You are on page 1of 29

Appunti - Alcibiade

Alcibiade (AFI: [alʧiˈbiade][1]), glio di Clinia del demo di Scambonide (in


greco antico: Ἀλκιβιάδης, Alkibiádēs, pronuncia: [alkibiˈadɛːs]; Atene, 450
a.C. – Frigia, 404 a.C.) è stato un militare e politico ateniese. Oratore e
statista di altissimo livello, fu l'ultimo membro di spicco degli Alcmeonidi, il
clan aristocratico a cui apparteneva la famiglia di sua madre, poi decaduto
con la ne della guerra del Peloponneso. Svolse un ruolo importante nella
seconda parte di questo con itto, come consigliere strategico, comandante
militare e politico.
Durante la guerra del Peloponneso, Alcibiade cambiò più volte il proprio
partito politico: nella natia Atene, dal 420 al 410 a.C. fu fautore di
un'aggressiva politica estera impegnandosi nell'organizzazione della
spedizione ateniese in Sicilia, ma passò dalla parte di Sparta quando i suoi
oppositori politici lo accusarono del sacrilegio delle erme. A Sparta propose e
supervisionò importanti campagne militari contro la sua città natale. Cacciato
anche da Sparta, però, fu obbligato a rifugiarsi in Persia, dove divenne
consigliere del satrapo Tissaferne nché i suoi sostenitori politici ateniesi non
gli chiesero di tornare. Fu poi generale ad Atene per diversi anni, ma i suoi
nemici riuscirono a farlo esiliare una seconda volta.
A detta di molti storici, se avesse potuto comandare la spedizione in Sicilia da
lui progettata (guidata invece da Nicia), l'operazione non sarebbe terminata
con la disastrosa disfatta degli Ateniesi.[2] Negli anni passati a Sparta,
Alcibiade ebbe un ruolo determinante nella caduta di Atene: l'occupazione
permanente della città di Decelea e le rivolte di molti territori sotto il controllo
di Atene furono da lui consigliate o supervisionate. Una volta tornato alla sua
città natale, comunque, ebbe un ruolo cruciale in una successione di vittorie
ateniesi che forse avrebbero costretto Sparta alla pace.
Alcibiade favorì tattiche anticonvenzionali, spesso assoggettando città con
l'inganno, proponendo negoziati, utilizzando l'arte militare poliorcetica solo in
casi estremi.[3] Le qualità politiche e militari di Alcibiade furono spesso utili agli
Stati che bene ciarono dei suoi servigi, ma la sua propensione a inimicarsi i
potenti gli impedì di rimanere a lungo in uno stesso luogo e, alla ne della
guerra, i giorni in cui aveva avuto un ruolo politico importante divennero solo
un lontano ricordo.

Indice
fi
fi
fl
fi
fi
fi
B1 G A C C1 A1 S1 A1 I R1 N1 R1 B1 U R1 R1 S1 U1 M C C S A R N B V A
1 1 1 1 1 1 2 2 2
i e l a a . s . p . S. n i . e . i . a . lt it . it . c . lt . o o a u b if o i o lt
. . . . . . 2. . . 3 4 5 6 7 8
o n c r r 4 c 4 e 4 p 4 A c 5 g 5 e 5 tt 5 e o 6 o 6 o 6 i 6 rt n r c il e t b c ri
1 2 3 4 5 6 1 2 3
g e i a ri . e . d . a . s h . o . l . a . ri r . r . n . m. e s ri c it ri e li i p

Collegamenti esterniBiografia[modi ca | modi ca wikitesto]


Genealogia e tutori[modi ca | modi ca wikitesto]

Socrate istruisce Alcibiade nella casa di Aspasia, dipinto di Jean-Léon Gérôme, 1861
Alcibiade era glio di Clinia, che faceva risalire il proprio lignaggio no a
Eurisace e ad Aiace Telamonio, e di Dinomaca, glia di Megacle V.[4][5]
Alcibiade, per parte di madre, apparteneva quindi alla potente famiglia degli
Alcmeonidi, dato che Pericle e suo fratello Arifrone erano cugini di Dinomaca,
poiché il nonno di quest'ultima e il loro nonno materno erano fratelli, entrambi
gli di Megacle e Agariste di Sicione.[6] Suo nonno materno, chiamato
anch'egli Alcibiade, era amico di Clistene, il riformatore della costituzione
ateniese alla ne del VI secolo a.C.[7]
Dopo la morte di Clinia, avvenuta nella battaglia di Coronea (447 a.C.),
Pericle e Arifrone divennero i suoi tutori.[8] Secondo Plutarco Alcibiade ebbe
molti insegnanti famosi, tra cui Socrate,[9] e fu ben istruito nella retorica; in
contrasto con questo resoconto, Isocrate afferma che Alcibiade non fu mai
allievo di Socrate,[10] ma soltanto di Pericle,[11] e aggiunge che il suo presunto
legame con Socrate fu creato per screditare quest'ultimo.
Alcibiade e Socrate[modi ca | modi ca wikitesto]
Il rapporto tra Alcibiade e Socrate è spunto di dispute marcate, dovute
principalmente alla discordanza nei resoconti di Platone, rinvigoriti dagli scritti
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi

di Plutarco, e quelle di Senofonte e Isocrate. La letteratura dell'epoca, specie


quella "socratica", dedicò ampio spazio alla gura di Alcibiade, che infatti è
protagonista di due dialoghi di Platone (Alcibiade primo e Alcibiade secondo)
e ha un ruolo importante nel Simposio; anche nel Protagora e nel Gorgia
viene evocata la sua relazione con Socrate. È protagonista di altri dialoghi
composti da Euclide di Megara, Fedone di Elide, Eschine di Sfetto e
Antistene. L'interesse dei socratici nei suoi confronti è conseguenza del suo
stretto rapporto con il maestro, di cui sarebbe stato allievo prediletto e
amante.
Secondo Senofonte il legame tra i due personaggi sarebbe stato tanto
profondo da venire considerato una delle cause della condanna del losofo
nel 399 a.C.: Socrate sarebbe stato ritenuto responsabile dei misfatti
commessi da individui come Alcibiade e Crizia, ritenuti suoi allievi, le cui
azioni sarebbero state condizionate dai suoi insegnamenti immorali.
«E tuttavia, così diceva l'accusatore, Crizia e Alcibiade, che sono stati in
familiarità con Socrate, fecero danni gravissimi alla città. Infatti Crizia fu il
(Senofonte, Memorabili, I, 2, 12)

Con questi dialoghi, quindi, i discepoli del losofo avrebbero tentato di


difendere l'operato del maestro, cercando da un lato di motivare il suo
legame con questi personaggi, dall'altro di giusti care il fallimento dei suoi
insegnamenti. Tuttavia, uno studio delle fonti coeve alle vite di entrambi
presenta una situazione inaspettata: nei testi di Tucidide non si accenna al
legame tra Alcibiade e Socrate, mentre le orazioni Contro Alcibiade dello
Pseudo-Andocide, Sulla biga di Isocrate e Contro Alcibiade per diserzione di
Lisia non alludono al losofo. Anche Aristofane, riferendosi ad Alcibiade, non
lo mette mai in relazione a Socrate.[12]
Plutarco scrive che Alcibiade ebbe una relazione particolarmente stretta con
Socrate,[13][14] tanto che Alcibiade "temeva e riveriva solo Socrate, mentre
disprezzava il resto dei suoi ammiratori".[15] Plutarco afferma anche che "tutti
si meravigliavano a vederlo dividere i pasti con Socrate, a esercitarsi con lui
nella lotta e ad accoglierlo nella sua tenda".[16]
Alcibiade prese parte alla battaglia di Potidea (432 a.C.), dove Platone dice
che Socrate gli abbia salvato la vita,[17] e di nuovo nella battaglia di Delio (424
a.C.). Infatti, Plutarco e Platone concordano sul fatto che Alcibiade "fu soldato
nella campagna di Potidea con Socrate, suo compagno di tenda e di azione"
e che "quando fu ferito, fu Socrate a rialzarlo e difenderlo";[18][19] nonostante
ciò, Antistene sostiene che Alcibiade fu salvato da Socrate a Delio, e non a
Potidea.[20] Plutarco invece narra come a Delio, con gli Ateniesi in rotta,
Alcibiade fece da scorta e difese il losofo.[21]
fi
fi
fi
fi
fi
fi
«Cleante era solito dire che Socrate prendeva l'amato per l'orecchio, e
lasciando ai suoi rivali numerose altre «prese» da lui trascurate (e
(Plutarco, Alcibiade, 6, 2)

