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CAPITOLO SESTO SPINOzA E Not! «Spinoza € noi»: questa formula pud voler dire molte cose, ma, fra le altre, «noi nel mezzo di Spinoza». Tentare di percepire e di comprendere Spinoza a partire dalla meta. Genralmente si comincia dal primo principio di un filosofo. Ma cid che conta @ anche il terzo, il quarto, o il quinto principio, Tutti conoscono il primo principio di Spinoza: una sola sostanza per tutti gli attributi. Ma tutti conoscono anche il terzo, il quarto o il quinto principio: una sola Na- tura per tutti i corpi, una sola Natura per tutti gli indivi- dui, una Natura che & essa stessa un individuo che varia se- condo un’infinita di modi. Non & pit l’affermazione di una Sostanza univoca, @ il dispiegamento di un piano comune dé immanenza in cui stanno tutti i corpi, tutte le anime, tutti gli individui. Questo piano di immanenza o di consistenza non ® un piano nel senso di uno schema mentale, progetto © programma, @ un piano nel senso geometrico, sezione, 1, Quest testo 8 apparso in versione parziale mela Rerue desist, EAN 152 intersezione, diagramma. Allora, essere nel mezzo di Spi- noza significa essere su questo piano modale, o piuttosto installarsi su questo piano; il che implica un modo di vive- re, una condotta di vita. Che cos’é questo piano e come lo si costruisce? — si trata infatti di un piano interamente dimmanenza, che tuttavia deve essere costruito, affinché si possa vivere in modo spinozista. In che modo Spinoza definisce un corpo? Spinoza defini: sce un corpo qualunque in due modi simultanei. Da una parte un corpo, per piccolo che sia, comporta sempre un’infinita di particelle: sono i rapporti di moto o di quiete, di velocita ¢ lentezze fra particelle che definiscono un cor- po, V'individualita di un corpo. D’altra parte, un-corpo af- fetta altri corpi, 0 @ affetto da altri corpi: questo potere di determinare affezioni o di venire affetto che definisce per- cid un corpo nella sua individualita, In apparenza si trata di due proposizioni assai semplici: una @ cinetica, I’altra di- namica. Ma, se cisi installa veramente nel mezzo di queste Proposizioni, se le si vive, tutto diventa ancor pit compli- cato ¢ ci si ritrova spinozisti prima ancora di aver capito perché, Infatti, la proposizione cinetica ci dice che un corpo si definisce attraverso dei rapporti di moto e di quiete, di len- tezza ¢ velocita fra particelle. Vale a dire: un corpo non viene definito mediante una forma o delle funzioni. La for- ma globale, la forma specifica, le funzioni organiche dipen- deranno da rapporti di velocitA e di lentezza, Lo stesso svi- luppo di una forma, il processo di una forma, dipende da duesti rapporti, ¢ non l'inverso. L’importante concepire la vita, ogni individualita di vita, non come una forma, 0 aa ma ma come un rapporto complesso di fra rallentamento ¢ accelerazione di ea pea anata di velocitd e di lentezze su un musicale dipenda da youmilmente, accade che una forma pporto complesso fra velocit’ ¢ 153 lentezze delle particelle sonore. Non 2 soltanto una questio- ne di musica, ma di modo di vivere: & per velocita e lentezza che si scivola tra le cose, che ci si coniuga con altre cose: non sicomincia mai, non si fa mai tabula rasa, si scorre fra, si penetra dal mezzo, si sposano dei ritmi o li si impone. La seconda proposizione riguardante i corpi ci rinvia al potere di determinare affezioni o di esser affetti, Non si defi- niri un corpo (0 un’ anima) secondo la sua forma, né secon: doi suoi organi o funzioni: e nemmeno lo si dovra definire in quanto sostanza 0 soggetto. Ogni lettore di Spinoza sa che icorpi e le anime non sono, per Spinoza, né sostanze né soggetti, ma modi. Tuttavia, accontentarsi di pensarli teori camente non basta, Perché, concretamente, un modo & un rapporto complesso di velocita e lentezze, nel corpo cost co- me nel pensiero, ed @ una capacita di affettare o di essere af- fetto del corpo o del pensiero. Concretamente, se si