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Le curatrici sono grate a Gottfried Reinhardt, purtroppo recentemente scomparso, a Mic chael Heltau e a Loek Huisman per aver permesso la riproduzione dei testi di Max. Reinhardt. Si ringeaziano inolire Ie istituzioni in possesso dei document qui riprodott © 1995 Falizioni Angelo Guerin e Ascociati sr Via Verona, 9-20135 Milano Prima edizione: gennaio 1995 Titolo originate: Max Reinhard, Die Traitme des Magiess Edizione originale: © 1993 Residenz Verlag, Salzburg und Wien ‘Traduzione dal tedesco ‘i Flavia Foradini Ristampa: VI V IV ME IE 1 1995 1996 1997 1988 1999 2000 Copectina di Chiara Mangione Printed in Ia ISBN 88-7802.597-2 2 victata I iproduzione, anche parciale, con qualscsi merzo effettuata, non autoriezata compress la fotocopia. L'Edtore potra concedere a pagamento Vautorizzazione a ripro. dere una porzione non superiore aun decimno del presente volume. Le richieste di ipo duzione vanno inoltrate all Associazione Italiana per i Diitti di Riproduzione delle Opere ‘Stampa (a1DR0s), via delle Erbe 2 - 20121 Milano, tel, 02/86463091, fax 02/89010868. MAX REINHARDT J sogni del mago acura di Edda Puhrich e Gisela Prossnitz traduzione dal tedesco di Flavia Foradini GUERINI E ASSOCIATI FERIA O ED YWou voxona8, Introduzione di Giorgio Streiter Premessa di Flavia Foradini MAX REINHARDT. I SOGNI DEL MAGO Prefazione I. Famiglia ¢ formazione II, Attore a Salisburgo e Berlino III, Sulla via della celebrita IV. Limpero teatrale di Berlino V. Espansione con le tournée VI Iritorno in Austria VIL. Tra Vienna e Berlino VIII. Scuole di recitazione a Berlino e Vienna IX. II nuovo mondo X. Le ultime tournéc ¢ gli ultimi allestimenti europei XI. L’esilio americano Max Reinhardt. Dati biografict Mustrazioni INFRODUZIONE di Giorgio Stehler Non @ Reinhardt che in teatro ha tenuto a battesimo la figura del regista, ma Reinhardt che, specialmente nei suoi primi anni berlinesi, ha aiutata a muo- vere i primi pass, a orientarsi, a delineare una propria fisionomia, Fin dai tem- pi antichi nella grande famiglia cei teatranti ce stato qualeuno che si accupava Bell'aspetio organizzativo e fungeva da punto di riferimento per la compagnia, da centro e perno: il corago greco, o un attore-autore di cultura, come Ariosto, Ruvante, Shakespeare Moliére, 6 tutti i dimenticati organizzatori ¢ concerta- tori di feste rinascimentali e barocche. F ci furono poi i drammaturghi che, co- ne Lessing ¢ Goethe, assunsero questo compito senza essere attori, senza pat= tecipare al quotidiano farsi della rappresentazione, determinando «dallalto» gli orientamenti e la pratica di palcoscenico. I Meininger andarono oltre il foro duca illuminato cercd per i suoi allestimenti una verita negli apparati sce- nici fino ad allora sconosciuta. Ma il cammino da compiere era ancora lingo, penche ormai fosse nell’aria in Europa quest’esigenza di una nuova figura in teatro c benché un po’ ovunque si sperimentasse in questa direzione: lo fecero in modo diverso e con diversi interessi Antoine e Appia, Craig, Stanislavskij, Fuchs, Mejerchold. ‘Ma fur Reinhardt il primo a sedersi nel buio della platea, e a guidare gli at~ tori ei tecnici in palcoscenico a un’opera d’arte totale e collettiva, armonizzata © armoniosa, informata da una visione personale ¢ coerente dell'opera dram- fnatica, un‘opera d’arte non nata da teorizzazioni a tavolino, bensi dalla prati Ca quotidiana, da uno sguardo a 360 gradi nel piccolo grande mondo delle sce- he, fatto di leiteratura e di arte drammatica, di fatica e di passione, di invenzio- ni piccole e grandi, di un gioco di squadra che mai pud venire meno, Reinhardt lo fece spogtiandosi delle vesti di attore, che aveva indossato non au cora diciottenne, ma che si tolse pressoché del tutto quando pass alla regia. {i suo apprendistato teatrale prima sulle tavole del palcoscenico, tra teatri pit meno stabili e tra pit o meno tristi sale da tournée, e poi negli angusti spazi del cabaret, tra sketch da scrivere e testi da adattare, lo portd naturalmente, at- traverso le misteriose vie della vita, ad abbracciare una nuova professione, tutta da inventare, Perché stavano cambiando a ritmo stupefacente le condizioni det lavoro teatrale: la scenotecnica, ma soprattutto l'illuminotecnica, avevano trat- vu to enorme profitto dalle nuove invenzioni. Ora si poteva rischiarare scena ¢ platea con lelettricita: niente pid fumi soffecanti di torce e lampade, non pit fioche atmosfere in palcoscenico, con attori illuminati malamente, come piatte figure di carta, Ora bisognava fare pit attenzione ai costumi, al triicco, al gesti- re, alle scenografie, agli sfori, alla pulizia, perché nulla sluggiva pit allo spetta- tore. Ora la precisione era una necesita improrogabile © Reinhardt lo capi. Capi impossibilita di realizzare allestimenti davvero coerenti, se pensati solo fra gli attori, o solo sul palcoscenico, tra le quinte, nel retropalco, nel sottopak co, in graticcia, Ci voleva qualeuno che capisse di tutte queste componenti, che cogliesse il senso di ognuna delle meravigliose professioni del teatro ¢ le osser= vvasse dal di fuori, che assumesse il punto di vista di uno spettatore esigente. Prima di lui in Germania il suo maestro Otto Brahm si era seduto anche lui nel buio della platea del Deutsches Theater, ma lo aveva fatto da divettore di teatro € da critico, Io aveva fatto con sussiego € con distacco, e lo stesso Reinhardt ricordava con dispiacere come le sue osservazioni agli attori fossero precise, ma taglienti, annichilenti per chi stava dando anima in scena. Reinhardt voleva invece altro. Voleva indirizzare © guidarei suoi colleghi ¢ lo fece con amore, con entusiasmo, con dedizione, con scrupolo ¢ con i dubbi che sempre accompagnano I'uomo onesto, perché gli agguati cella regia sono terribili Lui che veniva da un paese che tanto ha dato alla musica, concepi navural- mente Popera drammatica come una partitura da valorizzare in ogni sua sfu- matura ¢ la regia come la direzione di un’orchestra di voci, in cui il singolo ‘conta come il tutto ¢ in cui la somma di tutti i talenti non pud mai essere un ri- sultato matematico. Perché il risultato deve essere poetico. Teatro come opera collettiva, artistica ¢ artigianale, nella quale apporto umano é il fondamento. ‘Teatro d’arte € non di