Le fonti sembrano concordare sul fatto che Alcibiade, allievo di Socrate, sia
un esempio dei rischi che gli empi insegnamenti di quest'ultimo potevano
provocare per la città. Mentre le testimonianze sulla relazione fra i due
personaggi fornite da Platone risultano tutt'altro che univoche: in particolare
Platone si contraddice sul periodo di frequentazione fra questi due
personaggi, altro elemento negativo è il silenzio delle fonti precedenti sul
legame fra Socrate e Alcibiade, a cui si aggiunge l'assenza di ogni riferimento
a un rapporto erotico tra i due nell'opera di Senofonte.[22]
Per quanto possiamo saperne, quasi certamente Alcibiade e Socrate si
conoscevano veramente, dato il ristretto circolo aristocratico presente ad
Atene, ma la loro relazione, qualunque essa fosse, fu enfatizzata dopo il
processo subito dal losofo e col tempo è divenuta un topos centrale nella
biogra a di entrambi. A ogni modo Senofonte pare completamente all'oscuro
dell'aspetto erotico della relazione tra i due personaggi. La natura della
relazione tra Alcibiade e Socrate divenne comunque un argomento frequente
all'interno delle discussioni della cosiddetta "scuola socratica", ed è dunque
verosimile supporre che anche Platone abbia tentato di difendere il maestro
da tali accuse e che quindi cerchi in qualche modo di dare una risposta alle
accuse che volevano Socrate responsabile delle malefatte compiute dal suo
giovane discepolo anche nel Simposio e soprattutto nell'Alcibiade, cioè nei
dialoghi in cui Alcibiade compare e svolge un ruolo signi cativo.[23]
Carattere[modi ca | modi ca wikitesto]
La tradizione riporta alcuni episodi che evidenziano il carattere ribelle di
Alcibiade. Bisogna però considerare che secondo David Gribble non bisogna
sempre prestare fede alle ricostruzioni di Plutarco, perché potrebbe aver
utilizzato testimonianze inaf dabili per la ricostruzione della biogra a del
politico ateniese.[24]
Plutarco, per esempio, racconta che una volta Alcibiade volle incontrarsi con
Pericle ma gli fu detto che lo statista non poteva riceverlo, perché stava
studiando come presentare agli Ateniesi il resoconto del suo mandato
politico. Alcibiade allora rispose: "Non sarebbe meglio che studiasse come
non presentare il resoconto agli Ateniesi?"[18]
Un'altra volta diede senza motivo un pugno a Ipponico, un ricco Ateniese,
suscitando lo sdegno generale. Alcibiade si recò quindi a casa di Ipponico e
gli mostrò la schiena invitandolo a frustarlo. Non solo Ipponico lo perdonò, ma
gli diede in moglie la glia Ipparete. Ella fu fedele al marito tutta la vita a
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
dispetto delle sue relazioni extraconiugali dandogli due bambini, una femmina
e un maschio chiamato Alcibiade il Giovane.[25]
Secondo un aneddoto riportato da Andocide e Plutarco, una volta Alcibiade
prese a pugni il rivale Taurea, durante una competizione per ottenere una
coregia.[26] Per tutta risposta, gli spettatori presero in simpatia Taurea
applaudendo il suo coro e ri utandosi invece di ascoltare quello di Alcibiade.
[27]

Un esempio della natura ambiziosa di Alcibiade fu il fatto che durante i Giochi


olimpici del 416 a.C., partecipò alla corsa dei carri con ben sette carri, più di
quanto ogni altro privato cittadino avesse mai fatto no ad allora. Tre dei suoi
carri arrivarono rispettivamente primo, secondo e quarto.[28]
La leggenda che si tramanda del cane senza coda[29] presenta Alcibiade nel
palcoscenico della storia[30] come un personaggio pubblico abile gestore della
propria immagine. Lo scandalo creato dal taglio della bellissima coda del
proprio cane avrebbe avuto l'obiettivo di calamitare l'attenzione degli ateniesi
su questo episodio in modo tale che la stessa attenzione non potesse cadere
su episodi ben più gravi che lo riguardavano.
Carriera politica no al 412 a.C.[modi ca | modi ca wikitesto]
Ascesa[modi ca | modi ca wikitesto]
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
Alcibiade di Agostino Veneziano
L'ascesa politica di Alcibiade ebbe inizio quando egli cominciò a dar voce
all'ala populista che vedeva negativamente la pace di Nicia e agognava una
più marcata politica espansionistica. Gli storici Arnold W. Gomme e Raphael
Sealey affermano, dando credito alle parole di Tucidide,[31] che Alcibiade fosse
offeso dal fatto che gli Spartani gli avevano preferito come interlocutori nelle
trattative di pace Nicia e Lachete, trascurandolo per il fatto che era giovane.[32]
[33]

L'accordo di pace, lungi dall'essere rispettato, fu causa di numerose dispute


interpretative e ciò convinse Sparta a inviare ambasciatori ad Atene con pieni
poteri per dissipare i malumori. Gli Ateniesi li ricevettero benevolmente, però
Alcibiade li incontrò in segreto prima che andassero a parlare all'ecclesia e
disse loro che quest'ultima era arrogante e molto ambiziosa;[34] li sollecitò a
lasciare da parte il loro incarico diplomatico di rappresentanti con pieni poteri,
permettendogli di assisterli nel dialogo coi politici ateniesi facendo leva sulla
sua in uenza.[35] Gli ambasciatori furono d'accordo e, impressionati dalla
dialettica di Alcibiade, si allontanarono dalle posizioni di Nicia, il quale invece
voleva sinceramente stringere un accordo cogli Spartani.[34] Il giorno dopo,
fl
durante l'assemblea, tradendo la dichiarazione di intenti, Alcibiade chiese agli
ambasciatori quali poteri fossero stati concessi loro da Sparta per i negoziati
e loro, come accordato, risposero che non avevano ricevuto pieni poteri.
Affermazione in diretta contrapposizione con quanto affermato il giorno prima;
Alcibiade colse l'occasione per gettare sospetti sulla loro credibilità e
distruggerne la reputazione.[36] Questo fatto imbarazzò Nicia e, di
conseguenza, rafforzò la posizione di Alcibiade, che venne nominato
generale.[37]
Alcibiade si servì della sua maggiore in uenza per stringere un'alleanza con
Argo, Mantinea, Elis e altre città del Peloponneso, minacciando il dominio di
Sparta nella regione.
«Fu un grandioso progetto in cui un generale ateniese era al comando
del più grande esercito organizzato nel Peloponneso, con l'intento di
(A.W. Gomme, A Historical Commentary on Thucydides, 70)

L'alleanza non ebbe però successo a causa della scon tta nella battaglia di
Mantinea.
Gli anni 416 e 415 a.C. furono testimoni di una complessa lotta politica tra
Iperbolo contrapposto ai suoi antagonisti, Nicia e Alcibiade. Iperbolo tentò di
farli ostracizzare, ma Alcibiade e Nicia riuscirono, grazie alla loro in uenza
combinata, a far esiliare proprio Iperbolo:[38] sia Nicia sia Alcibiade avevano un
proprio seguito personale, i cui voti erano determinati dai desideri dei capi.[33]
Alcibiade non fu tra i generali coinvolti nella cruenta occupazione dell'isola di
Melo (416-415 a.C.), ma Plutarco afferma che fu uno dei sostenitori del
decreto col quale a Melo furono uccisi tutti gli uomini adulti e ridotti in
schiavitù le donne e i bambini.[26] Andocide afferma che Alcibiade ebbe un
glio da una di queste schiave.[39]
Spedizione in Sicilia[modi ca | modi ca wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Scandalo delle erme e Spedizione ateniese


in Sicilia.
Nel 415 a.C. giunsero ad Atene gli ambasciatori della città elima di Segesta,
in Sicilia, per chiedere aiuti nella guerra che li vedeva contrapposti alla
siceliota Selinunte, alleata di Siracusa.
Durante il dibattito che seguì, Nicia fu fermamente contrario all'intervento
ateniese, spiegando come una campagna del genere sarebbe stata troppo
dispendiosa per le casse della città, attaccando le motivazioni e la persona
stessa di Alcibiade, che era emerso come sostenitore della spedizione.
fi
fi
fi
fl
fi
fl
Alcibiade nel suo discorso affermò che questo nuovo teatro di guerra avrebbe
arricchito Atene e ne avrebbe esteso la sfera di in uenza eguagliando la
grandezza dell'Impero persiano: gli Ateniesi sarebbero riusciti a reclutare
degli alleati nella regione e avrebbero conquistato Siracusa, la città più
potente della Sicilia.[40] Secondo Tucidide Alcibiade sperava addirittura di
prendere anche Cartagine, in modo da ottenere vantaggi personali in gloria e
denaro.[41]
Nonostante l'entusiastico discorso di Alcibiade in favore dell'intervento:
«…conviene a me, Ateniesi, il comando, meglio che a chiunque altro e ho
chiara coscienza d'esserne degno. […] Abbagliai del mio splendore, nella
sacra cornice d'Olimpia, i Greci. […] Ho spinto le città più poderose del
(Tucidide, VI, 16;17;18.)

