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XXX + LA NASCITA DELLA MATEMATICA MODERNA: 1600-1700 Mathematica SE LA NASCITA DELLA. MATEMATICA MODERNA: 1600-1700 Sommanso: 1. Caratteri della matematica seicentesca. 2. I] ‘inguaggio della Natura’, 3. La dimensione colletiva della scienza, 4, I ruolo della matematica nella Rivoluzione scica- tifca, (E. Giusti) Cesiges tun movimento stotico nell'ambito di un periodo predererminato, come un secolo 0 un anno, 2 sempre un operazione arbitrariacinsicua: il procedere dl sapere non i cura delle division artifical, maha un suo tem- poe una sua dinamica interna. Eppure, quando sesamin lo svluppo delle ide e dei procedimenti matemati, poche di vision’ hanno un'eficacia maggiore di quella cosctuita dal passaggio dal XVI al XVII secto. TI Cinquecento era stato il secolo dll'Umanesimo mate- matic ¢ della formatione di una cominitainternazionale Linvenzione della stampa avevaimpresso una fortssima ac. celeratione alla circolazione el sapere scientific, favorendo Pacquisiione di un corpus di conoscenze comuni che ave tramuato un insieme di letterad isola in un gruppo di sta- dios, i qual dag sts cestiavevano acquisto un linguog gio comune, Pertanto era divenuto possibile contate st una base di conoscenre, condivsa dali studios, sulla quale fon- daze la comunicazione, che ormai, nelPopera a samp va trorato un mezzo di diffusione di gran lunga pi ef del codice manoscrito All fine del scolo, dopo uttintensissima stagione edito- sale, nella quale rote le opere dell Antichita clasieaerano state date alle stampe, il processo di asimilaione del casi poreva dis concluso, Gli Elementi di Euclid, che avevano Fig. 1 - Sebastiano Poli, Allegorie della nuowa e antica logge della sciensa matematica e di quella fileseica, fine del XVI secolo, Siena, Palazzo Pubblico. conosciuto un impressionante numero di edizioni a partze dal 1482, costituivano il linguaggio di base della matemati- «a, noto ¢ condiviso da tui ali studiosi, sia che si cimentas- sero con uno qualsasi dei problemi intern alla discipina, sia che si servissero di essa per affrontare questioni poste dalle sue nuumerose applicazioni. Accanto a quest opera fonda- mentale, erano ormai disponibili quelle dei geometti del- ['Amtichit&s Archimede, Apollonio, Pappo, Diofanto, per aon re che i massimi Accanto a questo flone clasica il Cinquecento aveva as- sistto allo sviluppo parallelo dell'algebra, che aveva portato, tea altro, alla soluzione delle equazioni di terzo e di quarto grado; due tai primi risuhat, se non i soli, che andassero al 4diI8 dei limiti della matematica antica e medievale. Queste due discipline, algebra e geomecra, erano state congiunte pet tutto i Medioevo. La riscoperta dei classci, che pure aveva innalzato radicalmente il lvello delle conoscenze e delle ela- borazioni matematiche, aveva avuto ’eetto collaterale~ ma non secondario — di separare 'algebra dalla geomettia, fino ai limiti dellincomunicabilic, eanco diverse esse risultavano Pet otigine c per metodi. Questa separazione passava in mol- ti casi anche attraverso gli stessi studiosi, specie quelli for- ‘atisi sui Classici, Alcuni, come Bonaventura Cavalieri, eta no costrettia volte a confessare che «le operazioni algcbrai~ che non le ho eroppo alle mani» (Cavalieri a Rocca, 23 luglio 1643, in Giannantonio Rocea, Lettere,n. 86). Quando da tuna nuova fusione tra algebra e geometria scaturira la mate rmatica modema, inter scuole a indisizzo classico, era cui gr parte della macematica italiana, saranno emarginate dal cor so principale di questa disciplina, 1. CARATTERI DELLA MATEMATICA SEICENTESCA Nel momento in cui siapre i nuovo secolo, questo corpus di dotttine matematiche si pf rivelato pit un ostacolo che un fattore di progresso, insufficiente a garantie lo sviluppo del- cienaa, Certo, nessuno pensava che si covesse abbando- nare fa matematica classica ¢ in particolare la geometria di Euclide che ne rappresentava il fndamento; al contratio, sa era considerata come un canone indiscusso di rigore, a cui sisarebberoriferite tutele eventuali innovazioni. Quelle che cra messo in discussione era piuttosto il suo modellarsi sul problema particolare, la mancanza di canoni generali ai qu 4i poters riferire una volta per tutte e che consentissero di tare il ricorso continuo alle analsi particolari e ripetute; un ‘metodo, insomma, di validits generale e nel quale le singole proposizioni trovassero insieme collocazione e giustificazio. ne, Linsistenza da parte di moti studiosi su un presunto ‘me- todo nascosto’ di Archimede, che doveva trovate conferma tte secoli pitt tardi con la scoperta nel famoso palinsesto co: stantinopolitano di uno scritto con questo titolo, era un'esi- senza metodologica pit che un’ipotesi storiografica, un'esi- senza dettata dalla sempre maggiore diffcolta a coniugace il progresso scientifico con il procedere dimosteativo della geo- mmetta classica. La carattetistica principale della matematica seicentesca, al ilk delle difference ra le varie proposte che sono state avan- zate, 2 appunto laffermarsi di un metodo; la creazione di un ‘quadro generale entro il quale da una parte si potesse rileg: gere in compendio Fintero coypus della geometsia classica © 399 1 DOMINS D: dallaltea che servisse da riferimento per gli sviluppi ulterio sagpio dal pasticolare al generale, dal risulato al quadro complessivo, til tratto comune dello svihippo del- la matematica nel Seicento Gli antichi avevano conosciuto soltanto oggetti nomina- i. Questo pa «i, fossero essi figure geomettiche come il cerchio o il team golo, o curve comela cssoide o la quadrattice. Di questi gett essiavevano seudiato le propriet, che avevano utiizza- 0 per risolvere alcuni problemi reputati important, Se nelle loro indagini avessero visto [azione di un procedimento ge netale e uniforme, non & chiaro. Certo questa consapevolez- 1a, se puree stata, non emerge dagli scritti che hanno la- sciatos forse solo il Metado di Archimede reca i segni di pro- cedimenti, non a caso giudicati euristici, che andavano al di 18 del particolare problema in esame. I geometti del Seicen- to invece operano con clasi generali: le figure piane € soli le curve geomecriche; su queste classi ess eseguono le loro di tosttazioni, che per essere general rsulteranno valide in ogni caso particolare II primo passo importante in questa direzione, Palgebra lecerle di Hangois Vite, insieme purno di arivo di una gnato i maggiori algebristi del Cin- quecento.e punto di partenza di muavi sviluppi, o meglio con: dizione di un ulteriore progresso. Il Medioevo aveva acquis to dalla matematica araba un’algebra ‘numeros®’, in cui fe Fig. 2 Jusepe de Ribera, Archimede, 1630. Madrid, Prado, cequazioni tratate erano sempre date in termini numeric, i metodo generale emergeva soltanto grazie all’ uniformita de- gli algoritmi di soluzione. L'introdutione da parte di Viete di lettere per indicare sia le incognite (le vocali sia i termini no- #i(le consonant) di un'equarione, non era solo una tac fia per riduree in formule enunciati verb saggio dai numeri alle letcere permetteva di trattare i proble- mi algebrici nella loro generalich. Emergevano cos) regolavc’ « proprieta delle equazioni altrimenti destin scoste, come, per esempio, le formule di Vitre che legano ico Allo stesso tempo veniva allo scoperto serie di regolealgebriche, per esempio la propriet’cistributiva del prodotto ele formule per le potenze di un binomio, che eppure utilizace tacitamente nell algebra numerica, non er no mai giunte a essere oggetto di un enunciato esplicito. In questo modo, al di dei rsulatispecfici otenuti da Viere, sigettavano Ie basi algoritmiche delPalgebra moderna wan poste le premesse dlla sua utizzaione in geomet, Tl passa gio dal caso particolare al quadro generale & an- cora pit snsibile ne ambico della geometria classica, o me tlio della sua parte i ealcolo di aree ¢ volumi «riche e dei loro centri di gravid. I uri grec, in particolare Archimede problemi con un procedimento di approssimazione, noto himede wvevano rractato questi con il nome di ‘metodo di esaustione’, che consisteva ni Vapprossimare dallinterno e dall'esterno la altre pitt semplic, di cui ls misura (o il centro di gr fosse nota. Per esempio, nel caso del cerchio, Archimede di mostra che la differenza tra le aree dei poligoni circoscrieti « inscritci pud essere resa piccola a piacere, numero dei loro lati. D’altra parte coscriti¢ insereti sono rispettvamente maggiori ¢ minori di ngolo che ha come base In circonferenca del cerchio e come altezza il raggio, Di qui, con una doppia ri durione all assurdo, segue che Parea del triangolo & ugual Te aree dei poligoni cir la del ri a quella del cerchio. Supponiamo infacti che s c chiamiamo A la differenza tra le due. Prendendo il nume re in moda che la di que! 0 di lati abbastanza grande, 2 possibile ‘area del poligono circoseritt el A. Siecome ar del polig cosctitto maggiore di quella del e sito sar allots maggiore di quella del cerchio, una Conclusione evidentemente assurda, Allo stesso mado i di mostra che I'area del triangolo non pud essere mina: quella del cerchio, e quindi le due aree sono uguali. II pas , Papprossimazione dal: tuto per ogni singok avare dalla molticudi- ne dei singoli casi rattati un metodo generale che perme: tesse di compiere la dimostrazione una volta per tutte T contzibuti principal di Luca Valesio (De centro gravitas (604) ¢, pit tard, di Bonaventura Cavalieri (Ge metria indivisibilibus continuorum nova quadam ratione pro- ‘ota, 1635) vanno esattamente in questa direzione, Entrar. bi riconoscono che le figure chiamate da Valerio sin altera te deficientes», figure monotone che vanno restringendosi dalla base verso il verte, possono essere approssimate con figure composte di rettangoli, in modo che !a differenza tra a circoscrittac inscritta possa essere resa minore di ogni grandezza data, In questo modo Valerio poteva dimostra- re in un solo colpo tutte le approssimazioni necessarie per owenere i risultati classic, perché ogni figura considerata gono in edi so cruciale di questo procedim con figure note, a nessun tentativo di te solidortm, 400 XXX = LANA’ ”A DELLA MATEMATICA MODERNA: 1600-1700 poteva essere sperzata in un numero finito di figure mono- fone, a ognuna delle quali era possibile applicare il procedi- ‘mento di approssimazione. Cid fatto, Valerio dimostrava che ‘due solid le cui sczioni hanno sempre la stessa area hanno i centr di gravith ugualmente posti ¢ Cavalieri provers che, in ‘questo caso, anche i loro volumi sono uguali.E il principio cli Cavalieri, risultato che eg riceneva valesse addivittura per ‘atte le Figure, senza alcuna restriione. Le stesse figure mo- notone saranno al centeo degli studi di Blaise Pascal (Zertre deA. Dertonville a M, de Carcavy, 1659) e di James Gregory (Geometriae pars universalis, 1668). Sempre in questo filone ideale si pud situare la Géométrie «di Descartes, un'opera destinata a cambiare radicalmente Pa- spetto ¢ Poggetto della matematica, ¢ che non a caso viene spesso citata a favore dell esistenza di tivoluzioni in matema- tiea, Apparsa nel 1637 come una delle appendiei al Diseours de la mévhode, a Géomeéerie pud essere considerata, pit di ogni alera opera, come fo spariacque tra la matematica classica € quella moderna, il punto di partenza di un processo che duc ra tuttora. Diversamente da Cavalieri che non riesce, a cau sa deeccessiva generac delle figure considerate, a trovare tun punto di equilibrio tra Pampiczza delloriaaonte ela ma- neggevolezza degli strument di indagine, Descartes indivi- dua perfetcamence i livello di generalita nel quale operare con profitto: la classe delle curve ‘geometriche’, ssa dosate di tun'equazione, Grazie ai metodi generali di indagine che sta- bilisce per queste curve, egliriuscirh a costruire per esse un calcolo algebrico che gli permetterk di uscize dalla gabbia del caso particolare e di risolvere una serie di problemi, come quello di Papo e, soprattutto, il problema delle tangenti Cos a delimitazione del campo alle curve geometriche,lun- ai dal rappresencare una limitazione ideologiea a priar, co- me spesso si sente ripetere, ¢ la condizione necessatia perché si possa dispiegare un metodo generate di indagine. Le ori- ini dell’interpretazione riductiva dei contenutie delle fina- della Géomctric sono chiacite nei saggi di Henk Bos del 1981 e del 1984. [ness si insste a ragione sulla presenza nel la Géomérre di un intero libro, i terzo, dedicato alla coscru- tione delle equazioni e alPesistenza, sin verso la meth del XVI sec. di un flone di ricerca attivo in questo campo~anche se «nostro giudizio in posizione secondaria ~ un indirizo, que- sto, spesso ignorato dalla critica storica, L'inteepretazione di os sembra meno convineente quand sostiene che sia que- sto il uatto principale della Géomémie, un giudizio che si & radicalizzato negli scrittisuccessivi dello sesso di alti Lediscussioni sul problema delle tangent esui metodi per 4a sua solusione, iniziateall'ano stesso della pubblicazione della Géoméire con una breve ma intensa controversia cra Des- cartes ¢ Fermat,¢ [e tensioni a cui il metodo era sottoposto nel tentativo di ampliarlo alle curve trascendenti (0 ‘mecca 1 come le chiamava Descartes) e soprattutto alle curve razionali, quelle cio’ nella cui equazione entra un numero clevato di radicali, porteranno verso fa fine del secolo alli venzione del ealcolo infinitesimal. [Nel fratrempo, alee teorie erano sorte e si erano sviluppa- te, sia in virt di dinamiche interne alla stessa matematica, sia pet fornire nuovi strumenti agli scienziati per dare un fon- damento matematico ad alt discipline. Tra queste ultime, tun posto di primo piano occupano i logariem, inventati da John Napier (Mirificilogarithmarum canonis desriptio, del 1614; a seconda edizione, del 1619, contiene anche la Miri fei logarithmorum canonisconstructo) e indipendentemente da Joost Biirgi (Avithmerische und geometrische Progress-Ta- ulen, 1620), che resero possibile un’enorme accelerazione dei calcoli astronomici e conobbero immediatamente un grandissimo successo. In meno di un ventennio dalla pub- blicazione dell opera di Napier, appaiono numerosissime ta- vole di logaritmi che estendono e perfezionano quelle periane: in Inghilterra a cura di Henry Briggs (Avichmetiea Logaritmica, 1624), che introduce i logaritmi in base 10, in Germania con Benjamin Ussinus (Trigonometria eum magno logarithnnorum canone, 1624) e Johannes Kepler (Chiliasl- _arithmorum, 1624), in Tala per opera di Bonaventura Ca- valieri (Dinectoriuym generale uranometricum, 1632) ed infi- ne nel Paesi Bassi grazie ad Adrien Vlacg (Avithmetica loga~ ritmiea, 1628). Sullaltro versante, quello della matematica pura, si situa- no le ricerche sulla teoria dei numer, favorite dalla riscoper- ta di Diofanto e dalla laborazione algebrica di Vice. Una nuova edizione degli Aviometii di Diofanto, curata da Claude Gaspard Bachet (Arithmeticorum libri sex, 1621), stimoler& Vattenione di Fermat, gratic a cui la disciplina conoscer’ i primi imporcanti progeessi dopo Eta classica. La tradizio- nale rservatezza di Fermat, che comunica i suoi risultai sol- tanto a una cerchia abbastanza rstreva di studios, una del- le principali cause del maneato sviluppo della disciplina, che ‘coltivata da pochi scienziai, tra i quali in Francia Bernard Frénicle de Bessy ¢ Marin Mersenne ¢ in Inghilterra John Walls e William Brouncker. Tnfine, a mech strada tra la mavematica pura e le appli zionis il calcolo delle probabil, i cui primordirisalgono ad- : certo, Pindagine sul moto & una del- lepittantiche, e su questo tema sono sta- ti scritti molti ponderosi volumi, ma si erano tora aleune propre di minore importanza, come per esempio che il moto naturale dei yay saecelera di continuo; ma secondo quale proporzione avvenga questa accelerazione fin qui non si sapeva:nessuno infact, che fo sappia, aveva mostrato che gli pari percos in tempi uguali da un mobi- lea partie dala quiet seguono la propor tione dei numer dispar dall unit. Si iosservato che jproittil si muovevano igo una linea curva: ma che Fosse una para Bola, nessuno lo aveva provato biden) Non é un passaggio di poco conto, perché richiede Pabbandono di un me~ (odo di ricerca universalmente accettato, quale indagine delle cause secondo Pau rorih di Aristorele (0 anche contto Aristotele, come avevano faxco altri prima di lui, masempre nellambito del metodo ari- stotelico di ricerea delle cause del moto). Al sua posto si ab- bbraccia un metodo totalmente nuovo: la descrizione quantita tiva dei fenomeni conformemente ai deteami della geomecria. Non si tratta, sia ben chiaro, di inserire alcune tecni rmatematiche pitt 0 meno corrette in un impianto tradizio- nale; un’operazione, questa, di cui non erano mancatiesem: pirncl Medioevo e ne! Rinascimento, Tra gli altri, Giovanni artista Benedert (1530-1590) aveva utilizzato nei suoi opu- scoli sul moto ragionamenti basati sulla teoria delle propor- zioni,¢ prima di lui Niceold Tartaglia (1500-1557) aveva in- trodotto aleuni metodi geometrici nella discussione della traiettoria di proiect;turtavia nell'uno ¢ nell'altro caso que sti elementi matematici erano soltanto uno, € non sempre il pitt imporrante, dei possibili argomenti utilizzati per soste- nete la propria tesi. Anche quando la concatenazione dei ra- jonament era rigorosa, ecid non avveniva sempre, ess era~ Sh infammenat de consderaiont di nator aime: chiamo a una scienza comune e diffusa in Benedetti, a dati dellesperienza in Tartaglia. Lo stesso Galilei era passaro per un approccio simile nei suoi studi giovanili sl moto, dove in un impianto che resta~ va di stampo essenzialmente arstotelico (anche se le sue test dlivergevano in non pochi punti da quelle dello Sragirita) in- seriva occasionalmente elementi geometric, in particolsre ‘quando riprendeva i Galleggianti archimedei, o quando sul- {a scorta di un’analogia con la bilancia a braccia inclinate af- frontavaladiscesa det grav su diversi pian inclinati. Ma men- tre per Benedetti e per Tartaglia si tratcava di uno stadio fi- nale di elaborazione, per Galilei fu soltanto un punto ppartenza; man mano che progrediva nella sua indagine i ca- rater matematici si vennero via via accentuando, fino alla completa geometrizazione dei Divcrsi. Da questo punto di visa il pecowo di Galil una desizione etemplare dala via matematica verso la Rivohuzione scientifica, percorsa nei fattie non enunciata a parole, 405 TDOMIN! DELLA CONOSCENZA Fig, 2 - Giuseppe Bezzuoli, Galileo dimosra la legge della caduta dei grav XIX secolo. Firenze, Palazzo Tortigiani, Tibuna di Galileo. Anche per un altro verso la parabola galileiana rappre- senta un esempio paradigmatico. [nfari se da un lato lili persegue fin dalPinizio della sua avventura scientific i sto programma di geomecrizzazione della Natura, dalla tro la matematica che egli possiede, ricevuta in eredith dal- porto anche parzialmente un progerta tanto ambitioso, Si genera cos) una situazione di tensione in cui la nuova filo sofia geometrica urge ¢ la matematiea resist; una situszio- nein cui la matematica é sollecicata a fornire metodi e stra menti nuovi e adeguati alle necessich derivanti dalla conti nuia estensione dei campi di indagine. Da questa pressione sistematica la matematica uscirs completamente crasforma tas nel volgere di un secolo si passerA dalle reoriee dalle tec~ niche della geometria classica ai metodi analitci della ma- tematica moderna. La rivoluzione matematica del XVI sec Ballo stesso tempo fattore determinante ed esito della Ri- voluzione scientifiea Lapproccio gcometrico di Galilei ¢ git compiutamente delineato all inizio del nuovo secolo. Cosi nel 1602 egli pud annunciare, scrivendo a Guidobaldo Dal Monte (1545-1607), ntato con successo fa dimostrazione dell’iso- cronismo della eaduea dei gravi lungo le corde di un cerchio con un estremo nel punto pitt basso, una legge che con per fetto stile geomerrico egli fa discendere dalla praporsiona- lich tra velocith e momento della gravith, dimostrata negli scrietigiovanil Questo punto merits un’analisi pitt atenca, poiche inve- ste due aspetti delicati della meceanica