commercio. Teatro che non si piega né alle trannie del mercato né a quelle dei cetentori del potere. Lui che era nato al teatro nel periodo del naturalismo, lui che sera dopo sera aveva dovuto incollarsi barbe ¢ mangiare cranti in scena, aveva deciso che in teatro la realta va osservata, ma non riprodotta fotograficamente, che ei le- Ye essere uno scarto, un filtro poetico, un'interpretazione che sottragga un po’ di quotidiano e lasci tutto I'universale: l'interpretazione del regista, nutrita di realtd e di sogni Il regista diventa proprio con Reinhardt il responsabile dello spettacolo, colui che risponde nel bene ¢ nel male dell’apporto di ogni membro della compagnia, che alla fine ha il merito di aver fatto si che tutti tirassero la corda nello stesso senso o il demerito di tenere in mano il capo di una corda stilac- Giata, perché ognuno ha cercato di tirarla dalla propria parte. Con Reinhardt il regista diventa un compagno di strada degli attori, che con lui trovano dentro di sé la chiave di porte chiuse da tempo, ¢ aprono porte nuove, e danno il me- ¢glio di sé ¢ si tengono alla larga dagli abissi che possono inghiottire un attore. Con tui senograo, coxuiist,compesitore ¢ coreografodiventano coli boratori essenziali, creativi attenti a valorizzare la visione d’insieme e ad inse- rirsi dentro di essa. I tecnici diventano aiuti preziosi, chiamati a comprendere IX Ie ragioni di un allestimento a identificarsi con esso, consci di dare un pro- prio contributo artigianale ma anche artistico. Tutte cose per noi ovvie, ma che ieri non lo erano € hanno dovuto essere esplorate ¢ capite ¢ raccolte in un’unica, nuova visione del teatro, talvolia ma- gari troppo esuberante, ma sincera Reinhardt lo ha fatto, nella pratica ¢ non nella teoria, Lui far sempre uno sperimentatore. Diede fiducia agli autori del suo tempo, affidd scenografie a grandi pittori dell’epoca, si servi della scena girevole per creare mondi fantasti- io citta naturalistiche ma volle palcoscenici piccoli per i drammi intimi, entro nelle cattedrali per ambientarvi drammi sacri ma usci nelle calli, in giardini vallate per ritrovare la magia della natura, Fece del cabaret letterario per pochi cletti ma pensando all'antica Grecia cred il suo Teatro dei Cinquemila e il F stival di Salisburgo. Pens alla nostra Commedia dell’Arte ¢ riscopri il teatso comico per il mondo germanico. F i suoi tentativi di fondare in America un teatro stabile; il suo unico film sonoro, che bas® sulla sceneggiatura pit fedele mai vista a Hollywood, Il sogno shakespeariano; il suo Festival Californiano, so- no testimonianze del suo infaticabile impegno per un teatro indifferente a fronticre ¢ diversita etniche. Le sue scuole di teatro a Berlino ¢ a Vienna furo- no una prova della sua concezione del mestiere dell’atiore ¢ del regista: come unvarte da tramandare da collega esperto a collega inesperto, spezzando il cer- chio delle famiglie di teatranti, fatte di generazioni di figh d’arte gettati sulle scene paterne € materne da bambini. F pero preservando la vicinanza con i luoghi del tcatro, per sentirne odore e scopritne le alchimie, per respirarne la polvere e impregnarsi della sua magia. Reinhardt fi anche un grande sognatore, ma non gli interessavano i sogr irrealizzabili, cosi come la realt senza un po di polvere di stelle non Io incu- riosiva: «Sono una vecehia guardia di confine, sulPincerta frontiera tra realta ¢ sogno. Tutta la mia vita Pho passata su questo stretto senticro ¢ ho contrabban- dato merci di qua ¢ di ki», diceva di se stesso. Forse fu questo suo miracoloso e- quilibrio a fargli percorrere tanta strada, portandosi dietro agilmente il carro Tespi del teatro del primo Novecento, su per erti sentieri € gitt per agevoli ese, instancabile, sempre pronto a imboceare strade nuove, senza guardarsi dietro, trascinante per quanti lo incontravano, un maestro ¢ un amico, da se- guire verso nuovi orizzonti In una sola cosa Reinhardt non riusci a spezzare il cerchio della tradizio- ne. Ma non fa nel campo teatrale. Il cerchio che non riusct a spezzare fu que- lo dell’intolleranza dei potenti e dei miserabili, che si chiuse anzi attorno a Tui come un cappio, perché era ebreo, ¢ che lo costrinse a lasciarsi dietro tutto, per essere emigrante. E la sua lungimiranza, che gli aveva fatto chiedere la na- zionalita americana gia nel 1935, gli salv la vita fisica, ma non poté impedire che l'incantesimo della sua vita di teatrante si spezzasse. Lo ricorda Brecht, co- si, il 15 maggio del 1942, dopo essere stato a casa sua a pranzo in Americ quello stesso Brecht che, allora egli pure emigrante, sei anni dopo a Berlino a webbe ricalcato ~ benché solo fisicamente, perché il suo cammino teatrale do- veva essere tutt’altro ~ le orme del vecchio mago, allestendo i suoi spettacoli prima al Deutsches Theater e poi insediandosi nel teatro che fu di Reinhardt, am Schiffbauerdamm, ¢ chiamando la propria compagnia «Berliner Ensem- ble», lo stesso nome che Reinhardt aveva usato per anni per la propria compa. nia: «Abita in una grande villa sul mare, colma dei suoi mobili berlinesi ¢ di oggetti d’arte. Il vecchio stregone, piccolo, ben saldo sulle gambe, sbiadito co- me un acquarello asciugato Con la carta assorbente, i movimenti lenti e effica. i, la voce profonda, ancora con labitudine di premere voluttuosamente la lin- gua contro la guancia; la Thimig, un angelo della morte, stanco, consumata dal lavoro». Sono tanti gli insegnamenti che si possono trarre dalla vita di Reinhardt e molti di noi, in Europa e in America, hanno fatto tesoro della sua lezione, per ‘una propria idea di teatro magari contrapposta alla sua, ma non per questo or- fana del suo esempio. Perd un insegnamento rimane per tutti: la sua inerollabile coerenza inte- riore, che non ha nulla a che fare con le svolte magari brusche nel cammino di na vita, ma che ha a che fare con Fonesta verso se stessi e verso il mondo, La coerenza di chi ha abbracciato una causa con passione bruciante, per lui come per noi quella del teatro, e se ne é fatto fedele servitore, ¢ che non vaeilla né sotto i riflettori della celebrita né nel buio dell'incomprensione e dell'insucces- so. La coerenza che @ fatta di serietd, di impegno quotidiano, di sogni verso cui tendere incessantemente ¢ soprattutto di amore per quel magico mondo fatto