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TEOLOGIA DOGMATICA Sitratta di una riflessione sul eredo cristiano, che analizza gli aspetti pid importanti del mistero cristiano & della fede. ¢ importante chiedersi perché dedicarsi allo studio della teologia, non presente ad esempio in percorsi universitari di altre facolta? Occorre in primis specificare che universita nasce nel Medioevo nel pieno della cristianita proprio come istituzione ecclesiastica: era un centro accademico che, per la prima volta, riuniva student e professori attorno a delle discipline. In quell'epoca la Teologia non sono era una delle discipline studiate, ma veniva considerata il vertice del sapere: ad essa, infati,siispiravano le altre discipline, Tuttavia, con V'nizio dell’etd moderna e con la rivoluzione scientific il quadro si modifica: prende awio una rottura con le scrtture, il rapporto Dio/uomo viene sostituito con quello jo-cose. Si va ora alla ricerca di un approccio unicamente razionale nelle varie discipline: &chiaro che allora lo studio teologico, trascendente, vede modificato il suo ruolo e significato net vari centri del sapere. Nonostante Cid, le cattedre di teologia non scompaiono subito, quanto piuttosto con il dffondersi dellilluminismo/et napoleonica alla fine de! 1700: quest ultimo rafforza il concetto di un Sapere razionale, e per questo ritiene la teologia inutile, non un vero sapere. Ecco allora che in Italia nel 1873 le facolta teologiche vengono soppresse, e nel 1885 cid awiene anche alla Sorbona dove viene annientata la plurisecolare facolta. A partire da queste date insegnamento teologico soprawive solo nelle facolta ecclesiastiche 0 nelle Universita pontificie: queste ultime rilasciano titolinon statal, poi riconosciuti indirettamente col Concordato Lateranense. Anche universita non statali mantengono questo tipo di insegnamento per volonta det fondatori: & quindi importante chiedersi che tipo di contributo pud dare uno studio teologico, all'interno di un percorso di studi indirizzato verso altro. In questo senso, va detto che studiare discipline teologiche ha 4 funzioni principali « Funzione culturale ed interculturale: se infatti con ‘cultura’ si intende quell'insieme di mediazione simboliche attraverso cui 'uomo si esprime nel mondo, le religioni cosi come Varte e la letteratura, sono parte integrante di una cultura. Basti pensare al modo di vivere arabo, strettamente legato ai precetti dell slam; cosi come la cultura occidentale, segnata dalla Bibbia che si considera il codice culturale del’occidente: non si pud pretendere di conoscere la cultura occidentale senza considerare la Bibbia, in tutti i campi. Anche l'enciclica di Papa Francesco (Fratelli tutti) pubblicata proprio il giorno di S.Francesco, sottolinea I'importanza delle religioni nel dibattito interculturale: fesse, infatti, hanno una propria dignita ed importanza perché plasmano lidentita di un popolo. ‘© Funzione critica: in un contesto di studio di pli saper, la teologia richiama al senso del limite, nel senso che ricorda la finitezza delt'uomo. La teologia, infatti, si lega al mistero e ad una dimensione trascendente: é per questo che richiama le altre discipline al confine e all'umilta con cui approcciare alla conoscenza. + 03 un orizzonte di unita: la divisione dei saperi nella modernit8 ha portato con sé il rischio di una eccessiva frammentazione, In questo contesto, la teologia é in grado di richiamare all'unita tutte le varie discipline che si oceupano di aspetti diversi: con la sua visione sul mondo e sull’'uomo, essa pud rmettere a contatto i saperi con funzione interdisciplinare ‘* Mette in dialogo le culture ele fa convivere pacificamente: il Cristianesimo, infatti, nella sua lunga storia, @ penetrato in ogni angolo della terra sempre rimanendo fedele a se stesso e nel rispetto dellalterita, Vobiettivo & quello di evitare una societ’ chiusa ed individualista, come nel modello del poliedro elaborato da Papa Francesco: molti lati, che sanno convivere senza conflttie aperti al confronto, Le differenze non vanno mai appiattite, e questo insegnamento & chiaro anche negli Atti degli Apostoli, dove si parla di una Chiesa in grado di comunicare in tutte le lingue Il termine teologia viene dal greco ‘Teos’ che indica Dio, e ‘Logos’ cioé discorso, parola o linguaggio: Dio indica quindi il mistero come campo di indagine, mentre il logos é la capacitd umana per antonomasia, Teologia sta quindi a significare ‘discorso di Dio’ 0 ‘Parola di Dio’. Quel ‘di Dio’ pud indicare sia Voggetto, 1 Cio’ i tema su cui vert a disciplna (genitive oggettiv); oppure pud designare Dio come soggettoe autore da cul part il discorso (genitive soggettivo) Nel primo casos parla dun discorso ascendente parte dal vomo e affronta Dio come tema principale della riflessione: quest uitima ipotesi@sicura tronscuturale, nel senso che uomini di tutte le culture sono stati portati a intrrogars sul divino, e per questo la si pud define una domanda costiutiva del uomo. Nel secondo caso, invece, & un percorso discendente, che nasce daltalto, come Parola di Dio che sirivelae va inconto all'uoma: la Y'uomo fa é poi una risposta att di Dio, una dimostrazione di fede. Occorre infatti specificare che il termine ‘teologia’ era utlizzato anche prima della nascita di Cristo nelle ‘comunit3 pagane: non per indicare una rivelazione, ma piuttosto per interrogarsi sul divino, che era un campo dirifiessione al pari degli altri. Per esempio, nell'antica Grecia si parla di una teologia poetica con ‘Omero, che narra con altri di cosmogonie e teogonie (origine degli Dei); o ancora, esisteva anche la teologia riflessiva di filosofi come Platone (nella Repubblica) ed Aristotele (nella Metafisica) che utilizzavano il termine per indicare la riflessione razionale su divino, inteso come cid che imprime il moto. Anche i romani poi parlarono di teologia: @ un discorso sempre umano, che riguarda ad esempio I religione all'interno della vita sociale e politica, la cosiddetta teologia civil. Diverso invece & il valore che il termine teologia assume ne Cristianesime, perché si collega alla Rivelazione: cbiettivo é quelo di allontanars dalla elgione politeista e mitica dei pagan, ed@ per questo che inizialmente i crstini non utlizzarono questo termine. E quindi con mola lenteza che la parola iia ad essere utizzata, quando gradualmente scompare aura di sospetto: basi pensare al Nuovo Testamento in cui essa non compare mai, esi preferiscono utiizarealtre espressioni per indicare la genetrazioneintellettuale e rationale della fede. Si para di gnasis=conoscenza, Sofa = sapienza, synesis= intelletto Il termine inziera a diffondersi solo ne Il seclo trai padr della chisa oriental, a fine di indicare il mistero della triita. Dopodiche, Eusebio da Cesarea scrive ‘De Eecesiastica Teologia’ intendendo I'approfondimento della fede professata dalla chiesa. Per quanto riguarda V'occidente cristiano, il termine si diffonde pit lentamente,e si prediligono altri termini: dottrina crisiona «sacra dottrno, entrambi coniati da $.Tommase che srive anche la Summa ‘sadersipienamente solo nel Medioevo con lintreduzione di studio approfoncito ed (insegnamento cristiano) Theologia. II termine iniziera quindi a diff cattedre di teologia, indicando con esse un‘attivit di intellectus fidei, cioé uno articolato del mistero di fede cristiano a partie dalta Rivelazione. | tratta di un aggettivo che rimanda ad un’area specifica tra le i dogma: dal greco dokéo, yuol dire sembrare, ritenere buono, ‘doxa, che significa opinione, e dogma, quest ultimo termine =e connoterione giuridica ed indicare ura decisionevincolante, oppure, segvendo il signicato ‘impartito da una scuola da un'istituzione: @ chiaro che le due hé se una dottrina @ ufficale, ha un valore vincolante per chi la Per quanto riguarda il termine dogmatic, si discipline teologiche, che ha a che fare con il credere. Da dokéo derivano poi altri termini pud ave dottrinale, indica un insegnamento niterpretazioni siano collegate, perc frequent 12 compare per indicare una decisione wea taducione grec dl ania testament le a yam fora quant nquelo ein: questo parce snp \'autorita di chi la emana. Stesso signific iuovo Testamento come decisione vincolate ‘sambo ambit, «compare sl Imperiale cces Japs che odin i primo cen Incvauva decane prea dalla comunta Ourete see eSeone ule fora ha aor dtl, (perch vega che non SO realstessoterpo uel (perches rata Um Nell'eta post biblica, i padri della chiesa del primo secolo riflettono sul mistero cristiano e parlano d dogma riferendosi agli insegnamenti ufficial provenienti dai test biblci: Ignazio di Antiochia, per esempio siriferisce agli insegnamenti di Gesti come a dei dogmi, oppure nella lettera di Barnaba il termine indica tuna decisione che conferisce ufficiaita ad una dottrina; @ ancora una volta Eusebio da Cesaréa che nella sua ‘storia della Chiesa’ parla dei dogmi riferendosi alla fede ufficiale che essa professa e che | fedeli accettano, accanto ad un'analisi politico religiosa del cristianesimo a contatto con rimpero. Gennadio, sacerdote a Marsiglia ¢ autore del VI secolo, scrive il ‘Libro degli insegnamenti della Chiesa’, riferendosi alla dottrina professata ed insegnata. Anche nel Medioevo il termine conobbe larga diffusione, anche se, ad esempio, S.Tommaso preferi parlare di articoli di fede piu che di dogmi,riferendosi ai singol Punti e quindi alle singole dottrine del credo ecclesiale. Inoltre, San Tommaso non distingue la teologia dogmatica dalle altre aree di riflessione teologica, ma piuttosto parla di una Summa Theolgiae, come sintesi di tutta la trattazione teologica in tutti gli ambiti. Sard solo dopo il Coneilio di Trento (1546/1563) che questo campo di studi verra distinto daglialtr. Partendo dalla definizione di teologia come discorso di dio, e intendendo questa espressione come genitivo soggettivo, Dio che prende 'iniziativa di farsi conoscere, e quindi interpretazione di Dio come soggetto, ci porta a parlare del tema della Rivelazione. Parlare di rivelazione porta gia ad una distinzione tra le varie tradizioni religiose, che si dividono appunto in religioni rivelate e non rivelate: le religioni rivelate ammettono Vesistenza di un Dio trascendente oltre ordinario, che porta avanti un‘iniziativa di auto svelamento. Cid avviene nel Cristianesimo, nell'slam e nell'ebraismo: queste regioni hanno infatti testi sacri, che rappresentano la comunicazione di Dio nei confront dell'uomo. In un certo senso, anche linduismo & una religione rivelata perché possiede testi sacri come i Veda, nonostante sia una religione politeista e il contesto culturale si é diverso, Le religioni non rivelate, invece, non prevedono liniziativa divina né tanto meno testi sacri: basti pensare alle tradizioni religiose orientali come il taoisma, il confucianesimo o ‘buddismo. Il primo parla di Yin e Yan, il secondo @ una dottrina etica che insegna come vivere, mentre i | buddismo porta avanti un cammino di svuatamento volto a trovare se stessie a fare spazio al nirvana: non la trascendenza se non in modo implicito, altro non ha volto né nome. Rivelazione Naturale ~ Creazione: Analizzando i Cristianesimo, la Rivelazione parte quindi da una libera iniziativa divina, una chiamata che egll rivolge all'uomo, necessaria per comprendere la portata del suo amore e della sua misericordia. La rivelazione quindi il primo passo di Dio per instaurare un dialogo con 'uomo: rivelare vuol dire infatti togliere il velo, mostrarsi, e comunicare qualcosa all'uomo. Possono esistere varie modalita di Rivelazione: la prima accomuna tutti gli uomini, @ la Rivelazione mediante la Creazione, che rinvia ad un fondamento ultimo trascendente come principio di tutto. Di fatto, la bellezza delle creature ela regolarita dei fenomeni naturalifanno pensare di per sé ad un Creatore intelligente e ad una rivelazione naturale: 'uomo infatti, come essere libero creato da Dio, non