galileiana: il momen to della gravita c la velocita di un moto accelerato, quale & ‘quello di caduta lingo un piano inclinato, Cheil moto di di- scesa lungo un piano inclinato fosse pit lento di quello di ca dluta libera era evidente a chiunque si fosse appena fermato a osservare. Dato che tutte le altte condizioni erano identi- che, questo rallentamento non poteva venire che da una di- :minuzione della gravita del corpo dovuta al’azione del pia- no inclinato su cui poggiava. Una tale perdita di peso era pe- 1 diversa da quella che aveva luogo quando il corpo si ovava immerso in un liquido. Infact in questo caso si tratta di una vera diminuzione di gravit, dovata alla spinta archimedea, come é testimoniato dal fatto che se il liguido pitt pesance del corpo que- st'ultimo sales mentre nel caso del pia no inclinato si tratta piuttosto di una diminuita efficacia della pr: mane peraltro sempre la stessa. A ques sta efficacia Galilei da il nome di mo- ‘mento della gravita, una grandezza che 2 misurata dal peso che occotre appe dere a una carrucola pet Bilancare quel {o sul piano inclinato. B siccome il rap porto tra questi pesi 2 uguale a quello tra l'altezza e la lunghezza del piano, avremo che il momento della gravich sul Piano ABsstaal momento totale, ciot al peso, come alten AC staallalunghez- z=. AB (Gig. 3). Di conseguenza, anche le velocith dei moti lungo Finclinata ela vertical stan- no tra loro come AC sta ad AB, Ma co- i sa sono queste velocieX? Il vermine&sts- to spesso interpretato nel senso di “ve- locita uniform’, e in effeti cid & probabilmente appropriaco per gli scrttigiovanili di Galilei, quando questi considerava Paccelerazione iniziale come un accidente, che nascondeva vera nacura del movimento. Ma git nella citata lecteta a dobaldo il caratcere del movimento & chiaramente accelera- to, € la precedente interpretazione causerebbe seri problemi di coerenza. Né pitt adatea & Pineerpretazione in termini di “velocitd media’, un concetto che b estra sia galileiana, basata roralmente sulla teoria delle proporzio- ni, Si trata invece con ogni probabilith di una ‘veloc’ com: plessiva’ del movimento, una quantie’ che ne esprime quan: titativamente la maggiore o minore rapidiea, ¢ che per molt versi Galilei considera analoga alla velocit& di un moto uni forme. E significativo a questo praposito che nella cimostra zione della legge delle corde ex mechanicis che inserisce nei Discors, Galilei pass dal rapporto ta le velocitd (complessi- ve) lungo due corde a quello tr gli spazi percorsi in tempi uiguali invocando «la seconda proposizione del primo libro», cio’ 2 del moto uniforme; una proposizione che al” Ferma che «Se un mobile percoree in tempi ugvali due spavi questi staranno tra loro come le velocita» (EN, VIII, p. 193) Sul modo di confrontare tra loro queste velociti cow plessive Galilei non si esprime chiaramente, e specialmente nel primo periodo oscilla tra due modi che, sulla scia di un ben noto passaggio della Fisica di Aristotele, sembra consi- derare equivalenti: confrontare gli spazi percorsi in temp uuguali a partire dalla quiete, o alternativamente confrontare alla cerminolo- Fig. 3 406 XXX A Fig. 4 i cempi impiegati a percorrere lo stesso spazio, sempre a par- tire dalla quiete. Quando Galilei dimostra la legge delle cor- de, a scelta& stata fatta, c il primo modo si imposto defi- hitivamente: se due segmenti come AB e AC (fig. 4) sono percorsi nello stesso tempo, le velocita stanno tra loro come a spai percors. E vicevers, se le velocia, clot mome della pravita, sono proporzionali agli spazi percorsi a parti- re dalla quiete, questi saranno percorsi nello stesso tempo. Una volta chiarito questo punto, la dimostrazione della le ge delle corde solo una questione di geometria: siccome i momenti lungo AB e lungo AC stanno tra loro come AB sta ad AC, anche le velocith su AB e AC avranno lo stesso rap- porto degli spazi ABe AC, che dunque saranno percorsinel- lo stesso tempo. 2, DALLA VELOCITA COMPLESSIVA ALLA VELOCITA ISTANTANEA Siamo alle origin’ di quello che nei Discors Galilei chiamer’ il merodo meccanico; un metodo che permette di confron- tare moti che aveengono su piani diversi, purché avvengano nello stesso tempo, misurato a partite dalla quiete. Quando invece si vogliono confrontare moti a tempi diversi come per csempio gli spazi percorsi da un grave nello stesso moto di caduta, il metodo meccanico rivela i sui limitie si dovri ti- comere ad ale prineipi Perché questi possano emergere, & necessario abbandona- re, 0 almeno mettere in disparte le velocitAolistiche. Queste tultime infattierano legate a una concezione del moto come fenomeno compiuto, di cui esprimevano la maggiore 0 mi- nore rapiditd, In tale quadro, il movimento lungo un piano inclinato & un evento che si svolge in un determinato tempo, dunque con un inizio e una fine; il metodo mecea ‘metteva di confrontare due eventi di questo tipo, pusché i tempi di svolgimento fossero gli stessi. Quando invece sicon- siderano movimenti a tempi diversi, in particolare gli epazi percossi da uno stesso mobile in due intervali di tempo, il oto piutrosto un proceso, che ha) un inizio ma non una fing, e che visto nel suo divenire In questo caso non si pud pit parlare di una velocieh del moto, ma di eante velocieh a seconda degli istanti che si considerano, Ora, mentre le velocita complessive erano misurate dallo spazio percorso in un dato tempo, queste velocit istantanes, GALILEI E LA GEOMETRIA DEL MOTO ACCELERATO che per defiizione pecmangono solo per un itante, non pro- ducono nessun movimento misurabile; per poterle confron- tare occorre prendere in esame effetti che si producano a lo- 10 volta in un istante, Galilei trova un critetio di confronto nella petcossa, ¢ un ambito concettuale nel momento della velociti: un corpo che si muove ha una certa velocitd globa- Je, ma quando percuote un ostacolo conta non tutta la velo- cia, ma soltanto quella nell'stante dellurto. Posate un grave sopra una materia cedente, lasciandoveloFinché prema quanto gli pub con la sua semplie gravity & manifesta che, Etandolo un bacto «due, asclandolo pl cadere sopra a mee ‘ima materia, far con la percossa nuova pressone, e maggiore che la fata prima co'l solo peso; « Felt sank cagionato dal mobile ceadente congiunto con fa velocitaguadagnara nella eaduta il qua- Ie effto sth pi «pb grande, scondo che da moggioeskexra ‘ern fa percossa, cio secondo che ia vlocia del percuaiente sara maggiore. Quanta dunque sala velocta un grave cadente lo po- ‘temo noi senza errore coniewurare dalla qualica e quantih della percossa, (EN, VII, p, 199) Sono queste velocitAistantanee, questi moment della ve- locita, che misurano Lefficacia dela velocita in ordine ai fe- rnomeni di urto, che determineranno il moro di un grave ca- dente ¢ che consentiranno di calcolarne gli spazi percorsi a tempi dive Lipotesiiniziale deriva direttamente dal legame tra ve~ locitt istantanea e pereossa se a percossa & tanto maggiore quanto maggiore @ Palceza di caduta, e se questa diversita delle percosse non pub che venir dalle diverse veloced allo- ra Fipotesi pit naturale & che la velocitA sia proporzionale al- la percossa, ¢ questa all'altezza, cosicche in ultima analisi la velocith istantanea di un corpo in caduta libera sar& propor- zionale allaltezea della caduta, E appunto questo il ‘princi- pio indubitabile’— anche se errato ~ che Galilei presenta a Paolo Sarpi in una famosa lettera del 16 ottobre 1604: Ripensando circa le cose del moco, nelle quali, per dimostrare li sccidenti da me ossevati, mi mancava principio totalmente indu- bitabile da poser porla pr assioma, mi son ridosto ad una propo- sizione la quale ha moko del naturale et delevidente; et questa sop~ posta, dimosero po il resco, cio’ gi spat passaci dal moto natura le esse in proporzione doppia dei tempi, et per conseguenza gl spraii passin tempi eguali csser come i numeri impari ab wnita- te, et le alte cose. Eril principio & questo: che il mobile naturale vadia crescendo di velact’ con quella propordione che si discosta dal principio del suo moco; come, vg, cadenda il grave dal ter tne per le linea ABCD, supponga che il grado di velocia che ha in Cal grado di velocita che hebbe in B esser come la distanen CA alla distanza BA, et cos conseguentemente in D haver grado di ve- locieh maggiore che in C secondo che la distanza DA & maggiore della CA. (EN, X, p. 115) Anche se operano congiuntamente, le due iporesi (percossa proporzionale all'altezza, percossa proporzionale alla veloci- £8) che conducono al principio che Galilei considerava “na- turale ed evidente’ non sisituano sullo stesso piano concet- tuale. La prima infuti é un dato dell’esperienza, che si rica- vva da stutte le esperienze che veggiamo negli strumenti ¢ machine che operano petcotendo, dove il percuziente fa ran- to maggiore effec, quanto da pit grande altezza casca» (EN, ‘VILL p. 373); mentre la seconda in un certo senso la defi- nizione stessa della elocitsistancanea, necessaria per la sua Formalizzazione come grandezza geometrica, Infati, quando Ja scoperta della cozretta legge del moro (la veloct’ istanta- nea proporzionale al tempo) lo costringerh ad abbandonare 407 Fig. 5 - Lo studio di Galileo Gi nella easa di Arcetr almeno una delle due ipotesi, egli rinuncerd di serbate la proporzionalith tra percossa ¢ velocits: elmperd che, essendo quella che perquote il medesimo, non pud de mento delle percosse se non dal quando dunque il pereuziente, ve- endo da doppia altezza, facesse percossa di doppio momento, bisognerebbe che percotesse con doppia velociti (EN, VII, p. 205). Nella lettera a Sarpi, Galilei suleati, sem ladiff ia della veloc ne E in un & ritenersi contemporaneo alla letter a Sarpi) che compare pet prima volta Ia dimostrazione del reorema fondamentale, quello sulla proporzionalies tra gli spazic i quadrati dei cem- pi. Il frammento inizia enunciando !'iporesi della proporzio nalicd tra velocicditantanea ela distanza percorsa, ipotesiri- presa subito dopo in termini pits formali (ig. 6): «Faccia la Tinea AK qualanque angolo con la AK, e per li punti C, D, E iano tirate le parallele GO, DH, ET, Fk e perché lelinee PK, DH, GG sono tra di loro come le DA, CA, adun: que le velocita ne i punti F, £, D, Csono come le lince FK, El, DH, CG, Vanno dunque continuamente crescendo i gra- didi velocita in tues i punt della lis mento delle parallel trate da cute i medesim puntin (bi der, p. 373). Siamo ora al punto cruciale della dimostrazione: e cid alla -2 AF secondo linet relazione cra le velocithistantanee, che con una significtiva I DOMINI DELLA CONOSCENZA mutazione terminologica sono diver 9 i'gra la velocith del moco, Afferma Ga i di velocia’, ei In oltre, perche la velocie con la quale il mobile& yenvie a A in Dé composta di cue i grad di veloceh aut i ttl pune del linea AD, e a veloceh con che ha pasta la linea AC sta di cout i gradi di veloctd che ha ei in cute i punti de AG, adungue la veloctd con che ha ‘ik con sata la linea AD, ala velo haa quella proparzione che han ha passat la Hines A 1 turce le linee paralicle trace da eutt i puri della linea AD sino alla AH, a cuce le paralele trate da cut punti della linea AC's no alla AG, (idem) Qui occorte fermarsi un momento, perché & questo uno dei punti centali del metodo galileiano. Nel moto accclera to dunque abbiamo due tipi di velocita, ambedue variabil il primo & rappresentato dalla «velocit3 con la quale il mobi- Je passa unta data linea», una velocitaglobale che gioca los so ruoio dela veloc secondo dai gradi di velocitd. Il punto essenaiale & che la ve loci complessva ® composta di rut i gradi div quisiti nei vari punt della fina in questiones i gradi di velo (le velocitaistantanee) sono in un certo ser nent infinitesm celle velocic complesive, che rappresentano ta loro ‘somma’. In ogni caso i rapport tra le v a quelli tra cutti ig complessiva del metodo meceanico; i scolar ques in Gals if. rappor eau telepuatestlepanceredaqueaa gees quad ala hi nea AD, velocitt con che sié passata la linea AC, ha dop- che ha DAa C: ), eli indivisibili sono qui ev in questa dimostrazione di ni della teoria ei Cav ilci si serve delle metodo d Le analogie con enti, ed 2 Galilei che si devono scorgere le oi -on ogni probabi licti, Con una differenza: mentre C sre (in questo caso di figure elementari come jtrian- goli) per calcolae fa ‘somma’ di rutte le Finee, ¢ quindi delle ppunto di vista, utilizzando gliindivisibili per caleolare le aree © i volumi delle figure geomertich A B Fig. 6 408 200M - GALILEI BLA GEOMETRIA DEL MOTO ACCELERATO Ma corniamo a Galilei. Una volta ricavatij rapport tra le ‘elocitscomplessve (che sanno tra loro come leare de ran- goli edunque come i quadrati degli spazi percorsi, daco che {e basi sono proporzionali alle altezze) si trata di ricavare da questi Je relazioni tra spazi c tempi. B qui che Vargomenta- alone di Galilei @ pid debole che eg forza lo strumento ma- tematico di cui dispone, la teora delle proporzioni, per ari- ‘areal risultaco definitivo voluco. Infact il ano prosegue: «E perché a velocit alla velocita ha contraria proporzione di quel- fa che hail tempo al tempo (imper® che if medesimo & cre- ‘cere a velocitk che sciemate il tempo), adunque il tempo del ‘moto in AD al tempo del moto in AC ha subduplicata pro- porzione di quella che ha la distanza AD alla distanza AC» {bide Si wavta di un ragionamento che contiene due erro- fi il primo nel'aserzione che le velocica sono inversamente proporzionali ai tempi, che & valida solo se gl spazi percorsi soto uguali il che non avviene nel nostro caso; ed il secondo ‘quando da questa ‘contraria proporzione’ fa seguire che il tempo va come la radice dello spazio, In ambedue i casi b- biamo ache fure con procedimenci retoric basat sll'equivo- co tralinguaggio matematico ¢ linguaggio comune, Dappri- ‘mail etre (Galle) si convineer’ che le velocia hanno pro- pordione contraria dei tempi sulla base non della teoria delle proporzioni ma dellargomento che se cresce a velocitdimi- ruisce il wempo; dopodiche si giocherd sul termine ‘propor zione contraria’ per fargli assumere un significato che gi ® m tematicamente ma non logicamente estraneo, Al termine di questa serie di salti mortali Galileo pub affermare che «Le di- stanze dunque dal prineipio del moto sono come i quadrati de i tempi, c, dividendo, gli spazi passati in vempi eguali so- rnp come i numeri impati ab unitate: che risponde a quella che ho sempre detto e con esperienze osservatos cost tutti veti si rispondono» (ibider, p. 374). 3, EVOLUZIONE DELLA TEORIA GALILEIANA DEL MOTO ACCELERATO Non vi sono documenti che mostrino quanda Galilei ab bandona l'ipotesi errata di proporzionalita tra velocithc spa zo per sostituirla con quella corerta dela velocica itantanea proparzionale al tempo, ma quasi certamente questo passo «ra gia compiuto nel 1610, quando lascid PUniversith di Pa- dova per tornare a Firenze. Non bisogna perd credere che una volta riconosciuta la proporzionalita ta velocith e tempo la dimastrazione sin im- medita, Al contrari, un'applicazione meccanica dello sche- ina dimostrativo appena visto, con la sola sostiuzione del- Tipotesi corretta a quella errata, porterebbe a concludere che le velocita complessive sono proportionali ai quadrati tempi (enon a quelli degli spazi come in precedenza), e dun- {que se si volessero applicare ale veloct’ complessive le leg- i del moto uniforme (un’operazione questa, come abbiamo ‘osservato sopra, che non doveva sembraze a Galilei cos\ biz~ atta come pud apparire ogg, che gli spazi sono proporz nali ai cubi dei tempi. Ma anche senza introdure le legei del ‘moto uniforme, resterebbe il problema di risalire dai rapporti tra le velocich complessive a quelli degli spazi, un passaggio per nulla evidente, Non abbiamo scrtti di Galilei a questo proposito; aleu- he tracee per® si possono trovare, se non direttamente nei manosetittigalileiani, nelfopera di un autore molto vicino a Galilei, Bonaventura Cavalieri (1598 ca.-1647). paso che ci interesa si trova nello Specchio tsoria, un'o- peretta che Cavalieri pubblica nel 1632. Dopo'aver riportato dal Dialogo sopra i due massimi sistem del mondo, stampaco nello stess0 anno, la legge dei numeri dispari: «Se per esern- pio, un mobile andando verso jl centro in una bareuta di pol- s0 fark un braccio di spatio, nella seconda ne fard 3. nella eer- 725. nella quarta 7. alla quinca g. ¢ cost di man in mano» (Lo speechio rstorio, p. 158), Cavalieri prosegue rappresen- tando geometricamente i successvi gradi di velocit di un grave cadente: A questa medesima conclusione mi sone ancar'io sforaato di ar- are per aera via, dopo haverla sentita dal sudetto Sig. Galileo, cconsiderando in un cerchio i gredi delle velocita, che, dalla quiete incominciando, vanno crescendo fino al massimo nel medesimo cerchio, rppresencandom il centro il allo grado di velocia, d vo- sliamo dite la quite, ele citconferenze, che si possono descrivere intorno al medesimo centro, i gradi delle diverse velocit, quali se |i vogliamo prender tut, conviene, che noi intendiame dissegna- ti cut cerchi possibili &deserivesi sopra quel centro, (ibidem) Si noterd che Miporesi della proporzionalita tra velocita e tempo non compare qui espliciamente, ¢ soltanco pitt avan- tisidird che il raggio del cerchio rappreserta il tempo. In ef- Fett, pit che sulla proporzionalita tra velocia e cempo, valieri pone Uactenzione sul fatto che ogni circonferenza cor rlsponde a un grado di velocich assunto dal mobile, cio? in altima analis su que principio di continuita che a quel rem- po cra senza dubbio molto meno narurale di quanto sembri oggise sulla cui vaidiedaveva alcuni anni prima incerrogato lo stesso Galil A questo punto Cavalieri introduce la velociea complessi- va efacendo la somma delle loro circonferenze, potremo dire i sapere la vera quantith di cute i gradi di velocta, che incer- mediano tra la quiete, et il massimo grado in quel cerchiow (biders, p. 159), ‘non sia indicata con un termine apposito, ma sia denatata con Ja frase «la vera quancith cli ett i gradi di veloc. Orailter~ ‘mine quandtarimanda immediatamente alla teoria delle pro- porzioni: cid che ha quanti ~ dice Cavalieri ~¢ che dunquc ha proporzione con le altre grandezze cinematiche, non sono i gradi di velocicd ma la Toro ‘somma’ ossia, nella nosten ter rminologia, la velocch complessiva: una velociti che si ottiene sommando tute le circonferenae, iok cei gradi di velocica ‘oppure, se si vuole, tue le velocit istantanee. Il linguaggio di Cavalieri & qui molto crudo e directo: parla esplicitamente di somme di tutti gradi di velocita, un termine che egli stes- sonella Geometria,¢ Galilei nei Discori si preoceuperi di sht- mate, usando termini come ‘aggregato’o ‘composizione. ‘Ma come fare la somma di sute le circonferenze? E qui che viene in soccorso la nuova gcomeesia degli indivisibili che Ca- vali’ aveva elaborato alcuni anni pzima, proprio a partie dal- leriflessionigalleiane sulle velocie istantanee ei modi di com- porsi di queste ultime, La proposizione IV del Libro Vi della Geometric wDuse dati cerchi, o setor simi stanno tra loro co- ime tutte le loro circonferenzer,trova qui la sua applicazione, sprazie allidentificazione tra gradi di velocite indivisibili ignificativo che In velocth complessiva Hora, perché questo pare coxa impossibile, cio il sammate in- finite cizconference, io mi prevagliodellareadell'stesso cerchio, © ne evo le proporzioni delle aggregate veloct, incominciando dal centro, ® dalla quite, ¢procedendo fino allacisconferenca esrema, 409 ot fina al marsimo; havendo dimostato io nella mia Geometa, che qual propor done hao i ere fit oro, tde ance =| hanno tattle citconfernze, describ so- prail centro delPano, Acute le circonfe- renze, describ sopra il centro del alero, pereid se nel nostro erchio, nel quale vo- tlio misurare le aggregate veloc, con adi anda di un terzo del semidiameto, per sempio, descriverd un eerchio, la cui er ae Sonera mi vapprcod un tal grad veloids sped ce quel proportion hai Srichio grande al piccolo, ele ancora ha del ccchio jrande 2 tune le Sroofeere concenrche del pleclo, cio tt | gradi di veloc