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1 Videalismo etico di Fichte mineremo il pensiero di Fichte, il quale giudica inammissibile la cosa in sé kantiana, in quanto nozione di una realta estranea all'io. Egli afferma decisamente Plo come attivita creatrice del mondo e priva di limiti (ossia infinita). Con cid si compie il passaggio dal criticismo kantiano all’idealismo. elle prossime pagine esal La ricerca della liberta e la tensione etica Nell’introdurre il pensiero del padre dell’idealismo tedesco, Johann Gottlieb Fichte (1762-1814), vogliamo richiamare innanzitutto Patmosfera di libert& e il commosso a flato etico che caratterizzano le pagine pit belle dei suoi scritti. Fichte fa proprio il mo- nito del filosofo tedesco Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781), che aveva riposto ilva- Jore della verita non nel suo possesso, ma nello sforzo costante per raggiungerla. 0 possesso, infatti, spiegava Yautore, é¢ riposo, pigrizia e orgoglio; la ricerca, invect, eim- pegno eattivita. Fichte attribuisce a tale pensiero un significato morale, interpretando- Io nel senso che «non vale nulla esser liberi; cosa divina é diventarlo!». BD Lavita stessa di Fichte pud essere vista come l’esemplificazione di tale psincipi essa appare, infatti, come uno sforzo per “diventare libero”, che il filosofo persegue# pattie dalla giovinezza. Nato da una famiglia di contadini poverissimi, pareva destinato ala il guardiano di oche, la principale occupazione della sua mers Ma il ragazZ0 oe domenica ascoltava con attenzione la predica del pastore Tatceano del can cogs" di diventare anch’egli un giorno “pastore di anime”. Aiutato economicamente aun gnore del villaggio, riesce a compiere i suoi primi studi nel celebre collegi® di sopportando pazientemente e con grande forza d'animo Pavversione degli ‘le ti pit abbienti. A diciotto anni inizia a frequentare P'uni ot one contro la miseria. universita, sempre CO™ EEE attend? if i voncetti ele domande 1 Lidealismo etico di Fichte | Es guadagnarsi da vivere i i pe a ae a z Eres one in case private in Germania e in Svizzera. I mol- @ Uincontro ie che diets igoroso rafforzano il suo carattere ei suo spirito. Leg- | con Kant e eae Testa affascinato, specialmente per il riconoscimento del va- _|!rasterimento pes el soggetto che trova nella Critica della ragion pratica, Si oe xgnigsberg per ascoltare le lezioni di Kant efarglileggore il manoecritc celle enn nna oper il Saggio di eat di ogni rivelazione, che, comparso anonimo nel 1792, fe sie ea biato Per unopera: Kantiana. Era Fimplicito riconoscimento della grandezza earativercts 1 1794 diviene professore a Jena. Accusato di ateismo in seguit alla pubblicarione nel | sjornale filosofico” di un articolo in cui identificaya Dio con Fordine morale del ete fichte é costretto a. lasciare Jena ea recarsia Berlino, dove frequentaalcune delle personalita pitt rappresentative del Romanticismo tedesco, tra cui Friedrich Schlegel e Schleiermacher. | Mentre Berlino era sotto Poccupazione delle truppe napoleoniche, pronuncia proprio @ La ivendicazione jn quella citta i Discorsi alla nazione tedesca (1807-1808), in cui invita itedeschi ainsor- | delprimato della gere contro lo straniero, proponendo una nuova forma di educazione incentrata sull’a- | vine desea |e gl uitim anni more per la liberta e la rivendicazione del primato del popolo tedesco, un primato da intendersi in senso spirituale e culturale. | CHIE Ea ae OPER | [ua vita J La prima formazione e | Pattivita di precettore Johann Gottlieb Fichte na- sce il 19 maggio 1762 4 Rammenau in Germania. Dopo la prima formazione nel colegio di Pforta, studia teologia all Universiti di Jena e quindi di Lipsia. Dopo la laurea & costretto a fare il pre cettore in varie famiglie per guadagnar- si da vivere. Compie !unghi viaggi @ piedi, visitando Zuurigo, Varsavia, Dan- ica. Nel 1791, a Konigsberg, conosce personalmente Kant, di cui ammirava in modo particolare la dottrina etica. Vinsegnamento a Jena e i trasferimento a Berlino Nel 17942 chiamato ainsegnarea Jena, dove tiene le sue celebri Lezioni sulla ‘missione del otto, che Peto BH PION?” cano problenieiaco eae ats, siastiche e