é solo materiale ma ha delle facolta che gli permettono di trascendere lordinario e andare alla ricerca di un Creatore come fonte i tutto: tall facolta sono I'intelligenza, la volonta e la liberta. L'intelligenza umana, infatti, non si accontenta dell'immediato, e, a differenza dei sensi, ha a capacita di proiettarsi verso I'infinito ed interrogarsi sul concetto di principio trascendente originario, Per quanto riguarda la volonta, quella dell'uomo é di dare un senso all'esistenza e trovare la felicita compiendo delle scelte: i piaceri immediati ‘non soddisfano I'uomo, che piuttosto ricerca un bene definitivo. La Scrittura ripete costantemente che dalla Creazione 'uomo possa innalzarsi, con le sole capacita naturali, a cogliere lesistenza del Creatore e lo stesso insegnamento é stato ribadito durante il Concilio Vaticano I, La Rivelazione naturale é quindi Vannuncio indiretto che il Creatore fa di sé, e a partire da cid I'uomo inizia un cammino ascendente che lo porterd a comprendere che esiste un Dio Creatore, ma non chi Egli sia, la sua identitd, né itratti pil profondi del suo mistero, Come infatti accade nella comune esperienza interpersonale, non é possibile 3 comprendere lidentita dell'altro se non é la persona stessa a dischiuderla mediante parole e gestl, attraverso cul essa si riveli, narrandosi e raccontandosi liberamente e instaurando un dialogo con Vinterlocutore. La Rivelazione indiretta e anonima contenuta nella Creazione viene quindi integrata da una nuova e libera iniziativa divina mediante cui Dio si auto-comunica con parole e azioni nella vita dell uomo, al fine di stabilire un dialogo e un’Alleanza, Un primo testo in cul si fa riferimento alla Creazione é il libro delta Sapienza, che gia nei primi versett si riferisce agli uomini che non conoscevano Dio chiamandoli ‘stolt’:é un rimprovero al mondo pagano, basato sull'affermazione che, vedendo la Creazione, attraverso la ricerca dei perché fatta dallintelligenza, & possibile ascendere fino all’esistenza di un artefice che ha generato tutto. Inoltre, la lettera ai romani di $.Paolo anch’essa ha parole di biasimo verso i pagani che non hanno scuse, perché I'uomo, con Vintelligenza, arriva al Creatore. Inoltre, il documento dogmatico ‘Dei Filus’ prodotto dal Concilio Vaticano | ne! 1870, parla in modo solenne ed ufficiale (capitolo Il) della Rivelazione, appoggiandosi sui testi biblici e nello specifico proprio alla Lettera ai Romani: specifica che Dio & B conoscibile attraverso le cose create. Rivelazione Sovrannaturale - Altra modalita attraverso cui Dio si fa conoscere @ la rivelazione sovrannaturale, descritta sempre dal Dei Filus come ulteriore iniziativa attraverso la quale Dio si rende accessibile all'uomo. t un tipo di auto comunicazione diversa dalla prima, pli: personale: si definisce sovrannaturale perché il processo di rivelazione non avviene attraverso trace naturall, ma per mezzo di un progetto che trascende la natura e va al di la dei canali ordinari. E una rivelazione storica perché avviene in circostanze storiche mediante eventi precisi, e segna la storia dell’ uomo: come ad esempio Ia Rivelazione che Most riceve nell’Esodo, infatti essa non esiste dalla notte dei tempi come la Creazione, ma si ricorda in un momento preciso. L'eterno viene introdotto nel nostro mondo specifica Ratzinger: colui che nessuno ha mai visto si lascia storicamente toccare da noi, e cisi awicina cosi tanto da permetterci di ucciderlo. E quindi diretta, personale, storica, e potremmo chiederci in che modo Dio sirivela: mediante parole e fat il che dimostra che Dio si fa persona e si comunica con mediazioni personali e un dialogo rivolto all'uomo. Ultimo aspetto da sottolineare él fatto che si tratti di un percorso graduale e progressivo, nel senso che la Rivelazione é come un cammino dinamico: ancora una volta si pensi all’Esodo, quando Dio non si fa conoscere interamente da Mose o dal popolo, ma sappiamo che la Rivelazione che ha il suo momento centrale in Gesu Cristo e po! procede nella vita a | credente; il suo culmine sar’ poi ineontro finale Dio-Uomo, che si considera il omy imo della Comunione con Dio nell'abbraccio trinitario. Dio in quanto persona, che in q ‘amici, al fine di entrare in comu uomini tutti nuova ed ete © Una progressivita, che ha il centro in Cristo, (C’@ una Rivelazione anche in termini di sovrabbondanza e definitivita: Dio che non pone alcuna misura ai suoi doni, per questo la sovrabbondanza di Dio ¢ la vera salvezza, perché amore di Dio non pud essere definito in altro modo se non sovrabbondante. Inoltre, la Rivelazione & definitiva in Cristo perché in Gesiy Dio ha detto definitivamente di se stesso. La rivelazione non termina qui perché Dio la conclude definitivamente, ma perché qui ha raggiunto il suo scopo, con Gesis che & vero Dio e vero Uomo, Questo, traguardo, pero, non va visto come un limite rigido, ma piuttosto come uno spario aperto che deve Coinvolgere tutta 'umanita. La vera rivelazione sara la croce, perché essa ci fa comprendere che Dio si identifica nell'uomo e to ama fino al punto di salvarlo nel momento stesso in cui o giudica: nel pieno fallimento umano si rivela il peno amore di Dio. La croce @ il centro della Rivelazione perché rivela nol davanti a Dio e Dio in mezzo a noi Con la morte dei ultimo apostolo Giovanni nel secolo, la Rivelazione volge al termine: cid che resta, & opprofondimento e la comprensione di quanto trasmesso. A tal proposito, va detto che talvolta si parla di ‘rivelazioni private’ per indicare quelle esperienze personali e straordinarie vissute da credenti, come ossono esserlo le apparizioni a Lourdes o a Fatima: bisogna specificare che nonostante siano eventi riconosciuti dalla comunita ecclesiale, non aggiungono nulla alla Rivelazione che si ¢ compiuta in maniera definitiva, ma piuttosto ne richiamano l'intensita in un certo momento storico. Sappiamo che alcuni personaggi storici hanno vissuto in prima persona la Rivelazione e si sono fatti poi mediator nei confronti del popolo: essa perd riguarda 'uomo di ogni tempo, non solamente chi ne ha fatto esperienza diretta. Ecco allora che attraverso la trasmissione della rivelazione chi non & stato testimone diretto pud entrare in contatto col Dio che si rivela: i merito é di una memoria che viene erpetuata nel tempo nelle varie generazioni. L'uomo, infati, & sempre vissuto in una trama di rapporti interpersonal e mai da solo, imparando a vivere ed orientarsi anche basandosi su cosa lo circonds, sulla base della cultura del suo popolo. L'esperienza di Israele in primis tramanda per generazioni gli eventi realizati da Jahva: 'Esodo, 'Alleanza, gli eventi del Nuovo Testamento. E una trasmissione che avviene inizialmente in forma orale a partire dai Padri e nei clan familiar, e che solo dopo la nascita de! Regno di Israele col re Davide (XI secolo) iniziera ad essere trascritta. Anche gli eventi del Nuovo Testamento, la stessa vita di Gest, furono trasmessi oralmente: la Kerygma era la predicazione orale mediante la quale gli Apostoli annunciavano la venta di Cristo. Questo accadde fino al S0de, quando viene prodotto lo scritto pit antico del Nuovo Testamento che sono le Lettere di San Paolo agli Apostoli. Si arriverd allunita nei testi solo al termine di un proceso plurisecolare, che vede affermarsi molto gener letterari diversi, passando in questo modo dalla tradizione orale alla Scrittura: la Bibbia, a tal proposito, si considera I'attestazione ‘una memoria scritta. Cisi rende conto del fatto che la parola & in grado di raggiungere un numero limitato di persone, a differenza della scrttura, oltre al fatto che quest ultima pub definirsi certa ed oggettiva. I Cristianesimo non @ una religione del libro, ma anzitutto una religione di esperienza, quella di Dio che va incontro all'uomo mediante gesti e parole: a Scrittura ha il ruolo di testimoniare tali awenimenti. {I capitolo I! del Dei Verbum tratta della trasmissione della rivelazione, specificando che gli apostoli hanno il compito di trasmettere la risurrezione fino ai confini della terra, ¢ lo fanno inizialmente in formula orale e poi scritta:@ stato Cristo a ordinare loro di predicare la rivelazione come fonte di verita Essiallora, trasmisero sia la testimonianza diretta delle parole ed azioni di Cristo, ma anche cid che avevano imparato attraverso lispirazione dello Spitito Santo. Basti pensare a Luca che inziail suo Vangelo dicendo di voler narrare a proposito di Cristo a partire proprio dalla trasmissione degli apostoli: il suo obiettivo é fare ricerche storiche su Gesii e di trasmetterli ad un teofifo, che in realta @ un interlocutore immaginario, perché in realta 'evangelista Luca sirivolge a tutti coloro che leggono con lo scopo di dare una prova della solidita e veridicita degli insegnamenti di Gest. || paragrafo 9, poi, tratta del rapporto tra scrittura e tradizione, definendo le due modalita di trasmissione della rivelazione inseparabili perché mirano allo 5 stesso fine, motivo per il quale la chiesa attinge da esse tutto cid che @ stato rivelato. Il paragrafo 10 invece, specifica che la rivelazione @ chiusa e compiuta, e pud esserci solo un approfondimento di essa. In questo contesto si inserisce il ruolo del Magistero, ossia il collegio dei vescovi con a capo il Papa: questi Ultimi hanno il compito di interpretare il contenuto della rivelazione come successori degli apostoli, impartire insegnamenti e dare testimonianza della rivelazione. Tale funzione ermeneutica pud essere svolta secondo vari gradi: ordinario, straordinario, solenne e in vari modi: in forma collegiale, dal Papa, da iascun vescovo. Cid che bisogna comprendere & il fatto che il magistero non é fonte della parola ma si trova al servizio di quest'ultima: ha il ruolo di semplificare la fede e darle certezza. Dunque, il magistero svolge un ruolo diverso rispetto alla scrittura e alla tradizione, ma tutti questi elementi sono connessi pperché nessuno sussiste senza glialtrie sono tutte azioni che avvengono per mano dello Spirito Santo. E importante ora analizzare l'atteggiamento che 'uomo pud avere come destinatario della Rivelazione. In primo luogo, & possibile che reagisca con un rifluto si chiuda all invito del dialogo divino; oppure, c'é la possibilit che dia una risposta positiva, mostrandos! disponibile e aperto: in quest ultimo caso si parla dell’Atto di Fede. La fede, quindi, non & altro che l'atteggiamento con cui 'uomo risponde con tutto se stesso allinvito di Dio, accogliendolo e affidandosi a lui in maniera incondizionata. Un esempio @ il fatto che l'antico testamento utilizzi parole specifiche per indicare questo abbandono fiducioso a Dio: Batah, che significa fidarsi; 0 Hasah, rifugiarsi ! nuovo testamento continua questa idea di accoglienza, aggiungendo perd la mediazione di Gesii come colui che introduce nel regno dei cieli e concretizza le promesse fatte: si comprende quindi che avere fede in Cristo vuol dire accoglierlo come inviato da Dio, Quando Gesi dice abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me, lascia intendere una risposta umana e Libera alliniziativa divina: di questo si fanno portatori gli apostoli dopo la morte di Cristo, e di essi Dio si serve per diffondere tra i popoli a sua offerta di salvezza e per chiamarli in comunione con lui. San Paolo, per esempio, in una lettera ai romani si esprime con parole lapidarie, affermando che ‘la fede viene dall’ascolto e che la ascolto riguarda lo parola di Cristo’: vuole far comprendere che esiste una reciprocitd tra'annuncio e I'ascolto che @ una accoglienza, Tutti questi elementi siritrovano nel documento del Concilio Vaticano U, nello specifico al paragrafo 5 che tratta proprio dell'accoglienza della rivelazione. in esso si delineano le caratteristiche dell'apertura di fede: un atto che riguarda interamente la persona, e non solamente la dimensione dell'intelletto. La ragione si unisce al sentimento, ntelligenza alla