fu Nicia, una volta chiaritosi sugli intenti dell'assemblea, che trasformò quello
che doveva essere un intervento simbolico a supporto di Segesta in una
grande spedizione, facendo credere la conquista della Sicilia possibile e
sicura.[42] Infatti fu su consiglio di Nicia che la otta fu aumentata da 60 navi[43]
a "140 galere, equipaggiate con 5.100 opliti, 1.300 arcieri, frombolieri e fanti
leggeri".[44] Il losofo Leo Strauss sottolinea che la spedizione in Sicilia non
sarebbe mai stata tentata in simili circostanze sotto Pericle.[45]
L'intenzione di Nicia era quella di sottoporre all'ecclesia una richiesta di
truppe talmente onerosa da dissuadere i sostenitori della spedizione, invece
ottenne l'effetto opposto, rendendoli ancora più entusiasti.[46] Contro i suoi
desideri, fu nominato generale assieme ad Alcibiade e Lamaco e a ognuno
dei tre furono dati pieni poteri per fare qualunque cosa fosse nell'interesse di
Atene mentre erano in Sicilia.[47]
Durante i preparativi, una notte, tutte le erme (le statue che raf guravano
Ermes ai crocicchi delle strade principali) in Atene furono mutilate; questo atto
di profanazione sacrilega fu visto come un cattivo auspicio per la missione e
fece scoppiare uno scandalo giudiziario. Plutarco spiega che Androcle,
oppositore di Alcibiade, ingaggiò falsi testimoni per accusare lui e i suoi amici
delle mutilazioni e di aver profanato i misteri eleusini. In seguito i suoi
avversari, tra i cui capi c'erano Androcle stesso e Tessalo, glio di Cimone,
ingaggiarono degli oratori per sostenere che Alcibiade avrebbe dovuto prima
compiere la spedizione e poi essere processato al ritorno. Alcibiade,
sospettando le loro intenzioni, chiese di essere processato immediatamente,
nonostante rischiasse la pena di morte, difendendo così di persona la sua
reputazione;[48] la sua richiesta non fu accolta e la otta salpò, senza che la
questione fosse stata risolta.[49] Come Alcibiade aveva sospettato, la sua
assenza favorì i suoi nemici che lo accusarono di aver intrapreso azioni e
fatto commenti sacrileghi, affermando che questi fatti erano collegati a un suo
fi
fl
fl
fl
fi
fi
complotto anti-democratico.[50] Secondo Tucidide gli Ateniesi, avendo paura
della deriva tirannica, vedevano con sospetto tutti i politici in uenti.[51]
Quando la otta attraccò a Katane (l'odierna Catania) trovò la trireme
ateniese Salaminia che stava aspettando di riportare Alcibiade e gli altri
imputati ad Atene af nché fossero sottoposti a giudizio per la mutilazione
delle erme e per la profanazione dei misteri eleusini.[51] Alcibiade disse agli
araldi che li avrebbe seguiti con la sua nave, ma fuggì invece a Thurii, nel
Bruzio (l'odierna Calabria): ad Atene fu dichiarato colpevole in contumacia e
condannato a morte, le sue proprietà furono con scate e fu promessa una
taglia di un talento a chiunque avesse ucciso uno dei fuggitivi.[52]
Intanto la spedizione ateniese in Sicilia, dopo qualche vittoria, si diresse
verso Messina, dove gli strateghi si aspettavano che i loro alleati, all'interno
delle mura, consegnassero loro la città. Ma Alcibiade, sapendo che sarebbe
stato estradato, diede informazioni agli amici dei Siracusani che si trovavano
a Messina perché impedissero agli Ateniesi di conquistare la città.[53] Con la
morte di Lamaco in battaglia, poco tempo dopo, il comando della spedizione
fu af dato a Nicia, che gli storici moderni hanno valutato come inadatto alla
guida delle truppe.[2]
A Sparta[modi ca | modi ca wikitesto]
Dopo essersi dileguato a Thurii, Alcibiade contattò velocemente gli Spartani,
"promettendo di rendere loro aiuti e servigi in modo ancor più determinante di
quando non avesse causato loro dif coltà da nemico" in cambio di
protezione.[54] Essi accettarono la sua offerta e lo accolsero in città. A Sparta,
dove si stava discutendo dell'eventualità o meno di un invio di aiuti a
Siracusa, Alcibiade partecipò al dibattito e instillò negli efori spartani una
certa paura nei confronti dell'ambizione ateniese, spiegando come
intendessero conquistare la Sicilia, l'Italia e forse anche Cartagine.[55]
La minaccia ateniese sembrò quindi immediata e Alcibiade riuscì a
convincere gli Spartani a mandare un contingente guidato da Gilippo ad
aiutare e a riorganizzare i Siracusani.[55] Egli cercò di creare una sintonia con
l'uditorio attraverso il ricordo della politica anti-tirannica della propria famiglia,
atteggiamento che li accomunava alla politica spartana.[56]
La democrazia venne presentata come l'unica alternativa al potere dispotico
e come la forma di governo che aveva reso Atene grande e libera. Tuttavia
Alcibiade, in questo discorso, prese le distanze dall'ordinamento politico della
propria città, mostrando di disprezzare questo regime:
«Il nostro partito era quello del popolo intero, poiché il nostro credo era di
fare la nostra parte nel conservare la forma di governo sotto la quale la
(Discorso di Alcibiade agli Spartani, come registrato da Tucidide (VI, 89); Tucidide non
garantisce l'accuratezza verbale di quanto scritto.)
fi
fl
fi
fi
fi
fi
fi
fl
Si trattava di una dichiarazione politica che si allontanava dagli ideali
democratici ateniesi, avvicinandosi piuttosto a una politica oligarchico-
moderata. Tuttavia, più che motivate da veri orientamenti politici, le parole di
Alcibiade sono da intendersi come dettate dal bisogno, personale e
contingente, di creare una base di comunicazione con gli Spartani: doveva
convincerli non solo a dimenticare la precedente condotta, cercando di porla
sotto una luce diversa, ma soprattutto doveva farsi accettare da loro,
dimostrando di avere gli stessi interessi.[57] Non si può tuttavia valutare se
questo cambiamento sia da imputarsi effettivamente ad Alcibiade, o se faccia
piuttosto parte dell'abilità di Tucidide nel creare discorsi "verosimili", che
forzano in parte la realtà per adeguarsi alla sua visione della guerra del
Peloponneso.[58]
In ne Alcibiade spiegava le ragioni di quello che si presentava come un
tradimento della propria patria attraverso un ragionamento so stico.
All'interno del suo sistema di valori, orientato al soddisfacimento egoistico dei
propri desideri, l'idea di patriottismo assume un signi cato nuovo: Alcibiade
stravolge il senso della partecipazione politica e la polis diventa il
palcoscenico sul quale recitare il proprio ruolo da protagonista:[59]
«E i nemici peggiori non sono quelli che, come voi, colpiscono il nemico,
ma quelli che costringono gli amici a divenire nemici. E l'amor di patria io
(Tucidide VI 92.3-4)

