita, per poter eflerad efU piu uti­
le col configlio, e colla voce. Frattanto i Meificani s’ avan-
zarono fino alia fcala del templo, e falendo per efla, arriva-
iono all’ atrio fuperiore, donde Moquihuix animava la fua
gente, e fi difendeva da difperato; ma un Capitano Mefli-
cano appellato Quetzalhua, con una fpinta lo rovefcio giuper
la fcala , (Z) ed alcuni Soldati togliendone fulle lor braccia
il cadavero, lo prefentarono ad Axajacatl, il quale aperto-
gli il petto , gli ftrappò il cuore. Azione orribile, ma efe-
guira fenza orrore, per efler troppo comune ne’ loro fa-
crifizj»
Cos! fini il prode Moquihuix, e con lui la piccola Mo­
narchs de’ Tlatelolchi, governata da quattro Re nello fpa-
zio di cento diciotto anni incirca. I Tlatelolchi, vedendo mor-
to il loro Re ,tollo fi Icompigliarono ,e procurarono di falvar
la vita colla tuga, paliando a traverfo de’ loro nemici : ma
rellarono morti in quella piazza quattrocento e feflanta , e
tra effi alcuni Uffiziali di confiderazione. Dopo quella con-
quiila s’ uni perfettamente la Citta. di Tlatelolco a quella
di Meflico, e non fi confiderò piu come Citta dillinta,
ma come una parte, o piuttollo come un fobborgo di quel­
la Corte, ficcome è presentemente. 11 Re di Medico man-
tenne ivi fempre un Governatore , ed i Tlatelolchi oltre al
tributo, che annualmente pagavano alia Corona di frumen-
tone, di robe daveílire, d’ armi, ed’armadure, erano obbli­
gati a rifare il templo di Huitznahuac, ogni volta che bi-

fappiamo, fe i Quauhpanchefi , i Huexotzinchi,


ed i Matlatzinchi, che s’ erano confederati co’ Tlatelolchi
fi trovarono in fatti in quefta guerra. Degli altri Alleati
I i z di-

(1) L’ Interprete ¿ella Raccolta di Mendoza dice, che avendo Moquihuix


perduto la barraglia, fuggi all’ alto del tempio , e quindi fi precipitó , per
non poter fofferire gl* improperj d’un Sacerdote; nía il ragguaglio degli
altó Storici c¡ pare piu conforme- al carattere di quel Re.
2 $2
dicono gli Storici, che eííendo arrivati al foccorfo de’ Tía-
Lib. iv. telolchi, quando era gia morto Moquihuix, e terminata la
guerra, fe ne tornarono fenza far nulla . Tofto, che Axa­
jacatl fi vide vittoriofo, condannó all’ eftremo fupplizio Po-
jahuitl, ed Ehecatzitzimitl, amendue Tlatelolchi, per effere
íiati quelli, che piu caídamente aveano animati i loro Cit-
tadini contro i Mefíicani, ed indi a poco fece moriré i Si-
gnori di Xochimilco, di Cuitlahuac, diColhuacan, di Hui-
tzilopochco, ed altri, per eíferii confederad co’fuoi nemici.
^17. Per vendicaríi poi de’Matlatzinchi, Nazione numerofa
e P°^ente» habilita nella Valle di Toluca, e non ancor fot-
iie,e mor-topofta a’ Meíficani, pubblicb la guerra con tro loro, ed Ur
te i’Axa-fcendo da Medico infierne co’ due Re alleati , prefe nel paf-
jacarl... | lUOghi di Atlapolco, e di Xalatlauhco, e poi nella
(lefia Valle conquiftó Toluca, Tetenanco, Metepec, Tzina-
cantepec , Calimaja , ed altri luoghi della parte meridionale
della Valle, reliando d’allora innanzi la Nazione tributaria
della Corona di Meífico. Dopo qualch& tempo ritornó nella
medefima Provincia per conquiftare ancora la parte fetten»
trionale della Valle, appellata oggidi Valle d' Ixtlabuacan
e principalmente Xiquipilco, Citta e hato coníiderabile de-
gli Otomiti, il cui Signore, chiamato TUlcuezpalin , erafa-
mofo per la fuá bravura. Axajacatl, il quale ancor vantava
il fuo coraggio, volle duellare con elfo luí nella battaglia ,
che prefentó a’ Xiquipilcheíi; ma la riufcita fu al medefimo
Axajacatl funefta; poiché ebbe una grave ferita nella cofcia,
e fopravvenendo due Capitani Otomiti , lo gettarono a piu:
colpi in térra, e 1’ avrebbono fatto prigione, fe certi giova-
ni Meíficani, vedendo il loro Re in si grave pericolo, non
gli aveflero coraggiofamente falvato la liberta, e la vita.
Malgrado d’una tal difgrazia , otten ñero i Meíficani una com­
pita vittoria, e fecero, per qual che dicono i loro Storici,
undici mila e feífanta prigionieri, tra iquali e lo fteífoTliL-
cuezpalin, e que’ due Capitani, che aveano aífalito il Re.’
Con quefta gloriofa vittoria aggiunfe Axajacatl alia Corona
Xiquipilco , Xocotitlan , Atlacomolco, e tutti gli altri luoghi, che
gli mancavanp di quell’amena valle. Ta»
2 53
Tofto che rifano Axajacatl delta ferita, la quale per- -
áltro lo ftorpió di una gamba per tutto il redo della fua Lib. IV,
vita, fece un gran pranzo a’ Re alleati, ed a’Magnati Mef-
ficani, nel qua! fece moriré Tlilcuezpalin, ed i due fuddetti
Capitani otomiti. Non pareva a quegli uomini inopportuna
1’ efecuzion d’ un fupplizio fra le delizie d’ un pranzo; im-
perciocché avvezzi a fpargere il fangue umano aveano cam-
biato 1' orror naturale in ricreazione. Tanto grande é la
forza del coftume, e ranto é agevole a’noftri animi il ren-
derii famigliari gli obbietti pin orribili 1
Negli ultimi anni del fuoregno, parendogli troppo ftrei-
ti per la banda di Ponente i termini dell’ imperio, ufci di
nuovo ia campagna per la Valle di Toluca, e paliando di Fa
da’ monti, conquiftó Tochpan, e Tlaximalojan , eflendo d’
allora in poi quefto luogo la frontiera del regno di Michua-
can . Indi rivolgendoft verfo Levante s’ impadroni d’Ocuilla ,
e di Malacarepec. La morre fopravvenutagli nel decimoter-
zo anno del fuo regno, che fu il 1477. dell’ era volgare,
interruppe il corfo delle fue vittorie. Fu ailai guerriere , e
fevero nel puniré i trafgreflbri delle leggi dal fuo Anteceffo-
re pubblicate. Lafcio da parecchie mogli un gran numero di
figliuoli,fra i quali il celebre Motezuma II.,di cui fra poco
ragioneremo.
In luogo d’Axajacatl fa eletto Tízoc, fratello maggior §. i£,
di lui, il quale efercitato a vea la carica di General d’efer-TizocRe
cito. (w) Non fappiamo, dove foffe la fua prima fpedizione, ^ef-*
per procurar!! delle vittime neceffarie per la fua incoronazio-fico.
ne. 11 fuo regno fu breve, ed ofcuro. Nondimeno nella di-
pintura decima della raccolta di Mendoza ft rapprefentano
quattordici Cittadaluifottomeife,fralequali vi fono Toluca,e
Tecaxic, che per eíferfi ribellate alia Corona ,,bifogno riconquifta-
re

(m) II P. Acoda fa Tízoc figlíuolo di Motezuma I. e lo Interprete del!»


raccolta di Mendoza il-fa figlíuolo d’Axniacatl; ma e 1’uno ,e 1’altro fono
sbagli dimoñrati dagli altri. Storici. Sbaglió-eziandio il P. Acoña nell’or-
dine de’Re,- poiché fa regnar Tízoc prima d.’Axajacatl. Vedaníi iatorno
a cid le noftre dilTertazionu
254
-""""'"^re, Chillan^Q Jancuîtlun nel paefe de’Mixtechi, Maxatlan j
Lib.1V. Tliipan, e Tamapacbco. Torquemada fa menzione d’ una
vittoria da lui ottenuta fopra Tlacotepec,
Nel tempo di quefto Re accadde la guerra tra i Tez-
Guerrà cucani, e gli Huexotzinchi-, Cotai guerra ebbe la fua origi-
frai Tez-ne dall’ ambizione de’ Principi fratelli del Re Nezahualpilli,
egUHue-* quantunque contenti fi moftrarono fui principio del-
xotzin- la efaltazione del loro fratello minore, effendofi poi raffred-
chu data la memoria del loro defunto Padre , e non più fofferendo
il vederfi fottomeffi a colui, cui credevano dover comanda-
re pel dritto délia eta , macchinarono contro lui una fegre-
ta congiura. Per l’efecuzione de’lor perverii difegni invita-
rono prima i Chalchefi, ch’erano i più pronti a. si fatti de-
litti ; ma avendo fallito tutti i mezzi da effi adoperati, fol-
lecitarono pel medefimo fine gli Huexotzinchi. Nezahualpil­
li, avvifato d’ una tal congiura, allefti fenza indugio un
buon efercito, e marciô per andar contro gli Huexotzinchi.
Il Generale di quello ftato avea indagati tutti i contraifegni
del Re Nezahualpilli, per portar contro effo lui tutti i fuoi
çolpi, ed aveva anche promeffo de’ premj a chiunque glie*
lo confegnaffe o vivo, o morto. Non mancé chi il facette
fapere al Re: onde quefti prima d’ entrar nella battaglia
muté le fue vefti ed infegne con quelle d’un fuo Capitano.
Quefto fventurato uffiziale, effendo ftato creduto lo fteffo Re,
fu fubito fopraffatto dalla moltitudine, ed uccifo. Mentre
contro di lui fi sfogava la loro rabbia, Nezahualpilli diede
addoflb al Generale Huexotzinca , e l’uccife non fenza gra­
ve rifchio d’effer anch’egli ammazzato da’foldati, che ven-
nero a foccorrere il loro Generale- I Tezcucani, i quali
aveano prefo lo fteffo sbaglio degli Huexotzinchi, per non
effer confapevoli del cambiamento delle vefti,aveano comin-
ciato a difanimarfi ; ma ora conofcendolo, concorfero alla
difefa di lui, e dopo avéré fconfitti i fuoi nemici, faccheg-
giarono la Citta di Huexotzinco, e carichi di fpoglie fe ne
tornarono a Tezcuco . Niente dicono gli Storici del fine,
che ebbero i Principi autori délia congiura, Pué crederfi ,
che
255
che foflero uccïfî nella battaglía, o pure fi falvaflero colla '■ —
fuga dal gaftigo, che meritavano. Nezahualpilli, il quale Lw. IV.
poco innanzi s’era fabbricato un nuovo palagio,fece ancora
per lafciar un eterno monumento della fuá vittoria , conftr ui-
re un muro, che tanto fpazio di terra rinchiudefle , quanto
era quello, che occupavano gli Huexotzinchi, allorché ven-
nero alia difefa del loro Generale, e diede a quel luogo lo
fteíTo nome del giorno, in cui s’ottenne la vittoria. Cosí
procuravano render immortale il loro nome ,e la gloria dél­
ié loro azioni quelli, che da molti fon creduti niente curar-
fi dell’ avvenire.1 §• «•
Aveva gia allora il Re di Tezcuco parecchie mogii di
cafe nobiliflime; ma niuna era ftata da lui dichiarata Regí- Nezahu-
na, rifervando tal’onore per quella, che voleva togliere dal- alpúli.
la famiglia Real di Meífico. Domandolla al Re Tízoc, e
quefti gli diede una fuá ñipóte, figlia di Tzotzocatzirt . Ce- Meffica-
lebraronfi quefte nozze in Tezcuco con gran concorfo di ne*
Nobilta delle due Corti . Aveva quefta Signora una forella
dotata di fingolar bellezza, che fi appellava Xocotzin. Ama-
va nfi tanto amendue , che non potendo fepararfi, ottenne la
nuova Regina da fuo Padre il permeífo di condur feco a
Tezcuco fuá forella . Colla frequente vida , e col tratta -
re fpeífo s’invaghi tanto il Re della fuá bella cognata , che
determinó fpofarla, ed efaltarla ancora alia dignit'a di Regi­
na. Quefte feconde nozze furono; per quel che dicono gli
Storici, le più folenni, e le pió magnifiche, che mai fi vi­
dero in quel paefe. Poco tempo dopo ebbe il Re dalla pri­
ma Regina un figliuolo chiamato Cacamatzin , il quale fu
fuo fucceíTore nella Corona, e fatto poi prigione dagli Spa-
gnuoli mor'1 difgraziatamente . Dali’ altra ebbe lluexotzinca-
tzin , (*) di cui fra poco parleremo, Coanacotzin, il quale
fu ancora Re d’ Acolhuacan , e qualche tempo dopo la con-
quifta degli Spagnuoli fu fatto impiccare dal Conquiftatore
Cortés, ed lxtlilxochitl, che fi confederó cogli Spagnuoli
con-
(*) II nome di Hnexotzincatl fu dato fenz’altro a quel Principe per ti»
guardo alia vittoria fopra gli Huexotzinchi.


í■■ w
■■■ -•-•contro i Meflican-i, e convertito al CriftianeGmo prefe nel
Lu.IV. battefimo il nome,ed il cognome di quel Conquiftatore.
Mentre che Nezahualpiíli procurava moltiplicar la fuá
difcendenza, godendo d’ una grao pace e tranquillité nel íuo
regno, macchinavano la morte al Re di Meífico alcuni de’
Morte fuoi Feudatarj . Techotlalla, Signor d’Iztapalapan, o riíen-
tragica tito per qualche difguíto ricevuto, o impaziente della domi-
Tizoc'6 nazæne di Tízoc, concept il reo difegno d’attentare contro
la vita di lui, e non voile ad altri fcoprirlo, fe non a chi
gli parv-e capace di porlo in efecuzione . Egli, e Maxtlaton,
Signor di Tlachco, fi accordarono nel modo d’efeguire un
misfatto sï pericolofo. Gli Storici non fi trovano d’accordo
in quefto punto. Alcuni dicono che (i prevalfero di certe
ftreghe, e ch’efle colla malta gli tolfero la vita; ma ció
mi pare una favola popolare. Altri aífermano, che coloro
trovarono la maniera di dargli il veleno. Ghecchefia del mo­
do, egli è certo, che riufcï la loro macchinazione. Fu mor­
te Tízoc nel quinto anno del íuo regno, e nel 1482. dell’
era volgare. Era uemo circonfpetto, ferio, e fevero , come
i fuoi anreceflbri, e fucceífori, nel gaftigo de’ delinquenti.
Siccome nel fuo tempo era gia tanto grande la poflanza , e
1’ opulenza di quella Corona, intraprefe di fabbricare al Dio
protettore della Nazione un tempio, che nella grandezza, e
nella magnincenza fuperaífe tutti i tempj di quel paefe, ed
a tal fine avea preparati infiniti material!, ed avea anche
cominciata la fabbrica, quando la morte venne a fraftorna-
re i fuoi diffegni.
I Meíftcani ben conofcendo, che non era Gata natura-
le la morte del loro Re , vollero vendicarla prima di pro­
cederé a nuova elezione. Le loro ricerche furono si gran­
di, che in breve feoprirono gli autori dell’ attentato, e gli
§.22. giu-fiiziarono nella piazza maggior di Meífico ccll’ interven-
Ahui- to de’due Re alleati,e della NobilthMeíficana,e Tezcucana.
ottavo^ Radunatifi poi gli Elettori per creare un nuovo Re, eleífe-
di Mef- ro Ahuitzotl^ fratello de’ due Re precedenti , il quai’ era
fico. gj'a General d’ efercito; poiche dal tempo del Re Chimal-
257
popoca s’ era introdotto il coftume di non efaltar al trono,^=
chi non avette prima efercitato quella carica , ftimando affai Lib. IV,
convenevole, che dette faggio délia fua bravura colui, che
dovea divenir Capo d’una Nazione tanto guerriera, e che
nel comandar le truppe imparaffe la maniera di governare
il regno.
La prima cura, che ebbe il nuovo Re, poichè s’ inco-
rond, fu quella délia fabbrica del magnifico tempio, che avea zione de!
difegnato, e cominciato il fuo Anteceffore. Si ripiglio colla temP’.°
maggior attività, concorrendovi un numéro incredibile d’Ope- ¿j Méf­
iai, e fi terminé in quattro anni. Mentre che in queft’ope- fico.
ra fi lavorava, ufci il Re fpeffe volte alla guerra , e tutti
quanti i nemici, che fi facevano prigioni, fi rifervarono per
la fefta délia Dedicazione. Le guerre di quefti quattro anni
furono contro i Mazahui poche miglia a Ponente, che s’ e-
rano ribellati alla Corona di Tacuba, contro i Zapotechi
trecento miglia a Scirocco, e contro parecchj altri popoli.
Fornita la fabbrica invité il Re alla fefta délia Dedicazione
i due Re alleati, e tutta la Nobilt'a d’ ambidue i regni. Il
concorlo fu il più numérota, che mai fi vedette in Mef-
Cco (»); poichè vennero per trovarii a si célébré funzio-
ne , anche da’ luoghi i più lontani. La fefta duro quattro
giorni, ne’quali furono (acrificati nell’ atrio taperiore del tem­
pio tutti i prigionieri, fattifi ne’quattro anni anteriori. Non
tanod’ accordogli Storiciintorno al numéro delle vittime. Tor-
quemada dite, che furono fettanta due mila, trecento qua-
rantaquattro. Altri affermano, che furono fettanta quattro
mila e fettanta. Per tare con maggior apparato si orribili
facrifizj, ordinarono le vittime in due file, ognuna d’un mi-
glio e mezzo incirca , le quali cominciavano nelle ftrade di
Sforid del Mejjico Ton?» !• K. k Ta-