governative, sia con a0 movimenti s un comportament plinato, avevano pres sui stessi professor Le ligiosita che s ae : meagieage opere principal Je: sea nen ae tla cattedra: $1 Sposta Berlino nel 1799, dove frequenta i cir- coli romantici e conosce Schleierma- cher, Nel 1807, dopo un breve soggior- no a Kénigsberg, Fichte ritorna a Berlino ¢ inizia a tenere le conferenze intitolate Discorsi alla nazione tedesca. ‘Muore il29 gennaio del 1814. Le principali opere di Fichte, la cui ‘edizione é curata dal figlio Hermann, anchteglifilosofo, sono: Saggio di cri- Pokies) Cae tica di ogni rivelazione (1792); Fonda- menti dell’intera dottrina della scienza (1794), Fopera maggiore, in cui l'au- tore fornisce Pesposizione sistematica delle sue idee; Sul fondamento deila nostra credenza nel governo divino del ‘mondo (1798), che gli attira Faccusa di empicta e causa il suo allontanamento all universitd; La missione dell uommo Lo Stato commerciale chiuso (1799); Discorsi alla nazione tedesca (1807- 1808). Snigsberg Poms UPSiicncoce Pec | Maines — GERMANIA Lipsiae. Portas emer ead Cen Cenc) OLcune ne Jena ae SS SN = Rammenau Unita 12 Llidealismo tedesco. Fichte © Schelling Intanto la sua fama cresce di giorno in giorno e, quando nel 1810 viene istituita !Uni- versita di Berlino, Fichte é chiamato a insegnarvi ea ricoprirvi anche la carica di rettore, Negli ultimi anni il filosofo integra l'interesse etico con un nuovo afflato mistico-religio- so, che lo portera a definirsi «sacerdote della verita». Muore di colera nel gennaio del 1814, all’eta di cinquantadue anni, forse contagiato dalla moglie Marie Johanne, che siera offer- ta di curare e assistere i soldati feriti in guerra. A un familiare che, nell’imminenza della morte, gli porgeva una medicina, il filosofo disse: «Lascia, non ho pit bisogno di rimedio». L’lo come principio assoluto e infinito D La stessa aspirazione alla liberta, che abbiamo riconosciuto comela molla principale del- lavita dell’uomo Fichte, si ritrova nel sistema del filosofo. Egli conduce alle estreme con- seguenze la critica dei circoli antikantiani sorti dopo la morte del filosofo di K6nigsberg, che si concentrava soprattutto su due punti: 1) la preesistenza di una “cosa in sé” indi- pendente dal soggetto e fuori dalle sue possibilita conoscitive; 2) Pinsoluto problema delP origine del materiale sensibile della conoscenza. Per Kant, infatti, 'io penso tra- scendentale non é “creatore” delle cose, ma soltanto “ordinatore” dei dati dell’esperienza sensibile, che rimane pertanto irriducibile al soggetto nella sua realtA “in sé” Secondo Fichte, se il mondo dell’esperienza possibile @ quello della rappresentazione (quello che Kant indica come il mondo fenomenico), non si pud ammettere nulla al di fuori del sog- getto stesso. Quest'ultimo, poiché nella prospettiva fichtiana non € pit limitato da una presunta realta noumenica, ¢ pertanto assoluto e infinito. Il «Grande Io» costituisce il punto di partenza del sistema fichtiano, che deve dimostrare con una rigorosa deduzione tutti gli oggetti la natura, le cose e il nostro stesso corpo. I Fondamenti dell’intera dottrina della scienza, Yopera pitt importante di Fichte, hanno il compito di spiegare proprio que- sto, ossia come, posto I'lo quale principio originario e incondizionato, da esso si possa derivare tutta la realta sia dal punto di vista conoscitivo sia dal punto di vista materiale. D Secondo Fichte, Kant, pur avendo aperto la strada alla prospettiva idealistica, ¢ rimasto prigioniero di una visione dogmatica della conoscenza, avendo posto dei limiti al sogget- to conlammissione dell’esistenza di qualcosa di esterno e irriducibile a esso: il noumeno. In tal modo non é riuscito ad affrancare I'Io da tutto cid che é da esso differente, misco- noscendone l’infinita originalita creatrice. Al contrario Pidealismo, negando la cosa in ‘idealismo, Ii termine “idealismo” connota in linea di mas- ‘sima le filosofie che affermano I'identita tra re- alta e pensiero e pongono in quest'ultimo il fondamento razionale della prima. Nel suo si- _ | gnificato piu specifico, si riferisce alla corrente di Pensiero che si sviluppa in Germania nell'epoca romantica e che ha come