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INTRODUZIONE La Gazzetta Piemontese non pu rassegnarsi a credere che nel Regno di Napoli v un Re che regge le sorti del suo Reame, mentre nello Stato modello fatutto sono i Cavour, i Rattazzi e socj. Queste sprezzanti parole, pubblicate su uno dei rari organi di stampa politica del Regno delle Due Sicilie, LOmnibus del 9 agosto 1856, testimoniano la diversit napoletana rispetto agli altri Stati italiani del XIX secolo. A Napoli persino il moto continentale del 1848 non riuscir a porre un freno allassolutismo dinastico dei Borbone infondendo nei

contemporanei il convincimento che il Mezzogiorno della Penisola Italiana fosse occupato da un relitto di medievale barbarie1. Questa idea, nutrita dalla retorica risorgimentale e giunta ai giorni nostri, fu senzaltro rafforzata dagli strali della stampa internazionale a cui i Borbone non seppero o non vollero mai rispondere con unadeguata propaganda. Salvo poche eccezioni, il sospetto del Governo borbonico verso la stampa arrivava al punto che questa non fu mai utilizzata neppure per propri fini2.

GuidoLANDI,IstituzionidiDirittoPubblicodelRegnodelleDueSicilie,Milano1977,I,p.56 PietroCALAULLOA,IlRegnodiFerdinandoII,acuradiGiuseppedeTIBERIIS,Napoli1967,p.243

La mancanza di apertura dei Borbone verso le novit politico-culturali, quale era senzaltro la stampa libera di massa, sar una costante del nostro studio. Oggetto principale di questa ricerca sono gli organi supremi di governo del Regno delle Due Sicilie (1816-1860), due consessi in stretta correlazione fra loro denominati Consiglio di Stato e Consiglio de Ministri Segretari di Stato. Dopo un sommario inquadramento storico-politico, il secondo capitolo avr per oggetto lo studio di figure e corpi pubblici in cui affonda le radici lorgano ministeriale. Soprattutto ci si soffermer sulle novit introdotte nel corso del decennio francese (1806-1815) che, specie nel campo della amministrazione pubblica, saranno confermate dal restaurato Ferdinando di Borbone. Destino diverso sar tuttavia quello del Consiglio di Stato delloccupazione militare, fiore allocchiello dellamministrazione

napoleonica ed emblema di quella monarchia consultiva instaurata a Napoli da Gioacchino Murat. In particolare, sar analizzata la portata della soppressione di questo consesso, in parte sostituito dal Supremo Consiglio di Cancelleria e successivamente dalle Consulte. Proprio le Consulte saranno oggetto principale del terzo capitolo. Questi organi furono introdotti su pressione delle Potenze della Santa Alleanza, Austria in primis, riunite a Lubiana dopo il rovesciamento delleffimero regime costituzionale del 1820-21. Il cancelliere austriaco Metternich

premeva per linstaurazione a Napoli di una monarchia consultiva, vista come terza via fra lassolutismo ed i regimi rappresentativi. In questo modo, nel convincimento dello statista asburgico, le aspirazioni liberali dei popoli italiani sarebbero state tenute a freno. Analizzeremo i tentennamenti e le ambiguit dei governanti borbonici nellattuazione delle direttive di Lubiana e valuteremo infine se le Consulte, cos come istituite con ritardo con l. 14 giugno 1824, possano a bastare ad identificare il Regno delle Due Sicilie come una monarchia consultiva. In riferimento a ci sar riportato in appendice del materiale epistolare fra Ferdinando I, i suoi governanti ed i plenipotenziari stranieri concernente problemi riguardanti listituzione degli organi consultivi. Il quarto capitolo sar interamente incentrato sullesame del Consiglio di Stato ordinario e del Consiglio dei Ministri soffermandoci innanzitutto sullordinamento e sulle funzioni individuate dalla avanzata legislazione pubblicistica borbonica. Il punto di partenza dellesame non potr che essere il dato legislativo, giacch il materiale normativo sul punto preciso ed organico. Nella seconda parte del capitolo saranno invece analizzati i problemi emersi nel funzionamento concreto degli organi di governo, basandoci sul racconto della critica dellepoca e sulle risultanze dei Protocolli delle sedute del Consiglio di Stato, conservati presso il Grande Archivio di Napoli.