cite pan dllaule teal grado masitn, ut! gradi acqa- tat pasanda dallaan qucealgadoin- teametio, che babblamo pres, ma echt tooo tare come’ quaint de semi fanno ands Pinreeno de quad dc semidiamets. (Lo specchio ustori, p. 160) de Lo spece di Bonavencusra Cavalier, Bologna 1632 Le velocitd complessive stanno dun- que tra loro come i quadrati dei raga A questo punto, come aveva fatto Gali lei quasi crent’anni prima, Cavaliesi compie una piroetta lo- gica e conclude: Ma con qual proporzione cresce Ia velocia del mobile, exezco no anco li spatij decors dal’stesso mobile, come & ragionevole, poiché chi aoquistaaltetanta veloc, quanta si sitrova haves, g- ddagna ancora forea di topassare aleretanto spatio, quanto faceva, € cos) nell'altse proportion adunque li pati decors dal mobile, nel «quale si vanno aggreganda le veloc semnidiametti de’ cerchi, ne! quali si possono considerare deze ve sano, conte i quadtati de” locits, cio’ come i quadrati de’ tempi, quali intenderemo nel = midiametro del daro cercho. (ibidem) Ancora una volea abbiamo un passaggio matematicamen- te debole einfondaro, che trova la sua giusifieazione pit nel- Ja conoscenza del rsultato a cui si uso di corretté procedimenci dimostrativi. Inolte, a confer- ma di quanto dicevamo poco sopra, principio fondamentale del moto dei grav, ¢ciot la propor rionalitd 1a gradi di velocitd e tempi, solo alla ine della di- razione, canche qui in maniera per niente esplicita, ma piutcasto identificando i tempi con i diversi raggi dei cerchi. Al punto che ci si potrebbe chiedere quanto Cavalieri avesse realmente compreso Varchitectura dell teora galileiana del In caduta dei grav. ‘A parte queste considerazioni pur imporransi un altro pun- to ci sembra cruciale. Galilei; e poi Cavalieri con lui, & part to da un’ipotesi sulle velociedistantanee (i momenti della ve- Jocitt), cha sommato tutti questi gradi di veloci per ricava- re a velocit (complessiva) del moro. Pochi decenni pit tardi, bastera dorare ogni grado di veloci di uno spessore infinite simo, rappresentante il tempo infinitamente piecolo dfin cui il grave possiede quel grado di velociti, elo stesso schema da- 1h immediacamente la conelusione corretta in quanto le aree dci triangoli di Galilei (e dei cerchi di Cavalieri) rappresente- ranno non gia le velocitt complessive, ma gli spani percossi, che tisulreranno cost proporzionali ai quadrati dei tempi. Ma “avalieri introduce il I DOMINI DELLA CONOSCENZA (Reioie SPECCHIO ! STORIO yO iesmiiCeitie © ate ears si@8ORI SENATOR Fig. 7 ~ Frontespizio perché cid possa avvenite, sono neces rialcuni profondi cambiamenti nella ma- tematica soggiacente; in particolate o¢- conterh uscire dalle igi dela mare. rmatica clasica per introdurre, accanto alle grandezze rigorosamente codificate nella weoria delle proporzioni, alte gran deze quantitativamente ~ ma sopra tutto Jogicamente ~ evanescenti, gli in- Finitesimi. Anche questo non & perd suf. ficiente, perché la structura dela teoria delle proporzioni permette solo alcune ‘operazioni algebriche e ne proibiso 4 tte, In particolare, essa preclude la pos- sibilita di moltplicare e dividere gran- dezze eterogence: come non t possibile || dividere uno spazio per un tempo per “1 ortenere una velocith (¢ abbiamo visto, ¥ anche se di sfuggita, quali difficol’ in contra Galilei nella definizione della ve~ Jocitaistantanea), cosi non si pub mol- tiplicare la velocita peril tempo ~finiro 6 infinitesimo poco importa ~ per otte- nere uno spazio. Quello che Galilei pu fare @ ‘sommare’ aleune velocith seria cambiare a natura della grandezza in gio «0 € sommando le velociti si pud ottenere solo una velocit Cos le rigidich del linguageio matematico ostacolano il di spiegarsi della teoria del moto Fig. 8 - Modello di piano inclinato, iniei del XIX secolo. Firenze, Istituto e Museo di Storia della Scienza, Questa madello 8 stao costruito per verificare sperimentalmente Ia legge di eaduta dei grav esi awele di un altro fondamencale principio fisico sooperto da Gali ni del pendalo. Il dispositivo, munico di cinque campanelle paste lunge il piano inclinaeo a distanze via via crescent secondo la sc ido di hus Pisoeronisimo delle oscillsio- cessione dei named dispas, 2 dotata anche di un ihezzae period opportuni. Lespesimento consiste dere una pallina dalla sommir& del piano inclinato, a patie dal dole & posta in movimento: a pale impanele a ogni successiva oscilla ae sala lunghezza dei crt- 1a colpisceciascuna del ti vin via peroorsia partite dalla quiet in emp gual, sis Ia c= seanza dell'aocelerazione durante ba dsces, 410 XXXI - GALILEL E LA GEOMETRIA DEL MOTO At E|/-— 1 Fig. 9 C2 perd un aso in cui fa ceoriaFunziona: quando i moti in csame si svolgono nello stesso tempo, dato che in questa situavione il rapporto tra le wolocit @ uguale a quello tr gli spaai, Le difficole del metodo di Cavalieri e di Galilei sor- gone dall'aver confrontato moti che si compiono in tempi diversi; se ci si limita a moti in tempi uguali si giunge a un risuleato corretto senza bisogno di avventurarsi in acrobazie logiche. Cost in ultima analis sia il metodo meccanico delle velocith proporaionali ai moment, sia quello delle velocit® istantanee soffrono della stessalimitazione, si possono cio® applicare solo a moti che si svolgono in tempi uguali, D’al- tra parte i due metodi hanno ambiti di applicabilitaradical- ‘mente distnti, I! metodo meceanico concerne moti lingo pia- ni diversi ma che avvengono nelio stesso tempo a partie dal- ln quiete; quello delle veloctaistantance confronta moti sopra ‘un unico piano inelinaeo che si svalgono s1 nell stesso tem ‘po, ma non necessariamente a partie dalla quiete. Cosi men~ tre entra in difetto quando lo si voglia sare per vahutare gli spazi percors a cempi diversi, come facevano Cavalieri eG: lie, esso si pud utilizzare con profitto per dimosteare ris ati che coinvolgano il confronto di moti a tempi uguali. It © G if = FB * b a pitt classico di questi & la ‘Teage dei numeri dispar’ (ig. 9): ‘gli spacié passat in tempi eguali dal mobile che, partendosi dalla quiete, va acquistando velocica conforme alPaccresci ‘mento del tempo, essere tra di loro come i mumeri impari ab unica 1, 3, 5x (EN, VIL, p. 211), Per questo infati basterh costruire il triangolo AFK (fi 9), dove AF rappresenta il tempo e i segmenti CG, DH, ec sono le velocithistantanee, proporzionali ai tempi, e consi- derare intervalli di cempo uguali AC, CD, DE, EF. Se con Galilei ci scrviamo del'arca delle figure corrispondenti per valucare le velocita complessive, avremo che la velocita com- plessiva nell’incervallo di tempo AC'sari data dall'area del triangolo ACG, quella nel tempo CD dall’area del trapezio CGHD, quella nel empo DF dal traperio DHIE, e cos) via Orail trapezio CGHD2 triplo del tiangolo ACG, il tapezio DHIE quistuplo, EIKF settuplo, ¢ via dicendo. Pertanto le yelocitd complessive nei successivi intervalli di tempo stanno come i numeri 1, 3, 5, 7, «..e dato che i tempi sono tutti uuguali anche gl spazi percors stanno nello stesso rapporto, ‘Un ragionamento simile si ritrova nella corrispondenzs tra Giovanni Paolo Casati e Giannantonio Rocca, quest ultimo molto vicino a Cavalieri (Lettere d'vomini illusiri det secolo XVIT a Giannartonio Rocca, 1785). lnvece Galilei preferisce confrontare il moto acceleraco di caduta con un moto uni- forme che si svolge nello stesso tempo; con velocita uguale alla massima nel Dialogo sopra i due massini sistem del mon- doy mete di quella massima nei Discorsé, Nel Dilogo siamo ancora nello schema delle velocith complessive: il moto uni: forme si svolge con moment: della velociea sempre uguali al momento finale del moto accelerato, che tiempiono un ret tangolo con la stessa base ealtez2a del triangolo del moto ac- celeratos dunque fa sua emassa di velocita viene ad esserdop- pia della massa delle velocca crescenti de! triangolo, s1 come 550 parallelogrammo & doppio del triangolo» (EN, VII, p. 256), e doppio sari lo spazio percorso (Fig. 10a). Nei Discor- si invece la veloct’ complessiva & sparita del cutto, ei due niforme ¢ accelerato vengono messi in relzione con- frontando direrramente le loro velocies istantanee, da cui la necessth di dimezzare la velocita del moto uniforme in mo- do che nei due movimenti si percarra lo stesso spazio. Cid avviene perch (fig, 10b) «gli stessi marmenti di veloc so- no consumati ne! moro accelerato secondo le paraliele ere scenti del rriangolo AEB e nel moto uniforme secondo le parallele del paallelogrammo GBs infats quanto dei momenti ‘manca nella prima meth del moto acceleraro (mancano quel- Ii rappresentati dalle parallele de! triangolo AGI) viene sup- plito dai momenti rappresentati dalle parallele del eriangolo JEP. Di conseguenca gli spezi atcraversati nello stesso tempo dai due mobili sono uguali» (EN, VII, p. 209) Labbandono del metodo delle velocies complessive non conduce dunque a una diversa sistemazione teorica, ma al riemergere di colorazioni dinamiche e causali dove prima esisteva solo a cinematica del moto accelerato. Le difficol- 4 di coniugare la reat fisica con il inguaggio matemati- co, ¢ in particolare l'inadeguatezza della teoria delle pro- porrioni che rappresentava per Galilei Punico possibile stru- ‘mento matematico per trattare grandezze fisiche, producono tuna teoria del moto in cui un passaggio chiave resta anco- 12 incompiuco. Allo stesso tempo il metodo meccanico, ne- cessario, come abbiamo visto, per trattare i moto sopra di- versi piani inclinati, viene considerato in un secondo mo- mento e per cos) dire condensato in un assiomia: «i gradi di au 1 DOMINI DELLA CONOSCENZA velocitd che uno stesso mobile acquista su diversi piani in- clinati sono uguali quando questi piani hanno la stesa cle- vazionc» (ibidem, p. 205). Ambedue tali operazioni hanno come scopo l’eliminazione delle velocits complessive. Non si doveva trattare di un’operazione indolor, se ancora Torti= celli nel suo trattato De more mostrava di preferire il meto- do meccanico 2 quello dei momenti della velocitds certo era un’operszione necessaria, dato che, nonostante i ipetuti ten- tativi di picgarle allo scopo, le velocit& complessive avevano mosttato la loro inadeguatezza nel fondare una teoria co- erente del moto di caduta dei geavi. Perché questa possa emergere in maniera compiuta sard necessaria tuna profon- da crasformazione della matematica soggiacente, con Val {gebrizzazione della tcoria delle proporzioni e Pingresso di quantita infinitesime in gcomettia. Una rivoluzione di cui nné Galilei né i sui allievi saranno gli attori principali Enaico Giusrt Mathematica Tn LE INNOVAZIONI DI LUCA VALERIO E DI BONAVENTURA CAVALIERI Sommtanto: 1. L'eredith greca e Vopera di Valerio e Cavalic- ti 2, Euca Valerio. 3. Bonaventura Cavalieri 4. Vino nuovo im ott vecchi. (PD. Napolitani) 1. L’EREDITA GRECA £ L'OPERA pr VALERIO B CAVALIERI La riscoperta della geomerria e della matematica greca che si verificd nel XVI sec. & alla cectuali del Seicento, F quasi lei senza Archimede, o Descartes seizza Apollonio e Papo. ‘Non va dimenticato, pera, che tale processo di riscoperta non far una trasmissione meceanica delle conoscenze e dei meto- di matematici antichi. Leggere Archimede o Apollonio~ea rmaggior ragione tradurli e commentarli~ signified reinter- pretarli, Le lacune e le corruzioni nella tradizione dei esti scientific antichi, per non parlare di una cesura temporale durata secoli, implicavano necessariamente questa reinter- pretazione, B cid che avwiene, in misura maggiore 0 minore, con tutti i campioni della riscoperta dei classic. Il easo di Francesco Mautrolico (1494-1575) ~ con le berth torali che si prendeva rispetto ai testi che andava studiando ~ & esem plare; ma uno studio attento potrebbe rivelare la peesenaa di ‘questo fenomeno anche in Federico Commandino (1509- 1575), assa pits attento al rispettofilologico dei testi antich. La stagione della riscoperta pud considerarsi chiusa nel 1575, anno in cui muoiono Maurolico e Commandino; da quel momento inizia la fase della riappropriazione, Riap- propriassi di Archimede significa completarne e tiprenderne opera; implica una riflessione metodologica sul complesso della geometria di misura ¢ sulle sue relazioni con la mecca nica. Un discorso analogo, anche se assi pitt complesso, va~ le per la geometria di posizione e le problematiche legate al metodo di analis esintes Ein questo processo di riappropriazione e di reinterpreta- tione che si iscrive opera di Luca Valerio (1553-1618) e di Bonaventura Cavalier (1598 ca-1647) Il primo oper® un radi- ‘ale cambiamento dal punto di vista metodologico, aprendo prospertive per la ricerca che si spingevano ben af di a del pa- norama della geometria classical secondo si inolerd in qu sto nuovo tertitorio edificandowi il suo metodo degli incivi- sibifi, In un certo senso, Valerio il Criscoforo Colombo del- la situatione, che scopre un nuovo mondo credendo di essere unto alle rive del Catai: mentre Cavalieri PHemdn Cor- tés che in que! nuovo mondo pone le fondamenta di un nuio- vy impero. Punto di partenza di entrambi furono gli oggeti, i meto- die le tecniche dimostrative della geomettia clasica e in par- ticolare di quellaarchimedea. Varra la pena di spendere qusl- che parola su di ess, per poter poi meglio apprezzare la por rata dellppera di questi due innovatori. Oggetti e metodi della matematica greea Un dato che differenzia profondamente la matematica gre- ca dalla nostra che gli oggett della geometria classica sone sempre particolari, dati ateraverso una procedura costruttiva pitt o meno assiomatizzata, Gli assiomi di Euclide permetco- no Vesistenza di rettee cerchis una procedusa implicita (ca sliare un dato cono con un dato piano) permette Iesistenza delle sezioni coniche di Apollonio. Lo scopo della geomecria & per i Greci, quello di studiare tli oggetti e di determinar- ne le propricti. tepgiamento é assai diverso da quello modern 0. Per noi un'ellise & il luogo di zeri di un’ {quizione di secondo grado, o, in tratazioni pitt elementari, “il Nuogo dei punti cali che Is somma delle distanze da due punti fissi& costante’, La propriets preesise all oggetto che, 1 prior, pocrebbe anche essere vuoto. Peri Greci, lisse ¢ Poggerto determinato da un piano che tagli un cono incontrandone tutte le generatrici: tale curva esiste, dunque, ‘ma se ne ignorano tutte le propriet, che dovranno essere in- dlagate. Non a caso i fuochi dellellisse € dell'iperbole sono introdotti da Apollonio solo alla fine del Libro III delle sue Coniche, Voggetto preesste alle sue proprieta. Una conse- sguenza immediata di tale modo di considerare gli oggeti geo- ‘metric, & che, per i Greci, non possono esistere oggetti ge- ncrali, Nella geometria classiea nom esiste qualcosa di simile alle nostre ‘curve’, Esistono vate linee curve — come il ces chio, le coniche, la concoide, la cissoide, la spirale, la qua- drattice ~ ma non esiste un'unica categoria concettuale che le abbracei tutte, Ciascuna di queste curve & definita da una speciale procedura; anche sein alcuni casi una certa curva ot~ fenuta con una certa procecura potr’ essere identificata con tur’altra curva ottenuta con un’altra procedura, Per exempio, la citconferenza euclidea si identifcher8 con a serione paral [ela o subcontraria dun cono; a sezione del cono che produ- ce Vellsse si identificher& con la sezione obliqua del cilindro: 412 XOX - LE INNOVAZIONI DI LUCA VALERIO E DI BONAVENTURA CAVALIERI “sgl Haw Ain A AONE A Ty eres tthe Fig. | = Frontespizio degli Archimedis apene nonmulla i Federico Commandino, Venevia 1558 18, Inoltre, non esistendo opgetti general, non possono esic stere nemmeno metodi general: nella geametria di misura archimedea non c’® nulla di simile al nostro ealeolo integra |e, il quale i applica a certe classi di funzioni che risponda- no a determinati equisiti, Anche se in Archimede eroviamo :metodi peril calcolo di aree e volumi in cui ricastono con- cette teniche che ricardano inascr,c° una differenza fon- damentale: cali metodi intervengono sempre ad hac, a se- conda del tipo di situazione che si deve affrontare, Cos, la quadratura della parabola (almeno netla sua forma meccani- ca) verratrattata in modo radicalmente diverso da quella del cerchio; per lo studio delle spirali si svilupperanno metodi del tutto diversi da quelli concepiti per i conoid e gli sferoi- oro volta ancora diversi da quelli utilizati per deter rminare il rapporto fra ta sfera ei cilindro ad essa cccoser (0. Siusa dire che Archimede e i Greci usilizassero il ‘me~ todo di esaustione’. Ma, a rigor di termini, tale metodo non «siste nella geomettia greca, almeno come metodo codifica- to di decerminazione di rapporti volumetici.E vero che tut- di tcoremi di Buclide ¢ di Archimede si basano su una teenica comune: pee provare che due figure sono gua li si dimostra con una doppia riduzione allassurdo che una delle duc non pud essere né maggiore né minore dell'alta, € tale doppia riduzione & in genere ortemuta lavorando su fi- gure ‘nore’ che si approssimano alla figura data. Ma, come ign curva mantersi a sua idenct, la sua singolari- abbiamo accennato prima, la messa in opera di questa vec~ nica &soggetta ad amplisimi margini di variabilit. Bisogna anche aggiungere che, per quanto ei dato sapere, era sfut- tata appieno soltanro da Archimede econ considerevoe dif- ficoltt, come attesta la letera con cui inviava a Dositeo i Co- noidi exferoidi.II'metodo di esaustione’, insomma, é una eo- ‘moda etichetastoriografica che permetce di identificace @ posteriori procedure che possiedono un'indubbia analogia, ‘ma nila di pit, La svolta metodologica di Valerio Come accennavamo in precedenza, la figura di Valevio rappresenta il momento di passaggio fia 1a matematica ri- nnascimentale ¢ umanistica, ancora orienata al recupero e al- la comprensione dei clasic, ¢ quella moderna. Il suo De cen~ sro gravitatissolidorurs (1604) & un libro di iraportanza epo- cale: pur rimanendo fedele al linguaggio della matematica archimedea, il De centro pud essere considerato ultimo te- sto della geometria di misura antica. In ess0, infatt, erano proposti metodi e punti di vista talmente nuovi che, dopo Valerio, la geometria sara costreta a prendere strade che la porteranno a staccarsi definitivamente dal modello greco.. Non a caso, la leteura di questo testo encusiasnd Galilei al punto da spingerlo 2 dichiarare che Valerio cra il entovo Ar chimede delletd nostra» e da indurlo ad abbandonare le sue ricerche giovanili nel campo dei cencri di gravita di solidi. Inolere la sua influenza sui matematici del primo Seicento— Cavalieri, Torricelli, Guldin ealeriancora~2 palpebile eben documentabile. I problema che Valerio affrontavae risolveva nel De cen- sro eta quello di determinate il centro di gravith di rutiiso- Iidiallora conosciuti: sfera, ono, piramide, prisma, cilindro, poliedr, paraboloide, ipesbotoide,elssoide, e loro part. Do: ‘rebbe esser chiaro, da quanto si detto, che Papproccio cl sico non aveva esteso lo studio delle figure solide al di Ia di ‘quelle considerate da Buclide 0 da Archimede: per brevitd chiameremo questo gruppo eterogeneo di oggett ‘solidi ar~ chimed’ " Quello affrontato da Valerio era un problema aperto e fra i pitt studiati dalla matematica della fine del XVI sec., anche perché si poneva come il necessario completamento dello pera di Archimede, che trattava solo dei cener di gravis del- Je figure piane. Commanding aveva pubblicato nel 1565 un Liber de centro gravitati solidorum che per’ era ben lungi dall'essere soddisfacente: molte dimostrazioni lasciavano a dlsiderare e, soprattutto i cas pitt spinosi non erano nem- ‘meno stati afrontat (per es. la determinazione dei centri di gravith dei segmenti della sferae dell'ellissoide, nonché del centro di gravith delliperbotoide di rotazione). Altri studio~ si si erano cimentati in questa impresa: Francesco Mauroli- co, Simon Stevin, il giovane Galilei, Jo stesso maestro di Va~ lerio, Cristoforo Clavio. Tuttavia, oj risultasi non erano sta~ ti pubblicat o non avevano conosciuto una grande diffusione. E, in nessun caso, si era mai arrivai alla determinazione dei centri di gravita dell’emisfero e dell'iperboloide. Un