Lo storico Donald Kagan, dell'università di Yale, pensa che Alcibiade abbia


volontariamente esagerato, dando enfasi nell'esporre gli ambiziosi piani degli
Ateniesi, in modo tale che gli Spartani si convincessero che l'aiuto da lui
fornito fosse loro veramente utile; Kagan afferma che Alcibiade non aveva
ancora acquisito la sua fama "leggendaria" e che gli Spartani lo vedevano
come "un uomo scon tto e braccato" la cui politica "aveva prodotto danni
strategici senza alcun risultato decisivo". Se tale interpretazione è esatta, uno
dei più grandi talenti di Alcibiade fu senza dubbio la capacità oratoria
altamente persuasiva.[60]
Alcibiade fu consigliere militare di Sparta e aiutò gli Spartani a ottenere molti
successi cruciali. Consigliò loro di costruire un forte permanente a Decelea,
ad appena 16 chilometri da Atene e con vista sulla città.[61] Facendo ciò
costrinsero gli Ateniesi ad allontanarsi dalle loro case, dai loro raccolti e dalle
miniere di argento di capo Sunio.[60] La mossa fu devastante per Atene e
costrinse i cittadini a vivere all'interno delle Lunghe Mura tutto l'anno, facendo
in modo che i loro approvvigionamenti alimentari dipendessero interamente
dai traf ci marittimi. Vedendo Atene assediata, alcuni membri della lega delio-
attica cominciarono a organizzare una rivolta. In seguito alla disastrosa
scon tta ateniese in Sicilia, Alcibiade navigò verso la Ionia con una otta
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fl
spartana e continuò a persuadere alcune città cruciali per la sopravvivenza
della lega alla ribellione.[62][63]
Nonostante questi considerevoli contributi alla causa spartana, Alcibiade ben
presto perse il favore del governo spartano, presieduto da Agide II.[64] La
causa scatenante fu l'attribuzione di paternità di Leotichida, il glio nato dalla
moglie di Agide, Timea, allo stesso Alcibiade.[65] L'in uenza di Alcibiade si
ridusse ancora di più dopo il ritiro di Endio, l'eforo che gli faceva i favori più
grandi.[66] Si suppone che l'ammiraglio spartano Astioco avesse ricevuto
ordine di uccidere Alcibiade, ma quest'ultimo fu avvertito in tempo e fuggì
presso il satrapo persiano Tissaferne, che aveva nanziato le forze
peloponnesiache nel 412 a.C.[67]
In Asia Minore[modi ca | modi ca wikitesto]

Jean-Baptiste Regnault, Socrate distoglie Alcibiade dal piacere di un abbraccio


sensuale, 1791
Al suo arrivo a Sardi, Alcibiade ottenne ben presto la ducia del potente
satrapo a cui diede vari consigli politici. Secondo Tucidide Alcibiade, presso
Tissaferne, cominciò a fare tutto ciò che poteva per danneggiare la causa
spartana. In qualità di consigliere suggerì di ridurre i nanziamenti alla otta
peloponnesiaca cominciando a erogarli saltuariamente.[67] Poi, di sedurre i
fi
fi
fi
fl
fi
fi
fi
fl
trierarchi e gli strateghi delle polis greche con donativi in denaro, in modo da
renderli arrendevoli.
In ne Alcibiade disse al satrapo di non aver fretta nel portare la otta
persiana nel con itto visto che i due contendenti, Atene e Sparta, si
sarebbero stancati di più quanto più a lungo la guerra fosse durata: «e, dopo
aver diminuito il potere ateniese il più possibile, eliminare immediatamente il
paese dei Peloponnesiaci»;[68] ciò avrebbe permesso ai Persiani di
conquistare più facilmente la regione vincendo di conseguenza la guerra.
Sebbene il consiglio di Alcibiade giovasse ai Persiani, esso fu solamente un
pretesto; Tucidide ci dice che il vero motivo fu di usare la sua supposta
in uenza presso i Persiani per realizzare il suo ritorno ad Atene.[69]
Richiamo ad Atene[modi ca | modi ca wikitesto]
Negoziati con gli oligarchi ateniesi[modi ca | modi ca wikitesto]
fl
fi
fl
fi
fi
fi
fi
fl
Busto maschile idealizzato, tradizionalmente identi cato come Alcibiade (Roma, Musei
Capitolini)
L'Alcibiade alle "dipendenze" di Tissaferne, lavorò in modo da far sembrare la
"democrazia radicale" incompatibile col suo ritorno in terra natia.[70] Perciò
intrecciò corrispondenza coi navarchi Ateniesi di stanza con la otta a Samo,
ai quali suggerì che, se avessero instaurato un governo oligarchico a lui
amico, sarebbe tornato ad Atene portando con sé in dote nanziamenti
persiani e, probabilmente, una otta persiana di 147 triremi.[71] Alcibiade riuscì
a convincere gli uf ciali più in uenti, ma per raggiungere il suo obiettivo
doveva fare in modo che la costituzione ateniese venisse cambiata, il suo
ritorno fosse messo al voto e Tissaferne e il re di Persia si convertissero alla
causa ateniese.
La maggior parte degli uf ciali della otta ateniese accettò il piano e accolse
con favore la prospettiva di una costituzione più limitata, che avrebbe
permesso loro di avere una maggiore in uenza politica. L'idea di un
cambiamento dell'ordinamento politico ad Atene incontrò l'opposizione della
maggior parte dei soldati e dei marinai, ma "la vantaggiosa prospettiva
dell'essere pagati dal re di Persia"[72] fece cambiare loro idea. I cospiratori
mandarono Pisandro in missione ad Atene, per trattare il ritorno di Alcibiade e
l'abolizione della democrazia in città; così facendo avrebbero ottenuto
l'appoggio di Tissaferne.[73]
Secondo Tucidide solo uno dei generali ateniesi a Samo, Frinico, si oppose al
piano e ribatté che Alcibiade non si preoccupava dell'oligarchia che
proponeva più di quanto non si preoccupasse della tradizionale democrazia.
[74] Il coinvolgimento nel complotto di un altro stratega, Trasibulo, non è ancora

