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Alcibiade
Alcibiade
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Socrate istruisce Alcibiade nella casa di Aspasia, dipinto di Jean-Léon Gérôme, 1861
Alcibiade era glio di Clinia, che faceva risalire il proprio lignaggio no a
Eurisace e ad Aiace Telamonio, e di Dinomaca, glia di Megacle V.[4][5]
Alcibiade, per parte di madre, apparteneva quindi alla potente famiglia degli
Alcmeonidi, dato che Pericle e suo fratello Arifrone erano cugini di Dinomaca,
poiché il nonno di quest'ultima e il loro nonno materno erano fratelli, entrambi
gli di Megacle e Agariste di Sicione.[6] Suo nonno materno, chiamato
anch'egli Alcibiade, era amico di Clistene, il riformatore della costituzione
ateniese alla ne del VI secolo a.C.[7]
Dopo la morte di Clinia, avvenuta nella battaglia di Coronea (447 a.C.),
Pericle e Arifrone divennero i suoi tutori.[8] Secondo Plutarco Alcibiade ebbe
molti insegnanti famosi, tra cui Socrate,[9] e fu ben istruito nella retorica; in
contrasto con questo resoconto, Isocrate afferma che Alcibiade non fu mai
allievo di Socrate,[10] ma soltanto di Pericle,[11] e aggiunge che il suo presunto
legame con Socrate fu creato per screditare quest'ultimo.
Alcibiade e Socrate[modi ca | modi ca wikitesto]
Il rapporto tra Alcibiade e Socrate è spunto di dispute marcate, dovute
principalmente alla discordanza nei resoconti di Platone, rinvigoriti dagli scritti
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Le fonti sembrano concordare sul fatto che Alcibiade, allievo di Socrate, sia
un esempio dei rischi che gli empi insegnamenti di quest'ultimo potevano
provocare per la città. Mentre le testimonianze sulla relazione fra i due
personaggi fornite da Platone risultano tutt'altro che univoche: in particolare
Platone si contraddice sul periodo di frequentazione fra questi due
personaggi, altro elemento negativo è il silenzio delle fonti precedenti sul
legame fra Socrate e Alcibiade, a cui si aggiunge l'assenza di ogni riferimento
a un rapporto erotico tra i due nell'opera di Senofonte.[22]
Per quanto possiamo saperne, quasi certamente Alcibiade e Socrate si
conoscevano veramente, dato il ristretto circolo aristocratico presente ad
Atene, ma la loro relazione, qualunque essa fosse, fu enfatizzata dopo il
processo subito dal losofo e col tempo è divenuta un topos centrale nella
biogra a di entrambi. A ogni modo Senofonte pare completamente all'oscuro
dell'aspetto erotico della relazione tra i due personaggi. La natura della
relazione tra Alcibiade e Socrate divenne comunque un argomento frequente
all'interno delle discussioni della cosiddetta "scuola socratica", ed è dunque
verosimile supporre che anche Platone abbia tentato di difendere il maestro
da tali accuse e che quindi cerchi in qualche modo di dare una risposta alle
accuse che volevano Socrate responsabile delle malefatte compiute dal suo
giovane discepolo anche nel Simposio e soprattutto nell'Alcibiade, cioè nei
dialoghi in cui Alcibiade compare e svolge un ruolo signi cativo.[23]
Carattere[modi ca | modi ca wikitesto]
La tradizione riporta alcuni episodi che evidenziano il carattere ribelle di
Alcibiade. Bisogna però considerare che secondo David Gribble non bisogna
sempre prestare fede alle ricostruzioni di Plutarco, perché potrebbe aver
utilizzato testimonianze inaf dabili per la ricostruzione della biogra a del
politico ateniese.[24]
Plutarco, per esempio, racconta che una volta Alcibiade volle incontrarsi con
Pericle ma gli fu detto che lo statista non poteva riceverlo, perché stava
studiando come presentare agli Ateniesi il resoconto del suo mandato
politico. Alcibiade allora rispose: "Non sarebbe meglio che studiasse come
non presentare il resoconto agli Ateniesi?"[18]
Un'altra volta diede senza motivo un pugno a Ipponico, un ricco Ateniese,
suscitando lo sdegno generale. Alcibiade si recò quindi a casa di Ipponico e
gli mostrò la schiena invitandolo a frustarlo. Non solo Ipponico lo perdonò, ma
gli diede in moglie la glia Ipparete. Ella fu fedele al marito tutta la vita a
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dispetto delle sue relazioni extraconiugali dandogli due bambini, una femmina
e un maschio chiamato Alcibiade il Giovane.[25]
Secondo un aneddoto riportato da Andocide e Plutarco, una volta Alcibiade
prese a pugni il rivale Taurea, durante una competizione per ottenere una
coregia.[26] Per tutta risposta, gli spettatori presero in simpatia Taurea
applaudendo il suo coro e ri utandosi invece di ascoltare quello di Alcibiade.