(n) Alcuni Autori affermano, che iknumero di perfone, che fi trovaro-


no a quefia fefta, arrivo a fei milioni. Quefto numéro puo effère ftato
efagerato, ma non mi pare affatto inverifimile, attefo la gran popolazione
di quel paefe, la grandezza, e la novità della fefta, e l’agevolezza di quel­
la gente nel portarfi da un luogo ad un altro, avyezza eflendo a cammi-
nare a piedi fenza l'impaccio degli equipaggj.
258
Tacuba, e d’ Iztapalapan , e venivano a terminarfi nello
Lib. IV. fieífo templo, (o) e tofto che v’ arrivavano, erano facrifica-
te . Finita la fefta fece il Re de’ prefenti a tutti gl’ invita-
ti, nel che dovette fare una fpefa Sorprendente. Ció avven-
ne nel 1486.
Nello fteffo anno Mozauhqui, Signor di Xalatlauhco,
a imitazion del fuo Re, a cui era molto affezionato, dedi­
có anch’ egli un altro tempio, poco innanzi edificato , e Sa­
crificó eziandio un gran numero di prigioni. Tanta era la
ftrage, che faceva la crudele e barbara fuperftizion di que’
Popoli!
L’anno 1487. non fu memorabile , fe non per un gran
tremuoto , e per la morte di Chimalpopoca Re di Tacuba,
a cui fuccedette Totoquihuatzin II.
5 Ahuitzotl, a cui il fuo genio guerriero non permetteva
Conqui- goder della pace, ufci di nuovo alia guerra contro quei di
rVa Gozcaquauhtenanco, ed ottenne una compita vittoria ; ma
buitzoti. per avergli fatto una gran refiftenza, fu con loro troppo fe-
vero, e crudele. Poi fottomife que’di Quapilollan, edindi paf-
só a far guerra contro a Quetzalcuitlapillan, Provincia gran­
de, e popolata da Gente guerriera, (p) e finalmente contro
a Quaubtla^ luogo fituato nella cofia del feno Mefficano ,
nella qual guerra fi fegnaló Motezuma, figliuolod’Axajacatl,
e fucceflore d’ Ahuitzotl nel regno. Indi a poco i Meíftca-
ni infierne co’ Tezcucani fi portarono contro gli Huexotzin-
chi, nella qual guerra fi diftinfero col loro coraggio Tezca-
tzm, fratello del fuddetto Motezuma, e nobile
Ufíiziale Meflicano, che poi diventó General d’efercito. Non
tro-
(o) Betancurt dice, che la fila de’prigioni ordinata fulla firada d’ Izta­
palapan cominciava in quel fito, che oggidi è appellato La Candelaria Mal-
cuitlapilco, e che per una tal cagione ebbe quefio nome, mentre Malcuitla-
pilco, fignifica la coda, o fia punta, o eftremit'a de’prgioni . Queíla con-
gettura è aífai verifimile, nè è facile il trovare un’ altra origine di tal
nome.
(p) Torquemada dice, che avendo Ahuitzotl fpelTe volte intraprefa
la conquifta di Quetzalcuitlapillan, non poté mai ottenerla ; ma fra lecon-
quifle di quefio Re, rapprefentate nella dipintura XI. della raccolta di
Mendoza, v’è quella Província ancora.
*59
troviamo appreffo gli Storici ne la cagione, nè le circoftan-ï=!
ze di tali guerre. Terminata la fpedizione contro Huexo- Lib. IV.
tzinco, celebro Ahuitzotl la dedicazione d’unnuovo tempio,
detto Tlacateçco, nella quale furono facrificati i prigionieri
fatti nelle guerre anteriori; ma i’ allegrezza di tal fefta fu
turbata dall’ incendio de! tempio di Tlillan.
Cosí pafsb quefto Re in continue guerre infino al 1496.,
in cui fi fece quella d’Atlixco. L' entrata dell’ efercito Mef-
ficano in quefta valle fu si improvvifa, che il primo rifcon-
tro, che n’ ebbero gli Atlixchefi, fuquello, che ricevettero per
gli occhj nel vederli entrare. Si mifero fubito in armi per la
difefa ; ma non trovindofi con forze baftevoli a refiftere per
molto tempo , dom.ndarono ajuto agli Huexotzinchi lor
vicini. Quando arrivarono ad Huexotzinco gli ambafciatori
Atlixchefi, giocava al pallone un famofo Capitano appellato
Toltecatl y in cui il gran coraggio non era punto inferiore alla
forza ftraordinaria del fuo braccio. Tollo che feppe la nuo-
va dell’ efercito Mefficano, lafcio il giuoco, per portarfi ad
Atlixco colle truppe aufiliarie, ed entrando difarmato nella bat-
taglia per oftentar la fuá bravura, e per moftrar il difprez-
zo, che faceva, de’ fuoi nemici, atterro colle pugna il primo
Mefficano, che gli fi prefentô, e prefe 1’ arme di lui , colle
quali grande tirage fece. I Meflicani, non potendo iuperar
la refiitenza de’ loro nemici, abbandonarono il campo, e fe
ne tornarono a Meffico coperti d’ignominia. Gli Huexotzin­
chi per rimunerare la fingolar prodezza di Toltecatl, il fe-
cero capo délia loro Repubblica. Quefta era ftata fottopofta
alla dominazione de’ Meflicani, le cui armi provocato avea-
no co’ loro infulti ; ma ficcome i conquiftati non foffrono il
giogo del Conquiftatore, fc non quando non poflono fcuoter-
10 , ogni volta che gli Huexotzinchi fi trovavano con forze
baftevoli per refiftere , fi ribellavano, e lo fteffo accadeva al­
la maggior parte delle Provincie fottopofte per forza d’armi
alla Corona di Meffico: onde bifognava, che 1’efercitoMef­
ficano fofle in un continuo moto per riconquiftare cio, che
11 Re perdeva. Toltecatl accettô 1’ impiego conferitogli; ma
K k 2 appena
2áo
1 appena pafrato un anno, fu coftretto ad abbandonare la ca-
LiB.IV.nca, e la patria. I Sacerdoti, ed altri Miniftri de’ tempj,
abufando della loro autorita, entravano nelle cafe de’ parti-
colari, e portavano via il frumentone, ed i gallinaccj, che v’
erano, e facevano altri ecceffi fconvenevoli alla loro dignité,
Toltecatl voile porvi rimedio; ma fi mifero in armii facer-
doti. Il Popolo parte aderi a loro, e parte s’ oppofe alie lo­
ro violenze, e ira quelle due fazioni s accefe una guerra,
che ficcome tutte 1’ altre guerre civili , cagiono gravi ffimi
mali. Toltecatl, franco di reggere un Popolo sï indocile, o
temendo di perire nella tempefta, s’afrentó dalla Gitta con
altri Nobili, e paffando i monti fr portó a Tlalmanalco. Il
Governator di quefta Gitta diede di ció pronto avvifo al Re
di Mefrico, e quefti fece fubito moriré tutti que’ fuggitivi
in pena della lor ribellione, e portare i lor cadaveri ad Hue-
xotzinco per impaurire i ribelli.
§. 2;. Nel 1498. parendo al Re di Mefrico, che per mancan-
iTOndT za æ ac8ua fi re^a malagevole la navigazione del lago,
zíone di voile aumentar quell’ acqua coll’ altra della forgente di Hui-
Meffico . tzilopochco, di cui fervivanfii Cojoacaneft , e chiamó Tzotzo-
matzin Signor di Cojoacan, per dargli i fuoi ordini. Tzo-
tzomatzin gli rapprefentó, che quella forgente non era per­
petua : che alie volte mancava 1’ acqua, ed alie volte veni-
va in tanta abbondanza, che potrebbe cagionar qualche dan-
no alia Corte. Ahuitzotl ftimando, che le ragioni diTzot-
zomatzin foffero meri pretefti per ifcufaríi di fac ció , che
gli era comandato, inculcó il fuo primo ordine, e vedendo
colui prefifrere nella difficolta propoftagli, lo congedó adira-
ío, ed indi lo fece moriré. Quefta fuol efrere la ricompen-
fa de’ buoni configlj, quando i Principi oftinati in qualche
capriccio, non vogliono fentire le fincere rimoftranze de’ lor
fedeli fudditi. Ahuitzotl, non volendo ad alcun patto ab-
bandonare il fuo progetro, fece far un grande ed ampio ac-
quidotto (*) da Cojoacan a Mefrico, e per effo fr conduite
íacqua
C) Quedo acquidotto fu iateramente disfatto o dallo fleffo Ahuitzotl, o
dal
261

l’acque con tnoke ceremonie fuperiliziofe; poichè alcuni Sacerdoti^^üü


1’andavano incenfando, altri facrificavano delle quaglie, ed Lib. IV.
ungevano con quel fangue il labbro dell’ acquidotto, al­
tri fonavano degli ftromenti muficali, e tutti fefteggiavano
1’ arrivo dell’ acqua. Il SommoSacerdote portava quello ftef-
fo abito, con cui rapprefentavano Cbalcbibuitlicue, Dea dell’
acqua. (#)
Con si fatta folennita arrivo 1’acqua a Meffico; ma
non iftette guari a cambiarfi in pianto la comune allegrez-
za ; imperciocchè effendo ftate ftraordinariamente abbondanti
le pioggie di quell’anno, s’accrebbe tanto 1’acqua del Iago,
che allago la Cittù, tutte le ftrade erano piene di barche,
ed alcune cafe rovinarono. Trovandofi un di il Re in una
ftanza inferiore del fuo palagio, vi entré improvvifamente
in tai copia 1’acqua, che affrertandoG per la paura d’ufcir
per la porta, ch’era baffa, fi fece nella tefta una contufion si
gagliarda , che dopo qualche tempo gli cagionà la morte.
Afflitto da’mali della inondazione e da’ clamori del Popolo,
chiamd in fuo ajuto il Re d’ Acolhuacan , il quale fenza in-
dugio fece riparar 1’ argine, che pel configlio di fuo Padre
Nezahualcojotl fi era fatto nel regno di Motezuma .
Appena liberatifi i Meflkani dal male della inondazio­
ne , ebbero a patire 1’ anno feguente quello della fcarfezza
del grano, per effere andato a male il frumentone acagione
della troppa abbondanza d’acqua; ma in queito medeiimo
anno ebbero la fortuna di fcoprire nella valle di Mefiico
una cava di tetzontli, ch’è (fata tanto utile per gli edifizj
di quella gran Citt'a. Comincio tolio il Re a adoperare
quefta fpezie di pietra ne’tempi, ed a fua imitazione i par-
ticolari nelle loro cafe. Oltre a cio fece il Re atterrare tut­
ti gli

dal fuo fuccefTore: poichè non vi reftava niente di eiïo, quando arrivaro-
no a quel paefe' gli Spagnuoli.
(q) il P. Acofta teftifica, che il conducimento dell’acqua di Huitzilo-
pochco a Mellico, e le ceremonie faite da’Sacerdoti, erano rappreientate
in una dipintura meilrcana, che v’era al fuo tempo ( e forfe tuttora Ta­
ra ) nella biblioteca Vaticana.
261
■ - - ti gli edifizj rovinanti ,e rifargli ín miglior forma , aumentan;
Lis. IV. Jo notabilmente la bellezza,ela maguificenza della fuá Corte,
Pafsd i due ultimi anni della fuá vita in frequenti guerre
z$. come quelle di Izquixochitlan, d’Amatlan, di Tlacuilollan, di
Nuove Xaltepec , di Tecuantepec ,e di Huexot-la nella Huaxteca. Tlil-
íle,emor-tototi General Medicano, compiuta la guerra d’ Izquixochitlan ,
te del Re portó le fue armi vittoriofe iníino a Quahtemallan, o fia
uotL*' Guatemala, piu di novecento miglia a fcirocco della Corte,
nella quale fpedizione fece, per quel che dicono gli Storici,
de’prodigj di coraggio; ma niuno racconta i fatti particola-
ri di si rinomato Generale; né fappiamo, che reltaífe tutto
quel grao tratto di térra alia Corona di Medico fottopofta.
Finalmente nell’anno 1502. dopo venti anni incirca di
regno, venne a moriré Ahuitzotl di malattia cagionatagliíi
dalla gia mentovata contuíione del capo. Era uomo molto
guerriero, ed uno de’ Re, che piu ampliarono i dominj del­
la Corona. Quando morí, podedevano iMeíficani quafi tut­
to ció, che aveano all’ arrivo degli Spagnuoli. Oltre al co­
raggio ebbe altre due virtu Reali , che il rendettero celebre
tra i fuoi Nazionali, cioé la magnificenza, e la liberalita .
Abbelli in tal maniera Medico con nuovi, e magnifici edi­
fizj, che era gik divenuta la miglior Gitta del nuovo Mon­
do. Quando ricevea i tributi delle Provincie, radunava il
Popolo in certo luogo della citta , e personalmente diftri-
buiva de’viveri, e de’ veftimenti a’bifognofi. Rimunerava i
fuoi Capitani, e Soldati, che fi fegnalavano nella guerra,ed
i Miniftri ed Uffiziali della Corona, che gli fervivano fe-
delmente,con oro, argento, gemme , e belle penne. Quede
virtu vennero ofcurate da alcuni vizj, poiché era capriccio-
fo, vendicativo, e qualche volta crudele , e si portato per
la guerra, che pareva odiar la pace: onde il nome d’ Abui-
tzotl s’ ufa proverbialmente anche fra gli Spagnuoli di quel
regno, per fignificare un uomo, che colle fue moleftie e
veífazioni non lafcia vivere un altro . (r) Ma era peraltro di
buon
(r) Gli Spagnuoli dicono. W. é mió Ahuizote ¡ Quefli i í Ahuizote
a niuno manca il fuo Ahuizote &c.
2^3
biion umore, e dilettavaíï tanto della Muficache nè il d'ï,
nè la notte mancava quefto divertimento in palagio: il che IV.
doveva recar pregiudizio al ben pubblico, mentre gl’ invola-
va gran parte del tempo, e delia cura, che avrebbe dovuto
impiegare negli affari del regno. Nè punto meno gli occu-
pavano l’animo le donne. I fuoi Anteceflbri aveano avute
moite mogli, parendo loro, che tanto maggior comparifle la
loro autorit'a, e la loro grandezza, quanto maggior era il nu­
mero di perfone dedicate a loro piaceri. Ahuitzotl, avendo
tanto ampliati i domini, ed accrefciuto il potere delia Co­
rona, moftrar voile la maggioranza della fua grandezza fo-
pra quella de’fuoi Anteceíïori nel numero ecceiüvo delle fue
mogli. Tal’era lo ftato delia Corte di Meíïïco fui principio
del fecolo XVI’, di quel fecolo si fecondo d’ avvenimenti
grandi, nel quale doveva mutar faccia quel regno , e met-
terii fottofopra tutto il nuovo Mondo.
Awenimenti di Motezuma II. Re nono di MeJJtco Jtn all.
anno 151^. Notizie della fua vita y del fuo governo , e
della magnificenza de fuoi palagj , giardini, e bo-
fcbi. Guerra di Tlajcalla, ed avvenimen.fi di
Tlahuicole Capitano Tlafcallefe . Morte ed
elogio di NezabualpilU Re d' Acol-
huacan, e nuove rivoluzioni di
quel regno . Prefagj dell' arri-
voi e della conquifla de git
Spagnuoli.

Orto che fu Ahuitzotl, e celebrate che furo-


no con magnificenza ftraordinaria le fue efe»
quie, fi procedette all’ elezione del nuovo
Sovrano. Non fopravviveva gi'a alcun fratel-
io de’ Re antecedenti : onde fecondo la legge
del regno fucceder doveva al Re defunto
qualcuno de’fuoi nipoti, figliuoli de’fuoi An-
teceíTori. Quefti erano molti; perciocchè de’ figliuoli d* Axa-
jacatl viveano Motezuma, (a) Cuitlahuac, Matlatzincad,
^H^Pinahuitzin, Cecepacticatzin , e di que’del Re Tizoc,Imac-
nono di tlacuijatzin , Tepehuatzin , ed altri, i cui nomi ignoriamo.
Meffico. pu eietto fra tutti Motezuma , a cui per diftinguerlo dall’
altro Re del medefimo nome, fu dato il fopranome di Xo­
co) 0-

(a) L’ Autore delleannotazioni fopra le lettere del Conquiftatore Cortés,


flampate in Meffico l’anno 177©. dice, che Motezuma II. fu figliuolo di
Sotezuma I. Queño é un groflb sbaglio; mentre fappiamo da tutti gH
Storici si Spagnuoli, come Mefficani, efler colui ñato figliuolo d’Axaja-
catl. V. Torquemada, Bernal Diaz, ¡’Interprete della Raccolta di Men­
doza &c.
cojotzin. (*) Oltre alia bravura da hi fatta fpiccare in pa- ——
recchie batraglie, efercitando la carica di Generale, era al- Lib.^V.
tresi Sacerdote, e per la fuá gravité, e circonfpezione, e
per la fua religione era aíTai ri veri to. Era uomo taciturno,
e molto confiderato non meno nelle fue azioni , che nelle
fue parole, ed ogni volta che parlava nel Real Configlio ,
del qual’era membro, fi faceva fentir con rifpetto. Diedefi
parte dell’elezione a’Re alleati,e coftoro fi portaron© incon-
tanente a quella Corte per fare i lor complimenti. Mote-
zuma di ció confapevole fi ritiró al tempio , come per
proteftarfi indegno di tant’ onore . Ando cola la Nobilta
per avvifarlo della fua elezione, e trovollo, per quel che di-
cono gli Storici, fpazzando il pavimento del tempio. Fu
condotto con grand’ accompagnamento a palagio , dove
gli Elettori gl’ intimarono folennemente la elezione fatta
della perfona di lui per occupare il trono di Meffico. Indi
ritornó al tempio per far le folite ceremonie; e terminate
che furono, ricevette nel trono l’ubbidienza della Nobilta,
ed afcoltó l’aringhe gratulatorie degli Oratori. La prima fu
quella di Nezahualpilli Re d’Acolhuacan, la quale prefen -
tiamo qui a’Leggitori tale, quale ce la confervarono i Mef-
ficani.
„ La gran ventura, dille, della Monarchia Melficana
„ fi rende manifefta nella concordia della voltra elezione, e
„ ne’fingolari applaufi, con cui é da tutti celebrata . Hanno
„ in vero ragione di celebrarla ; mentre il regno di Mefli-
„ co a cotal ampiezza é arrivato, che a portar si gran pe-
„ fo non bafterebbe né minor fortezza di quella del voftroin-
„ vin ibil cuore, né minor faviezza di quella, che in voi
,, ammiriamo. Chiara mente veggo, quanto iia grande l’ a-
„ more, che 1’Onnipotente Dio porta a quella Nazione ;
„ poiché l’ha illuminata, acciocche fapeffe fcegliere ció,che
Storta del MeJJico Tom. I. L i ,, piu