volonta, ed @ chiaro che si tratti di un st integrale. Si presenta una dialettica tra /’elemento divino e quello umano: da una parte, é chiara la presenza divina nella coscienza del credente, ma dall'altra sappiamo che intelligenza e volonté sono capacita umane. Con la fede si arriva a trascendere le capacita umane non per mortificarle, ma piuttosto per farle elevare fino alla piena conoscenza di Cristo. Sant'Agostino disse ‘ci hai fatt per te, il nostro cuore non trova pace finché non riposa in te’s cid vuol dire che il desiderio di un bene det trova appagamento solo nel conoscere il Dio che siriveta C’e inoltre una dialettica tra 'elemento di stabilita e fermezza e quello dinamico di approfondimenta. Ogni esperienza di fede @ sempre tesa trail restare ancorati a Dio, e allo stesso one. Quest ultimo aspetto consente di distinguere la fede ad esempio dall’opinione: infatti, formulare un'opinione tre al fatto che credere qualcosa & diverso dal credere in da altri atteggiament coinvolge unicamen diversa dalla ricerca scientifica perché quest’ ultima @ dinamica fino a quando non si raggiunge Vevidenza, a differenza della fede che non siferma ra viene stimolata dal’accoglienza. il paragrafo 5 conferma quindi integrita della fede, come atto generato dalla grazia divina ma che coinvolge facolta umane per elevore !'uomo ad una verita pid alta di quella che potrebbe raggiungere con le sue sole forze. II testo parla di un'obbedienza, non da intendere come qualcosa che sottomette 0 mortifica 'uomo, ma piuttosto si fa riferimento alla sua etimologia indicando I'ascolto a cui 'uomo si abbandona nella comunione con Dio. La fede comporta adesione e ricerca, e Sant'Agostino utilizza 'espressione cum assessione cogitare per indicare proprio questo rapporto dinamico. L'aspetto importante che il paragrafo 5 sottolines alla fine & il fatto che sia lo Spirito Santo a guidare I’Atto di fede, sia nella dimensione personale del credente, che nel contenuto dell‘Atto e nelle sue articolazioni fondamental Potremmo dire che tanto il credente quanto I'incredulo condividono dubbio e fede: 'esistenza cristiana si esprime innanzitutto nel verbo credo, definendo il nucleo centrale del cristianesimo come una fede. Alla parola credo va accompagnato il dubbio, perché I'uomo ogni giorno é chiamatoa rinnovare il suo sie la sua alleanza con Dio: dubbio e Fede in realt’ camminano insieme perché il dubbio senza la fede non pud esistere e viceversa, => Esemplo: ated e il credente: la persona lontana da Dio si interroga e nel suo cuore Cl dubbio, allora apre il suo cuore al credente, creando con lui una sorta di dialogo. II credente perd non @ una machina, anche nel suo cuore é insita la dimensione del dubbio, mediante il quale e aprendo il Cuore all’altro, da testimonianza di Dio: di fatto il dubbio serve per interrogarsi ed aprirsi. Nel credente il dubbio ha 2 funzioni: 1) il credente ogni giorno rinnova il suo si verso Dio, ed owiamente anche il credente ha dei dubbi che pud superare professando il eredo, & un atto di affidamento ; 2) il credente ha sperimentato il dubbio, cio’ tutte quelle forme d'incertezza che hanno aiutato il credente a darsi delle risposte, che saranno poi quelle testimonianze che lui cerchera di trasmettere ai non credenti. La parola «redo ci suggerisce che !'uomo non considera il vedere, udire, toccare, ma cerca una seconda forma di accesso alla reat’, alla quale da illnome di fede, nel senso che credere vuol dire aver deciso che nel cuore si incontra invisibile.. Ogginel credere si prova una certa difficolta, tuttavia bisogna tener ben presente cche la fede cristina non haa che fare soltanto con leternita, bensi a che fare con il Dio nella storia, con il Dio fattosi uomo. Nel corso della storia ci si &imbattuti in diverse forme di porsi di fronte alla realt’, come nel caso della magia o la scienza, ognuna di queste a che fare con la fede, ma ognuno finisce per ostacolatl 41) La nascita dello storicismo, secondo il quale risulta conoscibile solo cid che noi stessi abbiamo fatto. unica reale certezza é |a ragione: la svolta storicsta sihha nel momento in cui Descartes inizid ad ispirarsi al modello matematico, elevando la matematica alla base di ogni pensiero razionale. Vico invece enunciava [a tesi opposta, cio® che la vera conoscenza é la conoscenza delle cause: la storia &I'unica vera scienza ‘accanto alla matematica, mentre la filosofia si tramuta in un problema di storia, 2) La svolta verso il pensiero tecnico: @ conoscibile solo cid che I'uomo ha fatto e cid che veramente si rivela problematico é la documentazione dei atti € davvero conoscibile solo cid che é ripetibil 3) La questione del posto della fede: Ia fede aveva tentato di ovviare al problema dello storicismo articolando la stessa fede come storia, in modo particolare per quanto riguarda la fede cristiana. “Se non credete non avrete aleuna stabilta" (Is7,9). & tramite la fede in Dio che 'uomo acquista un solido appoggio per la vita: tuttavia, a fede non potrs mai essere trovato sul piano della scienza del fattibile, perché essa ‘non fa parte dell/ambito del fatto: credere cristianamente significa abbandonarsi con fiduciaall'idea di Dio, ‘comportando che linvisibile é pit reale del visible. La fede cristiana si esprime nella parola amen, che significa fiducia, abbandono, fedelta, stabilta, fondamento sicuro, essere saldi, verita. I principale carattere della fede cristiana é il suo carattere personale: la formula centrale dice “lo credo in te, sitratta 7 | oe deltincontro con 'uomo Ges, che si mostra noi come amore, amore che ama anche me. La fede é trovare un tu che mi sostiene e che mi accorda la promessa di un amore indistruttibile. Di fatto, fede, fiduciae ‘amore formano un tutto unico. LAFEDE -@ possibile distinguere la fede tra l'stteggiamento personale del singolo e una fede piu oggettiva, che riguarda quanto professato e le varie articolazioni tematiche: gia i medievali distinguevano la fides qua creditur, cio l'abbandono a Dio e la confidenza completa nella rivelazione, dalla fides quae creditur, vale a dire la fede dei contenuti, cid in cui concretamente crede il credente. Altra distinzione importante va fatta tra I'atto di fede personale e la dimensione sociale di quest ultimo: bisogna notare che nel momento in cui si inizia a credere ci si inserisce automaticamente in una comunita ecclesiale, come conseguenza del fatto che I'vomo non vive isolato, ma all'interno di una trama di relazioni e di nuclei social, a partire dalla famiglia. Anche Dio stesso si rivolge ad una comunita attraverso dei mediatori: patriarchi, profetie sapienti avevano tutti un ruolo nella comunita e agivano in funzione di essa. Molto importante é l'aspetto sociale e ‘comunitario della fede quindi, perché I'adesione a Dio non awiene senza un legame con gli altri che professano la stessa fede: essa ci viene insegnata dalla famiglia, da catechisti ed evangelizzatori, € tutti loro fanno parte della comunita ecclesiale. La prima lettera dell’ Evangelista Giovanni mette in evidenza che la ‘comunione che si crea tra credenti é un prolungamento della comunione personale con Dio: ci fa ‘comprendere che accogliere Dio significa anche entrare in una chiesa, che a sua volta custodisce la fede trasmessa dagli apostoli Nel momento in cui ci siinserisce in una comunita, @ importante comprendere quali siano i nuclei centrali di cid in cui si crede, vale a dire capire in che modo si realizza la professione di fede. Sicuramente, peril cristiano il nucleo centrale @ rappresentato dal fatto che Gest & Dio: egli & il messia che Israele stava aspettando, si pud considerare unita minima della professione di fede, qualcosa di essenziale che distingue i cristiani da tutti gli altri, Questo @ confermato nella lettera ai romani del nuovo testamento, sostenendo che riconoscere Gesis come Dio e credere nella sus risurrezione, rende cristiani prima di ogni altra elaborazione. Un primo ampliamento dei contenuti della fede & il sacramento del battesimo: bisogna ppensare che chi si introduceva al battesimo erano aduiti che venivano dal paganesimo, dunque la loro vita cristiana iniziava ufficialmente con il battesimo, sempre dopo aver riconosciuto Gesu. Ai catecumeni venivano rivolte tre domande in nome della Trinita (credi in Dio padre, credi in Gesit fig di Dio, cred nello Spirito Santo |, riprendendo il mandato che Gesi da agli apostoll, (vangelo di Matteo), ma soprattutto perché la Trinita @ cid che distingue il Cristianesimo dalle altre relgioni monoteiste. ‘successivamente ci saranno nuovi ampliamenti che andranno a precisareil m odi fede. Ad esempio, guardando al Battesimo, |3 formula verr8 arricchita con riferimenti Rigurrezione: il risultato sara abbandono della formula interroj | testi narrativi sono quelli professati in Chiesa, e rappresentar ‘specifico, sono i Simboli di Fede che sintetizzano il Credo. fala Simbolo in greco (Symbolon) sta 2 significare “unione”, e quindi raccoglie le varie membra cristiana, eterogenea perché composta da uomini e donne di varie nazionalit, cult oggetto (vaso, anello,moneta) usato nel’antichita:e jn questo modo, stipulavano un aecordo. Nascon ‘adottati spesso in contesti locali per cesprimere la fede della comunita ecclesiale di n bali pit: noti sono quello Niceno-Costantinopolitano (chiamato co quello di Costantinopoli) che viene co degli Apostoli, che si pens® fosse s resto dell’occidente. Anche Pa | ampio che pronuncid nel ’68. Nello stud n ali opostoli,non solo perché @il pit antico ma anche perché é legato a Roma ed é stato il pia commentato nella storia della teologia (San Tommaso, Sant’ Agostino e papa Benedetto sedicesimo nel suo libro). CREDO II Credo @ la professione di fede che i crstiani fanno durante la celebrazione eucaristica della messa ed in altre solennit’ liturgiche. Seguendo il Simbolo degli apostoli, va detto che sono diversi i testi utilizzati come formule nella professione di fede: la caratteristica comune @ che tutti si aprono con I'affermazione “Credo”, che rinvia sia all'atto di fede personale sia alla dimensione comunitaria del credente. Infatt, credere vuol dire avere fede e rispondere all'iniziativa del Dio che sirivela. A conferma di cid, va detto che anche i testi antichi dei simboli della fede si aprivano con la formula to eredo/noi crediamo per dare inizio alla professione: nonostante la prospettiva sia diversa, il contenuto @ lo stesso e quindi le formule sono equivalenti, Analizzando le parole successive del testo, si legge “credo in Dio padre": questo in riguarda tutta la prima parte che si rferisce alla Trinita (credo in Dio, in Gest, nello Spirito Santo). Credere IN Dio \uol dire consegnarsi completamente a Lui nel momento della Rivelazione, e questa completa «dimostrazione di dedizione e fedeltd continua fino al verso 8. A partire dal verso 9, invece, inizia la parte ecclesiologico-sacramentale che definisce il complemento oggetto: "Credo la Chiesa..”