2. Diffuse illegalità che riguardarono anche il conferimento della magistrature 3. Crescente importanza del legame delle truppe al proprio comandante 4. Decisioni politiche vennero prese spesso in sedi private. Silla Publio Cornelio Silla apparteneva a un ramo decaduto o non illustre, della gens Cornelia, uno tra i clan più antichi della Res publica, a cui appartenevano anche gli Scipioni. Iniziò la sua carriera militare e politica agli ordini di C. Mario come questore durante le guerre giugurtine (107); fu sua la risolutiva trattativa diplomatica con Bocco di Mauretania, che indusse il genero Giugurta in una trappola. Non è noto quando il rapporto di Silla con C. Mario si deteriorò; nel 104 S. era suo legato, poi fu retrocesso al ruolo di tribuno militare nel 103 e nel 102 passò nelle schiere dell’esercito del console Q. Lutazio Catulo durante le campagne contro i Cimbri e i Teutoni L. Apuleio Saturnino
L. Apuleio Saturnino, sostenuto da C. Mario sin dal 104
a.C., era un tribuno pure appartenente ai populares, che si stava distinguendo per atteggiamenti estremi. Presentò una legge de maiestate volta a punire quanti recassero offesa alla maestà del popolo romano dal contenuto vago, tale da prestarsi alle più diverse interpretazioni. Nel 101 a.C. si spinse a fare eliminare un concorrente per ripresentarsi al tribunato. Saturnino si alleò poi con C. Servilio Glaucia e nel 100, quando Mario era console, Saturnino ottenne il secondo tribunato e Glaucia fu pretore La fine di Saturnino
Saturnino propose deduzioni di colonie in Sicilia,
Acaia e Macedonia e assegnamenti di terreni ai veterani della guerra contro i Germani in Gallia meridionale. Fu la stessa cittadinanza romana a opporsi, vedendo favoriti dalle assegnazioni Latini e Italici. Scoppiò una sommossa e dovette intervenire l’esercito mariano. Nel 99 a.C. Saturnino propose la candidatura al consolato contro le leggi vigenti e fece uccidere il rivale C. Memmio. Il senato dichiarò lo stato di emergenza, e lui e i suoi sodales non riuscirono a salvarsi dalla furia popolare. Silla dà inizio alla guerra civile Dopo la Guerra Sociale, Silla, console nell’88 a.C., si preparava ad affrontare in guerra Mitridate VI Eupàtore, sovrano del Ponto, che aveva invaso le coste del Mar Nero. Intanto a Roma si discuteva su come registrare i nuovi cives romani. La proposta di Sulpicio Rufo di registrarli in tutte le 35 tribù incontrò l’ostacolo della nobilitas, dato che i nuovi cittadini avrebbero avuto la maggioranza in ciascuna delle 35 le tribù, sovvertendo l’ordine politico. Sulpicio, per cercare una sponda, si accordò con Mario e i publicani e fece votare l’attribuzione del comando a Mario. Silla decise di prendere Roma con i suoi soldati. Le prime riforme di Silla
Mario e Sulpicio furono dichiarati nemici pubblici dal
senato e mentre il secondo fu ucciso, Mario cercò rifugio in Africa. Silla allora cercò intraprendere un programma di riforme prima di partire per l’Oriente, ma delle sue riforme non rimase nulla; furono subito abrogate dai mariani, che non appena lasciò Roma, ripresero il potere. Cinna
Cinna, ottenuto il consolato nell’anno 87 a.C. con
Gneo Ottavio, ripropose l’iscrizione dei nuovi cittadini romani in 35 tribù, ma il collega pose il veto alla sua legge. Si ingaggiò così una nuova sanguinosa lotta civile che, pare, cominciò nel foro e si contraddistinse per stragi e terrore. Nell’86 furono eletti al consolato di nuovo Cinna e Mario, che morì poco dopo. Roma fuallora sotto il controllo dei mariani e di Cinna. La dominazione Cinnana
La storiografia non ha espresso un giudizio