(*) II primo Motezuma era chiamato -da’ Mefficani Huebue Moteaczoma ,


ed il fecondo Moteuczoma Xocojotzin, notni equivalent! al Senior, ed al
Junior de' Latini.
206
.......... „ piu le tornava a conto. Chi farà capace di perfuaderfij
Lib- V. che quegli, il quale da particolare avea già ricercate le
„ piegature del Cielo, (¿) ora da Re non conofca le cofe
„ delia terra per la felicità de’ fuoi fudditi? Chi ha fatto
„ fpiccare in tante occaiioni la grandezza del fuo animo,
„ non i’avrá ora, quando piu che mai gli bifogna ? Chi
„ può credere,.che dov’-é tanto coraggio, e tanta faviezza,
„ abbia a mancar il follievo alia vedova, ed alT orfanello?
„ E’ arrivato fenza dubbio Timperio Mefíicano alia cima
„ dell’autorità; poiche tanta ve ne ha comunicato il Crea-
„ tor del Cielo, che infpirate rifpetto a quanti vi guardano,
„ Rallegrati dunque, o Terra beata, che ti fia loccato un
„ Principe, che farà il tuo foftegno , e per la fuá miferi-
,, cordia farà da Padre, e da Fratello co’ fuoi fudditi. Hai
„ in fatti un Re, che non prenderá occafione della fuá fu-
„ perioritá per darfi alia mollezza, e ftarfi diftefo nel Ierro,
„ ed abbandonato a’ paífatempi, ed alie delizie ; anzi nel piu
„ dolce ripofo gl’inquieten il cuore, e lo defterá la cura,
„ che avrá di te ,nè troverá guflo nel piu delicato cibo per
„ la premura del tuo bene. E voi , Nobiliflimo Principe ,
„ e pódente Signore, fate coraggio, e confidate, che il
„ Creator del Cielo, che v’ ha inalzato a si eminente di-
„ gnitá, vi dará forze per foddisfare agli obblighi ad eífa an-
„ nefli. Chi è flato finora verfo voi si libérale, non vi ne-
,, gherà i fuoi pregeveli doni, avendovi egli medefimo inal-
„ zato al trono, nel quale vi auguro molti anni, ed aífai
,, felici. „
Afcoltó Motezuma atentamente quefta aringa, e s’in­
tener! tanto, che volendo per tre volte rifpondere, non po­
te impedito dalle lagrime prodotte da un dolce piacere,che
avea 1'apparenza d’ umiltà; ma alia fine avendo un po rite-
.ñuto il fuo pianto, rifpofe in poche parole proteftandofi in-
degno dell’onore, a cui era innalzato, e ringraziando quel
Re

(b) Queño detto del Re Nezaktialpilli pare fignificare, che Motezutna


s’era impegnato aello iludió dell’Aílronomia.
z6y
Ee ¿elle lodi ,con cui lo favoriva : ed avendo afcoltato 1’ al-
tre aringhe reílo nel tempio per far il digiuno’ di quattro Lib. V.
giorni, ed indi fu con grande apparato al Real, palagio ri-
condotto.
Pensó dipoi a far la guerra per procurar!! le vittime
che doveano facrificarfi nella fuá incoronazione. Toccó que­
da difgrazia ágil Atlixchefi, che poco innanzi s'erano ribel-
lati alia, corona . Ufcr dunque il Re dalla Corre col ñor
della Nobiha , tra la quale andarono anche i fuoi fratelli,
e cugini. In queda, guerra perdéttero i Medican! alcuni; bra-
vi LJíliziali; ma nondimeno rimifero i ribelli fotto. il pridi-
no giogo, e Motezuma ritornó vittoriofo, conducendo feco
gli fventurati prigionieridi cui abbifognava per la fuá inco­
ronazione. Celebrodi queda funzione con un tal apparato di
gtuochi, di balli, di rapprefentazioni teatrali, e d’illumina-
zioni , e con una tal copia e ricchezza di tributi mandad
dille Provincia del regno , che vennero a vederla anche de’
foredieri non mai veduti in Medico, e gli. defli nemici de’
Medicani , come i? Tlafcalleíi , ed i Michuacanefr fi trave-
ftirono per trovarvifi fpettatori; ma avendolo faputo Mote-
zuma, con Real generofita li fece- alloggiare e regalare , e
fece ancora accomodare/alcuni» terrazzi, donde poteflero oíFer-
Vare a lor bell’agio quella gran funzione.
La prima cofa che fece, fu quella di rimunerare eolio
dato di Tlachauhco i grandi . fervizj fattia’fuoi Antecedori
in parecchie guerre da unrínomatoi Capitano, appellato
T/i/íconW. Principio in vero felice del fuo regno, fe fofíe--§ 2
ro dati ad elfo rifpondenti i progredi. Ma appena-cominció Porta-
ad ufar della fuá autorita, che fece palefe. Porgoglio, che-menco’e
fin’ allora a.vea. tenuto naícodo fotto una bella apparenza d’ u- niaie'Xl
milta. Tutti i fuoi Antecedori erano foliti di conferir le Re Mo-
cariche a’piu meriievoli, ed a quelli, che lor parevano . piu Cezum3‘
idónei per efercitarle, onorando con efíe indifferentemente i
Nobili, ed i Plebei, non odante.il folenne accordo celebra-
toff. tra . la Nobilta,e la Plebe fotto il regno d’ Itzcoatl. Mo-
t&zuma todo.che ne prefe le redine del governo, d medró
L 1 2 ds un
268
-------- d’un altro fen t i men to,e difapprovà la condona de’fuoi Au.'
L:b. V. teceíTori col preteílo, che i Plebei fervivano fecondo la loro
qualité, e che in tutte le loro azioni mauifeftavano la baf-
fezza della ior nafcita , e della loro educazione. Animato
da una tal maffima fpogliò i Plebei di tutte le cariche, che
ottenevano, e nella fuá Real Cafa, e nella Corte, dichiaran-
dogli incapaci d’ottenerle per l’avvenire.Un prudente vecchio
ch’era Hato fuo Ajo, gli rapprefentó, che una tal riíoluzio-
ne potrebbe alienar dalla fuá perfona gli animi della Plebe;
ma niente bailó per didornarlo dalla prefa determinazione.
Tutto il fervizio del fuo Real Palagio era di perfoneprin-
cipali. Oltre a quelle, che fempre vi abitavano, le qualí
erano ben moite, ogni giorno la martina v’entravano fei-
cento tra Signori feudatarj e Nobili per fargli corte. Que-
fti fi trattenevano tutto il di nelle anticamere, dove non
era permeffa 1’entrata a’fervitori, difccrrendo piano, ed afpet-
tando gli ordini del loro Sovrano. I Servitori, che andava-
no accompagnando queíli Signori , erano tanti, ch’empieva-
no i tre cortili del Palagio, e reftavano mold nella Arada.
Non era minore il numero delle donne, che v’ abitavano ,
tra dame, ferve, e fchiave. Tutta queíla numeróla greggia
viveva rinchiufa dentro una fpezie di ferraglio, fotto la cu­
ra d’alcune nobili Matrone, che vegliavano fulla loro con­
dotta ; poiché erano troppo gelofi que’ Re , e qualunque di-
fordine, che vi fofíe in palagio, quantunque leggiero, il pu-
nivano con rigore . Di quelle donne prendeva il Re per fe
íteíTo quelle, che gli piacevano, (c) e l’altre fervivano per
ricompenfarei fervizj de’fuoi Vaífalli. Tutti i Feudatarj del­
la Corona doveano rifedere alcuni meíi dell’ anno nella Cor­
te , e nel ritornar a’ loro ílati, vi lafciavano i loro figliuoli,
ovvero i loro fratelli , come oílaggi richieíli dal Re per af-
ficurarfi. della loro fedelta: onde lor bifognava aver cafa iu
Meífico,
Effet-
1 111 in I Ht > W «3—
(c) Alcuui Storici affermano, che Motezuma ebbe infierne gravide cen-
einquanta délie fue mogli; ma queño è affatto incredibile,
269
Effetto ancora del drfpotifmo di Motezuma fu il cere-^^^
moniale, che introduire nella Corte. Neíïuno poteva entrar Líb. V.
in palazzo, o per íervire al Re, o per tratrar con lui qual-
che affare, fenza fealzarfi prima nella porta. A niuno era
permeflo di comparire innanzi al Re in abito fuperbo; per­
che fi ftimava mancanza di rifpetto alia Maeftà: ficchè i
piú gran Signori ( eccetto gli ftretti confanguinei del Re)
fi fpogliavano delia vefte ricca, che portavano, o almeno la
coprivano con altra ordinaria , per moftrare la loro umilta.
Tutti nell’ entrare nella Sala d’ udienza, e prima di parlaré
al Re, facevano tre inchini, dicendo nel primo, 5ignore,
nel fecondo , Mio Signore, e nel terzo, Gran Signore . (r/)
Parlavano baffo, e col capo chino ,e riceveano la rifpofta, che
il Re lor dava per mezzo de’ fuoi fegretarj, si attentamente, e
si umilmente, corne fe fofle un oracolo. Nel licenziarfi niu­
no voltava le fpalle al trono.
La fteffa fala d’ udienza gli ferviva pel pranzo: lamen-
fa era un gran guanciale, e la fedia una feranna bafla. Le
tovaglie, le falviette, e gli fciugatoi erano di cotone , ma
aflai fini, bianchi, e nettiífimi. Le ftoviglie erano dellama-
jolica fina di Cholollan; ma niuna di qu«fte cofe gli fervi­
va piú d’ una volta; poichè fubito la dava a qualcuno de’
Nobili. Le coppe, in cui gli fi appreftava la cioccolata, e
í altre bevande di caGcao , erano d’oro, o di vaga conca di
mare, o certi vafi naturali curiofamente inverniciati, di cui
altrove parleremo. Avea pur de piatti d’ oro ; ma non fe ne
ferviva, fe non nel tempio in certe fefte. Le vivande era*
no tante e s'ï varie, che gli Spagnuoli, che le videro, re-
ftarono maravigliati. II Conquiftatore Cortès , dice, ch’ef-
fe empievano il pavimento d’ una gran fala, e che fi pre-
fentavano a Motezuma de’ piatti d’ogni forte di cacciagione, di
pefcagione , di frutta, e d' erbediquella terra. Portavano quefto
pranzo trecento,o quattrocento giovani nobili ben ordinati;
lo pre-

(d) Le parole Mefficane fono Tlàtoani, Signore ; Notlàtocatxin mio^Si-


gnore, e Hitcitlàtoani, Gran Signore.
270.

■■•le prefentavano prima che il Re fi metteffe a tavola, e. fubito


Lib. V. fi ritiravano; ed acciocché non fi. raffreddaífe , ogni piatto
era accompagnato dal fuo fcaldavivande . 11 Re accennava
con una baccbetta., che aveva in mano, le vivande che vo-
leva, e tutto il redo fi diftribuiva fra i Nobili, ch’ erano
nelle anticamere. Prima di federe, gli offerivano T acqua da
lavarfi le mani quattro delle fue mogli,le piu belle. del fuo
Serraglio , le quali reftavano quivi ritte in piedi, tutto il
tempo che. durava.il pranzo, infierne, con . fei de’ fuoi princi--
pali Miniftri, e lo Scalco.
Tollo che il Re fi metteva a tavola, chiudevalo Soal­
ce la porta della Sala, acciocché neífuno degli alcri Nobili
lo vedette mangiare. I Miniftri fi tenevano difeofti, ed of-
fervavano un profondo filenzio, fe non quando bifognava.
rifpondere a cid, che il Re lor diceva. Miniftravangli i piat-
ti lo Scalco, e le quattro donne,.oltre ad altre due , che
gli portavano il pan di frumentone impaftato con uova..
Speffe volee fentiva della mufica nel pranzare ,. e fi ricrea-
va.co’ detti burlefehi di certi uomini deformi, che mante-
neva per grandezza. Moílrava un gran piacere nel fentirgli , e
diceva che fra le burle gli folevano dire qualche verita im­
portante. Fornito il. pranzo prendeva del tabacco mifehiato
col liquidambra in una pippa, o fia canna . vagamente inver-
niciata, e con quel fumo fi conciliava il fonno.
Dopo aver dormito un poco , appoggiato fulla fteffa feran-
na, .dava udienza , nella quale afcoltava attentamente quan-
to gli fi proponeva ,incoraggiva coloro, che per la turbazione
non fapevano parlare,e rifpondeva.a turti per mezzo de’fuoi
Miniftri,o Segretari. Dopo 1’ udienza fi faceva della mufica;
perché dillettavafi attai di fentir cantare le azioni gloriofe
de' fuoi Antenati.. Altre volte fi divertiva nel veder far
varj giuochi , di cui altrove parleremo. .Quando ufeiva di ca­
fa era portato íulle fpalle de’ Nobili in una. lettiga feoperta
fotto un ricco baldacchinc , e con un feguito numerofo di
Cortigiani, e dovunque paffava, tutti a chius’occhj fi fer-
Wvano. come fe temeffero reftare abbagliati dallo fplendore
della
27r
della Maefth. Quando fmontavadallalettiga per camminare a
piedi, diftendevano de’ tapped , acciocche non toccafle co’ L1B< V.
piedi la terra.
A tanta maefta erano pur rifpondenti la grandezza , e
la magnificenza de’ fuoi palagj, delle cafe di diporto , de’ 6. 3.
bofchi , e de’ giardini. Il palagio della fua ordinaria refiden-
za era un vafto ediflzio di pietra e calcina, che aveva ven- peahgj,e
ti porte alia piazza , ed alle ftrade, tre grandi cortili , ed dellecafe
in uno d’efli una bella fontana, parecchie fale , e piu di ieali-
cento camere. Alcune delle ftanze aveano ie mura laftrica-
te di marmo, e d’ altre pietre pregevoli . Le travature
erano di cedro , di cipreflo , e d’ altri eccellenti legni
ben lavorati ed intagliati. Tra le fale ve n era una si
grande , che, per quel che dice fun teftimonio oculato , ed
efatto (*), vi potevano flare tre mila uomini. Oltre di que-
flo palagio ne aveva altri dentro, e fuori della Capitale. In
Meflico oltre al ferraglio delle fue mogli, v’ era dell’ abita-
zione per i fuoi Conflglieri e Miniftri, e per tutti gli Uffi-
ziali della fua cafa, e della fua Corte, ed anche per allog-
giar de’ Signori ftranieri, che vi capitavano, e maflimamen-
te per i due Re alleati.
Due cafe aveva in Meflico per gli animali: 1’ una per
gli uccelli fuor di que’ di rapina, e 1’altra per gli uccelli
di rapina, per li quadrupedi, e per li rettili. Nella prima
v erano molte camere, e corridoi foftenuti fopra colonnedi
marmo tutce d’un pezzo. Quefti corridoi guardavano un
giardino, dove fra la frondofna d’ un’ albereta v’ erano di-
ftribuiti dieci vivai, gli uni d’acqua dolce per gli uccelli
acquatici di flume, e gli altri d’ acqua falmaflra per quei
di mare. Nel refto della cafa v’ erano tutte 1’ altre fpezie
d’ uccelli, le quali erano tante e s'ldiverfe, che gli Spagnuo-
li, i quali le videro, reftarono maravigliati, e non potevano
per-