fondatori Fichte e Schelling. Essa, superando la prospettiva “gno- ‘seologica” del criticismo, concepisce il sogget- to come il principio assoluto della realta, da cui Ogni cosa pud essere rigorosamente dedotta. iL Tenmine ocat Nel inguaggio comune, il ter- mine “idealista” viene riferito a chi si ispira a determinati valori¢ ideali (religiosi, etici, polit- Ci...) Perseguendoli con coerenza e tentando di realizzarli. In senso riduttivo, “idealista’ si dice anche di coloro che mirano a ideali trop- po lontani dalla realta effettiva, e che, pertan- te, mancano di senso pratico. Pit: generica- mente, la denominazione “idealismo” indica una visione del mondo in cui viene privilegiata la dimensione spirituale rispetto a quella ma- teriale. Unita 12 Lidealismo tedesco. Fichte e Schelling Plo pone il non-Io attraverso un processo inconsapevole presieduto dalla facolta _ dell’immaginazione produttiva. Con essa non si da origine a un mondo di fantasie e chimere, ma alla realta delle cose nella loro concretezza, la quale risulta, fin dal mo. mento della sua determinazione, contrapposta ai vari io empirici. In altre parole, Ja funzione produttiva inconscia dell’immaginazione non solo crea il non-Io, ma anche _ Pio empirico, che si trova inconsapevolmente correlato a una realta di cui non cono- sce lorigine. B Soltanto attraverso le varie fasi della conoscenza il soggetto arriva a comprendere come il mondo sia, in realt, una produzione dello spirito. L vari gradi della conoscen- za — la sensazione, P’intuizione, l’intelletto, il giudizio e la ragione — sono altrettan- tilivelli del processo di ri-appropriazione della realta da parte del soggetto, il quale, in una progressiva interiorizzazione dell’oggetto, si riconosce alla fine fonte di ogni cosa. Sitratta di un percorso che non pud arrivare a conclusione, in quanto Vo non pudi terrompere la sua produttivita, dal momento che si identifica, per essenza, con una fe za creatiya spontaneae senza fine. La sua vita consiste nel continuo e incessante “sforz0" di produzione e superamento del limite — Poggetto, la materia, gli istinti materiali... ~ in una tensione infinita verso ’autoperfezionamento che é, insieme, ricerca incessante della liberta. Il carattere etico dell’idealismo fichtiano B Come nel processo conoscitivo, anche nella vita morale la contrapposizione tra Tio eil non-Io é necessaria. Lo sviluppo dell’lo, infatti, consiste nel superare Purto tt Ploe non-o, un urto infinito, che si rinnova continuamente e che consente allo spirito ou strarsi come soggetto etico. In cid risiede la «missione» di autoperfezionamento di S abbiamo parlato: !'lo infinito ¢ un compito a se medesimo, é perenne attivita tesa @ uN cere gli ostacoli. B Ma qual é la meta perseguita dal soggetto? Per Fichte compito e dovere dela quello di affermare la liberta, superando di continuo le difficolta che si frapponsey sulla via della piena e perfetta realizzazione, I critici hanno voluto vedere in 44° iS sione morale, oltre al chiaro influsso kantiano, anche il ricordo della vita di stentie?? verta del giovane Fichte, che soltanto grazie alla forza della volonta e all’assidu tedes era riuscito a conquistarsi una posizione nell’ambiente accademico e cultural® Unita 12 Lidealismo tedesco. Fichte e Schelling D> Il fondamento di ogni realta ¢ pertanto l’lo puro o spirito, un processo creativo e | infinito che si articola in tre momenti essenziali: tesi, antitesi ¢ sintesi. Nel primo momento, quello basilare e originario della tesi, «l’Io pone se stesso», cio’ si rivela co- me attivita autocreatrice. Tale principio non pud essere oggetto di dimostrazione né di deduzione, ma solo di un’intuizione intellettuale originaria che coglie Pidentita dell’Io con se stesso (Io = Io). In questo caso, osserva Fichte, non si tratta soltanto di un principio logico (come A = A), ma di un principio ontologico, in quanto é Plo stesso a creare la propria essenza costitutiva. L'lo puro non é dunque una “perso- na” o un principio sostanziale e statico, ma incondizionata attivita creatrice che ha immediata e intuitiva consapevolezza di sé: esso ¢ autocoscienza 0, come dice Fichte, BD Nel momento in cui si afferma, Ilo si