aspet- to comune a tutti i tentativi cinquecenteschi che ci sono pervenusi& Ia sostanziale adesione al modello antico: i cen- tri di gravicd dei vari solidi erano affrontati caso per e280, introducendo tecniche ad boc per ogni solido studiaco. Va- Jerio seu! un’alerastrada, Invece di affrontare singolarmente il problema della determinazione dei centri di gravith e delle 413 | DOMINI DEL Fig. 2 - Michel Comeille, Arehimede e il sldato, XVII secolo. Digione, Musée Magnin, quadracure, castrul una vasta archirectura di teoremi via un’inkera classe di figure le figure digradanti cir axis dotate di un ase di simmettia e le cui sczioni vanno costantemente decrescendo. [n questa costru- ioneegl drature e dei centri di gravith delle figure particolari che si rrovava ad affrontare Valerio compiva cos) un passo fondamentale di distacco dal modello cassico. Per anticipare un esempio che trate mo estesamente in seguito, la determinazione del cenro ravith deiperboloide (come osserva con orgoglio Valerio, a rertata nerninis) & ridotta all applicazione di un ceo~ rema generale riguardante i ceneri di gravit delle figure cir ca axim ¢ circa diametrum. Di tale rortura metodalogica Va lerio era pienamente consapevole ed essa ebbe una grande in uenaa sulla matematica successva, in particolare su Cavalieri, che fa profondamente influenzato anche da singole tecniche utilizate da Valerio, contenenti molti aspetti di quello che sari il metodo degli indivisibil Laseeonda importante innovarione merodologica di Vale- rio & Pinvenzione del ‘merodo di esaustione’. Ci rendiamo be nissimo conto che con questa affermazione ci opponiamo a fia comunemente acceteata. Tueeavia a Valerio che per primo si deve far risalire la formalizzazio- nedi un metodo per affrontare i confront volumetric, qua- le quello codificato nei primi ere teoremi del Libro Il del De centro: un passo, questo, che segue un distacco netto dall’ac cettazione di un ‘modo di fae’ pitt 6 meno standardizzato. C2 anche una terza innovazione, pitt complessa da de- scrivere. In Valerio si pud infattiosservare un primo tentat vo di separare la quantita dalla forma nelle figure della geo- smetra, i erata di un passo compiuto con mille cautelee m le esitazioni; ma sta di fatto che si possono trovare numerosi Fuoghi della sua opera in cui egli carta le figure della geome ‘tia come pezzi ricomponibilie distaccabili avvicinandosi a einen diametrum nquadrd la ricerca della determinazione delle qua conc ENZA una dissoluzione completa della forma a favore di pure con- sidecazioni quantitative. E questa una delle ianovazioni pit importanti, ma, al tempo stesso, ¢ proprio qui che si posso- no riscontrare con maggiore chiarezza i limiti della sua im postazione, ancora legata al modelo archimedeo. Valerio inerodusse dunque importanti cambiamenti e no- vit nella macematica del suo tempo, in special modo sul pi no metodologico. Tuttavia, come cuti gli innovator, si rie trovd a cavalo frail vecchio ¢ il nuovo. I suoi metodi gene- ralis trovano mescolati ad argomenti tradizionali, senza che, almeno a prima vista, si iesca bene a capirne il motivo, Sem- bora quasi che, spaventato dalla sua stessa audacia innovati cercasse rifugio nel porto sicuro dello stile archimedeo. Gli indivisibili di Cavalieri Cavalier inizia fa sua opera Ia dove Valerio aveva smart toil sentiero, Una caratterstica della sua Geomesria indivisi- bilibus continuorum nova quadam ratione promota (1635) & infatsi non tanto o non solo di proporre un metodo genera~ le (quello degli indivisibili, appunto) per affrontare i proble mi di quadratura e di dererminazione di centri di gravita, quanto quello di proporre una teoria capace di inquadrare questo nuovo strumenco nel contesto della geometta, Gia in Valerio infarti (¢ in altri autori del primo Seicento come Bartolomeo Savero, 1576-1629) si trova uso di quel- lo che sar& poi chiamaco il ‘principio di Cavalieri’ se due f gure piane sono poste tra duc rette parallel, ¢ se condotte due rerte qualunque si erover’ che le porzioni staccate dalle due figure sono sempre proportional allora le figure staran- no fia loro come una delle line in una Figura alla lines cor rlapondence delPaltra (fig. 3). “Anche in Valerio & dimostrato un principio del genere, in tun caso particolare (e pit: complicato), quello della determi nnazione dei cencri di gravith di cerce classi di igure; ¢ lo si pud trovare anche in Sovero, ma dimostrato limiratamente alle seioni coniche. Cavaliet, al eontrario, vuole dimostra- re le basi del suo metodo, per clasi di figure arbitrarie, una volta per eutte. E dimostrare significa per lui cercare di arr entrare le idee innovattied che propone nella teoria enclidea delle proporzion ‘Questa dupliceesigenza (rigorose dimostrazioni geometri- chee generalita dell'oggetto cui esse si devono applicare) ¢al- Forigine non solo della sua opera, ma anche del destino che sarebbe toccato al metodo e alla teoria degli indivisibili. A un metodo chiaro si contrappone una teoria oscura ¢ invohta nelle dimostrazioni. Assistiamo cosa un impressi cesso del metodo, che permette a Cavalieri di conseguire ra- pidamente non solo i risultati della matematica classica e quel Tipit recenti ottenuti dalla ricerea del primo Seicento (per es Fig, 3 - Un'applicazione del principio di Cavalieri. I cetcho ¢Fellisestanno ea loro nel rppporto del diamerto del cerchioallase maggjore dels, data costanza dl rapporto 414 XXXII - LE INNOVAZIONI DI LUCA VALERIO E DI BONAVENTURA CAVALIERI quelli di Valerio e quelli raggiunti da Kepler con i ‘nuovi’ so- lidi da fui introdotti), ma anche risultati decisamente nuovi come la determinazione delle quadrature delle parabole di or- dine superiore ~ in linguaggio moderno ka dimostrazione che [orden 0 nel — oo studio dei centri di gravta di solidi a densica variabi- le, Il metodo, oltre che dallo stesso Cavalieri, ® adottato ein vario modo sviluppato da matematici di primo piano: ‘Tor- riceli, Pascal, Roberval, Wallis, pernon citarne che aleuni, Un successo impres- ie sionante, destinato a durare per molt de- ceenni e a sopravvivere addiriteura ~ al- meno per qualche tempo ~ all’inven- zione del calcolo infinitesimale. ‘A feonte di questi rsultai sta, come dicevamo, Poscutita della teoria, Discu- reremo pit avanti gli aspetti teorici (0, sei vuole, ‘fondazional’) degli indi bil, ma vale la pena di silevare fin da ora ‘un punto importante. Abbiamo sottoi- neato che, nella matematica greca non cxistono oggetti generali. E bene perd precisare che esiste un’importante ecce- ‘tone: la teria delle proporzion fa gran- dene, codificata da Fuclide nel Libro V degli Elementi. La teoria euclidea delle ;proporzioni si presenta infacti come una dottrina compatta e generale che pub es- sereapplicata a qualsisi sorta di ente geo- :metrco: line, superici, solidi. Anzi, nel corso del Medioevo e, soprattutto, del XVI sec. e dei primi anni del XVIL, sera precisata una tencenza di rcerca che pun- tutto cid che ‘in qualche modo ha 'o- dore di quantita: suoni, pes, velocia, pesi specifici. La teo- ria delle proporzioni diventa, sopraccutto in Galilei, lo stru- mento con cui costruire modelli geometrici del mondo fisico. ‘Ma bisogna ricordare che si tratta di uno strumento che co- nosce limitazioni e rigidita assai pesanc, La rflessione di Ga lite salle Legg de! moto e i suoi tentativi ci costruire un mo- dello matemico in cui fosse possibile dedurre la legge oraria della caduta dei gravi (gli spazi percorsi sono proporzionali ai quadrati dei tempi di caduta) possono essere letti come una continua lotta contro le rigiditde le angustie dello strumento matematico di cui disponeva. Al tempo stesso, la generat della woria euclidea appare quasi ecessiva e soggetta ad am- ‘pi margini di ambiguit: mai in Buclide in altre parti del cor- ‘pus matematico classico & precisato cosa siano le grandezze di ‘ni a teoria delle proporzioni si occupa. Torniamo allora « Cavalieri, Costruire una teorla degli indivisibili fondaca su dimostravioni geomerriche e capace di trattare classi di figure arbitrarie significa dover confron- tarsi con Punica teoria disponibile docata di alerettanta ge- nneralita, Cavalieri deve cio’ far vedere che i suoi indivisibi- 1i (0, meglio, ‘tutte le lince’ — «omnes lineae» ~ di una figu- 1) possono essere tattati dalla reoria delle proporzioni; ossia mostrare che ‘tutte le linee’ di una figura costieuiscono un nuovo oggetto matematico, capace di soddisfare le defini- Zioni euclidee del Libro V, Impresa non facile, dati i limiti SENATYS BONONIENSIS sacra Veh, Fig. 4 - Fromtespizio delle Fxercitationes geometrieae sex i Bonaventura Cavalieri, Bologna 1647, tava inchudere nell'ambito della eoria ¢ le costrizioni imposti da un tale modello, ¢ per di pith am- sa, che porter la teoria di Cavalieri a seontrarsi con nu- :merose obiezioni ecrtiche. Binfatti contro il tentativo di ta- sformare gl indivisibili in un nuovo oggetto geometrico che si scaglicranno i numerosi oppositori di Cavalied, primo di tutti il gesuita Paul Guldin (1577-1643). La critica di Gul- din siappunca infact su di un’ambiguita soscanziale del nuo- ‘vo oggetto che Cavalieri ole introdurre in geometria: 'tut- te le linee’ di una figura sono infinite e, pertanto, non pos- sono rientrate fa le grandezze euclidee. In effetti, come & stato pitt volte sot- tolineato (Giusti 1980, 1982, 1999), gli indivisibili di Cavalieri — nonostante gli sford de loro ereatore — non rusiran- no mai astaccarsi dal carattere strumen- tale: calla domanda: quali sono tutte le linee di questa figura? non si pud rie spondere che indicando la figura stessa» (Giusti 1999, p, 54), Persino le medita- 2ioni di Cavalieri su come fornie al suo metodo salde basi geomecriche, esposte nelle Exerctatones geometricae sex (1647), lo porteranno a sviluppare una risposta in qualche modo di retroguardia: a ten- tare cio? di giustificare gli indivisibili la luce dei metodi classci. B questa V's senza del cosiddetto ‘secondo metodo degli indivisbil? in eu & implicita una rinuncia a formalizzare in modo auto- nome il eoncetto di ‘rate le linee’ Reinserti nell'ambito dei merodi della geometria classica, gli indivisibili repredi- cong. pure tecniche di dimostrzione, che sopravviveranno solo fin quendo siusciran- no a dare dei risulrai, Alla fine del secolo, — una volta esurita Ia loro forza, ess svani- ranno per lascaveil posto ai metodi pit po- tend del calcolo infnitesimale. (Giusti 1999, p. 55) Anche il tentative il successo di Cavalieri sembrano dune aque, alla fin fine, arenarsi nelle stessesecche in cui siera smar- rita la via regia di Valerio, I linguaggio della reoria cassica delle proporzionie, pitt in generale il contesto matematico ereditaco dalla geomertia gre- ca non permertevano di sviluppate problemi general adegus- tai metodl generali che erano stati introdoxti La via verso que sti merodi era stata aperta da Valerio, portata molto avanei da Cavalieri: ma, da un lato, gli oggetti con cui tli metodi si con- frontavano erano stati praticamente esauriti dal suecesso dei metodi sts; dall' altro diffcolesreoriche apparentemente in- sormontabili si ergevano di fronte al tencativo di trasformare i nnuovi strumenti dimostrativi in oggetti autonomi di ricerca 2, Luca VaLERIO Un problema aperto: la determinazione dei centti i gravita dei solidi Come abbiamo accennato, nella seconda meta del Cingue- cento lo studio dei centri di gravith destava molto interesse. 415 Nel 1565 Commandino era arrivato a determinare i centri di gravith della pi- ramide e del cono e fornire una dimo- strazione per quello del paraboloide (0 ‘conoide parabolico’, secondo Ia termi- nologia dell’epoca), Va perd osservato che era giunto a un tale risultato stu- diando t Galleggianti di Archimedee de- ducendone che il centro di gravita del paraboloide divide 'asse nel rapporto 1:2, B evidente che tentare la dimosta- Zione di un risultato noto & assai pit fa cile che cercare la determinazione di un centro di gravit la cul posizione sia seo- noseiuta;e infaci per tutto il XVI see. non fi fatto nessun progresso in dite zione della determinazione del centro di sgravith del perboloide di rotazione (co- noide iperbolico) o dellemisfero o del semicllissoide (emisferoide). Questi solidi (conoidi parabolico e iperbolico, e sferoidi) erano peraltro ben ‘nota cultori di geometria archimedea, poiché Archimede aveva dedicato loro tun intero libro, i Cowoidi e sfervidi, nel quale determinava il tapporto fia il eonoide o una parte di sferoide e il cilindro circoscritto (per es. il con Jico & la meta del cilindro). Una trattazione esauri centri di gravitd dei solidi doveva necessariamente affronca re quest solidi archimedei, A cal scopo, il primo passo con: sisteva nel dimostrare che il loro centro di gravied si erova sno gi reper sull’asse; una dimos Dili in Archimede Nell'Equilibrio dei piani (propp: 1.13 e I1.4) si dimostra infati che i centri di gravitk del eiangolo e di un segmento di parabola si rovano, rispettivamente, sulla mediana e sul dliamerro: si inseriva (fig, 6) nel triangolo Tuna fi ta di parallelogram. . Sisa che: (@) il centro dl trova sempre sulla media ravi della figura inscret B)il vesiduo R-I-F pud esse re reso piccolo a piacere prendendo l'altezza dei singoli pa lelogrammi abbastanza piccola (fatto che si dimosera facen do ricorso, exsenzialmente, ala X.1. degli Elementi al com siddetto ‘postulato di Eudosso-Archimede’) Si supponga ora che il centro di gravith dell’intero trian ol FT non cada sulla mediana, ma nel punco p. Sia fil cea tro di gravith della figura insert varsi sulla mediana, Siccome F4H=TF, il centro di gravitd del ‘residuo’ 9 si trova sul prolungamento della retta fp, in Br: esso dovrd perd tro- 1 DOMINI DELLA CONOSCENZA Fig. 5 - Federico Commandino, seconda meth del XVII secolo, Firenze, Isticuro © Museo di Stozia della Scienza modo che pipf-TM. Poiché R pud es- sere piccolo a piacere (cig, il rapporto FM grande a piacere), e p & un punto fas fan dla median, pun F, cae to di gravith di QR, al diminuire di 9t, sarebbe scacciato Fuori dal triangolo, an- 1, fuori dal semipiano in cui si trova i triangolo il che assurdo, Perla parabola la costruzione delle f. gure approssimanti &assai diversa (Ar~ chimede ilizza i poligoni inerodotei nella quadratura geometriea della para- bola), ma Videa fondamentale della di rmostrazione Ia tessa Le due dimostrazioni dell’ Equilibrio dei piani si basano dunque sulla seessa idea per dimostrare che il cenero di gra vied di una figura docata di diametro o di asse cade sul diametro o sull'asse, ba sta disporre di figure approssimanti aventi centro di gravita sullasse. Que- sto punto era stato in qualche modo colto da Commandino, che nel suo £i- ber de centro graviatisaveva proposto tuna seri di dimoscrazioni da cui si evin- ceva che i centri di gravita della piramide, del cono, di una porzione di sfera 0 di sferoide e del conoide parabolice « iperbolico si trovavano sull’asse (inteso come la retea che congiunge il vertice con il centro di gravita della base), Com mandino cominciava con il dimostrare che a tali possono inscrivere ciscoscrivere figure a scalini fatte di ci lind (prismi nel caso della piramide) in modo tale che la ifferemaa fea la sa piecola a piacere 1a tecnica seguita da Commandino per attenere questi Jemmi di approssimazione ricaleava da vicino quelle usate da Archimede nei Conoidi e feroidi, in particolare quella della proposizione 19 secondo la quale la diffezenza fia lo scali de circoscritto € quello inscrito ® uguale al cilindretto di ba- se (fig. 7). Tele tecnica era staca condlensaca da Archimede in tun'unica proposizione, in cui si trartano simultaneamente i due conoidi (parabolico e iperbolico) e due sferodl (allengs toe appiattito). Commandino, riprendendola, la suddivide ura inseritta e circoscritta possa essere re Fig, 6 La dimostrazione del centro di gravita del eiangolo. Fig, 7 - La proposizione 19 dei Conoidie servi di Archimede. 416 XXXII - LE INNOVAZIONI DI LUCA VALERIO E DI BONAVENTURA CAVALIERI in vari enunciati, uno pet ciascuna delle figure che conside- ra. Il procedimento & di questo tipo: 1d sicircosctiva al conoid o allo sferoide una figura a sea- lini formaea da cilindsis 8) la differenza delle igure circoscritte e inserite ® ugua- le al eilindretto base (qui & utilizzata la ‘monotonia’ del co- noide 0 dello sferoide); €) ale differenza pud essere piccola a piacere, dato che il cilindrerto pud essere preso pit piccolo di quasiasi quanta fis, PA importante oscar che, per esquire la contruione, in suutij casi considerati Archimede € Commandino sfruttano |i ‘monotonia’ della figura in questione, ossia il fatto che le sezioni vanno costantemente decrescendo dalla base verso il vertice: non a caso espicitamente specificato che la pore ne di sferao di sferoide non deve essere maggiore della meta. Orrenute cost le sue figure approssimanti, Commandino passa a dimostraze che il centro di gravith del cono o della pi- amide (Liber de centro gravtats, prop. 14) ede conoide pats- bolico o di una porzione di sfera o di sferoide (ibidem, prop. 15) si trova sull’ass, riealeando da vicino la tecnica usata da Archimede peril triangolo ¢ la parabola, Questo risulaco, pur non eccessivamente difficile da ottenere, & perd impor tante, Infatiess0 ~ sia pure con dimostrazioni alquanto far- raginose etediosamente ripetitive -coniuga due teeniche ar chimedee: quella di approssimazione dei Conoidi servi e quella per la dimostrazione dell ppartenenza del centro di sravithall'asse. B da notare che Commandino era consape- vole della sostanziale identi di reenica dimostrativa, tanto che la dimostrazione della proposizione 13 (approssimazio- ne di una porzione di sfera) consiste in un rinvio ai Conoidi , ‘Ma si potrebbero citare anche la ceterminazione del volume del paraboloide, del tronco di cono, e alere ancora. Non ci sembra il caso di siportarne un esempio, mentre vale la pena di sottolincare l'analogia che sussiste fra il passaggio da una proprieta di certe figure alla definizione della classe delle fi- gure digradanti, da una parce, ela generalizzazione delle tec- niche di approssimazione greche, traformate ora in un me- todo di dimostrazione uniforme dallaltra, Le prime tte pro- posizioni del Libro I, ne! loro insieme, permettono di trateare in modo automatico tutti i casi che nella geometria greca ri- chiedevano argomentazioni complicate per pasare dallesi- stenza di figure insertte (0 ciscoscritte) che soddisfacessero certe condizioni, alle conclusioni volute. Si trata di un metodo che rimane tueto interno al para- digma della teoria euclidea delle proporzioni, di cui costitui- sce una sorta di sviluppo. I prim we teoremi del Libro II sor sno utilizzati esattamente allo stesso modo dei teoremi ralidel Libro V degli Element, la dove Buctide-veva stabilico tutta tuna serie di teeniche per tratate le proporzioni fra gran- dezze: permutando, componende, ex aequali; recniche che, nel Tinguaggio della geometria greca, sono citate ogni volta che si pone la necessita di dedusre una proporzione da wn’altra In casi particolari, molto complesi, un’opportuna serie di nizio di un’opera ~&il caso di vari scitti di serve a condensare una tecnica che, applicata nl corso di un teorema, tenderebbe a oscurare le linee della dimosteazione. Ci sembra che la stessa analisi possa essere ti- petuta per i teoremi di Valerio, che vengono a essere, nell’e- conomia della sua opera, una sorta di “Temi general’ da cirare ogni volta che sath necessario. Non possono essere vi- sti diggiuni dalle loro applicazioni, che si trarti del rapporto del tronco di cono al cilindro citcoscritto 0 del parabotoi- rese piccole a piacere) che stanno in un ELEM pa TA deal cono a lui inseriteo. Non entrere- rapparto costante,alloraancheAe Bsa.) | MM falcons mo qui nel merito di una discussione ranno nelle stesso rapport. In questo modo Valerio riusciva a cstrare dalle ricetearchimedee un prin- cipio generale: un metodo, appunto. C& chi ba voluto vedere in queste proposi- zioni di Valerio un anticipazione del con- cetto di limite, facendo di Valerio un pre- ceussore di Catichy: ke proposizioni in que- stione equivarrebbero al reorema di analisi che afferma che i mite di un rapporto 2 uguale al ripporto dei imi ‘Annoi sembra ass pid frurtuoso pen- sare Valesio come il vero inventore del ‘metodo di esaustione’. Non acaso, nel XVII see. il suo approccio al problema dell approssimazione sara ampiamente 4 101 ALPHON: fine tn Alfonso Bor PRoponTionrM THEOUE ie np ie pe id ie Fig, 9 - Frontespizio dell Bucidesresttutus di Giovanni della letteratura che ha voluto vedere in Valerio un piecursore dei concerti del calcolo edell’analis. Ci limiteremo a os- servare come il conttiburo di Valerio non possa in alcun modo essere visto come tuna trasformazione del modello della teoria delle proporzioni in una teoria che permetta un caleolo effettivo con i li- ‘mit, intel in senso moderno. I! suo con~ tributo rimane inseritto nel paradigma classico, pur apportandovi una modifi- ‘a essentiale: un metodo generale che permerte di trarare in modo uniforme i problemi di quadratura, Pit che il pre- ccursore della teoria dei limit, Valerio & Tinventore del metodo di esaustione, is0 BORBLLIO, serena eli, Pisa 1658. 