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9.

La crisi della repubblica dai


Gracchi a Cesare

14 aprile 2020
1. La lotta tra Mario e Silla
2. Il primo triumvirato

Contrapposizione tra optimates e populares

1. sommosse popolari, violenze consumate apertamente


2. Diffuse illegalità che riguardarono anche il
conferimento della magistrature
3. Crescente importanza del legame delle truppe al
proprio comandante
4. Decisioni politiche vennero prese spesso in sedi
private.
Silla
Publio Cornelio Silla apparteneva a un ramo decaduto o
non illustre, della gens Cornelia, uno tra i clan più
antichi della Res publica, a cui appartenevano anche gli
Scipioni.
Iniziò la sua carriera militare e politica agli ordini di C.
Mario come questore durante le guerre giugurtine (107);
fu sua la risolutiva trattativa diplomatica con Bocco di
Mauretania, che indusse il genero Giugurta in una
trappola.
Non è noto quando il rapporto di Silla con C. Mario si
deteriorò; nel 104 S. era suo legato, poi fu retrocesso al
ruolo di tribuno militare nel 103 e nel 102 passò nelle
schiere dell’esercito del console Q. Lutazio Catulo
durante le campagne contro i Cimbri e i Teutoni
L. Apuleio Saturnino

L. Apuleio Saturnino, sostenuto da C. Mario sin dal 104


a.C., era un tribuno pure appartenente ai populares, che si
stava distinguendo per atteggiamenti estremi. Presentò
una legge de maiestate volta a punire quanti recassero
offesa alla maestà del popolo romano dal contenuto vago,
tale da prestarsi alle più diverse interpretazioni. Nel 101
a.C. si spinse a fare eliminare un concorrente per
ripresentarsi al tribunato. Saturnino si alleò poi con C.
Servilio Glaucia e nel 100, quando Mario era console,
Saturnino ottenne il secondo tribunato e Glaucia fu
pretore
La fine di Saturnino

Saturnino propose deduzioni di colonie in Sicilia,


Acaia e Macedonia e assegnamenti di terreni ai
veterani della guerra contro i Germani in Gallia
meridionale. Fu la stessa cittadinanza romana a
opporsi, vedendo favoriti dalle assegnazioni Latini e
Italici. Scoppiò una sommossa e dovette intervenire
l’esercito mariano. Nel 99 a.C. Saturnino propose la
candidatura al consolato contro le leggi vigenti e fece
uccidere il rivale C. Memmio. Il senato dichiarò lo
stato di emergenza, e lui e i suoi sodales non riuscirono
a salvarsi dalla furia popolare.
Silla dà inizio alla guerra civile
Dopo la Guerra Sociale, Silla, console nell’88 a.C., si
preparava ad affrontare in guerra Mitridate VI Eupàtore,
sovrano del Ponto, che aveva invaso le coste del Mar
Nero.
Intanto a Roma si discuteva su come registrare i nuovi
cives romani. La proposta di Sulpicio Rufo di registrarli
in tutte le 35 tribù incontrò l’ostacolo della nobilitas,
dato che i nuovi cittadini avrebbero avuto la
maggioranza in ciascuna delle 35 le tribù, sovvertendo
l’ordine politico. Sulpicio, per cercare una sponda, si
accordò con Mario e i publicani e fece votare
l’attribuzione del comando a Mario. Silla decise di
prendere Roma con i suoi soldati.
Le prime riforme di Silla

Mario e Sulpicio furono dichiarati nemici pubblici dal


senato e mentre il secondo fu ucciso, Mario cercò
rifugio in Africa.
Silla allora cercò intraprendere un programma di
riforme prima di partire per l’Oriente, ma delle sue
riforme non rimase nulla; furono subito abrogate dai
mariani, che non appena lasciò Roma, ripresero il
potere.
Cinna

Cinna, ottenuto il consolato nell’anno 87 a.C. con


Gneo Ottavio, ripropose l’iscrizione dei nuovi
cittadini romani in 35 tribù, ma il collega pose il
veto alla sua legge.
Si ingaggiò così una nuova sanguinosa lotta civile
che, pare, cominciò nel foro e si contraddistinse per
stragi e terrore.
Nell’86 furono eletti al consolato di nuovo Cinna e
Mario, che morì poco dopo. Roma fuallora sotto il
controllo dei mariani e di Cinna.
La dominazione Cinnana

