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IL CARME ANACREONTICO DI LEONE VI Fu merito di Pietro Matranga ayer destato interesse per la pocsia anacreontica ai eta bizantina: fra il 1840 ¢ il 1850 pubblicd tutti i testi contenuti nel codice Wat. Barb. gr. 310, insieme ad alcune anacreon- tee ritrovate sporadicamente in altri codici ('). Fra queste ¢’8 il carme xarwwxsixéy dell'imperatore Leone VI. il Saggio; Matranga, An. Gr. (1850) pp. 683-686, lo pubblicd da un codice viennese, il Vind. theol. gr. 265, basandosi su una copia che ne era stata eseguita per lui da Joseph Miiller (cfr. An. Gr. pp. 27 © 29-30). Il codice cartaceo, di soli 24 fogli, é descritto nell’antico catalogo del Nessel, Cat. mss. Caesareae Vindobonen- sis, T (1690), pp. 373-374, dove @ dichiarato < mediocriter antiquus >. In questo caso il Matranga fu felice nella ricerca della fonte, perché il testo del manoscritto viennese, per certi aspetti, era migliore di almeno uno dei due codici messi in luce pit tardi, Christ e Paranikas, nel loro volume di carmi cristiani ©, ripubblicarono il carme di Leone, ma adoperarono per l’edizione due codici bavaresi, Monac. gr. 25 e 201, seguendo essen- zialmente il primo (). Cosi perd eliminarono dal testo pareechie sestine, che invece svolgono una funzione ben precisa nella struttura del carme: ritornano infatti ogni quattro strofe dell’alfabetario, dopo le lettere A, ©, M, IL, Y, © (ripetendo Ia medesima lettera iniziale), e quindi corrispon- dono ai cuculia delle tipiche anacreontiche sofroniane. Cid venne accen- nato da Hanssen (1889), poi illustrato da Nissen (1940), quindi discusso da Anastasi e recentemente da Gallavotti sotto il profilo tecnico, da Ma- risa Solarino sotto il profilo stilistico (). carme di Leone VI @ tramandato da parecchi altri codiei, 3 nora inesplorati, alcuni dei quali offrono nuove Iezioni testuali ¢ mat questione delle sestine omesse. Per ora metterd jn vidensa tre codicil Veneziani (Mare, gr. 436, cl. 1109, 11 122), tre Pare sini della Biblioth¢que Nationale (Par. gr. 12 © 1782, Par. lat. 3282), « Vat. gr. 207 ¢ 2205 (). Il pid interessante @ il Marc. gr. 436, databile so Ia fine del Duecento, ¢ appartenuto alla libreria del cardinale B 4 tione nel Quattrocento; oltre ad essere uno dei pid antichi manoscritti che contengono il carme, la sua redazione aleune varian che migliorano la vulgata; in pid Iuoghi concorda con il Monac. gr. 20 che & pure del Duecento. Notevole anche il Par. gr. 1782 del sec. XIV (secondo la rapida indicazione del catalogo di Omont). Invece il Vat, 2265, del sec. XIV, @ limitato alle prime due sestinc ¢ non da nulla Gl testo (tranne tva- nus al v. 5), ma é interessante per lintitolazione qui a p. 20), in quanto completa il titolo con V'indicazione dello schema metrico; in cid concorda con il Par, gr. 12, che @ databile con precisione, perché anno 1419 @ indicato nella soscrizione del copista, Matteo Sur. paxevbiens (ved. Vogel-Gardthausen, Die griech. Schretber, pp. 297-298). In entrambi viene citato nel titolo un hirmds famoso, come é costume nel testo dei canoni liturgici: mplg b « 'O obpavbv tole fovpoc (cfr. En rica Follieri, Initia Hymnorum Ecclesiae Graecae, UN, pp. 126-127). L'indicazione dello schema metrico, ma con una alteracione testuale nella citazione dello hirmds, ¢ presente in un altro codice, il Monac. gr. 25, del sec: XVI (secondo la. descrizione di Hardt nel eatalogo della Biblioteca Bavarese): ostyo dvaxpetvein qadniyewn pbc chy obpevéy. Tale citazione potrebbe riferirsi ad una strofe che comincia Tov obpavi axtzes 2026 (ved. Follieri, cit, IV, p. 223); & un testo molto pili aro, e lo schema della lungs. strofe non corrisponde alla sestina di ottonari che governa il carme di Leone; quindi c’é una confusions di rode 7 «'O abpayiv.,.. com Vespressione relativa ad un altro testo, mph (xb) « Thy obpevby I carme di Leone conta 188 versi (30 sestine pid [ottava finale) nella redazione completa del codice Viennese, dei tre Parisini, ¢ del Ma ciano II 122, oltre al Monacense 201, che é il codice pid antico. E” vece ridotto a 150 versi nell’edizione di Christ ¢ Paranikas (24 sestine € Ia strofe A*, che viene stampata ma espunta dagli editori). ns, 24, 1987, pp. 70-72 (Le nuove anacreontiche siflabiche); M. Solarino, Alcune ull! G84pi0y naxcovnrty di Leone VI il Saggio, « Siculoram Gymnasium» n.s. 40, 1987, 201-216, con un’ampia raccolta di loei similes dai testi biblici. (5).1 Marciani sono descritti da E, Mioni, Codfces Graeci manuscripti Bibliothecae Marci Venetiarum, rispettivamente vol, II Thes. ant. pp. 205 sgg., vol. 