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SPORE Eee Et tT In questa geenna dorata adorata neta da i tuoi addii mia bel- lissima mia fortissima mia indomabilissima mia sapientissima mia ferocissima mia dolcissima mia amatissima, a cid che esse chiamano I’affetto la tenetezza 0 il grazioso abbandono. Quel- lo che si svolge qui, non una lo ignora, non ha nome per ora, che esse lo cerchino se proprio ci tengono, che si dedichino a un assalto di belle rivalita, cosa di cui io mi disinteresso quasi completamente mentre tt puoi con voce di sirena supplicare qualcuna dalle ginocchia brillanti di venirti in aiuto. Ma lo sai, nessuna potri sopportare di vederti gli occhi rivulsi le palpebre tagliate i tuoi intestini gialli fumanti sparpagliati nell incavo delle tue mani Ja tua lingua sputata fuori dalla boe- ca i lunghi filamenti verdi della tua bile scorrendoti sui seni, nessuna potra sostenere l’ascolto del tuo riso basso frenetico insistente. Lo splendore dei tuoi denti Ia tua gioia il tuo do- lore la vita segreta delle tue viscere il tuo sangue le tue arterie le tue vene i tuoi abitacoli cavi i tuoi organi i tuoi nervi la loro esplosione il loro sgorgare 1a morte la lenta decomposizione il fetore il divoramento da parte dei vermi del tuo cranio aperto, tutto gli sara ugualmente insopportabile. 13 Se qualcuna dice il tuo nome credo che le mie orecchie cadano pesatemente per terra, sento il sangue diventare pit caldo nelle arterie, percepisco improvvisamente i circuiti che irriga, un grido mi nasce dal foto dei polmoni da farmi scoppiare, ho difficolta a contenerlo, divento bruscamente il luogo dei pit oscuri misteri, la mia pelle si raggrinza e si copre di mac- chie, sono la pece che brucia le teste assalitrici, sono il coltello che tronca Ja carotide delle agnelle neonate, sono le pallotto- e dei fucili mitragliatori che perforano gli intestini, sono le tenaglie atroventate al fuoco che attanagliano le carni, sono la frusta intrecciata che flagella la pelle, sono la corrente elettrica che fulmina e irtigidisce i muscoli, sono il bavaglio che im- bavaglia la bocca, sono la banda che nasconde gli occhi, sono i lacci che imprigionano le mani, sono la carnefice forsennata galvanizzata dalle torture e le tue grida mi travolgono tanto di pitt mia amatissima ché le contieni. A questo punto ti chia- mo in mio aiuto Saffo mia incomparabile, dammi le dita a migliaia che addolsciscano le piaghe, dammi le labbra la lingua la saliva che attragga nel lento dolce velenoso paese da dove non si pud ritornare. Scopro che la tua pelle pud essere tolta delicatamente pellico- Ja dopo pellicola, tiro, si alza, si arrotola sopra le tue ginoc- chia, tiro a partire dalle ninfe, scivola lungo il ventre, sottile 4 fino alla trasparenza estrema, tiro dalle reni, la pelle scopre i muscoli rotondi ed i trapezi della schiena, si alza fino alla nu- ca, arrivo sotto i tuoi capelli, le mie dita ne attraversarono la massa, tocco il tuo cranio, lo tengo con tutte le dita, lo com- primo, raggiungo la pelle sull’insieme della scatola cranica, strappo brutalmente la pelle sotto i capelli, scopro la bellezza dell’ussu lucido peicorso da vasi sanguigni, dictro le mic mani frantumano la volta ¢ l’occipite, le mie dita si inoltrano ades- so nelle circonvoluzioni cerebrali, le meningi sono attraversate il liquido rachidiano scorrendo da ogni parte, le mie mani sono affondate negli emisferi molli, cerco il bulbo rachidiano e il cervelletto racchiusi sotto da qualche parte, ti vengo tutta in- tera adesso muta immobilizzata le grida bloccate in gola i tuoi ultimi pensieri dietro gli occhi fermi nelle mie mani, il giorno non & pit puro del fondo. del mio cuore mia amatissima. Con i tuoi diecimila occhi tu mi guardi, lo fai e sono io, non mi muovo, ho i piedi completamente affondati nella terra del suolo, mi lascio raggiungere dai tuoi diecimila sguardi oppure se preferisci dall’unico sguardo dei tuoi diecimila occhi ma non @ Io stesso, questo immenso sguardo mi tocca da ogni parte, esito a muovermi, mano a mano che io alzo le braccia verso il sole tu abbassi gli occhi di sbieco per via della luce, scintillano ma mi guardi oppure se vado verso Yombra ho freddo i tuoi occhi non sono visibili 1a dove tu mi segui an- ch’io non sono vista da te, sono muta in questo deserto vuoto dei tuoi diecimila occhi pit: nero del nero dove i tuoi occhi mi 15 appatirebbero diecimila alla volta neri brillanti, sono sola 10 a quando io sento come dei rumori di campane dei tintin- nii si dice, tremo, ho le vertigini, questo risuona dentro di me, mi scuote, & la musica degli occhi dico a me stessa, sia che si scontrino piano e con violenza sia che da loro stessi produ- cano questi suoni numerosi, mi tuffo a pancia sotto avanti o dietro da questa parte o da quell’altra, gesticolo in modo di- sordinato il tempo di capire che non posso scappare alla mol- teplicita dei tuoi sguardi, dovunque sia tu mi guardi mia inef- fabile con i tuoi diecimila occhi. Tacerd il tuo nome adorabile. Tale & V’interdetto che mi é stato fatto, cost sia. Dird soltanto come mi vieni a cercate fino in fondo all’inferno. Attaraversi a nuoto il fiume dalle acque fan- gose senza temere le liane per meta vive le radici ¢ le serpi sprovviste d’occhi. Canti senza interromperti. Le guardiane delle morte intenerite richiudono le loro bocche spalancate. Ottieni da loro di riportarmi fino alla luce delle viventi a con- dizione di non girarti verso di me per guardarmi. La deambu- Jazione lungo i sotterranei @ interminabile. Vedo la tua larga schiena 'uno o Paltro dei tuoi seni quando i tuoi movimenti ti mostrano di profilo, vedo le tue gambe possenti e forti il tuo bacino dritto, vedo i tuoi capelli che raggiungono le spalle il cui colore castano é cos} bello da guardare che un dolore mi sale nel petto. Non una volia ti giri. Il fetote dei miei intesti- ni ci avvolge ad ogni nostro movimento. Non sembri accorger- tene, cammini-con determinazione dandomi a voce alta tutti 16 i nomi d’amore che sei solita darmi. Di tanto in tanto le mie braccia gialle e putride da dove escono lunghi vermi ti sfiora- no, alcuni strisciano sulla tua schiena, rabbrividisci, vedo la tua pelle raggrinzarsi lungo tutta la superficie delle tue spalle. Lungo le gallerie i sottosuoli minati le cripte i sotterranei le catacombe ci spostiamo tu cantando con’ voce vittoriosa la gioia di ritrovarmi. Le mie ossa rotonde appaiono alle ginoc- chia dove lembi di carne cadono. Le mie ascelle sono marce. I miei seni sono divorati. Ho un buco in gola. L’odore che esce da me é ripugnante. Non ti turi il naso. Non gridi di spa- vento allorché tutto il mio corpo putrido e liquido a meta si appoggia a un certo punto lungo la tua schiena nuda. Non una volta ti giri, nemmeno quando mi metto a urlare dalla dispe- razione le lacrime rotolando sulle guance rose a supplicarti di lasciarmi nella mia tomba a descriverti con brutalita la mia decomposizione le purulenze dei miei occhi del mio naso del- Ja mia vulva le carie dei miei denti le fermentazioni dei miei organi essenziali il colore dei miei muscoli vizzi. Mi inter- rompi, canti con voce stridula la tua certezza di trionfare della mia morte, non tieni contno dei miei singhiozzi, mi trascini fino alla superficie della terra dove il sole @ visibile. E 1a sol- tanto 18 allo sbocco verso gli alberi ¢ la foresta che di colpo mi fronteggi ed é vero che guardando i tuoi occhi, resuscito con velocit’ prodigiosa. Sei esangue. Tutto il tuo sangue strappato via a forza dalle tue membra legate esce con violenza dalle ascelle dalla carotide 17. dalle braccia dalle temipie dalle gambe dalle caviglie, le arte- rie sono grossolanamente sezionate, si tratta delle carotidi dei ‘cubitali dei radiali dei temporali, si trata degli iliaci dei fe- morali dei tibiali dei peronei, le vene nello stesso tempo sono “temute aperte, Inciampo su di te, non posso guardarti, il tuo sangue mi abbaglia, il tuo pallore mi immerge nella confusione nel turbamento nell’estasi. Cosi esposta le tue labbra scopren- do i denti i tuoi occhi aprendosi e chiudendosi con difficolta, il tuo splendote offusca il sole. Un fischio dolce esce dalla tua bocca, Ogni goccia del tuo sangue ogni zampillo delle tue arte- tie colpendo i miei muscoli mi rimbombano per tutta la loro - funghezza. Non mi posso muovere, aspetto un’apoteosi una fine gloriosa in questo Iuogo dove i colori fondamentali non mancano, tremo di fronte ai rossi chiari usciti dalle tue arte- tie, li vedo scurire fino al nero nelle macchie tutt’intorno a te ‘e sul mio corpo mentre si asciugano, guardo il sangue scuro “uscire dal blu delle tue vene in certi posti viola fisso, sono illuminata dall’oro dal nero dei tuoi occhi, non ti cerco vita mia, sono qui vicinissima a te, sento il tuo sangue preziosissi- mo uscire da te, si tratta mia adorata di una musica Jancinan- te favolosa nella quale la tua voce nella quale la mia voce mancano. Tl tuo pelo & tutto nero ¢ lucido. Nell’intervallo delle lunghe mascelle denti scoperti riconoscono il tuo sotriso ambiguo infinito. Le tue orecchie alte si muovono e si agitano. La mia mano posandosi sul tuo fianco coperto di sudore ti fa rizzare la 18 pelle. Percorro tutta Ja tua spina dorsale con dita leggere, op- pure le mie mani affondano nella tua pelliccia. Tocco le tue mammelle dure, le comprimo nella mano. Tu ritta sulle zampe con una a momenti rasenti il suolo. La tua testa pesa sulla mia nuca, i tuoi canini incidono la mia carne nella parte pit sensibile, mi tieni tra le tue zampe, mi costringi ad appoggiar- mi sui gomiti, fai modo che io ti giri le spalle, le tue mammel- le si appoggiano contro la mia pelle nuda, sento i tuoi peli toc- cate le mie natiche all’altezza della tua clitoride, ti arrampichi su di me, mi strappi la pelle con le grinfe delle tue quattro zampe, un gran sudore mi viene caldo e presto freddo, una schiuma bianca si propaga lungo le tue Jabra nere, mi giro, mi afferro al tuo pelo, prendo la tua testa tra le mie mani, ti parlo, la tua larga lingua passa sopra i miei occhi, mi lecchi le spalle i seni Je braccia il ventre la vulva le cosce, ad un tratto succede che tutta febbrile mi prendi sulla tua