La storiografia non ha espresso un giudizio


unanime su questo periodo, anche perché i
provvedimenti intrapresi risultano non molto chiari.
Pare fu approvata la legge che prevedeva la
distribuzione dei nuovi cittadini romani in tutte le
tribù, che procedette molto a rilento.
Cinna promosse una riduzione parziale dei debiti a
un quarto attraverso la lex Valeria, i cui beneficiari
pare fossero anche i ceti più elevati, e nuove
distribuzioni gratuite di grano
Silla dittatore
Al ritorno a Brindisi di Silla, scoppiò una nuova
guerra civile che si risolse con la battaglia di porta
Collina, che lo vide vincitore.
Iniziò un nuovo periodo di terrore con le proscrizioni;
quanti lo divenivano potevano essere uccisi senza
conseguenze penali per gli assassini e i loro beni
erano messi all’asta.
Nell’82 a.C. eletto dai comizi centuriati dictator legis
scribundis et rei publicae constituendae con mandato
a tempo indeterminato su proposta dell’interrex L.
Valerio Flacco, Silla modificò l’ordinamento
repubblicano
Le riforme sillane (1 di 4)
•  Allargò il corpo civico all’intera Italia romana:
comunità latine e italiche divennero municipia
dello stato romano
•  Aumentò del numero delle province
•  Professionalizzazione dell’esercito
•  Il senato fu portato da 300 a 600 membri, con
immissione di partigiani, cavalieri esponenti
superiori dei ceti italici. Poterono accedervi quanti
avessero terminato una magistratura
•  Aumentò del numero dei censori sino a 20: a essi
non spettò più l’integrazione dei membri del
senato
Le riforme sillane (2 di 4)

•  I pretori divennero 8 per far meglio fronte ai


tribunali permanenti (quaestiones perpetuae).
Ciascuno di essi si sarebbe occupato
esclusivamente di un reato: de repetundis
(concussione ed estorsione), de iniuriis (lesioni), de
peculatu (peculato, appropriazione di beni
pubblici), de falsis (frode monetaria e
testamentale), de sicariis et veneficiis (assassinio e
avvelenamento), de maiestate (alto tradimento), de
ambitu (corruzione e brogli elettorali)
Le riforme sillane (3 di 4)

•  Rinnovo delle leggi suntuarie che limitavano


ostentazione di lusso in occasione di banchetti e
funerali tali da divenire strumento di competizione
sociale e politica;
•  Una nuova regolamentazione del cursus honorum e
dell’età minima necessaria per accedere alle
magistrature. L’età minima per accedere alla questura
era 30 anni, 36 per l’edilità, 39 per la pretura, 42 per il
consolato. Nessuna magistratura poteva essere
ricoperta una seconda volta prima di 10 anni;
Le riforme sillane (4 di 4)

•  I tribuni della plebe persero il diritto di veto e la


facoltà di proporre leggi. A chiunque accedesse
al tribunato della plebe era preclusa ogni altra
forma di carriera politica;
•  Furono soppresse le frumentationes;
•  La linea del pomoerium fu spostata dall’Arno al
Rubicone, includendo così tutti i centri di diritto
romano;
•  Fu istituita una nuova provincia, la Gallia
Cisalpina
Marco Emilio Lepido

