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La Cabala Ebraica

La Gnosi Ebraica
Pagine estratte dal testo di Gershom Scholem "La Cabala" edito dalla casa
Editrice"Mediterranea.
La Cabala Ebraica
"Cabala" è il termine tradizionale più comunemente usato per indicare il
patrimonio degli insegnamenti esoterici del Giudaismo e del misticismo
giudaico, in particolare le forme che quest'ultimo assunse durante il Medioevo a
partire dal secolo XII. Nel suo senso più ampio, indica tutti i successivi
movimenti esoterici nell'ambito del Giudaismo che si evolsero dalla fine del
periodo del Secondo Tempio e divennero fattori attivi della storia ebraica.
La Cabala è un fenomeno assolutamente unico, e non deve essere ritenuta
identica a ciò che nella storia della religione viene chiamato "misticismo".
É misticismo, in pratica; ma nel contempo è anche esoterismo e teosofia. Il senso
in cui può venire chiamata misticismo dipende dalla definizione del termine, che
è oggetto di controversia tra gli specialisti. Se il termine viene circoscritto alla
profonda aspirazione ad una diretta comunione umana con Dio attraverso
l'annientamento dell'individualità (bittul ha-yesh nella terminologia hasidica),
allora soltanto alcune manifestazioni della Cabala possono venire designate
come tali, poiché furono pochi i cabalisti che ricercarono tale finalità, e ancora
meno furono coloro che la formularono apertamente quale loro scopo finale.
Tuttavia, la Cabala può venire considerata misticismo in quanto ricerca una
percezione di Dio e della creazione i cui elementi intrinseci trascendono la
portata dell'intelletto, benché raramente quest'ultimo venga sminuito o respinto
dai cabalisti.
Essenzialmente, questi elementi venivano percepiti mediante la contemplazione
e l'illuminazione, che spesso sono rappresentate nella Cabala come la
trasmissione di una rivelazione primeva relativa alla natura della Torah e ad
altri argomenti religiosi. Nella sua essenza, tuttavia, la Cabala si allontana
dall'approccio razionale e intellettuale alla religione. Ciò accadeva persino tra
quei cabalisti i quali ritenevano che fondamentalmente la religione fosse
soggetta all'indagine razionale, o che, almeno, esistesse un accordo tra la via
della percezione intellettuale e lo sviluppo della prospettiva mistica nei
confronti della creazione. Per alcuni cabalisti, lo stesso intelletto divenne un
fenomeno mistico. Quindi, noi troviamo nella Cabala un'insistenza paradossale
sulla congruenza tra intuizione e tradizione. È questa insistenza, unita
all'associazione storica già accennata nello stesso termine "Qabalah" (qualcosa
trasmesso per tradizione), che indica le differenze basilari tra la Cabala e altre
varietà di misticismo religioso identificate in modo meno stretto con la storia di
un popolo. Tuttavia, tra la Cabala e il misticismo greco e cristiano vi sono
elementi comuni, e persino legami storici.
Come altri tipi di misticismo, anche la Cabala attinge alla coscienza mistica della
trascendenza di Dio e della Sua immanenza nella vera vita religiosa, ogni aspetto
della quale è una rivelazione di Dio, sebbene Dio stesso sia chiaramente
percepito tramite l'introspezione dell'uomo. Questa esperienza duale e
apparentemente contraddittoria di Dio che si cela e si rivela determina la sfera
essenziale del misticismo, e nel contempo ostacola altre concezioni religiose. Il
secondo elemento nella Cabala è quello della teosofia, che si propone di rivelare i
misteri della vita occulta di Dio e le relazioni tra la vita divina da una parte e la
vita dell'uomo e della creazione dall'altra. Questo tipo di speculazioni occupa
un'area vasta e cospicua nell'insegnamento cabalistico. Talora il loro nesso con il
piano mistico diventa piuttosto tenue e viene superato da una vena
interpretativa e omiletica che occasionalmente produce addirittura una sorta di
casistica (pilpul) cabalistica.