unanime su questo periodo, anche perché i provvedimenti intrapresi risultano non molto chiari. Pare fu approvata la legge che prevedeva la distribuzione dei nuovi cittadini romani in tutte le tribù, che procedette molto a rilento. Cinna promosse una riduzione parziale dei debiti a un quarto attraverso la lex Valeria, i cui beneficiari pare fossero anche i ceti più elevati, e nuove distribuzioni gratuite di grano Silla dittatore Al ritorno a Brindisi di Silla, scoppiò una nuova guerra civile che si risolse con la battaglia di porta Collina, che lo vide vincitore. Iniziò un nuovo periodo di terrore con le proscrizioni; quanti lo divenivano potevano essere uccisi senza conseguenze penali per gli assassini e i loro beni erano messi all’asta. Nell’82 a.C. eletto dai comizi centuriati dictator legis scribundis et rei publicae constituendae con mandato a tempo indeterminato su proposta dell’interrex L. Valerio Flacco, Silla modificò l’ordinamento repubblicano Le riforme sillane (1 di 4) • Allargò il corpo civico all’intera Italia romana: comunità latine e italiche divennero municipia dello stato romano • Aumentò del numero delle province • Professionalizzazione dell’esercito • Il senato fu portato da 300 a 600 membri, con immissione di partigiani, cavalieri esponenti superiori dei ceti italici. Poterono accedervi quanti avessero terminato una magistratura • Aumentò del numero dei censori sino a 20: a essi non spettò più l’integrazione dei membri del senato Le riforme sillane (2 di 4)
• I pretori divennero 8 per far meglio fronte ai
tribunali permanenti (quaestiones perpetuae). Ciascuno di essi si sarebbe occupato esclusivamente di un reato: de repetundis (concussione ed estorsione), de iniuriis (lesioni), de peculatu (peculato, appropriazione di beni pubblici), de falsis (frode monetaria e testamentale), de sicariis et veneficiis (assassinio e avvelenamento), de maiestate (alto tradimento), de ambitu (corruzione e brogli elettorali) Le riforme sillane (3 di 4)
• Rinnovo delle leggi suntuarie che limitavano
ostentazione di lusso in occasione di banchetti e funerali tali da divenire strumento di competizione sociale e politica; • Una nuova regolamentazione del cursus honorum e dell’età minima necessaria per accedere alle magistrature. L’età minima per accedere alla questura era 30 anni, 36 per l’edilità, 39 per la pretura, 42 per il consolato. Nessuna magistratura poteva essere ricoperta una seconda volta prima di 10 anni; Le riforme sillane (4 di 4)
• I tribuni della plebe persero il diritto di veto e la
facoltà di proporre leggi. A chiunque accedesse al tribunato della plebe era preclusa ogni altra forma di carriera politica; • Furono soppresse le frumentationes; • La linea del pomoerium fu spostata dall’Arno al Rubicone, includendo così tutti i centri di diritto romano; • Fu istituita una nuova provincia, la Gallia Cisalpina Marco Emilio Lepido
M. Emilio Lepido, in passato sillano, era sostenuto
da Pompeo Magno, figlio del Pompeo Strabone ricordato per la Guerra Sociale. Lepido si pose presto contro le norme sillane: propone l’amnistia per i proscritti, la restituzione dei beni e il ripristino del tribunato. Scoppiò una nuova rivolta e lui, costretto alla fuga, cercò riparo in Spagna, dove si erano rifugiati altri mariani costituendo una sorta di anti-stato, intorno alla figura di Sertorio L’ascesa di Pompeo Pompeo, che fu mandato dal senato ad avere ragione dei ribelli in Spagna nel 71 a.C., dopo si unì a Licinio Crasso, impegnato a reprimere la rivolta servile di Spartaco. E’ molto importante ricordare che la carriera politica di Gneo Pompeo avvenne contro ogni legge della repubblica. Nel 70 assunse il consolato insieme a M. Licinio Crasso; insieme cercarono di affrontare alcuni problemi derivati dalle proscrizioni, ripristinarono