419 | DOMINI DELLA CONOSCENZA Un teorema generale Se Valerio si fosse fermato a questo punto ~a ridimostra- re cio’ in generale risultati git noti in casi particalari -, eid che abbiamo visto finora non satebbe particolarmente signi ficativo, Daun lato, infati, non avrebbe aggiunto aleunché di nuovo alle conoscenze matematiche esistencis dallaltro, aco chei membri delle sue classi di figure digradant che era- no noti all’epoca si riducono essenzialmente a solidi ea f sure piane gia studiate da Archimede e dal suo seguace Com- Iandino, [a sua operazione sarebbe sata puramente nomi nalistica, La sua stesa nia regia (quella condensata nelle propp. 1-3 del Libro II del De centra) avrebbe rivestico un interesse molto limitato, dato che in definitiva era utlizeata soltanto per ticavare in modo pitt concisoe uniforme risultat ben no- ti, Molei problemi relatvi alla geomeccia di misura sarebbe- +o stati meglio inquadrati certo, ma Pintroduzione di oggetti « metodi generali non avrebbe portato alcun reale aceresci- mento delle conoscenze matematiche. ‘Tuttavia, le cose stanno altrimenti, Le figure digradanci di Valerio non sono infatt solamente una comoda eticherta che permette di esprimere mole sisultati noti con pochi teotemi, ma sono anche un mezzo di invenzione e scoperta. Abbiamo visto che uno dei problemi central della vicerea ‘matematica dell'epoca era quello di riuscire a determinate i ‘centri di gravithdell’elissoide delliperboloide, oltre che una dimostrzzione correta del centso del paraboloide. Fu studiando Fig, 10 - Le sezioni del eriangolo (segmenti in nero) sono proporzionali a quelle del paraboloide. quest'ultimo problema che Valerio ebbe un'intuiaione ge- niale. E relativamente facile rendersi conto (come era acca- duto a Maurolico e anche al giovane Galilei) che la determi- nazione del centro di gravith del paraboloide pud essere ri- dotta facilmente a quella del triangolo. I cerchi-sezione del paraboloide, infeti, sono proporzionali ai guadrati del loro raggio: ma il loro raggio @ Vordinata della parabola genera- trice €il suo quadrato & proporzionale all ascissa, che, a sta volta, @'altezza del tiangolo insritt nel paraboloid, fa qus- Je & owviamente proporzionale alla base del triangolo stesso. LE FIGURE ‘LOGARITMICAMENTE CONVESSE’ "Sele basi el sezioni che dicen io le seioni parallel l- le basi) di dae delle predere gure [digradant itorno a un ase 02 un diametro comune (0 intorne al diameero uns, al- Fase Tala) prese nel medesimo piano sono a due a due pro- portional i centro di graith di encrambe sir sn medesimo punto posto nelfasseo nel diametrow (Valerio, De centro gyno tats saidorum, prop. 1.32, p. 53) 1a dimostazione in generale di questa proposisione presen- ta.un grado didilficol& moleoelevaavspetco agi rumen che Valero avee a disposizione. Nel cao del parabooide,passare dalla dimostezione della proporeionaies delle sexioni del para- boloide e def triangolo alla dimoscrarione de fatto che queste due Figure hanno lo steso centro di graves relacvamense fa lei rata semplicemente di aplicaretecniche gid nore ad Ar «chimed, sfrutcando la eonossenca delle propietlgebriche’ dalle parabola. La dimostrazione della proposizione 1.32 del De ‘env tchiede invece un procedimento indipendente dalle par- ticolr propriet delle figure in question: unica cosa che si up- pone riguardo a esse che irate figure digradanc inca asin 6 circa diamearuna I problema che Valerio affronta si pub dun- que rassumere cos: determinare opportune condizioniaffiché 4) lasuocestione dei centr di gravia delle approssimanticir- coscrie a una data figura dgredantersulti monorona; 4) i centro di gravid della Figura sin una imitazione supe viore di ale suecestione; ¢) lasuccessione dei centri converga al cento della figura. In cermini pit inwitv ein linguaggio meno modeenizaco Ia cosa si pud vedere in questi termini. In primo luogo si vuole che ogni volts che lapprossimance citcoseritea &raddoppiata (nl senso che Palezaa dei cilindrio dei parallelogram di cut essa costinita &dimerzata) i so Cento di graves scenda’ ver so la bate. In secondo luogo,bisogne’ far vedere che il centro ai gravid dela figura digradant data rimane sempre al dso (0! del centro di gravia di una qualanque approsinante Valerio, come in alte eas, individus una proprieth che gl permerte di dimostate i punt sopra scssunti, Non abbiamo ppurttoppo qu lo spaio per dzcuteril prebabile carsmino che ha seguits basi die che Valeri introduce tna partiolar 30% coclasse dele Figure digradsnti che soddisfano la seguene pro pret per ogni terna di seioni equidistant di una figura i fadante il rapporto della setione minima alla media deve es Sere minore di quello della medi alla masima, ‘Questa proprie in effet suficente per dimostrare pro posisione 11.32: st poteebbe tutavia fr vedere che non & ne- essai In termini modern, la condivione posta da Valerio equival a chiedere che ls figura sia logaiticamente conves- sa’, Se fx) & la funzione monocuna che definisce la Ggura, la condizione di Vlei i taduceinfatl nel chiedere che Wx e pet @ abbastaa piccolo debb exere fe-0__ fe) LO Foessy’ consi, prendendo il logiitme dif log flare) log fl fosfie-0 Hoe og fo) Da questa condiaione si ricaa fcilmence che la funzione log, f deve essere concava, “Valerio non dun nome alla sotocase di igure che indvi- dua, mas limita locuzioni come «fipurae quales diximusy, Per comodih di citzionee sfidando Fevidenteinacronismo, Iin- dicheremo come figure ‘logatiemicamente convese 420 2O0UI - LE INNOVAZIONI DI LUCA VALERIO E DI BONAVENTURA CAVALIERI La conclusione é che le sezioni del paraboloide sono propor- aionali alle szioni del eiangolo. A partire da qui non & trop- po difficile, impicgando approssimanti a scalini composte da Cilindri pe il paraboloide e da rettangoli pe il triangolo, far vedere che il centro di gravith del paraboloide e del triangolo devono coincidere. Ora, sccome i centro del triangolo & no- to, si determinerh anche quello del paraboloide, Lintuizione di Valerio si pud riassumere in questi termi- nisi caso del paraboloid ¢ del triangolo ci insegna che per trovare il centro di gravith di una figura digradante F, baste- 1A trovare un'altra figura F, il cui centio di gravita sia noto e tale che le sezioni di F, ¢ # siano proporzionali. in tal caso il centro di gravita di F, coincidera con quello di F, Si ertta, in alte parole, di oceenere un teorema generale ri sguardante i centri di gravita delle figure digradanti. Non &cer- {0 qui i caso di esporre nei dercagl la strada che Valerio segul per artivare alla dimostrazione di un teorema del genere. Ci basti dire che egli siuscl a escogitare una dimostrazione che furzionava per una classe molto ampia di figure digradanei ¢ che esposta nelle proposizioni 25-32 del Libro Il del Decen- so. Il tutto culmina nella proposizione 32: due figure aventi stesso asse e sexioni proporzionali avranno lo stesso centro di gravieh (Pa. 1D) Bisogna perd silevare almeno un punto: il teorema 1.32 del De centro ha una portata rivoluzionaria, essendo il primo tcorema a dimostrare un risultato importante ¢ innovative per una classe di gure, Con questo risuleato Valerio poneva la matematica occidentale su una strada completamente nuo- va. Non solo rispetto a quella greeas persino gli Arabi, che ppure nel campo delle ‘matematiche infinitesimal?” avevano ottenuto risultati notevolissimi ed estremamente raffinati ‘non erano riusciti a superare questa sogla: a passare cio’ di Ja considerazione di singole figure allo studio di classi, che diventano Poggerto della ricerca I teorema 11.32 si rivelera, nelle mani di Valerio, uno strumento potente, Abbiamo git dato un cenno della di- ‘mostrazione che tratta il caso del conoide parabolico: alla luce di quanto abbiamo detto, risulter’ chiaro quali siano ota le sue linee portanti, Per prima cosa Valerio dimostra cheil triangolo ¢ il conoide parabolico sono due fi gradanti‘logaritmicamente convesse’e che le sezioni del triangolo e del conoide sono proporsionali. A questo pun- to le iporesi di 11.32 sono soddisfartee gli basta applicae il suo teorema generale per ottenere il risultato: il centro di sgravith del conoide parabolico divide Passe nel rapporto di 2:1, Perla geometra rinascimentaleil centro di gravita del conoide parabolico era stato una sorta di extrema Trude, nes- suno, nemmeno Maurolico forse il maggiore matematico del XVI sec. ~, era riuscito a spingersioltee. Inolre il risul- tato eta gid noto dai Galleggianti di Archimede e proprio questo aveva guidato Commandino nel suo tentativo di pro- porre una dimostrazione convincente, Valerio si spinge ben al di di queste colonne d’Ercole: riesce con facilita a de- terminare centri di gravitA del tutto sconosciut alla mate- tmatica del suo tempo, in particolare quello dell'emisfero dell emisfetoide ¢ ~ soprattutto — quello del!'iperboloide (conoide iperbolico), che &sicuramente uno dei risultati pit difficilmente ottenibili nel contesto della matematica clas- sico-rinascimentale, ‘Tuttavia, come vedremo, ci sono molte ombre nell'uso che propone della proposizione 1.325 a sua via epi tende qui a smarritsi in un labirinto, che not tenteremo di esplorare. Esitazioni ¢ involuzioni La situazione di fronte alla quale si trova il letore del Lie bro III del De centro & decisamente paradossale. Da un la- to, infati, Valerio crova i risultatiassai norevoli cui accen- navamo, distaccandosi ancora di pit dall'impostazione clas- sica: sviluppa, almeno in parte, un modo di concepite le telazioni fia le figure ass pit quantitativo di quanto la ma- tematica classica avesse mai fatto. Dall’altro, quasi spaven- tato dalla sua stessa audacia, accanto @ questo modo di pro- cedere presenta dimostrazioni alternative e ai suoi occhi «magis naturales, in cui abbandona non solo le innovazio- ni pit radical, ma i principtstessi elaborati in precedenza: la via regia € il metodo del teorema 1.32. Questa osclla- zione fra innovazione radicale e adetenza al paradigma clas- sico @ Forse una delle cause principali dell'oscurith ¢ delle difficolta di lettura che affliggono buona parte dei Libri I e lll del De centro Mlustreremo la situazione descrivendo ~ sia pur somima- riamente i vari modi con cui 2 affroncata la determinaaio- ne del centro di gravitd delPperboloide. Valerio ne offre tre dimostrazioni, la prima delle quali contenuta nella propo- sizione 43 del secondo libro, Sia $ un iperboloide, generato dalla rotazione delliperbole ABC actomno all'asse BD. U! avo trasverso dell iperbole sia BE, Dalla proprietA (0 sintomo) Fig, 11 - La proposizione 11.43 del De centro gravitatis solidorum di Luca Valerio, Roma 1604, 421 [DOMINI DELLA CONOSCENZA dl?iperbole, per un qualsiasi punto S sulla curva si ha: D1] SQ: BQx QE=CD*: BD xDE=costante Spiegheremo la dimostrazione di Valerio in termini alge- brici. Euna scelea che porta a non essere del tuto fedelial- argomento, ma che ha il vantaggio di sottolineare alcuni punti essenziali, almeno a noi lectori modern che non ma- neggiaino pit con altrettanta facili il linguaggio della teo- tia delle proporzioni. Sia BD=a, BE™b ¢ i pensi a un sistema di coordinate con origine in B. Sia Fil rapporto costance nel sintomo dell'iper- bole. Lequazione di questa iperbole diventa: 72 fx(b+),0s- Sia yokes be ° 7 Ora, il membro di sinistra, 2,8 proporzionale al cerchio-se- zone dell'perboloide ches oitiene ragliando con wn piano SZ paralelo alla base (in are parle, il cerchio di diametro SZ ‘uguale amy?) Il membro di destra, invece, si divide in due par- tis? (proportional al quadrato dell ascissa BQ) e ib (pro porzionale al'acissa stessa) Si eatta allora di costruire due f- gure le cui sezionisiano proporeional a queste due parti del se- condo membro, A questo scopo, prendiamo un qualsiasi punto ‘Mu AD e poniamo MD=p. Sitracci una parabola MBN pas- sante per M, di asse BD e verte B, la eui equazione sat: [2] Facendo riotare la parabola si genererd il paraboloide ®. Al- lo stess0 modo, si consideri poi un triangolo BKD (il punto K preso sulla linea AD in mode che MD!DK?-BE:BD~ ba) cil cono € che si ottiene facendo ruorare tale triangolo in- tomo allasse x Tagliando tutti questi solidi di rotazione (Viperboloide F, ilcono ei parsboloide 9) con un generico piano $7, paral- lelo alla base (c quindi perpendicolate al’assc), le sezioni che si otterranno saranno cerchi: Cer(S), Cer() e Cer(®) rispet tivamente, Allora si mostra facilmente che: 13h Gert )~ ABE (Car 6) Ce (). Posto BQ si ha infu: mre Pits Pha ge Prtb a3) Cor) + Cont) on Fv + Halen Faldo) ¢ Cer #) =my?= ne b+), Dalla (3) si ha dungue che Dab 4) Corl) Corp?” da qui segue immediatamente che, per le due figure $e ‘Gv, sono soddisfatte le condizioni della proposizione 11.32, i conseguenza i! baticencro delf'iperboloide $ si situa nel. lo stesso punto del baricentro della figura €-H, il cono © © il pataboloide ® ‘presiinsieme’, Poiché i baricentt ele gran- dezze del cono e del paraboloide sono gid not, si pud poi fa- cilmente determinare il baricentro delf iperboloide , wtiliz~ zando la legge della leva. Cid che ci sembra i! punto pit interessante di questa di- ‘mostrazione non ® il fato che sista facendo uso di concetti infinieesimali uilizzaci peraltro una volta sola, incapsulati una volta per tutte nel teorems 1.32, Il punto centrale, a nostro awviso, & a dissoluzione dell’iperboloide in figure i cui bati- centri sono noti ¢ di cui sono noti i rapporti volumetric E, cosa che impressiona ancora di pi, il eentro di gravitd dall'iperboloide & & ricondotto al centro di gravitd di un so- lido impossibile, un vero mosteo: la somma, sezione per se ione, del cono © edel paraboloide ®. Questo oggetto, G9, non & un solido normale, che possaesistere nel senso com ne del termine e nellintuizione spaziale della geomettia clas- sca; inoltreil ono e il paraboloide sono detesminati in mo- do putamente formale, a partie da ua'analisi (nel senso chi ‘ico del termine) del sintomo det! iperboloide. In questo senso, pit che figure geometriche dotate di una laro vita, so no degli‘strumenti’, come dei pezai ritlizzabili Insomma: Poggetto dellinceresse slitta dalle igure in quan to tali, dotate di forma e posizione, ale relazioni quantitati- ve che intercorrono fia di essc 0, meglio, alle relazioni che in- tercorrono fra Ie loro seaio Tuttavia, come abbiamo accennato, Valerio sembra spa- ventarsi della sua stessa audacia, Se nel Libro II determina il centro di gravth delliperboloide uilizzando il ‘mosuo' @-+, caddirittura teorizza questa procedura in un apposito corol. latio alla proposizionc 11.32 — asserendo che il teorema ap- ppena dimostrato mantiene la sua valdied anche se al posto dlllesingole figure se ne considera la loro somma ~, nel Li- bro Uli gioco si complica lquanto, al punto che Valerio ar rivera a proporre una dimostrazione ‘ottim’, in cui non sol- ‘tanto non ® fatto uso di mostriné del teorema 11.32, ma nem- ‘meno dei zeoremi gencrali sulle figure digradanti introdoct nel Libro I (in particolare del teorema [.11). Concinuiamo a trattare il caso delPiperboloide, quello in cui dpi evidente questo processo di ‘normalizazione’ delle slazioni quantitative. Evidentemente insoddisfatto della so luzione che ebbiamo appena esposto, Luca Valerio non sol- tanto ne propone un'altra nel Libro III, ma aggiunge aldi- viccura un Appendix dedicacaesplicitamente alla erattavione di questo solido secondo una wie magis naturalis, Apparente- mente, lo scopo di questa triplicarione della determinazione del centro di gravitt del conoide iperbolico &leliminazione del ricorso a figure mostruose Nala peoposizione 111.39 i ealeolo del baricentro dell'iper- boloide ricondatto alla determinasione del baricencro di wn alezo tiaugolo parabolico, Si consider ipezboloide il eu ase abbia lunghezza s, gencrato dalla rorarione intorno all asse x del?iperbole avente vertice neloigine, lato trasverso 2a c la cu equazione & ora: y2=A4x242ux, nonché la parabola Bo, 2ah 6) go B tale passante per I'origine e peril punto (5), dove t=yi® 2a, Le sezioni delfiperboloide e del ‘tiangolo parabolico’ F com- preso fia il grafico della parabola e il suo simmettico rispet to allasse x sono evidentemente praporzionali, e di conse- guenca l'iperboloide © T hanno lo stesso centro di gravith. Anche in questo caso, la determinazione del centro di gravie tdi F 2 ricondotta attraverso dimostrazioni alquanto com- plesse) al centro di gravith del segmento parabolico, Viene spontanca [a domanda: perché mai Valerio sente il bisogno di abbandonare la tecnica ttilizata in 11.43, pagando il prez~ 20 di dover introdurre il tiangolo parabolica Se di dover ceseguire una serie di complicate argomentazioni per porerne ricavate il centro di gravitk? La risposta la fornisce epi stes- 0, nelle ultime righe del De centre E qui saremmo asia all fine del tetolibro, senonché, uan- do orm il secondo era gia fino di starmpaze mi venne in mente vunalra via pit naturale (vi magi naturals) iguardante i centro 422 SOOT - LB INNOVAZIONI DI LUCA VALERIO E DI BONAVENTURA CAVALIERI di gravit del conoide iperbolico, Essa (andhbbeinsrita nel secon do libro, ma Pespongo ora, nelle sete proposition’ della seguence ‘Appendice) giunge ala condusione dividendo il detta conoide in ‘un conoide parabolica di ctesto vericee ase e nella figura solida imanente, ve wilizeare le compotzione di due figure circoscrist fisted silindri. @bidem, IM, p. 179, conivi nose) ‘Come si vede, besplicitamence tinnegato il metodo uti- fizzato in 11.43 che si basava sulla dissoluzione della forma delle figure « favose di pure considerazioni quantitative, E possiamo essere gratiallevicende che portarono a una stam pa affrettata del De centro se possiamno ‘ogi leggere quelle considerazioni: se Va- Jetio avesse avuo un po’ pitt di tempo eavrebbe inesorabilmenteespunte. Que- sea ricerca di una via mags nats spie- ‘ga quindi abbastanca bene l'introduzio ne di un oggetto (il triangolo parabol 0) che richiede ragionamenti assai pit complicati della scomposizione dell perboloide in un paraboloid ein un co- ina, Ma 8, come dicevamo, di pit nel- PAppendis: al Libro III del De centr si assisteinfatei a un vero € proprio tibal- tamento metodologico.. ‘Vediamo la cosa pitt da vino. Lidea di Valerio & quella di seavare una ‘sco- della parabolica’allincerno dell'iperbo- loide. In efferti considerata Piperbole ge- nerattice: y2=#2s2+2akx, la parabola _yP=2ak2x generera un paraboloide 9 i ‘i vertice cil ewiasse sono gli stesidel- Vperboloide #. Se indichiamo con Ia scodella iperbolico-parabolica che si ot tiene seavando via il paraboloide, J r- sulta uguale al cono€ generato dalla ro- tazione di y-ke intorno albasse x. Sareb- bbe ascai facile dimostrare che le tre figure in gioco sono ‘logaviemicamente convesse’ e che quindi,a no sma dell 1,32, e ¥ hanno lo stesso centro di gravieh. Sieco- me poi $= P+ ci centri di gravita di FP sono noti crebbe ricavare facilmente il centro di J, dato che 8 possibile caleolareil rapporto P:¥, Questa almeno, ¢ la dimostrazione che cis aspetterebbe conoscendo la propasizione II,32. Inve~ ce il metodo generale indicato da questo teorema, che aveva guidaco Valerio per eutto il secondo e rerzo libro, &abbando- rato. Al contratio, il rapporto PP é calcolato inscrivendo citcosexivendo cilindsi utlizaando il ‘metodo di esaustione? sviluppato nelle prime tre proposizioni del Libro II (1, Ap- pends, prop. 3). Addiritaura sono ripecute le dimostrarioni di ‘approssimazione gia fate in generale (prop. I-11) peril conoi- de parabolico e peril conoide iperbolico (Il, Appendix, propp. 