determina e, determinandosi, si distingue e si contrappone al diverso da sé: «lo pone il non-Io». Siamo cosi al secondo momento, quello dell’antitesi, in cui To puro deve necessariamente opporsi a un non-Io, ossia all’oggetto (dal latino ob-iectum, “gettato contro”), in quanto, essendo suprema attivita, hha bisogno di qualcosa di altro da sé per realizzarsi. II non-Io costituisce la natura intesa in senso generale come il “regno dei limiti’ e, in questo senso, comprende anche il no- stro corpo ele nostre sensazioni, che sono materiali e privi di ragione. BD _ 1 fatto che Plo, avendo posto il non-Io, si trovi a essere limitato da questo, da origine al terzo momento della vita dello spirito, quello della sintesi, che si riferisce alla concre- ta situazione del nostro essere nel mondo, in cui si fronteggiano una molteplicita di co- se (non-Io) e una pluralita di persone, che Fichte definisce «io finiti». Tale principio af- ferma: «l’Io oppone, nell’Io, all’io divisibile un non-Io divisibile». Cid significa che, ayendo posto il non-Io come antitesi indispensabile alla sua attivita, PTo siparticolariz- za nei singoli io empirici e finiti che costituiscono il mondo ela sua molteplicita, e quin- di si trova a esistere “concretamente”. lo puro Espressione che si riferisce all'lo in quanto attivitd spirituale, infinita e universale, priva di condi- zionamenti empirici (percid @ detto “puro”). L'lo & posto da se stesso e da nessun altro ( auto- creazione) ed @ iI principio primo e incondizionato, assoluta attivita creatrice e fonte della stess@ tealta delle cose. Costituisce la natura intesa in senso generale come Il “regno dei limiti’. Esso 6 posto dal’lo puro il quale, delimitandosi, produce continuamente l'altro da sé come oggetto e ostacolo indispen- eahile alla sua attivita. Anche il nastro corpo é le nostre sansaziani sana nan-lo. in quanto mate % yndamenta' pe ainaonet JjelPuomo, considerato come individvo isolate yy la missione del Wee vive con gli altri e ha il compito dj con aun essere ct voli a prendere consapevolezza del, fiat! fondamentali dell'essere umano ain. i a lui simili, con cui deve entrare un istinto fondamentale; Ucompito J Quella appena descritta ¢ " del'uomoe| Puomo non é mai solo, perché en 0 Jaformazione| tribuire alla formazione di tutti gli te : 2 entra fra dallasociett] Jegge morale chee in ognuno. Rientra fragt mettere che esistano fuori di sé altri ee ees in un rapporto di socialit’. Listinto sociale ® ts epli deve vivere in societt se vive solato, non raddice a se stesso. (La missione del dott, cit, p41) Luomo ha la missione di vivere in soc! anzi contr & un womo intero e completo, Luoma, sentendosi un io finito ma aspirando all'infinito, cerca di superare Ia propria iimiteterza partecfpando alla vita degli alti ein fal modo is 6° la societ’. Questul- eta unita di tutti i suoi membrie si fonda sul pre- tima halo scopo di realizzare la comp! litutti i suot supposto che glialtriuomini sono esseri razionalisimilia no}, con quali dobbiamo col- ollettivo. Jaborare in vista del perfezionamento morale c ‘ Per ottenere tale risultato gli uomini devono obbedire a una duplice norma. Le due leggi D> Innanzitutto, non devono trattare gli altri uomini come mezzi, ma sempre solo co- dollamorale| me fini, come aveva gia affermato Kant. Infatti, seio calpesto la liberta dell’altro, per cid stesso distruggo la mia stessa bert’, rendendomi schiavo delle passioni e dell egoismo, In secondo luogo, la legge morale ci impone di tendere non solo al nostro perfezio- namento, ma anche a quello altrui, attraverso 'educazione. L’unita degli individui, che @ il fine della societa, si pud ottenere soltanto qualora tutti ricerchino la perfezione morale, che, pur essendo irrealizzabile, va tuttavia perseguita con il maggior impegno possibile. Ladisinzione J) Da tali considerazioni Fichte fa discendere un'importante distinzione, quella traso- traStatoesocieta| cietA e Stato, Vivere nello Stato non rientra fra le finalité assolute dell’ uomo, a differenza del vivere in societa, che invece pertiene alla stessa natura umana. Lo Stato é per Fichte qualcosa di meramente empirico, che ora esiste, ma che potrebbe anche scomparire