il tribunato della plebe, misero mano alle quaestiones affidando i tribunali a senatori, equestri e tribuni aerarii, i cui interessi erano verosimilmente coincidenti. Pompeo contro i pirati e Mitridate VI Il senato attribuì a Pompeo poteri straordinari con la lex Gabinia e ben 24 legati di ausilio sul territorio per sconfiggere i pirati; così gli fu possibile risolvere il problema in appena 3 mesi. I Romani, eredi della Bitinia grazie al lascito testamentario di Nicomede IV, si trovarono ad affrontare Mitridate, che l’aveva invasa. L. Licinio Lucullo e Aurelio Aurelio Cotta, due consoli del 74, avevano ottenuto buoni successi, quando le truppe di Lucullo si ribellarono. Fu allora che, grazie all’intervento di Cicerone, con la legge Manilia, fu affidato a Pompeo il compito di risolvere il conflitto, che ebbe esito favorevole per i Romani L. Sergio Catilina
Le vicende di Lucio Sergio Catilina, già partigiano
sillano, avranno peso di rilievo nella storia della repubblica tra il 65 e il 62 (cfr. manuale). In seguito, poiché i catilinari furono giustiziati senza la regolare provocatio ad populum, Cicerone fu costretto all’esilio e i suoi beni e la sua casa venduti all’asta, colpito dalla legge promulgata dal tribuno Clodio Pulcro, suo inimicus e già uomo di Cesare, che mirava a colpire con valore retroattivo quanti si fossero macchiati di questo reato. Nel 62 a.C. Pompeo, sbarcato a Brindisi, sciolse l’esercito e attese che il senato ratificasse l’assetto territoriale in Oriente e concedesse le assegnazioni di terre ai suoi veterani. Ma i suoi oppositori lo tennero in attesa negandogli o rimandando i provvedimenti. Nel 62 Cesare aveva ricoperto la pretura e nel 61 era stato governatore della Spagna Ulteriore, dove aveva dato prova di sé, così da aspirare al trionfo. Rientrò in Italia nel 60 a.C., prima dell’arrivo del suo successore, per partecipare alle elezioni consolari del 59 a.C. Ma il diritto al trionfo gli fu negato, in quanto per candidarsi avrebbe dovuto deporre le armi. Ugualmente gli fu negata la candidatura per procura, alla quale si oppose particolarmente Catone. Cesare vinse le elezioni con M. Calpurnio Bibulo, genero di Catone. Il cosiddetto I triumvirato (1 di 2)
Nel 60 a.C. Pompeo, Crasso e Cesare si accordarono
privatamente e segretamente per spartirsi il potere. Cesare, eletto, si occupò di soddisfare le richieste di Pompeo e votò due leggi agrarie che rendeva interamente disponibile alle assegnazioni l’ager publicus, a eccezione del territorio campano, che fu destinato a distribuzioni in favore dei nullatenenti. L’incarico di Pompeo in Oriente fu ratificato. Il cosiddetto I triumvirato (2 di 2)
Per favorire Crasso fu poi ridotto di un terzo il
canone di appalto nelle province d’Asia. Al volgere del consolato, il tribuno della plebe Publio Vatinio provvide ad assegnare a Cesare il proconsolato in Illirico e in Gallia Cisalpina per cinque anni con 3 legioni e diritti di nominare propri legati e di fondare colonie. Pompeo, inoltre, essendosi reso vacante l’incarico nella provincia della Gallia Narbonense, ne propose l’assegnazione a Cesare con un’altra legione P. Clodio Pulcro Cesare, Pompeo e Crasso fecero convergere il loro sostegno su Publio Clodio Pulcro affinché fosse eletto tribuno della plebe. Personaggio discusso, coinvolto in uno scandalo nel 62 a.C., perse da patrizio il diritto di ricoprire alcuna magistratura. Per questo, decise di farsi adottare da una famiglia plebea, in modo da potersi candidare al tribunato della plebe. Oltre alla legge che colpì Cicerone, ne propose altre volte a: limitare il potere dei censori di espellere dal senato; impedire che alcuno, a eccezione fatta di tribuni e auguri, potesse interrompere l’assemblea del senato adducendo come motivazione auspici infausti; rendere le distribuzioni di grano completamente gratuite; rendere di nuovo legali i collegia Il rinnovo del patto fra i triumviri