di ombre vaghe eppure tanto capace di offrire concreti insegnamenti, com mosso conforto, divertimento intelligente, agli uomini e alle donne in carne ed ssa: «Io posto fare solo cid in cui credo», diceva, ¢ aveva ragione. E aveva ragione quando protestava perché a Berlino i teatri venivano trat- tati dalle pubbliche autorita come fossero delle birrerie ¢ non dei laboratori i deali. E aveva ragione quando diceva che al centro del teatro ei deve essere Tattore. Lui lo sapeva bene. E aveva ragione quando stimava la personalita co- me dote insostituibile di un teatrante. E aveva ragione quando parlava di due compagnie, quella degli attori ¢ quella degli spettatori, l'una li per dire e dare, Valtra per ascoltare e prendere. Sono questi i giochi del teatro, da sempre, Nel nostro mondo distratto dalle cose veramente essenziali, é importante sentire ancora e ancora la voce dei veri grandi, dei maestri, quelli che parlano col cuo- ree non con Tastuzia, per dirci quello che pensano. Anche del teatro. PREMESSA Max Reinhardt fu un grande uomo di teatro. Non un teorico. Le sue riflessioni rano frutto della pratica quotidiana di palcoscenico ¢ non aspiravano a supe- Sarne Forizzonte. Inutile dunque cereare nelle pagine che seguono una serie {i teorizzazioni pit o meno omogenee, pit o meno sistematiche. Ta maggior parte degli scrith presentati in questo libro da Edda Pulurich © Gisela Prossnitz € costituita da lettere o discorsi (in bozza o nel testo defini yo), trascrizioni di interviste 0 colloqui owero annotazioni di carattere perso- ale o destinate a stretti collaborator La scelta operata dalle curatrici privilegia brani che risultano illuminanti per lo stiluppo della carviera di Max Reinharelt, che danno conto dei suoi ri- Pensamenth, det suoi mutamenti di orientamento, di svolte importanti nella Eta vita, Naturalmente si tratta di testi che forniscono previose informazioni Sul modo di pensare e di attuare il teatro, che contraddistinguono l'esemplare carriera di Max Reinhardt. E che conservano tutto il loro valore anche ai no- stri giorni. AU loro caratteristica dominante é limmediatezza, alla quale Reinhardt & pronto a sactificare una ferrea coerenza, che non lo interessa, inserito com’e Fel presente, e aperto com’é ai pid. nuovi siluppi. Cosi € quando promuove ¢ poi abbandona il cabaret del Schall und Ranch, il «teatro da cameray, il «tea {ro di massa», Cosi é per le sue convinzioni sul cinema. ‘Anche Veloquenza soccombe all'urgenza di conunicare. 11 Tinguaggio reinhardtiano non & mai forbito, neppure nei discorsi ¢ nelle lettere ulliciali ‘Al contrario, é la colloquialita a vincerla su tutto. Cosi, una parola suggerisce la prossima o innesta un nuovo pensiero che ruota attorno ad essa. Oppure si tronea in un’abbreviazione. E le ripetizioni, anche nell’arco di poche righe, non disturbano il regista, preso dalla foga di una spiegazione a un collaborato- Te oa un giornalista, o di un tentativo di convincere la censura. Da vero tea- trante Reinhardt ama la parola resa viva dalla voce. Ama il dialogo. Cosi anche nelle lettere egli pare dialogare con i suoi interlocutori, quasi foxsero in carne € ossa davanti a lui A partire dall'esilio americano, le frasi si infiorano poi di vocaboli inglesi e testimoniano di quel processo inevitabile che fa infiltrare nella Tingua madre dell’emigrato quella del paese ospite. E la rassegnazione rende il Hinguaggio di Reinhardt pit confidenziale ¢ pit fervido. Questo libro @ il primo approceio di una certa ampiezza a Max Reinhardt, uomo ¢ teatrante, tradotto per I'Italia, Fino ad ora ci si era dovuti accontentare di brevi citazioni 0 passi da testi reinhardtiani, perlopiti tradotti dall'inglese € dal francese, o di testimonianze di teatranti e critici coevi, o di brevi studi. As- sai poco nel complesso, se si considera la sterminata bibliografia reinhardtiana oltralpe ¢ Vinflusso che il regista austriaco esercitd anche sull’evoluzione del teatro italiano del Novecento. Cosi, da um lato diverse false credenze vengono qui rettificate da due stu- diose che da anni scandagliano la sua opera per il teatro. Dall’altro viene fatta luce su due momenti particolarmente poco conosciuti della carriera reinhard- tiana: l'inizio della sua splendida awentura teatrale ¢ I'ultimo periodo america no, che concluse senza pit trionfi la sua carriera ¢ la sua vita Flavia Foradini MAX REINHARDT 1SOGNI DEL MAGO. cinhardt negli anni della maturita PREEAZIONE Palcoscenico e vita, apparire ed essere, si fondono in Reinhardt in un'unitd in dissolubile, tradotta in realta scenica grazie a una quasi inesauribile fantasia Per la sua idea di un teatro come evento fondamentalmente festoso Reinhardt ricorse a tutte le possibilita di questa forma artistica: poesia e arte drammatica, pittura ¢ tecnica, musica ¢ danza, quali componenti di pari i portanza, unite al servizio di un’opera d'arte totale, La sua voglia di sperime tare e la sua appassionata energia gli permisero di non restare mai prigioniero di un modello o di lasciarsi soffocare dalla ricetta del proptio suecesso. Egli a mava servirsi di tutte le possibilita del teatro, amava il gioco della continua me- tamorfosi, il massimo spiegamento di mezzi. Una delle sue doti maggiori era quella di saper contagiare con il proprio entusiasmo anche i suoi collaborator a poter lavorare con Reinhardt era per gli artist pitt eminenti del tempo una motivazione e una sfida. Come iniziatore di diversi esperimenti teatrali apparentemente contraddi- tori, come direttore di un impero teatrale, come colondatore ¢ principale ani- matore del Festival di Salisburgo, nonché come promotore e scopritore di nu- ‘merosi attori di rilievo, da teatrante nato influenzd € cambid il teatro del suo tempo in modo decisivo c con infallibile sensibilita per il nuovo. Gli effetti dell’opera di questa geniale ¢ universale personalita sono ancora tangibili nel teatro contemporaneo ~ sia nel campo della regia, sia in quello dell’interpreta- zione, della scenografia, della direzione di scena, dell'edilizia teatrale e non ul- timo della formazione dell’atrore. Max Reinhardt € morto il 31 ottobre 1943 a New York. In occasione del 50° anniversario della sua scomparsa, la Max-Reinhardt-Forschungsstitte di Sa- lisburgo gli dedica un'ampia esposizione, che in undici sezioni fornisce una vi- sione