schiena mia lupa le mie braccia intorno al tuo collo i miei seni la mia pancia poggiati contro il tuo pelo le mie gambe stringendoti i fianchi il mio sesso saltando contro i tuoi reni cominci a galoppare. Felice se come Ulissea potessi tornare da un lungo viaggio. Le rive dell’isola mi vengono segnalate gi’ prima del giorno. Al’annuncio della prossimita della terra tutte sono in piedi e si preparano. Nessuna porta il vestito del giorno prima. Si por- tano in coperta i catini per il profumo. E il sandalo & ’ambra 2 il benzoino & il muschio @ Yopoponax. Esse Jo mischiano con degli olii prima di spargerlo sulle pelli bruciate dal sole. Gli 19. alberi a babordo ¢ a tribordo vengono annaffiati asciugati fo- glia dopo foglia. Anche gli alberi maestri vengono sovracca- ticati di addobbi. Tutti gli strumenti musicali sono posati sul ponte. Io in disparte cerco di far rivivere in ogni lineamento fatto il tuo volto, rimango silenziosa nella gioia del mio cuore. Ma no lo so bene non appartengono a questo viaggio, sono a terra sulla terra pit inospitale quella che non ti sostiene, la terra che hai lasciata per andare a camminare altrove. I miei piedi sono pesanti la sera quando vado fino al porto. Nessun sole al tramonto rischiarera il quadro me viva dove sara iscrit- to il nome della tua barca. Posso strappare dalla mia fronte la benda viola che indica la mia libert& a cosi caro prezzo ac- quistata come per voi tutte mie carissime vi chiedo se mi amate di lasciarmi morire una notte molto lontano nel mare. Mia squisitissima mi metto a mangiarti, Ia mia lingua umetta Pelice del tuo orecchio scivolando tutt’intorno delicatamente, Ja mia lingua s'introduce nel padiglione, tocca Pantelice, i miei denti cercano il lobo, cominciano a frantumarlo, la mia lingua si introduce nel condotto del tuo orecchio. Sputo, ti riempio di saliva, Una volta assorbita la parte esterna del tuo orecchio buco il timpano, trovo il martello bello tondo che rotolo tra Je mie labbra, i miei denti Jo macinano, trovo V’incudine ¢ la staffa, li addento, scavo con le dita, strappo un 0380, incontro la stupenda chiocciola ossa e membrana atrotolate, le divoro, faccio scoppiare i canali circolari, non mi curo del mastoide, sfondo fino al mascellare, guardo interno della tua guancia, 20 ti guardo dentro, mi perdo, sono smarrita, sono avvelenata da te che mi nutri, mi rattrappisco, divento piccolissima, sono una mosca adesso, impedisco il funzionamento della tua lin- gua, provi invano a sputarmi fuori, soffochi, io ti sono pri- gioniera, sono incollata al tuo palato rosa e viscoso, poggio le mie ventose contro la tua morbida ugola. Glorioso sia il giorno nel quale mi vieni incontro piedi giunti caviglie accostate scostando con le tue braccia le nuvole nel fondo del cielo i tuoi capelli agitati dal vento i tuoi denti scoperti e stretti nello sforzo i tuoi occhi che mi guardano da lontanissimo. Porti legata sui tuoi fianchi nudi la spada che esse hanno arroventata nel fuoco prima di darti, quella che vedo brandire a tratti sopra la tua testa allontanando uno 0 Paltro mostro orrido che sopraggiungono per frenare la tua avanzata. Un entusiasmo mi nasce vedendoti cos} miracolosa- mente sorta il tuo corpo girando da una parte e dall’altra sulle correnti d’aria delle raffiche di profumo su di me riversandosi cateratte di santal di zenzero d’elleboro e di verdi margherite, ti vedo, mi vieni con una precipitazione adorabile, dei lampi arancione ti circondano partendo dai tuoi seni, una traccia di vapore viola indica il tuo passaggio, delle serie di soli tramon- tano nell’oro il verde lo zafferano. I] tuo canto molto preciso molto dolce molto stridulo mi giunge dal primo istante che ti vedo facendomi tremare dall’impazienza, mentre i miei piedi sono fissi al suolo, sono paralizzata dalla brutalita della tua apparizione, dopo una’ confusione mi giunge immediatamente 21 ‘un abbagliamento, le palpebre cominciano a sbattermi ininter- rottamente sopra i globi oculari, mi nascono palpebre sbat- tenti sotto i capelli poi nel pit profondo del cervello, una de- bolezza s'impadronisce di me nei polpacci costringendomi a piegare le ginocchia, gia tu scendi con un fischio tenue, gi sei Yicina a me git le tue mani si abbattono sulle mie spalle fa- cendo pressione su di me tenendomi di fronte a te, gia ci fron- teggiamo adesso e sempre cost sia. Larghe particelle di gelatina si staccano tremanti trasparenti. Le labbra scostate rosa di Tiro nel rovescio lasciano passare i frammenti in numero sempre pitt grande. Le dita prese nel flusso si muovono un po’ si allungano si aprono tiportano le Joro estremit’ Iungo le labbra si agitano si stendono palpeggia- no le mucose con dei movimenti minimi. Il flusso diventa con- tinuo, la ciprina schiumosa imbiancata nei suoi vortici risale fino alle spalle, Ia testa fuoriesce capelli sparsi guance pallide. Le dita sulle membrane fanno adesso un battito continuo. Una agitazione disturba lo scorrimento della ciprina acqua fluida - trasparente. Le lacrime abbondanti si tuffano nel flusso fluide ‘salate, affogo, Pacqua mi entra negli occhi ciprina lacrime, vi vedo : neri gli ori i fuochi i cristalli le squame. Mi prende una grande confusione, i miei orecchi vengono sollevati tintinnati turtati colpiti. Le dita si fanno pine per nuotare stese da una parte e dall’altra dei grandi corpi, si toccano si trovano si prendono, la finestra si apre brutalmente sotto la spinta delle hostre membra galleggiando su di una grande massa di liquido 22 Iattiginoso azzurtino, Pacqua sale iodata traslucida, raggiunge i rami pit alti degli ultimi alberi visibili, sbatte calda contro Je gambe delle nuotatrici, immersa sino ai, miei orifizi facciali- vedo che la massa liquida non smette di crescere con dei mu- cih sospesi dei filamenti clastici madreperlacei, gli oti i rossi mattone hanno adesso lo stesso colore e la stessa consistenza delle nuvole, il flusso ascendente sbocca nel cielo, addio con- tinente nero di miseria e di pena addio citt& antiche ci imbar- chiamo per le isole brillanti e radiose per le verdi Citere per Te Lesbo nere e dorate. ‘Mi metto a tremare senza potermi fermare, tu mia iniqua, mia inquisitrice non mi lasci andare, vuoi che io parli, mi prende la paura i miei capelli sono agitati, gli emisferi molli del mio cervello, la duramadre il cervelletto si muovono sotto la sca- tola cranica, Ia mia lingua Pugola le mascelle tremano, non posso mantenere le Jabbra strete, i denti si urtano le arterie. battono con colpi futiosi nel collo alle ascelle al cuore, i miei occhi sono comptessi dalle otbite, gli intestini trasalgono, lo stomaco si rovescia, il movimento si propaga a tutti i miei muscoli, i trapezi i deltoidi i pettorali gli adduttori i sartori gli interni gli esterni sono tutti scossi da spasmi, le ossa delle mie gambe quando tu non Ie tieni ferme miserabile si urtano, c® un’accelerazione prodigiosa del movimento fino a quando di- staccata dalla pesantezza mi sollevo, mi tengo all’altezza dei ‘ui occhi, tu allora mia infamissima mi respingi brutalmente mentre muta cado, mi dai la caccia mia ferocissima, mi co- 23 2 IL CORPO LESBICO|RIE PURULENTI LE _LA CIPRINA LA BA-|SUPPURAZIONI LA mya LA SALIVA ILBBILE I SUCCHI Gli | MOCCIO IL SUDORE|ACIDI I FLUIDI I SUG- | | LE LACRIME IL CE-|CHI GLI SCORRIMEN- — ) RUME L’URINA LEJTI LA SCHIUMA LO} MerecCl GLI ESCRE@ZOLFO L’UREA Tim | MENTI IL SANGUE|LATTE L’ALBUMINA _ LA LINFA LA GELA-| L’OSSIGENO LE FLA- meriNA L’ACQUA ILBTULENZE LE TAS _ CHILO IL CHIMO GLI SCHE LE PARETI LE — _UMORI LE SECREZIO-- MEMBRANE IL PERI- NI IL PUS LE MATE-|TONEO, L’EPIPLOON, stringi a gridare, mi metti le patole in bocca, me le suggerisci allorecchio ed io lo faccio, no padrona, no pieta, non mi ven dete non mi mettete ai ferri,. non mi fate cavare gli occhi, de- gnatevi di richiamare i vostri cari, ve ne supplico, risparmiate- mi ancora soltanto un istante. Dalla tua epidermide escono delle spore. I tuoi pori le pro- ducono a migliaia, guardo i frammenti minuti, vedo come le spore scendono in cima ai filamenti pelosi senza staccarsene, gli steli crescono, le spore si sviluppano ¢ si arrotondano, le efere innumerevoli scontrandosi reciprocamente emettono de- ali stridori dei ticchettii delle v.brazioni di arpa eolia. Ti driz- Zi pianissimo le tue braccia stese davanti a te le tue gambe allungate le tue cosce irrigidite tutto il tuo corpo in mo- yimento, vieni avanti sostenute dal volo delle sfere che si di- Jatano nelaria. Ciascuno dei tuoi gesti produce un insieme di suoni che fanno muovere le orecchie in tutte le direzioni. Ti seguo, mi sposto nella tua ombra gigantesca demoltiplicata prolungata dalle sfere. A migliaia annebbiano la tua figura oppure la fanno apparire punteggiata quando afferrano il sole nelle loro giravolte. Ad ogni tuo passo ne scavalchi aleune in movimento, La tua musica senza confronti le immobilizza, poi Tuna o Paltra presa da convulsioni cade per terra in un muc- chio. Alcune si mettono ad urlare. Tu superba non ti fermi. Hoo difficolta a seguirti. Corro adesso sotto di te, le sfere scos se luccicanti nel sole mi danno il capogiro, ma benché affan- 26 nata rido volentieri, ti annuncio a quelle i ili vole i le immobili per guar- darti venire, ti battezzo nei secoli dei secoli, cost sia. Perché pazza esecrabile mia molto cara ti sei fatta di pietra mentre io ti amo cosi teneramente? I tuoi capelli castani as- sumono la rigidita di fili di piombo, i tuoi occhi marrone sono le palle di vetro di una statua, nel volerti far rivivere urto la mia testa contro i tuoi seni duri, il sangue non scorte nelle tue vere, Varia non passa nei tuoi polmoni, la bile Ja linfa il mi- dollo le ossa i circuiti nervosi tutto & fermo, la tua vulva dol- cissima da tenere nelle mani non batte pit, le tue ninfe sono rigide, la tua clitotide @ un nocciolo duro, le pareti della tua vagina sono congiunte e sigillate. Cosi € per questo misfatto che esse mi hanno cacciata separata da te per farti tacere per sempre mia adorabile voce. Non mi hai aspettata mentte ti ho cercata dappertutto, tutte le isole le ho percorse chiedendo se qualcuna sapeva qualcosa di te. Ii gelo il pieno sole la fame la sete le lacerazioni