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Patrick Zaki
Patrick Zaki
musulmano. Mentre il Senato ha approvato una mozione che chiede al governo maggiore
impegno sulla sua scarcerazione, ecco cosa sappiamo del giovane ricercatore.
Secondo Amnesty International Zaki rischia fino a 25 anni di carcere. Secondo gli avvocati del
ragazzo i post pubblicati su Facebook, che gli sono costati la galera, sarebbero falsi. Le accuse sono
state rese note allo studente solo il sabato mattina dopo il suo arresto, davanti alla procura di
Mansoura.
Le prime udienze del processo contro Zaki si sono tenute solamente a luglio del 2020. Dall'arresto
erano passati cinque mesi. Lo scorso 7 dicembre il giudice della terza sezione del tribunale
antiterrorismo del Cairo ha stabilito un primo prolungamento del carcere preventivo, rinnovato
nuovamente il 2 febbraio 2021. Ma la custodia dello studente viene allungata di volta in volta.
Ormai siamo oltre i quattordici mesi.
La vicenda di Patrick Zaki ricorda un'altra ferita nella storia recente delle relazioni tra Egitto e
Italia: quella di Giulio Regeni. In questi anni i signori Regeni non hanno mai smesso di chiedere al
nostro governo giustizia per loro figlio. Hanno sempre dichiarato di voler arrivare alla verità, celata
dalle ragioni di Stato e dagli interessi commerciali che legano Italia ed Egitto.
Ma come spiega Il Manifesto, Patrick e Giulio sono solo due dei 750 nomi imprigionati dal regime
egiziano. Si stimano 62 imputati l'ora e un nuovo rapporto, I Giulio Regeni d’Egitto, svela che dal
2013, anno del golpe di al-Sisi, ci siano stati 1058 morti. Il rapporto è uscito nel giorno in cui, in
Italia, la Procura di Roma dava conto della chiusura delle indagini sulle torture e l’omicidio del
giovane ricercatore italiano e dell’intenzione di chiedere il rinvio a giudizio per quattro agenti della
National Security del Cairo. Come scrive Ascanio Celestini su Il Fatto Quotidiano, a fronte delle
similitudini tra i casi, bisogna ricordare che «Giulio Regeni è morto, Patrick Zaki possiamo ancora
salvarlo».