4.5). Infine, nella proposizione 6, nel calcolae il centro di gravith della scodella iperbolico-parabolica fF, Valero, perevi- tare diinvocare la proposizione II 32 sembra farsi a una pro~ posizione del Libro I (1.38) che non potrebbe qui applicare, dato che essa & esplicitamente enunciata per figure convesse. " di che rimanere perplessi. Qui non 2 stato solamente climinato Y'uso dei mostri 0 I'uso delle figure come pezzi ri- componibili e riutilizabili. B tutto Fimpianto metodologi- co del De cenivo che traballa, La vi regia si perde in una via maps naurd, che asomigia da vcno ale sade batcate da Archimede ¢ da Buclide. Fig, 12 - La scodella iperbolico-parabolica dell’ Appendix al Libro III del De centro gravitas solidorum di Luea Valerio. 3. BonavenTura CavALIERI Un nuovo oggetto: tute le linee La lezione metodologica di Valerio, nonostante fe esica- ionic i ripiegamenti che abbiamo ora descritto, non sarcb- be perd andata perduta. Nella prefarione alla Geometria, Ca- valiri cia i risultai del De cenio fra quelli che lo ispitarono a concepite il suo metodo, Naturalmence, la teoria degli in- lvisibli & molto complessae cid che qui presenteremo pud essere considerato, nel rmigliore dei casi una sempliceintrodu- zione. Tuttavia, cid che ci premeva di pitera mostrare emergere di nuove idee edi nuove metodologie: da questo pun- to di vista ci& sembrato pitt importan- te dedicare maggior spazio a Valerio e alla sua opera ~ poco nota e poco stu- dliata dalla letceratura ~ piuttosto che a Cavalieri Liidea fondamentale della Geometria ® che sia possibile confrontare fra loro due figure mettendo in relazione i loro “indivisibil’, o meglio ‘tutte le lince’ de!- Te due figure. Questo concetto di ‘tute Ie lines” Cavalieri lo introduce imme- diatamente nella prima definizione: Se i taceiano due pin pale passan- «i per due tangenti opposte ad una daca fi gra pana qualsivoglia, ese uno di quest pia- ni (che siano perpendicolari oinclinaivi- speto al piano della Figura assegoata) viene ‘oso verso [alo rimanendogl sempre paral Jel fino ache non coincida con eso, allo, lesingole ince prodoete durante coro de- 0 mevimento dalinerseione de pia- no che viene mos edi quello della figure, presewtteinsieme, ver- ranno dette “Tate le linee fone lnerel di tale figura presa una di esse come direzione [rll (Georesria indivisibilibus, 1 ef. 1) Sec limisiamo (come fa peslopiti Cavalier) al caso del re 4 transite, owvero al caso in ex i due piani sono perpendi- colari al piano della figura ‘tutte le linee’ della figura si ot- tengono dal movimento di una linea che si muove parallela~ ‘mente a sé stessa: sono i suo indivisibil Analogamente, pli indivisbili delle figure solide saranno caratterizzati da ‘tuti i piani della figura’, che si ottengono intersecandola con un piano che si muove parallelamente a sé ses. Lo scope dellintrodurione degltindivisibili & enunciaco chiaramente nella proposizione Il! «Le figure piane stanno fia loro nell stesso rapporto di tatte fe loro linee, prese se~ condo una qualunque ditezione; ¢ anche le figure solide stan~ no fra loro nel rapporto di tutti loro piani, presi secondo una direzione qualunque>. ‘Una lettura affrreata potrebbe far sembrare che Cavalieri sistia muovendo sulla sca di Valerio, e de suo teorema II.32. ‘Volende, il teorema di Valerio si potrebbe rleggere infacei in questi termini: se gli indivisibili di due figure digradani (€ “Togaritmicamente convesse’) sono proporzionalia due a due, allora le figure hanno lo stesso centro di gravith. O potrebbe 423 1 DOMINI DELLA CONOSCENZA GEMQENI BONAVENTURA CAVALIERI Bonaventura Cavalieri nacque probabilmente nel 1598 a Mi- Jano, da una famiglia benestante originata di Suna (Verbania), tn piccolo cenero sul Lago Maggiore. Nel 1615 end afar par. ‘edei Gesuat di San Girolamo, un ordneeligioso fondato nel 1367, Verso il 1616 fa crasferito a Pisa, dove stadi® con Bene- detto Castelli, Castell, dscepoto di Galil, cena allora la et- ‘ura di matematica nell Universita di Ps colpita dal ingegno dal giovane, non soltanto lo avvid allo studio delle maternati- che, ma Jo presentd anche a Galli, Seguendo le dirertve del so orine, Cavalieri rimase a Psa fino al 1620, quando fu r- chiamaco ¢ Milano e avviato allo studio della teologia. La pas- ione per la matematica, per, aveva ormai messo profonde ra- dasue erterea Galil si deduce che gia partir dal 1621 aveva cominciato a lavorare su quella che diventra poi la teo- ria degl indivisbil. NEF te pin yeson deta a Gemetempon «35 e allo stesso tempo Cavalier aveva cominciato a guardars intorno nell speranza di poter otenere una catedra universi- taria di matematica, La ricerea non fa facile: solo nel 1629 ri £6), grazie anche all appoggio di Galle, ad asicurrsi una del- Jedue leture di matematia dello Seiad Bologna, Non avreb- be pit lasciato questa cits, dove pubblich cutre le sue apere il Divcroiuon generale uraomerricnn (\632), lo Speco storia (1632), la Geomenria indviibila continuoruon nova quadam ‘atone prom (635), la Conrad ari probleri (1639), ‘Nuon pratienastrolegica (1639), la Trgononitia planet spe rie, lncariselgavithica (1643), ke Bxerctationsgeometione sex (1647), Comes sad nosato, accanto a test di cntcere ne tematico,spiccano anche rest astonomice astologci In f= fer, lavorare in questo campo pesava molto a Cavalieri, che vi ‘ta costetto dalle pression del Senate bolognese: «pt riprese sirovano nella sua corrispondenza lamentele al riguardo eal lusioni al fatto che queste sue occupacioniastologiche fo dix stoglievano dai ben pit seri (¢amat) studi matemaic pubblicazione della Geomerria, se gi vale la stima di Ga- lili el ervidaamsicitia di Evangelista Torricelli, lo coinvolse rd in polemiche pit o meno feoci famosa ® quella con Paul Galdin, che ataced il metodo degli inivisibil nel quarto vo- lume della Centrobarya (1641). Guldin aveva critica il me~ todo di Cavalier etichectandole come non geometrico e non concludente: Cavalieri immediatamente informa, comin- id subito a lavorare a una replica, In un primo tempo mise ‘mano a un Dizlego contro Guldin: consghato da amic 2 mage ior prudemaa (anche peril fatto che Guldin era moreo nel 1643), diserusse le copie gid stampate di questo Dialog, ri- portando il materiale nelle Exerctationergeometricac in ei a- ‘idava ai posteri le sue medicazioni sulla teoria degli indivisi- Dil, La gorta, di cui softiva da tempo, Vaveva cansumato © Cavalieri mor) poco dopo la conclusione di quest ultimo lie voro, III dicembre 1647. Da Bonaventura Cavalesi, Lo specchie uterio, Bologna 1632 sembrare che Cavalieri (edi cid Paccuscranno puntualmente i suoi oppositor) stia seguendo l'esempio di Bartolomeo So- vero, che nel Libro V della Curvi ac recti proporto (1630) ave- va dimostrato un principio simile ma soleanto telativamente alle sezioni coniche. In effet, le cose stanno assxi diversa- ‘mente, In primo Iuogo, le somiglianze con Valerio e Sovero si fermano quasi subito, almeno ove sia questione della pro- positione 11.3 della Geomemria, Quei metodi infati prevedo~ no ilconfronto degli indivisibili di due figure coppia pet co pia: qui invece Cavalieri parla della ‘collezione’ di tutte le zee 0 di tutti piani) delle due igure, che devono poter essere confiontate fra di loto, ne! senso euclideo del terimine: tutte feline di una figura devono poter essere trattate come gratt- dezze che hanno rapporto fra loro, a norma delle deinizioni del Libro V degli Elementi ¢ in particolare della definizione V4: wSi dice ce die grandezze dello sesso genere hanno rap- porto fra loro se, motiplieaessuperano Fun falta, Ed proprio da qui che comincia la Geometria di Cavalie~ ti: la propasizione 1 del Libro I vuole dimostrare che tutte le linee di tna figure piana formano una classe di gtandezze aven- ti rapporto a loro La tessa impostazione del libro svela quindi lo scopo di Cavalier non si tratta tanto di introdusse un nuovo meto- do dimostrativo, quanto di far accetcare dalla geometria un nuovo oggetto; accanto alla classe dele figure piane deve tto- Yare posto anche quella di ‘tutte le linee dele figure piane Basti dize che Cavalieri cerca di dave agli indivisibili lo sta- sus di grandezze indipendentis ‘tutte Ie linee’ di una Figura 424 XXXI1 + LE INNOVAZIONI DI LUCA VALERIO E DI BONAVENTURA CAVALIERI ppotranno essere confrontate, ordinate, sommate come le fi- rure geomettiche stese Be testo approcco fondazional’ vl a igure genera- Ji (ali anche rispertoa Valerio ¢ non soltanto al modello gre- co, poiché & persino spario il rferimento a proprieti speci- fiche quali la monotonia) permerce ovviamente a Cavalieri di ‘otienerersultati di grande generaith con mezzirelativamente semplici. Per esempio, pud introdurre il concerto di figures imili in generale (Geometria indivisibilibus, 1, def. 10) ¢ di- ‘mostrace, in generale, che figure piane simili stanno fra loro come i quadrati di due lati omologhi (;bidem, Th, prop. 11) nonché un analogo risultato per i soi Sulla base del principio introdotto nella proposizione IL3 (€ 1.4), Cavalier fu in grado di icavare una serie impressio- nance di risultati: in perticolare di determinate il volume di tun gran numero di solidi di rotazione, ottenuci facendo ruo- tare intorno a tn asse segmenti di sezioni coniche. Molti di ‘questi erano i solidi che Johannes Kepler aveva introdotto nella Nova stereometria (1615): Cavalieri faceva cost vedere che la propria teoria reggeva il confronto con i pit recent ri- Sula seman dover corer, come aveva fatto Keple con. cett infinitesimal. La geometria poteva veramente essere pro- ‘ota dagli indivisibili, poiché eon essi si potevano oxtenere nuovirisultati senza abbandonare il rigore euclideo. Tale serie di risultat, inoltre, si poreva orcenere da una coppia di concetti: quello di solidi simili e quello di solidi mutuamente simili I primo é introdotto nel Libro 1 della Geametria: pud essere visto come un solido i cui indivisibi- Ti Crutté i pian? del solido}, presi risperto a una cerca dire- zione, sono tutti simili fra loro, In pratica, daca una figura F sicuata su un piano verticale, essa determiner’ il profilo del solido, mentre le sue sezioni orizzontali dovranno essere tut- ce simili a un’altra data figura G. In questo modo un solido, simile generato da un triangolo (F) per mezzo di un cerchio (G) sarh un cono; un parabotoide sara generato da una patse bola per mezzo di un cerchio. Se poi date due figure F, e F, da esse si generano due solidi per mezzo della stessa figura a Takorema: Vio0 Siperfcescirya Coni Re@anged ine Hen {phatio yetenidpl alos eu cealimaxinin pha ta dimidlaBaleos Conirectangul ea Hemifpharium, e ee eh tga BD bi ec SE _siebotanges sn ao Ga Kelner meas ADs once hla Fig. 13 - Superfice di un cono inscritto in una semisfera, ‘Da Johennes Kepler, Nowa stercometria, Lint 1615, G, i due solidi generati saranno detei mutuamente (ad invi- cer) simil tard & che il rapporto fia due solidi mucuamente simili non dipende dalla figura G per mezzo della quale sono ‘generat, ma soltanto dalle due figure F,¢ Fy stando cosi le co- se, come figura G pud essere selto un quadtato e il rapporto fai due soldi sard uguale al rapporco di ‘tut i quadrat’ (ov- vero di tutti quadrati costruit su ‘tute le linee?) di F, edi Fy: si tratta del teorema 11.33 della Geometria, di cui vediamo oF brevemente la dimostrazione. Consideriamo due solidi simili, S\=2F,,G) ¢ T;=2F,,Q), dove Qe un quadrato. Ovviamente non si tracta di due solidi mucuamente similis ma se tagliamo i due solidi con un piano orizzontale otterremo per S, una f- sgurasimilea Ge per T, una figura simile al quadrato @ Il rap- [porto fra queste sezioni ®lo stesso per tutti i pian, dato che le figure piane similistanno fr loro nel rapporto dei quadeati di due linee omologhe (si sicordi che la igura generattice F,& la stessa per i due solidi S, e 7,). Intervientea questo punto uno dei principS pit usad da Ca valiri, che una generalizazione di un teorema cuclideo: wut ‘unum ad unum, sicomnia ad omnia. [n Euclide tale princi- pict utiiazato nel moda seguente: se bya oedyby ne deriva che la somma di tut gli antecedenti sta quella di tutti i conseguenti come un antecedence a un conseguente: ay tity ay t,) (by 9,4 0y..+b,)=ayiby. Cavalieri genetaliz quest teorera (dbidem, I, corolla sio alla prop, 11.4) aun numero indefinito di grandezze;e da to che per ogni piano le sezioni di S, stanno alle sezioni di, sempre nell stesso rapporto («unum ad untim), cosh anche tutte le sezioni di S, prese collettvamente, staranno a tutte le setioni di 7, presecollecivamente (ssic omnia ad omnis) nel rapporto datos e quindi, grazie alla proposizione I1.3, (0, meglio, come vedtemo fia breve, ala TI.4), anche i due soli diSveT, ‘Ovviamente fo stesso ragionamento si pud ripetere per i due solidi Sy-2(F,,G) ¢ Ty=2(Fy.Q). In conclusione: Sy: 7y= =5yT, da cui, permutando, segue subito che i due solidi S, € 5) stanno fra loro come euet i loro quadrati. Un esempio semplicissimo basterd a illusteare la forza del teorera. E ben noto che una piramide a base quadrata ¢ un terzo del prisma avente stessa base estessa altezza: il risulta- to di Cavaliesi permette di dedarre che lo stesso risultato var- non soltanto per il cono i eilindro usuali (fatto anch’es- so ber noto), ma peril cono ei cilindro generalizaac, owve- rossia costruiti per mezzo di una figura arbicraia,visulaco tutaltro che facile da provare, Inoltre, sempre gravie a que- sto teorema, Cavalieri sata in grado di dimostrare i risultati cui accennavamo sopra. Difficolté di una teoria La dimostrazione che abbiamo ora delineato mostra bene nella pratica quello che Cavalieri chiama wil primo metodo degli indivisbili, in cui ‘tutte le linee’ di una figura sono considerate collettivamente, Varra la pena perd di fermarci tun attimo a tifletere sulle fondamenta teoriche su cui tale metodo & stato edificato, Per potereratare ‘tute le linee’o ‘ute pian’ di una f- ggura come grandezze cui applicare la teoria delle proporzio- ni, Cavalieri deve owviamente stabilire un modo di confron- tare fra loro questegrandezze, Deve poter dire come, date due 425 1 DOMINI DELLA CONOSCENZA Fig. 14 - Allegoria della Geomettias ione, XVII secolo. collezioni del genere,sistabilisca se siano una maggiore del- Fale o uguals deve pore sable come sommante dimo- strare che siratta di grandezze ‘archimedee’ossia che esiste un nnutiplo dellana che supera Paltra. Questi compiti sono affidati alle primissime proposizioni del Libro II dela Goo- tmetria, Le analisi che, indipendentemente, ne hanno fatto Enrico Giusti (1980) e Kissti Andersen (1985) concordano nell indicare la debolezaa strutturale di questo progran Particolarmente debole & la dimostrazione della propo ne 1.2: «Tutte le line’ di figure piane uguali sono uguali. Lidea ¢ quella di sovrapporre parzialmente le due figure, togliere i pezzi in comune (che, essendo congruenti, avran- no tutte le loro linge congruent, grazie un apposite postu- Into) e di ripetere il procedimento, fino a che non resti pit nulla, Come si vede niente garantisce (anzi) che il procedi- mento non si debba ripetere alinfinito, Problemi analoghi sgravano la dimostrazione della proposizione 11.3, quella su ui si fonda il metodo del confronto colletivo degli indivisi- bili, Giusti conclude le suc osservazioni su questo punto no~ tando che le regole introdotte da Cavalieri per rendere ‘tutte Jelince’ di una figura una grandezza geometric siriducono, in ultima analisi, a questo: Je collezioni di indivisibili sono sommate e confrontate con le stesse identiche regole delle f- gure da cui derivano, Cos) gli indivisibili di una figura di- Yentano indistinguibili dala figura stessa ei teoremi 11.2 € 11.3 si risolvono in tautologie. “Alteettanto strutcuralmente debole € il principio «ut unum ad unum, sic omnia ad omniae, che abbiamo visto all’opera qui sopra, Esso interviene per la prima volta nella propo: ione 114, in cui Cavalicri vuole dimostrare che, se due gre (piane o solide) hanno ugual altezza ¢ se le sezioni fatte nelle due figure da piani parallel alle basi hanno sempre lo stesso rapporto, allora anche le duc figure stanno nello stes- so rapporto, E.qui che incerviene il principior siceome le sin- gole sczioni altro non sono che singoli in lelle due figure, applicando tale principio siricavera che come un in- divisibile sta a un indivisible, cos) tutti gl indivisibili della prima figura staranno a cutti quelli della seconda. E, appli- cando la proposizione 11.3 seguir’ il risultato. Assaistranamente questo principio & enunciaco come un “corollario’ della proposizione I1.4, pur non essendo una sua immediata conseguenza, ma piuttosto tun suo presupposto; inoltte, nonostante il chiaro richiamo a una proposizione eu- clidea, si rata di un'estrapolazione indimostrabile © basata su equivoci. In primo luogo si passa, come abbiamo gi rile- vato, da un numero finito di rapporti 2 un numero intinieo; in secondo Iuogo, laddove Euclide considera la somma degli antecendenti ¢ dei conseguenti, Cavalieri lontanissimo dal volere compere un passo del genre, Sommare infinite gran- dezze lo porterebbe a violare Passioma di Archimede ea esclu- dere pli indivisibili dalle grandezze che hanno rapporto fra loro, motivazioni che gia lo avevano spinto a rifiutare ap- proccio kepleriano che consisteva nel fornire agi indivisibili luno spessore infinitesimo, Cos), preferisce assonanze verba- li: a tute le lince corrispondono tutti gli antecedenti, presi cio? colletivamente, In queste diffcolta di Cavalieri possiamo vedere un cscm- pio concreto di un fenomeno pitt generale che abbiano git riscontrato in Luca Valerio, quando abbiamo notato un'e- strema riluctanea a eractare relzioni puramente quancitati- vc, indipendenti dalla forma, L'introdutione della teoria de- ali indivisibili pud effettivamente essere fetta come un pas- so nel senso della stada che Valerio aveva aperto ¢ che non aveva avuto il coraggio di percorrere fino in fondo, Ed & un passo molto deciso: lo scopo iniziale di Cavalieri (che, pe- raltro, non sari mai def cucto abbandonato) era appunto quello di dissolvere la rigidita formale dele figure nella dut- tiltd della collezione dei loro indivisibili. Ma ci si scontra ui in un altro ostacolo: di fronce al programma di produr: re una teoria geometrica capace di trattare figure del tutto generali,si pone la sigidid della ceoria delle proporzioni, Il programma di Cavalieri, come abbiamo appena visto, si ti- vela assai difficile da percorrere: ‘tute le linee’ di una Figu- ra sono indistinguibili dalla figura stessa, ed b solamente a costo dellintroduzione del principio ut watson che Cavalieri riesce a superace la difficold secondo metodo degli indivisibili e le Exercitationes Si farebbe un rorco alla sensibilira matematica elogica di Cavalieri pensando che non si fosse reso conto delle diffi colta strutturali della sua teoria. Non # un caso infacti che, quando nel 1634 la stampa dei primi cinque libri della Gro- ‘metria era git cerminaca e si stava cominciando a stampare il sesto, eg decise di aggiungere un setimo libro «perché dubito che a mole sia forsi per dar fastidio quel concetto del- le infinite lince 0 pianiv (Cavalieri a Galilei, 22 luglio 1634, Carteggio) E in una letcera successiva, sempre a Galilei (2 ottobre 1634), Cavalictiribadisce le propre esitazioni: trattare !'in- finieo wporca seco tanti dubbin e per poverli mettere a eacere ha ridimostrato le sue conclusioni nel Libro VII con un nuo- ‘yo metodo sesente da tal infiniti. Il nuovo metodo & quel- Jo che Cavalieri chiama «secondo metodo degli indivisibiliv © metodo ‘distributivo’: «Figure piane quali si vogliano po- ste tra le medesime parallele ~ nelle quali, condotte quali si vogliano linee paralele alle paallelestesse, le porzioni rac- chiuse di una quale si voglia linea retta statino fea loro come Je porzioni di un’altra qual sivogliaretta racchiusa nelle me- dlesime figure (le lince omologhe essendo sempre prese nella ‘medesima figura) — avranno fra loro lo stesso rapporto che hhanno tra di loro le dette porsioni (Geomesria indivisibili- bus, VIL, prop. 2). 