stato chiarito: Kagan sostiene che fosse uno dei fondatori del piano,
favorevole a un'oligarchia moderata, ma che le azioni estreme dei suoi
compagni lo avessero escluso dal complotto;[75] Robert Buck, invece, pensa
che Trasibulo non sia mai stato coinvolto nel complotto, anche perché
probabilmente non era a Samo in quei mesi.[76]
Frinico, temendo che Alcibiade, dopo essere ritornato, si vendicasse di lui
poiché gli si era opposto, mandò una lettera segreta all'ammiraglio spartano
Astioco. In essa comunicava che Alcibiade stava facendo il doppio gioco,
consigliando Tissaferne a sostegno della causa ateniese, e rivelandogli
espressamente il resto del complotto. Astioco giunto a Magnesia incontrò
Alcibiade e Tissaferne, ai quali parlò della lettera di Frinico. Alcibiade rispose
mandando alle autorità di Samo una lettera contro Frinico, esponendo ciò che
aveva fatto e chiedendo di condannarlo a morte.[77] Frinico scrisse
nuovamente ad Astioco, disperato, offrendogli la possibilità di distruggere la
otta ateniese a Samo: Astioco rivelò anche questo ad Alcibiade, che informò
gli uf ciali di Samo che erano stati traditi da Frinico. Alcibiade comunque non
fl
fi
fi
fi
fl
fl
fl
fl
fi
fi
fl
fu ascoltato, poiché Frinico aveva anticipato la sua lettera e, prima che le
accuse arrivassero, disse all'esercito che era stato informato di un piano
nemico per attaccare il campo e che loro avrebbero dovuto forti care Samo il
prima possibile.[78]
Nel frattempo, Pisandro assieme ad altri inviati, arrivò ad Atene dove tenne
un discorso al popolo. La proposta di Pisandro vinse il dibattito, mettendo in
luce le prospettive allettanti promesse da Alcibiade. L'ecclesia depose Frinico
ed elesse Pisandro e altri dieci inviati per negoziare con Tissaferne e
Alcibiade.[79]
A questo punto, il piano di Alcibiade incontrò un grosso ostacolo: Tissaferne
non voleva stringere un accordo in nessun modo, volendo proseguire la sua
politica neutrale;[80] come fa rilevare Kagan, Tissaferne era un satrapo
prudente e aveva compreso i vantaggi del logoramento delle due parti, senza
diretto coinvolgimento persiano.[81] Alcibiade, capita la situazione, incominciò
a presentare agli Ateniesi pretese sempre più assurde per conto di
Tissaferne, tentando di convincerli che Tissaferne volesse sì aiutarli, ma che
essi dovevano in cambio sottostare a più pressanti richieste.
Sebbene gli inviati fossero contrariati per l'audacia delle rivendicazioni
persiane, essi tuttavia partirono coll'impressione che Alcibiade potesse aver
portato a un accomodamento tra i poteri nella regione;[82] questo fallimento
alla corte di Tissaferne, comunque, pose ne ai negoziati tra Alcibiade e i
cospiratori.[80] Questi ultimi, essendo convinti che Alcibiade non potesse
mantenere la propria promessa senza accondiscendere alle pretese di
Tissaferne, che si erano rivelate troppo vessanti, abbandonarono di comune
accordo i piani che riguardavano il suo ritorno ad Atene.[82]
Rielezione a stratego[modi ca | modi ca wikitesto]
Nonostante il fallimento dei negoziati, i cospiratori riuscirono a rovesciare la
democrazia e a imporre il governo oligarchico dei Quattrocento, tra i cui capi
vi furono Frinico e Pisandro. Sebbene i natali li avesse avuti proprio a Samo,
il colpo di Stato, qui, non ebbe successo; i democratici dell'isola vennero a
conoscenza della cospirazione e ne informarono i generali Leonte e
Diomedonte, il trierarca Trasibulo e Trasillo (che a quel tempo era solo un
oplita). Coll'aiuto di questi uomini e dei soldati che già avevano manifestato in
precedenza la loro contrarietà al cambiamento, riuscirono a scon ggere i 300
oligarchi dell'isola che tentavano di prendere il potere.[83] Le truppe ateniesi di
Samo si riunirono in un'assemblea politica, deposero i loro generali e ne
elessero di nuovi, includendovi Trasibulo e Trasillo. Stabilito che essi non si
erano ribellati alla città ma che la città si era ribellata a loro, decisero di
mantenersi fedeli alle istituzioni democratiche, continuando la guerra contro
Sparta.[84]
fi
fi
fi
fi
fi
Dopo qualche tempo Trasibulo convinse l'assemblea militare a votare il
ritorno di Alcibiade, una politica che aveva sostenuto n da prima del suo
colpo di Stato; quindi andò a prendere Alcibiade in Lidia e tornò a Samo con
lui. L'obiettivo di questa mossa si pre ggeva di togliere l'appoggio persiano
agli Spartani, poiché si credeva che Alcibiade avesse ancora una grande
in uenza su Tissaferne.[85] Plutarco afferma che l'obiettivo dell'esercito fosse
di usare l'in uenza di Alcibiade per deporre i tiranni di Atene;[86] Kagan
sostiene che i termini del suo ritorno furono una delusione per Alcibiade, che
aveva sperato in un rientro glorioso ad Atene; si trovò sostenuto solo da una
otta ribelle, dove l'immunità dalle persecuzioni che gli era stata garantita "lo
proteggeva per il tempo presente ma non da future rese dei conti"; per di più,
egli aveva sperato che la ne del suo esilio fosse dovuta al suo prestigio e
alla sua in uenza, quando invece era da ricercare nella capacità politica di
Trasibulo.[87]
Nel suo primo discorso all'assemblea delle truppe, Alcibiade si lamentò
amaramente delle circostanze del suo esilio, ma gran parte del suo intervento
si incentrò sulla sua presunta in uenza nei confronti di Tissaferne; l'intento
principale della sua orazione fu anche quello di rendere gli oligarchi ateniesi
timorosi della sua presenza e di migliorare la sua reputazione nei confronti
dell'esercito di stanza a Samo. Dopo averlo ascoltato, la otta lo elesse
subito generale insieme a Trasibulo e agli altri; Alcibiade, infatti, li eccitò
talmente che essi proposero di salpare subito per il Pireo e attaccare gli
oligarchi ad Atene.[88] Fu in primo luogo lui, assieme a Trasibulo, a calmarli e a
mostrar loro la follia di quest'idea, che avrebbe provocato una guerra civile e
che avrebbe causato l'immediata scon tta di Atene.[86]
Poco dopo la ricomparsa di Alcibiade nello scacchiere politico ateniese, il
governo dei Quattrocento fu rovesciato e rimpiazzato da una più larga
oligarchia, che avrebbe forse lasciato il posto a una democrazia.[89]
Intanto Alcibiade raggiunse Tissaferne via mare con una ottiglia; secondo
Plutarco, l'intento di questa missione era di fermare la otta persiana che
stava andando in aiuto dei Peloponnesiaci.[86] Tucidide concorda con Plutarco
sul fatto che il contingente navale persiano fosse ad Aspendos e che
Alcibiade avesse detto alle truppe che avrebbe portato dalla loro parte quella
otta o che, perlomeno, avrebbe impedito che essa intervenisse a sostegno
di Sparta. Tucidide poi ipotizza che la vera ragione fosse quella di presentare
la sua posizione a Tissaferne e di tentare un accordo di massima da
presentare a Samo;[88] secondo lo storico, Alcibiade avrebbe saputo da tempo
che Tissaferne non avrebbe mai acconsentito di mettere a repentaglio
l'integrità delle sue unità navali.[90]
Battaglie di Abido e Cizico[modi ca | modi ca wikitesto]
fl
fl
fl
fl
fl
fi
fl
fi
fi
fi
fi
fi
fl
fl
fl
Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Abido e Battaglia di Cizico (410
a.C.).

Strategia ateniese nella battaglia di Cizico: la "forza-esca" di Alcibiade (blu) guidò la


otta spartana (nera) in mare aperto, voltandosi poi contro di lei. Gli squadroni di
Trasibulo e Teramene si muovono dietro le navi spartane, tagliando loro la ritirata, in
modo da intrappolare gli Spartani tra tre gruppi di navi ateniesi: una forza molto più
grande di quella che gli Spartani si sarebbero inizialmente aspettati di dover
fronteggiare
Alcibiade fu richiamato dal "regime intermedio" dei Cinquemila, il governo che
successe ai Quattrocento nel 411 a.C., ma è più probabile che abbia
aspettato no al 407 a.C. per ritornare effettivamente in città.[91] Plutarco
racconta che, nonostante la richiesta del suo ritorno fosse già stata approvata
su richiesta di Crizia, suo alleato politico, Alcibiade decise di tornare solo
dopo un trionfo militare.[92]
L'evento che gli avrebbe fruttato la fama tanto agognata fu la battaglia di
Abido. Alcibiade, rimasto a Samo con poche triremi, mentre Trasibulo e
Trasillo conducevano la otta nell'Ellesponto, riuscì a racimolare una discreta
quantità di denaro in Caria e dalle aree vicine, con la quale pagò i rematori e
armò altre navi.[93] Dopo la battaglia di Cinossema entrambe le otte
radunarono tutte le navi di presidio nel mar Egeo per quello che forse
sarebbe stato lo scontro decisivo; mentre Alcibiade era ancora in viaggio,
esse si scontrarono ad Abido, dove i Peloponnesiaci avevano posto la loro
principale base navale. La battaglia fu equilibrata e durò a lungo, ma la
bilancia s'inclinò a favore degli Ateniesi quando Alcibiade arrivò con diciotto
triremi nell'Ellesponto.[92][94]
Viste le dif coltà il satrapo persiano Farnabazo II, che aveva rimpiazzato
Tissaferne come sostenitore della otta peloponnesiaca, spostò il suo
esercito lungo la costa per difendere i marinai che avevano tirato in secca le
fl
fi
fi
fl
fl
fl
loro navi; solo il loro intervento e la venuta della notte salvarono l'armata
navale dalla completa distruzione.[95]
Poco dopo la battaglia, Tissaferne arrivato nell'area dello scontro incontrò
Alcibiade, che lasciata la otta a Sesto, gli conferì doni in omaggio sperando
di portare in appoggio ad Atene il governo persiano. Evidentemente Alcibiade
giudicò male la sua posizione presso il satrapo e venne arrestato al suo
arrivo.[92] Dopo un mese riuscì a scappare e riprese il comando delle
operazioni.[96] Ora era ovvio che, comunque, non aveva più in uenza presso i
Persiani: da allora la sua autorità dipese da ciò che poteva fare, piuttosto che
da ciò che aveva promesso di fare.[97]
Dopo un intervallo di vari mesi, nei quali i Peloponnesiaci riarmarono nuove
navi e gli Ateniesi assediarono numerose città sfuggite al controllo della lega
delio-attica raccogliendo denaro in tutto il mar Egeo, si riaccese lo scontro per
il controllo dell'Egeo. La battaglia di Cizico, nel 410 a.C., ne fu la
conseguenza.