qualora gli uomini divenissero cosi virtuosi da non aver bisogno di un potere repressiv0. Lo Stato, infatti, detiene i poteri della coercizione e della repressione, grazie ai quali fa rispettare Vordine; esso, pertanto, é uno strumento in. ne possibile, ma non éun fine (> PER SAPERNE 01 P) to,p. ae pari delle altre istituzioni umane. roprio obiettiv i "i 5 Yi daee Tae direndersi superfluo, vista della migliore organizzazio- 1U, La visione protezionistica dello Sta- che sono semplici mezzi, deve porsi come } cosi come lo scopo di ogni buon padre® i i po di ogni buon p allevando e formando il figlio all’insegna dell’autonomia e dell’ icuro che «su quella via di progresso che citate dallo Stato momento, in cui reo reanalaliberacolavorg eeu” (i pp 42-43), La societa eens inctl un eciproco accordo, in pee Sli uomini e in cui tutte le volonta riescono a troval® i RACY eriore e razion; SEN di unasociet® ideale, in cui 'uomo, berate a armonia di intent, Si trata dels0B"™® i care gelante dalla ragione e sappia porte rimedi &goismi e dalle passioni, si faccia 8 Hsogno di ricorrerea unfautorita coercitiva, > SH €TFOtl (Sempre possibili) § \concettie le domande 1 L’idealismo etico di Fichte Ecco uno schema riassuntivo dei tre momenti in cui si articola la vita dello spirito: DESCRIZIONE Vo si rivela come attivita autocreatrice che ha immediata @ intuitiva consapevolezza di sé e@ autocoscienza «egoita>) V'lo pone se stesso Vlo puro deve necessariamente opporsi a un non-lo, ossia all’oggetto, in quanto, essendo suprema attivita, ha bisogno di qualcosa di altro da sé per realizzarsi Vo pone il non-lo avende posto il non-lo come antitesi indispensabile alla sua attivita, "lo si particolarizza in tanti io empirici € finiti ( singoli individu) contrapposti alle singole cose. E questa la condizione che percepiamo ogni giorno nella vita conereta Ilo oppone, nell’lo, all’io . divisibile, un non-lo divisibile | Per saperne di pit: L'educazione del popolo in Pestalozzi ii ruolo educativo della donna Johann Heinrich Pe- stalozzi (1746-1827), nato a Zurigo da famiglia prote- stante di origine lombarda, cercd di mettere in pratica le idee della filosofia di Fichte nel campo della pedagagia. Dopo |’esperimento, fallito a causa della cattiva gestione amministrativa, della scuola per bambini poveri aperta in un suo terreno agricolo a Neuhof (ne! cantone di Ber- na), Pestalozzi scrisse il ramanzo pedagogico Leonardo e Geltrude, in quatiro libri pubbiicati tra il 1781 e 1 1787, in cui mise in risalto la figura educativa fondamentale della donna. La trama, molto semplice e dal contenuto popolare e edificante, é la seguente. In un paese di pove- ri contadini, il sindaco Kummel, che é anche proprietario di un’osteria, domina come un tiranno sui cittadini, atti- randoli nella sua osteria per derubarli dei loro beni. Nella trappola di Kummel cade anche Leonardo, il marito di Geltrude, che, irretito dal vizio del bere, sperpera tutti i suoi averi. Geltrude, con {a forza dell’amore e della dispe- razione, intraprende |’opera di redenzione del marito e di tutto il villaggio, aiutata anche dal signore feudale e dal parroco. Nel carcere, in cui é stato rinchiuso, inizia anche t il ravvedimento del cattivo Kummel, che si pente e rico- nosce i motivi del male compiuto ne! disordine sociale che ha corrotto la sua natura. Negli anni sequenti, Pestalozzi diresse vari altri istituti educativi, aprendone uno suo nel 1800, nef castello della cittadina di Burgdorf. Una formazione graduale e spontanea E di questo Periodo un altro libro pedagogico, Come Geltrude istrui- sce i sui figli (1801), in cui l'autore espone i principi del suo metodo educativo, consistente nello stimolare in modo accorto e consapevole facolta che sono pre- senti nell’uomo fin dalla nascita, senza imposizioni ester ne dinorme e valori precostituiti. Seguendo la filosofia di Fichte, Pestalozzi ritiene che ta natura umana debba essere interpretata essenzialmente come attivita spiri- tuale, a cui tutto il resto si deve sottomettere (le passioni come le tendenze istintuali e materialistiche), e, in secon- do luogo, che I’istruzione debba essere graduale e pro- gressiva, facendo emergere poco per volta, e soprattut- to in modo spontaneo, dalla naturalita degli istinti la luce della consapevolezza e i valori etici e sociali. 