11 p. 324, vol. 12 pp. 61 Per { Vaticani ved. rispettivamente G. Mercati -P. Franchi de' Cavalieri, Codices Vati Graeel, 1, Romae 1923, pp. 249 spe., ¢ 8. Lilla, Codd. Vat. Gr. 2162-2264 (Codices Column Bibl. Vat. 1985, pp. 163 sag. Segnalo inoltre un codice spagnolo ¢ uno svedese, che ancora non ho potuto ¢: Scorial. Rul, 19 ff. 73°-77+, ¢ Upsal. Bibl. Univ. gr, ff. 302-3030, 1 carnie anacreonitco di Leone VI 19 Ul codice Marciano 436 conta 168 versi, cio 28 sestine; anche Pot- tava finale @ ridotta ad una sestina con omissions degli ultimi due versi (ved. la tavola fotografica delle due pagine), 1 copista ha dunque omesso tre sestine, cio’ le strofe 4? H Y', evidentemente non per semplificare o regolarizzare la struttura del carme, ma per distrazione o trascuratezza (, © tutt’al pid per una iniziale esitazione di fronte al tipetersi della stessa lettera capitale in singole strofe dell’alfabetario; poi non ha avuto difficolta @ conservare Ie strofe @*, M», Ile, Y!, Q2 e Os, Nel Vat. ar. 207 (fol, 366°) il carme si interrompe al v, 24, cio al- la strofe A, mentre il resto della pagina rimane in bianco: forse il co- pista dubitava di dover scrivere una strofe A’, nell’alfabetario. Il Monae. gr. 201 lo ha conservato intero, ma ha tolto un distico alla strofe finale, come il Marciano 436, riducendola ad una sestina; da un’altra mano, a quanto pare, il distico fu aggiunto nel codice bayarese a mar- gine. Invece: il Monac. gr, 25 ha seritto Ia strofe A?, ma ha soppresso ©, Ms, 113, Ye poi Q! © 4%, Lo stesso si riscontra nel Marciano II 109, che termina perd. con la strofe ¥ (v. 168). Bisogna considerare inoltre 1a versione latina che il padre gesuita ‘Giacomo Pontani pubblicd nel 1603 su materiale della Biblioteca Bava- rese (7); essa presenta la stessa redazione testuale del Monac. gr. 25, in quanto riporta la strofe A? e non le successive ©, M2, 114, Te, Ot e Os. Ma una diyergenza essenziale si rileva nel testo della strofe Y (vy. 139- 144), dove la versione del Pontani concorda con la vulgata del Viennese, dei Parisini, e dell'altro codice Bavarese, mentre il Monac. gr.25 pre- senta un paio di versi in una redazione del tutto differente (ved. infra . 33). g Per vedere quale sia lo stato della tradizione, ¢ quale il valore dei singoli testimoni, occorre esaminarli comparativamente per la porzione di testo presente in ciascuno, Userd queste sigle: B : Marc. gr. 436, saec. XIII ex. C : Vat. gr, 207, saec, XIV in., wv. 1-24 D : Vat. gr. 2205, sacc. XIV post a. 1330, wv. 1-12 F : Par. gt. 1782, saee, XIV G : Par.gr. 12, saec. XV (a. 1419) H : Mare, gr. If 122, saec. XIV (© Lomissione della strofe Hi fu forse favorita dalla normale assenza delle strofe era ¢ : (G) Nell'edizione dei digcorsi di Simeone Stilita il giovane, Ingolstadii 1603, pp. 412-414: ‘comaia nun primum e Bibliotheca serenissimi utriusque Bavariae Ducis etc. Maximiliani deprompia ¢t Latinitate donata a Iacobo Pontano S.1. cum notis». Queste ed_altre versioni di Jacobus Pontanus sono riportate nella Maxima Bibliotheea veterum patrum et antiquorum scripto- rim eeelesiasticorum..., vol. XX1l, Lugdunt 1677, cfr, pp. 624 ¢ 763-764. La versione di Pon tani é ripetuta in Migne PG 107, 309-314, con qualche minimo ritocco ¢ con laggiunta delle se~ stine mancanti nella traduzione sy, St A Sinerrn Rinehart vada inh ia ue se Pa Minchen, Bayerische Staatsbibl., gr. 201, fol. 113": anacteontica di Leone VI. =ao ont TBS Sei Cee RGetctay tt ra ares Reta # om Sled etnias OMS cna adcek a neice Beadle en A oe ; give ee : Mare. gr. I[ 109, snec, XVI versione latina di G. Pontani (Ingolstadii 1603) + Par. lat. 3282, saec. XVII in. Pr. : editio princeps di P. Matranga (1850) sul codice K Migne : Patr. Gr, 107 (1863), 309-314, che ripete Pr. Chr. > ‘Christ e Paranikas, Anth. Gr. carm. Christ. (1871), Nissen : Die byz. Anakr., Siteb. Bayer. Akad. 1940, H. 3, pp. 5 La datazione del codice Viennese al sec. XIV mi @ stata dal prof. Herbert Hunger, che vivamente ringrazio, La collazione dei due codici bavaresi, ¢ specialmente di Mo 201, incompleta nell’Anthologia di Christ e Paranikas, & stata da fatta sugli originalj, Trascrivo qui il titolo del carme, come si presenta nei codici Vindex del Barb. gr. 310. dnser.: 208 aiivoxedopas >ip0 Mlayeos vol aoge3 GBdpux xacemmetuae wank B, GBdpiow cod sped Atovreg x03 oped xarawariedy C, bis cexranmeTocdy raped Atovros qtoatipoy xal Bacdiéeas oxtyo, Mitennn seared ious mpds 288 al martavuxtidy sat’ dh: od Svaxpedveay Agovtog frsiag Has eae Ge ee oe "a dvaxpebvnie: eriyo xard orocetoy ele ae as toy Bh flay Alors Braman RF