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Il materiale normativo di riferimento, leggi e decreti promulgati essenzialmente fino agli anni 30 del XIX secolo facilmente reperibile essendo pubblicato nella Collezione delle Leggi e dei Decreti Reali, ad eccezione del notevole regolamento del 10 maggio 1826, non pubblicato per ordine del Re, ma comunque conservato al Grande Archivio di Napoli. Il testo di tale regolamento sar per tanto esposto in appendice. Nel quinto capitolo il nostro studio abbandoner del tutto i riferimenti normativi per analizzare nel dettaglio un episodio cruciale della storia del Regno delle Due Sicilie, la questione degli zolfi di Sicilia. La vicenda verr tuttavia esaminata da una prospettiva diversa rispetto alla abbondante bibliografia in materia, privilegiando gli aspetti istituzionali. Verranno evidenziati laccentramento del potere nelle mani di Ferdinando II e la conseguente perdita di prestigio della classe ministeriale, basandoci essenzialmente sulle esposizioni e sui pareri del Ministro degli Affari Esteri del tempo, Antonio Statella principe di Cassaro. Alla luce delle difficolt incontrate dai Ministri per svincolarsi dal ruolo di favoriti e meri esecutori degli ordini regi gli ultimi paragrafi concerneranno anche questioni di ordine pi generale sui rapporti fra Re e Ministri. Vi saranno ampi riferimenti allesperienza inglese ed alla lunga evoluzione del cd. modello Westminster. Ci si porr il problema della influenza degli organi rappresentativi sui rapporti fra Re e Ministri, chiedendoci in che

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misura la chiusura dei Borbone verso tutto ci che anche latamente costituisca ente esponenziale di gruppi ed interessi possa aver influito sulla mancata evoluzione del Consiglio dei Ministri napoletano.

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I. QUADRO STORICO-POLITICO 1.1. I Regni di Napoli e Sicilia prima dellUnificazione La formale fusione degli antichi regni di Napoli e di Sicilia si ebbe con il riconoscimento, nel Congresso di Vienna (1815), a favore di Ferdinando IV di Borbone del titolo di Re del Regno delle Due Sicilie3. La Sicilia, tuttavia, non abbastanza divisa dalla terraferma dallo Stretto di Messina, raggiunse lunit politica con la parte meridionale della penisola italiana gi a partire dal secolo XII sotto la monarchia normanna.4 Lestinzione della casa normanna dAltavilla trasfer il Regno di Sicilia agli Svevi della casa di Hohenstaufen (1194), ma dopo gli splendori dellet federiciana la lotta tra Chiesa ed Impero travolse lItalia meridionale. Al re Manfredi, figlio di Federico II, il Papato oppose Carlo dAngi che sconfisse lo svevo presso Benevento (1266) determinando lavvento della dinastia angioina a Napoli5.

Lalegge8dicembre1816recepledeterminazionidelCongresso,alpuntodiesseredefinitalegge organicadelRegnodelleDueSicilie.Allart.1FerdinandoIstatuiscechetuttiinostridominjaldiqu (sic)ealdildelFarocostituirannoilregnodelledueSicilie


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GuidoLANDI,Istituzioni,Milano1977,pp.12

CarloIdAngifuincoronatodapapaUrbanoIVcoltitolocompletodirexIerusalem,Siciliae,ducatus ApuliaeacprincipatusCapuae:cfr.MicheleAMARILaGuerradeiVespri,Torino1853,p.525

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In queste vicende medioevali si trovano le radici di quei contrasti, di quelle discordie tra Napoli e Sicilia che giungeranno sino al XIX secolo rendendo cos ardua la strada verso lunit giuridica dei regni. La guerra del Vespro (1282-1302) scoppi dopo che con la decapitazione di Corradino di Svevia, sconfitto dagli Angioini a Tagliacozzo (1268), il Regno di Sicilia sembrava ormai definitivamente assoggettato a Carlo dAngi che, peraltro, sostitu come capitale Palermo con Napoli. La guerra, iniziata per sostituire in Sicilia gli angioini con gli aragonesi, eredi degli svevi, si concluse con la Pace di Caltabellotta (31 agosto 1302), che sanzion la divisione politica dellisola dal continente. Laccordo