[27]
L'alleanza non ebbe però successo a causa della scon tta nella battaglia di
Mantinea.
Gli anni 416 e 415 a.C. furono testimoni di una complessa lotta politica tra
Iperbolo contrapposto ai suoi antagonisti, Nicia e Alcibiade. Iperbolo tentò di
farli ostracizzare, ma Alcibiade e Nicia riuscirono, grazie alla loro in uenza
combinata, a far esiliare proprio Iperbolo:[38] sia Nicia sia Alcibiade avevano un
proprio seguito personale, i cui voti erano determinati dai desideri dei capi.[33]
Alcibiade non fu tra i generali coinvolti nella cruenta occupazione dell'isola di
Melo (416-415 a.C.), ma Plutarco afferma che fu uno dei sostenitori del
decreto col quale a Melo furono uccisi tutti gli uomini adulti e ridotti in
schiavitù le donne e i bambini.[26] Andocide afferma che Alcibiade ebbe un
glio da una di queste schiave.[39]
Spedizione in Sicilia[modi ca | modi ca wikitesto]
fu Nicia, una volta chiaritosi sugli intenti dell'assemblea, che trasformò quello
che doveva essere un intervento simbolico a supporto di Segesta in una
grande spedizione, facendo credere la conquista della Sicilia possibile e
sicura.[42] Infatti fu su consiglio di Nicia che la otta fu aumentata da 60 navi[43]
a "140 galere, equipaggiate con 5.100 opliti, 1.300 arcieri, frombolieri e fanti
leggeri".[44] Il losofo Leo Strauss sottolinea che la spedizione in Sicilia non
sarebbe mai stata tentata in simili circostanze sotto Pericle.[45]
L'intenzione di Nicia era quella di sottoporre all'ecclesia una richiesta di
truppe talmente onerosa da dissuadere i sostenitori della spedizione, invece
ottenne l'effetto opposto, rendendoli ancora più entusiasti.[46] Contro i suoi
desideri, fu nominato generale assieme ad Alcibiade e Lamaco e a ognuno
dei tre furono dati pieni poteri per fare qualunque cosa fosse nell'interesse di
Atene mentre erano in Sicilia.[47]
Durante i preparativi, una notte, tutte le erme (le statue che raf guravano
Ermes ai crocicchi delle strade principali) in Atene furono mutilate; questo atto
di profanazione sacrilega fu visto come un cattivo auspicio per la missione e
fece scoppiare uno scandalo giudiziario. Plutarco spiega che Androcle,
oppositore di Alcibiade, ingaggiò falsi testimoni per accusare lui e i suoi amici
delle mutilazioni e di aver profanato i misteri eleusini. In seguito i suoi
avversari, tra i cui capi c'erano Androcle stesso e Tessalo, glio di Cimone,
ingaggiarono degli oratori per sostenere che Alcibiade avrebbe dovuto prima
compiere la spedizione e poi essere processato al ritorno. Alcibiade,
sospettando le loro intenzioni, chiese di essere processato immediatamente,
nonostante rischiasse la pena di morte, difendendo così di persona la sua
reputazione;[48] la sua richiesta non fu accolta e la otta salpò, senza che la
questione fosse stata risolta.[49] Come Alcibiade aveva sospettato, la sua
assenza favorì i suoi nemici che lo accusarono di aver intrapreso azioni e
fatto commenti sacrileghi, affermando che questi fatti erano collegati a un suo
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complotto anti-democratico.[50] Secondo Tucidide gli Ateniesi, avendo paura
della deriva tirannica, vedevano con sospetto tutti i politici in uenti.[51]
Quando la otta attraccò a Katane (l'odierna Catania) trovò la trireme
ateniese Salaminia che stava aspettando di riportare Alcibiade e gli altri
imputati ad Atene af nché fossero sottoposti a giudizio per la mutilazione
delle erme e per la profanazione dei misteri eleusini.[51] Alcibiade disse agli