OBipioy xenenanKdy wee ded ntov mol Abocepedvetay Adovros Be{eNkuc) xxl edoaipm H, @Bipion uarannnebs rina we Boots xxvd Dediinsm, erica dimnpesvmes KM, Waxhduever mpbe thy obpavéy Al carme anacreontico di Leone V1 21 Aboveog 105 cogot QBdpwy xarenicody xerk ororpeter TAph vig yhev delpaee Révoy yuuvly elnpaylac, by cvexpophi ue Zepbpou ply of mxgal gopobyot dxapialag aroleet 30, Curhooval wow the mabe. mpg Thy wAxedudves xodSa, "Exel Bouyuhs vay b8bvr0v, 1 Gros we te wevabons nea yIiBs Se x8 Botivon 6 Bay xonens Yenvica; ‘Piptioar’ Mitigdc Blouse Bafal, Pabal, mise Bpvyhoss ayipuos val oxic, yet Sof) Emywuntvy buat modietovoy névdog vetast tic Smapbev flac, 36 ual dyerol cov Baxpbov. ppchdarg droyunvetien Zane sad dare 8 Gye sips Tie Ye eee, as cbien, 12 gaB wou thc Meas exelns. Meelis Betis, Paxguparépvevros rhpot od 7a todad, 72 Bt gaia, oxézoug usotol te xal égou, Grep Btiv Exenpdyetv poyds drbOpmvreg dog 42 be reownplig vol dvepowbytog youn *H worrmnyie éxOport ue 4y aroxpigois mpaivrat xed rape sOv meal, 18 not AuYpGe oie Puodaty. sb adyynpby is Sudanese Acniic txstos xorrdtow zal cuvoyh ty xneyérov" 6 &ypwos alpondmms wrimot Boovediv Ex'Zixhrov Bpsyst, patua, onlver xdpxov, 48 doreponiiy re +b Bén5. xal nepqviac doauéver Odugos ety Inde mhven xasamisiv moepbe oxddhre xa) tpbuo¢ dvanodFous 2% sobs nas'éud mAnupshobveas. aly noveuly 405 nepedyos Aaxgav tubgovs wor didov, mupés, bu05 te xak Aluwny ebinace P20 Abye, rapnitovoay xal Bowdoav molv neraxpiber pe tgos BK HBlawog we mupmohian 4 Wav8udvos xo243a codd. GoavOzdvog F, =néive N) practer xoddda wheuOpdives B, cf. Ps 83, 7 dy xf oid co ehavOudivos | 5 Iv! Smug codd. practer ve mg F, fv2[...] D, yx meg coniecerat Nissen coll, Georg. Gramm. anacr, 3, 75 (vx mag AdBucn weipaw / wot FQ /6 iBeiv xoddoeic H, xoddotic Bay N / 7 Bpuxhon BCHLNQ, -doxr DFGK M/ 10 gpuxddee BCDL / 41 xexevOpdvoug DFGHKLM, xxl xevQudvag BON, xexl- péve Q / 12 desinit D 16 deBpovlysos youn BFL, -o¢ ydope Q, -ov ydoux C/ 17 sepotivees L/ 20 alyo- Bépog G / 21 pout axtver codd, practer paxpd oalver FQ, usuxcoulver G, peotves L, us ove: N/ xdexoy G | 22 2d xexqviig F, xab dmnvdic L / 24 desinit C 25-30:0m, B / 27 xaraxadidet M / 28 ehmpaklac L 35 xohborevov HKN / $2 xovmpa edyOclac G, yoy Onpis owousing FQ 43-48 om. B, pessumdati in L (43 omissus, 44 4 czpary} raiv xniopdcuy, 46 omissus, post 48 spatium vacuum duorum yersuum relictum) / 43 ot M Beonuijroe Mapla, iy ymyeviv. ebdmela, orate, Xptosaordw wp dumproddy emis ubvy xal xoguest DuunBle, Hioas muphs dreidiis we “Bod, Yonch mmvadnla, Bhevdpove ie Suevolee’ levépnad aot vhs Ones wal rac rowie mpd ihe Blin, Wigs Sepudc normsox is nelpas tolrmy pact iva, Keiris oor népemter fhe Dpovabuevos &y vepérats thy xelaw dvarvdacey verripay bx stv PeubdRovy xopatvon xed sv cto. mavadueoréey Bovkue, Aca deyehor +2 Spn nal dgavedces tac vines, at ty mupl dxandtey, Exstqpaibjoeran ytpoog Bint mposdrou Kuptov xplvat ty ‘viv Epyopevov. Mappapoyat Ov posripay sPeathaorra napuscta xal vibv darkpaw ta mAidy 60 66 12 78 55-60 om. MNP / 59 neoBuyte Q 61 Wuyh om. M/ 63 loxdenoay NQet L (omisso «x 68 Bpovedueves codd. Practer Sed; N, a i se meting 117 epliaag cold, poet es ‘TOveepehdv, Me. 13.26 toydrievoy 8h 90 alk wep. gids meaodvaay: cab BE, duzchy rele Snolonts iy Bava 105 Beoniroy; Medié>0¥ hore, petout bg eBBdAAmeTeg qioet als unspenels beeolans Gal yoiste caps eaten révroy bya tiv dykov, xob mhdauaros 7B yetediv oo. Naydeay Sikaana ondvey q Spbher. Beyaroupevy vat normal xoncdGat renpdioueee. dendios ab 8, durch, at novhons 96 toltay gourriig Teroupeveny; Elvov (teden sa nevra ab areaibiov weeuaTew mupualic dpavela BBbuevar Ogg Bhenv xal Oxasbysvoy abdis 102 ds xpdiov BeyBoavérdec. 108. 43q Nondy cot mpoadanes, 2 vegehn sepllaic, Le, 21.27 toybuevey by vepiy | 70 SeyeMun € Oluot, n&c tadra, pehto, by vi, Wuxeh, ob AauBdvers, DROrée Yiupov Saddocng durquovels duaprion; Bqlov, 68ev th etoux a) eo 87 neurhs vel xeric codd. | Apoc. 14. 