d'insieme della sua carriers. La presente pubblicazione @ pensata come complemento all'esposizione. noltre propone una ricca scelta di testi di Reinhardt, il cui contenuto conserva ur na sorprendente attualita anche per il teatro dei nostri giorni. Questi testi rispee- chiano la stess gioia impulsiva che contraddistinse opera teatrale reinhardtia na, Essi evidenziano tuttavia anche il fatto che, come forse nessun altro, egli sep- pe pure tradurre quasi sempre nella reali suoi progett ¢ i suoi sogni. Edda Fukrich, Gisela Prossnite CAPITOLO PRIMO FAMIGLIA E FORMAZIONE Primogenito di Wilhelm e Rosa Goldmann, nata Wengraf, Max Reinhardt nac- que il 9 settembre 1873 a Baden, presso Vienna, dove la madre trascorreva un periodo di vlleggiatura. Da generazioni gli antenati della famiglia paterna e no piccoli commercianti in svariati settori. Risiedevano a Stampfen, presso Bra- tislava, fino al 1918 soggetta ad amministrazione ungherese. Nessuno di essi &- veva propensione per le arti. Soltanto il nono, che Reinhardt descrive come una forte personalita dotata della particolare capacita di ascoltare, amava la musica. Né essi, né la famiglia della madre, proveniente da Nikolsburg in Mo- ravia, avevano a che fare col teatro, Il padre di Reinhardt si trasferi a Vienna nel 1869 come «commesso di ne- gozio». Assieme ad un socio fondé quindi una propria ditta che tuttavia, come tante altre imprese analoghe, non sopravvisse al crollo della borsa del 9 mag- gio 1873. Anche le ulteriori iniziative commerciali di Wilhelm Goldmann co- nobbero poco successo. Fu costretto a dichiarare il fallimento, non poté pitt av- viare un negozio proprio ¢ a partire dal 1883 si fece registrare come «fabbri- cante di corsetti». Dal 1881 la madre gest! un «negozio di apprettatura a vapo- re», un’attivitd altrettanto poco redditizia e che sfamava a fatica la famiglia, eve- sciuta a nove persone con altri tre figti etre figlie Dopo la scuola elementare e la terza classe della Realschule, Reinhardt do- vette passare alla Biirgerschule! in modo da poter imparare un mestiere al pid presto e fornire il proprio contributo al mantenimento della famiglia. L’allora quindicenne inizid cosi un apprendistato presso una banca. Influenzato dalla tradizione viennese, con i suoi cantanti popolari, le sue {este popolari, le processioni e i fastosi cortei della corte imperiale, che accen- devano la fantasia del timido ¢ taciturno fanciullo, Reinhardt si era creato gid " Dopo i eingue anni di scuola elementare; il sistema scolasico vigente prevedeva la poss bili Gi fscriversi fra altro ad un ginnasio, come appunto la Realschule, della durata di 7 anni, di inditizze seientfica ¢ con alcune limitazioni rispetta al ginnasio di indirizz0 classico, e ka Bairgerschole, corrispondence alla scuola media, can possiblita di accedere dopo tre anni 2 cor- si professionali, Reinhardt doveste dungue passare ad una seuola di livello inferiore. [Na-T.] Igenitori Rosa ¢ Wilhelm Goldmann Max Reinhardt all’eta di cinque anni. 1878 7 da bambino un proprio mondo di sogni. Durante l'apprendistato in banca cercava di fuggire la quotidianita leggendo e andando spesso a teatro. Era spet tatore abituale soprattucto dell imperialregio Hofburgtheater, dove per pachi soldi era possibile aecedere a un posto in pied in quatta galleria, Da qui ammi- fava i grand attori del tempo ~ Adolf von Sonnenthal o Josef Lewinsky e Hugo Thimig, i cui ruoli eglirifaceva poi a casa. II palcoscenico era assai lontano dal ‘a quarta galleria. E ei6 che non riusciva a distinguere, Reinhardt lo integrava con la propria fantasia. Fu quella la sua vera scuola di teatro, come afferms successivamente in diverse interviste ¢ nelle sue annotazioni, Convintosi che il teatro era la vera meta della sua vita, parallelamente all apprendisiato in banca comincid a prendere lezioni di recitazione, dappri- ma dalla comparsa del Burgtheater Rudolf Perak, quindi dal professore del conservatorio di musica e teatro Emil Birde e da Maximilian Streben, uno dei direttori del FUrstliches Sulkowsky-Privattheater nel sobborgo viennese di Mavzleinsdort Su questo palcoscenico scolastico Reinhardt si presentd per la prima volta al pubblico come attore il 19 aprile 1890. Appena diciassettenne, interprets la parte del novantenne farmacista Paul Hofmeister, nella commedia Guerra in 4empo di pace di Gustav von Moser e Franz von Schonthan e gid dal suo debutto diede prova del proprio particolare talento nell'impersonare uomini anziani Gia in questo primo ruolo documentato recitd con lo pseudonimo di sReinharde», un nome d'arte che pare avesse tratto da un personaggio della novella Jmmensee di Theodor Storm € che, in seguito a un'autorizzazione uff. Giale del’anno 1904, assunsero anche i genitorie i fratell. Dopo due anni al teatro scolastico «Farstliches Sulkowsky», dove si provd in farse, commedie popolari ¢ testi classici, nella stagione 1893-93 debutts al Volkstheater di Rudolfsheim, nei pressi di Schonbrunn. Su questo palcosceni- co recitd pure il 14 gennaio 1893 nei panni di Spiegelberg ne I masnadiei di Schiller ¢ fu testimone di come Karl Kraus, ospite nel ruolo di Franz Moor, ve- nisse malmenato dal pubblico inviperito per la sua inadeguata interpretazione ~ cosa che, sosteneva Reinhardt, Kraus non gli perdond Per approfondire la propria pratica di palcoscenico, dal maggio al settem- bre del 1893 Reinhardt accetto un ingaggio alla Sommerarena di Bratislava, dove recitd praticamente tutti i giorni in nuovi ruol, in drammi oggi perlopin dimenticati Max Reinhardt. Note: nato a Baden presso Vienna... Sono nato il 9.9.[18]78 a Baden, presso Vienna. Baden @ un’antica localita ter- male nelle immediate vieinanze di Vienna, tra ineantevoli colline ricoperte di Vigneti, con meravigliose case e cortili antichi. Vigne ovungue. Celebre per le sue antiche, calde sorgenti sulfuree. Solatia. Gaia. Luminosa. Verde, (Tutta la mia giovinezza, il tempo della scuola a Vienna.) I miei genitori, i miei nonni paterni ¢ materni erano commercianti, come del resto tutto il numeroso pa- rentado. Nemicno una pur minima traccia di teatro o di qualch’altra arte 8 We wares ame 9.9 fy 1x lBcetees bt strae gebearcce. ise He che plier tase 52 saswsieldbases Withee Wiiied jpecrr dice We pecan Meischen Yulee’ gilag csr secsantettas ative anita AA AG Marigiirlae bareifal ware bere theca Nhetvacs Wbootofet giitttae- Saccuctriutr, heer katt, price (louse gasige tegeccet ate: Wiler ook ie tite) Suc Midbtidehait die dertetedat Vibiiifie Kaaba Mua Flere merce Soresatlaree berdarietig waters Kiaefcute theo We hye ytoge pallial Kaacalpicteffs Vasc Vicalas pathy Nysewnidce} aout aut wise dir leucwte peat, Site poral dane» Bic Melee Medics uewilebotsectte feed vere dzvccie covpensice: Mette ifesee- vatkstacria'se (eam Yager) Ccbeseficr, pat feactlighitt greta pe poe Labi anceypeccyise fs tthe lathe Wace. 