araldi che li avrebbe seguiti con la sua nave, ma fuggì invece a Thurii, nel
Bruzio (l'odierna Calabria): ad Atene fu dichiarato colpevole in contumacia e
condannato a morte, le sue proprietà furono con scate e fu promessa una
taglia di un talento a chiunque avesse ucciso uno dei fuggitivi.[52]
Intanto la spedizione ateniese in Sicilia, dopo qualche vittoria, si diresse
verso Messina, dove gli strateghi si aspettavano che i loro alleati, all'interno
delle mura, consegnassero loro la città. Ma Alcibiade, sapendo che sarebbe
stato estradato, diede informazioni agli amici dei Siracusani che si trovavano
a Messina perché impedissero agli Ateniesi di conquistare la città.[53] Con la
morte di Lamaco in battaglia, poco tempo dopo, il comando della spedizione
fu af dato a Nicia, che gli storici moderni hanno valutato come inadatto alla
guida delle truppe.[2]
A Sparta[modi ca | modi ca wikitesto]
Dopo essersi dileguato a Thurii, Alcibiade contattò velocemente gli Spartani,
"promettendo di rendere loro aiuti e servigi in modo ancor più determinante di
quando non avesse causato loro dif coltà da nemico" in cambio di
protezione.[54] Essi accettarono la sua offerta e lo accolsero in città. A Sparta,
dove si stava discutendo dell'eventualità o meno di un invio di aiuti a
Siracusa, Alcibiade partecipò al dibattito e instillò negli efori spartani una
certa paura nei confronti dell'ambizione ateniese, spiegando come
intendessero conquistare la Sicilia, l'Italia e forse anche Cartagine.[55]
La minaccia ateniese sembrò quindi immediata e Alcibiade riuscì a
convincere gli Spartani a mandare un contingente guidato da Gilippo ad
aiutare e a riorganizzare i Siracusani.[55] Egli cercò di creare una sintonia con
l'uditorio attraverso il ricordo della politica anti-tirannica della propria famiglia,
atteggiamento che li accomunava alla politica spartana.[56]
La democrazia venne presentata come l'unica alternativa al potere dispotico
e come la forma di governo che aveva reso Atene grande e libera. Tuttavia
Alcibiade, in questo discorso, prese le distanze dall'ordinamento politico della
propria città, mostrando di disprezzare questo regime:
«Il nostro partito era quello del popolo intero, poiché il nostro credo era di
fare la nostra parte nel conservare la forma di governo sotto la quale la
(Discorso di Alcibiade agli Spartani, come registrato da Tucidide (VI, 89); Tucidide non
garantisce l'accuratezza verbale di quanto scritto.)
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Si trattava di una dichiarazione politica che si allontanava dagli ideali
democratici ateniesi, avvicinandosi piuttosto a una politica oligarchico-
moderata. Tuttavia, più che motivate da veri orientamenti politici, le parole di
Alcibiade sono da intendersi come dettate dal bisogno, personale e
contingente, di creare una base di comunicazione con gli Spartani: doveva
convincerli non solo a dimenticare la precedente condotta, cercando di porla
sotto una luce diversa, ma soprattutto doveva farsi accettare da loro,
dimostrando di avere gli stessi interessi.[57] Non si può tuttavia valutare se
questo cambiamento sia da imputarsi effettivamente ad Alcibiade, o se faccia
piuttosto parte dell'abilità di Tucidide nel creare discorsi "verosimili", che
forzano in parte la realtà per adeguarsi alla sua visione della guerra del
Peloponneso.[58]
In ne Alcibiade spiegava le ragioni di quello che si presentava come un
tradimento della propria patria attraverso un ragionamento so stico.
