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ESPERIMENTO DI THOMSON ED ESPERIMENTO DI MILLIKAN

Marco Monaci
1 Liceo Scientifico G. Marconi (5F)

Introduzione:
In questa dispensa approfondiremo due esperimenti
cruciali che hanno inchiodato l’elettrone al muro sco-
prendo finalmente la sua massa e la sua carica. Infatti,
già prima di Thomson e di Millikan si sospettava l’esi-
stenza di una quantità di carica fondamentale, ovvero
di una particella molto piccola che non poteva essere
ulteriormente divisa ed inoltre che fosse carica elettrica-
mente. Tale particella doveva trovare posto all’interno
dell’atomo, dove per l’appunto costituiva la parte ne-
gativa di esso (per la parte positiva, ovvero il protone, Figura 1: Schematizzazione dell’esperimento di Thomson. La traiet-
dobbiamo attendere qualche altro anno - esperimento toria che segue l’elettrone è un’arco di circonferenza, anche
di Rutherford). se da questa figura non sembrerebbe (perdonate le scarse
capacità grafiche!)
Diciamo che la prima ipotesi sull’esistenza di parti-
celle cariche negativamente arriva nel 1860 da William
Crookes, il quale utilizzando uno speciale tubo (in se- quindi piega la loro traiettoria . Ovviamente più il cam-
guito chiamato per l’appunto tubo di Crookes) scoprì che po è intenso e maggiore è la curvatura, ovvero vengono
dal catodo (ovvero il polo negativo) partivano dei "raggi" deviati di più.
che però potevano essere piegati da un campo magne- Possiamo quindi scrivere l’espressione per la forza di
tico e potevano essere bloccati da un piccolo pezzo di Lorentz:
metallo. FL = qvB0
Il fatto che si potessero piegare con dei campi magne-
tici (ovvero tramite una forza di Lorentz) fece pensare Dove con v abbiamo indicato la velocità degli elettroni.
immediatamente a delle particelle, di cui si intuì la Tale forza deve essere eguagliata dalla forza centrifuga (è
carica negativa (fu sufficiente osservare che venivano una traiettoria circolare), che possiamo scrivere come:
emessi dal polo negativo).
Sebbene già nel 1890 il fisico Arthur Schuster fu in mv 2
FC =
grado di stimare il rapporto fra la massa e la carica 1 di r
queste particelle, ottenne dei risultati poco attendibili A questo punto possiamo eguagliare queste due forze,
in quanto il rapporto venne diverse migliaia di volte ovvero:
superiore a quanto aspettato.
Nel 1897 J.J. Thomson fa centro con i suoi colleghi FL = FC
J.S. Townsend e H.A. Wilson, utilizzando un tubo a mv 2
vuoto immerso in un campo elettrico e magnetico. qvB0 =
r
Successivamente nel 1909 R. Millikan assieme a H.
Fletcher misura con una ottima precisione la carica Ovvero:
mv
dell’elettrone, isolandola per così dire dalla sua massa, qB0 =
r
a differenza di come aveva fatto Thomson. Con l’esperi-
mento di Millikan si trova quindi l’unità fondamentale di Possiamo ricavare il rapporto fra la carica e la massa
carica, che si scopre essere piuttosto grande in relazione come:
q v
alle dimensioni fisiche dell’atomo. =
m B0 r
Giusto per inciso sono gli elettroni che stabiliscono la
stragrande maggioranza delle caratteristiche chimiche Il raggio della traiettoria è facilmente misurabile spe-
di una sostanza; è sufficiente aggiungere un solo elettro- rimentalmente. L’unica incognita che rimane (escluso
ne ad un atomo per ottenere uno ione con caratteristiche il rapporto q/m) è la velocità degli elettroni. E qui Thom-
diverse rispetto all’elemento neutro. son ha una idea geniale. Fa passare il fascio curvato
degli elettroni fra le armature di un condensatore, il
Esperimento di Thomson: quale è collegato ad un generatore variabile. In questo
Come abbiamo detto nel 1897 Thomson riesce a misu- modo è possibile modificare il campo elettrico presente
rare il rapporto fra la massa e la carica dell’elettrone, fra le armature.
usando un tubo a vuoto immerso in un campo elet-
trico variabile e in un campo magnetico di intensità Nota. E’ bene ricordarsi che il campo elettrico presente
conosciuta. fra le due armature di un condensatore è costante, ov-
In Figura 1 abbiamo la rappresentazione schematica vero è indipendente dalla distanza dalle armature. Ciò
dell’esperimento di Thomson. In pratica abbiamo un significa che dovunque si trovi l’elettrone fra le lastre
catodo C che emette elettroni (chiamati a quel tempo del condensatore risentirà sempre dello stesso campo
raggi catodici, proprio perché provenivano dal catodo); elettrico (ovvero sempre della stessa forza).
tali elettroni vengono iniettati in un campo magnetico
conosciuto B0 ed entrante. Gli elettroni quindi risen- In Figura 1 il condensatore è rappresentato dai due
tono di una forza di Lorentz rivolta verso il basso, che rettangoli con all’interno segnate le cariche. Se "ac-
1 usando degli esperimenti elettrostatici è facile determinare tale cendiamo" il condensatore, è possibile piegare ulterior-
rapporto, metre è molto più difficile trovare separatamente la mente il fascio di elettroni, oppure annullare la forza
massa o la carica delle particelle. di Lorentz creando un controcampo. Infatti se la lastra
superiore è sufficientemente "carica" positivamente, an-
nullerà la deviazione del fascio di elettroni rendendolo
nuovamente rettilineo. Questa situazione si viene a ve-
rificare quando la forza esercitata dal campo elettrico
sulla carica è uguale alla forza di Lorentz, ovvero:

qE = qvB0

Il campo elettrico E è facilmente misurabile in quanto


lo regoliamo noi con il generatore variabile. La carica
si semplifica, e possiamo facilmente ricavare la velocità
degli elettroni:
E
v=
B0
Quindi possiamo sostituire tale velocità nell’espres-
sione per il rapporto di q/m, ottenendo: Figura 2: Schematizzazione dell’esperimento di Millikan. Un goccioli-
na di olio caricata elettricamente si muove di moto rettilineo
uniforme nello spazio fra le due armature del condensatore.
q E Qui è rappresentato il caso in cui il condensatore è carico.
=
m rB02

Quindi in definitiva Thomson fu in grado di calcolare Dopo pochi istanti le gocce raggiungono una velocità
il rapporto fra la carica dell’elettrone e la sua massa limite: in altre parole la forza peso eguaglia la forza di
usando un campo elettrico e un campo magnetico e attrito (nel caso in cui il condensatore sia spento la forza
misurando il raggio della traiettoria. peso è rivolta verso il basso mentre la forza di attrito
Il risultato che ottenne fu piuttosto sbalorditivo e viscoso è rivolta verso l’alto).
molto vicino al risultato ottenuto successivamente con La massa di una goccia d’olio può essere scritta nel
metodi più precisi: seguente modo:

q m=Vρ
= 1.76 · 1011 C/kg
m 4
= πr3 ρ
Che se ci pensiamo è un rapporto pazzesco, enor- 3
memente grande. Ciò significa che sebbene la massa Dove r indica il raggio della goccia e ρ la densità dell’o-
dell’elettrone sia microscopica, la sua carica è molto più lio. La forza peso esercitata sulla goccia sarà quindi la
grande, confrontata con la massa. massa appena trovata moltiplicata per l’accelerazione
Giusto per dare un ordine di grandezza, la forza repul- di gravità:
siva che misureremmo mettendo alla distanza di un me- 4
FP = πr3 ρg
tro due chilogrammi di elettroni sarebbe quantificabile 3
come: La forza di attrito viscoso dipende invece dalla velocità
Q2
F = k 2 '= 1032 N e ha la seguente formulazione:
r
Tenendo presente che una superportaerei di classe FA = 6πrηv
Nimitz (il più grande tipo di nave militare mai sviluppato)
ha una forza peso di appena ∼ 109 N , fate voi due conti Dove η è la viscosità dell’aria.
su quanto questo rapporto q/m sia grande. A regime queste due forze si equilibrano perfettamente
e la goccia scende verso il basso con un moto rettilineo
Esperimento di Millikan: uniforme. Possiamo quindi scrivere:
Thomson riuscì ad ottenere un incredibile risultato,
confermando innanzitutto la natura corpuscolare dei FA = FP
raggi catodici e quindi scoprendo in definitiva l’elettrone 4
6πrηv = πr3 ρg
come componente dell’atomo, ed inoltre trovò il rapporto 3
della carica con la massa di queste particelle. Tuttavia 4
scoprire l’unità fondamentale di carica non sarebbe 6ηv = r2 ρg
3
affatto male, isolandola quindi dalla massa.
Nel 1909 ci pensa Millikan, utilizzando delle goccioline Da cui si ricava facilmente il raggio invertendo la
d’olio vaporizzate fra le lastre di un condensatore. La formula, ottenendo:
schematizzazione dell’esperimento è riportata in Figura r
9ηv
2. r=
2ρg
Prima di tutto Millikan vaporizzò dell’olio fra le ar-
mature del condensatore. Queste goccioline di olio Quindi il raggio della goccia viene misurato in modo
si caricano elettricamente per strofinio con l’ugello indiretto, esattamente come la massa, ricavata dalla
del vaporizzatore, nella maggioranza dei casi carican- densità dell’olio. La velocità può essere facilmente mi-
dosi negativamente, mentre poche altre si caricano surata usando un microscopio con una scala graduata,
positivamente. prendendo quindi il tempo che la goccia impiega per
Il condensatore viene mantenuto scarico in un primo compiere un certo tragitto.
momento, in questo modo le gocce sono sottoposte alla A questo punto Millikan caricò il condensatore gene-
sola forza peso e alla forza di attrito viscoso con l’aria. rando un campo elettrico fra le armature: regolandolo
opportunamente è possibile rallentare, fermare o addi- • v è la velocità di discesa misurata precedentemente
rittura far risalire la goccia verso l’alto. Ricordiamo che con il condensatore spento;
una carica sottoposta ad un campo elettrico E riceve
una forza pari a: • vS è la velocità di salita misurata con il
FE = qE condensatore acceso.