Nella forma, la Cabala divenne in larga misura una dottrina esoterica. Elementi
mistici ed esoterici coesistono nella Cabala in un modo suscettibile di far
insorgere confusioni. Per sua stessa natura, il misticismo è conoscenza che non
può essere comunicata direttamente, ma può essere espressa soltanto per
mezzo di simboli e metafore. La conoscenza esoterica, tuttavia, in teoria può
essere trasmessa; ma coloro che la possiedono hanno la proibizione di
trasmetterla, oppure non vogliono farlo. I cabalisti posero in risalto questo
aspetto esoterico imponendo ogni sorta di limitazioni alla propagazione dei loro
insegnamenti, sia per quanto riguardava l'età degli iniziati, le qualità morali loro
richieste, o il numero degli studenti dinanzi ai quali potevano venire esposti tali
insegnamenti. Un esempio tipico è la descrizione delle condizioni per gli iniziati
della Cabala, che si trova in Or Ne'erav di Moses Cordovero. Spesso tali
limitazioni venivano in pratica ignorate, nonostante le proteste di molti cabalisti.
La pubblicazione di opere cabalistiche e l'influenza della Cabala su ambienti
sempre più vasti disgregarono queste restrizioni, soprattutto per quanto
concerneva gli insegnamenti su Dio e l'uomo. Tuttavia, rimasero diversi campi in
cui queste limitazioni venivano ancora più o meno rispettate: per esempio, nelle
meditazioni sulle combinazioni di lettere (hokhmat ha-zeruf) e nella Cabala
pratica.
Molti cabalisti negavano l'esistenza di un qualunque sviluppo storico nella
Cabala. La vedevano come una sorta di rivelazione primordiale che era stata
concessa ad Adamo o alle prime generazioni, e che permaneva, sebbene nuove
rivelazioni venissero fatte di tempo in tempo, in particolare quando la tradizione
era stata dimenticata o interrotta. Questa nozione della natura della sapienza
esoterica venne espressa in opere apocrife come il Libro di Enoch, fu posta
ancora in risalto nello Zohar, e servì quale base per la disseminazione
dell'insegnamento cabalistico in Sefer ha-Emunot di Shem Tov b. e in Avodat ha-
Kodesh di Meir b. Gabbai (1567). Venne largamente accettata la nozione che la
Cabala fosse la parte esoterica della Legge Orale data a Mosè sul Sinai. Molte
genealogie della tradizione, che appaiono nella letteratura cabalistica e che
avevano lo scopo di suffragare l'idea della continuità della tradizione segreta,
sono errate e mal concepite, in quanto prive di ogni valore storico. In effetti,
furono gli stessi cabalisti che in diversi casi diedero esempi dello sviluppo
storico delle loro idee, poiché affermano che esse sono deteriorate in una certa
misura rispetto alla tradizione originale, che trovò la sua espressione
nell'incremento dei sistemi cabalistici, oppure le vedono come parte di un
progredire graduale verso la rivelazione completa della sapienza segreta.
Raramente i cabalisti cercano di acquisire un orientamento storico, ma alcuni
esempi di questa metodologia si possono trovare in Emunat Hakhamim di
Solomon Avi'ad Sar-Shalom Basilea (1730) e in Diurei Soferim di Zadok ha-
Kohen di Lublino (1913).
Fin dall'inizio del suo sviluppo, la Cabala abbracciò un esoterismo strettamente
affine allo spirito dello gnosticismo, che non si limitava a impartire insegnamenti
sulla via mistica, ma includeva anche idee sulla cosmologia, l'angelologia e la
magia. Soltanto in seguito, e in conseguenza del contatto con la filosofia giudaica
medievale, la Cabala divenne una "teologia mistica" giudaica, elaborata più o
meno sistematicamente. Questo processo portò a una separazione degli elementi
mistici e speculativi rispetto agli elementi occulti e specialmente magici, una
divergenza che talora era molto netta, ma mai totale. Questo trova espressione
nell'uso separato dei termini Kabbalah iyyunit (Cabala speculativa) e Kabbalah
ma'asit (Cabala pratica), evidente a partire dall'inizio del secolo XIV, che era
semplicemente un'imitazione della divisione della filosofia in "speculativa" e
"pratica" operata da Maimonide nel capitolo 14 di Millot ha-Higgayon. Non vi è
dubbio che alcuni ambienti cabalistici (inclusi quelli di Gerusalemme fino ai
tempi moderni) conservarono entrambi gli elementi nella loro dottrina segreta,
che poteva venire acquisita mediante la rivelazione o i riti iniziatici.