(*) II Conquiftatore anónimo nella fua pregevole relazione . Quefti ne


dice davvantaggio, che eíTendo egli entrato quattro volte in quelgran pa­
lagio, e a vendólo girato infino a ftraccarfi, non poté vederlo tutto.
- ------- perfuaderfi, che vi mancaíTe alcuna fpezie di quante vi fo-
Lib. V. no al mondo. A ciafcuna íi fomminiftrava quello fteflo ali­
mento , di cui cibavafi nel tempo delia fua libertà, or fe-
menze, or frutti, ed or’ infetti. Solamente per gli uccelli,
che fi íuftentano di pefcagione fi confumavano ogni giorno
dieci peíi caftigliani di pefce, ( come ne fa teftimonianza il
Conquiftatore Cortès nelle fde lettere a Cario V. ) cioè piu
di trecento libbre romane . Trecento uomini, per quel chedice
lo ftefto Conquiftatore, erano impiegati foltanto nella cura
di quefti uccelli, oltre a’ loro Medici, che ne ofíervavano
le malattïe, e vi applicavano i rimedj opportuni. Di que’
trecento alcuni ne procacciavano il cibo, altri lo diftribui-
vano, altri avevano cura delle uova, e delia lor covazione,
ed altri finalmente fpiumavano in certa ftagione gli uccelli;
poichè oltre al piacere, che il Re aveva nel veder raduna-
ta s'ï fatta moltitudine d’ animali, íi prendeva principalmen -
te cura delle penne , nou meno per le famofe immagini di
mufaico, di cui a fuo luogo parleremo, che per gli altri
la vori, che d’ eífe facevano. Le fale e le camere di quefte
caíe erano tante, che, come teftifica il fuddetto Conquifta­
tore, avrebbon potuto in eífa alloggiarfi due gran Principi
con tutto il loro feguito. Quefta celebre cafa era fituata nel
luogo, dove oggidï è il Convento grande di S. Francefco.
L’ altra cafa per le fiere deftinata aveva un grande, e bel
cortile laftricato a fcacchi,ed eradivifa in molti appartamenti.
In uno d’ efíi v’ erano tutti gli uccelli di rapina dall’ Aquila
Reale infino all’ Acertello, e d’ ogni fpezie molti individui.
Quefti uccelli erano compartiti fecondo le loro fpezie in mol-
te ftanze fotterranee, che aveano piu di fette piedi di profon-
dità, e pià di diciaífette di lunghezza, e di larghezza . La
met'a d’ ogni ftanza era coperta di buone laftre, ed eranvi
delle ftanghe affiífe al muro, acciocchè vi poteflero dormiré
e difenderíi dalla pioggia. L’ altra metà era foltanto coperta
dauna gelos'ia con altre ftanghe, dove godeífero del fole . Pel
foftentamento di quefti uccelli fi ammazzavano ogni giorno
infino a cinquecento gallinaccj. Nella ftefla cafa v’ erano molte
fale
fale bafle con un gran numero di gabble forti di iegtio, dove
ftavano rinchiufi i Leoni, le Tigri, i Lupi, i Gojoti, i Gatti Lib. V.
ialvatici, e tutte 1’ altre fpezie di Here, le quali fi cibava-
no di Gervi, di Gonigli, di Lepri, di Techichi, e d’altri
animali, e degl’ inteftini degli uomini facrificati.
Ne folamente manteneva il Re di Medico tutte quelle
fpezie d’animali, che altri Principi tengono per grandezza;
ma eziandio quelli, che per la lor natura pajono efenti del­
la fchiavitu, come i Coccodrilli, e le Serpi. Le Serpi di
parecchie fpezie erano dentro a certe botti, o vaii grand!;
i coccodrilli in vivai circondati da muro . Vi erano parimen-
te moltiilimi vivai per i pefci, de’quali ne fufliftono anco-
ra due belli, da noi veduti nel palagio di Ghapoltepec due
miglia da Medico*
Non contento Motezuma di tener ne’ fuoi palagj ogni
forte d’animali, avea ancor ivi radunati tutti gli uomini ir-
regolari , che o pel colore del pelo, o della pelle, o per
qualche altra deformith nelle membra, erano divenuti iingo-
lari nella loro ipezie. Vanit'a in vero profittevole; mentre
adicurava il mantenimento a tanti miferabili, e gli liberava
dagli infulti inumani degli altri uomini.
In tutti i fuoi palagj aveva bellidimi giardini, dov’era
Ogni fpezie di flor! pregevoli, d’erbe odorofe, e di piante
medicinal!. Aveva ancora de’bofchi circondati di mura, e
provveduti d’ abbondante cacciagione , dove foleva diver­
ted. Un di quefti bofchi era in una ifoletta del Iago, co-
nofciuta prefentemente dagli Spagnuoli col nome di Petton,
Di tutti i fuddetti palagj, giardini, e bofchi altro non
refta, che il bofco di Ghapoltepec, che hanno confervato
i Vicere Spagnuoli per loro diporto. Tutti gli altri furono
da’ Conquiftatori meili in conquaffo. Rovinarono i piu ma-
gnifici edifizj dell’ Antichita Mefficana or per un zelo indi-
fcreto di religione , or per vendetta, or per fervirfi de’mate­
rial!. Abbandonarono il coltivamentode’giardiniReali,abbat-
terono i bofchi,e riduflero a tale ftato quella terra, che oggi-
dl non ft potrebbe credere la magnificenza di que’Re, le
S/orw del M ejjico Tom, I, Mm non
274
non ci conftafle dalla tefiimonianza di quegli fiefii, che l’an-
Lib. V. nichilarono.
Cosï i palagj, come tutti i fuddetti Iuoghi di diporto,
fi tenevano fommamente netti, anche quelli, dove mai an*
dava; perche non vi era cofa, di cui più ii vantage, che -
della pulitezza nella fua perfona, ed in tutte le fue cofe.
Ogni giorno (i bagnava , e perà v’ erano de’ bagni in tutti
4. i fuoi palagj. Ogni giorno mutava quattro vefti, e quella
che una volta lafciava , non I’adoperava più; ma fi deftina-
tivodi 'va Per farne buona mano a’Nobiii, che lo fervivano, ed
Motezu-a’Soldati, che fi portavano bene nella guerra. Ogni matti-
ma* na impiegava, per quel che dicono alcuni Storici, più di
mille uomini nello fpazzare, enell’innaffiar le ftrade della Ci-tta.
In una delle cafe Reali vi era una grand’ armeria, do­
ve aveva ogni forta d’armi offenfive, e difenfive, da quelle
Nazioni uiitate, e d’infegne , ed ornamenti militari. Nella
fabbrica di quefti arnefi teneva impiegati un numéro for-
prendente d’artefici, come pure per altri lavori aveva mol-
tifilmi orefici, artefici di mufaico, marmorarj, pittori , ed
altri. Una contrada intera v’era foltanto di ballerini al di­
vertimento di lui defiinati..
Il fuo zelo per la religione non era inferiore alia fua
magnrficenza. Edifico parecchj tempi a’fuoi Dei, e lor fa-
ceva frequenti facrifizj, oflervandoefattamente i riti, e le ce­
remonie fiabilité. Avea gran cura, che tutti i tempi, e.
maiïimamente il maggior di Mefiico, foifero ben ferviti, e
fommamente puliti ; ma il vano timoré degli augurj, e de’
fuppofti oracoli di quelle ree Divinité, gli avviliva affatto
l’animo
Zelava fommamente l’oflervanza de’fuoi ordini, e del­
le leggi del regno, ed era ineforabile nel punire i trafgref-
fori. Tentava fpeffe volte per "terza perfona con prefenti la
rettitudine de’ fuoi Magiftrati, e fe mai trovava qualcuno
colpevole, lo caftigava irremiflibilmente , ancorchè fofle del­
la più cofpicua nobiltù,
Era nemico implacabile dell’ ozio , e per isbandirlo ,
quan-
*75
quanto poffibil foffe, da’ fuoi dominjprocurava tener ogno-2^^5
ra occupati i fuoi fudditi, i Militari in continui efercizj di Lib. V.
guerra, e gli altri o nella coLtura de’campi, o nella coflru-
zione di nuovi edifizj , o in akre opere pubbliche , ed an­
che a’ mendici, perché non foffero affatto ozioíi, impofe il
dover contribuiré una certa quantita di quegl’ immondi in-
fetti , che fono allievi dalla fozzura „ e compagni della
mi feria..
Queda oppreffione, in cui teneva i fuoi vaffalli, i fo-
perchj aggravj., che lor aveva impofti, la fuá alterigia, ed
il fuo orgoglio, e la troppa feverita nel puniré gli aliena-
vano gli animi ; ma peraltro ft conciliava il loro amore col­
la liberaliza , cosí nel provvedere a’ bifogni de’ fuoi Popoli,
come nel ricompenfare i fervizj de’ fuoi Capitani, e Mini-
ftri. Tra 1’altre cofe degne di celebrará co’piu grandi elo-
gj, e d’effere imítate da tutti i Principi, deftinó la Citt'a;
di Colhuacan per Ofpedale di tutti quegl’ invalidi, che dopo
aver fervito fedelmente alia Corona negl’impieghi militari,
o politici, abbifognavano o per la loro eta, o per le loro
infermita d’effer ferviti. Ivi a fpefe del Real erario attende-
vafi al loro foftentamento, ed alia lor curazione. Tali erano
le qualith in parte buone , ed in parte cattive del celebre Mo-
tezuma , che ci parve opportuno rapprefeatar qui a’Leggitori
prima di eíporre la ferie de’fuoi avvenimenti.
Sul principio del fuo regno fece morir Malinalli, Si-
gnor di Tlachquiauhco, per efferfi ribellato alia Corona di
Meffico: rimife fotto íua ubbidienza quello (lato, e conquifta
quello d’ Achiotlan. Indi a poco fi rifveglib un’altra guerra
piu grave e pericolofa, nella quale non fu cosí felice.
Fra tante Provincie conquiftate da’Medican i per forza §. -j.
d’armi, o volontariamente ad effe fottomeffe per paura della ,G’^rra
loro poffanza, la Repubblica di Tlafcalla s’era mantenuta fc‘aua.a'
fempre invitta fenza mai piegar la cervice al giogo, contutto-
ché foffe si poco difcofta dalla Corte dell’Imperio Meflicano.
Gli Huexotzinchi, i Cholullefi, ed altri ftati vicini, che fu-
xono gia alleati della Repubblica, gelofi poi per la loro pro-
M m 2 fpe-
■iy-6
iperita, aveano contro effi inafprito i Mefficani, col preteña
che i Tlafcallefi volevano impadronirfi delle Provincie ma*
rittime del Seno Mefficano, e che col lor commercio cotí
rali Provincie ogni giorno accrefcevano la loro poflanza, e
ía loro ricchezza, ed andavano follecitando gli animi de’Po*
poli. 11 commercio de’ Tlafcallefiy di cui íi lagnavano gli;
Huexotzinchi, era aflai giuñificato, e neceífario ; impercioc-
ché oltre all’ eífer la Gente di quelle Coite originaria in
gran parte di Tlafcalla, e confiderarfi gli uni, e gli altri
come parenti, i Tlafcallefi aveano d’ uopo di provvederfi
del caccao, del cotone, e del fale, che lor mancava. Non-
dimeno moffero in tal maniera gli animi de’ Mefficani le
rapprefentazioni degli Huexotzinchi, e degli altri rivali di
Tlafcalla , che cominciando da Motezuma I. tutti i Re
di Meffico trattarono i Tlafcallefi-, come i più grandi nemi -
ci del loro Imperio, e mantennero fempre groífe guarnigio*
ni nelle frontière di Tlafcalla , per impediré, a coloro il com-
mercio colle Provincie marittime.
I Tlafcallefi trovandofi privi della liberta nel traffico,
e confeguentemente dell’ acquifto delle cofe neceífarie alia
vita, detetminarono di mandare un ambafciata alia Nobilt'a
Mefficana, ( verifimilmente nel tempo del Re Axajacatl ).
kgnandofi del torto a lor fatto per le finiftre informazioni
de’loro rivali. I Mefficani , infolenti per la loro profperit'a ,
rifpofero, che il Re di Meffico era Signor univerfale del
Mondo, e tutti i mortali erano vaffalli di lui, e come tali
dovevano i Tlafcallefi dargli ubbidienza, e riconofcerlo col
tributo ad efempio delle altre Nazioni; ma fe rifiutavano di
fottometterfi, perirebbono fenza fallo, le loro Citt'a farebbo-
noaffattorovinate, ed il loro paefe farebbe da altre genti abitato.
Ad una rifpofia si arrogante, esi fciocca replicarono gliAm*
bafciatori con quelle coraggiofe parole; „ Poífentiffimi Signo-
„ ri, Tlafcalla non vi debbe alcun omaggio, nè dacché i
„ loro antenati ufcirono da’ paefi fettentrionali per abitar
„ quefta terra, hanno mai i Tlafcallefi riconofciuto alcun
„ Principe con tributo. Eglino hanno fempre mai conferva-
« ta
277
J, ta la loro liberta, e non effiendo avvezziallafchiavitù, a ■ ~
„ cui voi pretendere ridurli, anzichè arrenderfi alla voftra Lib. V.
„ poffianza, fpargeranno più fangue di quello, che fparfero
„ i loro maggiori nella faniofa battaglia di Pojauhtlan . „
I Tlaicallefi afflitti dall’arrogante ed ambiziofa preten-
fione de’Mefficani, e difperati di poterli indurre ad un con-
venevole accordo, penfarono feriamente a fortificar vieppiù
le loro frontière per impedir qualunque invafione . Aveano davan-
ti già circondate le terre délia Repubblica con grandi foffe , ecL
aveano meffe fulle frontière buone guarnigioni : or colle mi-
nacce de’ Mefficani accrebbero le loro fortificazioni, aumen­
tando le truppe delle guernigioni, e fabbricando quella fa-
mofa muraglia di fei miglia, che impediva l’entrata a’ne-
mici per la banda di Levante, dalla quai parte maggior pe-
xicolo lor fopraftava. Speffe volte furono affaliti dagli Hue-
xotzinchi, da’Cholollefi, dagl’Itzocanefi, da’ Tecamachalche-
fi , e da altri ftati vicini, o poco difcofti da Tlafcalla; ma
non poterono mai togliere un palmo di terra alla Repubbli­
ca , mercè la fomma vigilanza de’Tlafcallefi, ed il coraggio
con cui s’opponevano agi’ invafori,
Eranfi ricoverati nella terra di Tlaicalla moltiffimi vaf-
falli délia Corona di Meffico,, maffimamente de’Chalchefi,
e degli Otomiti di Xaltocan, che fi falvarono dalla rovina
delle loro patrie nelle guerre già accennate. Quefti portava-
no un odio capitale a’ Mefficani a cagione de’ malí da loro
ricevuti, e pero parvero a’Tlafcallefi gli uomini più idonei
ad opporfi vigorofamente a’ tentativi de’ loro nemici : non s’ in-
gannarono; perché in fatti non trovarono in altri maggior
refiftenza i Mefficani,. che in que’ fuorufciti, fpezialmente
negli Otomiti , di cui fi componeva la guernigione delle
frontière, i quali fervirono fedelmente alla Repubblica, e
da efla furono rimuneraù con luminofi impieghi.
Tutto il tempo, che regnarono AxajacatI, ed i fuoi
fucceffori, flettero privi i Tlafcallefi del commercia colle
Provincia marittime: onde mancè il fale al Popolo in tal
maniera, dis fi avvezzo a mangiar i cibi fenza un tal con-
die
278

.limento, e non torno ad adoperarlo, fe non molti annido­


po la conquifta degli Spagnuoli ; ma i. Nobili ( almeno al-
cuni ) ficcome avevano fegreta corrifpondenza con alcuni
Signori Meíïicani, fi provvedevano di tutto il bifognevole ,
fenza che il fapefíe nè Tuna, nè l’altra Plebe. Nefluno
ignora, che nelle calamita générait i poveri fon quelli, cha
fopportano tutto il pefo della tribolazione, mentre i bene-
ftanti trovano nella loro ricchezza de’mezzi per ifchivarla,
o almeno per raddolcirla.
Or Motezuma non potendo fofferire, che la piccoIaRe-
pubblica di Tlafcalla rifiutaífe di preftargli F ubbidienza , a.
l’adorazione, che gli tributavano. tanti Popoli, anche de’pih
difcofti dalla Corte, ordinó ful principio del fuo regno, che
gli ftati vicini a Tlafcalla alleftifiero le loro truppe , ed af-
falifíero da ogni parte quella Repubblica. Gli Huexotzinchi
confederad co’ Cholollefi levarono tofto delle truppe fotto il
comando di Tecajahuatzin , capo dello flato di Huexotzinco;
ma fidandofi piu della loro aftuzia, che delle loro forze,
tentarono prima con doni, e con promeífe di tirare al loro
partito que’di Huejotlipan, Città della Repubblica fituata nella
frondera del regno d’Acolhuacan , e gli Otomiti , che guarda-
vano F altre frontière; ma nè gli uni, nè gli altri vollero
piegarfi ; anzi proteftarono d’ efler difpofti a moriré in dife-
fa della loroRepubblica. Onde gli Huezotzinchi, eifendo co-
flretti a prevalerfi della forza, entrarono con una tal furia
nelle terre di Tlafcalla, che non bailando a trattenergli la
guernigione della frontiera, s’ avanzarono, facendo una.gran-
de ftrage fino a Xiloxochitlar luogo tre fole miglia diftante
dalla Capitale. Qui vi fece a loro gran refiflenza Tizatla-
catziny celebre Capitano Tiafcallefe; ma al fine morí fopraf-
fatto dalla moltitudine de’ nemici: i quali trovandofi s'ï vi­
cini alla capitale, ebbero tanta paura della vendetta de’Tla-
fcallefi, che di la ritorriaróno precipitofamente alie lorterre.
Quefto fu il principio delle continué battaglie, ed oftilit'a,
che vi furono tra quei due ftati infino all’ arrivo degli Spa-
^nuoli, Non fappiamo dalla Storia, fe quefta volta si impe-
gna-
*79
gtiarono nella guerra gli altri ftati vicini a Tlafcalla': può=" -
eífere che gli Huexotzinchi, ed i Cholollefi, non permettef- Lib. V.
fero agli altri d' aver parte nella lor gloria.
I Tlafcallefi reílarono tanto arrabbiati contro gli Hue­
xotzinchi, che non volendo piu contenerá dentro al loro
flato per difenderlo, come aveano fatto innanzi, ufcirono
fpeffe volte ad attaccare i loro nemici. Una volta gli alfali-
rono per la falda delle montagne, che fono a Ponente di
Huexotzinco (* ) e gli ftrinfero in tal maniera, che non ba­
ilando a refiftere gli Huexotzinchi, domandafono ajuto a
Motezuma, il qual fubito mando un Efercito fotto il co­
mando del fuo Primogénito. Quedo efercito marciò per la
falda méridionale del vulcano Popocatepec, dove s’ ingrofsò
colle truppe di Chietlan , e d’Itzocan, ed indi per Quauh-
quechollan entro nella Valle d’Atlixco. I Tiafcalleii confa-
pevoli della lirada, che facevano i Meflicatii, determinarono
preoccuparli, e dar loro addoífo, prima che poteifero unirli
agli Huexotzinchi . Fu si improvvifo il loro aflalto, che i
Mefficani furono fconfitti, e prevalendofi. del loro difordine
i Tlafcallefi, fecero di loro una grande drage. Gadde fra i
morti lo fteffo Principe Generale, a cui forfe s’ era conferita
si importante carica, piuttollo per aggiungere quell’ onore
allo fplendor della fua nafcita ,che per riguardo alia fua pe-
rizia nell’arte della guerra. Il redo dell’ efercito ÍÏ mife in
fuga, ed i vincitori carichi di fpoglie ritornarono a Tlafcal­
la. E’ da maravigliárfi, che non piombaflero immediatamen-
te fopra la Citta di Huexotzinco, mentre avrebbono dovu-
to fperare , che fubito s’arrendeife ; ma forfe non fu si com-
pita la loro vittoria, che non mancadero nella battaglia mol-
ti di loro , e llimarono meglio ilgodere allora de’frutti del­
la vittoria, per tornar poi con maggiori forze alia guerra.
In fatti tornarono; ma furono rifpinti dagli Huexotzinchi,
che s’erano gia fortificad, e ii redituirono a Tlafcalla fenz’
. altro
.i I till I ■■■!■■ if? MW l.|j< Sw-WMi «MÍMMm J ■ I IiiWMM ■■■ ■ U I irilirr.w i.m, ■,