All'interno del suo sistema di valori, orientato al soddisfacimento egoistico dei
propri desideri, l'idea di patriottismo assume un signi cato nuovo: Alcibiade
stravolge il senso della partecipazione politica e la polis diventa il
palcoscenico sul quale recitare il proprio ruolo da protagonista:[59]
«E i nemici peggiori non sono quelli che, come voi, colpiscono il nemico,
ma quelli che costringono gli amici a divenire nemici. E l'amor di patria io
(Tucidide VI 92.3-4)
stato chiarito: Kagan sostiene che fosse uno dei fondatori del piano,
favorevole a un'oligarchia moderata, ma che le azioni estreme dei suoi
compagni lo avessero escluso dal complotto;[75] Robert Buck, invece, pensa
che Trasibulo non sia mai stato coinvolto nel complotto, anche perché
probabilmente non era a Samo in quei mesi.[76]
Frinico, temendo che Alcibiade, dopo essere ritornato, si vendicasse di lui
poiché gli si era opposto, mandò una lettera segreta all'ammiraglio spartano
Astioco. In essa comunicava che Alcibiade stava facendo il doppio gioco,
consigliando Tissaferne a sostegno della causa ateniese, e rivelandogli
espressamente il resto del complotto. Astioco giunto a Magnesia incontrò
Alcibiade e Tissaferne, ai quali parlò della lettera di Frinico. Alcibiade rispose
mandando alle autorità di Samo una lettera contro Frinico, esponendo ciò che
aveva fatto e chiedendo di condannarlo a morte.[77] Frinico scrisse
nuovamente ad Astioco, disperato, offrendogli la possibilità di distruggere la
otta ateniese a Samo: Astioco rivelò anche questo ad Alcibiade, che informò
gli uf ciali di Samo che erano stati traditi da Frinico. Alcibiade comunque non
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fu ascoltato, poiché Frinico aveva anticipato la sua lettera e, prima che le
accuse arrivassero, disse all'esercito che era stato informato di un piano
nemico per attaccare il campo e che loro avrebbero dovuto forti care Samo il
prima possibile.[78]
Nel frattempo, Pisandro assieme ad altri inviati, arrivò ad Atene dove tenne
un discorso al popolo. La proposta di Pisandro vinse il dibattito, mettendo in
luce le prospettive allettanti promesse da Alcibiade. L'ecclesia depose Frinico
ed elesse Pisandro e altri dieci inviati per negoziare con Tissaferne e
Alcibiade.[79]
A questo punto, il piano di Alcibiade incontrò un grosso ostacolo: Tissaferne
non voleva stringere un accordo in nessun modo, volendo proseguire la sua
politica neutrale;[80] come fa rilevare Kagan, Tissaferne era un satrapo
prudente e aveva compreso i vantaggi del logoramento delle due parti, senza
diretto coinvolgimento persiano.[81] Alcibiade, capita la situazione, incominciò
a presentare agli Ateniesi pretese sempre più assurde per conto di
Tissaferne, tentando di convincerli che Tissaferne volesse sì aiutarli, ma che
essi dovevano in cambio sottostare a più pressanti richieste.
Sebbene gli inviati fossero contrariati per l'audacia delle rivendicazioni
persiane, essi tuttavia partirono coll'impressione che Alcibiade potesse aver
portato a un accomodamento tra i poteri nella regione;[82] questo fallimento
alla corte di Tissaferne, comunque, pose ne ai negoziati tra Alcibiade e i
cospiratori.[80] Questi ultimi, essendo convinti che Alcibiade non potesse
mantenere la propria promessa senza accondiscendere alle pretese di
Tissaferne, che si erano rivelate troppo vessanti, abbandonarono di comune
accordo i piani che riguardavano il suo ritorno ad Atene.[82]
Rielezione a stratego[modi ca | modi ca wikitesto]
Nonostante il fallimento dei negoziati, i cospiratori riuscirono a rovesciare la
democrazia e a imporre il governo oligarchico dei Quattrocento, tra i cui capi
vi furono Frinico e Pisandro. Sebbene i natali li avesse avuti proprio a Samo,
il colpo di Stato, qui, non ebbe successo; i democratici dell'isola vennero a
conoscenza della cospirazione e ne informarono i generali Leonte e
Diomedonte, il trierarca Trasibulo e Trasillo (che a quel tempo era solo un
oplita). Coll'aiuto di questi uomini e dei soldati che già avevano manifestato in