426 200KII - LE INNOVAZIONI DI LUCA VALERIO E DI BONAVENTURA CAVAL B questo quello che sar poi note come il'principia di Ca- valie’, della cui fortuna e destino abbiamo gia aceennato © dicui ta breve discureremo Fimpianto tearica. Ma notiamo subito che siamo passai da una situzzione in cui era in gio- co la legittimitd di un nuovo oggetto matematico (la colle- zione di ‘tutte le line’) 2 una in cui si crata, pitt modesta- ‘mente, di introdurre un nuovo metodo dimastrativo, In al- tri termini, il secondo metodo degli indivisibili si avvicina molto al metodo di Valetio per i calcolo dei centri di grax tt: racchiudere in una serie di dimostrazioni i ragionamenti che permettono di fornire una prova, una volta pee cute, del- le tecniche di confronto fra due figure. Non st atta quindi di una mera semplificazione della teoria, ma piuttosto di un suo abbandono. ‘Va detto che le crtiche attese da Cavalieri ai suoi fonda- menti teoriet arrivarono puntualmente, Le pit violente fu- ono quelle sollevate da Paul Guldin nel Libro IV del De cen- sro gravitatis 0 Centrobaryea, pubblicato a Graz nel 1641. Si trattava di critiche pesanti, che andavano da accuse di pla- gio pit o meno pretestuose nei confionti di Kepler e di So- vero acriticheal Fondamenti del merodo. Come abbiamo git sccennato (Ta. IIH) fu proprio per rspondere alle accuse Guldin e per cercare di chiacite le basi teoriche deglt indivi- sibili che Cavalieri fu spineo a seivere le Exeritatones, dave, nell Exercitatio I, si pud trovare il pit alto tentativo di orte- imostrazione rigorosa del secondo metodo degli indivisibil Per dimostrare la proposizione 2 del Libro VII della Geo- meiria® necessasi riuscirea dimostrare prelininarmente che, se le seioni di duc figure sono ordinaramente uguali, anche le figure lo saranno, Cavalieri non rinuncia a muoversi nella pitt grande generalita: le sue figure possono non solamente essere piane o solide, ma anche concave, dotate di buchi al loro interno: insomma, dei veri moser risperc allimmay nario dellepoca, abiruato alle regolar figure della geomet classic. Per superare le crtiche di Guldin, eglitenta di durre questa variet® a un easo che abbiamo gid incontrato: le figure digradanti considerate da Valerio. Come abbiamo vie 0 é relativamente facile, usando metodi classic) ~ murach sostanzialmente da Archimede e flrati dalla lereura del De centro di Valerio ~, dimostrare per le figure digradanti che & possibile passare dall'uguaglianza delle sezioni all uguaglian- 2a delle figure stesse (Exerctatio I, lemma 2). Su questa ba- se Cavalieri tenta poi di crattare il caso generale; ma qui co sttetto a inserize tacitamente rutta una serie di ipotesi che le © DePofberlriMerbods fndiuifibiian 89 Fig, 15 - Beercitatio I, Da Bonaventura Cavalier, ‘Exercitationes geometricae sex, Bologna 1647. figure considerace siano scomponibili in un numero finito di figure digradant, che abbiano un numero finito di buchi al loro interno e simi I caso delle Figure piane &, in quest’ot- tica, relativamente semplices seguire i suoi ragionamenti per il caso dei solidi & invece un compito arduo. Ne eta consi- pevole lo stesso Cavalieri che, scrivendo a Torricelli 10 mat- 20 1643, rilevava Vestrema difficolta dellimpresa. ‘Nella sistemazione del secondo metodo degli indivisbili foraita nelle Exercitationes, osserviamo dunque un viawviei- nnamento anche tecnico alle parti piit avanaate dell opera di ‘Valerio. La teoria degli indivisibiliripiega in un metodo, che 2 giustticato utlizzando tecniche di cristallina clssiciek. 4, ViNo NUOVO IN OTRI VECCHT Cavalieri come Valerio, dunque? A. prima vista sembrerebbe isi, Entrambi introducono innovazioni metodologiche r2- dicali, ed entrambi ripiegano, C’e perd una differenza ime portante da segnalare: se Valerio, giunto alla fine della s ‘opera, sembra quasi rinnegatla per ritornace nellaveo della «radizione archimedea, Cavalier persino nelle Exerciariones, uun’opera seritta a seopi essenzialmente difensiv, ceri a exporre la sua teoria sugli indivisibili ¢ rantomeno a utilizare e a vantare le validits teorica del suo metodo. sia pre nella versione pitt adklomesticata del confronto diss butivo. E vero, certamente, che le basi teoriche di quest'ulti- mo sono ridottea teeniche di tipo valerianos si potrebbe di- re, con una baccuta, che se Valevio si rifusia in Archimede, Cavalier si efugia in Valeri. Ma il punto & ormai acquisito ¢ fa geometria dapo Vale- rio e, sopratcutto, dopo Cavalieri si stacchert definitivamen- te da una delle catatterstiche fondamentali del modell cls- sico: lo studio di singole igure. L’introchzione di classi di f= gure generali e, di conseguenza, Pincroduzione di merodi general per tratcarle entrerd eos 2 far parte definitivamente della vieerea matemtatica Certamente, anche in Cavalieri e oltre, Ia ricerca 8 pu sem- pre ingabbiata nel linguaggio e nelle angustie della teoria del- le proporzioni, un linguaggio nato per descrivere figure con fisse € con relazioni posizionali con altre figure. E re che nei secc, XVI € XVI mole sforzifossero sta- ti compiuti per trasformarta in un linguaggio in cui si pores- sero esprimere relazioni astrate fra grandezze,rimaneva pur sempre tn linguaggio eseremamente rigido, structuralmente incapace di trattae in modo efficace situazioni in cui venis- sexo coinvolteinfinieh di oggeti (si pens al principio st xm) ‘Ma cra unico linguaggio disponibile, il cui schema concet- tuale — al quale aderivano tanto Cavalieri quanto Valerio — tese la geometria estremamente complessa e oscuray ed & for se da qui che deriva la diffusa immagine di un Cavalieri dif- ficilissimo da lepgere Ce anche un altro aspetco da mettere in conto. Abbiamo pit volte detto che la geometria greea non tratta oggetti ge- ‘eral if che implica una drastica limitazione degli opgecti da trattare, e di conseguenza dei problemi da affrontase, Il De centro di Valerio aveva praticamente esaurito tutto cid che cra disponibile sul ‘mescato matematico’ in materia di cen- tri di gravith. La Geometria di Cavalieri si era spinta anche pit in Lis erattave praticamente uti i problemi di quad tura, riuscendo a dominare anche i nuovi solidi kepleriani, 4a7 le parabole di ordine superiore, o problemi atipici come la determinazione del centro di gravitt di un corpo a densita variabile, Ma, rispeuto allinnovazione radicale di considera- re non pitt singoli oggetti (parabole, sfere, conoidi o quan- altro), ma classi di figure, cutto cid sembra un po’ poco. Da un lato abbiamo una visione e metodi generalissimis dallal- tro tall’ metodi c tale visione non trovano un campo sufti- ciencemente vasto eal tempo stesso sufficientemente delimi- tato su cu esercicarsi Insomma: il inguaggio della teoria del le proporzioni e il contesto problematico ereditaco dalla sgeometria greca non permettevano di sviluppare problemi ge- era adeguati ai metodi generaliche erano stati introdot La via verso questi metodi era stata aperta da Valerio, porta- ta molto avanti da Cavalieri, ma sembrava che rimanesse da fare ben poco, Sark Fintroduaione dell'ars analyrea in geometsia a sfon- date queste mura elleniche. Seguendo un percorso del tutto parallelo a quello sviluppato nell'alveo della tradizione ar- chimedea, la rflesione di Frangois Viere dotera la geometria di un nuovo linguaggio, quello algebrico, grazie al quale Des- cartes, identificando la curva con la sua equazione, avrebbe dill poco aperto ai matematici un mondo lerceralmente ELLA CONOSCENZA infinito, spezzando per sempre il modello greco. La nuova ‘gcomettia cartesiana proponeva finalmente ambiti proble- rmatici (in particolare quello dela ricerca delle tangent a tina curva algebrica e della determinazione dei massimi e dei mi- nimi) sufficientemente precisi¢ sufficientemente amp Da qui, oltre che dalla riflessione ¢ dalla ricerca sugli in- divisibili, sarebbe nato il calcolo infinitesimale, B difficile pperd immaginare Leibniz senza Cavalieri, cosl come é dif- ficile immaginare quest'ultimo senza Valerio. Non si pud immaginare il redicale rinnovamento che la matematica do- veva conoscere nella seconda meta del Seicento senza le no- viti metodologiche e teoriche del De centro gravitatis sl dorum e della Geometria indiviibilibss. Si potrebbe dite, per concludere, che Valerio e Cavalieri misero del buon vi- no nuovo in un otre vecchio, Di per sé non & una cosa fat- ta bene, Il vino nuovo va messo in otti nuovis ma, nel caso specifico, quel vino, ribollendo, sped l'otte. Fuor di me- tafora, mise in crsi le sigidieh del paradigma classico e con- tribut a creare il contesto concettuale che avrebbe portato alla nascita della marematiea moderna. Purr Dantens Navourant Mathematica SOT LO SVILUPPO DELLA MATEMATICA DI APOLLONIO: DESARGUES, PASCAL E LE SEZIONI CONICHE Sosmanto: 1. Iavori di Girard Desargues. 2. Le coniche se- condo Desargues. 3. Le coniche secondo Blaise Paseal, 4. Des- cartes, Desargues e Pascal. (2 Freguglia) L: matematica, 0 s vogliamo esere pit pecs, la geo- ‘meta di tradizione apottoniana, ebbe da un lato nella Géoméirie(1637) di René Descartes uno sviluppo nuovo, con forme alle innovative concezioni cartesiane; dalPatro, grazie a Girard Desargues (Premidre propastion géomeésrique, 1636: Brouillon projet, 1639) ¢ Blase Pascal (Esay pour les conigues, 1639-1640), notevoll articchimentieampliamenti concestual secondo le tradizionali tecniche sintetiche, Vale la pena ricor- date che le Coniche di Apolionio ebbero la loro prima ediio- nea stampa Venezia ne 1537, tradotte in latino da Giovanni Battista Memmo, letore di matematica a Venezia. L'opera era scata git studiata da Regiomontano e aveva suscitato l'inte- resse di Giorgio Valla (1447-1500) ¢ Johann Werner (1468- 1522). Commandino pubblicherd una nuova traduzione de!- le Goniche nel 1566, coredandola con parti del VIL libro delle alletiones di Papo. Gi in questo periodo le sezioni coniche sono coinvolée nella prospettiva (o perpectid), nella costeuzio~ ne di specchi ustorie delle linee orarie (per la realizzazione di orofogisolati), A queste tematiche, che riguardano gli aspetti applicativi delle nozioni inerenti alle sezioni coniche, sono le gati inom di matemacici quali Giovanni Batista Benedetti, Cristoforo Clavio e Francesco Maurolico. A quest'ultimo si deve una traduzione dei primi quattro libri e a ‘divinazione’ (ricostruzione) del guinto ¢ ses libro dellopera di Apollo- rio, redati nel 1547 ma pubblicati nel 1654, Uno dei temi central della Géométrie di Descartes il co- siddetto ‘problema di Pappo’, che consiste nella determina- zione di luoghi geoinetrici piani 2 partire da alcune relazioni che intercorrono tra le distanze di tun punco generica da sey menti assegnati. Descartes giunge, abandonando anche il principio di omogeneita dimensionale,all’equazione (carte- siana) di tale luogo. Nella Géométrie & appunto riportato il ppasso dalle Callectiones mathematicae di Pappo in cui que~ stultimo riconduce ad Apollonio la prima formulazione del problema. La nasita della geomerria cartesiana & dunque in- timamente legata alla tradizione di Apollonio e Pappo. Ma «questa stessatradizione & allorigine anche di alte imporcan- tisviluppi della matematica seicentesca, ‘Nel Cinquecento (¢ anche prima) si era avuto un prolife- sare di interessanci trattati di perpectiva, molti dei quali uti- lizzavano lo strumento geometrico. Con tecniche basate sul- Ja teotia dele proporzioni, quest trattatisti, che spesso erano anche pittotie archiceti di fama, riuscivano a rappresentare Jedegradazioni dall’occhio», ovvero le modalitd con cx si po- ‘eva riptodutre in un piano un oggetto, in modo tale che ap parisse al nostro occhio come se fosse ttidimensionale. Il col- Jegamenito con la tradizione classica riguarda la costruzione di eri (il Planixphaerium di Tolomeo era stato tradotto in nel 1507), tionché le realizzarioni sceniche e gli argo- ‘ment studiat nell Ottica e nella Catotirica di Euclide. Le tec- niche della prospettiva furono presentate non solamente co- ime regole pratche per disegnare conformemente a come al- Vocchio appare la real osservata, ma furono anche descritce ddaun punto di vista geometrico, introducendo cos i rimando ‘nuovi spunti di riflessione nel? ambito di questa disciplina, Di particolare interesse matematico furono i trattati Dela pict 428, Fig 1 llery of Scotland Edimburgo, National ( (1435, stampato nel 1511) di Leon Battista Alberti, De pro- specrina pingendi (1472-1475) di Pero della Francesca, Tata to dla pia ivi del se. XVI, stampa nel 1651) di Leonar do da Vinci, La perpectioa di Euclid (1573) nella wadurione di Egnazio Dandi, i Perspectione iby sex (1600) di Guidobaldo Dal Monte e il De seiqgmphia (1605) ai Simon Stevin; tra que- sti if ratato di Piero riveste un importanza norevole. Nella prima meth de! Seicento questi aspettifurono ripresi eben studiati da architet,pieeori, scultarie matematici, Co- me vedremo, nelle loro opere Desargues, che era un architee- (0, € Pascal, che oltre ala filosofia seppe coltivare egregiamen- te interessi matematii, presentarono sisultati geomeitic, le- asi conceteualmente alle teeniche prospettiche, che segnarono di fro la nascita di nodioni e vematiche che surcbbero dive- rurte propric della geometria proietiva. Furona introdot ele menti ‘ideal? assimilabili a quelli che oggi chiamiamo ‘punto improprio'e ‘retta impropria’ a livello concettuale, rendendo possibile un ampliamento dello spazi cucldeo. Anche in que sti sviluppi la teoria delle proporzioni gioca un rwolo deter unce, permertendo di ottenere, come vedremo, silevanti proprietd geomesriche di caraetereintrinsceamente proictivo, Ponosane il contr di frien re sempre uclideo, Va evidenziaco poi che alcune proposizioni (dalla 129 al la 145) del Libro VII delle Colleetiones mathematicae di Pap- po, che riguardano una sorta di teoria delle trasversali, pre seoranonozion di cartereproieivo, come (eprese nel linguaggio atcuale) condizioni di allineamento fra txe punt oppure invaranza dl brapporco, opera di Pappo, alow da Commandino, fa pubblicata postuma a spese del duca di Urbino, Francesco Il, ne! 1588; leune sue proposizion’ (VL.43, ‘VI.42) mostrano fortianalogie con altre contenuce nella Per- spectva (pubblicata nel 1535) di Witelo, ¢ precisamente le L 22, 1, 38, 1.39. 42 Gerrie Houckgeese, Fantasia architetonica con figure, 1638. 1, [Lavort pr Grrarp Dssarcuss Girard Desangues (1591-1661) di Lio ne, autodidarta, fa architeto ¢ ingegne- re militar; studi le Coniche di Apollo- nio con lobiettvo di svlupparne i con. tenutialla luce di nozioni econsiderazioni che provenivano da tecniche di perspec iva, Vopera di Desargues ha avuto un ruolo crucile per analisi geometrca de- la prospectiva, anche se i suoi surat non chloro nellimmediato il successo el se- {guito che er lecito aspettarsi. In essa era ampliat il bagaglio delle nozioni primi- tive euclideeed era consideraa in sostanza | nozione di trasformazione proiettiva, cra inoltre messa in luce Pinvarianza pet tal trasformazioni di relazioni ta punt, come nel caso de nvoluzione, nozione introdottaesplicicamente da Desargues Tlavori desarguesiani che & necessario te ere presenti sono la Premive proposition aéométrigue, pubblicata da Abraham Bos se nella Maniére wniverellede M. Desa gues pone pratique la perspective (1648) 7 ei Browillon projerd he atteinee aus ev nements des reneontres ne eae ave nn plane et ans évinensenss de coneaviets de enn ‘puiscances ou forces del 1639, che conobbe perd una scarsssi~ ma cicolazione fino al XIX secolo, Comincerenmo dal in cui &illuscrato il eorema, noto come teorema dei criango Ji omologici. Si tratta di un teorema mol significative che stabilsce sotto cert jpotes Palineamento fra tre punti, pet mettendo, in altre parole, di costeuire tre pun all giungere, a partir da es alla costruzione di due triangoli le gat loro omologicamence, Va alse sottolineato che que sto teorema pud valere sia nel piano sia nell spaaio Desargues ¢ Bosse, Premia reposition géométrique Sele rete HDa, HE HK; ED, ebus la, Das WB, EK stinci o nello stesso piano, allora i 9 I DOMINI DELLA CONOSCENZA punti 6 f g~ rispettivament Intersezione di cha con cEDs di EfK'con ft di agl con Dg — si trovano su una stessa retta (cioé sono allincati) ¢ vice- versa (fig 2). TI teorema & dapprima dimostrato per lo spaaio, ciot quando i piani able DEK sono distinti, poi per il piano, ossia quando i due triangoli giacciono su uno stesso piano, Cominciamo dunque.dal primo caso, in cui le rette abe, dpe, fb, che costtuiscono il eriangolo abl, sono nello stesso piano, mentre le rette DE, Deke KfE si teovano in un alto piano. Poiché i pune ef gappartengono acn- trambi i piani si trovano dunque sulla setta off, incerseaione tra i due piani. Passiamo ora al secondo caso (quello in cui i due triangoligiaeciono su uno ste s0 piano), peril quale Desargues ricor re al cosiddetto ‘teorema di Menelao- Tolomeo’(limitatamente al caso della eometria pina); in parcicolare ne uti- Tizza inverse, Allora, con riferimento alla fig. 2, il suddetto teorema stabilise che, essendo ul = (gD RM eK fE), ipunti 6, f gsonoallineati. Desargues, Brouillon projet Passiamo ora al Bronillon projet, del 1639, un’opera che, nonostante sia un semplice progetto, presenta un'articola- zione dellesposizione e prospertive d'indagine nell’ambico geometrico di particolare novied, Anche in questo lavoro il teorema di Menelao-"Tolomeo gioca un ruolo craciale nelle dimosttazioni di fondamentalirisultat di significato proiet- tivo e Desargues fo richiama esplicitamente (sempre peril ca- 50 piano). Cominciamo presentando le definizioni desar- 6, relative a cid che noi chiamiamo elementi impro- prie quindi alla nozione, sempre introdorca da Desargues, di “involuzione. Diremo, con Desargues, che pitt linee rette sono ta toro i uno stesso ordine (sordonnance des lignes droites») se so no tra loro tutte parallele oppure se tutte incontrano in un medesimo punto. Siz nell uno sia nell’atzo caso tai erce cen- dono aun punto, detto punto ‘traguardo’ di rece di uno stesso ordine (sbut d'une ordonnance de droitess). Diremo che pitt piani sono cra loro di uno stesso ordine (xordonnance de plans») se sono tra loro tutti paralleli oppure se si incon- ‘ano tutti in una medesima retta, Sia nelPuno sia nel'altxo caso essi tendono a una retta, La rettaa cui tendono i pian & detta asse‘traguardo” di piani di uno stesso ordine («but dune ordonnance de plans»). ‘Come si pud osservare immediatamente, Desargues mette in evidenea il fatto che puntie rete all'infinito hanno, da un punto di vista proiettivo, le stesse caraterstiche dei rispettvi ential finico; come questi, infat, possono ottenersi per mez- 20 di intersezioni (all'infinito) di rette € di pian. Desargues presenta poi nel modo seguente la generazione del fascio di reece ( analogamente del fascio di piani): «Supponendo che Per ISAACUM BARROW, ei Lanna eg rower a th ya dor ot, ‘ea it Fig, 3 - Frontespizio del rrattato Apolloniiconiea di Isaac Barrow, Londra 1675. tuna retta infinita avente un punco im- ‘mobile si muova con tutta la sua hun ghezaa, si vede che alle diverse posizio- ni che prende in questo movimento es- va di le diverse rette di un medesimo fascio il cui centro 2 il punto immobi- len (Brouillon projet in Laeuore marhé- matique, p. 146). Questo tipo di generazione dei fasci richiama alla mente la nozione di ‘ver- so di percorrenza’ per un fascio di rete, dal momento che la retta gencratrce pid muoversi secondo due versi opposti a partire da una posizione inziale. In que- st ordine di idee troviamo anche la con- siderazione che se un punto fisso, cen- cro del fascio, &alfinieo, allora ogni pun- co della reta diverso dal centro traccia in questo movimento una circonferen- 29; mentee se il punto fisso ® allinfini- to, ciascuno dei punti della retta gene- ra ancora una retta perpendicolare