14-16 6 xaGhueves Met Chr., cf. Ait, 24.30 deybuevow Ext Hi carme anacreontico: dt Leone VI 23 T1Ss Avpupaig ExgBodane Tie addreyyos Omevéyens: viv nevedvan yap “pala vice dyaopaiptoct wal Oddaae robe eperteong 114 sh pobep? tmortoes, Tenolt-nats pot rapdéve, yeved rig Sheng ev ew oxen, geovpse, edepyéne wah Tnaahs tal aUAAhareop 8 Eeyav wh xocrquévs 120 &dnlBx Delas auyyvduns. “Porphorma th pornueta venddev xererny bv cf 700 xprr00 Onavejoe, Miyata onépyovtoc dum ndveas Suni mopaoryont 126 rerrépov bx cov dvépev. Euves, duyh, werk saiira pprerol née Forse aleune furong the si Say RODE, cuando probabil BG ire lita ge, Se dee Ty 4 carme anacreontica ai Leone Vy 25 colare le opposizioni del codici per la lezion’ di v, 161 © wy, 164-165; infine Tinversione det termind ini Gal wv. 177-178: per tn defateione dete trinita diving. In alcuni dei codici appare evidente 1a contaminazione nella cedartes ne testuale, ma qualche gruppo, per non dire famiglia di codici, si pud riconoscere. Lo dimostrano ad esempio certe lezioni tipiche di BL, oppure dei due codici parigini, F G, rispetto ai loro affini, HK Quanto all’altro manoscritto Parisino Q, molto recente, ed inserito in un volume collettaneo costruito con svariati codici © frammenti di codici latini © greci (Par. lat. 3282 ff. 27-29, ved. il recente Cat. én. des mss. latins della Bibl. Nat., vol. V, 1966, pp. 28-33), si potrebbe senza danno eliminare in una edi- zione critica del carme, perché si configura come un descriptus di Fra parte rare e lievi divergenze, Un diverso ramo della tradizione sembra rappresentato dal codice B, come accennayo a principio; percid acquistano molto valore, in via di recensio, alcuni consensi testuali di B con L (ved. 95, 101, 102, 125, 150, 161, 164-165) 0 con L F (ved. 87, 88, 109, 146, 173), oppure di B con GL contro F, come 164-165 GrnOjaoua ... Bxéuevor, cfr, 184 SxpoBet contro Spee8er FQ, Il codice C contiene solo Poche sestine, ma Ia sua affinita con B risulta in particolare dallerror coniunctivus del v.11 xat wexOyéivae con- tro il xexevbusvoug dell’altro ramo (9). L’accordo di ¢ con gli altri codici nel v.4, xAcuuGvor xorAdda, dimostra quindi come erronea la lezione iso- lata di B xoiadda xdavdpdivoc. Essa fu probabilmente originata in B dalla reminiscenza occasionale dell'espressione biblica Ps. 83.7, citata in appa- rato; tale espressione, dunque, fu impiegata dall’autore del carme, ma va- riata per motivi stilistici @), Il codice N, pur essendo pieno di itacismi ¢ svarioni (@), segue nel complesso Ia redazione di H K; nell’omissione delle sestine taddoppiate GS) TI fatto che fa stessa lezione compaia anche in Ne Q pud spiegarsi ammettendo la pos: sbilith di confaminazioni tra i dae rami. Altri errori comuni a B e C, come a v. 10 qpmébeus ¢ 2 v. 16 duBpowbyios, possomo essere matt indipendentemente, B forse il caso di D, per eni il numero ristretto di yersi non permette una classificazione: riporta gpuxdiBas © dvSgoviigiac cee Oe ane a Bova (7) & xenedDsbvous (v.11) come pareechi codici dell'aliro ramo, ©) Lattegsiamento stilistico della variatio nelimpicgo di espressioni bibliche caratte. Histiche si riscontra chiaramente al v. 126 rernépuy tx , cioé tentatiy) minare quelle che evidentemente erano avvertite come anomalie che ("). Si vedra in seguito (p, 33) che tali anomalie sembrano Toro motivazione. Gli errori del codice B sono numerosi (), ma il suo regio ris da diverse lezioni buone, che ho introdotte nel testo, Alcune ¢ Iezioni discusse 0 discutibili di qualche altro codice, o congetture. P.e8.¥. 7 euyhoct, 77 dnt, 79 mv, 136 Silom, 138 8 xav Tis trae (articolo con Vavverbio, contro il of¢ delle Sono eonfortate dal sonsenso sporadico di un diverso manoscritto; sono. eae ale ee pete alle lezioni vulgate; Pes, v, mma epicheggiante tiwceduevov degli alte Sr eran as, 1 ale a6 Fae iellt valeata. Conviene poi decuee a eee 'e speciali lezioni di B, che ricortomo sagliatamente 182, 161, 164-165, no al w. 85, 87-88, 102, 107, 109-11 interi cessione delice lettere nell’alf: pare, peions); gj sarebbe al Vocative. wld» della strofe Ms (& | Auindl portsti ad accettare ta. lesione 4 1 carme anacreontico ti Leone VI 2 MéScav SYiOpove, petowt, Questa @ divenuta la vulgata: gli soltanto modificato il nominativo péSov nel vocativo éiov scritio in H, come ora ho potuto constatare). Il verso & eto nella redazione vulgata, e sembrerebbe dunque che B abbia comimesso lo svarione alfabetico, per rimediare, mediante un &, Fi, mancanza di una sillaba prodotta, dal trisillabo Shere al posto di SylOeore- Ma conviene invece sospettare che Vantigrafo dell’ altro ramo del- Ja tradizione abbia tentato per parte sua di rimediare al vizio metrico ai {a MStlaba introducendo il quadrisillabo ‘¥i@pove- al posto di un origi- aio dios Che Gkers, e non SHdpove, sia il vocabolo originario in que- wo verso, mi sembra suggerito da motivi stilistici ¢ lessicali: infatti yl dpovoc & un aggettivo di timbro classicistico, di valore decorative, appar- tenente al lessico pindarico; invece Sfsoroc, I’« altissimo », & qualifica ti- picamente biblica ed evangelica, con cui viene di solito indicato il sommo Dio nella tradizione giudaica e cristiana ("). La