Alcibiade era stato costretto a fuggire da Sesto a Cardia per proteggere le
sue triremi dalla otta peloponnesiaca, ma appena quella ateniese si fu
riunita i suoi comandanti la portarono a Cizico, dove secondo gli informatori
ateniesi Farnabazo e Mindaro, comandante della otta peloponnesiaca,
stavano programmando insieme la mossa successiva. Favorite dal maltempo
e dall'oscurità, le forze ateniesi combinate si avvicinarono senza essere
scoperte dai Peloponnesiaci;[96] lì gli Ateniesi elaborarono un piano per
costringere alla battaglia il nemico. Secondo Diodoro Siculo, Alcibiade avanzò
con una piccola ottiglia, che funse da esca per gli Spartani e, dopo aver
ingannato con successo Mindaro grazie al suo piano, le unità navali di
Trasibulo e Trasillo si unirono al suo contingente, tagliando la ritirata agli
Spartani.[98]
Il professore Robert J. Littman, della Brandeis University, sottolinea come i
resoconti di Diodoro e Senofonte differiscano, per quanto riguarda
l'attribuzione del merito della vittoria: Senofonte giusti ca la vittoria ateniese
con l'arrivo di una tempesta, mentre Diodoro all'astuzia di Alcibiade; molti
storici però, prediligono il resoconto di Senofonte[99] mentre Jean Hatzfeld fa
notare che il resoconto di Diodoro contiene molti particolari interessanti.[100]
La otta spartana subì ingenti perdite nella ritirata e raggiunse la costa cogli
Ateniesi alle calcagna. Le truppe di Alcibiade, guidando l'inseguimento,
presero terra e cercarono di spingere di nuovo le navi nemiche in mare; i
Peloponnesiaci combatterono per evitare che le loro navi fossero portate via
e le truppe di Farnabazo vennero in loro soccorso.[101] Trasibulo sbarcò le sue
truppe per alleviare temporaneamente la pressione su Alcibiade e
contemporaneamente ordinò a Teramene di congiungersi alle forze terrestri
ateniesi lì vicino, portando queste ultime in soccorso dei marinai e delle
fl
fl
fl
fl
fl
fi
fl
truppe da sbarco presenti sulla spiaggia. Gli Spartani e i Persiani, sopraffatti
dall'arrivo di più contingenti da diverse direzioni, furono scacciati e scon tti,
mentre gli Ateniesi catturarono tutte le navi spartane salvatesi dalla
distruzione.[98][102] Una lettera mandata a Sparta da Ippocrate, vice-ammiraglio
di Mindaro, fu intercettata dagli Ateniesi; recitava: "Le navi sono perse.
Mindaro è morto. Gli uomini stanno morendo. Non sappiamo cosa fare."[103]
Poco dopo Sparta chiese la pace, ma questa offerta fu respinta dagli Ateniesi,
istigati da Cleofonte.[104]
Ulteriori successi militari[modi ca | modi ca wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Bisanzio (408 a.C.).


Dopo la vittoria ottenuta a Cizico, nel 409 a.C. Alcibiade e Trasibulo
incominciarono ad assediare Calcedonia, forti del sostegno di una otta
composta da 190 navi.[105] Anche se non ottennero una vittoria de nitiva e non
riuscirono a costringere la città alla resa, Alcibiade riuscì a vincere una
piccola battaglia tattica alle porte della città e Teramene concluse un accordo
coi Calcedonesi.[106]
Giunto nel Chersoneso Tracico, Alcibiade attaccò Selimbria, dove organizzò
un complotto col partito lo-ateniese della città, offrendo loro delle ragionevoli
condizioni di pace, imponendo una ferrea disciplina per tutelarne l'attuazione.
Non fece niente alla città e, presa una certa somma di denaro, vi lasciò una
guarnigione e ripartì;[107] alcune epigra testimoniano che, dopo essersi arresi,
gli abitanti di Silivri consegnarono degli ostaggi.[3] Gli storici giudicano
positivamente questa sua operazione dato che essa gli permise di
guadagnare tempo e soldi.[3][97]
Nel 408 a.C. aiutò Trasibulo e Teramene ad assediare la città di Bisanzio.
Una parte dei cittadini, affamata e demoralizzata, decise di arrendersi agli
Ateniesi chiedendo condizioni simili a quelle ottenute da Silivri. Durante la
notte all'ora prestabilita, i difensori che avevano aderito alla congiura
lasciarono le loro postazioni e gli Ateniesi poterono attaccare indisturbati la
guarnigione spartana; a un certo punto, vista la ferocia con cui si battevano
coloro che erano rimasti leali agli Spartani, Alcibiade compì la mossa
decisiva, promettendo loro salva la vita se avessero aderito alla causa
ateniese. Appagati, anch'essi voltarono le spalle agli Spartani, che furono
totalmente annientati.[108]
Ritorno ad Atene, licenziamento e morte[modi ca | modi ca
wikitesto]
Ritorno ad Atene[modi ca | modi ca wikitesto]
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fl
fi
Nella primavera del 407 a.C., Alcibiade si decise a tornare ad Atene ma
nonostante le sue recenti vittorie fu estremamente cauto: i cambiamenti di
governo avvenuti, la teorica condanna che pendeva ancora su di lui e il
grande danno che aveva recato alla città quando era stato alleato di Sparta,
potevano in uenzare negativamente l'opinione pubblica. Quindi Alcibiade,
invece di tornare direttamente in patria, andò prima a Samo a prendere venti
navi, colle quali si diresse nel golfo Ceramico in Caria, dove raccolse una
somma di denaro pari a 100 talenti di argento; direttosi alla foce dell'Eurota,
controllò le operazioni spartane nei dintorni del porto del Giteo e raccolse
informazioni sulla reazione degli Ateniesi venuti a conoscenza del suo
imminente ritorno.[109] Seppe così che essi erano ben disposti nei suoi
confronti e che i suoi migliori amici attendevano con ansia il suo arrivo.[110]
Giunse così presso il porto del Pireo, dove la folla si accalcava per vederlo,[111]
eppure la paura di Alcibiade non svanì nché non vide suo cugino e gli altri
suoi amici e conoscenti, che lo invitarono a sbarcare.[112] A terra fu accolto
come un eroe; alcuni videro come un cattivo presagio il fatto che ritornasse il
giorno della festa della Plinteria, visto che questo giorno era considerato
come il più sfortunato dell'anno e che, quindi, non era consigliabile che vi
accadesse nulla di importante.[113] I suoi nemici ne presero nota e lo tennero a
mente per future occasioni.[114]
Tutti i procedimenti giudiziari contro Alcibiade furono cancellati e le accuse di
blasfemia furono uf cialmente ritirate. Alcibiade riuscì a convincere del suo
pentimento gli Ateniesi guidando la processione solenne a Eleusi, la prima
che si svolgesse sulla terraferma dopo l'occupazione spartana di Decelea.[115]
La processione era stata rimpiazzata da un tragitto per mare, ma quell'anno
Alcibiade riuscì, con una scorta di soldati, a permettere che essa si svolgesse
secondo il canone tradizionale.[116] Le sue proprietà gli furono restituite e
l'assemblea lo nominò "comandante supremo delle forze di terra e di mare".
[117]

Scon tta di Nozio[modi ca | modi ca wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Nozio.


fi
fl
fi
fi
fi
fi
Michele de Napoli, Morte di Alcibiade (1839 circa, Napoli, Museo archeologico
nazionale)
Nel 406 a.C. Alcibiade partì da Atene con 1 500 opliti e una otta di 100 navi.
[118] Non riuscendo nell'assedio di Andro, si diresse a Samo e poi a Nozio,

località più vicina al nemico che si trovava a Efeso.


Nel frattempo Ciro, rimpiazzato Tissaferne al comando della satrapia di Lidia
e Caria, aveva deciso di aiutare nanziariamente i Peloponnesiaci. L'aumento
delle paghe spinse molti rematori ateniesi nella otta spartana, ora
comandata dall'abile Lisandro, che aveva sostituito lo sfortunato Mindaro:
fi
fl
fl
questi fattori causarono un rapido rafforzamento della otta peloponnesiaca,
a danno di quella ateniese. In cerca di fondi e avendo bisogno di un'altra
battaglia decisiva, Alcibiade lasciò Nozio e andò ad aiutare Trasibulo
nell'assedio di Focea.[119] Alcibiade era consapevole della vicinanza della otta
spartana, perciò mise 80 navi a sorvegliarla, lasciandone il comando al suo
timoniere personale Antioco, al quale aveva dato espressamente l'ordine di
non attaccare Lisandro. Antioco disobbedì e si sforzò di spingere Lisandro a
combattere, tentando di imitare le tattiche usate a Cizico quattro anni prima.
La situazione di Nozio, però, era radicalmente diversa: gli Ateniesi non
avevano dalla loro parte l'effetto sorpresa, visto che Lisandro era ben
informato riguardo alla loro otta dai disertori.[120] Infatti, l'improvviso attacco
spartano ordinato da Lisandro affondò la nave di Antioco, il resto della otta
"esca" fu inseguito no a Nozio, dove il grosso della otta ateniese fu colto
impreparato; le perdite ammontarono a ventidue navi. Alcibiade tornò subito
dopo e tentò disperatamente di riscattarsi con una vittoria, ma Lisandro non
abboccò.[121]
La responsabilità della scon tta, naturalmente, ricadde su Alcibiade, e i suoi
nemici riuscirono a farlo rimuovere dall'incarico, anche se alcuni storici
moderni ritengono che la colpa principale fosse di Antioco.[122] Diodoro Siculo
afferma che, oltre che per la scon tta di Nozio, Alcibiade fu esautorato anche
per delle false accuse montate dai suoi oppositori;[98] secondo il professore di
storia antica Anthony Andrewes la delusione delle aspettative di vittoria, da lui
create quell'estate, furono decisive per la sua caduta.[118] Dopo la condanna
Alcibiade andò in esilio[98] e si diresse a nord stabilendosi nei suoi castelli del
Chersoneso Tracico, senza più tornare ad Atene. La conseguenza più
importante della sua caduta, comunque, fu probabilmente l'esautorazione dei
suoi principali alleati (Trasibulo, Teramene e Crizia);[117] questo triste episodio
tolse ad Atene i suoi migliori comandanti militari dell'epoca e contribuì
certamente alla sua scon tta nale, concretizzatasi colla disastrosa scon tta
di Egospotami del 404 a.C.[123]
Ultimi anni[modi ca | modi ca wikitesto]
Dopo Nozio, Alcibiade non ebbe più alcuna in uenza politica. Il suo unico
tentativo di rientrare in gioco avvenne prima della battaglia di Egospotami:[124]
recatosi dai generali ateniesi, spiegò loro che erano accampati in una
posizione svantaggiosa e li consigliò di recarsi a Sesto, dove avrebbero
potuto trarre vantaggio dalla presenza del porto e della città;[125]
Diodoro riferisce invece che offrì l'aiuto del re della Tracia, Amadoco I, in
cambio di una parte di comando. Anche Plutarco menziona l'episodio,
dicendo che "Alcibiade salì a cavallo e andò dare una lezione ai generali.
Disse che il loro ancoraggio era cattivo: il posto non aveva né un porto né
una città e loro dovevano andare a far provviste a Sesto".[126] Bernadotte
fi
fi
fi
fi
fl
fi
fi
fi
fl
fl
fl
fl
fi
fl
Perrin ritiene più af dabile il resoconto di Diodoro[127] rispetto a quello di
Senofonte.[124] Andrew Wolpert afferma che "non ci vuole un lettore cinico per
capire, anche dal resoconto di Senofonte, che Alcibiade stava cercando di
fare i suoi interessi quando andò a informare i generali dei loro errori tattici".
[128] In ogni caso i generali ateniesi, pensando che "in caso di scon tta la colpa