defini- scono i corpi e i pensieri come delle capacit’ di affettare o di essere affetti, molte cose cambiano. Allora si comincia a de- finire un animale, 0 un uomo, non piti secondo la sua for- ma, i suoi organi o le sue funzioni, né come mint soggetto: si co- a definirlo per gli affetti di cui capace. Capacita di affetti, con una soglia massimale e una soglia minimale — & “na nozione consueta in Spinoza. Si prenda un animale qualunque ¢ si faccia una lista di affetti, non importa in che ordine. I bambini lo sanno fare: il piccolo Hans, in base a quanto Freud dice del suo caso, fa la lista delle affezioni di un cavallo da tiro che trascina una carrozza in una cittd (es- Sere fiero, avere dei paraocchi, andar veloce, tirare un cari- Co pesante, Scrollarsi, esser frustato, far ramore con le zam- Ps, ecc.), Per esempio: vi sono differenze pitt grandi fra un Cavallo da lavoro o da tiro, e un cavallo da corsa, che fra un bue un cavalo da tiro, Questo perché il cavallo da corsa e ilcavallo da lavoro non hanno gli stessi affetti, né la stessa fautnza di essere affeti; il cavallo da lavoro ha piuttosto af- “zioni comuni al bue, 154 Si vede chiaramente che il piano di immanenza, il piano di Natura che distribuisce gli affetti, non separa affatto cer- te cose che si potrebbero dire naturali da altre che si potreb- bero dire artificiali. L’artificio fa completamente parte del- la Natura, poiché ogni cosa, sul piano d’immanenza della Natura, si definisce per dei concatenamenti di movimenti e di affetti in cui entra, siano questi concatenamenti artificia- Ii o naturali, Molto tempo dopo Spinoza, alcuni biologi e naturalisti si sforzeranno di descrivere dei mondi animali definiti dagli affetti e dalle capacita di determinare affetti o di essere affetti. Ad esempio, J. von Uexkiill lo fara per la zecca, animale che succhia il sangue dei mammiferi. Egli definira questo animale in base a tre affetti: il primo di luce (arrampicarsi sulla sommit& di un ramo); il secondo, olfat- tivo (lasciarsi cadere sul mammifero che passa sotto il ra- mo); il terzo calorifico (cercare la zona senza peli e pid cal- da). Un mondo con tre affetti solamente, in mezzo a tutto cid che accade nella foresta immensa. Una soglia «ottima- le» ¢ una soglia «pessimale» nel potere di essere affetti: la zecca sazia che ¢ destinata a morire, e la zecca che & in gra- do di digiunare per moltissimo tempo?. Studi simili, che definiscono i corpi, gli animali o gli uomini, in base agli af- fetti di cui sono capaci, hanno fondato quella che oggi vie- ne detta etologia. Questo vale per noi, uomini, non meno che per gli animali, perché nessuno conosce in anticipo gli affetti di cui @ capace; @ una lunga storia di sperimentazio- ne, & una lunga prudenza, una saggezza spinozista che im- plica la costruzione di un piano di immanenza o di consi- stenza. L’Etica di Spinoza non ha nulla a che vedere con una morale, egli la concepisce come una etologia, cio® co- me una composizione di velocita ¢ lentezze, di capacita di affettare e di essere affetti su questo piano d'immanenza. Ecco perché Spinoza lancia vere e proprie grida: voi non * J-von Uexkiill, Mondes animaux el monde humain, Gonthie 155 sapete cid di cui siete capaci, nel bene e nel male, non sape- te in anticipo cid che pud un corpo o un’ anima, in un deto incontro, in una data concatenazione, in una certa combi. nazione. L'etologia, @, innanzitutto, lo studio dei rapporti di velo- citae di lentezza, delle capacit& di affettare e di essere affet- ti che caratterizzano ogni cosa. Per ogni cosa questi rap- porti ¢ queste capaciti hanno una ampiezza, delle soglie (minimum © maximum), delle variazioni © trasformazioni proprie. Essi selezionano nel mondo o Natura cid che corri- sponde alla cosa, cio cid che affetta 0 & affetto dalla cosa, cid che muove 0 & mosso dalla cosa. Ad esempio, dato un certo animale, a che cosa tale animale @ indifferente nel mondo immenso, a che cosa reagisce positivamente o nega- tivamente, quali sono i