M. Emilio Lepido, in passato sillano, era sostenuto


da Pompeo Magno, figlio del Pompeo Strabone
ricordato per la Guerra Sociale.
Lepido si pose presto contro le norme sillane:
propone l’amnistia per i proscritti, la restituzione
dei beni e il ripristino del tribunato. Scoppiò una
nuova rivolta e lui, costretto alla fuga, cercò riparo
in Spagna, dove si erano rifugiati altri mariani
costituendo una sorta di anti-stato, intorno alla
figura di Sertorio
L’ascesa di Pompeo
Pompeo, che fu mandato dal senato ad avere ragione dei
ribelli in Spagna nel 71 a.C., dopo si unì a Licinio
Crasso, impegnato a reprimere la rivolta servile di
Spartaco. E’ molto importante ricordare che la carriera
politica di Gneo Pompeo avvenne contro ogni legge
della repubblica.
Nel 70 assunse il consolato insieme a M. Licinio
Crasso; insieme cercarono di affrontare alcuni problemi
derivati dalle proscrizioni, ripristinarono il tribunato
della plebe, misero mano alle quaestiones affidando i
tribunali a senatori, equestri e tribuni aerarii, i cui
interessi erano verosimilmente coincidenti.
Pompeo contro i pirati e Mitridate VI
Il senato attribuì a Pompeo poteri straordinari con la lex
Gabinia e ben 24 legati di ausilio sul territorio per
sconfiggere i pirati; così gli fu possibile risolvere il
problema in appena 3 mesi.
I Romani, eredi della Bitinia grazie al lascito
testamentario di Nicomede IV, si trovarono ad affrontare
Mitridate, che l’aveva invasa.
L. Licinio Lucullo e Aurelio Aurelio Cotta, due consoli
del 74, avevano ottenuto buoni successi, quando le
truppe di Lucullo si ribellarono. Fu allora che, grazie
all’intervento di Cicerone, con la legge Manilia, fu
affidato a Pompeo il compito di risolvere il conflitto,
che ebbe esito favorevole per i Romani
L. Sergio Catilina

Le vicende di Lucio Sergio Catilina, già partigiano


sillano, avranno peso di rilievo nella storia della
repubblica tra il 65 e il 62 (cfr. manuale).
In seguito, poiché i catilinari furono giustiziati senza
la regolare provocatio ad populum, Cicerone fu
costretto all’esilio e i suoi beni e la sua casa venduti
all’asta, colpito dalla legge promulgata dal tribuno
Clodio Pulcro, suo inimicus e già uomo di Cesare,
che mirava a colpire con valore retroattivo quanti si
fossero macchiati di questo reato.
Nel 62 a.C. Pompeo, sbarcato a Brindisi, sciolse
l’esercito e attese che il senato ratificasse l’assetto
territoriale in Oriente e concedesse le assegnazioni di
terre ai suoi veterani. Ma i suoi oppositori lo tennero in
attesa negandogli o rimandando i provvedimenti.
Nel 62 Cesare aveva ricoperto la pretura e nel 61 era
stato governatore della Spagna Ulteriore, dove aveva
dato prova di sé, così da aspirare al trionfo. Rientrò in
Italia nel 60 a.C., prima dell’arrivo del suo successore,
per partecipare alle elezioni consolari del 59 a.C. Ma il
diritto al trionfo gli fu negato, in quanto per candidarsi
avrebbe dovuto deporre le armi. Ugualmente gli fu
negata la candidatura per procura, alla quale si oppose
particolarmente Catone. Cesare vinse le elezioni con M.
Calpurnio Bibulo, genero di Catone.
Il cosiddetto I triumvirato (1 di 2)

Nel 60 a.C. Pompeo, Crasso e Cesare si accordarono


privatamente e segretamente per spartirsi il potere.
Cesare, eletto, si occupò di soddisfare le richieste di
Pompeo e votò due leggi agrarie che rendeva
interamente disponibile alle assegnazioni l’ager
publicus, a eccezione del territorio campano, che fu
destinato a distribuzioni in favore dei nullatenenti.
L’incarico di Pompeo in Oriente fu ratificato.
Il cosiddetto I triumvirato (2 di 2)

Per favorire Crasso fu poi ridotto di un terzo il


canone di appalto nelle province d’Asia. Al volgere
del consolato, il tribuno della plebe Publio Vatinio
provvide ad assegnare a Cesare il proconsolato in
Illirico e in Gallia Cisalpina per cinque anni con 3
legioni e diritti di nominare propri legati e di fondare
colonie. Pompeo, inoltre, essendosi reso vacante
l’incarico nella provincia della Gallia Narbonense, ne
propose l’assegnazione a Cesare con un’altra legione
P. Clodio Pulcro
Cesare, Pompeo e Crasso fecero convergere il loro
sostegno su Publio Clodio Pulcro affinché fosse eletto
tribuno della plebe. Personaggio discusso, coinvolto in
uno scandalo nel 62 a.C., perse da patrizio il diritto di
ricoprire alcuna magistratura. Per questo, decise di farsi
adottare da una famiglia plebea, in modo da potersi
candidare al tribunato della plebe.
Oltre alla legge che colpì Cicerone, ne propose altre
volte a: limitare il potere dei censori di espellere dal
senato; impedire che alcuno, a eccezione fatta di tribuni e
auguri, potesse interrompere l’assemblea del senato
adducendo come motivazione auspici infausti; rendere le
distribuzioni di grano completamente gratuite; rendere di
nuovo legali i collegia
Il rinnovo del patto fra i triumviri