prevedeva la distinzione tra il Regno di Sicilia spettante a Carlo II dAngi, comprendente la parte continentale del meridione dItalia (e dunque non la Sicilia, intesa come isola) ed il Regno di Trinacria, spettante a Federico III6 dAragona comprendente la Sicilia e le isole circostanti. Era previsto altres che alla morte di Federico il regno di Trinacria si riunificasse con quello di Sicilia sotto la dominazione degli Angioini che avrebbero dovuto contestualmente corrispondere agli Aragonesi centomila once doro. La riunificazione prevista dal trattato non si verific. Federico III rivendic il titolo di Re di Trinacria per il figlio Pietro, evitando di farlo confluire agli
AFedericodAragonaspetterebbeinrealtilnumeralesecondo,mascelseterzoincontinuitcon gliHohenstaufendacuidiscendevaperpartedimadre.Perquestomotivomodificlostemmadel regnoinserendoleinsegneimperialidelladinastiasvevaaccantoaquellearagonesi:FODALES. DizionarioBiograficodegliItalianiallavoceFedericoIII(II)dAragona,rediSicilia(Trinacria)Roma 2004,XLVp.682694
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Angioini che non rientrarono pi nella corte di Palermo giacch limpresa di Roberto dAngi di riprendere possesso della Sicilia (1314) si rivel infruttuosa. Federico III il 9 agosto 1314 ripudi il titolo regio di Trinacria in favore di quello di Re di Sicilia. Pertanto nel medioevo venne detto rex Siciliae tanto lAragonese di Palermo, quanto lAngioino di Napoli fintantoch questultimo non mutava il glorioso titolo dei re normanni con quello consuetudinario di Re di Napoli.7

1.2 Le dominazioni straniere Fu Alfonso V dAragona nel 1434 a riunire le due corone, sconfiggendo lultimo degli Angioini, Renato, proclamandosi rex utriusque Siciliae. Ma il destino dei due regni era segnato: indeboliti ed impoveriti da guerre esterne e discordie interne finirono per cadere in mani straniere. La Sicilia, attratta nella sfera di influenza degli Aragonesi fu riunita ad una corona straniera nel 1412, quando Ferdinando I fu eletto re di Aragona, Valencia e Catalogna, e divenne cos mera provincia del Regno di Aragona, retta da un vicario. Nel 1512, a seguito delle nozze tra Ferdinando dAragona ed Isabella di Castiglia, la corona siciliana fu unificata a quella di Spagna.
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GuidoLANDIIstituzioni,1977,I,p.3

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Nel 1494 il re di Francia Carlo VIII scese in Italia, sconvolgendo il delicato equilibrio politico tra le citt. Il sovrano francese vantava una lontana parentela con gli Angioini re di Napoli, che gli bast per rivendicare la corona partenopea. Tutte le provincie gli si sottomisero, mentre gli Aragonesi si rifugiarono in Sicilia anche in cerca del sostegno di Ferdinando il Cattolico, mentre Carlo si proclamava Re di Napoli. Lambizione del sovrano dOltralpe preoccup tuttavia il pontefice Alessandro VI e limperatore Massimiliano dAsburgo che costituirono una lega contro Carlo VIII, sconfitto infine a Fornovo il 6 luglio 14958. Seguirono anni in cui le terre tanto care a Federico II, stupor mundi, furono teatro di conflitti fra due potenze straniere. La lotta tra Francesi e Spagnoli per la supremazia nel Meridione fu decisa solo il 29 dicembre 1503 nella battaglia del Garigliano, in cui lesercito del Gran Capitn Gonzalo Fernandez de Cordoba sconfisse quello al servizio del Regno di Francia, determinando per oltre due secoli le sorti politiche del Regno di Napoli. La casa reale aragonese divenuta indigena in Italia si era ormai estinta con Federico I, e anche Napoli cadde sotto il diretto controllo della Corona di Spagna che vi istitu un vicereame. Il cd. periodo del Viceregno dur sino alla Guerra di Successione Spagnola nel 1713. Isola e Continente pur
LeconseguenzedellacampagnadiCarloVIIIfuronodisastroseperlItalianonostantelavittoriadella legaantifrancese.AttraversoisoldatifrancesietedeschiperlEuropasidiffuselideadellItaliacome unaterraincredibilmentericcaefacilmenteconquistabile.Lapenisolasitrasformperdecenniin campodibattaglia,edadesclusionedellaRepubblicadiVenezianonvieranostatiindipendenti:AA.VV. HarperEnciclopedyofMilitaryHistory,NewYork2001,p.462
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perdendo dunque entrambi lindipendenza rimasero politicamente divisi essendo i due vicereami spagnoli completamente distinti ed autonomi. Il Trattato di Utrecht, che poneva fine alla guerra di successione spagnola, sanc lavvento degli Asburgo nellItalia Meridionale, con Napoli e la Sardegna sotto il controllo di Carlo VI del Sacro Romano Impero ed attribu il titolo di re di Sicilia a Vittorio Amedeo II con la condizione che, una volta estinta la discendenza maschile dei Savoia, lisola sarebbe tornata alla corona di Spagna. Nel 1718 Filippo V di Spagna tent di ristabilire il dominio iberico in Sicilia ed a Napoli; limpresa non riusc anche per lintervento diretto di Inghilterra, Francia, Austria e Olanda che sconfissero Filippo a capo Passero. La pace che ne segu, stipulata a LAia nel 1720, determin un riavvicinamento della Sicilia al Regno di Napoli: pur mantenendosi come entit statale separata pass insieme a Napoli sotto la corona austriaca, mentre il Regno di Sardegna diventava sabaudo. Gli Asburgo controllarono Napoli e la Sicilia fino al 1735, quando a seguito della conclusione della Guerra di Successione Polacca,nefasta per le ragioni austriache, fu sottoscritto un preliminare di pace concernente fra laltro il riassetto degli Stati italiani: lAustria cedeva a don Carlos di Borbone, lo Stato dei Presidi, il Regno di Napoli ed il Regno di Sicilia. Il regno di Carlo di Borbone ottenne la formale autonomia dalla Spagna solo con la pace di Vienna del 1738, mentre le velleit asburgiche di