suoi alimenti, quali i suoi veleni, che cosa «prende» dal suo mondo? Ogni melodia ha i suoi contrappunti: la pianta e la pioggia, il ragno ¢ la mosca. In nessun caso dunque un animale, una cosa, @ separabile dai suoi rapporti con il mondo: l’interiore & solo un esteriore sclezionato, l’esteriore un interiore proiettato; la velocitA 0 la lentezza dei metabolismi, delle percezioni, azioni e rea- zioni si concatenano per costituire quell’individuo nel mondo. E, in secondo luogo, vi é il modo in cui questi rap- porti di velocita ¢ lentezza sono effettuati secondo le circo- stanze, 0 con cui questi poteri di essere affetti sono soddi- sfatti. Infatti essi vengono sempre soddisfatti, ma in manie- ta assai diferente, a seconda che gli affetti presenti minac- Cino la cosa (diminuiscano la sua potenza, la rallentino, la Tiducano al minimo), o la confermino, l’accelerino e Pau- mentino: veleno 0 nutrimento? Con tutte le complicazioni del caso, dato che un veleno pud essere di nutrimento per luna parte della cosa considerata. Infine, l’etologia studia le Somposizioni dei rapporti o dei poteri fra cose ae) esto & un altro aspetto ancora, distinto dai prece oon Prima si trattava infatti di sapere solamente in che modo 156 una cosa considerata possa decomporre altre cose, dando loro un rapporto conforme a uno dei propri, 0, al contra- rio, come essa rischi di venire decomposta da altre cose Ma ora si tratta di sapere se dei rapporti (quali?) possono comporsi direttamente per formare un nuovo rapporto pit esteson, 0 se dei poteri possono comporsi direttamente per costituire un potere, una potenza pid «intensa». Non si tratta pid di utilizzazioni o di catture, ma di sociabilita e di comunita. In che modo degli individui si compongono per formare un individuo superiore, all’infinito? In che modo pud un essere prenderne un altro nel suo mondo, pur con- servandone o rispettandone i rapporti o il mondo a lui pro- pri? E a questo riguardo, per esempio, quali sono i diffe- renti tipi di sociabilita? Qual 2 la differenza fra la societa degli uomini e la comunita degli esseri ragionevoli?... Non si trata pid di un rapporto di melodia ¢ contrappunto, o di selezione di un mondo, ma di una sinfonia della Natura, di una costituzione di un mondo sempre piti grande ¢ intenso. Secondo quale ordine e in che modo comporre le potenze, Je velocita ¢ le lentezze? Piano di composizione musicale, piano di Natura, in quanto essa costituisce I’Individuo pid intenso € pitt esteso le cui parti variano in una infinita di modi. Uexkiill, uno dei principali fondatori dell’etologia, @ spinozista nel mo- mento in cui definisce per prima cosa le line melodiche 0 i rapporti contrappuntistici che corrispondono a ogni cosa, ¢ in secondo luogo quando descrive una sinfonia come unit& superiore immanente che prende ampiezza («composizione naturale»). Una simile composizione musicale interviene in tutta I’Etica, costituendola come un solo e medesimo In- dividuo i cui rapporti di velocita lentezza non cessano di variare, successivamente e simultaneamente. In ordine successivo, come abbiamo visto per le diverse parti dell’ Eti- ca, che sono affette da velocitA relativamente cangianti, fi- no alla velocita assoluta del pensiero nel terzo genere di co- 157 soscenza. E simoltaneamente, nella misura in cui proposi- nei e scoli non vanno alla stessa andatura, ¢ compongo- no due movimenti che si attraversano. L’ Etica, composizio- 1 fi eu tute le parti sono trascinate dalla pit grande velo- "tye nel movimento piti ampio. In una pagina assa bella Tagneau parlava di questa velocita e di questa ampiezza, the li facevano paragonare I’Etic a una musica, folgoran. te wrapidita del pensiero», «potenza in profonda estensio- neo, «potere di percepire in un solo atto il rapporto del pit gran numero possibile di pensieri»? In breve: se siamo spinozisti non definiremo alcunché né secondo la sua forma, né in base ai suoi organi e alle sue fanzioni, né in quanto sostanza o soggetto. Prendendo