sillaba mancante nel verso (mancante gid nell’archetipo dei nostri codici) si pud recuperare nella for- ma del participio wi, sostituibile con il trisillabo peléev. Ricordo inol- tre il verso omerico formulare (7276, 320, H 202, © 308) in cui uedéav @ scguito da un superiativo analogo all’Gjot= del nostro carme: Ze} warep “Taney uektur, xidtore, udyiere, Una variazione notevole si tiscontra nel testo dei vv. 87-88: contro Ia vulgata, sais *%¢ uytpic cov npengelats | <6¥ vospéiv ozpareuparoy, B ha scritto rate unrpuuitc fnetasg | al vorptv orpareuzdeay. La pre- ferenza che ho data a B, per la costituzione del testo in questo punto, ‘3 dovuta alla maggiore squisitezza formale nel vy. 87, ed inoltre all’opportu- nith della congiunzione xa) rispetto all'asindeto nel v.88; si aggiunga che Ja lezione di B & confortata dai codici autorevoli L F (e derivato Q). Nel v. 102, dove 2 descritto V'avvolgersi di una struttura aggredita dal fuoco (stoyjetov ... Puoatpevor), la vulgata dg xG3xa RepBparddy non presentava difficolta (solo Nissen ha preferito inutilmente la grafia usuBeevdiin); ma ora la nuova lezione di Bd xGSiov BewBpavSdes sembra meno banale ("), e concorda con L (dg udSiov pepBpavéitec). Anche il neutro avverbiale #8q0v nel v. 107, comune al codice G, si impone for- malmente sull’avverbio é3jAes degli altri codici. Un’alira variazione significativa si riscontra nei vy. 109-110: il verbo. della frase principale, mc... brsvéyxys, che @ un congiuntivo dubitativo, sembra aver influito sul composio inzSobaye del primo rigo, che compare in molti codici; invece B ¢ L Q presentano una lezione preferibile, txa- dobre, che deve aver influito a sua volta sulla forma del verbo nel rigo successivo, dove B ha Enevépepc, ma con un %- nell'interlinea che ristabi- ainsi cod jéori harino ‘ ja era ritmicamente comp] 3) Cf. Grande lessico del Nuove Testamento, Brescia 1984, vol, XIV, col. 823- , . XT, 820. soap Mcontronte con um volume arotolato & biblico © sale a VT. I 34.4 Derhorsne olpavis &¢ Biflfov: «il cielo si avvalger’ come un volume»; © pol Apoc. 6.14 6 ebpavds drexuploty de BiBAlev Pieobuevav: +l cielo si ritird come un volume che viene arrotolato», 28 Fupmnica CiccoLeuns prefissi delle due forme verbali, composte con #*- oppure con tre, fondessero nel copiare, perché ¢ probabile che a volte ‘a copiatura del avvenisse per Iettura non di singoli versi ma di coppie di ic descrivere gli squilli della tromba nel giorno del giudizio univertalg id convenicnte Aryupiic Exadalans xis GdAnryyoS invece che i] 4, SxeSotens della vulgata. Nel. passo evangelico che Leone ha presen tel questo carme & detio semplicemente che il suono ella tromba g Mt. 2431; dxoaverst rods. dyplaoug alroi werd adamyyor ‘ewe @ Ron che é lugubre o dolente. Sr Aly. 152 il testo di B ha &extcwaw, che ho ritrovato anche in Le. altri codici fondamentali fino ad ora inesplorati, F G H; quindi. & fs valida gid in via di recensio. E un congiuntivo esortative o og, “7 in Iuogo di un incredibile tuméoouaw gid presente in K, ed ora a in MQ, che dovrebbe intendersi come futuro indicative (per il con in alternanza al futuro cfr. v.93 xousdGa dopo 92 Seéfe). 1 mizte @ xeccivea nel y, 82, che riprende Mt. 24.30 ot Rorgpes Sones oirees. Christ © Paranikas annotavano di non aver osatg, FEO eat execstree: - Ma ora il congluntivo eoncaase stantinopoli. Nel contesto del doloroso xarawoxctedy, che descrive il. dizio universale, i vy. 151-162 interrompono il racconto della. aprendo una polemica, in cui Leone ‘bra alludere stesso, Sione aopal xxl Buvdere. Si tiferisce ee — i: Hl earme anacreontico di Leone VE 29 2 il motivo della scomunica in quanto Leone aveva rifiutato di ; da Ici nonostante le minacce del patriarca, Pereid acquista rilievo la lezione del vy. 161 nella redazione di BL, gaytaouer yap ahipereas, in quanto quella prima persona plurale viene a GGnifcare Ia pena personale delimperatore, e della famiglia di Costan- fno, dei yovels € tio nominati prima; invece la yulgata ha stemperato jl senso mediante una terza persona, ote Ghoveat yp ZAatAou, che ha valore generico. k Un'ultima lezione importante di B L @ ai wv. 164-165: la prima per- sona singolare Biyjoouat...PAxhuevas, contro una terza plurale fdr joy. a1... 