sarebbe stata loro e in caso di vittoria il merito sarebbe stato di Alcibiade", gli
chiesero di andarsene e di non tornare più.[125][127] Qualche giorno dopo la loro
otta fu annientata da Lisandro.
Morte[modi ca | modi ca wikitesto]
Dopo la scon tta di Atene, Alcibiade andò in Frigia, sperando di assicurarsi
l'aiuto del nuovo re di Persia, Artaserse, per combattere l'egemonia militare
spartana in Grecia, ma non ebbe fortuna, venendo ucciso nel 404 a.C.
I fatti riguardanti la morte di Alcibiade sono in gran parte incerti, visto che i
resoconti sono discordanti. Secondo Isocrate tra i maggiori responsabili si
annoverano sicuramente gli Spartani, ma al loro insediamento anche i Trenta
tiranni, così come tutta la Grecia, temevano un'azione di Alcibiade, quindi i
potenziali colpevoli sono più di uno.[129] Anche se molti dei dettagli non
possono essere veri cati, la versione più verosimile, quella di Plutarco, è
questa: Lisandro mandò un inviato a Farnabazo, che ordinò a suo fratello di
andare in Frigia, dove Alcibiade viveva coll'amante Timandra, giovane di
buona famiglia.[130] A questo punto ci sono due versioni della storia: secondo
una i mandanti degli assassini erano Spartani, secondo l'altra erano i parenti
di Timandra.[131] L'assassinio si consumò mentre Alcibiade si stava
preparando per raggiungere la corte persiana; la sua casa fu circondata e
incendiata ed egli, non vedendo alcuna possibilità di fuga, si precipitò sui suoi
assassini col pugnale in pugno venendo ucciso da una selva di frecce.[130]
Secondo Aristotele il luogo della morte di Alcibiade fu il monte Elafo, in Frigia.
[132]

Considerazioni[modi ca | modi ca wikitesto]


Carriera politica[modi ca | modi ca wikitesto]
fl
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi

fi
Epitaf o di Ipparetea, glia di Alcibiade. Cimitero delle Ceramiche, Atene
Per l'antica Grecia, Alcibiade fu una gura di primo piano: Tucidide lo giudicò
"troppo ambizioso" nel proporre la spedizione in Sicilia con l'intento di
"arricchirsi e diventar famoso coi suoi successi". Non lo ritiene però
direttamente responsabile della scon tta di Atene: "le sue abitudini offesero
tutti, facendo in modo che gli Ateniesi si af dassero ad altre mani, che poco
dopo rovinarono la città";[41] Plutarco lo dipinge come "il meno scrupoloso e il
più imprudente degli esseri umani";[133] d'altro canto, però, Diodoro afferma
che era "di spirito brillante e desideroso di grandi imprese";[134] Sharon Press,
dell'università Brown, afferma che Senofonte enfatizzò i servizi che aveva
reso allo Stato, minimizzando i danni che aveva arrecato a esso;[116][135]
Demostene, invece, sostiene Alcibiade, argomentando che difese con
patriottismo la democrazia, e non con doni o discorsi, ma in prima persona;
[136] per Demostene e altri oratori Alcibiade incarnò la gura del grande uomo

durante i giorni gloriosi della democrazia ateniese, divenendo un simbolo


retorico.[137] Uno dei discorsi di Isocrate, pronunciato da Alcibiade il Giovane,
dichiarava che Alcibiade meritava la gratitudine degli Ateniesi per i servigi che
aveva reso loro;[138] Lisia, però, affermava che Alcibiade doveva essere
considerato un nemico per il tenore generale della sua vita, visto che "ripagò
col male il bene fattogli dai suoi amici".[139] Nella Costituzione degli Ateniesi
Aristotele non include Alcibiade nella lista dei migliori politici ateniesi,[140] ma
negli Analitici posteriori un uomo coraggioso come Alcibiade è distinto
"dall'equanimità in mezzo alle vicissitudini della vita e dal non sopportare il
disonore".[141] Alcibiade destò preoccupazione ai concittadini della sua epoca
per la sicurezza dell'ordinamento politico,[142] perciò Andocide scrisse di lui
fi
fi
fi
fi
fi
fi
che, "invece di decidere di conformarsi alle leggi dello stato, si aspettava che
tu ti conformassi al suo modo di vivere".[143] Una delle frasi più famose su
Alcibiade, scritta da Cornelio Nepote, diceva che "Alcibiade sorpassava tutti
gli Ateniesi in splendore e tenore di vita".[144]
Ancora oggi, Alcibiade divide gli storici: per Malcolm F. McGregor, ex capo del
Dipartimento di Storia Classica dell'Università della Columbia Britannica,
Alcibiade fu più uno scaltro giocatore d'azzardo che un mero opportunista;[145]
Evangelos P. Fotiadis, importante lologo greco, afferma che Alcibiade "era
un diplomatico di prima classe" e che "aveva enormi qualità"; anche se le sue
abilità spirituali non erano controbilanciate dalla sua magni ca mente, aveva
l'abilità di governare un popolo predisposto alla demagogia;[7] Konstandinos
Paparrigopulos, un importante storico greco, sottolinea le sue "virtù spirituali"
e lo confronta con Temistocle, ma aggiunge che tutte queste qualità crearono
"un traditore, un uomo audace ed empio";[146] Walter Ellis crede che le sue
azioni fossero oltraggiose, ma compiute con brio;[147] David Gribble, invece,
afferma che le azioni di Alcibiade non furono comprese dalla città di Atene e
aggiunge che "le tensioni che portarono Alcibiade a rompere con essa furono
dovuti a problemi puramente personali e civici".[148] Invece lo storico inglese
Russell Meiggs giunge alle conclusione che Alcibiade fosse totalmente privo
di scrupoli, nonostante il suo grande fascino e le notevoli abilità: Meiggs
pensa che le sue azioni fossero state dettate da motivazioni egoistiche e che
il suo antagonismo con Cleone e i suoi successori abbiano distrutto Atene; lo
stesso studioso sottolinea come "il suo esempio di ambizione inquieta e
indisciplinata rafforzò l'accusa contro Socrate".[64]
Ancora più criticamente, Athanasios G. Platias e Constantinos Koliopoulos,
professori di studi strategici e di politica internazionale, sentenziano che le
ragioni di Alcibiade "dovrebbero essere suf cienti a distruggere l'idea che
Alcibiade fosse un grande stratega, come alcune persone credono ancora";
[149] da un diverso punto di vista, la psicologa Anna C. Salter cita Alcibiade

come dotato di "tutte le classiche caratteristiche della psicopatia";[150]