. La differenza tra in ela riguarda il contenuto della fede: solamente nella prima parte si evidenzial'atfidarsi a Dio, nel senso che la disponibilita nei suoi confront c’é solamente nel momento in cui eglisi rivela e noi rispondiame con disposizione dellanimo. Nella seconda parte, invece, crediamo nella chiesa, cio® in quella parte dell umanit® che crede a sua volta nella risurrezione del Signore e nel mistero di salvezza: quindl, la differenza tra in ela sta nel fatto che il credente & convinto del fatto che esista la chiesa, ma questa non @ il fine ultimo della fede, che invece & Dio. Credere IN Dio dimostra 'atteggiamento del credente, la cui fede non @ un fatto solamente intellettivo, né sitratta di aderire a un'opinione (come sarebbe iferedere che' una determinata cosa stia 0 non stia in un certo modo), né tantomeno credere A qualcosa o qualcuno, ma piuttosto lo si pud definire un atteggiamento esistenziale profondo, che indica impegno e affidamento a Dio di tutta la persona, L'atto di fede & qualcosa di specifico rispetto alle esperienze di fiducia o ai affidamento che possiamo riscontrare nel ordinario e che 'uomo pud vivere: per spiegare cid, imedievali distinguevano tre lvelli del’atto di fede '* Credere Deum: Cio’ credere che Dio esiste come i! tema e oggetto. Si tratta di un livello raggiungibile anche con la sola rvelzione naturale + Credere Deo: vuol dire credere a io ella sua testimonianza, nel senso che lo ritengo affidabile e dunque i contenuti che mi fivela sono garantiti ‘dell/atto di fede, che consiste nell’affidamento completo a Dio con specifico consente di distinguere 'atto di fede dalla realta va alone sali comprendere le implicazioni e il senso della professione di fede, bisogna analizzare la Bibbia, la quale ddimostra come la fede nel Dio dell'aleanza maturi nel corso della storia, a partire da quando Dio entra in dialogo con 'vomo e con i patriarchi, In ultimo, va detto che il credo ci fa comprendere che il cristianesimo sifonda unicamente sulla fede, ed & questa la sua caratteristica specifica e piti importante, che permise di distinguerlo dal politeismo greco e romano (non cera fede, ma solo religiosit verso la natura). nome di Dio - 1! Dio dei padri il dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Nel momento in cui Dio entra in dialogo con I'uomo @ chiamato Elohim (un Dio), che rimanda a El, cio I'appellativo che le popolazioni 9 circostanti ad israele utilizzavano per rivolgersi alle loro divinita: sin dall'iniio, Egli si present come tun numen personale (dio delle persone), non come un numen locale (divinita di un luogo): sitratta, quindi, diun Dio che non é vincolato ad un luogo, ma & presente ed onnipotente. El sin dal principio, non venne Visto solo come creatore, ma come suprema potesta Dio, e non pud essere minimamente comparato alle divinita mesopotamiche e al loro atteggiamento nei confronti degli uomini: egli non é proiezione umana, ima piuttosto unico qualitativamente prima che quantitativamente. Dio & buono, affidabile e misericordioso nei confront degli altri uomini, e cid non & minimamente immaginabile nelle divinita della Mesopotamia. Con ilracconto del roveto ardente nell'Esodo, a Mose viene affidato il compito di liberare Israele dalla schiaviti: in tale episodio, Dio sirivela con il nome di Jahvé (Esodo 3, verso 14-15) nelt'intento di tabilire una comunione interpersonale con il popolo d'lsraele, proprio perché sta a significare “io sono colui che 2. Infatt, se ci si pensa, il nome & cid che consente una relazione con 'altro rendendolo appellabile e invocabile, e quindi inserendolo in modo nuovo nella trama dei propri vissuti: rivelando il proprio nome, Dio svela Ia sua unicita cla sua presenza stabile. Si pud dire che solamente Dio & in senso pieno, perché ogni altra cosa nel mondo riceve da lui ragione di esistere: Dio & immutabile ed eternamente presente, dunque vicino all'uomo e misericordioso. Dunque, Jahvé & anche carico di mistero, perché indica tun mistero divino inesauribile, ma che cambia con il divenire dell uomo: ogni rivelazione (re-velatio) infatti, indica sempre sia un dis-velamento che un r-velamento sotto un altro aspetto e in una diversa ottica: cid ‘wuol dire che la rivelazione non @ fine a se stesso, ma una tappa fondamentale verso il messaggio di comunione espresso dal eristianesimo. Nel Nuovo Testamento, Dio prende il nome di Emmanuel =i! dio con noi, coe il dio che entra nella storia dell'uomo e si comunica all'uomo mediante geste parole. Questo si pud spiegare sia mediante la dimensione verticale, cio’ Dio che viene e si comunica all’ uo (lo troviamo nell’ESODO quando Dio si& RIVELATO A MOSE, dove Mosé indica 'umanita intera), mediante parola e gesti che entrano nel cuore umano: I'uomo opre il cuore a Dio, accoglie la parola e i gest, fa suo ‘questo logos e vi & uno scambio tra la dimensione terrena e celeste, in quanto uomo rivolge inne preghiere a Dio, che a sua volta li accoglie (Dio scende in terra), facendo elevare I'uomo (ascesa ‘umana); sia mediante la dimensione orizzontale /'uomo che prega e cerca Dio: Dio ascolta le preghiere dell'uomo, scendendo verso di lui e sigilando quell'aleanza presente nell’ A.T. e riprende Jahvé, per spiegare dio. Dal Vangelo secondo Giovanni, Cristo viene messo in parallelo con Mos® e viene descritto come colui nel quale episodio del roveto ardente ragelunge il suo vero significato. U'intero capitolo 17 ruota attorno al pensiero di “Gesi rivelatore del nome di Dio”: Cristo ci appare come il roveto ardente ed @ eal stesso il nome, che non @ piti una mera parola, ma é una persona: Gesit stesso. Storicamente, il cristianesimo primitivo ha operato optando per il Dio dei filosofi contro gli déi delle religioni: cosi facendo, la chiesa primitiva ha messo da parte lintero cosmo delle antiche religio considerandole complessivamente un abbagtio, e ha spiegato la sua fede affermando che Dio &'Essere ‘stesso, ed & al di sopra di tutte le potenze: cosi facendo, si optd per il JAgos contro ogni sorta di mythos. Dal punto di vista storico-spirituale, il mondo antico concepiva differentemente il rapporto tra religione ¢ filosofia: 'antica filosofia consiste nel fatto che essa ha distrutto il mito a lvello di pensiero, ma ha tentato di legittimarlo nuovamente nella sfera religiosa, di ordinamento della vita, NON come problema di veri. Di fronte a questa situazione, Tertulliano ha delineato affermato di essere verita, non la consuetudine>>: esclusiva della verita. Trinita, Ratzinger -\| mistero della Santissim "gare con una figura geomettica, consapevoli che sia 'amore quell’elemento che | Trinita. Immaginiamo un triangolo, i cui vertici sono contenuti allinterno di un cerchi : i Padre, al vertice del triangolo, genera il figlio, i quale amando il padre e 'essere Spirito Santo, elemento essenziale che ci mette in comunione con Dio. Il padre, fig ;Sono tre persone uguali e distinte (= Dio unico e trino), 10 distinte proprio nella missione che perseguono. La missione si sostanzia in quel padre che genera ilfiglio € in que! figlio, incarnato e generato, che @ entrato nella storia ha la missione di annunciare il Cristo all'uoro el'ha dimostrato tramite la crocifissione. Lungo Fitinerario che porta a tale dottrina ebbero un‘influenza determinante 3 atteggiament: = Il primo si potrebbe denominare ‘fede nella possibilita dell'uomo di avere un rapporto diretto con Dio’ nella chiesa primitiva emerse una preoccupazione per la vera divinit3 e umanita di Gesi.Infatti, solo se eglié stato realmente uomo al pari dinoi pud essere realmente nostro mediatore, e solo se egli realmente Dio al pari di Dio la sua mediazione raggiunge lo scopo. In questo modo é gid indicato il secondo atteggiamento: l'inderogabile attenersi al monoteismo, alla Professione di fede, nel senso che bisognava evitare di ripristinare una serie di falsi miti in cui 'uomo adora qualcosa che non @ Dio. + II terzo atteggiamento si pud descrivere come lo sforzo di guardare con estrema serieta la storia di Dio con I'uomo: cid vuol dire che se Dio si mostra come Figlio, il quale a sua volta si rivolge al Padre come ‘tu’, ‘non sitratta di una finzione scenica allestita per 'uomo, ma esprime la reat. Ci sono due dottrine che vanno contro il concetto della Santissima Trinit3, o meglio contro il concetto delle tre persone ugualie distinte: il subordinazionismo e monarchianesimo: entrambe le dottrine credono sia impossibile conciliare Munita della natura in Dio e la Trinita delle persone, e quindi non accettano il Dio Uni-Trino dal punto di vista della professione di fede: Ratzinger parla i scappatoie, cio® di semplificazioni rispetto alla confessione di fede trinitaria. Nello specifico, il subordinazionsimo ritiene che in realta Cristo ‘non sia Dio, ma solo un essere particolarmente vicino a Dio: pertanto, la fede non ha a che fare con Cristo, unit della natura diventa unita anche nella persona, negando che il Verbo sia consostanziale al padre, facendone una semplice creatura, sia pure singolare e unica nella salvezza (errore di Arioe dell'arianesimo): questa idea nasce dallo sforzo di comprendere Dio, sebbene in realta possiamo parlare correttamente di lui solo accettando la sua incomprensibilita. Dallaltra parte, il monarchianesimo risolve il dilemma nella direzione opposta: esso pure mantiene rigorosa Vunita di Dio, ma ammette che Dio ci venga incontro dapprima come Padre, poi come Figlio in un terzo momento come Spirito Santo: queste 3 figure ‘vengono spiegate come travestimenti di Dio, e quindi siignora la serieta dell incontro Dio- womo, Di fatto padre, figlio e Spirito Santo sono ruoli assunti dall'unico Dio, dunque non persone divine realmente distinte (giocando anche sul fatto che prosopon =persona In greco era un termine per indicare la maschera utilizzata nelle rappresentazioni teatrali). Una posizione di fatto molto simile a quella del modellismo {errore di Sabellio e dei Sabeliani), che avevamo visto a lezione parlando anche della trimurtiinduista ("tre aspetti" di una divinita). Altra dottrina @ quella dei modalisi, i quali ritenevano che le 3 figure di Dio fossero tre “modi” in cui la nostra coscienza percepisce Dio e se lo spiega. Sebbene sia vero che noi conosciamo Dio soltanto attraverso i mezzi del pensiero umano, la fede cristiana ha sempre ribadito che ‘noi non siamo in grado di erompere dall’angustia della nostra coscienza, ma Dio pud perd irrompere in questa coscienza rivelando se stesso. In realta, la fede ecclesialeinsegna la dottrina del Dio Uni-Trino, e comporta la rinuncia a ogni scappatoia e il restare fermi nel mistero, e cid & spiegabile attraverso 3 tesi: + ITESI: il paradosso di una sola essenza in 3 persone, cio’ il problema di unit e molteplicita. Per i pensiero greco divinita é soltanto wnité, mentre la molteplicitd appare come qualcosa di secondario, come frontumazione delunita. Ora, la professione cristiana di fede in Dio trino € unico comporta la convinzione che la Divinit sta al dif delle nostre categorie di unita e pluralita, ela molteplicita corrisponde alla pienezza amorevole e creativa di Dio. A questo punto, dovremimo realizzare che unit non sta nell'stomo indivisible, ma nell unita che si genera dall’amore. u « IN TESI: a sola essenza in tre persone presente nella Professione, implica il concepire Dio come persona, € quindi il riconoscerlo come relazione, fecondits vvidenzia Passolutezza della relazione trinitaria, in primis dal punto di vista linguistico: é dal IV serisce !'unitd e la trinita di Dio, cid per evitare espressione arbitrarie dei singoli fedeli ula “una sola essenza - tre mite secolo che la fede as: ‘che rischiano di compromettere I'assolutezza della relazione. mediante la form: Inoltre, a questo punto @ chiaro che Dio sia assoluto e unico; dunque, I'unita si pone sul piano 10 ma siritrova in quello della ‘a della Bibbia, quando Dio jenti, ora con la fede persone” Gella sostanza: di conseguenza, la Trinita non va cercata sullo stesso pian relazione. Infatti, 'idea che in Dio esista un ‘noi’ si vede gid dalla prima pagin: dice ‘facciamo I'somo’, Se nel mondo antico esisteva la distinzione tra sostanza e a Cristiana, accanto alla sostanza, si pone la correlazione, che non distrugge l'unita di Dio, ma la forma; si pud dire che egli sia Padre solamente nel momento in cuié per altro, Come specificherd pid tard Giovanni, anche il termine figlio denota essere dall'altro (cio’ da Dio) e essere per altro, in modo che non ci sia spazio per lio. dunque, essere cristiani vuol dire essere come il figlio. ico & un Dio di relazione: infatti, pur non sceglie di farsi conoscere. Da qui si intende ale: in tal caso, Dio é il principio é la Lesperienza religiosa ebraica metti in evidenza che il Dio bibl avendo bisogno dell’'uomo per la sua perfezione e pienezza, tuna distanza sostanziale con il Dio dei filosofi della riflessione razion: tutto, ma non é possibile instaurare con esso