a prestito dei termini dal Medio Evo, oppure dalla geografia, definiremo qualcosa secondo longitudine ¢ lattudine. Un cor- po pud essere qualunque cosa, pud essere un animale, pud Essere tun corpo sonoro, pud essere un’anima o un’idea, pud essere un corpus linguistico, pud essere un corpo socia- fe, una collettivita. Diciamo longitudine di un corpo qua- junque l'insieme dei rapporti di velocita elentezza, di moto edi quiete fra le particelle che, da questo punto di vista, lo compongono, ciot fra elanenti non formatit. Diciamo latitu- dine Vinsieme degli affetti che occupano un corpo in ogni momento, cioé gli stati intensivi di una forea anonima (forza disistere, potere di essere affetti). Stabiliamo cost la carto- grafia di un corpo. L’insieme delle longitudini e delle lat tudini costituisce 1a Natura, il piano di immanenza o di + Jules Lagneau, Céébreslzons at fagmets, cit.» pp. 67-68, Questo testo di Lagnbau fa pete del grandi tet su Spinoza. Anche Romain Rolland, quando para della Plocith del pensiero e dellordine musicale in Spinoza: bie: Aarne un de "Eta de Spnece, ed. dy Sablir, 1931. In eth em tna veloc del pensiro pid grande di ogni velocit data pud essere Firovsio 2 Empedocle, Demoerito o Epicuro. * Gf. cid che Spinoza chiama i «corpi pit sempli 0, né forma o figura, ma sono infinitamente infinia.'Hanno tuna forma solo i corpi compost ai av ‘engono sotto questo 0 quel rapport Essi non possiedono né ‘cli e vanno sempre pet } corpi semplici appar 158 consistenza, sempre variabile, e che non cessa di venire ri- maneggiato, composto ¢ ricomposto dagli individui ¢ dalle collettivit’. Vi sono due concezioni del tutto opposte del termine «piano», 0 dell idea di piano, anche se queste due concezio- ni si mescolano, ¢ se si passa dall’una all’altra insensibil- mente. Si dice piano teologico ogni organizzazione che vie- ne dall’alto, e che si riferisce a una trascendenza, anche na~ scosta: intenzione nella mente di un dio, ma anche evoluzio- ne nelle supposte profondita della Natura, o anche organiz- zazione di potere in una societ’. Un tale piano pud essere strutturale 0 genetico, ed entrambi insieme; esso riguarda sempre delle forme ¢ i loro sviluppi, dei soggetti ¢ le loro for- mazioni. Sviluppo delle forme ¢ formazione dei soggetti: & il carattere essenziale di questo primo tipo di piano. F. dunque un piano di organizzazione e di sviluppo. Percid rimarra sempre, comunque lo si definisca, un piano di trascendenza che dirige sia le forme sia i soggetti, e che resta nascosto, che non @ mai dato, che pud solo essere profetizzato, congettu- rato, inferito a partire da cid che fornisce. Infatti esso dispo- ne di una dimensione in pili, implica sempre una dimensio- ne supplementare alle dimensioni del dato Al contrario, un piano d’immanenza non dispone di una dimensione supplementare: il processus di composizione deve essere afferrato per se stesso, attraverso cid che da, in cid che esso da. E un piano di composizione, non di organizzazione né di sviluppo. Forse i colori potrebbero indicare il primo ti- po di piano, mentre la musica, i silenzi ¢ i suoni appartengo- no al secondo tipo. Non vi pid forma, ma solo rapporti di velocita fra particelle infime di una materia non formata. Non vié piit soggetto, ma solo stati affettivi individuanti la forza anonima. Qui, il piano non contiene che movimenti e quiete, dei carichi dinamici affettivi: il piano sara man ma- no percepito con cid che ce lo fa percepire. Non viviamo, non pensiamo, non scriviamo nella stessa maniera sull’uno 159 o sull’altro piano. Goethe, o anche Hegel per certi as sono potuti passare per spinozisti.. Ma non lo sono ve te perché non hanno mai cessato di ricongiungere il piano alorganizzazione di una Forma e alla formazione di un Soggetto. Gli spinozisti sono piuttosto Hlderlin, Kleist, Nietzsche, poiché essi pensano in termini di velocita e a lentezze, catatonie congelate © movimenti accelerat, menti non formati, affetti non soggettivati. Pud capitare che