Clodio prese a bersaglio Pompeo, che aveva sostenuto il
ritorno di Cesare dalle Gallie. Il senato propose a Pompeo un incarico quinquennale per la cura annonae. Lucio Domizio Enobarbo chiedeva la revoca dell’incarico in Gallia di Cesare, mentre altri volevano revocare le assegnazioni di terreni in territorio campano. Allora i triumviri si riunirono di nuovo a Lucca per rinnovare il loro patto. Pompeo e Crasso sarebbero stati eletti consoli nel 55 e avrebbero ricevuto, dopo il consolato, rispettivamente le province delle due Spagne e della Siria. La disfatta di Carre Crasso scelse di farsi mandare in Siria per organizzare una spedizione contro i Parti. Alla morte di Fraate III, nel regno scoppiò una disputa per la successione tra i due figli Orode e Mitridate. Divenuto re Orode, Crasso aveva deciso di appoggiare il fratello rivale. Ma la disfatta fu terribile. A Carre l’esercito fu assalito dagli arcieri partici a cavallo. Crasso perse la vita con suo figlio, le armate furono sterminate, le aquile di sette legioni catturate. Fu una delle sconfitte più eclatanti che subirono i Romani. Pompeo a Roma Pompeo, rimasto console unico a Roma, iniziò a sostenere la fazione ottimate contro Cesare. Nel 53 a.C. non si era trovato accordo per le nomine dei consoli, e fu proposto inutilmente Pompeo come dittatore. Nel 52 Clodio continuava a imperversare con le sue squadre per la città. Allora aspirava alla pretura e fu affrontato in strada da Milone, che aspirava al consolato. Clodio fu ucciso. Per la difesa di Milone, Cicerone scrisse la sua orazione forse più celebre, la Pro Milone. Pompeo, nominato console sine collega, promosse leggi per contenere le violenza (de vi) e contro il broglio elettorale (de ambitu). Lo scontro legislativo Cesare aveva fatto in modo di presentare la propria candidatura al consolato in absentia, grazie una legge ad personam proposta da 10 tribuni della plebe nel 52. Nello stesso anno Pompeo presentò un provvedimento in base al quale dovevano trascorrere 5 anni tra una magistratura e una promagistratura; Pompeo aveva aggirato la regola, ottenendo per altri 5 anni il proconsolato in Spagna, pur potendo rimanere a Roma. Caio Scribonio Curione, tribuno della plebe, marito della vedova di Clodio, Fulvia, propose che entrambi magistrati con comandi straordinari, rimettessero la loro carica Cesare varca il Rubicone
Cesare varcò con l’esercito il Rubicone e diede
inizio alla guerra civile, mentre Pompeo con entrambi i consoli e diversi senatori si recò a Brindisi per imbarcarsi verso l’Oriente. Cesare non riuscì a raggiungerli in tempo per impedire loro di cercare l’appoggio dei governatori delle province e degli eserciti fedeli a Pompeo Cesare iniziò la riconquista da Occidente, vincendo le forze pompeiane, a Ilerda, con il supporto delle legioni che aveva in Gallia. Rientrato a Roma verso la fine del 49 a.C., fu nominato dittatore su proposta del pretore Marco Emilio Lepido, mentre i comizi lo elessero console per il 48 a.C. Pompeo si stanziò in Tessalonica. Cesare riuscì a fare traversare l’Adriatico a 7 legioni in pieno inverno e a porre sotto assedio Durazzo, che poi attaccò senza risultato. Pompeo si diresse allora in Tessaglia, dove, appunto nell’agosto del 48 nella piana di Farsalo, avvenne lo scontro che si risolse in una dura sconfitta per i pompeiani. Pompeo cercò rifugio in Egitto presso i figli di Tolomeo XII Aulete, che aveva aiutato a recuperare il trono. Qui fu ucciso.