alcuna comunicazione perché non ha nome. I afferma che il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe non 2 il Dio dei filosofi ito di Dio nei confronti dell'uoro, che pot si rivelera nella piene2z0 delle parole dei gest di Ges Infatt, una seconda rvelazione de! nome divno @ presentata nel Nuoto Testamento, e nello specifico nella /Lettera di Giovanni: in questo caso, il nome di Dio @ Amore Questo non deve far pensare ad una contraddizione rispetto a Jahvé, quanto pluttosto ad un‘esplicitazione secondo un'altra prospettiva: se ci si pensa, tutto il NT d3 compimento alla rivelazione della prima alleanza fatte nel VT, dunque Jahvé non é altro che una prefigurazione di tale pienezza. Ad esempio, la professione {i fede ci Paolo VI del 1968, tratta della congiunzione tra | due nomi divini “Dio @ colui che & come ha fivelato a Mosé, ed @ ‘Amore come insegna Giovanni”: spiega che essere e amore esprimono Ia stessa vivita diving, Ad ogni modo, la professione di fede di Paolo VI risulta essere meno utilizzata perché lunga € difficile da imparare. causa prima di filosofo Pascal, nel suo memoriale, ‘eel sapienti: egli mette in evidenza amore inf il dio dei filosofi @ colui che dara la base a tutte le altre confessioni che ismo, buddismo, confucianesimo). Con il Dio della differenziano nel senso che nel Dio dei rine, nelle quali sifa esperienza della IO DEI FILOSOFI — Nello specifico, sisono formate nel tempo, soprattutto in oriente (indui religione c’ in comune l'esperienza del trascendente, perd si filosofi non vié la dimensione verticale, tanto che si parla di dott Gimensione orizzontale: partono dal basso per arrivare verso ot, majnon siticonosce un vero Dio, bensi tin'energia, Dallaltra parte, il Dio dei nostri pad incarna 'amore, un amore che ingloba la fedelta {esempio: alleanza Dio vomo;rinnovo del si) E un Dio compassianevole e misericordioso, non distaccatoe doen dio delolimpo: @ un Dio che ama P'uomo ed & entrato;nella storia per rcucire la rotturache s é creata dopo il peccato originale. uomo possa riferirs atutte le divinit, per esercitare un controllo anche ricordare che i grecl temevano Vinfinito, per questo le polis erano ‘quadratiperfetti, cosi come tutto cid che era razionalmente splegable Dio dei filosofi @ spiegabile cenite ls concessione cartesiana cogito, ergo)sum (= Penso, dunque esisto}, differenza del Dio dei padri che invece & possibile siegare mediante cagitor, erga sum (= sono pensato, amato, dunque esisto). 1! Dio filosofico fa rferimento solo.a se stessa, In quanto eglié pensiero esclusivamente auto contemplante, mentre il Dio della fede é definito dalla relazione il quale sostiene che amare & divino, in quanto il pensiero sa II Dio de filosofi nasce affinche I laddove non era possibile: bisogna @ amore. Tornando al Simbolo degli Apostoli, & possibile comprendere meglio il mistero del Dio uni-trino di cui si parla: il Dio uni-trino diventa piu accessibile 2 seguito della rivelazione del nome nella logica dell’ Amore. Inoltre, il credere in un solo Dio non si oppone alla comunione: quindi il ristianesimo & monoteista, ¢ Unita di Dio é relazionale e di comunione, @ un Dio famiglia. Questa caratteristica non é presente nei ‘monoteismi ‘rigid’ come Islam, molto pli chiuso e meno ospitale, in cul Dio é distante dall'uomo; 0 come nell’ebraismo, che accentua la trascendenza, e non prevede 'incarnazione di Dio come Uomo. (libro di Ratzinger, quando parla di assolute cristiano, che é Ia relazione). Nel concreto, Dio vuole estendere la comunione trinitaria agli uomini, vuole renderli partecipi della rivelazione: cid gid si intravede implicitamente gid nel dialogo con Mose. La duplice rivelazione del nome dischiude il mistero trinitario della prima parte del Credo, del quale prima si fa esperienza e poi si concretizza sistematicamente nella professione di fede. Quanto alla storia, possiamo dire di avere 3 forme di declinazione di Dio nella storia: ‘monoteismo, politeismo, ateismo. Nella loro formulazione pil semplice esse esprimono l'idea dell'esistenza di un solo Dio; di molti dé; o che non esiste alcun Dio. D’altra parte, sono tutte in fondo convinte dell'unita e unicita dell’Assoluto, divergente é solo il modo in cui 'uomo vi si rapporta: se il ‘monoteismo parte dal fatto che I'Assoluto conosce I'uomo e gli pud rivolgere la parola, per I'ateismo VAssoluto, essendo materia, non va pensato in relazione; il politeismo, in questo caso, si colloca a meta tra le due visioni ‘Dio Onnipotente’ - Nel Credo, la prima qualifica che si da a Dio @ quella di essere Padre onnipotente: letteralmente, onnipotente significa che pud tutto e non ha limiti, infatti, solo colui che non ha limiti pud creare cose che non esistono, come il cielo e la terra. Nella versione greca (Cristo Pantografo ~ pantokrator) Dio emerge come ponte tra la Terra e l'universo, entrambi governati da lui: infatti, anche nei testi della reazione si ritrova spesso il tema della Podesta 1. Ad esempio, in un testo di Genesi che vede protagonisti Abramo e 3 dei suoi ospiti, si narra che questi ultimi promettono a Sara un figlio per portare avant la discendenza. La reazione di Sara é quella di scoppiare a ridere, non crede alle parole di Dio perché sa di non essere pil giovane: Abramo, invece, credette fin da subito. 2. Unaltro testo in cui si parla del potere di Dio & il Salmo 215, il quale afferma che Dio compie tutto cid che vuole perché non ha limi 3._ Illibro di Giobbe: nel quale il protagonista vive una grande felicitd iniziale, accompagnata perd dai dubbi sulla giustizia divina, Nelt ultimo discorso la sua felicita si tramuta in tristezza quando realizza di essere insignificante di fronte alla grandezza dei progetti divin: tristezza si, ma anche un alto livello di saggezza e consapevolezza. 4, Un quarto testo lo troviamo nel Nuovo Testamento, nellincontro tra Maria e I’Arcangelo: quando la vergine chiede all‘arcangelo come avverra questo concepimento, egli spiega che scendera su diel la Luce del Signore, perché @ Lui nulla @ impossibile. La stessa Elisabetta, cugina di Maria, pur essendo avanzata con I'eta é incinta di 6 mesi, e questo dimostra Vonnipotenza divina; 5. Il quinto testo, ed ultimo, @ il momento di Gest nella Passione: nell'agonia, raccontata da Marco, Gestt chiede al Padre di essere liberato dal calice amaro perché ad Egli@ tutto possibile, Quando parliamo di Onnipotenza, non stiamo trattando di un potere arbitrario esercitato da un Dio arbitro: Egli é onnipotente come un padre misericordioso, e I'onnipotenza non pub essere mai intesa senza benevolenza e fede, @ sempre legata alla sapienza divina. Inoltre, Vonnipotenza di Dio pud contemplare anche la presenza del male nel suo disegno di salvezza: saggiamente, egli ha disposto tutto nella Creazione e gli ha dato un ordine, compresa la presenza del male (basti pensare al Leviatano). Hans Jonas, Auswitz: se si & compiuta un’atrocita di questo tipo, allora Dio non é buono e bisogna rinunciare a crederlo come onnipotente. In questo caso per®, il mostro non si oppone a Dio, anzila presenza de! Leviatano é solo un’ulteriore conferma della sua Onnipotenza: con la sua potenza, Dio pud accettare che B avvengano cose malvage, perché egli & in grado di trarne un bene pi alto. Da questo si comprende che i male fa parte del percorso della vita ed @ un momento’ di passaggio per arrivare al bene. Potremmo chiederci, come risponde la Chiesa all'esperienza del male? Sant’ Agostino la incarna perfettamente, sostenendo che Dio é talmente buono che non farebbe mai fare esperienza ai suoi fedeli del male; se lo fa f perché porter’ ad un bene altro, L'esempio migliore di cid si ha nella crocifissione di Gesi: Dio, infatt, nonostante la sua onnipotenza, non impedisce la morte del Figlio. La Croce rappresenta il Mistero Cristiano per eccellenza, 'esempio che dimostra meglio che Dio ci solidale nel male e che, grazie al Figlio, a tutti noi @ concessa la salvezza. Potremmo dire che la Passione di Cristo é la risposta al problema de! male, poiché dimostra che Dio non sfugge al male esattamente come non possiamo sfuggire noi umani: Dio non cinasconde che la sofferenza esiste, ma ci assicura che nulla accade per caso. € un Dio che salva non DALLA sofferenza ma NELLA sofferenza , prendendo su di sé il dolore del mondo per la riconciliazione. [Anche San Paolo si pud dire abbia vissuto la crocfissione, poiché pit volte nelle sue Lettere si fa riferimento all’epilessia: nonostante cid, sostiene che il male sia un’ occasione per sperimentare la misericordia di Dio, e forse per questo si considera lapostolo per eccellenza. In una lettera ai Corinz! eglt ddimostra quanto I'apostolato non sia solo un dono, ma un vero e proprio servizio nella comunita che talvolta causa sofferenze: ad esempio, In un passaggio e gli racconta di essersi dovuto confrontare con delle persone che si arrogavano il ruolo dei capi della comunita. Di fronte ad essi, Paolo ha cercato di rimarcare la propria autorita di apostolo e riacquistare il proprio ruolo, vedendosi castretto a enumerare | dni che Dio gli ha fatto: non & un atto che compie volentier,infattinello stesso passaggio si parla anche ci sofferenza, Di sofferenza parla anche nella 2"lettera ai corinzi versetto 7: nello specifico, si iferisce ad una spina inflitta nella sua carne da Satana (probabilmente un male fisico), ¢ chiede a Dio di esserne Iiberato e per questo lo prega 3 volte. Dio, al vrsetto 9, gli risponde che gl ard suffciente la sua grazia poiché la potenza divina si manifesti nella debolezza: questo ci fa capire che 'Onnipotenza di Dio & quanto pit splendente nella fragilita Non dobbiamo per forza scegliere tra onnipotenza divina e male, i due aspetti si pessono conciliare © capire che anche il male di cui Dio nan é autore, ma pud avere un senso nel piano salvifico. Ricordiamoci, inoltre, che la fede cristiana non si riferisce ad un‘idea, ma a una Persona, aun “Io” che viene definito come Verbo e Figlio, cioé come apertura totale. SIMBOLO DEGLI APOSTOLI— subito dopo lattributo dell Onnipotenza, c@ 'attributo ‘creatore del Cielo della Terra’, Creatore accanto a Onnipotente cosi come anche nel Credo Niceno-Costantinopolitano, Dire helo ¢ Terra vuol dire indicare tutta la Creazione, sia cid di cul facciamo esperienza (cose visibill) ed entita hon visibil, spitituali: questa distinzione nasce dal fatto che non conosciamo tutto cio che esiste, ma cl Sono creature non corporee come gli angel, diverse dall'uomo ma anche dal Creatore. Alcuni di essi sono rimasti fedeli a Dio, mentre altri si sono ribellati, ‘cercando a loro volta di sedurre I'uomo (Satana, che & comungue sottoposto a Dio) di tai figufe non siparla nel primi 2 capitoli della Genes, che tratta Unicamente della creazione delle cose visibili. La Creazlone delle cose invsibilié data come presupposto, poiché presente in altri test itr il parlare della Creazione del Cielo e della Terra sirifa direttamente al vorsetto 1 di Genes 1, al Principio: dar vita a qualcosa che non esiste & qualcosa fatibile solo da chi t cose sono generate dallessere, Solo Dio possiede I'essere di per sé, tore, il che ci porta a distinguere due atti diversi: la generazione del Figlio Im mondo che non & Dio. La paternitae la creazione sono atti diversi: un Ia propria stessa sostanza divina, 'é un rapporto tra ugual, un altro é sleasa di non divino e finito. La distinzione ci permette di accogliere il mondo postivoe va accolto con fode, ma creaturale¢ limita, che si dstingue dal suo fa divinizzazione operata dai mesopotamicirispetto agli elementi natural) LIBRO DELLA GENES! - nei primi 14 capitoli tratta dell origine dell'umanita, poi dal 12 in pot narra fa storia dei Pattiarchi. Il racconto della Creazione si esplicita in Genesi 1 e Genesi 2, che ci danno delle coordinate di fondo per capire lo sguardo cristiano sulla Creazione: sono racconti complementari ma distinti, due prospettive diverse che si incrociano. La