precedenza la loro contrarietà al cambiamento, riuscirono a scon ggere i 300
oligarchi dell'isola che tentavano di prendere il potere.[83] Le truppe ateniesi di
Samo si riunirono in un'assemblea politica, deposero i loro generali e ne
elessero di nuovi, includendovi Trasibulo e Trasillo. Stabilito che essi non si
erano ribellati alla città ma che la città si era ribellata a loro, decisero di
mantenersi fedeli alle istituzioni democratiche, continuando la guerra contro
Sparta.[84]
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Dopo qualche tempo Trasibulo convinse l'assemblea militare a votare il
ritorno di Alcibiade, una politica che aveva sostenuto n da prima del suo
colpo di Stato; quindi andò a prendere Alcibiade in Lidia e tornò a Samo con
lui. L'obiettivo di questa mossa si pre ggeva di togliere l'appoggio persiano
agli Spartani, poiché si credeva che Alcibiade avesse ancora una grande
in uenza su Tissaferne.[85] Plutarco afferma che l'obiettivo dell'esercito fosse
di usare l'in uenza di Alcibiade per deporre i tiranni di Atene;[86] Kagan
sostiene che i termini del suo ritorno furono una delusione per Alcibiade, che
aveva sperato in un rientro glorioso ad Atene; si trovò sostenuto solo da una
otta ribelle, dove l'immunità dalle persecuzioni che gli era stata garantita "lo
proteggeva per il tempo presente ma non da future rese dei conti"; per di più,
egli aveva sperato che la ne del suo esilio fosse dovuta al suo prestigio e
alla sua in uenza, quando invece era da ricercare nella capacità politica di
Trasibulo.[87]
Nel suo primo discorso all'assemblea delle truppe, Alcibiade si lamentò
amaramente delle circostanze del suo esilio, ma gran parte del suo intervento
si incentrò sulla sua presunta in uenza nei confronti di Tissaferne; l'intento
principale della sua orazione fu anche quello di rendere gli oligarchi ateniesi
timorosi della sua presenza e di migliorare la sua reputazione nei confronti
dell'esercito di stanza a Samo. Dopo averlo ascoltato, la otta lo elesse
subito generale insieme a Trasibulo e agli altri; Alcibiade, infatti, li eccitò
talmente che essi proposero di salpare subito per il Pireo e attaccare gli
oligarchi ad Atene.[88] Fu in primo luogo lui, assieme a Trasibulo, a calmarli e a
mostrar loro la follia di quest'idea, che avrebbe provocato una guerra civile e
che avrebbe causato l'immediata scon tta di Atene.[86]
Poco dopo la ricomparsa di Alcibiade nello scacchiere politico ateniese, il
governo dei Quattrocento fu rovesciato e rimpiazzato da una più larga
oligarchia, che avrebbe forse lasciato il posto a una democrazia.[89]
Intanto Alcibiade raggiunse Tissaferne via mare con una ottiglia; secondo
Plutarco, l'intento di questa missione era di fermare la otta persiana che
stava andando in aiuto dei Peloponnesiaci.[86] Tucidide concorda con Plutarco
sul fatto che il contingente navale persiano fosse ad Aspendos e che
Alcibiade avesse detto alle truppe che avrebbe portato dalla loro parte quella
otta o che, perlomeno, avrebbe impedito che essa intervenisse a sostegno
di Sparta. Tucidide poi ipotizza che la vera ragione fosse quella di presentare
la sua posizione a Tissaferne e di tentare un accordo di massima da
presentare a Samo;[88] secondo lo storico, Alcibiade avrebbe saputo da tempo
che Tissaferne non avrebbe mai acconsentito di mettere a repentaglio
l'integrità delle sue unità navali.[90]
Battaglie di Abido e Cizico[modi ca | modi ca wikitesto]
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Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Abido e Battaglia di Cizico (410
a.C.).
sarebbe stata loro e in caso di vittoria il merito sarebbe stato di Alcibiade", gli
chiesero di andarsene e di non tornare più.[125][127] Qualche giorno dopo la loro
otta fu annientata da Lisandro.
Morte[modi ca | modi ca wikitesto]
Dopo la scon tta di Atene, Alcibiade andò in Frigia, sperando di assicurarsi
l'aiuto del nuovo re di Persia, Artaserse, per combattere l'egemonia militare
spartana in Grecia, ma non ebbe fortuna, venendo ucciso nel 404 a.C.
