come Apostola del Sacro Cuore di Gesù “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”
Luca 6, 47-49 – Chi viene a me e ascolta le mie parole e le
mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande.
Luca 6, 36-38 – Siate misericordiosi, come è misericordioso il
Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio.
Lettere della Serva di Dio Madre Clelia, v. 7 lettera 16
“Con gli stessi sentimenti di Gesù” - …Gesù ti comanda di amare il prossimo come te stessa, e ciò vuol dire che tu non devi mai fare alle altre ciò che non vorresti che si facesse a te stessa! E che devi fare alle altre ciò che vorresti che a te si facesse… Tu devi tendere ad essere buona come Gesù, nei tuoi sentimenti, nei tuoi atti e nelle tue parole…Impara da Gesù il modo di amare le tue consorelle. Per amor suo tu devi esser disposta a sopportare qualunque torto, ingiuria, perdonando sempre, e tenendoti sempre pronta a sostenere qualsiasi sacrificio per il bene di ciascuna di esse.
CENCINI - Non è completa né evangelica quella formazione
che non arriva a toccare e purificare, trasformare ed evangelizzare non solo i valori espressamente proclamati o i comportamenti visibili, ma anche sentimenti, desideri, disposizioni interiori, progetti, simpatie, gusti, sogni inconfessati, attrazioni, memoria, fantasia, sensi interni e esterni… tutto, insomma, a immagine di Gesù che si immola per amore.
- Il fine della formazione è la configurazione ai sentimenti di
Gesù, allora il processo educativo non può che divenire vera e propria formazione alla libertà. Se fine della formazione fosse solo l’abitazione a un certo tipo di apostolato o il possesso di particolari qualità virtuose, allora la metodologia formativa potrebbe seguire qualche altro percorso, ma se si deve formare il “cuore” nel senso biblico e pieno del termine, allora non può esistere altra via al di fuori della libertà.
- Il cuore, non può essere costretto, ma può e deve essere
educato a scoprire la grandezza della chiamata e la bellezza della proposta, e reso poi capace e libero di dare risposta come Gesù ha risposto al Padre, donandosi totalmente. Avere gli stessi sentimenti noi significa tentare una sua esteriore imitazione, ma accedere alla densità del suo mistero e in esso scoprire anche il proprio mistero: libertà è la realizzazione di questa “misteriosa” identità.
- La formazione inizia con il faticoso processo di conoscenza di
sé, con l’identificazione dei propri mostri e l’accettazione delle proprie ferite; è necessario abbandonare il più presto possibile ogni presunzione circa se stesso e ogni senso di autosufficienza, capire che la formazione non è una passeggiata, ma un viaggio duro verso Gerusalemme, convincersi che la libertà comincia con la scoperta delle proprie schiavitù, e che l’uomo maturo è sempre anche uomo ferito. Formarsi è avere il coraggio di fare il viaggio verso il centro dell’io, alla scoperta delle proprie immaturità e inconsistenze.
- Il segreto della formazione: mettere Cristo dell’inizio e alla
fine di tutto, cercarlo ovunque e comunque. Non basta reagire con mitezza alla violenza, agire da misericordiosi, ma è necessario essere “dentro” miti e puri e pacificatori, e sperimentare la mitezza, la misericordia, la purezza come sentimenti sempre più abituali, e come qualcosa non solo di doveroso e santificante, ma di bello in sé, come condivisione del cuore di Cristo, pur con tutta la fatica che ciò comporta.
FORMARSI A UN VERO AMORE ( Per amare di più, per
amare meglio, Don Novello Pederzini) – Vi sono persone profondamente impegnate nella realizzazione della carità, ma che sono isolate e malviste da tutti perché: - il loro carattere infelice, il loro costante malumore, i loro attacchi d’ira, le loro espressioni dure, le loro parole offensive frenano le loro migliori intenzioni e creano diffidenza. Non hanno amici! L’amore si esprime in forme di cortesia e di rispetto. A tutti dà un trattamento conveniente e rispettoso. A tutti il riconoscimento. Vuoi aprire un dialogo? Vuoi entrare nel cuore del fratello? Incomincia a trattarlo bene, dolcemente, delicatamente. Sforzati di salutare per primo la persona che incontri, di non parlare mai ex cathedra, anche se sei uno importante, de non usare quel certo tono di superiorità, di non essere mai arrogante e offensivo, ma cerca di essere con tutti dolce, buono e cortese. Impegnati ad esserlo ad ogni costo! Preoccupati non solo di amare, ma di amare bene! Non basta amare: bisogna saper amare! Chiama ciascuno col suo nome! Guardati dai toni canzonatori e dalle irrisioni. E fa’ attenzione agli scherzi. Lo scherzo è espressione di amicizia e di fraternità, ma non vi insistere troppo, anche se il fratello sorride e sopporta. E subito troncalo, se ti accorgi che il tuo atteggiamento lo tocca nella sua profonda sensibilità. La conoscenza del carattere di chi ti vive accanto è del tutto indispensabile per realizzare una stabile convivenza nella carità.
- Devi prendere il fratello così com’è, con i suoi difetti e le sue
antipatie, e non pretendere di cambiarlo subito! Non ti illudere che egli si adatti al tuo modo di vivere e di pensare, specialmente se è anziano e consolidato nelle sue abitudini. Adattati tu al suo, anche se… non ti sembra giusto. Prendi coraggiosamente l’iniziativa: trattalo bene, taci quando inveisce, sorridi quando ti maltratta, prevedi sempre ciò che gli potrà far piacere, ringrazialo per ogni servizio e cortesia ricevuta, chiedigli umilmente scusa quando l’hai offeso.. Non ti pentirai mai di essere stato prudente, de aver usato delicatezza, di aver taciuto una parola di offesa, di essere stato dignitosamente superiore a certe meschine manifestazioni che tradiscono il vuoto e lo squilibrio di chi crede di dominarci. Da certi scatti nervosi, possiamo così risalire alla fonte e scoprire ciò che si annida nel fondo della nostra natura.
- Impegnati a mostrare un costante buon umore. Esercitati nel
delicato uso delle parole che fanno bene e rasserenano. Abituati a sorridere, a sorridere sempre, perché il sorriso diventi abituale sulle tue labbra. Evita di mostrarti seccato e scontento, di rispondere subito e sempre di no a chi ti chiede qualcosa, di esplodere in gesti e parole di contrarietà e di offesa. La nostra vita è piena di comportamenti sbagliati. Abbiamo un scadente rapporto con la maggior parte delle persone che ci vivono accanto. Dal buon carattere dipende quasi completamente la piena riuscita della vita.
- Incomincia tu! Quando sarai riuscito a non giudicare nessuno,
a perdonare tutti e subito, a essere interiormente libero, senza rancori, senza gelosie, sarai pieno d’amore, e quindi anche di gioia. E quando sarai riuscito a riempirti di gioia, diverrai automaticamente un irresistibile portatore di gioia. ---------- Condividi la tua riflessione su questi testi Personalmente o in comunità, quali aspetti dobbiamo migliorare?