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riconquistare il meridione vennero meno solo nel 1744 quando lesercito borbonico, ancora forte della presenza di truppe spagnole, sconfisse quello asburgico a Velletri. Napoli e Sicilia ebbero cos finalmente un re proprio, ma rimase pur sempre ununione dinastica, proprio come durante il periodo asburgico. La crisi europea provocata dalla Rivoluzione Francese non fece che accentuare il distacco: Napoli si proclam Repubblica nel 1799, mentre la Sicilia fu rifugio di Ferdinando IV e base della riconquista conclusa dal cardinale Fabrizio Ruffo. E la Sicilia si mostr ospitale con il re borbone anche nel 1806 quando il continente accoglieva Giuseppe Bonaparte prima, e Gioacchino Murat dopo (1806-1815) determinando un nuova guerra tra i due regni. In particolare, fu proprio Gioacchino Murat, incoronato col nome di Gioacchino Napoleone Re delle Due Sicilie per effetto della Costituzione di Baiona a muovere da Napoli per la conquista della Sicilia. Limpresa, constatate le difficolt gi presso laccampamento reale di Scilla, non ebbe neppure inizio, ma ci non toglie che ai sensi di detta costituzione le corone di Sicilia e Napoli saranno unite seguendo la discendenza maschile di Gioacchino Napoleone. Come noto la sconfitta di Napoleone Bonaparte ed il successivo Congresso di Vienna apriranno la stagione della Restaurazione, che riconsegner ai Borbone i reami di Napoli e Sicilia.

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1.3 Lunione dinastica Lunione formale dei regni, sanzionata nel Congresso di Vienna proseguir fino allUnit dItalia nel 1860 e trover riscontro nel titolo ufficiale del sovrano di Re del Regno delle Due Sicilie9. Che non si tratti di un pleonasma, come pure stato affermato10, determinato dal fatto che il Congresso di Vienna trasform in uno Stato unitario due Stati precedentemente collegati solo dal legame dinastico sancito col Trattato di Vienna del 1738, che destin ai Borbone i domini al di qua ed al di l del Faro. Quella risultante dal citato accordo non era tuttavia individuabile come una unione meramente personale, cio fondata sulla accidentale identit della persona fisica del monarca (Re delle Due Sicilie). Si trattava al contrario di una unione reale: quantunque la Sicilia conservasse bandiera, armi araldiche e cittadinanza distinte da quelle napoletane era presupposta lunit giuridica della corona e lesistenza di organi comuni. Si consideri peraltro che nel periodo spagnolo ed in quello austriaco, ancorch decorati dal titolo di regni Napoli e Sicilia restavano semplici dipendenze di una corona straniera. Era al sovrano ed ai relativi ministri che spettavano le determinazioni supreme, con lassistenza del Consiglio dItalia.
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Il

sovrano

era

rappresentato

dal

vicer,

alto

GuidoLANDIIstituzioni,1977,p.37

NiccolPALMIERI,SaggioStoricoePoliticosullaCostituzionedelRegnodelleDueSicilieinfinoal 1816,Losanna1847,p.XLnellintroduzioneanonima,marisultantediMicheleAMARI.

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