8kxépevot, che la vulgata ayeva accolto senza sospetto, Ma in tutto i] lamentoso carme Leone parla essenzialmente delia propria sorte nel giomo del giudizio finale, della propria xploi (come dice il titolo del car- me in F Q), a causa delle proprie colpe che riconosce (e che la somma autorita religiosa ha ribadito contro di Ini). Pur descrivendo il giorno del rendiconto per tutti i peccatori secondo Je immagini dei Vangeli e dell’Apo- calisse, pill volte si rivolge esplicitamente alla propria anima. Ora, verso la fine del carme, dopo le due sestine di argomento personalissimo, vv. 151- 162, ripete Tinvocazione alla propria anima nel v. 163: duyh, Aoyiou ric Spdqv | BAyPyooua, xsd. In questo v. 164 il GAntfowvsa. della vul- gata & quindi deteriore, in quanto introdurrebbe un riferimento generico a tutta Pumanita, fuori posto in tale contesto. In qualche punto, come si vede, il Marciano’ 436 da solo, od anche insieme al Monacense 201, concorre a migliorare il testo del carme con- trizionale, che @ certo Ja pit valida tra Je poesi¢ superstiti dell’imperatore.. Questo giudizio fu espresso da Christ ¢ Paranikas, cit., p. LI, che pure davano del xsravuxcuwév un testo mutilato di quasi un quinto della sua estensione; ma riconoscevano che il carme efatum quiddam et fervidum spirat, mentre le altre poesie liturgiche di Leone VI sono piuttosto modeste, © kumi repunt. Tl motivo di un certo vigore e di una certa intensitd affettiva che si sentono nel carme € forse da riconoscere in quella partecipazione perso- nale alla vicenda narrata che mi sembra evidente nelle strofe XXVI e XXVII (vy. 151-162). Non escluderei che il carme, o la sua prima ispi- razione, sia da collegare alla scena conseguente alla scomunica, descritta nell'anonima Vita Euthymii (12,32) ¢ databile nei primi giorni dell’anno 907: allora Leone si presentd fra i cortigiani con il piccolo Costantino in braccio, singhiozzando (8xxpuppodv), € recitd il suo doleroso lamento in un carme di tipo anacreontico: dc "Avaxpeoveelou Enear... mpoaepdtyyero, Gore tobe dxolavrag ele obirov wal Sixpux yepijon, Mi pare dunque che valga la pena di tentare una traduzione del testo qui sopra costituito, I Forse qualcuno, sollevandomi da terra nel turbine di Zefiro, mi trasportera in un attimo nella valle del dolore, perché nel veder le pene che mi attendono io gema? era stat 54 Ahi, ahi! Come striderA la terra squarciatasi sotto , ‘ta della superna forza, scoprendo i luoghi ortibilj gj Sepoleri dai levigati intagli, pieni d’ombre e dj poi un abisso senza fondo, ed un tenebroso Toceulto son serbati per chi vive nel peccato. Li annidato, atrocemente il feroce vampiro stride, dimena la coda, ¢ a fauci spalancate Vodioso verme ait di ingoiare i peccatori come me. Se © verbo di Dio mosce calore, senza sole ¢ immerso nell’ombra, la sofferenza ¢ fiumi di lacrime. Sul piatto ta bilancia le mie opere soppesa, saggiando, vando, aggravando, non le buone ma ic ignobili, che in avevo compiuto per malvagia consuctudine. Mi atterrisce I'uragano ed il turbinio dei venti, Ia d zione della tempesta, lo sconquasso delle opere ur fragore dei tuoni cozzanti, e il timore delle folgori, Swupore e brivido @ vedere che su tutto si riversa i J del fuoco divoratore, e che insieme la palude, fremendo, giustamente mi brucia. Maria, madre di Dio, buona sorte dei do dei Cristiani, sola speranza dei to universale, salvami dalla minaccia del Guarda, o anima infelice, con gli occhi della descritto le afflizioni e Je pene prima del caldamente implora, che ti sia risparmiato il ‘prova. Da lontano verra a te, assiso sulle nubi, il giudice, scuo- tendo il mondo dagli inferi recessi, sconvolgendo an Faria con potenza formidabile. Un turbine spazzera via i monti ¢ fara sparir le val fuoco inestinguibile sara incenerito il terreno dal Signore che viene a giudicare la terra. Si spegneranno subito Je uci delle stelle, ¢ degli astti miriadi cadranno come foglie; come affronterai tu, an la venuta del padrone? O mio custode, Altissimo, Tu che per natura sel cabile dalle materne intercessioni, e dall’intervento le schiere spirituali ed insieme di tutti i santi, mia la creatura delle tue mani. Hi carme anacreontico di Leone VE aA XVI oH mare, atterrito, subird ‘ a a . penuria dacque; siano polvere che fiumi che zampillano. in eterno; ¢ che farai to, seit, mentre cid si compie nell’orrore? Strano é vedere Ia strutiura che contiene I’universo in balia dell'incendio a guisa di sterpagiia, e di nuovo avvoltolarsi come pelle conciata. XVII XVII ei a questo come mai, o anima infelice, non ac- cogli nella mente, ma dimentichi, compiendo pi peccati del- la sabbia del mare? Ormai non si sa da dove giungerd te un limite, . = XIX Come sosterrai la tromba che acutamente squilla? Allora Ja terra dagli avelli scagliera fuori i suoi morti, ed il mare i14 i suoi cadaveri, per Ia terribile adunata. XX O mia fiducia, o Vergine, nell’ora del verdetto sit per me