Dove per l’appunto E è il nostro campo elettrico che ben Millikan ripeté l’esperimento diverse volte utilizzando
conosciamo in quanto è generato dal condensatore. La gocce di diverse grandezze. Quello che scoprì è che le
carica elettrica q è ignota ed è la carica elettrica della gocce erano caricate con dei multipli di una carica fon-
goccia d’olio. damentale: in altre parole chiamando e questa carica
Se riusciamo a fermare la goccia abbiamo la situazio- fondamentale, le gocce potevano caricarsi con 3e, 10e,
ne in cui la forza peso è perfettamente equilibrata dalla 11e e così via, senza cariche frazionarie. Millikan con-
forza elettrica. La forza di attrito viscoso invece non cluse quindi che l’elettrone possedeva l’unità di carica
interviene più in quanto la velocità è nulla. Possiamo fondamentale e stimò il suo valore in:
quindi scrivere:
e = −1.6 · 10−19 C
FE = FP
4 Combinando poi tale risultato con quello ottenuto pre-
qE = πr3 ρg cedentemente da Thomson fu possibile stimare anche
3 r
4 9ηv 9ηv la massa dell’elettrone.
qE = π ρg
3 2ρg 2gρ
r
ηv
qE = 18πηv
2gρ
Da cui ricaviamo finalmente:
r
18πηv ηv
q=
E 2gρ

Le quantità a destra dell’uguale sono tutte conosciute


e quindi è possibile calcolare la carica q della goccia.
Un altro procedimento che può essere adottato è ac-
cendere il campo elettrico in modo che la goccia salga
verso l’alto con velocità costante (infatti può essere dif-
ficile trovare il campo elettrico per il quale la goccia
sia in perfetto equilibrio). In questo caso si verifica la
condizione che è riportata in Figura 2.
Immaginiamo quindi che il campo elettrico E presente
fra le armature del condensatore "porti su" la goccia con
una velocità di salita che indichiamo con vS e facilmente
misurabile con il microscopio. Poiché la goccia sale con
una velocità costante, allora le forze in gioco devono
essere perfettamente equilibrate, ovvero:
FE = FP + FA
Da cui:
4 3
qE = πr ρg + 6πrηvS
3
Ovvero sostituendo il raggio:
r r
4 ηv 9ηv 9ηv
qE = π3 ρg + 6π ηvS
3 2gρ 2gρ 2gρ
Semplificando il semplificabile otteniamo:
r r
ηv ηv
qE = 18πηv + 18πηvS
2gρ 2gρ
Raccattando il raccattabile:
r
ηv
qE = 18πη (v + vS )
2gρ
E dividendo per il campo elettrico troviamo finalmente
la carica della goccia:
r
18πη ηv
q= (v + vS )
E 2gρ

Dove ricordiamo che:

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