delle mie membra della schiena il lungo desiderio di te l’amara privazione, non posso dirteli perch® i tuoi orecchi sono di pietra, che cosa gli ho fatto odiose che cosa gli hai fatto perch® commettano un atto cosi defini- tivo, & possibile che nessuna potra mai cambiare niente, io sono senza braccia senza mani senza gambe sensa sesso vicino 2 te priva della vita dei battiti del mio cuore anche se mi ripe- to che sei la pitt adorabile delle statue. Perd mia amante di pie- tra a quest’ora vedo le Jacrime inondarti le guance, mi spriz- 27 zano dritto dai tuoi occhi colpendomi alla fronte al petto, un re, Je tue ossa ben asciutte levigate bianche nude, mi fume bollente che si sparge su di me gioia infame e dolore tu Pea cechis tects, a duis ca'dl Ineo Conceal mi percepisci, mi senti, sei viva in questa pietra viva sulla : tia bocca, io mi stendo ai tuoi piedi mia statua benché tu sia fenzodore e senza sapore, chiamo le dee, che mi cambino in pietra il mio fianco saldato al tuo fianco, sanno poich® Saffo fo ha scritto per sempte che Latone e Niobe si amano di tene- ro amore. se scendono [a collina correndo, la mageior parte di porta tra le braccia una piccola scimmia ee ee grandi occhi grigi con gli orecchi ben formati, Qualcuna ce ha appese al collo con le code rizzate, Fano delle grida forti pas- sando sotto i meli carichi di fratti rossi. Le scimmiette ac- chiappano con le due mani mele che gli vengono date, I loro : ora ee. occhi sbattono, guardano qua ¢ la incerte. II punto di ricon- Vedo le tue ossa coperte di came gli iliac le rotule i gomiti le - giungimento si stabilisce da una parte e dall’altra del fi spalle. Tolgo i muscoli con precauzione per non rovinarli, Quelle del mio gruppo interrogano a voce aces alle del prendo ognuno di loro tra le mie dita i muscoli lunghi i mu- tuo gruppo. Eravate tenute a tornare con delle tort« a ok i Pitt wotendi i muscoli corti, tizo, li strappo dalla loro fibra Ben collare verde. Eavate andate Gia prima del aoe dal lore oss0, li dispongo a mucchi muovendo un po” vibran- Beles loro escrement ci mancams dopo’ le seed do ogni frammento mentre Io poso. Scopro losso a poco a po- Beers colonia, Kdete; schereate a propests Cale eeeet co. Lnvedo appatire madreperlaceo bianco con lembi rossastri Be clir tortore in scitnis) yadlats della exdula dee To lecvo, lo accarezz0, lo levigo per lucidarlo, aspetto che ab- Beers becchi scarlatti cadutt dai nidi, paclnes eLWieSt bia uno splendore dolce, lo guardo nel suo silenzio, ascolto Biiescininic in mutamento af pied! desi albert eeeaees tutte Te grida che il suo denudamento mi 2 costato Torrore Fe siete Scivaconite con Ia ree ome In aioia dolore profondo, guardo il suo scheletro separato BEE esto, poco sperimentao le loro enka Galle sacche degli umoti dalle viscere dai capelli dalle guance Bi accioparvi Le scminie vi guartanosneraae’ Eee dalla bocea dagli occhi giorno di incubo dagli occhi della vulva Bete esclamarion! dei raggitt delle. csate deg cape cosi viva, ho molta pieta per lui e pit amore ancora, ammiro voci. St SCOP! la delicatezza dei metacarpi e delle falangi delle dita, tocco Ie costole adorabilmente incastrate, il desiderio di te mi pren- de, sbavo, piango, il sangue preme nei ventricoli del mio cuo- 28 29 Tu mi guardi. Le mie ginocchia si piegano, io ti faccio segno, allora ti lasci cadere in acqua, attraversi a nuoto la tua tunica bianca imbevuta di acqua apparendo improvvisamente traspa- rente il colore della tua pelle la rapidita dei tuoi movimenti producendo uno splendore nell’acqua una Iucentezza albal- tezza delle tue scapole, la tua scimmietta appesa ai capelli muta. Ti vengo incontro, ti raggiungo molto pit in qua del centro del fume le nostre pance Je nostre braccia toccandosi un po’ della tua saliva scivclando nella mia bocca. Tenti di strapparti la scimmietta dai capelli per darmela. Ma comincia a emettere delle grida stridenti aggrappandosi con le sue quat- tro zampe, scendendoti nel collo per reggervisi con le due braccia. Una barca passa vicino per cercare le portatrici di scimmie. La rematrice si ferma i remi in equilibrio orizzontal- mente. Ti stendi dietro di lei sul fondo della barca. Proponi di chiamarla Chloe. Al di sopra dei bordi @ visibile il cielo gia scuro, poi le cime degli alberi ¢ la colina quando ci avvicinia- mo accolte da grida da canti da risate. Il tuo palmo mia pitt amata si stacca dal mio. 30 Fuoco fuoco fuoco fino al tendine di Achillea la ben chiamata quella che tanto ha amato Patroclea. I muscoli infatti si in- cendiano tutti nello stesso tempo i trapezi i deltoid i pettora- Ii i-dentellati gli obligui i grandi dritti gli adduttori i sartori gli psoas. La palla di fuoco si propaga tra le costole lanciando Ie sue otto braccia di piovra uno dei tentacoli. stringendo nel- Jo stesso tempo i ventricoli ¢ le orecchiette del cuore un altro stringendo l’aorta e Je arterie polmonari, il plesso viene con- taminato, si consuma piano, gli intestini si disorganizzano bru- ciati fino alle estremita dei loro villi tanti quanti sono, i loro anelli srotolandosi poggiano sulla mia parete addominale, la mia clitoride toccata da una delle bocche @ un sole intenso ir- tadiante, un soffio come di incudine si crea dall’alto in basso nel mio corpo con delle raucedini traboccando dalla gola sulle mie labbra aperte, una nebbia porpora passa davanti al mio sguardo, l’oscurita dei tuoi occhi mi tocca, mi indebolisce, ti vedo impallidire, tu ti offuschi, diventi tremendamente diafa- na, le mie dita ti bucano da parte a parte, mia solo superficie mia molto piana mia senza spessore mio velo di Lesbo il tuo viso del tutto piano dipinto sul panno di Veronica tali i tratti dolorosi di Crista la molto crocefissa. : 31 lon ¢’& traccia di te. Il tuo viso il tuo corpo la tua saj sono dispersi. C’8 un vuoto al tuo posto. C’t nel mio corpo una pressione al livello del ventre al livello del torace. C’e un peso sul petto. All’origine di un dolore intenso ci sono dei fe- ~ nomeni. E dal loro insorgere che vado in cerca di te ma lo ignoro. Ad esempio, cammino lungo un mare, ho male dapper. ‘tutto nel corpo, la gola non mi permette di parlare, vedo a mare, lo guardo, cetco, m’interrogo nel silenzio nella mancan- za di tracce, interrogo un’assenza cosi strana che mi causa un ‘buco all’interno del corpo. Poi so in modo assolutamente in- fallibile che sono in cerca di te, che ti richiedo, ti cerco, ti sup- plico, ti ingiungo di apparire tu che sei senza faccia senza mani senza seni senza ventre senza vulva senza membra senza pen- sieri, tu nel momento stesso in cui non sei nient’altro che - ‘una pressione un’insistenza sul mio corpo. Sei sdraiata sul ma- te, mi entri negli occhi, vieni nell’aria che respiro, ti chiedo di lasciarti vedere, ti chiedo di lasciarti toccare, ti sollecito ad uscire da questa non presenza nella quale ti inabissi. I tuoi ‘occhi forse sono fosforescenti, le tue labbra sono pallide mia molto desiderata, mi tormenti d’un lento amore. Due cigni neri nuotano nel Iago isolato. La luce dorata del sole al tramonto ha scutito le acque. Fianco a fianco molle- mente i due cigni scivolano, tu con la testa curva io pronta a sostenere la caduta del tuo collo a toccare con il becco il ri- | gonfiamento della tua gola. I tuoi occhi sono d’oro, non mi 32 ~ mio collo circondando il tuo collo trascinandoti trascinandoti guardano. Ti lasci distanziare, poi mi raggiungi senza fretta il tuo fianco toccando il mio fianco, tutte le mie penne si rizza- no fin sulla cima del mio cranio. Ho dimenticato il grido di_ vittoria dei cigni quando vanno verso l’ombra per riposarsi do- po una giomata senza combattimento. Stendi le tue ali sop: di me. Con il becco cerco il loro rovescio, una leggera umi ficazione mi si fa nei due orifizi respiratori. Tocco tra la pelu- ria la pelle delicata, la beccheggio, tu ti lasci andare poi ti irri- gidisci scuotendo le tue ali vivacemente schioccando il becco cercando un grido. Io allora vado e vengo su tutta la lunghezza del tuo collo. Semino il disordine, nella disposizione delle tue piume, le risalgo all’incontrario, distruggo il loro liscio cerco di farti sprofondare nell’acqua facendo pressione con tutto il mio corpo sul tuo da dietro. Tu resisti. Ad un certo mo- mento acconsenti a affondare soltanto la testa e il collo emer- gendo dall’acqua, li vedo all'improvviso colpiti dallo splendo- te della luce. Del tuo corpo non percepisco pitt niente nero confuso nel nero delle acque. Incomincio una hunga discesa il fino nello spessore dorato della melma dalla quale non potre- mo uscire a causa del groviglio definitivo. Io ne sono al canto dei cigni neri, all’ora nera della loro morte. La mia clitoride l’insieme delle mie labbra sono toccate dalle qwe mani. Attraverso la mia vagina ed il mio utero ti intro- duci fino agli intestini forando la membrana. Giri attorno al 33 tuo collo il mio duodeno rosa pallido con venature azzurre abbastanza evidenti. Svolgi il mio intestino tenue giallo. Cosi facendo parli dell’odore dei miei organi bagnati, parli della lo- ro consistenza, parli dei loro movimenti, parli della loro tem- peratura. Provi a questo punto a strappare i miei reni, Ti re- sistono. Tocchi la mia vescichetta verde. Io aspetto sconsola- ta, mi lamento, cado in un abisso, la mia testa viene trascina- ta, il mio cuore mi sale sull’orlo dei denti, mi sembra che il mio sangue si sia completamente rappreso nelle mie arterie. Dici tuttavia che lo ricevi in quantita enormi sulle mani. Parli del colore dei miei organi. Non posso vederli. Sento la tua voce fischiare nelle mie orecchie. Mi concentro per ascoltarti. Mi vedo stesa, tutte le mie viscere sono stotolate. Apro la boc- ca per cantare una cantata alla dea mia madre. Per colpa di questo sforzo il cuore mi manca. Apro la bocca, ricevo la tua lingua le tue labbra il tuo palato, da te mostro adorato mi metto a morire mentre non smetti di gridare attorno alle mie orecchie. Sono colpita da interdetto nella citta dove vivi. Non ho il diritto di andarci. Sciolgono contro di me i vostri cani quando mi avvicino. Compreso il diritto di asilo, tutto mi 2 riffutato. Una disperazione mi prende quando sento la tua voce dirmi