baluardo, difesa, benefattsice, propiziazione ed aiu- to, per me che per le mie azioni non ho speranza di 120 divino perdono. XXI Si squarceranno i sepoleri dei morti segnati per incontro col giudice, mentre l'arcangelo Michele si affretta a presen- tarli tutti insieme dai quattro venti. XXII Dopo cid comprendi, 0 anima, come siano terrificanti i seggi ‘che si dispongono e i registri che si svolgono, mentre nel ter- ore assistono infinite ed innumerevoli creature umane ¢ an- geliche. XXIII Alora infine appariranno i castighi, che ho gid detto, asse- tati di sorprendere prontamente i responsabili, di cui Pulti- mo ed il primo sono io solo, l'infelicissimo. XXIV Parlera benevolmente il giudice ai degni [chiamandoli ad ereditare da Lui il regno eterno], e duramente i peecatori caccera dal tribunale, conducendo a gloria gli uni, al dolore 144 eterno degli altri. XXV ‘Mosso dalla tua grande magnanimita, misericordioso, non consegnare ai terribili ministri ¢ agli angeli impla- cabili colui che fin da piccolo contro di Te commise 150 iniquita. XXVI Dalla vera clemenza siano esclusi arroganti giudici, © sa- pienti governanti, ¢ monarchi superbi, ¢ una folla, ahimé, di preti celibi e ammogliati. nee XXVII Se vengon separati i congiunti, i genitori ¢ 1 can non gemera al solo pensiero? Chi sopporter’ Ja pena? Pian- geremo senza fine per i secoli futuri. Come apristi, o Salvatore, al tempo di Not, i reg labisso e le cateratte del ciclo, sommergendo ja 174 ora sommergi il pantano delle mie passioni. XXX Q Signore dei secoli, Padre, Figlio e Spirito, unitA ¢ natura indissolubile, concedimi il t¢ 180 pentimento perché mi liberi dalle colpe. XXXI © Signora, madre di Dio, presto, soccorrimi inj poiché il taglio della scure mi atterrisce pianta sterile, e I'arrivo della falce mi spaventa un frutto immaturo, ed il ventilabro minaccia a yy 188 faoco come una paglia. La strofe ¥', wy. 139-144, pone una questione sulla struttura del me: invece di una sestina poteva essere un’ottava, come ultima s OP. Nella redazione del Marciano II 122 (H), del Viennese (Kk), codici Parisini (F G Q), fa strofe 0 conta otto versi, e giusts prova Vevidenza stilistica e lessicalé degli ultimi due versi ("). tanto in B quanto nel codice L (corretto da L’) lultimo distico wy. 188 fu omesso, ed é possibile che cid sia avvenuto indipendentemes due codici, essendo fin troppo facile la suggestione di normalizzare carme in strofe di sei versi ciascuna. La questione della strofe complessa; la testimonianza di B viene a mancare, perché st fu omessa I'intera strofe; quindi Ja tradizione qui presenta c testimonianze superstiti da una parte, e il solo M dall’altra. 1 Jatina P, che, come si @ visto, concorda con M nell’omissione raddoppiate, si distacca da M proprio nel testo della strofe Y', per. le coincide con gli altri codici. Tale concordanza dimostrerebbe versi 140-140", presenti solo in M, sono un'aggiunta gratuita; essi non sono tali da denunziare la mano di un interpolatore (*), m la testimonianza di P, essendo la versione di-un dotto del Cinque non @ del tutto esente dal sospetto di aggiustamento o contaminaz Dvaltra parte i vv. 143-144, tramandati da tutti i codici tranne. M, 1 danno eppiglio formale a dubitare della loro autenticita. Christ e Paran {12 Riporto © commento i testo di questa strofe pit avanti. 1 lot similes degli SS, he svoleao Ie Sawai dl 8th, del Bsbxmcv pent) © Gel xvi = indicans Marisa Solaring, art. cit. p. 215: Aff, 3.10 = Le. 39: Me. 4.29 (a MDs ng aM sraetn & vero); Mi. 3.12 = Le. 3,17 Grants Les 7, 84, vol Y, 65; pet cna astate tad ee ee 1H carme anereenticn di Leone Vi 43 hanno adottato il testo di M; ma non si pud escludere che Ia strofe T° fosse originariamente un’ottava, ridotta ad una sestina per un intento di uniformiti, sia da M, sia dagli altri codici, ma in maniera diversa, ¢ cio’: FGHK@r)LNQ M (Chr) 139 “Yremyopesoet ‘epibing 440 8 Bixaoric rote able 1408 ‘nadiiy adivod Baathelen 440 jgovopety alasvlev, + wal aberneds duagraihote 142 0B Pypartog doryldocs, 183 obs piv ele B66 dLoney, 444 o8c BE epg Saerow rebudog, Questa é Ia strofe XXIV del carme, e segna’ il punto culminante ed anche finale del racconto, quando si palesano le punizioni annungiate al principio (cfr. Te XXIII: rére Xsimdv al xohdosis | Beaydioorras, as tentgyy), ed il giudice supremo pronuncia il verdetto definitive per i buoni e per i cattivi. Questo potrebbe essere il motivo per giustificare 'ammissione di una ottava tra Ie sestine. Forse non @ un caso che proprio in questa strofe speciale si incontri un‘ectezione metrica, un verso con clausola ossitona (¥. 