(•) La Citt'a di Huexotzinco non era allora, dov’è prefentemente, ma


piii in fu verfo Ponente.
28o
altro vantaggio, che quello di guañare i campi di Huexots
Lis. V. zinco, e di Cholollan: onde vennero quei Popoli ad una tal
neccífita, che furono coñretti a cercar de’vi veri in Mefíico,
ed in alrri luoghi.
Per ció che riguarda il Re Motezuma , egli ebbe un
indicibile cordoglio perla morte del fuo Primogénito, e per
la disfatta del fuoEfercito: quindi per vendicarfi fece alleftir
fubito un altro efercito nelle Provincie circcnvicine a Tla-
ícalla , per bloccar tutta la Repubblica ; ma i Tla­
fcallefi , ben prefentendo 1’ ortilita de’ Meflicani , s’ erano
firaordinariamente fortificati, ed aveano accreíciuto da per
tutto le guernigioni . Si combatté vigorosamente dall’ una,
e dall’ altra parte; ma al fine furono rifpinte le truppe Rea-
li, lafciando non poca ricchezza nelle mani de’loro nemici.
La Repubblica celebró con grandi allegrezze queda vittoria,
e rimuneró gli Otomiti, a cui principalmente fi dovette,
innalzando i piu riguardevoli alia dignita di Texctli, la qual’
era appo loro nella piu grande ftima, e dando per mogli a’
Capi di quella Nazione alcune fijglie de’ piu nobili Tla­
fcallefi .
Non v’ é dubbio, che fe i Re di Meflico fi foífero fe-
riamente impegnati contro i Tlafcallefi, gli avrebbono final­
mente fottopofti alia Corona; perciocché quantunque gran­
di foífero le forze ¿ella Repubblica, agguerrite le fue trup­
pe, e forti i fuoi luoghi , era con tutto ció inferiore d’ aífai
nella poífanza e nelle forze a’ Meíficani. Onde mi pareafíai
verifimile ció, che affermano gli Storici, che i Re di Mef-
Cco lafciarono a bella porta fuífirtere la Repubblica di Tía-
(calla, appena’ diftante feífanta miglia da quella Capitale,
avendo conquirtato le Provincie piu difcofte, cosí perché a-
vefiero, dov’ efercitar il loro coraggio le truppe Mefficane,1
come puré, e principalmente per aver dove procacciarfi fá­
cilmente delle vittime per i loro facrifizj. L’ uno e 1’altro
ottenev.ano ne’ frequenti aflalti , che davano a’ luoghi di
Tlafcalla.
Fra le vittime Tlafcallefi é afiai memorabile nelle Sto¿
lie
281
ne Meflicane un famofiiTimo General® appellate Tlahuicole"
(cj in cui non fi fapeva qual foife piu grande fe il corag- Lib. V.
gio, o la forza iorprendente del corpo. Il Maquahuitl , 0
Spada Mefficana , colia quale combatteva era si pefante , che
un uomo d ordinaria forza appena poteva alzarla da terra. 7^1,
Il fuo nome era il terrore de’ nemici della Repubblica , e cole cele -
dovunque egli ft prefentava colla fuá arma, tutti fuggiva- bre Cie"
no. Quetli dunque in un affalto, chediedero gli Huexotzin- Tiafcai.'
chi ad una guernigione d’Otomiti , fi mile incautamente left,
nel maggior calor della zuffa in un luogopantanofo, dove non
potendo muoveríi tanto fpeditamente, quanto voleva, fu fat-
to prigione, rinchiufo in una forte gabbia, ed indi portato
a Meííico, e prefentato a Motezuma. Queilo Re, il quale
fapeva fare ftima del mérito anche ne’luoi nemici, in vece
di farlo moriré, gli accordó generofamente la liberta di ri-
tornarfene alia fuá patria; ma 1’ arrogante Tlafcallefe non
voile accettar la grazia , col preteilo che effendo flato fatto
prigione, non gli baílava 1’ animo di prefentarfi con si fat-
ta ignominia a’fuoi Nazionali. Di fie, che voleva moriré,
come gli altri prigionieri, in onor de’lor Dei. Motezuma
vedendolo si renitente a tornarfene alia fuá patria, e non
volendo per altro privar il Mondo d’ un uomo cotanto ce­
lebre , lo ando trattenendo nella Corte colla fperan-
za di farlo amico de’ Meflicani, e fervirfene in pro della
Corona. Frattanto s' accede la guerra co’ Michuacanefi, la
cagion della quale, e le circoftanze affatto ignoriamo , e Mo­
tezuma commife allo fleffo Tlahuicole il comando dell’ efer-
cito, che mandó a Tlaximalojan, frontiera , come abbiam
gia detto, del regno di Michuacan . Tlahuicole corrifpofe
vantaggiofamente alia confidenza di lui avuta ; perciocché
benché non poteffe difalloggiare i Michuacanefi dal luogo,
dove s’ erano fortificad, fece pure prigioni mold di loro, e
lor levó una buona quantita d’ oro, e d’ argento . Ebbe in
Storia del Mejjtco Tom. I. N n pre-

(c) Lo avvenimento di Tlahuicole accadde verifimilmente negli ultimi


anni del regno di Motezuma; ma pel rapporto, che ha colla guerra di
Tlafcalla, ci parye conveneyole Io anticiparlo.
"*"*pregio Motezuma il fervizio di lui, e tornó ad accordargli
Lu. V. la liberta; ma rifiutandola egli corne innanzi, gli offert
1’ impiego luminofo di Tlacatecatl, o fia Generale delle ar­
mi Meificane. A cio rifpoie coraggiofamente il Tlafcallefe,
che non voleva effer traditore alla fuá patria, e che voleva
affolutamente moriré, purchè foffe nel facrifizio gladiatorio,
che come deftinato per lipiù riguardevoli prigionieri, fareb-
be più onorevole per lui. Tre anni fi trattenne in Mtifico
quefto celebre Generale con una delle fue mogli , che da
Tlafcalla fe n’ era andata cola per vivere con lui. Si puó
credere, che gli ftefíi Meíficani ció procuraífero , acciocche
lor lafciaffe una gloriofa pofterita, che nobilitaífe colla fuá
prodezza la Corte, ed il regno di Meífico . Finalmente ve-
dendo il Re f oftinazione , con cui rifiutava qualunque
partito gli faceva , condifcefe alie barbare di lui voglie,
e prefiffe il giorno del facrifizio . Otto giorni innanzi
cominciarono i Meíficani a celebrarlo con balli, e compito
il termine, in prefenza del Re, della Nobilta , e d’unaim-
menfa folla di Popolo, mifero il prigione Tlafcalleífe legato
per un piede nel Temalacatl, o fia pietra grande e rotonda,
dove cotali facrifizj fi facevano. Uícirono ad uno ad uno
per combatiere con elfo lui parecchi uomini coraggiofi, de’ quali
uccife , per quel che dicono, orto, e ne ferifino a venti, fi-
nattantoché cadendo mezzo morto in terra da un forte col-
po ricevuto nel capo, lo portarono inngnzi all’ Idolo di Hui­
tzilopochtli, ed ivi gli aprirono il petto, e gli cavarono il
cuore i Sacerdoti, e precipitarono per le fcale del tempio i!
cadavero fecondo il rito ftabilito. Cosí finí queíto famofo
Generale, il cui coraggio, e la cui fedeltà alia fuá patria
Fame avre^^on innalzato alia claffe degli Eroi , fe regolato fi
RelirPro-^0^ coi lumi della vera religione.
vincie, Nel tempo, in cui fi faceva la guerra controi Tlafcal-
deir Im­
perio , ed
lefi , fi pati fame in alcune Provincie dell’Imperio Meífica-
opere no, cagionata dalla ficcita di due anni. Confunto tutto il
pubbli- grano, che aveano i particolari, ebbeilRe occafione d’efer-
che nella
Corte. citar la fua libéralité: apr'i però tutti i fuoigranai, e diftri-
buï
bu'i fra fuoi fudditi tutto il frumentone, cha v'era; ma non
bailando ció a rimediare alia loro neceflita, permifead imita- Lib. V.
zione di Motezuma I., lo andarfene ad altri paeíi a procu­
rará il loro alimento. L’anno feguente (1505) avendo avutoun
abbondante raccolta, ufcirono i Mefficani alia guerra contro
Quauhtemallan, Provincia didante piu di novecento miglia
da Medico verfo Scirocco. Mentre íi faceva queda guerra,
cagionata verifimilmente da qualche odilita fatta da Quauh-
temalleíi contro i fudditi della Corona, fi terminó in Mef-
fico la fabbrica d’ un tempio eretto ad onore della Dea Cen-
teorl, la cui folenniiTima dedicazione fu celebrata co’ facrifi-
zj de’ prigionieri fatti in quella guerra.
Aveano ancora per quedo tempo ampliara la drada fu!
lago da Chapoltepec a Medico, e rifatto 1’acquidotto , che
v’ era fopra la drada medelima; ma 1’ allegrezza , che eb-
bero per la conclufione di si fattaopera, fi turbó d 11’incen­
dio della torre d’ un altro tempio detto Zomolli cagionato
da un fulmine. Gli abitanti di quella parte della Citta, che
era piu difcoda da eflo tempio, e particolarmente i Tlate-
lolchi, non effendofi accorti del fulmine, fi perfuafero, che
un tal incendio fofle dato eccitato da’ nemicivenuti improv-
vifamente alia Citfa: onde íi miíero todo in armi per de­
fenderla , e corfero in torme verfo il tempio. Ebbe un ta­
le fdegno Motezuma per quella inquietudine , perfuadendofi,
ció eflere dato un mero pretedo de’ Tlatelolchi per muover
qualche fedizione, ( mentre s’ era in perpetua diffidenza di
loro ) che gli privó di tutti gl’ impieghi pubblici, che
efercitavano , ed anche proibl , che compariffero nella
Corte , non hadando adora a didornarlo da una tal rifolu-
zione né le protede, che fecero della loro innocenza, ne le
preghiere, colie quali imploravano la Real clemenza; ma to-
Ho che fi fmorzó quel primo fuoco della fuá collera, gli re­
dimí a’ loro impieghi, ed alia fua grazia.
Frattanto fi nbellarono alia Corona i Mixtechi , ed
i Zipotechi . I principad capi della ribellione, ne’ qua­
li fi compromifero tutti i Signori d’ ambedue ie Nazio-
N n ni,
284
---- \ii, furono Cetecpatl Signor di Coaixtlahuacan, e Nabuixo-
Lib, V. çh'itl, Signor di Tzotzollan. Prima d’ ogni altra cofa uccí-
fero a tradimento tutti i Meflicani, che erano ne’ Prefidj di
Huaxjacac, e d’altri luoghi. Súbito che Motezuma ebbe
ne de’ rifcontro di tal ribellione, mandó contra loro un groífo efer-
^'.X£e7, cito comporto di Meíficani, di Tezcucani, e di Tepanechi
Zapote- f°tt0 ¡1 comando del Principe Cuitlahuac , fuo fratello, e
chi- fucceflore nella Corona. I Ribelli furono interamente disfat-
ti, moltiífimi di loro fatti prigioni co’ loro Capi, e mefife
a facco le loro Citta. L’ efercito ritorno a MeíTico carico
di fpoglie, i prigionieri furono facrificati, e lo hato di Tzo­
tzollan li diede a Cozcaquauhtli, fratello di Nabui-xocbitl,
per effere ftato fedele alia Corona, anteponendo 1’ obbligo di
fuddito a’ legami del fangue ; ma Ce tecpatl non fu facrifi-
cato, finché non ebbe fcoperti tutti i complici della ribel-
lione, ed i difegni de’ Ribelli .
, 9- Poco dopo queda fpedizione fi rifveglio non fo che con-
La]H’je-te^a ^ra §1* Huexotzinchi, ed i Cholollefi lor vicini ed ami-
xotzin- ci, e commettendo la decifione alie armi, fi diedero una
f battaglia campale. I Cholollefi, come pita pratici neli’eferci-
Iefi. zio della religione, del commercio,e delle arti, che in quel-
lo della guerra, furono todo vinti, e cortretti a ritirarfi al­
ia loro Citta, fin dove gli perfeguirono i Nemici ; loro uc-
cifero qualche gente, e lor bruciarono alcune cafe . Appena
ottennero una tal vittoria gli Huexotzinchi, che fe ne pen-
tirono pel gaftigo che lor fopraftava: onde per ifchivarlo
mandarono al Re Motezuma due perfone riguardevoli, ap­
pellate Tolimpanecatl, e Tzoncoztlt, procurando g¡uftificarfi ,
ed incolpar i Cholollefi. Querti Ambafciatori o per far com­
parir piu grande il coraggio de’lor Cittadini , o per qualfif-
íia altro motivo, efagerarono in tal maniera la ftrage de’
Cholollefi, che fecero credere al Re, che tutti erano periti,
e che que’pochi, che aveano falvata la vita, aveano abban-
donata la Citt'a. Motezuma in fentendo quedo ragguaglio,
fe ne attridó fommamente , e temette la vendetta del Dio
Quetzalcoatl, il cut fantuario , ch’era de’piu celebri, e de
285
piu riveriti di tutta quella terra, credeva profanato dagli55
Huexotzinchi. Configliatofi dunque co’due Re alleati ,man- Lib. V.
dd a Cholollan alcuni perfonaggi della fua Gorte per infor-
marfi bene di tutto il fatto, ed avendolo trovato molto di-
verfo da cid, che gli aveano detto gli Huexotzinchi, ebbe
un tale fdegno per effere hato da loro ingannato, che fubi-
to fpedi un efercito ordinando al Generale di punirgli rigo-
rofamente, fe non foffero per dare una convenevole foddis-
fazione . Gli Huexotzinchi prefentendo la tempefta, che an-
dava a piombar iopra loro, fortirono ordinati in forma di
battaglia a ricevere i Mefficani; ma il General Mefficano
s’avanzo verfo loro per efporre in quelle parole la fua com-
mi (lion e: „ Noftro Signor Motezuma, che ha la fua Corte
„ in mezzo all’acqua, Nezahualpilli, che comanda fulle rive
„ del lago, e Totoquihuatzin, che regna appié delle monta-
,, gne, ci ordinano di dirvi, che avendo faputo da’vollri
,, Ambafciatori, che voi avete rovinato Cholollan, ed ucci-
„ fi i fuoi abitatori, hanno avuto un fommo cordoglio , e
,, fon coftretti a vendicar si fatto attentato contro il vene-
rabile Santuario di Quetzalcoatl. „ Gli Huexotzinchi pro-
teftarono, effer troppo elagerato e falfo il ragguaglio de’ lo­
ro Ambafciatori, e petó non poter effere autore d’ effo uti
corpa tanto rifpettabile, quanto era quello della Citta di
Huexotzinco, e s’efibirono a foddisfare a tutti i tre Re col
gaítigo de’colpevoli. Indi fatti venir cola i fuddetti Amba­
fciatori, e tagliate loro T orecchie, ed il nafo, (che era la
pena Habilita contro coloro, che dicevano delle bugle per-
niciofe al pubblico, ) gli confegnarono al Generale. Cosí fchi-
varono i mali della guerra , che altrirnenti farebbono ílati
inevitabili.
Affai diverfa fu la forte degli Atlixcheíi, che s’ erano Spédízío-
ribellati alia Corona; poiché furono da’Mefficani fconfitti, ni contro
e mohi di loro fatti prigioni. Ció appunto accadde nel me-
fe di Febrajo del i5od,quando per effer terminato il feco- iuogh¡,
lo, fi celebrava la gran fefta della rinovazione del fuoco con
piu grande apparato e folennita, che fotto il regno di Mo-,
tezu-
186
S****”"* rezuma I., e negli altri anni fecolari. Quedo, il guale fu
Lib. V. il piu folenne, fu puré 1’ultimo, che celebrarono i Mefllca-
ni. Fu in elfo facrificato un numero affai grande di prigio-
nieri , rifervando altri per la fefla della Dedicazione del
Tzompantli, ch’era come altrove diremo, un edifizio preffo
al tempio maggiore, dove fi confervavano infilzati i tefchi
delie vittime .
Prefági Queft’anno fecolare fembra eflere fcorfo fenza guerra;
deüa ma nel 1507. fecero i Meflicani la fpedizione contro Tzol-
¿egiYs lan* e Mictlan, flati de’Mixtechi, i cui abitanti fuggirono
ga^oli a’monti per falvarfi , e non ebbero altro vantaggio i Mef-
íicani, che quello di far prigioni alcuni pochí Mixtechi,
ch’erano nelle lor cafe reflati. Indi fi portarono a foggioga-
re que’di Quauhquechollan, che s’erano ribellati, nellaqual
guerra fece fpiccar il fuo coraggio il Principe Guitlahuac Ge­
neral dell’efercito. Morirono in queda fpedizione alcuni bra-
vi Capitani de’ Meíficani; ma puré rimifero i ribelli fotto il
giogo, e fecero tre mila e dugento prigioni, i quali furono
facrificati parte nella feda Tlacaxipehualiztli, che fi faceva
nel fecondo mefe Meflicano, e parte nella Dedicazione del
Santuario Zomolli, che dopo il gi'a memorato incendio s’era
rifatto con maggior magnificenza.
L’ anno feguente ufci 1’ efercito Reale de’ Meflicani, Tez ¿
cucani, e Tepanechi contro la rimota Provincia d’Amatlan.
Nel marciare, che fecero per un’altiflima montagna ,fopra v-
venne una furiofa tramontana con neve, che fece nell’Efer­
cito una grandiflima flrage, mentre alcuni, eflendo avvezzi
ad un clima dolce, ed andando quafi ignudi, morirono di
freddo; ed altri furono fopraffatti dagli alberi , che ftrappó
il vento. Del redo dell’efercito, che continuó indebolito il
fuo viaggio fino ad Amarían, morí la maggior parte nella
battaglia .
Quede ed altre calamita aggiunte alia apparizione d’ u-
na cometa in quello flefío tempo nel Cielo, mifero in gran
codernazione tutti que’Popoli. Motezuma , il quale era trop-
po íuperftiziofo per poter guardar con indifferenza si fatto
feno-
2§7
fenómeno, confuirá fopra ció i fuoi Aftrologi; ma non fa- =
pendo quefti indovinarne la fignificazione , la richiefe dalRe E
d’Acolhuacan, ch’era ancora portato per l’Aftrologia, e la
Divinazione. Quefti Re, avvegnaché parenti (bífero fra loro,
e perpetuamente alleati,non pero viveano in molta armonía,
dacché il Re d’ Acolhuacan fece moriré, ficcome fra poco
vedremo , il íuo figliuolo Huexotzincatzin, non curándole pre-
ghiere di Motezuma, il quale come Zio di quel Principe,
s’interpofe per luí. Era gia molto tempo, che non fi trat-
tavano piu con quella frequenza, e con quella confidenza
con cui folevano; ma quefta volta il vano terrore, che in-
gombrb 1’ animo di Motezuma lo fpiníe a prevaleríi della
fcienza del Re Nezahualpilli: onde lo prego di portarfi a
Medico per deliberare infierne fopra tal arfare, che premeva
cel pari a tutti e due. Ando Nezahualpilli, e dopo aver
conferito proliífamente con Motezuma, fu di parere, per
quel che dicono gli Storici, che la Cometa annunziava le
future difgrazie di que’regni per 1’arrivo di nuove genti.
Ma non piacendo coral interpretazione a Motezuma , Neza­
hualpilli lo sfidb al giuoco del pallone, ch’era frequentiífimo
anche fra gli ftefli Re, e s’accordarono, che fe il Re dt
Medico vinceva la partita , quello d’Acolhuacan rinunziereb-
be alia fuá interpretazione, (timándola faifa ; ma fe vinceva
Nezahualpilli, Motezuma dovrebbe riconofcerla vera, ed ab-
bracciarla. Sciocchezza veramente ridicola di quegli uomini
nel credere dipendente la venta d’una predizione dalla de-
ílrezza del giuocatore, o dalla fortuna del giuoco; ma pure
men perniciofa di quella degli antichi Europei,che compro-
tnettevano nella barbarie del duello, e nella incertezza del-
le armi la verita, l’innocenza, e l’onore. Redó Nezahual­
pilli vittoriofo nel giuoco, e Motezuma fconfolato per la
perdita, e per la confermazione di si cattivo pronofticamen-
to . Nondimeno voile tentare altra ftrada, fperando trovare
una predizione piu favorevole, che fi contrappefaflecon quel­
la del Re d’Acolhuacan, e colla difgrazia del giuoco. Fece
dunque confultar un famofiífimo Aftrologo, molto verfato
n elle
288
- nelle fuperftizioni della Divinazione , colla quale avea ten-
Lib-V. duto tanto celebre il fuo nome in quella terra, ed erafi con-
ciliata si grande autorita, che fenza ufcir di cafa era conful-
tato come un oracolo dagli ftefli Re. Egli fapendo fenz’altro
cid ch’ era avvenuto fra i due Re,in vece di dare una rifpofta
gradevole al fuo Sovrano, o almeno equivoca, come fanno
per lo piii tali pronofticatori, confermb la funefta predizione
del Tezcucano . Sdegnofsi tanto Motezuma della rifpofta , che
in ricompenfa fece rovinargli la cafa, reftando 1’infelice indo-
vino fepolto fra le rovine del fuo fantuario.
Quefti, ed altri fimili pronofticamenti della caduta di
quell’ Imperio fi vedono nelle pitture degli Americani , e
nelle Storie degli Spagnuoli. Sono troppo lontanoda perfua-
dermi, che turto cid, che fcritto troviamo fopra sifatto ar-
gomento, degno fia della noftra fede; ma neppur fi pud du-
bitare della tradizione, che v’ era fra gli Americani di do-
vere arrivare a quel regno dalle nuove genti aífai diverfe
da’ proprj abitatori, che s’ impadronirebbero di turta la ter­
ra. Non v’ e ftata nel paefe d’ Anahuac veruna Nazion di-
rozzata, o mezzo dirozzata , che non abbia fatto fede di co­
ral tradizione, o colle loro teftimonianze verbali, o colle
proprie loro Storie. Non é pofiibile indovinare la prima ori­
gine di quefta tradizione tanto univerfale; ma nel Secolo
XV., ed anche nel XIV. dappoiché colla invenzione della
buffbla non temevano piu gli uomini di perder di vifta la
terra, e gli Europei ftimolati dall’ ambizione , e dalla infa-
ziabil fame dell’ oro aveano cominciato a renderfi famigliari
i perigli dell’ Oceano, quel maligno fpirito, capital nemico
del genere umano, che gira inceífantemente per tutta la ter­
ra fpiando le azionidei Mortali, pote fácilmente congettura-
re i progrefii degli Europei, la fcoperta del nuovo Mondo,
ed una parte de’grandi avvenimenti, che ivi erano per ac-
cadere : e non é inverifimile , che gli prediceífe a Na-
zioni confacrate al fuo culto , per confermarle colla fteífa
predizione dell’ avvenire nella errónea perfuafione della fuá
pretefa divinita. Ma fe il Demonio pronofticava le future
cala-
a8p
calamita per ingannar que’ miferabili Popoli, il pietoffllmo—
Dio le annunziava per difporre i loro fpiriti al Vangelo. Lw V.
L’ avvenimento, che fon per raccontare in confernaa di que-
fta verita, fu pubblico, e ftrepitofo, accaduto in prefenza di
due Re, e della Nobilta Meflicana. Trovofli altresi rappre-
fentato in alcune dipinrure di quelle Nazioni, e fe ne man­
dó alia Corte di Spagna un atteftato giuridico. (*)
Papantzin, Principefla Meflicana, e forella del ReMo- §. I2,
tezuma s’era maritata col Governatore di Tlatelolco, e mor- Succeffo
to poi coílui, rimafe nel palagio di luí fino all’anno
in cui venne anch’ella a morir d’infermita, II fuo funerale na Prin-
celebroífi colla magnificenza corrifpondente alio fplendore del- c^ee^a
la fuá nafcita, intervenendovi il Re fuo fratello, e tutta la na.-¡
Nobilta Meflicana , e Tlatelolca. 11 fuo cadavero fu íeppel-
lito dentro una cava o fpelonca fotterranea,che era nel giar-
dino del medefimo palagio vicino ad un vivajo,dove foleva
bagnarfi, e 1’ entrata della cava fi chiufe con una lapida po­
co peíante. 11 giorno feguente venne ad una fanciulla di
cinque o fei anni la voglia di paliar dalí appartamento della
Madre fuá, a auello del Maggiordomo della defunta, ch’ era
di Ik dal giardino, e nel pallare vide la Principefla mefla a
federe fu’ gradini del vivajo, e fenti da efla chiamarfi colla
parola Cocotony{f) della quale fi fervono parlando con tenerezza
a’fanciulli. La ragazzetta non eflendo capace per la fuá era
di riflettere fulla morte della Principefla, e parendole, che
andava a bagnarfi, come foleva, s’ accoftó fenza paura, e
colei la invid a chiamar la moglie del fuo Maggiordomo.
Andó puré a chiamarla; ma la donna forridendo, e facen-
dole delle carezze, le difle. „ Mia figliuola, Papantzin gik
„ é morta, e jeri l’abbiam feppellita. „ Ma flecóme la fan­
ciulla inftava , ed anche la tirava per 1’ buepilli, o fia cami-
cia femminile , ella piü per complacerle, che perché credef-
Storia del MeJJtco Tom. Z. O o fe