di non venire, che sono determinate ad impedirmelo con ogni mezzo. Rimango seduta piangendo nel fosso, guardo il sole attraverso i grappoli delle grandi digitali, non mi sembra pitt 34 cost piacevolmente malva, mi rotolo nelle ortiche, tutto il mio corpo si copre di bolle, un sudote di sangue attraverso i miei poti arrossando Verba tutt’intorno. Sento il rumore del mare contro le scogliere delPisola. Non posso alzare gli occhi per guardare la cittd anche da lontano senza che siano immediata- mente bruciati arroventati toccati da un fascio di raggi bian- chi di cui non conosco l’origine. I miei capelli strappati a pu- gni sono a mucchi vicino a me. Le mia grida le mie urla i miei ululati fanno tremare i vostri cani, sono ansiosi, li sento fri gnare, oppure uno o Valtro si mette a urlare alla moste in pieno giorno. Ma quale che sia limpazienza che io provoco tra di loro con la mia presenza, esse non possono impedirmi di rimanere Ii, non possono costringermi a trasportarmi in un Iuogo da dove la mia voce non raggiunga nessuna di voi, non parlo neppure di te mia pitt amata, di cui non capisco che cosa stanno facendo, qual @ il loro potere, che cosa ti trattiene dal correre verso di mee rialzarmi dai gomiti, oppure bisogna che il tuo sangue sia fermo grazie alle loro cure nelle vene, oppure @ venuto il tempo nel quale sei impietosa di me met. tendomi a dura prova servendoti di loro per impedirmi di rag- giungerti chiusa ai miei singhiozzi bocca rinchiusa cieca e ma- gnificamente murata in te. 35 LA PLEURA, LA VA$CURIO IL CALCIO I GINA LE VENE LESGLUCOSI LO IODIO- ARTERIE I VASI IGLI ORGANI IL CER- | NERVI I PLESSI LEEVELLO IL CUORE IL _ GHIANDOLE I GANJFEGATO LE VISCE- ) GLI I LOBI LE MURE LA VULVA LE ML ' COSE I TESSUTI LESCOSI LE FERMENTA- | CALLOSITA’ LE OSSAJZIONI LE VELLOSI-— | LE CARTILAGINI L§TA’, IL PUTRIDUME © OSSEINA LE CARIE|LE UNGHIE I DENTI | LE SOSTANZE IL MII PELI I CAPELLI LA | IL FOSFORO IL MER4OCELLI LA. FORFO- I tuoi piedi nudi toccano i calici azzurri degli anemoni mentre cammini. Le bocche di leone rosa lilla bianche gialle raggiun- gono i tuoi polpacci, alcune ti artivano fino alle cosce. Dalie sse fuoco arancione gialle giungono fino alle tue spalle. Gli is viola schiacciati Iasciano lunghe trace sul rovescio delle tue braccia. Ti inoltri in un viale blu oltremare. Le api i cala- broni le farfalle cacciate via dalle corolle che le tue mani pren- dono passando ti circondano. Alcune farfalle celeste pallido si posano sulla tua schiena sui tuoi seni coperti di olio di san- dalo. Dei raggi di sole passando attraverso le cime degli alberi ti toccano sulle labbra nei capelli nei peli del pube provocando lampi. I gigli gli amarilli i gigari scossi perdono il polline dei loro pistilli, & sulle tue gambe e sui tuoi piedi giallo, lo vedo, ti vedo nuda in un cumulo di fiori tagliati i tulipani rossi bian- chi neri gli astri color malva le aquilegie rosa gialle le calendu- Te arancione le regine margherite azzurre bianche rosa lilla vio- Jai fiordalisi rosa celeste chiaro blu oltremare i crisantemi fulvi marrone fuoco gialli bianchi scarlatti rosso robbia, io ti vedo, ti rotoli, premi le tue guance il tuo ventre il tuo sesso contro le teste dei fiori, li prendi a pugni ricoprendotene, gli insetti volano via ronzando intorno a te, tu ridi a bocca spalancata, a Iungo ti dondoli, cadi allindietro, sparisci completamente un braccio 0 Paltro che emergono a momenti, oppure sono visibili il rigonfiamente di una coscia o lo splendore bianco del tuo ventre o della tua gola curva o dei tuoi capelli che scuoti tuiii mischiati agli steli di qualche fiore, io ti guardo, non riesco a spostarmi, mi dibatto, non posso raggiungerti mostro. 38 Fossi io Zeina la potentissima quella che scuote la crinieta ¢ tegge i fulmini tra le mani, Mi vedo severamente seduta di fronte ai tavoli serviti con abbondanza rifiutando tutti i cibi che esse mi suggeriscono richiedendo le bevande di Ganime- dea la molto assente. Finalmente sbuchi in tutta fretta dal viale dei ciliegi nel mezzo del festino tossa affannata due anfo- te appoggiate alle anche rettilinee premurosa nel servirle tut. te, loro che ti aspettano a gola secca, ma é di fronte a me che subito ti fermi, Guardo il rivolo di sudore tra i tuoi seni e le tue braccia alzandosi il vello delle tue ascelle illuminate dal sole riccio ¢ umido, prendo tra Je mie mani il tuo busto dtitto dove la vita non & segnata, tu liberandoti con un colpo di rent dal mio contatto versando il vino in grande quantita nel mio calice. I tuoi occhi sono nascosti dalle loro palpebre, nessun rossore ti sale alle guance quando ti chiedo di sederti al mio fianco, i tuoi occhi non mi vedono i tuoi orecchi non mi sen- tono, Vordine dei tuoi gesti non & disturbato, allora il fuoco dei miei fulmini mi si sviluppa nel petto rovinandomi i polmo- ni le costole Je scapole i seni le mani impossessandosi di esse per tuonare dal pitt alto della mia collera, tu muta indifferen. te appena sorridente vai, vieni senza rumore, non baci la mia ‘uca quando ti sposti dietro di me. Un grugnito mi sale in gola, un rimbombo si fa nel cielo senza nuvole, i miei fulmini scossi ti toccano al ventre al pube mentre tu ti abbatti il viso contro terra davanti a me mia molto spaventata mia molto tur. bata gli occhi chiusi le mani sulle orecchie, chiedendomi grazia gtidando in modo tale che finalmente posso sollevarti a brac. cia tese fino alla mia bocca, che finalmente posso rigitarti € morderti nell’incavo delle tue reni mia dea mia molto callipi- gia mia adorata. 39 La semperatura dell'isola rinfresca..Un forte vento ci travol- ge, siamo abbattute. Ti vedo trascinata via sui sassi della spiag- gia da una violenta corrente, mi aggrappo a te, mi batto con- tro qualcosa un’ala che sbatte enorme con delle grinfie invisi- bili una specie di cosa dalla forza incommensurabile che sta per attirarti, schiaffeggio l’aria, ti acchiappo tra le mie brac- cia, tu volteggi, voli via sollevata da terra, mi porti via con te, Ie tue braccia vigorosamente strette alle mie mi titi, fai tra- zione su di me, i tuoi denti sono stretti, i tuoi capelli sono scossi intorno alla testa, la cosa cerca di raggiungere le tue guance, Ja combatto senza trovarla, ti frusta le spalle, la pelle della tua schiena si stria con lunghi segni violacei, un odio mi viene, ti abbraccio con tutta la mia forza, non mi lasci, mi reg- gi ritta sopra di te, sei rovesciata completamente sdraiata nel- la cosa immonda impossibile da vedere, ti disarticoli, le tue. ‘ssa sbattute le une contro le altre i tuoi muscoli cercandosi reciprocamente si smantellano, una tua gamba cade strappata alaltezza del bacino, le forze ti abbandonano, ti inclini, le tue sole mani forti e possenti le tue braccia rote agli esercizi si teggono portandomi, tento di schiacciarmi contro di te, pro- vo a avvolgerti, un’immensa forza di repulsione mi mantiene a distanza, grido il tuo nome, urlo le labbra immediatamente schiacciate contro i denti e i mascellari, il suono della mia vo- ce ¢ tremula appena udibile, tento di raggiungere con le mani i] tuo petto e la tua vita, cade la seconda gamba coscia strap- pata ¢ separata all’altezza della rotula dalla tibia e dal perone, Ta tua testa si regge a malapena, lotti contro il muoversi della cosa, & un gigantesco vortice adesso, tu vacilli le tue braccia sempre pit: difficilmente tese non potendo pit: mantenermi, una corrente violenta assale Je tue ossa iliache. 40 Ti guardo mia unica. Agiti Pinsieme delle tue ciglia vibratli tuttintomo alla tua superficie. Mi avvicino a tuoi Hagelli, i palmi delle mie mani i miei palmi entrano in contatto con loro appena appena ¢ si ritirano. Un movimento violento ti per- corre. Tutte le tue fruste si ritraggono e cominciano a gitare io non indietreggio quando l’istante dopo si abbattono bru. talmente sulle mie spalle. I movimenti si effettuano ructando a clica, io sono colpita soltanto ciclicamente. Malgrado la tua altezza gigantesca la lunghezza dei tuoi flagelli e la velocita della loro propulsione, mi tocchi con grande dolcezza, la seta delle tue ciglia mi fa fremere dalla testa ai piedi. Intravedo nel solco delle tue ciglia la tua bocca spalancata. I! minimo urto ti percorre tutta intera. Non c’é da qualche parte dentro di te un circuito neutro. Mi allaccio a te, in quell'istante la tua com- posizione cambia, tu assumi forma figura colore nuovi, una Passante che tornasse dalla sua passeggiata non ti riconosce- rebbe. Spingi la tua massa all’opposto del punto che io raggiungo quando le mie dita ti shorano. Pit vieni avanti a precipizio verso di me pitt indietreggi rapidamente ¢ ti scosti. Oppure ti metti a girare su te stessa in tutti i sensi. Una com. mozione ti agita da parte a parte, ti getti contro la membrana che ti serve da sacca, tutt’intorno. A un certo punto cambi orientamento, ti proietti bruscamente verso di me, la tua mas- sa mi circonda improvvisamente pesando sulle mie membra i tuoi flagelli scendendo Iungo la mia schiena la tua bocea pog- giando contro la mia gola, € a questo punto mio bel protozoo mia verde infusora mia vorticella violenta che lentamente aspi rata dalla suzione della tua bocca svengo. mH 41 Innominabile mi ronzi negli orecchi, il suono si spatge con pronteza al di 18 delle chiocciole, tocea i cxrveleto, coir fi emisferi i insi lungo tutta ‘misferi del cervello, si insinua lungo tutt ce i i dire dallorrore, scen io capelluto facendomi rabbriv: : , oo cael “pinale, martella le costole auuavera i polmoni i posso usa, grido vel ; ido, non tenere la bocca 5 0 ver Z Ehime, tu innominabile innominata, quella di cui non devo dire il nome quella il cui nome innominabile da me pronun- Giato fa uscize dalle loro amie Je vespe, sono qui su di me in Sciam, mi accecano, mi colpiscono con i loro corpi abbatten: osi su di me, mi pungono con i loro dardi a miglsis, mi or i i ii i li, mi ¢ntrano né - ‘cono con i loro ronzii infernali, rano nei cond e orecchi, mi raggiungono, mi forano : snot one iei sensi {rontali, iniettano il veleno dei loro aculei nei mie miei sensi frontali, iniettano ae ee i i i tua collera, crudele innom! tessuti, mi introducono la t o a chiama le tue vespe, ti