pluralita di prospettive é propria della Bibbia, basti pensare alle tradizioni alle quali attingono i primi 2 testi, o ai 4 Vangeli che trattano la vita di Gesti in 4 modi diversi e rivolgendosi ad interlocutori diversi: questa molteplicita di prospettive non c’é nel Corano, per esempio, ‘ma é una caratteristica propria della Bibbia. Genesi 1 appartiene alla tradizione sacerdotale (P): @ pit recente rispetto a Genesi 2, che appartiene alla tradizione Jahvista ()) ed @ pili antico. Genesi 1 @ una ‘cosmogonia, un racconto sul origine del Cosmo e della Creazione visibile, mentre Genesi 2, ad esclusione del racconto det 7° giorno, @ un racconto sull’origine del male, ci da delle indicazioni per comprendere la colpa dei progenitori e la perdita dell'armonia originara, Entrambi sono test simbolici, nel senso che si esprimono con un linguaggio che non va preso alla lettera: ci 2 insegnamenti su Dio Creatore, ma non vuole dare spiegazioni scientifiche. é un racconto figurativa, che vuole dare un senso di fondo sulla dipendenza da Dio e sul rapporto tra creazione e creature, un ‘mito’, io® un racconto narrative ma non irreale/inventato: mito non va confuso con qualcosa di frivolo, ma un racconto che utiizza simboli ed immagini e trasmette un insegnamento auter Mentre nel mondo mesopotamico c'era sempre una pluralita di divinita in conflitto, e il mondo creato era il risultato di una Jotta tra dei (Gilgamesh) nella Creazione si sottolinea che non ci sono tanticreatori, ma uno solo (‘In Principio Dio creé il Cielo e la Terra’, gen. 1). Se si confrontano i racconti di origine di Gilgamesh e Genesi, ci sono elementi comuni, ma anche tante discontinuita, Inoltre, la Creazione biblica non ha nulla di preesistente: Dio crea a partire dal nulla, non c’é una realta informe da plasmare, come avviene invece nel Demiurgo di Platone (Demiurgo sta a cavallo trail mondo terreno e quello delle idee, e plasma un mondo presistente), € un’origine assoluta del mondo creato che ha come unico presupposto la volonta di Dio. Non ci sono riferimenti temporal: il tempo stesso ha origine nella creazione, prima di essa non c’é successione temporale perché ¢’é solo Dio nella sua eternita; ‘In principio’ inizia anche il tempo. Quello che viene creato non é un mondo uniforme: sono molteplici gli esseri che vengono creati, e tutti contribuiscono alla bellezza dell'atto di Dio. La Creazione é qualcosa di positiva, viene lodata al termine di ogni giornata: nella filosofia platonica, invece, il mondo terreno é solo un’illusoria imitazione de! mondo delle idee; omnellfinduismo, dove il mondo materiale & illusione. Tutto cid che Dio vuole e crea é positivo, e Ja realta materiale @ per questo da accogliere con lode. LaCreazione é graduata, c’é una gerarchia degli esseri: si parte dalla creazione del firmamento, passando peer eli animali, arrivando all'uomo che & il vertice della Creazione come essere corporeo-spirituale. 'uomo il traguardo finale, é i! senso pid pieno della Creazione: il 7” giorno & quello del riposo, e sta ad indicare il ‘compimento di tutto perché 'uomo e la donna hanno senso solo in relazione a Dio. Quando la relazione si rompe, viene meno la comunione con Dio ma anche gli uni gli altri. GENESI 1 —é un poema lirico-liturgico che, attraverso la memoria delle opere divine, vuole rendere lode al creatore. Ha un carattere principalmente cosmogonico, perché si narra di una Creazione che avviene in 6 Biorni, in cui Dio realizza 8 opere, con strutture narrative correnti: il racconto segue uno schema di ripetizione e variazione, nel senso che ce ripetizione nella presentazione delle opere (Dio disse, Dio vide che era cosa buona) e variazione nella tipologia delle cose create. Tra un versetto e altro ce discontinuitd, e questa & data dal fatto che le opere compiute sono tutte diverse: ad ogni modo, ogni cosa creata si interconnette alle altre e tutte le creature diventano interdipendenti. Si assiste ad una pluralita di essere, cioé ad una molteplicita che non é caotica 0 senza un’idea, ma é ordinata e strutturata, con un percorso ascendente, con gradi di complessita sempre maggiori: dalla creazione di oggetti inanimati a quella degli esseri umani, i quali rappresentano il vertice della Creazione; questo ci fa comprendere che 15 cesiste una gerarchia. Il discorso delle “giornate” é sicuramente simbolico, perché, ovviamente, i! mondo non é stato creato in 6 glornate, ma é stato un espediente che ci fornisce, ad esempio, il concetto di progressione naturale: luce, acqua, terra sono stati creati prima dell’ uono e della donna, Un altro tema per cui si é dibattuto tra Scienza e Teologia @ stato il concetto di creazione degli animal le specie animal cosi come comprovato da Darwin, sono il risultato di secoli di adattamento all'ambiente e, percia, il testo Genesi 1 non pud essere preso alla lettera. Anche il versetto 7, in cui si afferma che Dio distinse le acque terrene da quelle sopra-celesti, non pud essere preso alla lettera perché non esistono, ‘acque al di sopra di noi: viene meno il carattere di insegnamento, ma dala risposta al perché tutto esiste. messaggio fondamentale de! testo é la creazione delt'uomo e della donna, ed es50 non si basa sulla ricerca scientifica, ma ha come obiettivo quello difornirci il messaggio dell’amore di Dio. Pub quindi risultare emblematica la teoria del fissismo, che si basava proprio sul testo biblico, secondo la quale non ci sarebbero state né evoluzione né storia, perché le specie erano state create allstante da Dio Un altro concetto che ritorna in ogni giornata & che ogni opera frutto della luce divina viene accompagnata da un sentimento di apprezzamento: questo ci indica che la Creazione @ buona, perché c’e sempre uno sguardo di positivita, che si oppone ad uno sguardo di svalutazione del mondo materiale. La positivita, pero, non va confusa con la perfezione: il mondo che esce dalle mani di Dio ésicuramente degno di apprezzamento, ma & comungue in cammino verso quello che & Dio stesso, per cui tutte le cose hanno i suo fine. In altre parole, non c’é divinizzazione delle cose create, perché uno solo @ il Creatore da cul tutto proviene. Nelultimo versetto, in cui si para della creazione dell'uomo e della donna ~ facciamo r'uomo a frostra immagine-, indicati come “a immagine e somiglianza di Dio”, notiamo che & presente un elemento di discontinuita rispetto alle creature precedenti, proprio per esaltare il grado di importanza di questo momento: infatt, solo I'uomo con le sue facolta é in grado di rapportarsi a Dio. Tutto si genera attraverso la Parola: basta una semplice chiamata di Dio (Dio Disse), per ogni opera voluts da Lui, affinche la realta si plasmi. Cid rafforza sia la spit trascendenza di Dio. alita della Creazione, sia la sovranita e GENES! 2 — Appartiene alla tradizione Jahvista, ed @ un racconto che d2 nuove indicazioni, complementari = cid che era stato detto in Genesi 1, nel/ottica della pluralita delle prospettive: sulla creazione degli ‘uomini,e che rispetto a Genesi 1 pid antropocentrico. oppure in relazione rapporto Spirito © Corpo tJell'uomo, che pud trascendere la corporete compiere atti in relazione alla sfera sopro- sensible. Genes) >: por introduce al problema della rotura del rapporto womo-Dio, uomo-natura e vomo-donna, ¢ 2 quello. della colpa che entra nel mondo. l’approfondimento della creazione dell'uomo e della donna avwiene in ue direrioni. da un lato sottolineando la natura “complessa”dell'uomo come essere corporeo-spirituale che partecipa sia del mondo sensibile che di quello spi faltro approfondendo Ia sua natura di soggetto relazionale, sia nei confronti della sua pat dell'ambiente circostante. Genesi 2 inizia col racconto del 7° giorno, 0 e giorno di riposo: cid non vuol dire che Dio abbia giornate lavorative, ma il significato @simbolico, necessario per dire che il 7° Dio é sia’ azione finale dell’ opera creatrice: fenza a qualcosa di altro rispetto a sé. L'uomo e la sazione, tendono a Dio: e da qui importanza di capire che Je, ma ha anche bisogno di festa e di riposo. eressante: la Parola rimanda alla razionalita umana, e al inguaggio se dagli animali Questo consente un’ulteriore distinzione tra la Bibbia quindi, cioe cid, ici il fatto che Dio crei con la parola indica la Sua forza, ma anche un ei racconti did 16 Abbiamo, inoltre, ulteriori indicazioni sulla creazione dell'uomo e della donna: c’é reciprocita e complementarieta tra uomo e donna (non @ bene che I'uoma sia solo). Gli animali non possono fornire un giusto supporto all’ uomo, ed é per questo che Dio crea la donna dalla costola: quest’ ultima sta ad indicare che non c’ inferiorite (non nasce dal piede) né superiorite (dalla testa), ma indica una condizione di parita L'uomo stesso esprime la sua giota di fronte a questa creazione, cosa che non aveva fatto di fronte alla creazione degli animali:esultanza di gioia él ringraziamento a Dio. C’é un mutuo arricchimento, perché Vunione li rende una sola esistenza: sono stati creati per sostenersi e completarsi a vicenda. All'inizio, tutti e due sono nudi ma non ne provano vergogna: & perché sono creati in armonia e grazia, non © sospetto né rivalita, entrambi sono in comunione con Dio. Quanto alla natura corporea e spirituale dell’ uome, il verso 7 rimanda alla condizione duplice tra sensibile € corporea, nel momento in cui parla del soffio vitale: alto di vita soffiato nell'uomo rimanda alla natura complessa ed ibrida dell'uomo. L'uomo compie atti di intelligenza, espressioni linguistiche, libere scelte: & una sfera non corporea di cui @ capace unicamente I'uomo tra le cose create. Sia corpo che anima sono voluti da Dio: non ’é il disprezzo della corporeit’ quindi, il corpo é voluto da Dio esattamente come lo spirito (e cid ritorna nella Risurrezione del corpo oltre che dello spirito, a differenza dei Greci, che ercepiscono il corpo come una prigione, che va abbandonato con la morte per la liberazione dell'anima). Nella parte centrale del brano si parla della ‘caduta’: il versetto 15 parla per la prima volta del giardino dell’Eden, in cui 'uomo viene collocato affinché lo custodisca. Questo ci fa comprendere che il ‘dominare il mondo’ non si riferisce allo sfruttamento, ma piuttosto alla cura e alla coltivazione: all’uomo si affida una cura premurosa dell’ambiente a partire dall’Eden, amministrarla amorevolmente. Dio da all'uomo il comando di non cibarsi dei frutt dell’Albero della conoscenza: I'albero é anch’esso simbolico, rappresenta il limite che I'uomo deve accettare come creatura distinta da Dio. Dio gli fa capire che violando i limiti della propria natura si arriva alla morte e alla perdita di sé stesso. LACOLPA Ognuno di noi fa esperienza della colpa, sia nel'individualita che nella collettiva, e cid deriva dal “Peccato Originale”: non sitratta di un evento ancestrale,cioé che appartiene al passato, ma @ un presupposto di cui dobbiamo fare esperienza anche oggigiorno. GENES! 