certi scrittori, poeti, musicisti, regist, anche certi pittori, persino alcuni lettori occasionali, si tro. vino a essere pili spinozisti che i filosofi di professione. B questione di concezione pratica del «piano». Non certo che sisia spinozisti senza saperlo. Ma, assai di pit, vi un cu- rioso privilegio di Spinoza, qualcosa che sembra non sia riuscito che a lui. B un filosofo che dispone di un apparato concettuale straordinario, estremamente spinto, sistemati- co ed erudito; tuttavia egli & al massimo grado l’oggetto di un incontro immediato e imprevedibile, tale che anche un non filosofo, 0 perfino chi & privo di ogni cultura, pud iceverne una illuminazione improvvisa, un «lampo». E come se ci si scoprisse spinozisti, come se si arrivasse al cuore di Spinoza: si viene risucchiati, trascinati nel sistema onella composizione. Quando Nietzsche scrive: «sono stu- pefatto, incantato... Non conoscevo Spinoza quasi per nul- la; se sento bisogno di lui, questo I'efletto di un atto istinti- w...»5, non parla solo in quanto filosofo, soprattutto — forse — non in quanto filosofo. Uno storico della filosofia tanto rigoroso come Victor Delbos era sorpreso da questo fatto’: i] doppio ruolo di Spinoza, modello esteriore eal claborato, ma al tempo stesso segreto impulso interno; Be doppia lettura di Spinoza, da un lato Jettura sistematica peti, ramen- cle- § Nietzsche, lettera a Overbeck, 30 luglio 1881: “a das I'isaze do © V.Delbos, Le problme moral dans la phileuaphie de Spinoza dors ere Se ‘nee, Alcan, Libra goa pin importante ce i bro ea ulore, Lespinosisme, Vin. 160 la ricerca dell’idea di insieme ¢ dell’unita delle parti, ma d’altra parte, contemporaneamente lettura affettiva, senza idea dell’insieme, in cui si viene coinvolti o depositati, mes- si in movimento o in quiete, agitati o tranquillizzati secon- do la velocita di questa o quella parte. Chi spinozista? Talvolta, certo, chi lavora «su» Spinoza, sui concetti di Spinoza, a condizione che cid avvenga con sufficiente rico- noscimento ed ammirazione. Ma lo @ anche chi, non essen- do filosofo, trae da Spinoza un affetto 0 un insieme di affet- ti, una determinazione cinetica, un’impulso, e che fa per- cid di Spinoza un incontro e un’amore. Il carattere unico di Spinoza & che lui, il pid filosofo dei filosofi (egli non recla- ma che filosofia, al contrario dello stesso Socrate...), inse- gna al filosofo a divenire non filosofo. Ed é nel libro quinto, che non 2 affatto il pid difficile, ma il pidi rapido, di una ve- locit& infinita, che il filosofo e il non filosofo si ricongiungo- no, come un solo e medesimo essere. Straordinaria compo- sizione del libro quinto, e del modo in cui vi ha luogo I’in- contro del concetto ¢ dell’affetto. E il modo in cui questo incontro @ preparato, reso necessario dai movimenti celesti € sotterranei che, tutti ¢ due insieme, compongono i libri precedenti. Numerosi commentatori hanno amato tanto Spinoza da evocare un Vento quando parlano di lui. E, infatti, non vi 2 altro paragone se non col vento. Ma si tratta del grande vento calmo di cui parla Delbos in quanto filosofo? Oppure del vento-raffica, del vento stregonesco di cui parla «l’uo- mo di Kiev», non filosofo per eccellenza, misero ebreo che acquistd I’ Etica per un copeco ¢ non ne comprese mai l’in- sieme?? Entrambi, poiché I’ Etica comprende sia l’insieme continuo di proposizioni, dimostrazioni corollari, sia il grandioso movimento del concetto ¢ la discontinua conca- tenazione degli scolii, come un gettito di affetti e d’impulsi, 7 Gir. iltesto di Malarnud citato allinizio, 161 una serie di raifiche. Il libro quinto é lestrema unita esten- siva, ma in quanto @ anche la pid assottigliata punta inten. siva: non vié pid alcuna differenza fra il concetto e la vita Ma, gid prima, la composizione o l’intrecciarsi delle disc componenti era cid che Romain Rolland chiamava «il sole bianco della sostanza» ¢ «le parole di fuoco di Spinoza»,

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