chiedo grazia, sono ia cone ie hhissimo & il fuoco, le detentrici di veleno le biand ey hanno in tuo nome infettata, nominabile, non una volta te | nome. ‘adesso ti odio mia molto in- lo giuro davvero dird il tuo Mi sei di fronte sfinge di argilla, come io ti sono senza oochi igia raccolta su me stessa. Gli spostamenti sono avvenuti ae re, in uno spazio notturno livido largo celeste pis &f toceando terra una radura dallaspetto di gesso dove le due Sagome sono nascoste osservandosi senza vedersi fantasia Pepa consent, opr colore bianco. Da suche pate ra materiale di ‘ ae ares ange sospiro un gemito un pianto una lagra un 42 lamento. Le due sagome scostate ’una dall’altra cominciano a muoversi. Conosco a memoria il posto dove sei, cost mi diz rigo dalla tua parte senza mai fermarmi senza che tuttavia io ti possa vedere o sentire. Una paura mi coglie immobilizzan- domi. Anche tu ti fermi. Passa del vento scuotendo fortemen- te gli alberi al limitate ¢ i leggeri cespugli circonvicini. Un ulu- lato si produce. Le due sagome appena visibili sono sdraiate dietro a una serie di arbusti. Tutto uno spazio le separa il get- to di diversi sputi sommati. I loto visi sono indistinti confon- dendosi a momenti con la luce grigiastra dell’insieme del io- go. Oppure quando si precisano sono ticoperti di una specie di cappuccio identico a quello che porta il falco al pugno. Poi tra le loro masse si effettuano delle traslazioni dei movi- menti delle reptazioni dei dondolii degli slittamenti ancora. To mi metto a oscillare di fronte a te mentre tu sei sospesa. Il desiderio mi prende di entrare nel nero del tuo corpo della tua faccia delle tue membra. Un fischio si fa sentire. Una vi- brazione continua percorre il mio corpo. Io mi avvicino a te con scosse con scatti, quando finalmente ti tocco o sei tu che Jo fai una commozione mi percuote, l'urto ti é trasmesso nel- lo stesso tempo, ptecipito dalla testa ai piedi. Le due sfingi nel momento in cui si taggiungono si disperdono completa- mente, le loro masse si sgretolano franano s’inabissano crolla- no grani di sabbia sopra grani di sabia un mucchio costituen- dosi prestissimo le teste scomparendo per prime d’un colpo solo le spalle subito dopo crollando nello stesso movimento, tu smetti di esistere mia pit oscura mia pitt silenziosa cost faccio io. 43 Da molto tempo il riflesso della luna sul mare non é pitt visi- bile. Una luce debole bianca appena tinta di azzurro appiana tutti i rilievi dell’isola mare terra cielo confusi. Le cinque cagne nere sdraiate per met nell’acqua sulla sabbia comin- ciano ad alzarsi lentamente spalancando la bocca scuotendo il _ pelo stirando le zampe le grandi orecchie dritte sulla testa. I campi di grano il cui ultimo solco cresce nel mare non sono tagliati, le macchie scure dei papaveri appaiono in molti posti. Dalle tue labbra semiaperte esce il rumore di un canto mo- dulato appena udibile, Vedo i tuoi denti quando le tue labbra si stirano. I fori scuri dei tuoi occhi sono girati verso l’oriz- zonte cielo o mare nessuna linea indicando lo spazio tra i due. I tuoi capelli sono tirati sulla testa dietro le orecchie irri fumanti. Un vapore bianco ne esce da ogni parte e ti avvolge fino ai piedi dissimulando la forma del tuo corpo. Le tue braccia le tue mani a volte bucano nei loro movimenti lo spes- sore di questa nebbia, vedo il loro dolce agitarsi. La pianta dei tuoi piedi i tuoi talloni non posano sul suolo. Stai un po’ sopra la superficie appoggiandoti all’aria, ti sposti con slitta- menti che sembrano avvenire senza che tu ti muova. Sei muta salvo questa modulazione debole un po’ acuta che artiva ogni tanto ai mici orecchi. Succede che una grande attivita ti pren- de. Ti vedo all’altezza della massa rotonda in mezzo al campo di grano il rosaio selvatico senza nessun dubbio sovraccarico di fiori rossi visibili alla luce del giorno. Ti vedo bruscamente dalla parte opposta al di sopra del mare dove ti:mantieni im- mobile, non ti scorgo, hai girato Pinsenatura della spiaggia, i clamori della tua voce mi sono percettibili. Un soffio improv- viso scuote il campo di grano, solleva i miei capelli, tu sei die- tro di me, io sento brutalmente la tua presenza, il calore del tuo fiato passa nella mia nuca il bianco della luce @ adesso sgargiante, P'acqua del mare brilla lattea muovendosi appena, le spighe pallide del grano appaiono, sei dritta davanti a me mia radiosissima portando la spada bianca del mattino il tuo corpo improvvisamente sorto dalla sua nebbia le tue forti gam- 44 be visibili e le piante dei tuoi piedi, indietreggi e ti avvi a me alta smagliante uno splendore sulle tue guance. E soltan- to mia potentissima quando una di loro laggiti canta il primo canto del giorno che ti abbassi per camminare, io gettandomi a terra stringendo le tue ginocchia il riso attraversando i pol- moni. Tu sei la mia gloria di ciprina la mia fulva il mio Iilla la mia porpora, tu mi dai la caccia Jungo i miei tunnel, tu ti riversi fatta di vento, tu soffi nelle mie orecchie, tu mugoli, un po’ di tosa ti viene sulle guance, tu mi sei tu mi sei (aiuto mia Saf fo) tu mi sei, io mucio avvolta cinta tenuta impregnata dalle tue mani infiltrata soavi flussi infiltrata dalle ninfe fino alla gola dai raggi delle tue dita, le mie orecchie raggiunte si li- quefanno, cado cado, ti trascino in questa caduta in spirale f- schiante, patlami vorticosa maelstrism maledetto adorato pena di piacere gioia gioia pianti di gioia, ti trascino, le tue braccia arrotolate intorno a me girano intorno a due corpi perduti nel slenzio delle sfere infinite, cos’ l’io, qualcuna che si affaccia alla finestra pud forse dire che mi vede passare, dolce imba- vagliata agnella di latte gatto ti sputo ti sputo. Scendiamo per dritto gambe giunte cosce giunte braccia in- trecciate le mic mani toccando le tue spalle le mie spalle rette dalle tue mani petto contro petto bocca aperta contro bocca 45 BRA LE SQUAME LE SMACCHIE LE. AREO: fF LE ECCHIMOSI LE EIAGHE LE PIEGHE mee = SCORTICATURE EE. RUGHE LE VESCE SHE LE SCREPOLA mone 8 6.LE BOLE L7ABBRONZATURA I NEI I PUNTI NERI I SPOLLICOLI. PELOSI mer VERRUCHE LE E& BS SCRESCENZE LE PA@ eoLE IL SEBO. 1A PIGMENTAZIONE L’ _EPIDERMIDE IL DER- MA I NERVI CUTA NEI LE INNERVAZIO- gl LE PAPILLE J Re BICOLI NERVOSI 7 FASCI I RAMI I PLES. SI_ I NERVI MOTORI I SENSIBILI I SENSO- aI. I CERVICALI Gis PNEUMOGASTRICI I BRACHIALI I CiRe aperta, scendiamo con lentezza. La sabia si avvolge intorno alle caviglie, citconda i polpacci nello stesso tempo. E da lt che la discesa rallenta. Nel momento in cni le ginocchia sono taggiunte tu rovesci la testa, vedo i tuoi denti, sotridi, pit tar- di mi guardi, mi patli senza interromperti. La sabia preme ad altezza delle cosce adesso. Brividi mi’ fanno rizzare la pelle, sento la tua muoversi, le tue unghie sono affondate nelle mie spalle, mi guardi, non smetti di guardarmi, il pid: grande tur- bamento modifica la forma delle tue guance. L'inghiottimento si effettua senza violenza, il contatto della sabbia @ morbido contro le mie gambe. Cominci a sospirare. Quando l’impan- tanamento giunge all’altezza delle cosce mi metto a gridare, tra pochi istanti non ti potrd toccare, le mie mani alle tue spalle al tuo collo non potranno raggiungere la tua vulva, un’ango- scia mi prende, il pit piccolo granello di sabia tra il tuo ven- tre ed il mio pud separarci una volta per tutte. Ma tu feroce piena di gioia gli occhi luminosi mi mantieni contro di te, premi la mia schiena con le tue larghe mani, ma rassicuri, ap. poggi la tua vulva contro le mia vulva, mi metto a pulsare nelle mie palpebre, a pulsare nel mio cervello,. a pulsare nel mio torace, a pulsare nel mio ventre, a pulsare nella mia clito- tide mentre tu parli sempre pit veloce stringendomi stringen- doti stringendoci con una forza meravigliosa, la sabia ci cir- conda la vita, a un certo momento la tua pelle si fende dalla gola al pube, la mfa a sua volta scoppia dall’alto al basso, io mi spando in te, tu ti mischi a me la mia bocca alla tua bocca legata il tuo collo premuto dalle mie braccia, sento i nostri intestini srotolarsi gli uni negli altri scivolate, il cielo d’un tratto si rabbuia, dei bagliori arancione vi passano, lo scorrere del sangue mischiato non & percettibile, la contrazione pit grande ti viene e mi viene nello stesso tempo, grtidi tutta pie- gata, ti amo mia motente, la tua testa emersa mi @ la pit: ado- tabile ¢ Ja pitt micidiale, la sabia tocca le tue guance, la mia si riempic. Torno nella cittA di notte. I profumi caldi dei fiori si spargo- no come nebbie colorate esattamente sopra i giardini. Cam- mino a piacere. Alcuni frammenti di canzoni si sentono pro- venienti dalle terrazze. Ai lati dei viali immediatamente scor- g0 dei rigagnoli del tuo sangue. Scorre facendo un piccolo ru- more, lo riconosco, il suo colore mi salta agli occhi, nessun altro gli & simile. Assolutamente parallelo al dolce flusso “scorte il latte dei tuoi occhi. Non possono pit reggermi in pie- di. Un vapore opaco nero passa davanti ai miei occhi. Le once. chie mi ronzano. Qualcosa d’identico ad una raspa mi si ® in collata ai polmoni. Finisco col mettermi a correre. II dolore fa saltare i globi dei miei occhi fuori dalle orbite. A diverse riprese mi chino per riprenderli andando a tentoni nella sabbia del viale principale. Grido d’impazienza, li cerco in ginocchio, i devo asciugare prima di rimetterli a posto. es Quale ha osato mettere le mani su di te, che si additi, che ma- Iedica il giorno della sua nascita. Corto cotro supplicandoti di non morire, i piedi sono affondsti-nel suolo, a malapena si alzano per portarmi, vado verso la pietra dei sacrifici, la lana non @ ancora visibile, non pud essere che tu sia gid morta, Mi succede di buttarmi direttamente sulla sabia del viale perch un dolore mi arriva nel ventre. Grido di rabbia chiamando le gitafle. Sono tutte addormentate. Nessuna mi si avvicina sgant ttando percht mi appenda al suo collo. Giorno di collera sarebbe meglio per voi tutte che foste morte. Ti vedo in piedi nella piazza piena di sole. Le mosche ronzano intorno ai banchi. Mi giri le spalle. Delle ragazze con grandi este ti passano davanti. Mi avvicino a