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Ubeparte ([hreted wnat Feveccey Note autobiografiche di Max Reinhardt: su origini e famiglia Tranquilli, pii borghesi. Le zie € gli zii materni, gente solitaria, quasi chiussy quelli paterni (dall'Ungheria) vivaci, socievoli, portati al buonumore, alla mu Sea leggera, allegra. I noni, provenienti da piccoli centri di provincia sul con- fine moravo © ungherese, dove perd si parlava solo il tedesco. Poi trasferimen- to a Vienna, dove confluivano titi dai territori della Monarchia. Inizialmente aigiati, poi costretti dalle grandi crisi degli anni Setanta a condizioni di vita sempre pil’ modeste. Il parentado, con zie, ai, cugine ¢ cugini, era straotdina: Hiamente numeroso. Anche noi eravamo in sette. 10 il maggiore, mio fratello di tun anno € mezzo piti giovane. Compagni di giochi. To ero un ragazzo timido mnio fratello, che amavo sopra ogni cosa, non patlava quasi mai, Nonostante Gd, un'infanzia stupenda. Sogni. Giochi. Letture. Nessuno dei parenti aveva mai pensato neanche lontanamente al teatro. T miei genitori non andavano {quasi mai a teatro, e comungue non portarano noi bambini. Ma la cit intera ra piena di teatri e di musica. Il celebre Burgtheater, Opera, il teatro dell’O- peretta e i numerosi teatri popolari e di periferia. Ovanque immagini ¢ canti State University of New York at Binghamton, Archivio Max Reinhard, R 5582 (0). ‘Max Reinhardt. Note: Impressioni del Burgtheater Sono nato in quarta galleria, L8 ho visto per la prima volta la luce del palcosce- nico, Li mi sono alimentato (per 40 corone a sera della veechia Austria) delle Copiose risorse artistiche dell'istituzione imperialregia ¢ I, alla mia culla, i pit elebri attori del tempo hanno intonato le loro classiche arie parlate. Potrei ri- portare ancor oggi a memoria le loro meravigliose inflessioi, se esistessero dei fegni universalmente validi per annotare la melodia del pariato, 1! Burgtheater era pieno di voci, che come antichi, preziosi strumenti, formavano un'orche- stra incomparabilmente armoniosa. A noi, accalcati lassi sotto la volta dell’edi ficio, i suoni giungevano da grandi lontananze. Le parole erano di Shakespea- re, Moligre, Goethe, Schiller, Calderén, Grillparzer. Conoscevamo i drammi a memoria ma potevamo ascoltarli tutti ancora e ancora, cosi come si pud ascol- tare ancora € ancora la Quinta o la Nona sinfonia di Beethoven, Bach, 0 Mo- zart. Non erano affatio Te grandi tirate, bensi le battute pid semplici, che na- Scondevano le melodie piti intense. Chi potrebbe credere che una disadorna battuta come «Max, resta con me», in Wallenstein, oppure «State bene anche voi, padre?», potessero produrre un cosi profondo effetto? Eppure tutti nol sac pevamo come quelle parole venivano pronunciate da Sonnenthal (nel ruolo di Wallenstein) e Lewinsky (in quello di Franz Moor), Noi non conoscevamo solo il testo, conoscevamo a memoria anche gli attori I miei vicini, che assiepati accanto a me si sporgevano dalla balaustra, li co- noscevo appena, quasi non li vedevo. Mi erano estranei. Certo prima ce ne sta- Yamo insieme per ore in strada e alcuni si mettevano in fila gia dalla notte pre- ‘cedente ¢ stavano Ia tutto il giorno, per essere i primi a giungere alla cassa Quando si aprivano le porte, ci precipitavamo su per i quattro piani, saltando i gradini in modo, se possibile, da assicurarci i post alla balaustra. I posti a sede~ 10 re della quarta balconata erano troppo cari. Dovendo stare in coda dalle ure al- le quattro ore, era un sollievo potersi almeno appoggiare. Era quasi tutta gente giovane. Dapprima, nel pigipigia, regnava un’aumosfera piuttosto ostile, stiz zoxa, Era una lotta per la sopravvivenza. Ma non appena si faceva buio ¢ si alza- va il sipario, ci fondevamo in una misteriosa entita. Smettevamo all'improwiso i schiarirci la voce ¢ restavamo abbarbicati al soffit carico di sfarzose decora- zioni, immobili come pipistrelli. A un tratto duccentocinquanta volti si apriva- ho in un sorriso, poi una risatina sommessa correva per le file € improvwisa- mente, come una tempesta, scoppiava una fragorosa risata. Si veniva trascinati senza volerlo. [...] Poi tornava a poco a poco la calma, si faceva sempre pitt lenzio. Gli attori dovevano fare finta di non avere sentito affatio quelle risate tonanti, perd facevano apposta una pausa, perché percepivano ogni moto, cost come noi udivamo i loro. Aspettavano finché ci eravamo acquietati. Alcuni vor levano continuare a ridere, ma si interrompevano intimoriti, Tornava la solen- nit. Centinaia di volti si protendevano verso sinistra, da dove qualcuno stava entrando in scena, Eravamo dentro al mistero ~ con il cuore che batteva forte, con Io stesso ritmo loro nel respiro. Due compagnie: quella degli attori e quel la degli spettatori. ‘A quel tempo la recitazione era affidata esclusivamente alla parola. Il tea: tro era primitivo. La scenografia era composta solo da mobili assolutamente ecessari, Tutto il resto era dato dall’attore e dalle sue parole. Al Burgtheater Cerano gli attori migliori in assoluto, ingaggiati a vita e riuniti in una meravie gliosa compagnia. Oggi & quasi impossibile comprendere cosa fosse, allora, un sattore del Burgtheater>. Aveva massimi privilegi ¢ massimi onori. [..] Ma anche le interpretazioni di questi attori erano indimenticabili. Son- nenthal! Come sapeva bere lui la cioccolata in scena — come posava a terra il cappello - era tutto cost impressionante, da essere fatto subito proprio € rico- nosciuto come regola dalla peraltro gia elegante aristocrazia, E Lewinsky! Lui interpretava sempre il ruolo del furfante ed era un uomo fra i pitt sensibili ¢ pregevoli. Un grande, appassionato collezionista di libri, Poi Gabillon, Baume: ster € il vecchio Thimig, i cui