(*) Veggafi Torquemada r.el lib. a. cap. 51., e Betancurt nella Part. 3.
tratt. 1. cap. 8.
(f) Cocoton vale quafi lo fteffo, che Fanciulla', ma efprime alquanto pii
di tenerexz».
2$0
^"*"**^fe cióche le diceva, la fegiñ; ma appena arrivata a vida
Lib. v. ¿ella Principeífa fu da un tal orrore forprefa , che cadde in
térra tramortita. La fanciulla avvisó la Madre fuá, e que-
fía con altre due compagne corfero a daré ajuto alia donna;
ma in vedendo la Principeífa s’impaurirono a tal fegno,ch’
erano per venir rneno, fe la medeíima Principeífa non le
aveífe confortato, aíficurandole d’ eiTere ormai viva . Fece
chiamar per mezzo di loro il fuo Maggiordomo, e lo inca-
rico d’andaré a portar cotal nuova al Re fuo fratello; ma
egli non osó farlo ; perché temette, che il Re {liman­
do queda nuova una favola , fenza efaminarla lo gadigaífe
come bugiardo colla fuá folita feverit^. Andate dunque a
Tezcuco , gli diífe allora la Principeífa , e prégate a mió no-
me il Re Nezahualpilli di venire a trovarmi. Ubbidi il
Maggiordomo,ed il Re da lui informato fe ne andó incon-
tanente a Tlatelolco. Quando arrivó cola, la Principeífa era
entrata in una danza del palagio. Salutolla il Re pieno di
ílupore, ed ella lo pregó di portaríi a Medico, e dire al Re
fuo fratello, ch’ era viva, ed avea bifogno di vederlo per
ifcoprirgli alcur.e coíe di fommo rilievo. Portodi il Re a
Meífico per efeguir la commidione; ma appena poteva Moc­
tezuma dar fede a ció, che fentiva. Nondimeno per non
far torto al rifpetto dovuto a si autorevole Ambafciatore,
andó con lui, e con molta Nobilta Meíficana a Tlatelolco,
ed entrando nella fala , dove dava la Principeífa ,1’addiman-
dó, s’era ella la fuá forella. „ Sono puré , Signore, rifpofe
„ la Principeífa, vodra forella Papan, che jeri 1’al tro avete
„ feppellita: fono veramente viva,e voglio manifedarvi ció,
„ che ho veduto; perché v’importa. „ Ció detto fi mifero
i due Re a federe, redando tutti gli altri in piedi, mara-
vigliati di ció, che vedevano ,
Allora la Principeífa continuó a parlar cosí? „ Dappoi
„ che morii, o fe non volete credere, che fia data morra,
„ dappoi che reftai priva del moto, e de’feníi, mi trovai
„ improvvifamente in una pianura didefa,che daniuna ban-
„ da fi vedeva il termine. Nel mezzo d’effa oífervai una
lirada
2pi

„ (Irada, che poi vidi dividerfi in varj fentieri, e da una^^"^


„ banda fcorreva un groífo fiume, le cui acque faceano un Lib. V.
,, rumore fpaventevole : e volendo io gettarmi nel fiume per
„ pallar a nuoto- alia oppofta riva, vidi innanzi a me un bel
„ giovane di buona flacura, veílico d’un abito lungo,bianco
„ come la neve, e rifplendente, come il fole, fornico d’ ali di
„ vaghe piume, e portando fulla fronte quedo íegno ( nel dir
quedo la Principefía fece colle due prime dita il fegno della
croce ) e prendendomi la mano, mi difle: Fermati; poicbb
„ non b ancor tempo di pa¡far quefio fiume. Iddio t ama af~
„ fai, benebe tu nol conofchi . Indi mi conduífe lungo il fiu-
„ me , nella cui fponda vidi moltiffimi cranj umani ed ofla-
„ mi, e fentii de’gemiti tanto lagrimevoli, che mi moífero a
„ compaffio.ne. Volgendo poi gli occhj al fiume, vidi all’insu.
„ alcune barchegrandi , ed in eífe certi uomini di colore ed
„ abito aflai diverfo dal nodro. Erano bianchi e barbati, e
„ portavano degli flendardi in mano, e degli elmi in teda.
„ Iddio, mi difle allora il giovane, Iddio vuol che tu viva,
, acciocchb fii teftimonio delle vivoluzioni, che fon per av-
,, venire in quefti regn't. 1 gemiti , che fentifti fra quegli of-
,, fami, fono delle anime de' tuoi antenati, che fono e faranno
,, fempre mai tormentati per i loro del'ttti. Quegli uomini ,cbe
„ vedi venir nelle barebe, fono coloro, che colle armi fi ren-
„ deranno padroni di tutti quefii regni, e con effo loro verrá
,, anche la noticia del vero Dio , Creator del Cielo, e della
„ térra .Tu toflo che finita fia la guerra, e promiilgato il bagno,
,, con cui fi fcancellano i peccati, fii la prima nel riceverlo, e
,, guida col tuo efempio i tuoi Nazionali.. Ció detto difparve
„ il giovane, ed io mi trovai richiamata alia vita: mi alzai
„ dal luogo, dove giaceva , levai la lapida dal fepolcro, ed
„ ufeii al giardino, dove fui da’miei dimedici trovata. „
Attonito reftó Motezuma nel fentir si fatto ragguaglio,
e colla mente turbata da una gran folla di penfieri s’alzó,ed
ufei íubito per andarfene ad un fuo palagio dedinato peí tem­
po di duolo, fenza far motto a fuá foreila, né al Re di Tez-
cuco , né a verun altro di quelli, che lo accompagnavano,
O o 2 ben-
2^2
benche alcuni adulatori per raíferenarlo, procurarono perdía­
las. V. dergli, che la malattia, che avea patito la Principeffa , le
avea ftravolto il cervello. Non volle tornar piu a lei, per
non fentir un’altra volta i malinconici prefagj della rovina
¿el fuo Imperio. La Principela viffe poi molti anni in fom-
ma ritiratezza ed afiinenza. Fu la prima, che nell’anno
1524 ricevette in Tlatelolco il facro battefimo,e fi chiamo
fin d’allora Donna María Papantzin.. Negli anni in cui ío-
pravviífe alia fuá rigenerazione, fu un perfetto modello di
virtü crifiiana, e la fuá morte corrifpofe alia fuá vita, ed
alia fuá maravigliofa vocazione al Grifiianefimo. (g)
1?. Oltre a quedo memorabile fucceífo accadde nel 1510.
Fenome- 1’ improvvifo, e violento incendio delle torri del tempio
SiIL°Ca' maggior di Medico in una notte ferena, fenza poterfi mai
indovinar la cagione, e nell’ anno antecedente una si rápi­
da e si flraordinaria agitazione delle acque del lago , che
rovinarono alcune cafe di Meífico, non eífendovi né vento,
né tremuoto, né altra cagione naturale, a cui poteífe afcri-
verfi si raro fenómeno. Si dice ancora, che nel 1511. fi vi­
dero rapprefentati neli’ aria degli uomini armati, che com-
battevano ira loro, e s’ ammazzavano . Quefti, ed altri fi-
mili fenomeni raccontati dall’ Acoda, dal Torquemada , e
da altri, fi trovarono efattamente deferirá nelle Storie Mef-
ficane, ed Acolhue. Non é pur inverifimile, che avendo
Dio annunziato con si fatti prodigj 1’ eccidio d’ alcune
Citta, ficcome in parte ci confia dalla Sacra Scrittura , e in
parte dalla tefiimonianza di Giofeffo, d’ Eufebio Cefarienfe,
d’ Orofio, e d’ altri Autori, adoperaífe ancora la medefima
providenza nello feompiglio generale d’ un Mondo intero,
ch’ é fenza dubbio l’avvenimento piu raro e piü notabile di
tutti quanti fi leggono nelle Storie umane .
La cofternazione meífa da si funefii prefagj nell’ animo
di Motezuma, non lo diftornó da’ penfieri di guerra. Mol-
te