te da dietro, ti tocco la spalla, tu mi guardi, ti faccio segno di seguirmi, non ri- spondi, continui a guardarmi come un’estranea. Due di loro allora ti si fanno vicine ¢ ti trascinano con la forza. Chiami in aiuto. Gridi con tutte le tue forze. Nessuna ti viene in aiuto. Continuano ad andare e venire tranquillamente sulla piazza del mercato. Non tesisti pitt. Mi guardi insultan- domi. Il posto dove penetri & buio, venendo dal sole non si possono distinguere le cose, le Iuci sono accese perd. Qualcu- na porta dei tavoli bassi carichi di cibo. Ti invito a mangiare. Non dici una parola. Ti sistemi. Cominci a mangiare. Sono seduta di fronte a te, mi guardi fissamente molto dritta la testa alta un mezzo sorriso sulle labbra. Non ti dico chi sono. Due di loro a un certo punto incominciano a lavarti. Ti spal- mano con gli olii e con i profumi di iris di bergamotto di ve- tiver di ambra. Ti massaggiano. Ti lasci fare sempre sorriden- do. Quando ti siedi di nuovo di fronte a me i tuoi capelli castani brillano, le tue palpebre sono ricoperte di una pol- vere scintillante, il tuo petto nudo & cinto con le cinghie di cuoio che hai sempre portato con me, hanno legato delle Cinghie simili alle tue ginocchia intorno alle rotule. Tuttavia persisti nel guardarmi come un’estranea, Nemmeno la mia voce mia pitt dimenticosa ti scuote quando apro la bocca per chiederti dei tuoi viaggi. Pitt tardi le luci sono spente tranne una lampada bassa. Ubbidisci strettamente alle regole di cor- tesia dell’isola quando ti vieni a stendere vicino a me. E’ per questo mia squisita che procedo nella pur grande esultanza quando armo le mie dita con le mie unghie di ferro, quando Tacero la tua schiena e le tue reni quando infine mi sei di fronte gridando il mio nome. 50 Sono da te cavalcata a pelo. Le tue cosce afferrano i miei fian- Bi. Sono coperta di sudore. L’odore del mio pelo raso si spande attomno. Sento scivolare la tua pelle nuda trasudante. Le tue braccia mi stringono al collo. I tuoi seni il tuo ventre sono contro la mia spina dorsale. La mia pelle & agitata da sessulti. Lavoti i miei muscoli con le tue larghe mani, mi dici oh tutta dolce tutta dolce. Mi immobilizzo allora le mie orec- chie le mie narici tremanti. La mia testa & scossa tirata in mata la sua criniera. Vedo di sbieco le erbe alte delle scarpate le graminacee fiorize le grandi digitali malva lussureggianti. Sproni il mio ventre pet farmi andare avanti. Resto immobile. Mi colpisci pit forte. Resisto mi inrigidisco. Armi allora i tuoi talloni e le tue gambe. Mi spremi con tutta la tua forza woce stridente laceri i miei fianchi con le tue numerose punte Pacciaio, li scortichi, fai uscire la carne viva, vai e vieni con cabbia dalPalto in basso, gridi, armi le tue mani, laceri il mio collo, mi mordi alPaltezza dei trapezi, il sangue scorre sulla mia pelle da tutti i suoi orefizi, mosche a centinaia vi si ap- siccicano divorandomi, io allora cosi tormentata in tutte le sie parti mi slancio in un galoppo furioso, i miei zoccoli martellano la terra con violenza, nitrisco senza fine, urlo con satto il mio cine drizzato, ti porto via. Mi tieni stretta da vi- Gnissimo mentre nera dalla testa ai piedi il nero riempien- domi gli occhi mi slancio mentre togli le armi dai tuoi talloni Galle tue gambe dalle tue mani dalle tue braccia, mentre fai scivolare con precaizione le tue membra nelle mie ferite. 51 gi Se a a Tu immobile sorridi. Io sono in ginocchio in riva al mare, tu sei in piedi davanti a me braccia incrociate, la mia bocca __ si apre per pregare la divina Saffo l'incomparabile. Degli in- setti luminosi passano a tutta velociti nella luce del sole al. tramonto. Uno di loro.si prende nei tuoi capelli, lo sento ron- zare. Tu immobile sorridi. La prima stella @ visibile dalla Parte splendente dove il sole & sparito. Prego Saffo quella che pitt della luna possiede Iucentezza tra le costellazioni del nostro cielo. Imploro Saffo a voce molto alta. Chiedo a Saffo la molto potente di mettere sulla tua fronte come sulla mia i segni della sua stella. Sollecito Saffo la molto sorridente di far passare su di te come su di me gli aliti che fanno im- pallidire quando guardiamo il cielo e viene la sera. Mi metto allora in piedi vicino a te di fronte al mare. Aspetto che ven- gano le comete con lampi fuligginosi, sono qui grazie ne siano tese a Saffo, sono cadute le pietre della sua stella, quelle che hanno inciso la parte alta della tua guancia all’altezza della tempia con un sigillo viola proprio come la mia, gloria a Saffo per tutto il tempo che vivremo in questo continente nero. Ho ingoiato il tuo braccio & tempo chiaro mare caldo. II sole mi entra negli occhi. Le tue dita si mettono a ventaglio nel mio esofago, poi riunite si sprofondano. Lotto contro lan nebbiamento. I miei nervi ottici trasalgono sotto una fortissi ma pressione. Il rispecchiarsi della luce sulle onde aggredisce tutto il mio corpo. Sono affondata senza scampo da te, mi oS res sk _entezza estrema sono popolata di ruggiti, le mie or i ngano, battono furiosamente il legno del ponte, colpi- cee Road della nave, la mia lingua tagliata contro i denti viene portata via nella tua discesa di me, le mie corde vocali stirate nel passaggio dalle tue dita non emettono alcun suono, le grida si propagano all’interno delle mie arterie dei muggiti di sirena dei segnali di allarme ininterrotti. Non ti fermi. Intravedo all’interno appiattiti sulla mia pelle gli organi, or- dinati Puno accanto allaltzo tutti distesi la bile verde fa delle aureole, lo stomaco & svuotato dal suo acido, pende, il fegato Sembra tn rombo incagliato, la milza & scoppiata, ma t™ mia atrocissima mia intrattabile, mia implacabile scendi ancora. Aspetto che fori la membrana del mio diaframma, aspetto che tocchi il mio piloro, aspetto che infili il mio duodeno sulla ta mano, il grido enorme si 2 ammassato al centro futvintomo al tuo braccio, la pressione che provochi sulle onde sonore mi fa scoppiare alla fine, lo so a memoria, mia formentosa mia pit funesta mio viso d’ombra scintillante nero, il mare si richiude su di me, ti attiro allora, ti attiro, ti prendo con me sprofondando. i juelle che sono festeggiate Pultimo giorno del mese — i scone; quel: ec mestrszionioincidono con ta data. La spiaggia & coperta di fiori di issie posate It ee intere a causa delle loro spighe viola. Deg! altri i a Je corolle i bulbi le scaglie i grappoli i fasci gli steli i pistilli i 53 er ee OE reer ae petali i musi sono stati strappati e gettati sulla sabbia. Ci sono papaveri rossi bianchi glicini celestini clematidi rosa blu oltremare centaure blu violette robbie lupini rosa lilla zaffe- tani ninfce malve giacinti ari amarilli color fuoco ¢ molti altri fiori che non riconosco a causa dei loro smembramenti. Camminano a piedi nudi tutto il corpo dipinto con diversi colori, alcune sono ornate di disegni di farfalle di uccelli o di fioti, certe saltano a piedi giunti sul mucchio dei fiori gri- dano che il contatto & dolce sotto la pianta dei piedi. Per la maggior parte sono agitate cantano e gridano, Tu sola sei in silenzio senza nessun altro ornamento che il tuo vello pubico vasto e quadrangolare. Avanzi senza dimostrare impazienza 0 piacere. Tieni le palpebre sopra i globi. Non ne guardi nep- pure una. Tremo di non essere designata, nel momento in cui la notte venuta i fuochi sono accesi e si riflettono nel mare, per leccare il tuo sangue’nell’interno delle cosce lungo la vulva tra le ninfe nelle pareti accostate della vagina. La sorte infatti mi & contraria,“non lo sono. Mi guardi allora muta senza un sorriso. E un’altra che si avvicina, ti si mette in gi- nocchio davanti seduta sui talloni, asciuga i suoi capelli ba- gnati alle tue gambe, apre la bocca, la testa rovesciata guar- dandoti. Cado a ventre in git: immediatamente, la mia testa urta violentemnte il suolo. Convulsioni mi prendono, lacrime mi colano cosi“numerose che non riesco a guardare, singhioz- zi mi scuotono mentre trattengo le grida. Due di loro mi rial- zano e mi trascinano cantandomi qualche canzone facendomi sentire nel folto del bosco di pini i loro flauti ed i loro tam-tam. L’odore resinoso mi stordisce uno choc mi viene al fegato, i miei singhiozzi raddoppiano, un vomito verde mi si mischia sul mento e nel collo con le lacrime con Ja bava con la saliva, fuggo le loro risa e i loro canti correndo fino al mare dove mi butto urlando delle maledizioni mia molto esecrabile timpiangendo a voce alta e stridula il giorno nel quale quag- git ti ho incontrata. 34 L’acqua fa crepitare i miei nervi a forma di stella i plessi bra- chiali i lombari i plessi sacri. C’8 un dannato tempo qui fuori dove io sono tra Je tue mani molto prontamente operata. Lo scalpello abilmente manipolato dalle tue mani adorabili ha staccato scartato i muscoli, Sono una ragnatela di nervi del tutto simile ai disegni dei compendi anatomici, Mi dici mia cara che mi vedi attraverso. Mi descrivi Pacqua grondante dalle foglie degli alberi e anche la forma che hanno e anche Al colote. Mi piove, 2 una musica che poche orecchie femminili hanno modo di sentire cos!. Perdonami se rido, innervosisce, innervosisce prodigiosamente questa pioggia mentre tu con la punta pit fine delle tue dita mi suoni in modo insensato, sono toceata nei miei nervi brachiali nei miei circonflessi nei miei cubitali nei miei radiali nei miei rami terminali, voi tutte ci tengo a dirvi che 2 questa la maggiore squistezza, sono toc- cata nei miei facciali nei miei mascellari, in quel punto mi scoppiano delle trombe luminose, non so se @ ill temporale Ia fuori oppure dei messaggi del mio cervello dei miei occhi che io non posso aprire, centinaia di globi arancione al se- condo partono e vi si riprecipitano, ’intensit’ & troppo forte, credo che non posso resistere, svengo, ma non prima che le mie safene siano toccate, chi Vavrebbe creduto mia Saffo, non prima che i miei grandi sciatici muovano o che i miei nervi tibiali siano presi da sussulti incontrollabili, non prima che io dica non so con quale nome chiamarti tu che adesso posi le due mani tutte intere sui miei flessi brachial. 