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PATRIZIA PETRICOLA (L’Aquila)

patrpetr@interfree.it

Il ruolo dell’emittente nelle scritture esposte commemorative: intenzioni


comunicative e strutture testuali e sintattiche
(con esempi tratti da un corpus di testi raccolti a L’Aquila)

1 Le iscrizioni commemorative nel quadro degli studi sulle scritture esposte

Il recente sviluppo degli studi sulle “scritture esposte” - per la cui definizione cfr. Pe-
trucci (1986) - ha messo a disposizione degli studiosi griglie interpretative che, definendo le
caratteristiche dei testi appartenenti a questa tipologia, li valorizzano e ne stimolano quindi la
ricerca, la catalogazione e lo studio. La ricerca di tali testi, così, non è più orientata solamente
verso alcune categorie - le scritture antiche, per la loro rilevanza a livello storico-linguistico o
i graffiti contemporanei, per la loro importanza nello studio della scrittura giovanile - bensì
verso tutte le categorie di scritture esposte, comprese quindi le “scritture d’apparato” (cfr. Pe-
trucci 1986) moderne e contemporanee; l’analisi di corpora sempre più numerosi e ampi
permette poi di comprovare e, se necessario, affinare le suddette griglie interpretative.
Fondamentale per la catalogazione delle scritture esposte è lo schema proposto da Sa-
batini (1996), che divide le stesse - in base al rapporto con un contesto figurativo - in: iscri-
zioni in funzione di un c.f.; iscrizioni in simbiosi con un c.f.; iscrizioni autonome. Queste ul-
time sono ulteriormente divise in: testi statutari e simili; iscrizioni di dedica, commemorazio-
ne, notizia, ex-voto; iscrizioni di ammonimento, vanto, beffa, ingiuria, minaccia o invito. Le
scritture oggetto di questa comunicazione appartengono quindi alla categoria delle scritture
autonome di dedica, commemorazione, notizia, ex-voto: tali scritture sono accomunate da un
rapporto con il lettore di tipo enunciativo e dalla funzione comunicativa referenziale (narrati-
va descrittiva), tutt’al più affiancata dalla funzione espressiva. Sabatini accenna poi al fatto
che le scritture in questione possono autopresentare l’emittente (in prima o in terza persona).
Grazie all’analisi di un corpus di testi milanesi D’Achille (1997) ha poi messo in rilie-
vo le principali caratteristiche delle scritture commemorative colte nei diversi livelli linguisti-
ci: si tratta, nello specifico, di particolari famiglie semantiche e di particolari strutture grafi-
che, sintattiche e deittiche sia spaziali che temporali.

2 Proposta di comunicazione

Una ricerca da me condotta sulle scritture esposte d’apparato a L’Aquila (Petricola


2000) allo scopo di pubblicare e commentare linguisticamente un ampio corpus di testi, mi ha
dato l’occasione di riflettere sulle scritture esposte commemorative. Alla luce di tali riflessio-
ni vorrei proporre un approfondimento circa l’autopresentazione dell’emittente nelle iscrizioni
commemorative.