3 - parla proprio del peccato originale: si tratta, anch'esso di un testo simbolico. in questo capitolo troviamo all’opera una creatura malvagia, sotto la cui seduzione I'uomo e la donna aderiscono ad una falsa immagine di Dio, considerato gelaso; sotto I'azione di questa creatura, simboleggiata dal serpente, i due umani compiono un’azione cattiva, simboleggiata dalla mela dell'albero della conoscenza del bene e del male. Nonostante la seduzione operata dal serpente, il testo rimarca che la caduta @ una scelta volontaria. Analizzando la figura del serpente, & possibile comprendere anche I'episodio della ribellione delle figure celesti (gli angeli, che, rompendo la comunione con Dio, andarono a tradire Dio, Dall'amore ¢ dall’amicizia, si passa alla malvagita, andando ad istillare questi pensieri malvagi anche alle creature umane. Non sono ‘moltii test biblil in cul si parla della caduta degli angeli, ma uno di questi & raccontato da Isaia, cap. 14: ‘questo passaggio si parla della caduta dell angelo pit luminoso, il pit bello: Lucifero. C’e anche un ‘accenno, enigmatico, alla conversione di tuti gli angell che decisero di seguirlo, senza perd trovare ‘isposta. Il motivo della caduta e della ribellione di queste creature incorporee & dato come antecedente e presupposto, perché gid avvenuto con la caduta dei progenitori, ossi 'uomo e la donna, Lucifero, quindi, in Genesi 3 & gia tramutato in serpente e va a sedurre Adamo ed Eva, Luomo e fa donna tra di foro vivono in armania, cosi come lo sono con Dio: entrambi percepiscono lo sguatdo benevolo del Creatore, e a loro viene affidato il compito di custodire opera buona di Dio. Gli ” effetti della colpa vengono presentati come una serie di rotture e disarmonie nelle relazioni fondamentali Per essere umano: si inizia ricordando che I'uomo e la donna, che erano nudi, dapprima non provavano vergogna tra di loro, ma dopo la rottura verra sconvolto non solo il loro rapporto di intimita, ma soprattutto viene rotto ilrapporto uomo-Dio. Gia dal versetto 10, quando Dio cerca I cattiva, Adamo ha paura e si nasconde dal Creatore, percepito come figura ostile e minacciosa. Oi fatto, ‘uomo dopo l'azione perché imbarazzato dalla sua nudita: Dio viene sirompono armonia e comunione. ‘Anche il rapporto uomo-donna viene sconvolto, perché entra in gioco da parte di Eva il gioco della Seduzione, volenterosa di piegare Adamo con tale arma: viene meno la reciprocit’ e la coppia inizia a scaricare la colpa una sullaltro. Se si va avanti nella lettura dei capitoli successivi si nota che questo si allarga a macchia d’olio:citando il fratricidio di Caino e Abele, vediamo come un fratello decide di uccidere Faltro, e questo 2 considerato come conseguenza del peccato originale. Viene meno il rapporto tra la coppia e il resto delle creature: se fino a qui momento c’era stata cura e dedizione, dopo la colpa, iniziano una serie di disequilibr. La creazione non mostra pit il volto di volontaria sottomissione e cooperazione ad Adamo ed Eva, si dimostra loro ostile.L'ultimo verso “Polvere sei e polvere rimarrai” rappresenta il fulero del peccato perché, se la donna e I'uomo sono stati originati per non, morire, la morte & invece il pegno da pagare. Con la redenzione di Cristo, San Paolo ci dice che noi siamo tutti in attesa di essere salvati dalla morte. TRASMISSIONE DELLA COLPA ~ & un aspetto importante perché apre alla parte del Simbolo che riguarda la Cristologia: tutta la Salvezza mira a ricostituire la relazione infranta, ed introduce anche alla predisposizione personale al male. Nel versetto 15 di Genesi si parla di un’inimicizia tra i figli della donna e i figli del serpente: si introduce alla figura di Cristo (protovangeto), nel senso che si intravede il primo annuncio di un salvatore per riscattare l'uomo, ma fa anche comprendere che la colpa si trasmette e non resta circoscritta agli autori materiale. 2 dottrina dell'universalita della colpa e del male viene approfondita da S. Paolo nella Lettera ai Romani (rapporto tra Grazia e Peccato)e alla lettera ai Gardi (pit: breve). Il capitolo 5 della lettera ai Romani rflette sul concetto della trasmissione del peccato, a cui si contrappone l'universalitd della salvezza operata da Cristo: tutti nasciamo segnati dalla colpa delle origini, e per questo siamo inclini al male, ma grazie a Cristo abbiamo la possibilita di salvarci, mediante il “dono di Grazia’. La colpa di 1 si@ riversata su tutti, cosi come Vopera di giustizia di 1 solo: c’é un reciproco riscontro tra Funiversalita di colpa e grazia. In realta, \'apostolo sottolinea uno sbilanciamento positive nell‘opera di salvezza mediante beni superiori, come la speranza della risurrezione, La colpa dei progenitori é originante quindi, perché si trasmette ad ogni discendente della stirpe umana, lella Grazia di cui Adamo ed Eva originariamente oscritta? Paolo non lo spiega esplicitamente, ma si \damo ed Eva sono singoli uomini che fanno scelte ‘il genere umano. Tutta I'umanita é un unico grande corpo, e la ppensi al patrimonio economico di cui disponiamo, & enza una responsabilita diretta. 'inclinazione al male che ognuno che I'esperienza del male viene trasmessa in maniera ‘difettiva’, priva della do non @ del tutto negativo: non si parla di una natura totalmente corrotta dal ymmettere altre azioni buone. C’e lo sguardo di una natura ferita, che intacca pa fa parte dell’esperienza quotidiana, ma lo sguardo & positivo e di speranza alla fe portata avanti da Gesit Infatti gli ultimi versetti di Genesi 3 mettono in evidenza che, anche dopo la rottura, Dio non abbandona Luomo: alla nudit’ Dio rimedid vestendo gli uomini di tuniche di pelle, e cid indica proprio la protezione. Dio venne cacciato dal giardino di Eden (luogo di comunione}, e cid indica linizio di una nuova esperienza intaccata dal peccato: nonostante cid, uomo non smette di essere benvoluto da Dio, il quale dimostra, attraverso Cristo, di voler recuperare la relazione. Se Dio & buono, perché non ha impedito all uomo di peccare? Uinsegnamento biblico sottolinea che Dio ha permesso la colpa per poter donare beni migliori e pid grandi, che I'uomo ottiene con la Pasqua e la Resurrezione di Gesil, Dal male si ricava sempre il bene, e questo & un insegnamento classico nella storia della teologia: anche cid che Dio non vuole direttamente pud diventare occasione per ricavare un bene pid Brande, anche se esso non si coglie nell'immediato, Seconda sezione del Simbolo degli Apostoli ~é la sezione cristologica, quella che riguarda la persona di Gest: non é tuttavia una cristologia completa, perché il Simbolo si rferisce a Gesit mediante estratti enon integralmente. Parlando di Gesit ci riferiamo alla Trinita: riconoscere Gesil come Signore ci introduce al Mistero trinitario, che @ la caratteristica fondamentale della fede cristiana (é sempre il segno della Croce che precede la preghiera): & un Dio famiglia che condivide la sua essenza divina con il Figlio e con lo Spirito Santo. II secondo articolo della Professione di Fede fa riferimento a un nome proprio di persona: Gest é un nome diffuso nel mondo ebraico (si pensi che Paolo, scrivendo ai Colossesi,rimanda | saluti di un certo Gest iusto). II nome significa ‘Dio salva’: infatti, Ia missione di Gesi & gia collegata strettamente al suo nome, ‘come spiega Angelo nell’apparizione a Giuseppe. Il termine ‘Cristo’ non & un nome di persona, ma un titolo in greco significa ‘unto di Spirto Santo’: ad Israele, venivano unti con Volio i Profeti il sacerdote (si ‘occupava del culto dell Alleanza) e re. Gest Cristo vuol dire allora Gesu Consacrato, colui che é Profeta re e sacerdote, unto per antonomasia. Gesit Cristo il Messia, e dire Credo in Gesit Cristo significa dire che Gesii di Nazareth @ colui che realiza in sé le promesse del patriarch: questo titolo é talmente unto alla persona di Gesi, da realizzare un unicum (Ratzinger). Va detto che Iorigine di Gesis @ avvolta nel mistero: nonostante egli sia originario di Nazareth, il Vangelo di Giovanni sottolinea che la sua vera origine é “i Padre’, ¢ che percid egli proviene totalmente da lui. Attraverso Maria, quindi, avverra una nuovo creazione per cui la parola di Dio si fa carne, Da notare come non si us! il termine “procreazione”: Dio non é il padre biologico di Gest, infatt, la figholanza divina di Gest NON @ un fatto biologico, ma ontologico: Dio @ sempre Padre, Figlio e Spirito. E una professione di fede che non tutti condividono, non tutti credono in Gesii Cristo: per confrontarci con un mondo non eredente, dobbiamo delineare cosa sappiamo di lui (fonti) e in cosa consiste la professione «i fede, perché si pub non eredere in Gesis come figlo di Dio, ma non & possibile dire che non sia mai «sistto il Gesi storico, Le fonti storiche su Gesii comprendono le fonticristiane, che sono distinte in bibliche: Vangel, lettere, Atti degli Apostoli; e fonti cristiane non inserite nel Canone, ma comunque contenenti una riflessione importante per la Comunita: i vangeli apocrifi, la Didaché (si riferisce alla ‘Comunita cristiana iniziale) Esistono altri testi che parlano di Gest senza contemplare la professione di fede, importanti perché attestano V'esistenza storica di Cristo: un uomo nato sotto Ponzio Pilato, che ha ‘svolto attivita di insegnamento e che é stato condannato alla pena di morte. Sono principalmente fonti romane (Tacito, Plinio) che definiscono le attivita dei cristiani sotto l'impero, per quelle che sembravano ‘superstizioni. Le fonti non cristiane si distinguono in giudaiche (chi non vede in Gest il Messia): come il Talmud, che si riferisce ‘ai discepoli; tra le fonti non cristiane pagane, si distinguono quelle romane (Tacito, Plinio il Giovane) € greche (Luciano di Samosato, rétore). ‘Ad esempio, Tacito negli Annali parla della Comunit cristiana come divuna plebaglia etestimonia direttamente Vesistenza di Gesis parlando della sua estrema condani jescrive alfmperatore Traiano, chiedendo consiglio su come comportars di fronte a questa nuova setta: parla delle prime assemblee di cristiani e dei loro canti di inni. Luciano di Samosato parla della fratellanza nella Ccomunita e del rfiuto del politeismo, Fonti Cristiane ~ le principale pid ricche per conoscere Gest sono i 4 Vangel: sono testi confessanti che ‘nascono in continuita con la predicazione degli Apostoi, in cui quindi Gesii non viene descritto in maniera neutra o asettica, ma con lo scopo di far conoscere la Sua fede e di realizzare la Comunione tra fratelli (comunita cristiana), sulla base di un‘esperienza diretta. II genere letterario dei Vangeli non é@ un diario della vita di Gest, chili scrive non & un cronista ma un discepoto: i nucleo storicoc’é, ma é rielaborato dagli autor che sono credenti. 1! problema della critica storicaéstabilire quali componenti dei Vangel siano davvero attendibil sul piano storico: c’é sempre stata in opposizione a quella confessante, una Posizione scettica verso le fonticristiane e la vita di Gesu. Il primo autore che sollevd la questione della storicita dei Vangeli fu i flosofo pagano del Il secolo D.C, della scuola platonica-eplcurea, Celso: egl aveva ingaggiato una polemica con Cristiani un ‘discorso vero’, da quiil suo scopo di arrivare alla vera. Vopera andata perduta, ma alcuni srittori crstiani (Origene, teologo erucito dell secolo) vi risposero: ‘Contro Celso’ é la risposta di Origene. Celso sostiene che il Cristianesimo non & una fede originale rispetto a quelle £19 esistente, ma una corrente deviante del giudaismo. Gesti é frutto dell'unione tra un soldato romano e tuna donna ebrea di nome Maria, nato in una famiglia povera einviato in Egitto dove, alla scuola dei Maghi, ha acquisito poteri taumaturgici: appresa questa arte, ¢rientrato in Giudea e sié accreditato come Dio razie a tal attivita, radunando un seguito intorno a sé. Attacca poi la Crocifisione, ritenendola irrazionale: tun vero Dio si sarebbe sottratto al supplizio, quindi la Croce é la prova che egli non sia un Dio. Alto critico di Gesit & un filosofo greco, Porfirio, che insieme a Celso & una delle voci autorevoli per la polemica al cristianesimo, che @ percepito da Porfirio come qualcosa di sovversivo e pericoloso rispetto alla vita politico/sociale delimpero (che si basa sul politeismo). Scrive (nel 248 DC) un saggio polemico in 45 libri ‘Contra i Cristian’, un attacco diretto e frontale, della quale sono stati rinvenuti solo aleuni estratt: Vaspetto importante & che assume una prospettiva storico/filologica, attaccando Vattendibilita storica delle fonti cristiane e dei Vangeli in vari episod + Per esempio, partendo dai racconti che narrano I'infanzia di Gesi (Luca) sappiamo che Gesilé cercato da Erode e si spostano in Egitto (solo dopo la famiglia fara ritorno nella Terra Natia): Luca non parla della fuga in Egitto, lascia intendere che la famiglia di Nazareth sia rimasta lie parla della circoncisione a Gerusalemme 8 giorni dopo. Qual é la giusta versione? Porfirio, guardando alla dfferenza di prospettive, crede che i Vangelisiano poco attendibil Oppure, si pensiall’opposizione tra Pietro e Paolo quando si discute Se i Cristiani debbano o meno continuare a seguire la Legge Giudaica (in primis la cifconcisione): con Cristo, i precetti precedenti sono decaduti? Paolo crede che la nuova alleanza si che non sia necessario, perché Gesu é la novita della fede; Pietro invece, pit vicino alle comunits €, Si oppone inizialmente. Porfirio notando il contrasto, sostiene che dal momento che affidarsi a questa religione: in realta, noi Cristo dimostra di essere tra gli uomini e rierea la Comunione. Porfirio dice che se davvero Cristo fosse risorto, per la Testimonianza di un evento tanto >, si sarebbe affidato a individui degni di stima e cui si ammetteva una religione razionale, priva di rvelazioni 20 -_ Roimanass scrive unianava monumentale ABokAge dept aetorator ragioma dl Dio’ clod Un Dio dl raglone eran di fates un attacce direkt a tutte fe rethon, im HFS al rstianesima, RelNnarss teMNe le delFapera in wn contesto ancora fovtemente cattatica, per questo sceglie dl non publica Lessing, altro losofo ifuminista, pubblicherd degli extratt sotto foto nome. 1L?