I fatti riguardanti la morte di Alcibiade sono in gran parte incerti, visto che i
resoconti sono discordanti. Secondo Isocrate tra i maggiori responsabili si
annoverano sicuramente gli Spartani, ma al loro insediamento anche i Trenta
tiranni, così come tutta la Grecia, temevano un'azione di Alcibiade, quindi i
potenziali colpevoli sono più di uno.[129] Anche se molti dei dettagli non
possono essere veri cati, la versione più verosimile, quella di Plutarco, è
questa: Lisandro mandò un inviato a Farnabazo, che ordinò a suo fratello di
andare in Frigia, dove Alcibiade viveva coll'amante Timandra, giovane di
buona famiglia.[130] A questo punto ci sono due versioni della storia: secondo
una i mandanti degli assassini erano Spartani, secondo l'altra erano i parenti
di Timandra.[131] L'assassinio si consumò mentre Alcibiade si stava
preparando per raggiungere la corte persiana; la sua casa fu circondata e
incendiata ed egli, non vedendo alcuna possibilità di fuga, si precipitò sui suoi
assassini col pugnale in pugno venendo ucciso da una selva di frecce.[130]
Secondo Aristotele il luogo della morte di Alcibiade fu il monte Elafo, in Frigia.
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Epitaf o di Ipparetea, glia di Alcibiade. Cimitero delle Ceramiche, Atene
Per l'antica Grecia, Alcibiade fu una gura di primo piano: Tucidide lo giudicò
"troppo ambizioso" nel proporre la spedizione in Sicilia con l'intento di
"arricchirsi e diventar famoso coi suoi successi". Non lo ritiene però
direttamente responsabile della scon tta di Atene: "le sue abitudini offesero
tutti, facendo in modo che gli Ateniesi si af dassero ad altre mani, che poco
dopo rovinarono la città";[41] Plutarco lo dipinge come "il meno scrupoloso e il
più imprudente degli esseri umani";[133] d'altro canto, però, Diodoro afferma
che era "di spirito brillante e desideroso di grandi imprese";[134] Sharon Press,
dell'università Brown, afferma che Senofonte enfatizzò i servizi che aveva
reso allo Stato, minimizzando i danni che aveva arrecato a esso;[116][135]
Demostene, invece, sostiene Alcibiade, argomentando che difese con
patriottismo la democrazia, e non con doni o discorsi, ma in prima persona;
[136] per Demostene e altri oratori Alcibiade incarnò la gura del grande uomo
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Rosemary Sutcliff, Daniel Chavarría, Steven Press eld e Peter Green; inoltre,
è il protagonista del romanzo di Paul Levinson The Plot to Save Socrates (un
viaggio nel tempo dove si raccontano molte sue avventure successive alla
sua morte), di Unraveling time di Kurt R. A. Giambastiani e del racconto breve
The Gods Abandon Alcibiades di Joel Richards (vincitore del Premio Nebula),
oltre che della composizione per voce e piccola orchestra Socrate di Erik
Satie (basato su degli stralci delle opere di Platone tradotte da Victor Cousin).
Alcibiade appare anche nel libro satirico Figurati! (Picture This) di Joseph
Heller e nel Timone d'Atene di William Shakespeare.
Alcibiade, in ne, è menzionato nella regola II della 44ª legge ("Disarmare e
infuriarsi coll'effetto specchio") ne Le 48 leggi del potere di Robert Greene: in
esso l'autore parla della sua abilità di imitare la gente sia in presenza degli
Spartani sia dei Persiani.
Nella storia ucronica The Daimon, pubblicata nel 2002 da Harry Turtledove, il
libro comincia con Alcibiade che comanda la spedizione in Sicilia e ottiene
una vittoria decisiva, prima di tornare ad Atene; unendo le polis greche,
Alcibiade le guida alla conquista dell'Impero persiano, che invece sarebbe
stato preso solo ottant'anni dopo da Alessandro Magno, re di Macedonia.
La storia degli anni di passione fra Alcibiade e Timandra è oggetto del
romanzo Timandra dello scrittore greco Thòdoros Kallifatidis[168].
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