un'affermazione simile è fatta nel quinto capitolo di The Mask of Sanity di
Hervey Cleckley.
Successi militari[modi ca | modi ca wikitesto]
fi
fi
fi
fi
fi
Félix Auvray, Alcibiade colle cortigiane (1833), Museo di Valenciennes
I giudizi riguardanti l'azione militare di Alcibiade sono discordanti. Pur
criticandolo, in una breve digressione Tucidide ammette che: "pubblicamente
il suo modo di condurre la guerra era il migliore";[41] Diodoro e Demostene lo
considerano un grande generale;[134][136] secondo Fotiadis, Alcibiade era un
generale invincibile e, dovunque andò, vinse. Se avesse guidato l'esercito in
Sicilia, gli Ateniesi avrebbero evitato il disastro e, se i suoi compatrioti
avessero seguito i suoi consigli a Egospotami, Lisandro avrebbe perso e
Atene avrebbe avuto l'egemonia sulla Grecia;[7] d'altro canto, Paparrigopoulos
pensa che la spedizione in Sicilia, voluta da Alcibiade, sia stato un errore
strategico;[151] opinione condivisa da Platias e Koliopoulos che la giudicarono
un errore madornale dovuto al suo "comportamento frivolo e a un'incredibile
sottovalutazione del nemico".[40]
Angelos Vlachos, comunque, sottolinea che Atene si interessò alla Sicilia n
dall'inizio della guerra (Plutarco, infatti, scrive che "gli Ateniesi cominciarono
ad allungare gli occhi sulla Sicilia ancora quando era vivo Pericle"),[152]
mandandovi anche un'ambasciata;[153] secondo Vlachos, la spedizione non
aveva niente di strano o avventuroso e costituiva una decisione strategica
razionale basata sulle tradizionali aspirazioni di Atene.[154] Aggiunge che
Alcibiade aveva già concepito un piano più ampio: conquistare l'intero
Occidente,[155] attraverso la scon tta di Cartagine e l'occupazione della Libia,
attaccando poi l'Italia e, dopo averla vinta, prendere il Peloponneso.[152] Infatti
la decisione iniziale dell'ecclesia fu di un contingente contenuto, che poi però
fi
fi
divenne troppo grande e costoso, causa le richieste di Nicia[155] e quindi
adatto a una guerra di conquista più che a un intervento di sostegno alla città
di Segesta; lo storico Donald Kagan critica Alcibiade per non aver capito che
la grandiosità della spedizione ateniese comprometteva lo schema
diplomatico sul quale si basava la sua tattica.[156] Egli pensa che Alcibiade sia
stato un comandante estremamente abile, ma non un genio militare, e che la
sua esagerata autostima e ambizione abbiano superato le sue effettive
capacità. Kagan critica lo stratega per aver af dato a Nozio la otta al suo
timoniere Antioco, aggiungendo che la maggior parte del merito per la
notevole vittoria di Cizico vada assegnato a Trasibulo;[156] nel suo giudizio,
Kagan concorda con Cornelio Nepote, che disse che la stravagante opinione
degli Ateniesi riguardo alle abilità e al valore di Alcibiade fu la loro più grande
sfortuna.[157]
Sharon Press afferma che "anche se Alcibiade può essere considerato un
buon generale, basandosi sulle sue imprese nell'Ellesponto, non si potrebbe
considerarlo allo stesso modo basandosi sul suo operato in Sicilia", ma "la
forza delle sue imprese come generale supera, per importanza, i suoi errori";
[135] gli storici David McCann e Barry Strauss, confrontando Alcibiade con il

generale statunitense Douglas MacArthur, affermano che "entrambi


risaltarono come capi militari a cui si associò un'aura mistica".[158]
Abilità oratoria[modi ca | modi ca wikitesto]

Pietro Testa, Alcibiade, ubriaco, interrompe il simposio (1648)


La capacità dialettica di Alcibiade è stata esaminata dagli studiosi dei tempi
antichi e moderni. Tra questi troviamo:
fi
fi
fi
fl
Plutarco riprende quanto detto da Demostene, affermando che era "l'oratore
migliore dell'epoca, in aggiunta alle sue altre doti",[136] e aggiunge che,
secondo Teofrasto, era il più bravo a capire quali argomenti erano più adatti
in una determinata situazione, esprimendosi con un vocabolario così
ricercato che a volte si metteva in dif coltà ricercandone l'espressione più
adatta;[159] anche il suo sigmatismo, notato da Aristofane, contribuiva a
rendere le sue parole persuasive e piene di fascino;[9][160] Eupoli scrive che era
"il principe degli oratori, ma il più incapace nel parlare",[38] sembra che i suoi
discorsi privati fossero migliori di quelli davanti all'assemblea.[136]
Paparrigopoulos non crede al resoconto di Demostene, ma sostiene che lo
statista ateniese sapeva comunque difendere ef cacemente le sue idee;[146]
anche Kagan riconosce l'abilità oratoria di Alcibiade,[161] mentre Thomas
Habinek, professore di storia classica all'University of Southern California,
sostiene che l'atteggiamento di Alcibiade mutava a seconda dei suoi
ascoltatori:[162] secondo Habinek, gli Ateniesi rispondevano all'affetto di
Alcibiade amando se stessi; quindi, quando parlava, era "un'istituzione della
città che parlava - e amava - se stessa";[162] secondo Aristofane, "Atene lo
desidera, lo odia, ma comunque lo vuole avere".[163]

Riferimenti nell'arte e nella letteratura[modi ca | modi ca


wikitesto]
Alcibiade non è stato risparmiato dalla commedia antica e le storie attestano
un confronto tra Alcibiade ed Eupoli, simile a quello tra Aristofane e Cleone.[24]
Appare anche come personaggio in molti dialoghi socratici (Simposio,
Protagora, Alcibiade primo e secondo, così come i dialoghi eponimi di
Eschine Socratico e Antistene); quest'ultimo, probabilmente per la sua
esperienza personale, descrive Alcibiade ricordando soprattutto la sua
straordinaria forza psichica, il suo coraggio e la sua bellezza, dicendo che "se
Achille non gli assomigliava, non era poi così bello".[164] Nel suo processo
Socrate, dovendo ribattere il tentativo di incolparlo anche dei crimini
commessi dai suoi ex allievi, incluso Alcibiade,[165] nella sua Apologia dichiara:
"Non sono mai stato l'insegnante di qualcuno".[166] Aristofane, invece,
prendeva in giro il suo accentuato sigmatismo nella sua commedia Le
vespe[160], ma poi ne Le rane fa dire a Eschilo una delle ri essioni più ef caci
su Alcibiade: “Non bisogna allevare nella città un cucciolo di leone, ma
quando lo hai allevato devi adattarti alle sue abitudini”[163]. Alcibiade è inoltre
dipinto come uno dei più stretti amici di Cleone.
Molto tempo dopo la sua morte, Alcibiade continuò ad apparire nell'arte, sia
nel Medioevo sia nel Rinascimento, così come in molte opere letterarie
moderne.[167] Affascinava ancora il mondo moderno, divenendo così
protagonista di molti romanzi storici, tra cui quelli di Gertrude Atherton,

fi
fi
fl
fi
fi
fi
Rosemary Sutcliff, Daniel Chavarría, Steven Press eld e Peter Green; inoltre,
è il protagonista del romanzo di Paul Levinson The Plot to Save Socrates (un
viaggio nel tempo dove si raccontano molte sue avventure successive alla
sua morte), di Unraveling time di Kurt R. A. Giambastiani e del racconto breve
The Gods Abandon Alcibiades di Joel Richards (vincitore del Premio Nebula),
oltre che della composizione per voce e piccola orchestra Socrate di Erik
Satie (basato su degli stralci delle opere di Platone tradotte da Victor Cousin).
Alcibiade appare anche nel libro satirico Figurati! (Picture This) di Joseph
Heller e nel Timone d'Atene di William Shakespeare.
Alcibiade, in ne, è menzionato nella regola II della 44ª legge ("Disarmare e
infuriarsi coll'effetto specchio") ne Le 48 leggi del potere di Robert Greene: in
esso l'autore parla della sua abilità di imitare la gente sia in presenza degli
Spartani sia dei Persiani.
Nella storia ucronica The Daimon, pubblicata nel 2002 da Harry Turtledove, il
libro comincia con Alcibiade che comanda la spedizione in Sicilia e ottiene
una vittoria decisiva, prima di tornare ad Atene; unendo le polis greche,
Alcibiade le guida alla conquista dell'Impero persiano, che invece sarebbe
stato preso solo ottant'anni dopo da Alessandro Magno, re di Macedonia.
La storia degli anni di passione fra Alcibiade e Timandra è oggetto del
romanzo Timandra dello scrittore greco Thòdoros Kallifatidis[168].
fi
fi

You might also like