(g) Queño fucceíTo della Sorella di Motezuma fi aferive dal Cav. Boturi-
ni ad una Sorella del Re di Michuacan. Nel lib. 2. abbiamo fatta menzione.
delTe favole, di cui é pieuo il ragguaglio di queño Autorel
2P3
te erano ftate nel 150S. le fpedizîoni de’ fuoi eferciti, par-——
ticolarmente contro gli Tlafcallefi ,gli Huexotzinchi, gli Atlix-Lis. V
che fl, e contro que’d’ Icpatepec , e di Malinaltepec, nelle qua-
li fecero piti di cinque mila prigionieri, che poi furono nel-
la Corte facrificati . Nel 150p. avvenne la guerra con- Erezione
tro que’ di Xochitepee , che s’erano ribellati. Nell’ anno
feguente parendo a Motezuma piccolo 1’ altare de’ Sacrifrzj, altare per
e men proporzionato alla magnificenza del tempio, fece cer- £ (acri“
car una buona pietra di fmifurata grandezza , efi trovó pref- nu’Ovee
fo a Cojoacan. Dopo averia fatta puliré ed intagliar curiofa- fpedizio-
mente, comando , che fofle portata folennemente a Meflico.
Concorfe un gran Pppolo a ftrafcinarla; ma nel paffarla per ni.
un ponte di travi, che era fopra un canale nella entrata
della Citt'a, col fuo enorme pefo ruppe le travi, e cadde
nel canale, traendo feco alcuni uomini, e tra effi. il Sommo
Sacerdote, che 1’andavaincenfando. Rincrebbe affaialRe, ed
al Popolo cotai difgrazia; ma fenz’ abbandonar 1’ imprefa,
tirarono fuor dell’ acqua la pietra con fomma fatica , e la
portarono al tempio, dove fu dedicara co’ facrifizi di tutti
i prigionieri, ch’ erano ftati rifervati per queda gran fefta ,
che fu veramente delle pió folenni, che celebrarono i Meí-
ficani. Ad efía convoco il Re la principal Nobilta di tutto
il fuo regno, e fpefe de’ grandi tefori ne’ doni, che fece a’
Nobili, ed a’ Plebei. Quedo medefimo anno fi celebró an­
cora la Dedicazione del tempio Tlamatzinco , e di quello
del Quaxitalco, di cui altrove parleremo. Le vittirae facri-
ficate nella Dedicazione di quefti due edifizj , ed in quella
dell’ altare de’ facrifizj, furono, per quel che dicono gli Sto-
xici , dodici mila dugento e dieci.
Per fornir si gran numero di victime bifognava far con­
tinuamente la guerra.Nel r 511. fi ribellarono gli Jopi, evo-
levano ammazzar tutta la guernigione di Meflicani, che v’
era in Tlacotepec; ma eífendo dato opportunamente feoper-
to il loro difegno, furono punid, e dugento di loro con-
dotti prigioni alia Corte. Nel 1512. marció un efercito di
Meflicani verfo Tramontana contra i Quetzalapanefi , e con
per-
2P4
perdita di foli novanta cinque uomini fecero mille trecento
Lib. V., trentadue prigionieri, che furono ancora menati a Medico.
Con quede, ed altre conquifte fatte ne’ tre anni feguenti
pervenne 1’ Imperio Meíficano alia fuá maggior ampiezza,
cinque o fei anni prima della fuá rovina, alia quale con-
tribuirono aífai le fteffe rapide conquifte. Ogni Provincia,
ogni luogo conquiftato diveniva un nuovo nemico de’ con-
quiftatori, ii quale impazíente del giogo, a cui non era avvez-
zo, ed irrítate colla violenza non altro afpettava , che qual-
che buona occafione per vendicarfi, e reftituirfi alia fuá pri-
ftina liberta. La felicita d’ un regno nonconíifte nelle eften-
íione de’ fuoi dominj, neppur nella moltitudine de’ Vaflaili ;
anzi non s’ accofta mai elfo tanto al fuo fine, che allorché
a cagione della fuá vafta e fmifurataampiezza, né pub man-
tenere la unione neceflaria ira le fue partí, né quel vigore,
che fi bifogna per refiftere alia nioltitudine de' fuoi nemici.
Né contribuirono meno alia rovina. dello Imperio Mef-
íicano le rivoluzioni, che per quefto medefimo tempo av-
vennero nel regno d’ Acolhuacan , cagionate dalla morte del
§ Re Nezahualpilli. Quefto celebre Re, dopo aver poffeduto
Morte ed il trono quarantacinque anni , o annojato del governo , o
Pur2 aggravato dalla malincon'ia per i funefti fenomeni, che
Neza-S avea offervatií lafció le redine del governo nelle mani di
bualpiMi.. due Principi Reali, e fi ritiró al fuo palagio di diporto in
Tezcotzinco, conducendo feco la fuá favorita Xocotzin , e
pochi l'ervitori, lafeiando ordine a’ fuoi figliuoli di non ufei-
re dalla Corte , e d’ afpettar ivi le fue ulteriori difpofizioni .
Nei fei mefi, che vi ftette, fi divertí va fpeífo nell’ efercizio
della caccia, e la notte s’occupava nella oífervazione del
Cielo, e per ció s’ avea fatto fare nel terrazzo del palagio
un piccolo oífervatorio, il quale confervoífi. fino, al fecolo
feguente, efuvedutoda alcuni Storici Spagnuoli, che ne par-
hno. Quivi non folo contemplava il moto, e il corfo de-
gli aftri ; ma conferiva con alcuni intendenti. d’ Aftrono-
mia; poiché effendo ftato quefto ftudio ognora in pregio ap-
po loro , fi diedero piu ad elfo dopo che furono eccitati coll’
efem-
2P5
efempio del gran Re Nezahualcojotl, e del fuo figliuolo f— -
fucceífore. Eib. V.
Dopo fei mei di quefta vita privara ritornó alia Cor­
te , ordinó alia fuá cara Xocotzin di ritiraríi co’ fuoi fi-
gliuoli nel palazzo appellato Tecpilpan, ed egli fi rinchiu-
fe in quello di fuá ordinaria reíidenza , fenza lafciarfi ve-
der da neífuno , fe non da qualcheduno de’ fuoi confidenti
col difegno d’ occultar la fuá morte ad imitazione di fuo Pa­
dre. In fatti non fi feppe mai né il tempo, nè le altre circo-
flanze délia fua morte. Soltanto fi fa, che morï nel 1516., e
che prima di moriré comandó a’confidenti, di cui fi ferviva, che
bruciaffero fegretamente il fuocadavero. Quindi avvenne,che
il Volgo, ed anche, parecchi Nobili reftaffero perfuafi, che
non era morto , ma che fe n’ era andato al regno d’Ama-
quemecan, dond’ebbero origine i fuoi Antenati , ficcome fpeffe
volte avea detto di volerlo fare.
Fu quefto Re dello fteifo fentimento in materia di reli-
gione del fuo gran Padre Nezahualcojotl . Difprezzava colla
fua mente il culto degl’ Idoli , benchè efternamente fi confor­
mare col Popolo. Imitó parimente fuo Padre nel zelo per le
leggi, e nella feverit'a délia giuftizia, di cui diede un raro e-
fempio negli ultimi anni del fuo regno. V’ era una legge , che
vietava fotto pena di morte il dir delle parole indecenri nel
Real palagio. Violo quefta legge uno de’ Principi fuoi figli-
uoli appellato Huexotzincatzin, a cui portava più amore,
che a tutti gli altri, non meno per 1’Índole di lui, e per
le virtù, che ormai fpiccavano nella fua giovinezza, che per
eifere ftato il primogénito tra i figliuoli avuti dalla fua fa­
vorita Xocotzin; ma le parole del Principe eranoftate piut-
tofto effetto délia inconfiderazion giovanile, che di qualche reo
propofito. Il feppe il Re da una delle fue concubine , a cui
erano date dette tali parole» Domandolle , fe cio era avve-
nuto innanzi ad altre perfone, ed avendo faputo, che fitro-
varono prefenti gli Ai del Principe, fi ritiro ad un apparta-
mento del palagio, ch’ era deftinato per le occafioni di duo-
lo . Quivi fece chiamar gli Ai per efaminargli . Eglino, te­
men-
■"""""^mendo d’ efíer feveramente puní tí , Te celavano la verita J
Lib. V. la teftificarono fchietramente; mi infierne s’ingegnarono di
ícufare il Principe, dicendo che né colui conofceva la per­
dona a cui parlava, né le parole erano fíate ofcene . Ma a
difpetto delle loro rapprefentazioni , ordinó Cubito , che il
Principe fofle arreftato, e nello (lefio giorno pronunzió con­
tro lui fentenza di morte. Corternofíi per sirigorofa fenten-
za tutta la Corte, s’ interpole con preghiere e con lagrime
la Nobilta, e la ftefla Madre del Principe confidata nel gran­
de amore, che il Re le portava gli fi prefentó piangente ,e
per muoverlo piu a compaflione, condufie feco i íuoi figliuo-
li. Ma né ragioni , né preghiere, né lagrime baflarono a
piegar il Re . „ II mió figliuolo diceva , ha violata la leg-
„ ge . S’ io gli perdono , diraífi , che le leggi non fo-
„ no fatte per tutti. Sappiano i miei fudditi, che a nef-
„ fuño Cara perdonata la trafgrefíione, poiché non la per-
,, dono al figliuolo, che piii amo . „ La Regina traffitta
dal piu vivo dolore, e difperata di poter vincere la cortan -
za del Re. „ Giacché, gli difíe,per si leggiera cagioneave-
„ te fcacciato dal voftro cuore tutti gli affetti di Padre, e
„ di Marito, e volete farvi carnefice del voftro proprio fi-
,, gliuolo , che altro vi reda, fe non di dar anche a me la
morte, ed a querti teneri Principi, che vi ho partorito? „
11 Re allora con afpetto grave le comandó, che fi ritirafle;
poiché non v’ era piu rimedio. Andoflene la Regina fconfo-
lata al fuo appartamento, e quivi in compagnia d’ alcune
¿ame , che andarono a confolarla , s’ abbandonó al planto.
Frattanto coloro, ch’ erano incaricati del íupplizio del Prin­
cipe, ’1 andavano indugiando, acciocché rallentato col tem­
po il zelo per la giuftizia, vi fofle luogoallo amor paterno,
ed alia clemenza; ma accorgendofi del loro intento il Re,
comandó, che fubito fofle efeguito, come in fatti avvenne
con general difpiacere di tuttoil regno , e con gravifíimo difgu-
ílo del Re Motezuma, non folo peí parentado , che avea
con eflo Principe, ma eziandio per eflere fíate non cúrate
le preghiere da lui interpofte, acciocché fi rivocafle la fen-
ten-
tenza . Poi che fu efeguito il fupplizio, firinchiufe il Re den-^""^*
tro una fala per lo fpazio di quaranta giorni , fenza iafciarfi Lib. V.
veder da neffuno, per dare ivi tutto lo sfogo al fuo dolore,
e fece chiuder con muro le porte dell’ appartamento del fuo
figliuolo , per levarfi dagli occhj quell’ incentivo di cor-
doglio»
Quefta feverita nel puniré i trafgreffori fi contrappefava
colla compaflione, che moflrava, della miferia de’ fuoi fuddi-
ti . V’ era nel fuo palagio una fineftra, che guardava la piaz­
za del mercato, coperta da una gelosia , donde oflervava fenza
efler veduto , la gente che vi concorreva ; e quando ve-
deva qualche donna mal veftita , la faceva chiamare , ed
informatofi della vita di lei, e della fua neceflita, la provve-
deva del bifognevole per lei, e per tutti i fuoi figliuoli, fe gli
aveva. Ogni giorno faceva nel fuo palagio delle limofine a
tutti gl’invalid!, ed orfanneli. V’ era in Tezcuco un Ofpedale
per tutti quelli, che nella guerra aveano perduti gli occhi, o
in qualunque altra maniera s’ erano refi inutili per 1’ efer-
cizio delle armi, ed ivi erano a fpefe del Re foftentati fe-
condo la lor condizione, e fpefle volte dallo fteflo Re vifi-
tati. In cotali opere fpendeva una gran parte delle fue rendite.
L’ ingegno di quefto Re é flato aflai celebrato dagli
Storici di quel regno. Egli fi propofe da imitare e per gli
ftudj , e per la condotta della vita Io efempio di fuo Pa­
dre, ed in fatti gli fu aflai fomigliante. Con lui fi pud dir
finita la gloria de’ Re Cicimechi; poiché la difcordia ecci-
tatafi fra i fuoi figliuoli diminuí lofplendor della Gorte ,inde-
boli le forze dello Srato , e lo difpofe alia fua ultima rovi-
na. Non dichiaro Nezahualpilli chi dovea fuccedergli nella
Corona, come aveano fatto tutti i fuoi Anteceflori. Igno-
riamo pure il motivo d’ una tal trafcuratezza, che fu si per-
niciofa al regno di Acolhuacan. §
Tofto che il Configlio fupremo del Re defun to fu afli- r¡'VoIu-
curato della fua morte , fi credette in obbligo d’ eleggere il zioni de!
fucceflore ad imitazione de’ Meflicani. Radúnaronfi dunque Acolhua-
per deliberare fopra un affare di tanto rilievo > e comincian-can.
Storm del Mejjico Tom, I, P p do
2<?S
7 do a difcorrere i! piu anziano, e piu autorevole di loro; rappre-
Lib. V.fentd i graviífimi danni, che potrebbe recar alio Hato 1’ A-
narchia, fe íi ritardava 1’ elezione: che egli era di parere,
che doveífe ricader la corona nel Principe Cacamatzin; poi-
che oltre alia fuá prudenza, ed al fuo coraggio, era il pri­
mogénito della prima Principefla Meflicana, che fposó il de-
funto Re. Tutti gli altri configlieri aderirono a quefto pa-
rcre, che era tanto giufto,e di una perfona tanto autorevo­
le. I Principi , che in una fala vicina afpettavano la rifo-
luzione del Configlio, furono pregati d’ entrarvi per fentir-
la. Entrati che furono tutti, fi diede la principal fedia a
Cacamatzin, ch’era giovane di venti due anni, ed a’fianchi
¿i lui fedettero i íuoi fratelli Coanacotzin di venti, e Ix-
tlilxochitl di diciannove anni. Alzofíi poi quell’ Anziano ch’
era flato il primo a parlare,e dichiaró la rifoluzione delCon-
figlio, nella quale era compromeífa quella del regno, di dar la
Corona a Cacamatzin attefo il diritto della primogenitura.
Ixtlilxochitl, ch’ era un giovane ambiziofo ed intraprenden-
te, fi oppofe dicendo, che fe il Re foífe flato veramente
morto , avrehbe fenz’altro nominato il fucceífore: che il non
averio fatto era indizio non dubbiofo della fuá vita, ed ef-
fendo vivo il legittimo Sovrano, era attentato ne’ fudditi il
nominare un fucceífore. I Configlieri conofcendo bene 1’ Ín­
dole d’ Ixtlilxochitl, non ofarono contraddirgli apertamente;
ma pregarono Coanacotzin di dire il fuo fentimento. Que-
flo Principe lodó , e coníermó la determinazione del Coníi-
glio, ed accennó gl’ inconvenienti , ch’ erano per avvenire ,
fe fi ritardaífe la efecuzione. Ixtlilxochitl gli contraddiífe,
tacciandolo di leggerezza , e d’inconfiderazione, mentre non
s’ accorgeva, che nell’ abbracciar tal partito favoriva i di-
fegni di Motezuma, ch’ era troppo inclinato a Cacamatzin,
e fi adopera va per metterlo ful trono, Aperando aver in CO'
fluí un Re di cera, a cui dar potelfe qualunque forma gli
piaceífe. „ Non é ragionevole, o mió fratello, replicó Coa-
,, nacotzin, 1’opporfi ad una rifoluzione si favia e si giu-
„ fta. Non avvertite, che quando non foífe Re Cacamatzin,
a me,
*99
a me, non a voi fi dovrebbe la Corona? „ „ E’ vero,55^^
„ diífe allora Ixtlilxochitl, che fe per la fucceífione fi deb-Lib. V.
,, be confiderar foltanto 1’ et'a, la Corona fi debbe a Caca-
„ matzin , e mancando lui, a voi; ma fe fi ha riguardo,
„ ficcome è giufto, al coraggio , a meè dovuta , piuttoftoche a
,, voi, ovvero a Cacamatzin. „ I Configlieri vedendo, che
la collera de’ Principi s’ andava vieppiu rifcaldando , impo-
fero filenzio a tutti e due, e licenziarono la radunanza .
I due Principi andarono alia lor Madre la Regina Xocotzin,
per continuar la loro contefa, e Cacamatzin accompagnato
da molta Nobilt'a fi portò fubito a Meffico per informar Mo-
tezuma di ciò , che era avvenuto, e per addimandare il fuo
ajuto. Motezuma, il quale oltre all’ amor, che gli porta­
va, vedeva il dritto di tal Principe , ed il confenfo delia
Nazione,gli configliò di metter in falvo prima d’ogni altra
cofa il Real teforo, e gli promife d’ accomodar la lite col
fuo ffatello , e d’impiegar 1’ armi Meíficane in favor diluí,
fe mai non foífero abbaftanza le negoziazioni.
Ixtlilxochitl tofto che feppe lapartenza di Cacamatzin,
ed antivide le confeguenze del ricorfo di lui a Motezuma,
ufcï dalla Corte con tutti i fuoi partigiani, e fe n andò agli
ftati, che aveano i fuoi Ainelle montagne di Meztitlan. Coa-
nacotzin diede prontamente avvifo a Cacamatzin $ acciocchè
fenza indugio fi reftituiífe a Tezcuco, e fi prevalefle di si
opportuna occafione per incoronarfi. Pigliò Cacamatzin il
falutevole coniiglio del fuo fratello, e portofii a quella Cor­
te accompagnato da Cuitlahuazin, fratello di Motezuma, e
Signor d’ Iztapalapart, e da molta Nobilta Mefíicana. Cui-
tlahuatzin, fenza perder tempo, convoco la Nobilta Tezcu-
cana nell’ Hueirecpan, o fia gran palagio de’ Re d’ Acolhua-
can , e gli prefentò il Principe Gacàmatzin, acciocchè foífe
da loro riconofciuto per legittimo SoVrano * Accettaronlo
tutti, e reflò allora determinato il giorno per la folenuit'a del-
1’ Incoronazione; ma s’ impedí colle nuove, che arrivarono
alia Corte,che il Principe Ixtlilxochitl fcendeva dalle montagne
di Meztitlan alia tefta d’ un groífo efercito.
goo,
------- - Quedo inquieto giovane fubito che arrivó a Meant-
Lib. V., Jan , convoco, tutti i Signori de’ luoghi fituati in quel­
le grandi, montagne , e 1er fece fapere. il fuo difegno d’
opporfi a. fuo ftatello Cacamatzin fotto pretefto. di zelo per
1’ onore, e per la liberta delle. Nazioni Cicimeca, ed Acol-
hua : ch’ era cofa indegna. ed aíTai pericolofa 1’ ubbidire
ad un Re si pieghevole alla volonta di quello di Mef-
fico : che i MeiTicani dimenticatifi di quanto dovevano a-
gli Acolhui, volevano aumentar le loro inique ufurpazioni
con quella del regno d’Acolhuacan :, ch’egli dalla fua parte
era determinato di adoperare tutto il coraggio, che Iddio
gli avea dato, nel difender la fua patria dalla tirannia di
Motezuma. Con si fatt.e ragioni fuggeritegli verifimilmente
da’fuoi Ai, rifcaldo in tal maniera gli animi di quel Si­
gnori, che tutti s’efibirono ad ajutarlo con tutte le lora
forze , ed in fatti le.varono tante truppe ,che quando il Prin­
cipe feefe dalle montagne, montava il fuo efercito, pîr quel
che dicono, a più di cento mila uomini. In tutti i luoghi
dove paifava era ben accolto, o per paura della fua pof-
fanza, o per inclinazione a favorir le fue pretenfioni. Da
Tepepolco mando un’ ambafeiata agli Otompanefi ,ordinando
loro di preftare a lui ubbidienza, corne a lor proprio Re ;
ma coftoro rifpofero , che morto il Re Nezahualpilli, altro
Padrone non riconofcevano, che Cacamatzin, il. quale era
Rato pacificamente accettato nella Corte, e fi trovava gia
in pofTeffo del trono d’ Acolhuacan. Quella rifpofta irrito
Ixtlilxochitl, e lo fece andar precipitoiamente contra quella
Citta. Gli Otompanefi gli vennero all’ incontro in ordine
di battaglia ; ma benchè faceflero qualche refiitenza ail’ efer­
cito nemico, furono pur vinti , e prefa dal Principe la loro
Citt'a. Tra i morti cadde lo fteiTo Signor d’Otompan, e
cjô appunto anticipé» al Principe la vittoria.
Quefto fucceifo mife in grande inquietudine Cacama­
tzin, e- tutta la fua Corte : onde temendo,che voleffe anche
il nemico aflediar la capitale, procuro fortificará ; ma il
Principe contento di vederfi rifpettato e temuto, non fi mof-
fe
3oi
fe allora da Otompan; ma difpoíe delle guardie fulle ftrade5^5^
coll’ordine di non far male a neífuno, di non impediré il Lib. V.
paíTo a’particolari, che dalla Corte voleffero andaré a qua-
lunque altro luogo, e di oífequiar le perfone di primo ran­
go, che vi paflaífero. Cacamatzin vedena'o le forze, e la
rifoluzione del fratello ,. e Rimando manco male il (aerificar
una parte, benché grande del regno, che il perderlo tutto,
gli mando col confenfo di Coanacotzin un’ ambaíciata per
far con eflo lui qualche accomodanlento. Mandó a dirgli,
che riteneífe puré,fe voleva,tutti i dominj delle montagne,
poiché egli fi contentava delta Corte, e degli dati delle pia-
nure: che voleva anche partiré col fuo fratello Coanacotzin
le rendite del regno; ma infierne lo pregava di lafeiar ogni
altra pretenfione , e di non perturbar piü la pubblica tran­
quilina. Gli Ambafciatori furono due Perfonaggi del fangue
Reale d’ Acolhuacan, a cui portava un gran rifpetto Ixtlil-
xochitl. Quedo Principe rifpoíe , che i fuoi fratelli poteva-
no far tutto ció che lor piacefle : che a lui era caro , che
Cacamatzin folíe in poífeflione del regno d’Acolhuacan : ch’
egli niente macchinava contro loro,, né contró lo Rato: che
non manteneva per altro quell’efercito, che per opporfi agli
ambiziofi difegui de’Meíficani, i quali aveano recati de’gra-
vifiimi difgufti, e de’lofpetti a fuo Padre Nezahualpilli : che
fe allora fi divideva il regno peí común intereffe della Na-
zione, fperava di vederlo un’altra volta unito: che foprat-
t.utto fi guardaflero di cadere ne’ lacej dell’ aíluto Motezuma.
Non s’ingannó puré Ixtlilxochiti nella diffidenza di Motezu­
ma; poiché in fatti quedo Re fu quegli, che diede lo fven-
turato Cacamatzin , come vedremo,in mano agli Spagnuoli,,
malgrado l'amor che gli portava.
Col!’ accordo fatto col fratello redó Cacamatzin nella
pacifica, poffeflione della corona d’Acolhuacan; ma co’fuoi
dom.nj troppo diminuiti : menrre ció che avea ceduto, era
una parte confiderabile del regno. 1 xtliIxochitl mantenne o-
gnora le fue truppe in moto , e fpefíe volte fi lafció vedere
col fuo efercito nelle. vicinanze di Medico, sfidando Motezu­
ma
302
—- ma a combatiere a corpo a corpo con lui . Ma quedo Re
Lib. v. non trovavaii piu in iftato di accettar una tale sfida : il fuo-
co ch’ ebbe nella fua giovanezza s’ era già ccminciato a
fmorzare cogli anni, e le delizie dimeftiche gli aveano in-
debolito F animo: nè prudenza farebbe data lo efporfi ad un
tai conflitto con un giovane si rifoluto, il quale con fegre-
te negoziazioni avea già tirata al fuo partito una gran par­
te dalle Provincie Medicane. Nondimeno fpetfe volte com-
batterono i Metficani con quell’efercito, reliando or vinti,
or vittorioli. In una di quelle zuffe fu prefo un párente del
Re di Meíïico, il quale era ufcito alia guerra colla rifolu-
zione di far prigione quel Principe, e condurlo legato a
Medico, e cos'i lo avea prometió a Mocezuma. Seppe lx-
tlilxochitl queda arrogante prometía, e per vendicaríi aven-
dolo fatto legare e coprir di canua fecca , lo fece bruciar
vivo a vida di tutto 1’efercito.
Nel decorfo della nodra doria fa re mo vedere, quanta
parte ebbe quedo inquieto Principe nella felicita degli Spa-
gnuoli, i quali a quedo tempo cominciarono a lafciarti ve-
dere fulle code del Golfo Mefíicano; ma prima d’intrapren-
dere la narrazione d’ una guerra, che mife tutti que’ regni
in ifcompiglio, è d’ uopo far conofcere la Religione, il Go­
verno, le arti, ed i codumi de’Metficani.