'concetti ele dom. ‘ nde 1 Lidealismo etico di Fichto cto egli tenderebbe a interpre! questo el 4 ‘pretare tutto cid imi mi rin janatura, la molteplicita delle cose, la See a Pe coeanL * u we pone per metterst alla prova, un oétacolo che lo.spi ‘ pte si pone sulla stessa linea di Kant, sostenendo che !'uomo pud essere Soggetto ~ soltanto nella misura in cui & atic” soltant i € autonome, ossi ane Bis Lae ia libero da condizionamenti esterni, L pa : ed a aie deve determinarsi da sé e non lasciarsi mai determinare da ua s egli deve e “ gli deve essere cid che e, soltanto perché egli vuole e deve essere cid (La missione del dotto, trad, it, di V. E, Alfieri, La Nuova Italia, Firenze 1973, p. 14) La superiorita della morale per Fichte il mondo esiste in funzione dell’attivita dell'To e della sua vita morale; esso &, prima ancora che oggetto della conoscenza, presupposto indispensabile dell’azione eti- ca. Ne consegue che la vita morale ha il “primato” rispetto alla vita teoretica. Ecco anco- rale parole del filosofo a questo proposito: Liuomo esiste per divenire eg stesso sempre migliore moralmente ¢ pet rendere miglio- re materialmente e (se consideriamo I'uomo nella socit8) moralmente tuto quanto lo circonda, conquistandosi cos! una felicita sempre maggiore. (La missione del dotto, cit. p.24) ‘aqme ha la missione di forgarese stesso, attuando nella vita quotidiana, atraver- solimpegno etico,quellasua dimensione peculare 2 costiutaesenzialmente dal Tiber Pur essendo unto finite, € Gunaue espos alla dipendenza dalle cove e dale oh i is ealizzarsi come Io puro. ee eee ariltura, che, come suggerisce Ietimologia del termine, deri ae ate anole che sinuccs colle. {implica Pidea di unVeducazione e vante dal erBO at grazie alla ragione che, sol, in grado di sontom eto eli formazione éOm a. facendo trionfare lo spirit sulla materia, Quest'ultimo obiettivo, iatinti ela Sens mente raggiungible e siconfigura come un compitoincessante.Se | perd,non BcOMPIET TY ostacol allazione deli uomo, infatti, svanirebbe anche lo Stre- venissero meno 0 egupposto della vita morale dungue, dela stessa vita dello spi- vet eis Pavvicinarsi infinitamente a questa meta éla vera missione dell’uomo rite: a wae ob in quanto essere ragionevole ma into, in quanto essere sensibile in ae 1. 24). In questo senso Fichte afferma che «non vale nulla esser liberi; ma > N diventariol»: Pio non pud raggiungere la perfezione eT'infinito, ma infini- eae 8 i suo impegno continuo di autoperfezionamento. finterrogazione © Perch i soagetto concreto considera il mondo come indipendente da 86? 2 Qual il principale obiettivo dello per Fichte? 's, Perché la.vita dello spirito si quialifica come sforzo continuo? gcioe una realtd esterna e indipendente dall’uomo, e affermando’infi i ; : » infinit tla filosofia che meglio ne esprime la totale incondizionatezza, LI oe ie soggetto, considerato libero nella misura in cui non é secondario né ape (o, infatti, pud essere 3 ‘ ‘ ea lente da un mondo di cqseesterne, MaNICE visto come originario, ossia come il principio da cui il mondo me gon solo il suo significato” (1a sua “forma”), ma anche la sua stessa “realt¥” La differenza tra dogmatici e idealist laconseguenza fondamentale della svolta idealista, secondo Fichte, é che proclamando Jassoluta libert& del soggetto si apre la possibilita di una piena realizzazione dell’im- pegno etico; possibilita preclusa, invece, dal dogmatismo, che, restando prigioniero dell’ingenua credenza in base a cui la nostra conoscenza dipende dalle cose, implica la negazione della liberté e, dunque, della moralita, Questa tesi viene espressa dal filosofo nella Prima introduzione alla dottrina della scienza (1797), in cui egli riconosce Tideali- smo e il dogmatismo come i due sistemi filosofici a cui possono essere ricondotti tutti gialtri. La scelta trai due orientamenti dipende, per Fichte, non tanto da considerazio- nitazionali (dato che sia la cosa in sé, presupposto del dogmatismo, sia I'Io puro, pre- supposto dell’idealismo, sono assunti come principi “inconfutabili”), quanto gore vamento. delle persone che li abbracciano e da unlopeions di tipo etico. Lindividuo fiacco e inerte, infatti, sara per natura orientato verso il dogmatismo, il quale, conside- rando la soggettivita come dipendente dalla realta esterna, Sa a Eas eee mate- valists ¢ determainista chepducal auOnont delPio. L’ ppd sen Poss traprendente, viceversa» sara attratto spontaneamente dail ica ismo, che afferma Pinfini ? soluta sovranita. c { mh nth ie gine sper Fichte non esoltanto un coerente & rigoroso sistema filoso- 7idealismo, 4 che consente di superar i izioni della dottrina kantiana, ma i ele difficolta e Je contraddi joni ¢ Be Net ae a celta di vita che coinvolge tutti gli aspetti della personalita e @ anche e sopral the richiede un impegn° totale ¢ incondizionato. che richic , it momenti della vita dello spirito Lice ita mobile néstaticosin quanto anelito verso la liberta, @ spirito, in- @ Lilo di Fichte nom gale meta di perfezione. Volendo sintetizzare in un motto il finita tensione VE", yuo essere ricondotto all’espressione “I'lo deve essere”, nel sen- pensiero di Fichte mente impegnato in un faticoso processo di autorealizzazione, carat- so che & Ben ii concetto tipicamente romantico di Streben, che significa “sforzo’, tere espses ison jpoltre, non si identifica con Pio personale di ciascun individuo ~ Giovan- a , ossia con Vio empirico, ma éI’lo puro o universale, inesauribile vy, Andrea: PANTO “creatore” proprio perché conferisce senso e realt’ al mondo il qua~ attivitl Tecate, non potrebbe esistere, Che cosa sarebbero, infatti, le montagne, gli im- Te, diverse 'g anche solo i fiori, gli insetti e gli enti pit. umili, senza una coscienza che ome esistenti, cio’ che ne abbia una rappresentazione, illuminandoli del- o isc Y FppereePlace e facendoli accedere al mondo del significato? Null apres sasposta dell'idealismo. ea ve Lanatura e la materia Per quanto difficile e appare realta dall’Io puro € talenel sistema di Fic! recome la natura e il mondo ( soggetto, esistenti prim: essere compresi quali mome! imprescindibili dell’infinita att li“funzioni” della sua opera creatrice. In questa prospettiva [o, no te la posizione del non-lo e la sua frantumazione he molteplicita degli io finiti, irici sono manifestazioni pat! bh i a punto sorge inevit : e als corn oggetto € antitesi lene iy a considera il mondo c Sian af cose cl appaiens, ? Secondo Fichte a quest ae a dj lui come “materi ria al senso comune, la “deduzione” della @ ta negazione della realta ntemente contral a filosofico e riveste un ruolo fondamen- indipendente coerente dal punto di vist hte. Con tale argomentazion® infatti, il filosofo intende dimostra- {] non-Io) non siano realta autonome € indipendenti dal e autonoma @ della sua conoscenza, ma debbano invece Gee nti indispensabili della stessa vita dello spirito, correlati ivita della soggettivita. Fssi esistono per 'loe nell’Io, qua- nostan rimane un sogge! co e infinito di cui i singoli io tto uni ticolari. abilmente un interrogativo: se davvero elo che BRS epi A pone Vattivita i i della sua attivita, perché Lio empirico, ciovilsogget- | 4 eee cn ione produttiva ome qualcosa di indipendente da sé? In altre paro- me e separate da noi come se fossero oggetti autono) bile rispondere considerando che , domanda € possil | - Iconcettie le domande 1 Videalismo etico di Fichte La «missione» del dotto Nell’ambito del suo progetto - culturale e pedagogico al tempo stesso = di perfeziona- mento dell’umanita, Fichte assegna un ruolo del tutto particolare al «dotto», ossia all’in- tellettuale che, ancor pitt degli altri uomini, non pud vivere isolato, incurante delle sor- tidi tutti. La sua missione é nobile ed elevata, ma cid non significa che egli debba insuperbirsi; anzi, ha motivi per essere il pid modesto, perché sa che é destinato a un obiettivo dal cui raggiungimento rimarra sempre lontano, Ma in che cosa consiste tale missione? Vintellettuale deve stimolare le altre persone a perseguire Pideale di perfezionamento morale che élo scopo del singolo € dell’umani- ta intera. A tal fine egli deve possedere innanzitutto una conoscen7a autentica dei biso- gni umani, cioe la consapevolezza dei