55 Se 1ATICI I CRURALE LE SAFENE I TIBIA- #1 1 PLANTARI J PA- =i 1 SIMPATICI IL SARDIACO IL PLES- SO DEL DIAFRAMMA | _IL BULBO RACHIDIA- m™NO LO SPINALE I Te ee a ae " CONFLESSI I MEDIA- -LI I CUBITALI I SA4 PRI I LOMBARI GLIgIICI GLI Of TETICI I RICORREN- | 2 Neste ne ee SO-FARINGEO GLI OTTICI] GLI ACUs FAITIVI. LE CE LULE NERVOSE I ™ GLOBULI LE EMA-™ fF I LEUCGgS TI L’EMOGLOBINA IL PLASMA IL SIERO IL SAN- GUE VENOSO I SANGUE ARTERIO- _FACCIALI IL GLOS- | SO IL SANGUE ; | , : a q I vento soffia dal mare. Qui in mezzo ai campi di grano i gabbiani si posano, Cammino su una stradina. La notte non scende. Non guatdo il cielo. Quando cado per Ja prima volta esse mi tengono sotto le ascelle, con il loro aiuto cammino. Una perdita di sensi mi butta di nuovo per terra. Stringo le labbra quando mi accarezzano e mi opprimono con le loro domande. Non dird il tuo nome. Non uscira appoggiandosi all’aria, non si fara strada fuori di me. Sono muta. Non posso pit camminare adesso. Sono sdraiata sulla scarpata. L’erba mi avvolge odorosa fresca agitata dal vento. Non guardo il cielo. I tratti del tuo viso riuniti un po’ alla volta non si formano nella mia memoria. Non vedo la curva della tua gola. Non ho il ricordo delle tue braccia delle tue spalle della tua schiena del tuo ventre. Non so che i tuoi capelli se leccati hanno un sapore squisito. La tua capigliatura pubica non @ visibile nel suo vello quadrangolare, il tuo sesso fine clitoride e cappuccio prolungati dalle ninfe come ali non @ visto. Non vedo nemmeno i tuoi polmoni il tuo stomaco le tue ossa i canali del tuo sangue. Sono sdraiata sulla scarpata. La sera non scende. Ve lo chiedo se mi amate voi tutte, dimenticate che esisto. Giorno funesto quello nel quale ti ritrovo nel mare odoroso il tuo sguardo scivolandomi sulle spalle ¢ lungo i reni, Mi awicino a te improvvisamente, la mia mano tocca la tua pelle liscia ¢ blu, una scossa ti prende dalla testa alla coda l'acqua furiosamente agitata tutt’attorne. Comincio un lungo urlo quando il tuo fianco s‘incolla al mio fianco quando con le 58 ees atten a due mani ti stringo le mie gambe circondandoti da sotto il tuo ventre bianco le mie ginocchia stringendoti da parte a parte. Mi trascini nella tua rapida avanzata, i capelli mi si allontanano dalla testa, non vedo il cielo a rovescio nella grande profondita delle acque. Una luce glauca ti circonda di un alone verde. Il bianco dei tuoi occhi non appare. Mentre ti tengo alla gola le mie braccia strette intorno al tuo collo, intravedo improvvisamente l’erpice dei tuoi denti la tua boc- ca spalancata. Una debolezza mi prende alle ascelle e alle membra. Con i tuoi denti che non si aprono se non per dila- niarmi strappandomi ora un braccio ora un seno ora parte della mia guancia lasciandomi il viso denudato dei muscoli fossa apparenti, ormai non ho pit la forza di gridare, ormai il mio sangue scorre in lunghi rivoli rossi visibili nell’acqua, ti procura un maggiore accanimento nel mio massacto mio bello squalo maledetto, mi rigetti allora malgrado le mie sup- pliche, e indietreggiando dal pit: lontano che puoi mi carichi, la mia testa scoppia ti vedo sempre pit: immensa silenziosa sopra di me. Uno dei miei occhi sparisce lentamente ed af- foga latteo senza volteggi. Mi frusti con la coda nei tuoi an- dirivieni, il mio viso & schiaffeggiato dai due lati le mie mani non potendo pit alzarsi per proteggere le guance, tutti i miei frammenti dilaniati sparsi vengono da te raccolti e divorati con frenesia, ti vedo gustare in silenzio alcuni lembi della mia carne tra i denti, ho smesso di accorgermi di te mia mangia- rice di putridume mia pit nefasta mia molto inquietante fe- lice sono se posso essere ancora un riflesso che disturba il tuo scivolare nell’acqua. 59 Ti guardo ti guardo, non posso impedirmi di gridare, il tuo viso & diventato inerte, le tue guance sono estremamente pallide un sudore si produce sulla pelle del tuo ventre delle tue spalle dei tuoi reni, ti copre la fronte all’improvviso, i tuoi capelli sono umidi ¢ anche i tuoi peli alle ascelle e al pube, le tue labbra non si muovéno, hanno un sorriso fisso, straluni gli occhi, il tuo corpo si irrigidisce, i tuoi muscoli si induriscono, le tue mani sono contratte, un sospiro lungo ti viene, infine ti afflosci, un’angoscia mi prende da sti a git, utlo, piango, ti scuoto, tu non ti muovi, ti chiamo con i nomi pits dolci che riesco a trovare, ti bacio i polsi l’interno delle braccia la nuca i piedi, faccio scivolare la mia saliva dentro nella tua bocca, ti mangio i capelli,raschio con i denti Ia pelle del tuo cranio, ti lecco dalla testa ai piedi bocca schiusa, la mia lingua lecca le tue ginocchia lecca le tue cosce lecca la tua vulva lecca il tuo ventre lecca i tuoi seni lecca le tue spalle lecca il tuo collo lecca il tuo mento lecca le tue labbra setrate, prendo nelle mani le tue mani fredde fredde, una alla volta ne distendo le dita, piango, ti guardo tutta stesa contro di te, una cost grande pena mi prende e pit: grande ancora che delle onde mi arrivano a pit riprese in uno scom- bussolamento grande, tu viva mi guardi allora, ridi, dici an- cora te la pit selvaggia tra le selvagge mia pazzissima. Hai passato intorno al loro collo ciascuna delle tue braccia. Avanzi seduta postata da esse sulle braccia incrociate. Le tme ginocchia e le tue ascelle sono dipinte. Cinghie di cuoio 60 ti cingono il petto la vita le braccia lasciando a nudo i tuoi avambracci i tuoi seni il tuo ventre. Stai con il busto eretto. Guardi dritto davanti a te. Canti bocca chiusa voce tenue modulata. Alcune saltando vicino a te riprendono la tonalita ad altezze di voci diverse, e ricadono dritte talloni giunti scavando un buco nella sabbia del viale. Le tue portatrici cominciano a giravoltare prima lentamente poi sempre pid forte, i loro capelli sollevati sono orizzontali. Tu stendi le braccia dietro le loro nuche, la tua voce si alza, la tua bocca scopre i denti. Quando si fermano trafelate, ti metti a ridere rumorosamente la testa buttata all’indietro la curva della gola scoperta. Ti posano senza brutalit’ in piedi sotto Valbero dal tronco obliquo un’acacia i cui fiori hanno un profumo ine- briante. Io sono quella che immobile ha assistito alla messa in scena. Mi getto alle tue ginocchia, le abbraccio le mie braccia una dietro le tue ginocchia l’altra dietro i tuoi polpacci cir- condandoti la mia bocca andando e venendo dal nascere delle tue cosce fino alle rotule rotonde le mie labbra appoggiate la mia lingua umettandoti con Ia saliva per fare risplendere Tincarnato delle tue ginocchia. Vado indietro seduta sui tal- loni per giudicare la luminosita. Ti chini le mani posate sui miei capelli, mi attiri a te tenti di rialzarmi. Aggrappata alle tue gambe resisto la mia pressione sui tuoi garretti facendoti inclinare. Non cadi. Sei molto rigida adesso. Scendo lungo le tue gambe che i miei capelli toccano. La mia testa si posa sui tuoi piedi i miei capelli sparsi sulle loro dita nude, le mie braccia si stendono da ogni parte delle tue gambe com- pletamente dietro di te circondano bruscamente le tue cavi- glie racchiudendole con forza mentre ti irrigidisci sempre pit. Dei fiori strappati all’acacia dal vento cadono su di noi il loro profumo stimolato dal movimento dell’albero invadendomi. Un brivido mi prende di fronte a te cost muta. Si sente il rumore del mare. Esse corrono sulla spiaggia e si inseguono. Sono appena visibili ora. Sei sola come lo sono io faccia a faccia con te. 61 Ho accesso alla tua glottide ed alla tua laringe rosse di sangue voce bloccata. Raggiungo la tua trachea, m’introduco sino al tuo polmone sinistro, la mia molto delicata metto le due mani nella massa rosa pallido soave al tocco si spiega un po’, si muove a forma di ventaglio, le ginocchia mi si piegano, rac. colgo nella mia bocca tutte quante le tue riserve daria. Vi sono mischiate tracce di fumo, odori di erbe, il profumo di un fiore, iris mi sembra, il polmone si mette a battere, sob- balza mentre dai tuoi grandi occhi aperti colano le lacrime, tu mi intrappoli la mia bocca a ventosa sulla massa viscosa del tuo polmone, grandi frammenti dolci ed appiccicosi si in- sinuano tra le mie labbra, si adattano al mio palato, poi la massa intera si inabissa nella mia bocca aperta, la mia lingua @ presa in una pania innominabile, una gelatina scende verso a mia glottide, la mia lingua si tivolta, soffoco e soffochi private di grida, @ in quest’ora mia tra tutte piacevole impos- sibile immaginare per noi una pit magistrale una pit fatale unione. Sulla collina esse fanno dei gitotondi la sera. Molto spesso le guardo senza osare avvicinarmi. Le conosco tutte con i loro nomi per averle studiate nei libri delle biblioteche. Enumero i loro attributi, valuto il loro atteggiamento, non timpiango che Ja loro severita sia rimasta legata ai caratteri dei libri poiché qui davanti a me ne sono cosi totalmente sprovviste. Mi batte il cuore quando a volte ti vedo tra loro mia pit amata mia innominabile tu alla quale auguro dal fondo del 62 mio stomaco di non morire mai. Ti guardo tenere la mano di Artemide cinta di cuoio sui seni nudi, poi quella di Afro- dite, la nera dea dal ventre piatto. C’é-anche Persefone la tripla, c Ishtar dalla testa/solea, c’é Albina la maggiore delle Danaidi, c’2 Epone Ja molto cavaliera, c’é Leucippe la cui giumenta corre nel prato pid in basso bianca ¢ luminosa, cé Isis la nera, c’@ Ecate la rossa, c’ Pomona e Flora che si tengono per mano, c’e Andomede dal piede leggero, c’® Cibele la bionda, c’é Io dalla bianca vacca, c’t Niobe e Latona abbracciate, c’@ Saffo dai seni viola, c’é Gurinno la rapida corridora, c% Cerere dal grano nei capelli, c’& Leucotea la bianca, c’ Ramnusia dalla testa/luna, tutte ballate, tutte col- pite Ja terra con Ja pianta dei piedi con una violenza cre- scente. Nessuna sembra stanca, mentre Minerva la figlia di Zeyna soffia nel suo flauto e Attis ’amica di Saffo batte sul tam-tam. Se tu tra tutte sei la sola a sudare ti ornamento mia unica, le loro dita compiacenti ti toccano, tu brilli allora di molti fuochi, raggi partono dal tuo corpo scendendo fino alla terra per l’ennesima volta martellata. Un turbamento mi viene nel vederti a tuo agio tra loro gli occhi brillanti le reni rotte da spasmi il bacino proiettato in avanti al ritmo della tua danza. Dividete amabilmente il fungo sacro, ognuna morde nel bordo del cappello, nessuna chiede di diventare pit alta o pit pic- cola. Ad un gesto di Afrodite la beata, tutte intorno a te scambiano i loro colori. Leucotea diventa la neta, Demetra la bianca, Isis la bionda, Io la rossa, Artemide la verde, Saffo la dorata, Persefone la viola le trasformazioni raggiungendole via via, l’arcobaleno del prisma passa sui loro volti mentre tu senza cambiamento nel color castano dei tuoi capelli ti metti a gridare, mentre vi guardo presa da grande estasi benché privata del fungo sacro aspettandoti negli oleandri in fiore nascosta e mi vieni vicino a un momento o all’altro. 