Fine del Tomo Primal


ERRATA CORRIGE.
Pag. i. lin. 7. e ñata ...... é ñata
Pag. j. lin. j. corregendovi le mi- corregendovi le proporzioni delí’ ini­
fure da lui recate..................... magine per le mifure da lui recate
Pag. 6. lin. pen. alia truppe . . . alie truppe
Pag. 17. lin. 3. e ñato..................... é ñato
Pag. 33. ed altrove - oltrecché . . . olrreché
Pag. 40. lin 17. ragioni . • . . regioni
lin. 14. combuftili..................... combuñibili
Pag. 59. lin. 2. della palma di coc­ la palma di coceo,e quelle de’dat­
eo , e di quelle de’ datteri . . teri.
Pag. 60. lin. ult. attefa . . . . . attefo
Pag. 64. nella nota P. ne fapore . . nel fapore
Pag. 74. lin. 9. fi accofta .... gli fi accoña
Pag. 78. lin. 24. attefa...................... attefo
Pag. 79. lib. 28. fcotendo .... fcuotendo
Pag. 108. lin. 22. gionco................... giunco
Pag. 115. nella nota - bianhi . . . bianchi
Pag. 121. lin. 9. prollflita .... proliífita.
lin. 28. ii..................... ..... . . gli
Pag. 146. lin. i7.Tlotzin nel fecolo XIV. . . . TIotzin nel fecolo XIII.
Pag. 167. lin. 4. gli aveano tenuti .. aveano tenuti nafcoñi
naicofti
Pag. 170. lin. 2j. oltre di quella. . . oltre a quella
Pag. 171. lin. 11. rifiutafle la domanda .. ributtañe la dimanda
Pag. 181. lin. 19. quelli Europei . . . quegli Europei
Pag. 182. lin. 29. del fuo palagio . . di palagio
Pag. 190. lin. 22. roverfeiare . . . rovefeiare
Pag. 192. lin. 20. diffimuld perd . .. diifimuló puré
Pag. 208. lin. 11. e 15. pungolo . . . pungiglione

Oltre a queñi e ad altri sbaglj , nel margine della pag. 17c. manca
queña poftilla: §.20. Divifione deTenochchi,edeTlatelolchi,e nella pag. 203.
fi vede replicata la portilla antecedente, laddove dovrebbe dire: §. 17. Per­
feccione contro il Principe Víza/iíia/fojot/. Ci perfuadiamoche i tomi leguen-
ti diverranno piii corretti.

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GENEALOGIA DEI RE MESSICANI
DEDOTTA INSIN DAL COMINCIAMENTO DEL SECOLO XIII.

ACAMAPITZIN Re I. di Meili co

ce la Cueva «u'qua?.’
uono i Signori Conti di Mo- I Tezozomoctli ammo-
•ezuma , e di Tula , Vifcon- —o con Matlala-
ti d' lluca &c. ■ipote .

TI !________ _ i .» - -------------——
- QUAUHTEMO-
Miabuexochitl TZIN Re XI. di Mef-
moglie del Re Mo- fico
tezuma fuo zio

A.

Tlacahutpan Joiualicabtiatz.in , Tecuicbpotzin, o fia Donna Elifabett* Motezuma mo­


o fia D. Pietro Motezuma . glie del Re Cuitlahuatzin fuo zio , e del Re Quauh-
temotzin fuo cugino, e poi fucceifivamente di tre no-
11 bili Spagnuoli, dalla quale difcendono le due chiarif-
fifne lchiatte di Can» Mett^uma, e d’ Andrade Mort-
D. Didaco Luigi liuitemoctziñ j X,uma.
Motezuma. ammosliato in I I
ÂÏA ,l··ï

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GENEALOGIA DEI RE MESSICANI
DEDOTTA INSIN DAL COMINCIAMENTO DEL SECOLO XIII.

llhuicatl ammogliato ’
con Tlacapantzin
verfo 1* anno iazo. I

Huitzilibultl il vecchio

-
I
------------------------- — I

Opocbtli ammogliato
con Atozoztli

ACAMAPITZIN Re I. di Meflico

HUITZILIHUITL
~~~ CHLMALPOPO-
=
Tezozomoctli ammo- ITZCOATL
Re II. di Meflico CA Re III. di ' gliato con Matlala- — Re IV. di |
Meílieo * tzin fuá ñipóte. Meflico . |
TI

Matlalc!- MOTEUC-
Marlaletz'n
buattjn Ma- ¡ZOMA IL- moglie di
dre di Ne- =. ¡ HUICA- Tezozomoc-
zahúaltojotl - MINA Re tli fuo zio.
Re d’ Acol- ¡V. di Mef-
huacan . [ fico.

Tz°tzocat*,!it AXAJACATL TIZOC 1 AHUI-


Re VI. di Re VII. i TZOTL
11 Meflico di Mefli-, Re VIH.
’1
CO di Mef.
N. moglie di Ne­ Xocotzjn moglie fico .
zahualpilli Re d’ di Nezahualpilli
Acolhuacan

11 11

Cácamete.’» Re d’ Coenacot^ln Re d’
Acolhuacan Acolhuacan

Ixtlalcuecbabuac
Signor di Tollan
p
MÓTEUCZÓMA
XOCOJOTZ1N
Re IX. di Meflico.
CUITLAHUA­
TZIN Re X. di
Meflico
i»—4
—"1
]
1
Abuitt^ptl

11
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.... II
QUAUHTEMO-
Miabuaxocbitl TZIN Re XI. di Mef-
moglie del Re Mo­ £co
tezuma fuo zio

Tlacahuepen Johualicabuatzjn ’Tecuicbppñ.in, o fia Donn» Elifabett* Motezuma mo­


o fia D. Pietro Motezuma . glie del Re Cuitlahuatzin fuo zio , e del Re Quauh-
temótzin fuo cugino, e poi fucceflivamente di tre no-
11 bili Spagnuoli, dalla quale difcendono le due chiarif-
fime fchiatte di Gana Motezuma, e d’ Andrade Mete-
| D. Didaco Luigi lbuitemoct^iti j Zuma.
Motezuma, ammogliato in I í
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INDICE
DEL TOMO I.
LIBRO I.

1 T'X Ivifione del paefe d’ Anahuac. pag. 27


2 I J Provincie del Regno di Meflico. 31
3 Fiumi, Laghi, e Fonti. 36
4 Clima d’Anahuac. 39
5 Monti, Pietre, e Minerali. 40
6 Piante ftimabili per li loro fiori. 4j
7 Piante pregiabili pel loro frutto . 48
8 Piante ftimabili per la loro radice,per le loro foglie, pel lo«
ro fufto, o pel loro legno. 57
<? Piante utili per le loro ragie, gomme, olj, e fughi. 63
10 Quadrupedi del Regno di Meflico. 68
11 Uccelli. 81
12 Rettili. P3
13 Pefci de’mari,de’fiumi, ede’laghi d’Anahuac . 99
14 Infetti del Meflico. 105
15 Carattere de’Mefíicani, e delle altre Nazioni d’Anahuac. 118
L I B R O IL
1 I Toltechi. -pag. 125
2 Civiltà de’ Toltechi. 127
3 Rovina de’Toltechi. 130
4 I Cicimechi.
5 Xolotl, Re primo de’ Cicimechi in Anahuac.' 133
6 Arrivo degli Acolhui, e d’altre genti. 135
7 Divifione degli ftati, e ribellioni. 138
8 Morte, e funerale di Xolotl. *3?
p Nopaltzin, Re fecondo de’Cicimechi j 140
10 Tlotzin, Re terzo de’Cicimechi.
143
11 Quinatzin, Re quarto de’Cicimechi. 144
12 Gli Olmechi, e gli Otomiti. 147
13 I Tarafchi. 148
14 I Mazahui, i Matlatzinchi, ed altre Nazioni . 14P
15 I Nahuatlachi. 151
16 J Tlafcallefi. I53
17 Viaggio de’Meflicani al paefe d’Anahuac.
18 Schiavitu de’Meflicani in Colhuacan. 164
1$) Fon*
3°4
îg Fondazione : di Meffico. pag. id8
20 Divifione de’ Tenochchi, e- de’ Tlatelolchi ,, 170
21 Sacrifizio inumano. 171

L I B R O IIL

1 Acamapitzin, Re primo di Meffico. pag. 173


2 Quaquauhpitzahuac, Re primo di Tlatelolco. 174
3 Aggravj impofti a’Mefficani. 175
4 Hùitzilihuitl, Re fecondo di Meffico. 178
5 Techotlalla, Re d’Acolhuacan. 180
6 Nimiftà del Principe Maxtlaton co’Mefficani, 182
7 Tlacateotl, Re fecondo di Tlatelolco. 184
8 Ixtlilxochitl, Re d’Acolhuacan. 184
g Chimalpopoca, Re terzo di Meffico. T86
10 Fatto memorabile di Cihuacuecuenotzin., 187
11 Morte tragica del Re Ixtlilxochitl, e tirannerla: di Tezozo*.
moc., 18g
12 Aggravj impofti dal Tiranno. igi
13 Morte del Tiranno Tezozomoc. 174
14 Maxtlaton, Tiranno d’Acolhuacan . ip7
15 Ingiurie faite dal. Tiranno al Re di Meffico. igg
16 Imprigionamento, e morte del Re Chimalpopoca. 200
17 Perfecuzione contra il’Principe Nezahualcojotl . 203
18 Negoziazioni di Nezahualcojotl per ottenere lacorona. 205
ig Itzcoatl, Re quarto di Meffico. 206.
20 Avventure di Motezuma. Ilhuicamina. 20g
21 Guerra contro il Tiranno Maxtlaton. 215
22 Conquifta d’Azcapozalco, e morte del Tiranno., 218

L IB R O IV.

1 Riftabilimento délia Famiglia Reale de’ Cicimechi nel trono


d’Acolhuacan . pag. 221.
2 Conquifta di Cojohuacan, e d’altri luoghi. 222
3 Monarchîa di Tacuba, ed alleanza de’tre Re. 224
4 Regolamenti fingolari del Re Nezahualcojotl, 225
5 Conqmfta di Xochimilco, e d’altre.Città. 226
6 Motezuma I, Re quinto di Meffico. zzg
7 Atrocità de’Chalchefi, c loro punizione. 230
8 Maritaggio del Red’Acolhuacan con una Principeffa. di Tacuba. 232
g Morte di Quauhtlatoa Re terzo di Tlatelolco 232
io Conquifte di Motezuma. 233
Il Inon-
3°S
§. Il Tnondazione di Meffico. pag. 233
12 Fame in Meffico. 234
13 Nuove conquifte, e morte di Motezumâ. 235
14 Axajacatl, Re fefto di Meffico. 241
15 Morte, ed elogio del Re Nezahualcojotl. 242
16 Conquifta di Tlatelolco, e morte del Re Moquihuix248
17 Nuove conquifte, e morte d’Axajacatl. 252
18 Tizoc, Re fettimo di Meffico. 253
19 Guerra fra i Tezcocani, e gli Huexotzinchi. 254
20 Nozze del Re Nezahualpilli. 25$
21 Morte tragica del Re Tizoc. 25 6
22 Ahuitzotl, Re ottavo di Meffico. 256
23 Dedicazione del tempio maggior di Meffico v 257
24 Conquifte del Re Ahuitzotl . 258
25 Nuova inondazione di Meffico. 260
26 Nuove conquifte, e morte d’Ahuitzotl. 262

L I B R O V.

1 Motezumâ IT, Re nono di Meffico. 2^4


2 Portamento, e ceremoniale del Re Motezumâ.. 267
3 Magnifiçenza de’palazzi, e cafe Reali.. 271
4 II buonô i eu il cattivo di Motezumâ. 274
5 Guerra df Tlafcalla., 275
6 Tlahuicole,, célébré General de’Tlafcalleii. 281
7 Fame nel Meffico, ed opéré pubbliche. 282
8 Ribellione de’ Miztechi, e de’ Zapotechi. 284
9 Contefa fra gli Huexotzinchi, ed i Cholullefi. 284
10 Spedizione contro Atlixco, ed altri luoghi. 285
11 Prefagj della guerra degli Spagnuoli. 286
12 Sücceffo memorabile d’üna Principeffa Mefficana.. 287
13 Fenomeni notabili . 292
14 Erezione d’un nuovo altare per li facrifizj &c» 2^3
15 Morte , ed elogio del Re Nezahualpilli. 2^4
\6 Rivoluzioni del regno d’Acolhuacan.. 297

ERRvi*
306
E R R AH A C O O I G E
Dedic. tv Un. 2. diffettofa . difettofa
vii /zw. 9. qualche . . qualche
Pag. i. lin. 7. e ñata . • é ñata
pag. 5. lin. 5. correggendoyi le mi- . . correggendovi le proporzioni dell’im-
fure da lui recate magine per le mifure da luí recate
pag. 6. lin. pen. alia truppe . . . alie truppe
pag. 11. lin. 32. Demenicano . . . Domenicano
pag. 17. lin. 3. e ñato . . . , . é ñato
pag. 18. edaltrave, oltredi queñe. . . oltre a queñe
pag. 33- altrove ,oltreeche ... oltreché
pag. 40. lin. 17. ragioni................... regioni
lin. 24. combuñili . . , . . combuñibili
47. lin. 4. e fia........................ o fia
pag. 50. lin. 17. alia pigna . . , alia pina
pag. 59. lin. 2. della palma di coceo . . la palma di coceo, e quelle de’dat-
e di quella de’datteri teri
pag. 76. nel!a nota (dd) effendofi trovati.. effendofi tróvate
pag. 78. lin. 4. confidebile , . . . confiderabile
pag. 82. lin. 30. e il Tropilot . . . e il Tropilot
pag. 99- Un- a7- Linguattola Linguatola
pag. 108. lin. 22, gionco giunco
pag. 115. nella nota, bianhi . » bianchi
pag. 119. lin. 3. capigliatura capellatura
121. Un. 18. ii 7-^ . , • Ii
pag. 122. lin. 30. differtazi®ne dí'flertazioni
i „ 146.
pag. .” Un.. 17. .J. fecolo XIV TIotzin nel fecolo XIII
. TIotzin, nel
pag. 181. lin. 19. quelli Europei . . . quegli Europei
pag. 182. lin. 29. del fuo palagio . di palagio
pag. 190. lin. 22. roverfeiarp , , ro ve fe i a re
pag. 193. lin. 20. diffimuló peró • . diffimuló puré
p<zg. 197. lin. 23. s’ affidette . . s’ affiffe
pag. 197. lin. 20. in dirittura . . a dirittura
P<Z£. »OJ.//«. 7. he s’erar¡fug¡at;Ot í!
pag. 209. lin. 10. c ch ’era rifuggito
pag, 219. lin. 8. raccolgevano . . . raccoglievano
pag. 244. lin. 28. Ei Gallinaccj . . Di Gallinaccj
pag. 290. lin. pen. pianura diñefa . . pianura si d’iñefa
Nel margine della peg. 170. manca quefia poflilla: §. 20. Divifione de’ Te-
nochchi, e de’ Tlatelolchi ,e nella pag. 203. fi vede replicata la poflilla an­
tecedente, laddove dovrebbe dir cosí: §. 17. Perfecuzione contro il Princi­
pe Nezahualcojotl. Non dubito, che i cortefl Lett ori feuferanno benignamen­
te quefli, ed altri erreri, e che i tomi [eguenii diverranno piic corretti.

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