doveri spirituali e morali dell’uomo (> PER SA- PEANE 01 PIU, L'educazione del popolo in Pestalozzi, p. 554). Per questo, Fichte ritiene che la filosofia sia 1a scienza suprema, perché é quella che pitt delle altre riesce 4 penetrare Yessenza delle cose. Spetta inoltre al dotto indicare i mezzi pit idonei al raggiungimento della perfezione spirituale, perché un sapere che non sia in grado di fare ‘Gio ¢ inesorabilmente inutile. ‘A tal fine la filosofia deve farsi coadiuvare dalla storia, che guarda al passato e regi- stra i datie gli stadi del perfezionamento morale che lo spirito ha raggiunto nelle varie epoche. La storia, dunque, ¢ importante perché ci permette di cogliere i fatti, ma senza la filosofia é incapace di interpretarli e orientarli verso il futuro. Storia e filosofia rap- uti essenziali del patrimonio conoscitivo del dotto, un patrimonio presentano i conten\ z che Fichte denomina ‘adottrina del dotto» e che deve essere impiegato in vista dell’uti- lita sociale: qo scopo ditutie queste conoscenze &, dunque, quello di procurare che per mezzo di iano sviluppate in modo polorme: pero con costante progresso, tutte le attitudi iro. prie dell’ umanita; e di qui siricava, allora, la vera missione che é assegnata alla cl: oe ta essa consiste nel sorvegliare dalf’alto il progresso effettivo del ie aoa a ¢ nel promuovere costantemente questo progresso. Feriot sonob whet as (La missione del dotto, cit., pp. 91-92) SER nih Vo ictan~ Ao la Unita 12 L’idealismo tedesco. otto la missione di sorve ellettuale su u fonda cul Attribuendo al d Pautore non intende porre lint ni, ma vuole riferirsi alla pit pro do di comprendere cid che gli altri tra si sociali, ma per adempiere a tale gr stesso, poiché dal suo progresso dipende q innanzi agli altri, per aprir loro la strada, esp’ (ivi, p. 94). Per quanto tali parole oggi possan testo storico in cu presso ampi strati della popolazione e l'istruz ne dell’alfabetizzazione di massa. scurano. Il avoso ufficio deve sforzarsi di progredire eg|j uello degli altri: «Egli deve essere sempre i il filosofo le aveva pronunciate, jone muovev: Fichte © Schelling gliare «dall’alto» il progresso uma n piedistallo che lo separi dagli ee tura che egli possiede, che lo mette in ua dotto, dunque, deve guidare le clas. lorarla innanzi a loro e fare da guiday o sembrare fuori luogo, non si dimentichiil con. quando la cultura non era diffusa ai primi passi nella cirezio- "er saperne di pit: La visione protezionistica dello Stato a Stato commerciale chluso 6 {titolo di uno seritto di Fichte del 1800, in cul I'autore sostiene un'idea di tato differente rispetto a quella, sostanzialmente libera- * che si trova nelle Lezioni sulla missione del dotio. Con l'andare degli anni il flosofo attenua la sua visione pica circa un futuro in cul gli uomini potranno fare a Neno dell'autorita, in quanto capaci di autoregolarsi lbe- "mente, @ si dichiara favorevole invece a un rafforza~ 'ento dello Stato, Infatt, soltanto grazie ad un governo veg nflessibile gli animi dei singolpotranno esser0 "Salio predisposti al conseguimento della viru. Ne Ie “Sl0 Commerciale chiuso Fichte glunge a ritener® a ‘Suno che jo Stato controll le ativta economiche Me ~*4 Politica di tipo protezionistico (che tenda clo® Bee “8969 le attivita produttive nazional con interven imitano la concorrenza di Stat! esteri, ad ssemplo me- diante tasse sul prodotti di importazione), Quindi, suddi- visi | cittadini nelle tre grandi categorie dei produttori (contadini, pastor! 6 minatori), degli artigiani e dei com- merelanti, lo Stato dovra garantire loro sfere Specifiche di Inizlativa, con consequenti doverl © diritti, Anche sull’in- sleme dell'attivita commerciale occore esercitare funzio- nidi controllo, arrivando a chiudere le frontiore per impe- dire alle merci stranlere di affluire e a quelle interne di uscire, in un programma di vera e propria autarchia (au- tosufficienza) economica. Sitratta di idee che preannunciano | fi lo Stato etico in Hegel, ma cho te, coesistono con la piti alta spiritual 6 ideale, luturl sviluppi del- in Fichte, Paradossaimen. affermazione della iborta, |

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