63 Mi avvicino a te a sorpresa, ti cingo, m’impossesso di te, ti porto via nella caverna incendiata dalle Iuci malva viola rosa dei lampioni. Resisti, ti batti, gridi con voce stridula. La porta della caverna scivola senza rumore. Vieni lasciata diret- tamente sulla terra battuta alla soglia. Alcune sbucano dai corridoi obliqui e mantenendoti ferma ti tolgono i vestiti. Una di loro avendoti messo per gioco le mani sulla bocca per via delle tue grida, viene subito morsa. Butti la testa indietro, la scuoti da una parte e dall’altra, smetti di dibat- tetti solo quando esse cominciano a’ massaggiarti, la collera allora scompare dai tuoi occhi. Immobile in piedi guardo. Non fai nessuna domanda. Quattro di loro portano Ja grande vasca d’argento piena d’acqua fumante. Ti ci immergono, ti lavano, tolgono le tracce di polvere e di sudore sulla tua pelle. Ti avvolgono in larghi accappatoi, ti profumano, ti un- gono, ti pettinano, ti danno un vestito pulito. Ora ti prendo per mano e ti trascino sugli spessi tappeti. Ti siedi sui talloni, appoggi le mani a dita’aperte sulle cosce, mi guatdi muta non mi riconosci. Un incensiere colmo dondola. La terra del giardino rotola fra i tuoi denti, la tua saliva Pumi- difica, mi alimenti con essa la tua lingua nella mia bocca le tue mani sulle mie guance mantenendomi immobile, mi tra- 64 sformo in fango le mie gambe il mio sesso le mie cosce il mio ventre in piedi fra le tue gambe ebbra dell’odore della ciprina che dalla tua cavita centrale arriva salendo, mi liquefo dentro e fuori. Il fango raggiunge i muscoli delle mie cosce, tocca il mio sesso, lo avvolge freddo e scivoloso, le mie ninfe ritraen- dosi si spande fino all’addome ai reni alle scapole, la mia nuca & circondata a sua volta, il collo si piega, tu tenendo sempre le mie guance nelle tue mani riempiendomi di saliva e di terra Ja tua lingua contro le mie gengive. I miei muscoli si staccano gli uni dagli altri-come zolle zuppe d’acqua. Tutto il mio corpo @ conquistato. Il primo a cadere & V'ano. Alcuni glutei seguono da vicino. I bicipiti abbandonano le braccia. Le brac- cia intere cadono per terra. Solo le guance rimangono intatte. Un odore fortissimo di terra bagnata si diffonde. Vedo delle erbe prese nei fasci dei miei muscoli. Perdo il coraggio, mi ab- bandono alla tua volonta mia deplorevole, non ho alcuna parte in questa trasformazione sistematica che compi su di me. Sono da tempo preparata a questo fenomeno da alcune palpi- cazioni che mi attraversano il corpo a ogni istante. Un’onda pressante emessa dal mio cervello al tocco delle tue dita mi scende nelle spalle. La mia schiena si apre fra le scapole per lesciare passare le membrane a forma di ventaglio compresse Galle costole. Viola ¢ trasparenti immediatamente si espan- dono € iniziano a pulsare. Provochi un’onda nuova, le tue Gita la fermano all’altezza della mia carotide. C’? adesso il sumore dolce di un’ala circolare che sta battendo, mi circonda 65 il collo aperto fino alla nuca dov’é attaccata. Si stende sopra i miei seni le sue netvature nere visibili nel malva scuro della pelle tesa. Le ali spiegate battendo ti sfiorano non impeden- doti di avvicinarti, una di loro passa sulle tue guance, un’al- tra ti fa chiudere gli occhi. Il mio cervello assaltato produce delle onde sempre pid rapide. Le ali nascono senza interru- zione con una velocitd che va acceletando. Le mie braccia sono relegate ai lati da due gigantesche ali di colore nero, una volta piegate non hanno maggiore spessore della lama di un coltello, Ia loro materia @ identica alla seta nera con la quale si fanno le bandiere. La loro forma & paragonabile a quella delle ali dei pipistrelli. Ciascuna ad un mio lato c’é l’asta di un’ala nuovamente prodotta. Disposte parallelamente le ali chiuse e di profilo sono simili alle antenne di un lamellicorno. Aperte cominciano a rumoreggiare mostrando Io splendore opaco dei loro colori indago rosa lilla malva viola. Tu sei di fronte frustata dal loro rapido sbattere le braccia a protegger- ti il viso gli occhi aperti. La moltiplicazione prosegue le ali invadendomi adesso su tutto il percorso delle anche, ai piedi due membrane mi nascono ¢ si aprono subito diafane viola battendo portatrici d’onde. Un fischio dolce viene emesso dalla tua gola mentre sono immobile il corpo pietrificato da- vanti a te ad ali spalancate percorsa attraverso loro da mo- vimenti vertiginosi che in quest’istante ti fanno gridare, men- tre oscuramente, mia molto desiderata ti circuisco. Sii mia molto cara potente seduta ferma sui tuoi talloni, le tue cosce siano di bronzo, le tue ginocchia di fango rosso 66 Pargilla, le tue mani adorabili posate appoggiate sopra i tuoi yasti (muscoli) esterni siano d’oro di ametista di fluido mer- curio, il tuo petto sia verde e luminoso della stessa consisten- za del rovescio delle foglie d’albero, il tuo busto sia di acciaio temperato, le tue spalle di rame, i tuoi reni siano di ferro, il mo collo sia d’argento, la tua nuca sia di peltro, le tue guance siano di platino, i tuoi occhi siano mia preferita di piombo di piombo fuso ¢ di latte, la tua vulva sia iridio ardente in- fusibile veemente, la tua vulva sia, labbra cuore clitoride iris croco di osmio odorante refrattaria, sii forte mia pitt bella pit febrile pit: schiamazzante le mie mani nel toccarti si rompono la mia voce intenta a raddoppiare la tua voce. La mia mano preme in modo insistente sulla parte alta della ta guancia sinistra 14 dove la pelle & segnata dalla cicatrice viola, tiesco cosi a far saltare il tuo globo oculare, lo guardo pendere, mi viene un’emozione all’altezza della gola e nello stesso tempo il piacere di guardare dietro il tuo occhio. Pro- yo subito l’elasticita del nervo ottico tirando la palla del tuo ‘ecchio con le dita ma senza lasciarla andare. I cardi scolari che permettono al tuo occhio di muoversi mi affasci- nano cosi tanto che metto Ja lingua dove sono attaccati al neryo intetno e al nervo esterno grazie ad un semplice nodo. Nel compiere questi movimento, tocco la parte generalmente nascosta del tuo globo, vi spando la saliva, lo lecco, lo prendo tra le labbra, lo premo, lo faccio rotolare tutto intero nella bocca, lo succhio, lo poppo, lo ingoio mi trovo legata al tuo nervo ottico per la suzione, faccio ventosa nell’apertura ocu- 67 !/ RONARIA L’ESOFA } LE LA TEMPORA- meLE LA SOTTO-CLA )/ VICOLARE LA MAM#GELI I GRUMI LE™ PAORTICO LE VE |'NETTE LE ARTE ) RIOLE I VASI CA i) PILLARI L’ AORT LOMBARE L’ILIACA H)) CEFALICA LA GIU BPGULARE LA CO i} GEA. LA POLMO Il) NARE LA FACCIA! [ARIA LA BRACHIA- | LA MESENTERI. — CA LA RENALE LA | SACRA LA RADIA- LE LA SAFENA LE TI- BIALI LA VENA CA-_ VA LA VENA POR. TA LA POLMONARE LE COAGULAZIONI — I RAGGELAMENTI > LE CONCREZIONI I lare, mi assorbo, mi proietto fin nei centri motori dietro il tuo occhio, mi introduco con la bocca la lingua le dita, passo die:to il tuo specchio, mi espando, mi addentro, raggiungo infine l’emisfero sinistro del tuo cervello, con tutta la forza della tua volont& mi respingi, mi aggrappo con tutte due le mani adesso, la tua testa soto la mia pressione forsennata si stacca all’altezza delle vertebre cervicali, viene immediata-~ mente aspirata dal vento in una sua violentissima corrente, non ti lascio, tu mi porti via sospesa alle tue vene giugulari nello spazio i tuoi capelli mia adorabile sollevati aggrappati Ia tua bocca spalancata. La citta nella quale vivi @ circondata da un labirinto dove si pe:dono le malvenute quelle che non imboccano per annun- ciarsi la tromba dalla voce di sirena a forma di luna crescen- te legata-sui seni con una cinghia di cuoio come voi tutte portate. Cammino da molto tempo applicandomi a trovare la strada in ciascuno dei viali che girano inebetita dal profumo dei fiori ostinandomi a non portare la mia tromba fino alla bocca a raggiungerti nel pitt grande segreto. Dei bengalini dalla testa gtigia e dal ventre blu sono stretti gli uni contro gli altri sui rami estesi dei tigli ad altezza di mano. Ho at- traversato molto spesso questo giardino gli occhi bendati tu reggendomi Je spalle per guidarmi riftutando ogni volta che te Pho chiesto di darmi-la chiave del percotso. Ricordo i tuoi morsi alla mia nuca, il turbamento compare ogni volta che ti fermi lasciandomi sola nel buio. ricordo le tue risate davan- 70 ti alla mia confusione quando tolta la benda ti ho persa di vista, ricordo il tormento che mi prende ad aspettarti a cer- carti lungo i viottoli sabbiosi, ricordo le grida che mi strappi lendomi da dietro Lostinazione con la quale ancora mi metti la benda vietandomi di sapere come venire da sola. Adesso uno scoraggiamento mi viene. Rimango seduta in un io di lilla color malva. Ad un certo momento bambine dai rami alti degli alberi si divertono a lanciarmi degli aran- & Rispondono alle mie domande con degli sberleffi. Cammi- 20 di nuovo, guardo le abitazioni dell’isola molto visibili in alcuni posti apparentemente molto accessibili le vedo allon- tanarsi ogni volta che vado dalla loro parte, mi spazientisco_ non potermi avvicinate a loro su questa superficie orizzon- sale dove tutti i punti sembrano gia stabiliti al primo colpo Pocchio. C’é un momento verso seta in cui i miei piedi non =i possono pitt portare, mi sdraio allota portando alla bocca i tromba involuta per annunciare la mia resa e mi addor- mento. ‘Le benda mantiene i miei occhi chiusi. Sono nell’oscurita. es

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