alla reteachesi muove. In questo modo De- sarguecs individua una sorta di legame tra fa linea reta infinitae il eerchio. ‘Come abbiamo accennato, Desugues introduce la nozione di ‘involuzione’ fiz sei punti su di una recta, che svolger’ tnt suolo cruciale anche nello studio dell coniche, Dato un punto O su di una retca le seguenti tre coppice di segmenti (det ‘bracc’): Ox, Oa; Obs O6's Oc, Oc’ sel ecangol cont alle te copped sgmen sono gus iy (On On' = Ob O6' = Oe Oe’, allora i sei punti (detti ‘nod’ a, a's 6, 6 6 ¢'si dicono in in- ° a rr © ba eb ® Fig 4 Desargues fa vedere facilmente come Pinvoluzione passa essere caraterizzata mediante rebsioni ete non coinvolgono il punto O (detto ‘ceppo’ delinvoluzione), lnfacisiarriva, partendo dalla [2], 13} Be Be Wl be'- be) = (Wa a! ald ab) Analogamente Desargues stabilisce che: 4 (€b-€b Web- eb’) =(eac'aV (ca ca’) [5] (ab a8 Yab- ab") ~(alerale ac ae) Oreeniame dungue il seguente enunciato: 10 dati sei punti «a's , Bi; € su di una reta. Le [3], (4), (5) cataterizzano ciascuna Vinvoluzione de sei punti in questione. Desargues richiama quindi, come si diceva, if eorema di ‘Menelao-Tolomeo elo applicher& come lemma a due teore- zi di spiccato caratere proiettivo. Cominciamo da quello che oggi échiamato ‘tcorema del quadran golo completo’, Per quadrangolo completo si intende la figura piana, formata da 430 XXQIII - LO SVILUPPO DELLA MATEMATICA D1 APOLLONIO: DESARGUES, PASCAL E LE SEZION] CONICHE quattro punsi (deteivertici) a trea tre non allineati e dalle rt- te che essi determinano, Queste rette saranno sei e sono det- te lati Vale la pena osservare che tale noaione non é descrit- tain questi tetmini nelle opere di Desargues, anche se viene chiaramente utilizata, Teorema 1: Con riferimento alla fig. 5, se tre coppice di la- ti opposti di un quadrangolo completo sono intersecati da tuna retta che non passa per i vertici del quadrangolo, allota i sei punti individuati sono in involuzione. Fig. 5 M seguente teorema mostra ~ come diremmo ogg ~in- varianza dell involuzione per proiezione. Teorema 2: Con riferimento alla fig. 6, quando, in una fetta GH, per tre coppie di punti B, Hf; D, FC, G dispo- sti tra loro in involuzione passano tre coppie di rette di un medesimo fascio di centro K, ossia FK, DK; BK, HK; CK, GK, queste tre coppie di rette individuano su qualsiasi al~ tra retta che le interseca (non appartenente al fascio) anco- fa t2e coppie di punti bhi fc ein invalstione, Fig. 6 Va precisaro che se il punto K, centro del fascio, si trova a distanza infinica, vale a dire se& improprio, allora le rette del fascio sono paralele edi conseguenea staccano segment’ in proporzione su due trasversali qualsiasi. Quindi, per il co- siddetto‘teorcma di Talet’, se rai segment staccati su una trasversalevalgono relazioni che dererminano una involuzio- ne, le stesse telazioni valgono sui segmenti cottispondenti staccatisull'altta trasversale Se il punto K° invece un pune {0 proprio, bisogna per esempio dimostrare (vedi [6]) che se (6] (DB: DHY(FR- FH) =(DC-DG\(FC-FG) allora: a” (aby dBi fb fb) = (de de)\ fer fe) Questa importante proposizione ci dice appunto che 'in- voluzione & un invatiante tisperto alle operazioni di proie- ione e di sezione, —— 2. Le CONICHE stcoNDO DEsaRGuEs risulati che abbiamo visto nel precedente paragrafo furono applica da Desargues, sempre nel Broillon projet allo studio. delle coniche. Eli deficl le coniche come proiezioni del cer- chio, riuscendo a cogliere proprieth generali di tipo proiett- vo, Secondo Desargues Ia generazione delle coniche avviene tenendo presente le sequent situazioni di base. Se una retca che ha un punto immobile si muove lingo una circonferen- 2a, si possono avere due casi: (a) il punto immobile & nel pia no dela citconferenza callora a etta con le sue posizioni suc cessive descrive un fascio, che pub essere proprio o improprio «aseconda che il punto immobile sa a distanza finica 0 infini- +3; (6 il punto immobile @ fuori del piano del cerchio c allo- 2 otereemo una figura solida, che chiameremo ‘con se il punto da distanza finic,‘cilindro’ sea distanza infinita. Co- -ne si pud osservate, cono c cilindro sono visti in modo uni- tario, Proseguendo, Desirgues richiama nozioni clementati sulle sezioni coniche in modo alquanto simile ad Apollonio. Presenteremo ora uno dei rsultai fondamentali del Broil. Jon projet, ossia il reorema relacivo al quadrangolo completa inscritto in una conica etagliato da una trasversale. ‘Teorema 3: Dato un quadrilateo insertea in una conica, luna rerta secante, non passante per alcun vertice del quae drangolo, taglia la conica in due punti che sono coniugati nell involuzione a cui appartengono le tre coppie di punt se- sgnate, sulla rettastessa, dalle coppie di lati opposti del qua drangolo Facendo siferimento alla fig. 8 innanzi tutto va precisa (0 che una coppia.di punti coniugata in una involuzione ‘aratteriazata da sei punt assegnati (ere coppie) se, sostituita Fig. 7 ~ Girard Desargues durante l'assedio di La Rochelle nel 1628; incisione, XVII secolo. 431 1 DOMINI DI Fig. 8 una delle coppie date, non modifica Vinvoluzione mede. dimostra allora che i punti LM soddisfano a una lazioni previste dal sce in prima istanza al caso in cui la conica siriduce al cer- chio e dimostra quindi la validiea del teorema nel caso del cerchio. Dopo di che, sfruttando la caracverizzazione delle coniche quali sezioni di coni generati dalla rotazione di una retta attorno a un cerchio, deduce che ogni conica si pud proiertare in un cerchio. Poiché linvoluzione, come aveva ‘mostrato, @ invariance per proiezione ¢ per sezione, quanto provato peril cerchio varra per ogni alera sezione conic Pertanto il eorema ® dimostrato utilizaando in modo cru: ciale Pinvarianza dell involuzione per proiezione e sezione. Desargues conclude affermando che questo tipo di dimo- bene intes, si applica in numerose occasionio. In delle questo modo & riconosciuo dall’autore il ruolo deerminante «del metodo proiettvo che gli serve da guida» nelle inagini proposte nel Brouillon projet (in LOcwire mashématique, p esexg.) Blaise Pascal, nell Esay pour les conigues (1639-1640), str did alcune notevoli proprieta delle coniche facendo riferi- ni. Sull’influenza da ia matematica & pressoché i pascaliani mento ai metodi desarguesi Desargues su Pascal, la storio Iché possiamo considerare i risul iamento e una parziale evoluzione di quelli de sarguesiani. Mustreremo I'Eisay, cos) come lo leg Pedizione di René Paton del 1951 (pp. 190-194), e alcuni teo emi di Pascal, con Favviso che Pautore la dimo strazione, Dopo alcune definizioni ¢ enunciato il ben noto teorema pascaliano dell'esagono inscritto in una conta. Pri ma di riporcarlo & perd opportuno premettere proprio la de- finizione iniziale: «quando pit retce concorrono a uno stesso Fig. 10 LA CONOSC Fig. 9 - Copia da Francois Quesnel il Gio Blaise Pascal, XVI secolo. Versailles, Musée National punto oppure sono tutte ta loro parallele, allora quesce ret dello stesso ordina. te vengono dette dello stesso ord mentor. Si crata di un concetto del tutto analogo a quanto espresso da Desargues con wordonnance des lignes droites Pascal, Bsay pour les conigue punti M, 8, Q (6 dal punco § Teorema 1: Nel piano ove giaccion 10), dal punto Mp Parana ede et SK, SY sano Xin jue rerte MK, MK; Vlinconto delle rere MV, SV; A Vincontro delle rett MASA ey inconerodlerone MV SK, Pes ue dei quit punti A, &, 1, Vche non siano nella tess reta con i panti S, come ip ass la circonferenza di un cetchio che incontra le rette MV, MK, SV, SK nei punti O, P, Q, Ny allo ra diciamo che le erte MS, NO, PQ sono dello stesso otdine ‘Questo teorema, come possiam eo! statare dalla fig. 103, la formulazione d caso relativo alla circonferenza del teo tema dellesagono (o esalatero) comple- to, Abbiamo infatiesagono QPKNOV inscritto nella cixconferenca. I lati op- posti tra loro sono KIV, QV; PK, VO; PQ, ‘NO; di questi i primi due si incontea no nel punto S, isecondi nel punto M, mentre l'ultima coppia, nel caso pro- spettato dal teorema, ¢ dello stesso or- dine di MS. Valea dire che le rete PQ. b € NO o sono parallele alla retta MS quindi si inconerano ne punto improprio 432 XXXII - LO SVILUPPO DELLA MATEMATICA DI APOLLONIO: DESARGUES, PASCAL E LE SEZION] CONICHE {come rappresentato nella fig 10a), oppure hanno in comu- ne con MS un punto al finito, In enteambe le eventualita ve- diamo che le tre coppic di lati opposti dll’esagono si incon- teano in tre punti che sono allineati, La fig. 10b mostra Pesa- {gono regolare inscrtto in un cerchio; qui si trovano ere punti {mpropri tut! situati nella rerta impropria “Teorema 2: Se per una stessa reta passano pitt piani che sono tagliati da un altro piano, cuete le linee delle serioni di questi piani sono dello stesso ordine della reta per la quale ppassano i detti piani. “Teorema 3: Posti come lemmii precedenti (Pascal, teor. 1 «tear. 2] e qualche facile conseguenaa di ess, dimostretemo che, poste le stesse condizioni del [Pascal, teor. 1], se per i punti Ke V passa una qualunque sezione del cono che taglia, fe rette MK, MV, SK, SV, nei punti P, O, S, Q le rete MS, NO, PQsaranno dello stesso ordine. Come si pud facilmente constatare il (Pascal, teor. 3) ‘stende a qualunque conica il [Pascal, ceo. 1], mentre il [P2- seal, tor. 2] permete il passaggio per proiezione, stabilen- do che cutte le rette che si incontrano nel piano della fig. 10, si incontreranno anche nel piano in cui verrA proietcata Ia conica. H immediato cogliere Panalogia metodologica tra il modo di procedere di Desargues nel Browillon projet nella dimostrazione del [Desargues,teor. 3} e quello di Paseal: dap- prima si dimostra una propriet peril cerchio e poi las este de per praiezione o sczione a una conica qualunque, Va os- servato che quando la conica degenera, come diremmo oggi, in una coppia di rette, ci ritroviamo nel caso prospectato dal- |a proposiaione VIL139 delle Colleriones di Pappo. ‘Vediamo di seguito qualche altra proposiaione di partico- fare interesse presente nell Bua. “Teorema 4: Se sono date we rete DE, DG, DH, tagliate dal- le rete APe AR nei punti F, G, #, Gy, Bysi pud determina- resull retta DCun punto Fin modo tale che i rpporto cons- pasto dal rapporto del retangolo EF, Gal revangolo EC, Cy «de quello del segmento Ay al segmento AG rsulci uguale al rapporto composto dal rapporto del retangolo EE, FAT al ree- tangolo EC, CB e dal rapporto del segmento AB al segmento AH (lig 1) Fig 11 Questo teorema espresso in formule afferma che: ERPG Ay _BF-FH AB a ECCy AG EC-CB AH che equivale a 9 FGIFH | Cy/CB AGIAH ” AyiAB™ La [9] in termini moderni stabitisce Nuguaglianaa tea il birapporto (FAGIZ) « il birapporto (CAy-B) prescindendo dai segni. Questo teorema corrisponde alla proposizione VII.129 delle Collectiones di Pappo. Teorema 5: Sulla base di (Pascal, teor. 4), si pud dimo- strate che: EF-FH AB _ FE+-FD ve EC-CB AH CE-CD° HE BA _ DE ti} ABIGMIDCE La [11] non esprime altro che la versione piana del teore- ma di Menclao-Tolomeo, riproposto e utilizaato, come ab- biamo visto, anche da Desarpues, sia nel Browillon projet sia nella dimostrazione del teorema dei triangoli omologici. isi potra domandare inoltre perché il filosofo Pascal sctisse in modo significativo di geometria e in generale di ‘matematica. La risposta non & molto difficile sesi pensa che in quel sccolo altri illustt filosofi (come Descartes, Male- branche e pitt rardi Leibniz) siinteressarono di matematica Tn primo luogo era la formazione di base che avvicinava que sti studios alla marematiea pis avanzata del tempo e quin- di la necessiti di riconsiderarla nei loro rispettivi impianti filosofici. In secondo luogo la tradizione matematica era in qualche modo legata, seppur nel suo auronomo sviluppo, a talune interessanti questioni filosofiche che nel Cinquecen- to ebbero come epicentro il dibattto sulla cervtuale maghe- smaticarum 4, Descarres, Desaraues & Pascat Concludiamo qui la nostra presentazione dei risuleati di Desargues ¢ di Pascal con qualche succinta considerazione sui rapporti ua Descartes, Desargues ¢ Pascal, i quali si co- nnobbero grazie al polo di attrazione edi discussione euleura- le realizzto da Marin Mersenne. In una lettera che Deseartes invia a Desargues, datata 19 giugno 1639, si fa riferimento al Brouillon projet che ap- punto Mersenne aveva provveduto a inviargii, Nella prima parte della lettera Descartes afferma di non condividere la scclta desarguesiana di introdurre una nuova terminologia rmatematica {il cui unico termine rimasto 8 forse lx parola “involuzione’). A suo avvis, infati, i dott fanno tifetimento alla tradizione classca che per le co rio, mencre qualora ci si vogliarivolgere a coloro che pr cano la prospettiva ¢ Parchitetcura, Fimpegno matematico prospettato nel Projet sarcbbe inevitabilmente poco ap- prezzato. Il parere di Descartes & poi rappresentato emble- maticamente nel passo poco sotto riportato, dove si coglic altresf non solo il suggerimenca a serviesi dell aritmetica per far geometria, ma anche lo searso apprezzamento dei me- todi sintetici: «A questo proposito a me sembra che, per ren- dere le vostre dimosteazioni pit semplici, non satebbero fuor di luogo termini e calcolo aritmetic, cost come faccio io nella mia Géomidirie; poiché sono pitt numerose le persone che conoscono cosa sia una moltiplicazione di quelle che sanno cosa sia la composizione trai rapport, ecc.» (AT, II, . 555), Descartes conclude poi ritenendo opporcuna la pro- posta desarguesiana di unificare la nozione di punto al f- nito e all’infini, 433 1 DOMINI DELLA Fig. 12 - Allegoria della scienzs incisione, XVII secolo, In una letera a Descartes darata 12 novembre 1639 Mer- ier per descrivere la pre- cocee brillante intelligenza matematica di Pascal, Nell’apri- Je del 1640 Descartes ebbe soeto mano IExay.e lo consider tuna vera e propria fliazione delle conceaioni lesarguesiane. Mathematica r Sas RHITOTO ASAT ‘LA NASCITA DEL CALCOLO DELLE PROBABILITA Soxenaawvor 1. Introduzione, 2, La nascta di una nuova disci- plina, (P Aecordi) L. Inrropuzions, Ul carteggio del 1654 tra Blaise Pascal e Pierre de Fermat in metito ad alcuni problemi teoriei sollevati dai giochi daa- zardo generalmente posto allorigine del calealo delle pro babilica. In realta, quest’ambito del pensicro matematico ha avuto una lunga evoluzione, legata sia al perferionamento delle scienze matematiche, sotto Paspetto dei concenut e del simbolismo, sia, come si vedra, ad si, economicie social Nell Antichita le prime riflessioni sulldea di probabi- Jita si svilupparono intorno a questioni riguardanci la vi- 2 comune, i giochi d'azzardo, le scienze natural, giuri- diche e mediche. Erano timidi approcci a problem lege- ti allincertezza o alla casualith, nei quali, perd non emergevano né riferimenti precisi alla possibilita di mi- surare numericamente la probabilita, né tentativi di for- mularne una teoria, né indicazioni di regole e leggi che ne definissero il concetto. In alcuni casi le spiegazioni erano ini mutamenti religio- DNOSCENZA Limpostazione e i metodi di Desargues non ebbero suc cess0 nel mondo matematico dell'epoca, se si eccettua inte- resse mostrato da Abraham Bosse e Philippe de La Hite, e per tuna loo riscoperta si dovra attendere il XIX secolo, Nella se- conda met’ del Seicento, a caracterizzare gli sviluppi della sgeometria della marematica furono i metodi cartesian, io- dubbiamente anche per le loro potenzialith teeniche. Le idee innovatrici di Descartes ¢ Pascal nel campo dello studio matematico della perpectva, in connessione con la te ria delle coniche, costituiscono un contributo di importanz cruciale, che sard adeguatamente apprezzato solo a partite dai primi anni del? Ottocento, soprattutto grazie a Jean-Victor Poncelet. Non si pud fare a meno di rilevare che, nonostan- tele nuove elaborazioni teoriche, le nuove analisilogiche cla diversth di contestie di linguaggi, la sostanza di ques rem ¢ il loro genuino significato geomesrico sono rimasti quasi immutati, puravendo assunto un diverso suolo dal pun- to divistateorico, Non si pud infine non rammentare che il eorema di De- sangues sui triangoli omologici e quello cli Pascal sull’csago no ticoprono un ruolo cruciale nell impianto teorico dei Grundlagen der Geonnesrie (1899) di David Hiller, i aca to che nell"Exi contemporanea tivisita in modo fortemente originale la geometria elementare cuclidea e proiettiva Paoto Farcucuta legate al divino; in altz, il termine ‘probabile’ era usaro, come accade oggi nel linguaggio comune, senza tenere com: to della sua portaca reorica, La riflessione sul concetto di ‘caso’ nell’Antichitd coin- volgeva anche questioni legaté alla consideraaione del fu turo e dei fact ‘misteriosi’ (spesso aetribuit alla volonea di- Vina), per affrontare le quali era stata mecessaria una p Jiminare elaborazione dello stacuto stesso del concecto di ‘probabile’ che ritard l'avvio di un approccio formale al problema, In un ambito complecamente diverso, come quel- 'o dei giochi d'azzardo, la possibilira di effeccuate v ni priori presentava indubbi vantaggi ¢ la rflessione sulla probabilict avzebbe poruto giocare un ruolo fondas Fig. 1 - Pieter Jacobs Codde, I giocatori, XVI secolo. Gand, Museum voor Schone Kuosten 434 XXXIV - LA NASCITA DEL CALCOLO DELLE PROBABILITA GALILEO GALILEI SOPRA LE SCOPERTE DE I DADI | primori del calcolo delle probabiltdaffondano le loro redi- inal problematiche legate al gioco azardo. A molt mate- matic, infatis venivano sottopost quest st come dovessero ceseteripatte le poste, o su come convenisse punsare. Anche Galilei, evidentemente, fu chiamato in causa per diimere una disputa di quest ultimo tipo, I eet che qui riproduciamo dale Bizione Nazionale delle Oper trata appunta del problema A quali punt possano wscie pit faciimente di alte srando re dadi concermporaneamente, Che nel giuoco de’ dadi aleuni punt sieno pit vantaggio- sii altri, vi hala sua ragione asai manifesta, le quale il po- ter quelli pid facilmence e pit frequentemente scopritsi che «questsil che depende dal poters formare con pitt sor di na- ‘eri onde il 3€'1 18, come punti che in un sol modo si pos- sono con 3 nme compote, clot questo con 6.6. 6 quello con |. 1. 1,enon altramente, pid dificil sono a scoprisi che, + Bs i160'l 7, li qual in pits manire si compongono, cod i 6 ean 1, 2.3 econ 2,2. 2econ 1. 1. 4yed t7 con 11.551. 2.4, 1.3.3, 2,2, 3. [0] Ora io, per servre a chi mi ha co- ‘andato che io deva prodtr eid che sopra tal dificoeh mi sov- viene, esporrd il mio pensiero con speranza non solamente di scior questo dubbio, ma di aprclastada a porer puncuslssi- snanente scare ke rgioni por le quali rele partcolaveh del Fivoco sono state con grande ayvedimentoe giudizio compar Stee apgiustane E per eondurmi con la magor chiarez ch possa al mio fing, comincio a considerate come, exsendo un dado termi ww de 6 facie, sopra cascuoa delle quali, gctaro, ei pud dilferentemene fermarsi 6 vengono ad essere le sue scoperte€ non pit, luna diferente dall'alera, Ma se noi insieme col pric ‘mo geteremo il secondo dado, che pure ha alr 6 facie, po- tremo far 36 scoperte tradi loro different, avvenga che ogi foccia dl primo dado pud accoppiarsi con ciascheduna del se- condo, ed in conseguenza far 6 seoperte diverse; onde & mani esto, eli combinazioni esse 6 volte 6, ciok 36, E se noi ag- ingnetemo il erm dado, percht ciascheduna delle sue 6 fac Cie pu accoppiars con ciascuna delle 36 seopert deli alsi 2 dad, avremo, le seoperte di 3 dadi exer 6 vote 36, cio’ 216, tute ta di loro differenti. Ma perché i pund de iii di 3 cad tion sono se non 16, ci 3. 4.5, etc sino a 18, trai qual s hanno 2 compartice le deve 216 scoperte, &necesario che ad seu di es ne woechino mote; ee noi ritwoveremo quante ne twceano per cizscheduno, aremo apert asada di vere in no- tnia di quello che cechiamo: baster far tale investigazione dal3 sino al 10, perché quello che convert a uno di questi nu- mer, convert ancor al suo sozzapra “Tre partcolaita si devono notace per chiara ineligenza di «quello che rest La prima che quel punto dei tre dai, I eut

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