ruoli erano sempre i primi che rifacevo. [...] A quell’epoca, in quel teatro non mi sono seduto neppure una volta. Su in galle- ria C'erano solo posti in piedi. I miei maestri erano irraggiungibilmente lonta- ni da me. Lassi bisognava recitare assieme a loro, integrare tutto da soli. Ed e- ra forse proprio questo per me il fascino maggiore. I stata sicuramente la scuo- a migliore. Quando si alzava il sipario, quei grandi attori apparivano dapprima sotprendentemente piccoli. Ma crescevano di scena in scena, ¢ infine riempi- vano il teatro intero e mi sembrava di poterli toccare tanto me li sentivo vicini Respiravo con loro, piangevo, ridevo, amavo, odiavo, uccidevo, morivo con lo- ro € quando si chiudeva il sipario, battevo le mani esultante, felice che quella vita tanto meravigliosa, burrascosi e sconvolgentemente eccitante fosse solo in gioco. B stata la mia seconda infanzia, In; Gusti Adler, ...aber vergessen Sie nicht die chinesischen Nachtigallen, Miinchen, Wien 1980, p. 24 e sgg. on 9 iptessaber tp home nes, Spier Shioknd ed tunten nipiniel— in Telos. dea Bean Hillitlasan Galas tase sonnel Stata aforon Paes. -gelsraat..\srgerag, eb Lee Boden in am wn Mr 19:3 |e nar, Acti tes Tre Gl Sts eer Kehtchr to Certificato di nascita di Max Reinhardt, autenticato, 1935 2 Max Reinharilt. Note: Impressioni det Burgtheater Ls] Non posso dire che capissi tutto quello che accadeva sul palcoscenico. Ma cid non era dovuto tanto alla mia inesperienza quanto piuttosto all'immensa lontananza ¢ all'acustica, allora ancora molto inadeguata. I giornali perlome- no se ne lamentavano. To no. To 'accettavo con devozione. Ed effettivamente, la cattiva acustica obbligava la mia immaginazione a in- tegrare completare cid che non giungeva fino a me lassti. To fantasticavo ¢ poetavo da me le aggiunte pid meravigliose. La capacita che acquisii allora, di contribuire attivamente, mi ha aiutato poi in modo decisivo. Da allora so che Pautore deve lasciare un posto libero per il contributo del regista e il regista per quello del pubblico. Solo il pubblico non dovrebbe lasciare alcun posto li hero. [.-] Nene Free Presse, Wien, 28 aprile 1929. ‘Max Reinhardt. Note: Prime esperienze di palcoscenico To stesso non ho frequentato né il note Conservatorium di Vienna né una de le altre numerose scuole di teatro. Mi sono presentato subito al pubblico vien- nese e alla critica sui vecchi palcoscenici di periferia (il Colosseum di Schwen- der ¢ il Sulkowsky-Theater) sotto la guida pedagogiea di vecchi attori. (..] Oxterreichisches Theatermuseum, Wien, Lascito Max Reinhardt, R 28/595. Da una lettera di Max Reinhardt [Destinatario sconosciuto], non datata. Sui suoi maestri di recitazione e sulle sue prime esperienze di paleoscenico [.-] Il mio vero maestro fu l'ora defunto Professore del Conservatorium di Vienna, Emil Biirde. A quel tempo, era Pano [18]92, io imperversavo nelle piccole palestre di teatro viennesi ¢ gia allora, appena diciannovenne, interpre- tavo ruoli come quello del novantenne Ben Akiba. Fu cosi che mi vide il dott. Brahm, allora alla ricerca di talenti, e mi scritturd per il Deutsches Theater, C1 Zentrum fiir Theaterforschung/Theatermuscum, Hamburg, Colleione Manoseriti, Car- ‘ella Manoscritti 88-3 Max Reinhardt. Note: Audizione da Brahm [..] E cost il giorno dopo lo incontrai sul Ring, al Café Opera. Mi ingarbuglid in una conversazione, durante la quale mi chiese la successione cronologica dici drammi di Schillet. (Era germanista). fo non ne avevo la minima idea. No- 13 nostante cid mi dette appuntamento per il giorno successivo all’Hotel Sacher, dove avrei avato un’audizione. Ho ancora davanti agli occhi quella stanza — sembrava un lungo corridoio ¢ Brahm sedeva alla finestra. Non riuscivo affatto avederlo. Io dissi «Il racconto del sogno» [ masnadier] e lui mi offi subito un ingaggio per Berlino. Si trattava naturalmente di un ineredibile colpo di fort na per un giovane. Mi diede un anno di tempo e mi consiglid di assolvere nel frattempo 'anno di servizio militare volontario, Ma io volevo recitare subito, F cosi me ne andai a Salisburgo, Cio’: a Salisburgo la stagione cominciava solo in autunno e siccome a Rudolisheim si finiva prima dellestate, andai per due mesi in un teatro estivo a Bratislava, Si traitava di un autentico teatro di guitti, nel pill vero senso della parola, [..] Si recitava soltanto se non pioveva. Il mio contratto con il Deutsches Theater mi fu di aiuto. Diedero una reciia di benef cenza in mio onore, In realta era solo pscudo-beneticenza, perché per me non rest nulla, tuttavia ebbi la possbilitA di scegliere da solo il ruolo. Scelsi owwia- mente Franz Moor. Ma nel bel mezzo della rappresentazione comincid a piove- re. Il pubblico prese ad alzarsi e lentamente se ne and6, ma io non volevo smetiere di recitare per nessuna cosa al mondo. Il direttore se ne stava in qui ta e furioso mi faceva segno di smettere. Cosi, nel bel mezzo del monologo do- yetti interrompermi. [..1 Come @ d’uopo in un autentico teatro di guitt, la signora direttrice mi concedeva pitt attenzione di quanta sarebbe stata forse assolutamente necess ria, Una volta dovetti andare in barca con lei. Ci inoltrammo in angoli roman- tici, ma Pimpresa non ebbe esito felice. [o temevo che sarei stato licenziato, ma non si arriv6 a tanto. Solo la mia paga venne diminuita, Nei due mesi estivi all’Arena di Bratislava ho imparato come il teatro non deve essere. E. anche questo & stato positivo, Bisogna sempre cominciare dal basso. Bratislava era il fondo del fondo. Era «guitteria» nell’accezione piti sfacciata del termine. Non potevo che aspettarmi di meglio. Ero pronto per una vera scrittura. F cost in settembre raggiunsi Salisburgo. In: Gusti Adler, ...aber vergessen Sie nicht die chinesischen Nachtigallen, Miinchen, Wien 1980, p. 80 & sgg, Stadt-Theater Bd in Salzburg. nt ett Sonntag, den 1, ORtober 1893, 1 Votan. ‘user Aboanerent Fest-Ouverture | Fost-Prolog sor Oper itu art, | vrat von dott Ka CGerrchen von Rom ova at: Novia! Zum Malo Novitat DER TALISMAN. | Dramataches Machen in ver Augen (oi ese Bai on Ludi Fas. mi | Cro dt a as Begin der Vantallong prise 6 Ub Kana Efng 46 Use Ende gegen ho Ube Locandina dello spettacolo dit inangurazione del nuove teatro municipate a Salisburgo. 