141 gsg7ehobc). L’altra anomalia, la clausola proparossitona del v. 173 (exrédveov), ricorre nella strofe conclusiva e deprecatoria 0}. Sulla struttura del verso impiegato nel carme di Leone, dopo lo stu- dio di F. Hanssen (1889) furono fatte alcune osservazioni da Wilhelm Meyer, Gesamm. Abh. zur mittellatein. Rythmik, I (1905), pp. 56-57 (che perd non é citato da Nissen). Meyer prese in esame solo i 150. versi dell’antologia di Christ ¢ Paranikas, trascurando cosi una quarantina di versi delle strofe raddoppiate; Non ammette eccezioni alla norma di duc sillabe atone davanti alla 7* accentata, ed esclude ogni incidenza di accen- to sulla 3* come sulla 5*. Il verso é un ottonario sillabico parossitono, regolato da accenti di- stintivi del ritmo sulla 4* sillaba, oppure sulla 1* 0 2* ¢ 4°, oppure sulla 2* sillaba (eventualmente appoggiata da un accento secondario sulla 4° 0 5*). Si tratta dunque di quattro tipi fondamentali di ritmo, sostanzialmente omogenei, che si presentano con una diversa frequenza percentuale nei 190 versi del carme (”): (19) Nella cifra di 190 consider non solo i due versi anomali non parossitoni (141 ¢ 173), ma anche i contestabile distico del codice M, ciod i vy. 1409-140. Per calcolare Ie frequenze dei vari tipi le i, preciso di aver considerato atone te eaclitiche e le protlitiche, com- pros pecs Sia alatiehe, cd anche yap (11, 16) se, o€ @5), le vari forme deltarie colo, ab (40), 420° (105) de all'inizio del verso (66, 102, 169}, mia non spl (27,29); per = Bq vy. Ia nota 21. ‘Naturaimente le percentuali indicate potrebbero: cambiare per la diversa scelta di varianti 36,3 % 1. 69) 24,7% nu. (7) 13.2% mi. (25) a: 258% Iv. (49) Pol ale paratniscoe be te ono es cento di 4 ¢ 8) e il ¥- Nat #190 eae Scarnato, On A eae che po (comple arone di 2*¢ 7% clot il tipo TV, bene questo tp st tra in 49 versi (25,8%), nei quali, come a “ pneaes e aggiungere un accento ritmico secondario si lr saccentata, mentre @ possibile sulla 5". Un accento sulla 5* ¢ ritenuto eccezionale da Meyer, al tare una corruzione nel v- 100 3:8énevev Gays Bioeyve potrebbe normalizzare questo ritmo mediante una trasposizione, Béuevev Gays. Ma se si ammette che agll’ottonario di Leone sia Taccentazione su 2" 7°, il v. 100 si riconduce a tale struttura, rando Taccento verbale di Sing (oppure di Sieyy se si vuole im Aye). Wilhelm Meyer annota appunto che in qualche verso biso gliere il ritmo sorvolando su un accento verbale, per esempio al y. ’ Pobyss, watad, calver xépnov ¢ persino al v, 23: xaramely mixpic oxdhne. Infaiti tali sequenze, se non si accentano ritmicamente né oath uxpés, si riducono ad avere gli accenti su 1° - 4*- 7* (0 solo su 4*e 7* il v. ___ Per alcuni versi che hanno accentazione solo in 2" ¢ 7* Meyer ae Segnare un accento ritmico secondario sulla 4*, e non sull cita ad esempio i vv. 10, 20, 26 eoc. Cid sembra possibile per il v. 10, gnando Gno- piuttosto che 2xé- dato che il vocabolo & ana i V.10 gpixdders dxoyprction, \ ma mi pare difficile leggere éypise con due accenti (% — 4); ¥.20 6 typos alpondene, {cstuali; per esempio al y, § obbligherel ' S conserva ty Sriae ecco sulla 16, © quindi ad accents sulla 2%, mente Ia lezione litico & legittimo nella venae eee HE im 4® sede; infal Hi carme anacreontico i Leone V1 35 mi sembra altrettanto difficile mel vy. 26 leggere chide: accent condario sulla quaria sillaba, sorvolando sull'accento di desi. 26 ebQere Deod Adve, Certamente il greco bizanti itatis sti carmi penitenziali, non aa ae oan vante: il nesso Seo5 Aéye non doveva differire sensibilmente da un com- Posto come Yeodéye, nella sequenza ritmica, per quanto riguarda l’accen- to, Bastava il numero delle sillabe a segnare la dimensione ritmica della frase, e doveva essere sufficiente l’accento di 2* e 7* per definire il ritmo, tanto nel v.26 edidare...X6ye quanto nel v.10 gemddec &noyupveten. Se si volesse segnare um accento secondario nel v.20, lo si dovrebbe im- porre alla prima di alwonésys (¢mo-pdtis), non all’ultima di Zypw<; quin- di si avrebbe una sequenza di 2*-5*-7* accentate, come nel v. 100 3:36- ucvey Skye Sieqv e im altri versi @). Non c’é dubbio che in qualche caso si deve sorvolare su un accento verbale @), oppure si deve porre un accento ritmico sulla 4* sillaba atona. Per esempio nel v. 112, con accenti su 1* e 7*, conviene al ritmo che un accento secondario incida sulla 4° sillaba, quella iniziale di dvx-cgaspiter, ¢ persino il senso della frase lo favorisce: nel giorno del giudizio univer- sale la terra

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