* frammento pubblicate ca Lessing & i pd interessante in matena di storietd dl Gesd, intitalato ‘sulla seapo dl Gest ¢ det suot Siscepal bsagna distinguere il Gesd stovico da ci che di Lui hanno insegnato | discepoll C'S un AlVaelO 2 ilGesa vissuto in Gallen ol Cristo presentato da seco dala Chiesa, Per Reimaruss, Gest Qui FoRgetto Je autoritd de! temoio di Gerusalemme, e questo spiega la sua fine crudele: | stol Seguact Poi, nan content della fine, ayrebbero pol recuperate nella fede giudaica lo profezie che patlano di un ‘Serve sofferente. per applicalo pol al povero sconfitto che & Gesie iniziare a dire che tornato in vita, La ‘te Si Gest & per # Flosofo una cestrusione umana, di chi non si arrese alla saniita del!'uomo Iniziale e che nar} di un essere risorto e glorioso dopo l'abbattimento: come & possibile che vomini tanto semplic! abbiano creato una refigione tanto complessa? | Dire che ls Fede sia stata un'inventione degli Apostoli Selle cifficolta in termini di credibilita. Rtornando S2.un proseguimento dell'ebraismo non spiega p ‘roviamo delle espressioni pronunciate da Gesi Biudaica: rivolgendosi al Padre, egli lo chiama A conosceve. Oltretutto, la ricerca storia confi storico el Gesi dei Vangel, poiché in Jenon acculturate, porta a pazioni dl Celso: rtenere che il cristianesimo finito sulla Croce, Nei Vangeli stessi, la risposta é stata quella di far siche il credente potesse rendersi che aveva ricevuto. La fede, quindi, doveva poggiare su un Enon inventato. Dunque, anche le fonti non cristiane attestano dei anno ritenere che sia: ota attorno al fatto che un womo é Dio e Dio é uomo: cid che é veramente salvifico, cid in cui tutte le linee distaccando la che nel tempo 0 unicamente a Ges. Con soterialogia, II fatto di distinguere le due q mente sulla persona e sulla sua opera, ha finito per renderle entrambe incomprer li. In realta queste due dottrine si potevano ‘omprendere solamente INSIEME, poiché la dottrina che ha ad oggetto la redenzione & per lo pili presente alla coscienza cristiana e si basa sulla cd. teoria della soddisfazione, sviluppata da Anselmo da Canterbury. Uautore sosteneva che, a causa del peccato dell uomo, Dio ne fosse rimasto infnitamente offeso. Alla base 2 di questa affermazione si cela Videa secondo cui la misura del ffesa si valuta in base all offeso: poiché Dio 8 Dio deordine e della giustizia, nzi la Giustziastessa, sara quindi necessaria una siparazione infin, che I'uomo non é assolutamente in grado di offrire. L’uomo sara quindi condannato nell’eterno baratro della sua colpa? é a questo punto che Anselmo s‘imbatte nella figura di Cristo: Dio lava via ingiustzia subentrando al posto nostro. Uinfinito stesso si fa uomo; e dunque gli appariva chiaro che Gest era dovuto morire sulla croce per riparare all'infinita offesa arrecata a Dio, ristabilendo cosi ’ordine violato. ‘Simbolo - Ritornando alla forma della professione di fede, dopo la confessione, Gest viene definito come “Figlio unico di Dio": attraverso questa sezione, entriamo nel mistero per eccellenza del Cristianesimo, ossia del mistero trinitaria, Parlare della figliolanza e della paternita vuol dire parlare di “sinonimi. In realta, vediamo proprio una distinzione dei due compiti di Dio: Egli, da una parte, @ il Creatore del Cielo e della Terra, ma @ anche Creatore di Gesu, ed € quindi Padre. La creazione & un'azione esterna di Dio, la generazione significa, invece, condividere la propria sostanza con un altro che appartiene alla stessa natura. Dio é uno e trino: uno nella natura, ma tring nelle persone (che a loro volta rimandano alla relazione), La parte successiva del Simbolo riguarda il concepimento, un atto anche corporeo perché Gest nasce nel tempo e nella storia anche come womo- esiste una generazione eterna intratrinitaria, prima del tempo, una generazione temporafe nella vicenda umana, in circostanze storiche concrete (come Luca racconta all'inizio del suo vangelo)-. Ges quindi, senza abbandonare la sua natura divina assume anche quella mana: @ vero Dio e vero uomo. L'Incarnazione & cid che mostra il volto trinitario di Dio, ed é un mistero ‘peculiare del cristianesimo: nelle altre tradizioni religiose non c’é idea di un Dio che si fa uno di noi, con un vero corpo che entra in maniera stabile nell'identita del Figlio. ‘© Cisono det mitiin cul gli Dei prendono forma di umani e animali, ma proprio perché sono apparizioni, delle manifestazioni occasionali e temporanee, non c’é 'idea dell’assunzione stabile della condizione dell'uomo. ‘© Tutti gli Dei del mondo greco-romano possono assumere le sembianze pit diverse proprio perché non siidentificano in nessuna di quelle sembianze: apparire in forma umana é diverso dal diventare jella Passione sul corpo risorto). La divinita greco-romana non si veramente uomo (Gest mostra i seg identifica con la creaturalit. [Nel mondo islamico é impensabile idea che Dio si incarni si faccia uno di noi: ci sono tante ‘mediazioni profetiche, che culminano in Mohammad. Anche Gesii@ uno dei profeti in vista di Mohammad, ma non é visto come Dio, come seconda persona della Trinta Anche nel giudaismo ci si aspetta un Messia, unfe, ma cié non era concepito in termini incarnazionistici un essere trionfante e glorioso ma che 1. Sconvolgente quindi idea per le varie correnti —> da qui polemica verso Gesi. II Messia era (Farisei, sadducei ecc) di aprrsi al concetto ck © Anche le religioni dellestremo oriente Aon znelVinduismo ci sono delle divnita, in pat simile a quella delle divinita greco-romane. Anche qui sitratta di apparizioni momentanee, occasionali, ‘slidentifica in nessuna di queste, rimane uno scarto tra la sua fa un lato, e il singolo avatara in cui si manifesta dall'altro. Si identita e la sua esse :profondamente diverso da loro. APPAIONO COME UOMINI MA NON Losono ienze religiose si comprende che la fede cristiana @ un mistero unico @ Da questo cont 9, ma chiaro che tale mistero non ha corrispettivi in altre tradizioni 2 religiose. E proprio attraverso Iincarnazione che noi consciamo questo volto comunione di Dio, senza di ‘essa non lo avremmo potuto conoscere solo con le nostre forze. Quando parliamo di Incarnazione il Verbo assume stabilmente la condizione umana, nel senso che si incarna in Gesis come individuoinato nel I ec in tuna provincia dell’impero, in quelle circostanze e in quell’ambiente geografico. Questo non é uno del tanti “vest” che il Verbo pud indossare, perché attraverso Gest si realizza stabilmente Puntone della condizione divina e di quella umana (vero Dio e vero uomo}, senza confusione, & 100% uomo e 100% Dio, non un semidio. Gesis resta stabilmente in maniera irreversibile persona del Verbo. Dunque, sappiamo che prima esiste la Trinita e poi Gesi si incarna: non blsogna perd dimenticare che per venire conoscenza di cid noi compiamo il percorso inverso, al contrario di quanto @ detto nel vangelo di Giovanni e nel simbolo. & solo attraverso incarnazione noi scopriamo che il Dio rivelatosi a Mose non é un Dio solo, ma é trinitario: la professione di fede trinitaria non un teorema matematico costruito a tavolino, ma c’é stata un’esperienza concreta, un incontro con il Figlio, fa rivelazione graduale al termine della quale si arriva al riconoscimento di Gesu come Messia, Uelaborazione degli eventi in forma scritta & Un elemento che interviene in un secondo momento, ed é la messa in forma verbale di un’esperienza interpersonale. Il cristianesimo @ una fede che nasce dall'esperienza, é la vicenda di un incontro con Dio che si fa conoscere, parla attraverso i profeti e, attraverso Gesi, parla tramite il Figlo e sifa uno di noi. Tornando al testo del Simbolo, alla luce di quanto sappiamo sul incarnazione, possiamo notare che il Fegame tra incarnazione e aspetto trinitario @ sottolineato fin dallinizio, quando si dice che fu concepito dallo Spirito Santo: questo Spirito accompagna fin dall'nizio la missione di Gesb, tutta la trinita & coinvolta in questa missione, non da un determinato momento, ma dal’eternita. Ratzinger dice che "Dio si ‘manifesta cosi come non simanifesta", questo abbassamento salvifico ha valore di manifestazione di mistero di natura divina. Venendoci incontro e facendosi conoscere, abbassandosi dove noi non possiamo salire, ci vende accessibile un mistero che altrimenti ci resterebbe inaccessibile e che non potremmo conoscere. Da qui si intravede il volto comunionale e relazionale di Dio, che si mostra nella missione del Figlio, sifa carne, e tutta la trinita é coinvolta Proprio questo aspetto della comunione e riconciliazione, alla base del mistero delincarnazione, ci fa capire anche la finalita delt’incarnazione: essa mira a ricostituire Valleanza infranta dalla colpa di progenitori. Quella comunione che si interrompe, e che !'uomo da solo non pud ripristinare, viene riconciliata dalla missione del Verbo e dalla sua incarnazione, che anche in questo aspetto mostra il suo Volto relazionale, L’Admirabile commercium, lo scambio inaucito tra umano e divino, ripristina comunione spezeata deltalleanza originale. Il testo del simbolo degl! apostoli non esplicita particolarmente le rmotivazioni e rimanda alla Rivelazione, mentre & pil esplicito il testo di Nicea-Costantinopoli, che usa il termine incarnazione e dice il motiva delfincarnazione e della venuta della storia. Infatti dice “per noi uominie per la nostra salvezza”: facendosi uno di noi ci rende figli adottiv, cioé ci chiama a partecipare alla filiazione, che per Lui é naturale, ‘Andando avanti nel Simbolo dice ‘Gesi fu concepito da Spirito Santo e nato da Maria’: una doppia provenienza, perché si utilizza ‘da’ Spirito Santo e Maria; il testo latino, invece, utilizza articoli diversi e distingue lo Spirito Santo é il principio attivo c forza generante, mentre Maria é colei che concepisce e partorisce la vita di Gest, dopo che Dio le ha chiesto il consenso (Annunciazione dell’Angelo). Viene chiesto il consenso a Maria per Mncarnazione, ma cid che agisce in lei & una forza spirituale: da qui emerge !'unicita dell’incarnazione rispetto alle altre religioni, perché mentre tra le divinita greche gli Dei nascono dall'unione ‘mana’ di divinita (Perseo, figlio del unione fisica tra Zeus e Danae), nell’esperienza cristiana ‘non c’é unione fisica, e il concepimento awiene con modalita divina, & Dio che agisce (avvolta dall'ombra 4 Dio). Si sceglie questa modalita, che esclude la paternita biologica di Giuseppe, perché in questo modo si 2sprime in maniera pil forte il Mistero del Verbo: se ci fosse stata paternita umana, la paternita divina sarebbe stata messa nell’ombra. Attraverso Gesi Dio si rvela, si fa conoscere per com’, e quindi la 2

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