Clodio prese a bersaglio Pompeo, che aveva sostenuto il


ritorno di Cesare dalle Gallie. Il senato propose a
Pompeo un incarico quinquennale per la cura annonae.
Lucio Domizio Enobarbo chiedeva la revoca
dell’incarico in Gallia di Cesare, mentre altri volevano
revocare le assegnazioni di terreni in territorio campano.
Allora i triumviri si riunirono di nuovo a Lucca per
rinnovare il loro patto.
Pompeo e Crasso sarebbero stati eletti consoli nel 55 e
avrebbero ricevuto, dopo il consolato, rispettivamente le
province delle due Spagne e della Siria.
La disfatta di Carre
Crasso scelse di farsi mandare in Siria per
organizzare una spedizione contro i Parti.
Alla morte di Fraate III, nel regno scoppiò una
disputa per la successione tra i due figli Orode e
Mitridate.
Divenuto re Orode, Crasso aveva deciso di
appoggiare il fratello rivale. Ma la disfatta fu
terribile. A Carre l’esercito fu assalito dagli arcieri
partici a cavallo. Crasso perse la vita con suo figlio,
le armate furono sterminate, le aquile di sette legioni
catturate. Fu una delle sconfitte più eclatanti che
subirono i Romani.
Pompeo a Roma
Pompeo, rimasto console unico a Roma, iniziò a
sostenere la fazione ottimate contro Cesare.
Nel 53 a.C. non si era trovato accordo per le nomine dei
consoli, e fu proposto inutilmente Pompeo come
dittatore. Nel 52 Clodio continuava a imperversare con
le sue squadre per la città. Allora aspirava alla pretura e
fu affrontato in strada da Milone, che aspirava al
consolato. Clodio fu ucciso. Per la difesa di Milone,
Cicerone scrisse la sua orazione forse più celebre, la Pro
Milone.
Pompeo, nominato console sine collega, promosse leggi
per contenere le violenza (de vi) e contro il broglio
elettorale (de ambitu).
Lo scontro legislativo
Cesare aveva fatto in modo di presentare la propria
candidatura al consolato in absentia, grazie una legge
ad personam proposta da 10 tribuni della plebe nel 52.
Nello stesso anno Pompeo presentò un provvedimento
in base al quale dovevano trascorrere 5 anni tra una
magistratura e una promagistratura; Pompeo aveva
aggirato la regola, ottenendo per altri 5 anni il
proconsolato in Spagna, pur potendo rimanere a
Roma.
Caio Scribonio Curione, tribuno della plebe, marito
della vedova di Clodio, Fulvia, propose che entrambi
magistrati con comandi straordinari, rimettessero la
loro carica
Cesare varca il Rubicone

Cesare varcò con l’esercito il Rubicone e diede


inizio alla guerra civile, mentre Pompeo con
entrambi i consoli e diversi senatori si recò a
Brindisi per imbarcarsi verso l’Oriente.
Cesare non riuscì a raggiungerli in tempo per
impedire loro di cercare l’appoggio dei
governatori delle province e degli eserciti fedeli a
Pompeo
Cesare iniziò la riconquista da Occidente, vincendo le
forze pompeiane, a Ilerda, con il supporto delle legioni
che aveva in Gallia. Rientrato a Roma verso la fine del
49 a.C., fu nominato dittatore su proposta del pretore
Marco Emilio Lepido, mentre i comizi lo elessero
console per il 48 a.C.
Pompeo si stanziò in Tessalonica. Cesare riuscì a fare
traversare l’Adriatico a 7 legioni in pieno inverno e a
porre sotto assedio Durazzo, che poi attaccò senza
risultato. Pompeo si diresse allora in Tessaglia, dove,
appunto nell’agosto del 48 nella piana di Farsalo,
avvenne lo scontro che si risolse in una dura sconfitta
per i pompeiani. Pompeo cercò rifugio in Egitto presso
i figli di Tolomeo XII Aulete, che aveva aiutato a
recuperare il trono. Qui fu ucciso.

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