Lo scopo delle iscrizioni commemorative è appunto quello della commemorazione di


una persona o di un fatto; spesso, però, questo scopo, che rimane comunque prioritario, viene
affiancato da uno scopo secondario, cioè l’autopresentazione, o anche, l’autocelebrazione
dell’emittente-committente dell’iscrizione che vuole evidenziare il suo impegno nella com-
memorazione. Quando ciò accade, strutture sintattiche e deittiche tipiche delle scritture com-
memorative si fanno strumento di quello che chiamerei “egocentrismo del committente”.
In sede di sintassi, la compresenza nel testo di dedicatario e committente dà luogo a
due possib ilità: il committente può trovarsi o nella stessa frase del dedicatario o in una frase
diversa.
Quando dedicatario e committente si trovano nella stessa frase, questa può essere co-
struita intorno a un verbo trivalente (dedicare, porre… spesso sottinteso) o bivalente (ricorda-
re, commemorare…); in entrambi i casi il committente è soggetto (posizione tematica della
sequenza SVO) e il dedicatario complemento (posizione rematica); paradossalmente, il testo
di un’iscrizione così strutturato predica qualcosa a proposito del committente e non del dedi-
catario. La centralità del dedicatario, allora, viene in genere ristabilita con un’anticipazione
rispetto a S e V, anche fino in posizione d’apertura, del complemento che lo veicola, comple-
mento al quale si possono legare altri elementi sintattici che portano informazioni sul suo con-
to; ancora, si può ricorrere all’escamotage grafico di occupare un intero rigo con il suo nome,
magari scritto in caratteri più grandi.
Quando il committente si trova in un’altra frase, questa in genere è l’ultima, è staccata
graficamente dal resto del testo e ha per argomento solamente l’atto commemorativo del
committente; inoltre, può essere estremamente ellittica.
In sede di deissi, invece, va notato come spesso i verbi che hanno come soggetto il
committente sono al tempo presente: l’attenzione viene così puntata sul momento della com-
memorazione e non su quello della lettura (ma con verbi dall’aspetto durativo, per es. ricor-
dare, quest’intenzione è più sfumata).

NOTA: La comunicazione sarà accompagnata, mediante lucidi, dalla presentazione e


dall’analisi di testi che esemplificano la diversa casistica.

Bibliografia

Bibliografia citata

D’Achille 1997 = Paolo D’A., Aspetti linguistici dell’epigrafia milanese contemporanea, in Memorie nel bro nzo
e nel marmo, a cura di M. Petrantoni, Milano, Motta.
Petricola 2000 = Patrizia P., Le scritture esposte aquilane: edizione e analisi, tesi di laurea discussa presso
l’Universita degli Studi dell’Aquila, A.A. 1998-1999 (sess. inv.).
Petrucci 1986 = Armando P., La scrittura. Ideologia e rappresentazione, Torino, Einaudi (già La scrittura
tra ideologia e rappresentazione in Storia dell’arte italiana, IX, I, Torino, Einaudi, 1980, pp. 3-123).
Sabatini 1996 = Francesco S., Voci nella pietra dall’Italia mediana. Analisi di un campione e proposte per una
tipologia delle iscrizioni in volgare, in Francesco Sabatini, Italia linguistica delle origini, Lecce, Argo.

Bibliografia di riferimento per gli studi sulle scritture esposte

Bartoli Langeli, A., Scrittura e figura, scrittura e pittura (con esempi di età medievale), in Scrittura e figura.
Studi di storia e antropologia della scrittura in memoria di Giorgio Raimondo Cardona, a cura di A. Bartoli
Langeli e G. Sanga, fascicolo di “La ricerca folkloristica”, 31, pp.5-13.
Ciociola, C., “Visibile parlare”: agenda, in “Rivista di letteratura italiana”, VII, 1989, pp. 9-77 (poi ristampato
in volume autonomo, Cassino, Università degli studi, 1992).
Ciociola, C., Scrittura per l’arte, arte per la scrittura, in Storia della letteratura italiana, diretta da E. Malato, II,
Roma, Salerno, 1995, pp. 531-580.
Desideri, P., L’imperio del segno, ovvero la scritta murale fascista, in Il segno in scena. Scritte murali e graffiti
come pratiche semio-linguistiche, a cura di Paola Desideri, fascicolo di “I quaderni della Mediateca delle Mar-
che”, III, 1998, pp.175-223.
Sabatini, F.-Raffaelli, S.-D’Achille, P., Il volgare nelle chiese di Roma. Messaggi graffiti, dipinti e incisi dal IX
al XVI secolo, Ro ma, Bonacci, 1987.
“Visibile parlare”. Le scritture esposte nei volgari italiani dal Medioevo al Rinascimento, a cura di C.
Ciociola, Napoli, ESI, 1997 (Atti del convegno internazionale di studi, Cassino - Montecassino, 26-28 ottobre
1992; comprende anche Sabatini 1996).

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