1 ottobre 1895. Max Reinhardt interpreiava il ruolo del comandante Berengar ne If taliona- nodi Ludvig Fulda : ; CAPITOL SEGONDO ATTORE A SALISBURGO E BERLINO Tl primo vero ingaggio condusse Reinhardt a Salisburgo. Anton C. Lechner, tipico, bonario capocomico di provincia con una grande esperienza, lo aveva scritturato dal ottobre 1895 all'aprile 1894 come caratterista per il nuovo tea. tro municipale - l'attuale Landestheater. Nello spettacolo di inaugurazione, il primo ottobre, a Reinhardt venne affidata la parte del comandante Berengar ne Il talismano di Ludwig Fulda. Salisburgo contava allora circa 28,000 abitant, il teatro poteva accogliere circa mille spetiatori. II cartellone doveva essere dunque vario e cambiare so- vente. Cid era possibile solo perché si poteva contare sul fatto che un attore a- vesse studiato ¢ avesse sempre pronti i ruoli importanti del suo repertorio. Ac- ‘canto a questo cosiddetto «repertorio di ferro» un attore doveva possedere un determinato guardaroba di base, come frac, giacca elegante ¢ stivali da equita- zione, il cui acquisto era spesso fonte di gravi angustie per un esordiente. Per Io studio di nuovi ruoli venivano concesse sovente solo poche ore. Di prove e di un’interpretazione armonizzata all’interno della compagnia, com'é consue- tudine oggi, non si poteva certo parlare. Per quanto accertato, durante il suo ingaggio salisburghese, in 175 giorni Reinhardt interpret6 52 ruoli diversi. Solo in due di essi ~ Burleigh in Maria Stuarda e Franz Moor ne I masnadieri~ era gia apparso su un palcoscenico, Fu ‘una «scuola dura, ma utile», disse Reinhardt, il quale oltre che in opere classi- che ¢ contemporanee, fu grato di poter assumere piccoli ruoli anche in com- medie, farse ¢ drammi popolari, nonché, per rimpinguare la paga, anche in o- perette, a stampa locale dedic6 sempre maggiore attenzione alla sua resa scenica. Andando oltre una lode generica, si soffermd ben presto sulle suc interpreta- zioni, sottolined il suo particolare talento nel riuscire a caratterizzare un perso- naggio anche nel caso di brevi apparizioni in scena ¢ lo elogid come «abile ora- tore, Gia allora, conquistato dal fascino di Salisburgo € dei suoi dintorni, Reinhard vi si trovava del tutto a suo agio. Gli incarichi sempre diversi ofltiva- no all'ambizioso esordiente una sfida gradita. Sia tra i colleghi che al di fuori del teatro aveva trovato buoni amici ~ come Berthold Held, che doveva diven- tare pit tardi uno det suoi pid’ importanti sodali nella creazione del suo impe- to teatrale berlinese. Alla fine della stagione non gli riusci dunque facile pren- dere congedo da Salisburgo, Sul suo balzo dal teatro municipale salisburghese al Deutsches Theater di Berlino, dal’ottobre del 1804 sotto la direzione di Otto Brahm, esistono diver: se versioni, Da una fonte si apprende che Reinhard sarcbbe stato scoperto da Brahm a Salisburgo, nella primavera del 1894, mentre questi era alla ricerca di talent Karl Kraus, che pid tardi non ualascid alcuna occasione per incalzare Reinhardt con critiche mordaci, scrisse nel 1935 sulla Fackel, ci avere attratto o. gli stesso Vattenzione di Brahm su Reinhardt, Pitt attendibili sembrano certo le annotazioni dello stesso Reinhardt, che scrisse di aver incontrato Otto Brahm 2 ‘Vienna gia nella primavera del 1893, di aver avuto un'audizione ¢ di essere stax to ingaggiato da questi per il Deutsches Theater a partire dall'autunno del 1804 11 Deutsches Theater era un teatro relativamente giovane. Originariamen- te aun palcoscenico da operetta, venne acquistato da Adolph L’Arronge nel 1883 e trasformato in patria della drammaturgia classica. Nel 1980 venne fon- data a Berlino una seconda importante impresa teatrale, Ia Freie Bahne, una sassociazione per la promozione della drammaturgia contemporanca, con elu sione della censura di polizia.» Cofondatore di questa coraggiosa iniztativa, do ve le prime assolute de I tesstor e di Prima dell'aurora di Gerhart Hauptmann provocarono uno scandalo, fu Otto Brahm. A lui L’Arronge offi! infine il Deutsches Theater, che souo la direzione di Brahm diventd il pit importante centro per lo sviluppo dell'arte naturalista c il pitt eminente teatro tedleseo Reinharde fece parte della compagnia di Brahm fino al primo gennaio 1908. In questi otto anni e mezzo interpret quasi cento ruoli, fra cui dh nuove Soprattutio uomini anziani. Il suo debutto berlinese avvenne col ruolo del cop. plete Theres nel frammento drammatico di Grillparzer Este, il 6 setiembre 1894. Seguirono ulteriori ruoli secondari, che Reinhardt interpret con tale pregnanza da guadagnarsi accanto ai grandi attori del tempo, come Josef Kainz, Agnes Sorma o Rudolf Rittner, 'attenzione e il plauso del pubblico, del- la critica e della direrione del teatro. Nei drammi classici furono per esempio i rnoli del primo attore in Ameo, Fra’ Lorenzo 0 il Conte Capuleti in Giulietia e Romeo, il vecchio Moor ne I'ma: smadieri o Sigrid, il servitore di Gregor, in Guai a chi mente! Meno convincente risultava net ruoli principali. Come in Mefistofele, che parte della critica giu. dicd un interpretazione debole, mentre altrove si mise positivamente in risalto {a sua interpretazione inconsueta ed clementare, non priva di gustoso umori. smo. Reinhardt si fece un nome soprattutto con drammi di Gerhart Haupt: mann, Ibsen, Strindberg, Sudermann e in testi di critica sociale di autori ruse, Riconoscimenti unanimi gli fruttd la sua interpretazione di Vilhelm Foldal in Jobe Gabriel Borkman, salutata come un notevole studio del personaggio, non che il suo falegname Engstrand in Spettr il suo battelliere Wulkow in La palo ia di castoroo il suo Akim in La potenca delle enebre Durante le tournée con diverse compagnie, alle quali partecipava durante os wT eee a we W le ferie estive e che a partire dal 1895 Io portarono fra l'altro a Praga, Budapest ¢ Vienna, Reinhardt dimostro di essere anche un capace organizzatore e diret- tore di prove, Convinto che alla lunga l'interpretazione naturalista dovesse portare a un impoverimento del teatro ¢ delle sue possibilita, cerco gia in quel- le occasioni di applicare idee e riflessioni proprie. Segui con attenzione e spiri- to critico Vevoluzione del teatro contemporaneo ¢ annotd in lettere ¢ diari le proprie concczioni, che documentano chiaramente il suo innato fiuto per i pid nuovi sviluppi Max Reinhardt. Note: Trasferimento a Salisburgo Dopo aver dunque concluso gli anni dello studio teorico € pratico, in settem- bre mi recai a Salisburgo. Compii il viaggio verso la liberta, verso T'assoluta in- dipendenza, verso la felicita, verso il mio primo, autentico ingaggio, in un tre- no accelerato. Era il mio primo viaggio di un certo respiro, Fino a quel mo- mento non avevo mai compinto percorsi di pid di una o due, massimo tre ore da Vienna, € sempre solo per poche settimane. A Salisburgo dovevo rimanere almeno nove mesi. E sempre un bene compiere il viaggio verso la felicita in un treno accelera- to. Cid che mi attendeva era la pura beatitudine, Ma anche se avessi saputo che un giorno, due decenni pit tardi, in quella stessa citta io avrei abitato in un grande castello con quaranta grandi stanze e saloni, che vi avrei ricevuto ospiti da tutto il mondo ¢ che avrei fondlato il festival, verso cul sarebhe accorso autto il mondo per diciot’anni, non avrei potuto essere pit felice di quanto ero allo- ra, In cosa consistesse quella felicita é difficile dire. To ero un povero ragazzo i- nesperto, timido, taciturno (il futuro era un libro chiuso), capitato quasi per caso nel mondo del teatro, un mondo per il quale ero palesemente meno adat- to dei mici giovani colleghi, assai pitt svegli, capaci di sbrigarsela, indipendenti, pit cleganti di me. Sedevo su una panchetta chiara e dura di terza classe. So- pra di me c’era una valigetta che conteneva tutti i miei averi. Bisognava posse- dere un frac, un paio di scarpe di vernice, una giacca nera lunga, Queste cose me le ero procurate abbastanza a buon mercato. Un paio di libri (una ealzama- glia nera per drammi in costume), tutto il resto veniva meso a disposizione. Autorno a me solo tenebre. Ma io tenevo fra le mani, stringevo forte fra le mie ‘mani, una cosa, come fosse Foggetto pit prezioso al mondo. E lo era, Una vor lonta vaga, indistinta, ma gioiosa, grazie alla quale io mi ero ripromesso di far- cela. II treno si fermd in innumerevoli stazioni. fo avevo un veechio Baedeker in cui vi erano diverse informazioni su Salisburgo. Sugli antichi vescovi, che fondarono la citta. Insediamento romano prima della nascita di Cristo, San Ru- pert. 30.000 ab. Fiume Salzach. Regione Salzkammergut. Battaglie, guerre con- tadine, fortezza di Hohensalzburg, secolarizzazione. La citta di Mozart, ivi na- to, ivi malirattato. Monumento, casa natale. Monumento in p.za Mozart, Mo- zartkugeln, Non mi disse molto. Alti monti, case vecchie di secoli. A quel tem- po il passato mi interessava ancora poco. fo andavo verso il futuro. Guardavo continuamente fuori dal finestrino. I sobborghi di Vienna, Schénbrunn, poi il 18 Danubio. Ecco Diirnstein ~ convento, antica, assorta magnificenza del barocco = dove ero gia stato. I Danubio vi scorreva accanto fretioloso. Poi Melk, abba- via con due torr, vivace, St, Pélten. Poi Pabbazia di St. Florian, dove compone- va Bruckner. Liny. Le torte, Avevo un pacchetto col pranzo, E poi crebbero le montagne su entrambi i lat. Ci arrampicammo, Chiese, contadini che salivano ¢ scendlevano. Il treno: un ritmo meditabondo. I miei pensieri, Dialogavo con me stesso seguendone il ritmo. Qualcuno mi guard fisso. Stavo cantando. Nessuna conversazione con altri passeggeri. Mi alzai nel corridoio. Qualcuno disse Salisburgo. Pioveva. Non si vedeva nulla. Tram a cavalli verso Ta citta. Allo- ra non Cera ancora l'Hotel Europa. La bella citta, di cui Alex von Humboldt disse che era la pit bella del mondo assieme a Napoli e Costantinopoli, era av- yolta in una spessa coltre di nubi. Non si vedeva nulla delle montagne. Un poz: vo di pioggia. Gente con Tombrello. Viaggio lungo, mi sembré pitt lungo di {quello per ferrovia, Finalmente la Locanda «zum Stein». Ponte sul Salzach, La corrente gialla, agitata. State University of New York at Binghamton, Archivio Max Reinluardi, R 5097 (0). Lottera di Max Reinhardt a Leopold Goldmann [Salisburgo], 3 novembre 1893 Sulla situazione di un esordiente in provincia Caro zio! Ricorro ad alcuni minuti liberi del mio tempo estremamente esiguo, per serivere «Te, ¢. rio. Ho incredibilmente tanto da fare. Qui @ attualmente osp- te Friedrich Mitterwurzer in La morte di Wallenstein, Il padrone delle ferriee e I raito delle Sabine. To ho interpretato con buon successo i relativi ruoli di caratee- rista. In generale ho diversi buoni success! al mio attivo € ho pure inviato aleu- \¢ recension’ ai miei c. genitori, che Te le hanno certo mostrate, poiché ti ho pregati di farlo. “Al Tuo c. fratello mando F 5, dalla mia prima mensiliti. Questo mese de yo procurarmi molte cose. Soltanto come calzature, gia per Ia prima comme- dia ho dovuto procurarmi dei sandali greci a F 4, per Stwart scarpe di velluto F 3,50, per commedie ¢ drammi moderni scarpe di vernice F 7,50 ¢ gamasce di vernice F 2,50. Per Morte di Wallenstein avrei avuto bisogno di stivali gialli da e- quitazione, che sarebbero costati almeno F 12, Per fortuna sono riuscito a pren- derne un paio a prestito, dando al nostro vestiarista una relativa douceur: ‘Quando, come nel mio caso, si manca di qualsiasi corredo, & un affare comprensibilmente spinoso. Per quasi ogni spettacolo ho bisogno di diversi oggetti, che devo procurar- mi appunto man mano. Siccome possiedo il frac e la giacea elegante, ho una fortuna immensa. Fortunatamente questo mese, talvolta anche grazic alla protezione partico- lare del direttore, ho avuto piuttosto spesso da interpretare piccole parti reci- tanti nelle operette, cosicché almeno mi sono guadagnato parecchi onorari, per cuii mi sono potuto procurare tutto il necessario e ~ la qual cosa & fonda- Max Marx, Berthold Held ¢ Max Reinhard, giovani attori a Salishurgo. 1893-94 20 mentale —ho potuto pagare subito, per cui non ho nemmeno un soldo di debi to. Anche alla locanda pago giornalmente e senza indugio. ‘Se non mi devo pid comprare tante cose nuove, in un secondo tempo po- trei privarmi sicuramente di pit di F 5 al mese, perché condueo vita ritrata ¢ asstl parsimoniosa, Ma, almeno per quel che concerne jl guardaroba moder- no, doviei essere dotato appunto di tutto il necessaria, Perché solo con frac € giacea clegante & impossibile che fo me la cavi per tutta la stagione. Mi servono Urgentissimamente uno

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