Quando il Giudaismo rabbinico si fu cristallizzato nella halakhah, la maggior
parte delle forze creative suscitate dai nuovi stimoli religiosi, che non avevano
né l'aspirazione né il potere di mutare la forma esteriore di un Giudaismo
halakhico saldamente stabilito, trovarono espressione nel movimento
cabalistico. Generalmente parlando, tali forze operavano dall'interno, cercando
di fare della Torah tradizionale e della vita condotta secondo i suoi dettami
un'esperienza interiore più profonda. La tendenza generale appare evidente sin
da una data molto remota; il suo scopo era di ampliare le dimensioni della Torah
e di mutare questa legge del popolo d'Israele nella segreta legge interiore
dell'universo, trasformando nel contempo il hasid o zaddik ebreo in un uomo
con un ruolo vitale nel mondo. I cabalisti furono i principali simbolisti del
Giudaismo rabbinico. Per la Cabala, il Giudaismo in tutti i suoi aspetti era un
sistema di simboli mistici che rispecchiava il mistero di Dio e dell'universo, e il
fine dei cabalisti consisteva nello scoprire e inventare chiavi per la
comprensione di questo simbolismo. A questa finalità è dovuta l'enorme
influenza della Cabala quale forza storica, che determinò i lineamenti del
Giudaismo per molti secoli; ma può anche spiegare i pericoli, le rivolte e le
contraddizioni interni ed esterni che la realizzazione di tale fine portò nella sua
scia.

La Gnosi Ebraica
In queste fasi del misticismo giudaico, le descrizioni del Carro e del suo mondo
occupano un posto che, nello Gnosticismo non giudaico, è preso dalla teoria degli
"eoni", i poteri ed emanazioni di Dio che colmano la pleroma, la "pienezza"
divina. Il mondo in cui certe middot, o qualità di Dio, come sapienza,
comprensione, conoscenza, verità, fedeltà, rettitudine, eccetera, divennero gli
"eoni" degli gnostici ha un parallelo nella tradizione del ma'aseh bereshit,
sebbene questa non compenetrasse le fasi fondamentali del misticismo della
Merkabah. Le dieci frasi con cui fu creato il mondo (Avot 5:1) divennero qualità
divine secondo Rav (Hag 12a). Vi è anche una tradizione, secondo la quale
queste middot "servono dinanzi al "Trono di Gloria" (ARN 37), prendendo così il
posto occupato dalle hayyot e dagli angeli ministri nel sistema della Merkabah.
Le speculazioni semimitologiche degli gnostici che consideravano le qualità
come "eoni" non furono accolte nella tradizione rabbinica del Talmud o dei
Midrashim; tuttavia trovarono un posto nelle sette più o meno eterodosse dei
minim o hizzonim. La misura in cui lo sviluppo delle tendenze gnostiche nello
stesso Giudaismo precedette la loro evoluzione nel protocristianesimo è a
tutt'oggi oggetto di una vivace controversia tra gli studiosi. Peterson, Haenchen
e Quispel in particolare, insieme a diversi esperti dei Rotoli del Mar Morto,
hanno tentato di provare che forme ebraiche di Gnosi, le quali conservavano la
fede nell'unità di Dio e respingevano ogni nozione dualistica, furono poste in
essere prima della formazione del Cristianesimo, ed erano incentrate
particolarmente intorno all'idea dell'uomo primordiale (seguendo la
speculazione su Gen. 1:26; "Adam Kadmon"). L'immagine del Messia,
caratteristica degli gnostici cristiani, qui era assente. Questi studiosi hanno
interpretato parecchi dei primi documenti della letteratura gnostica come
Midrashim gnostici sulla cosmogonia; e in particolare Haenchen ha sostenuto
che il loro fondamentale carattere ebraico è chiaramente riconoscibile in
un'analisi dell'insegnamento di Simon Mago, apparentemente capo della Gnosi
samaritana, un ebraismo eterodosso del I secolo.
Prima ancora, M. Friedlaender aveva ipotizzato che le tendenze gnostiche
antinomiche (le quali sminuivano il valore dei Comandamenti) si fossero
sviluppate anch'esse nell'ambito del Giudaismo prima della nascita del
Cristianesimo. Benché un buon numero di queste idee sia basato su ipotesi
discutibili, vi è tuttavia in esse una considerevole misura di verità.
Esse indicano l'assenza di elementi iranici nelle fonti più antiche della Gnosi, che
sono stati esagerati da moltissimi studiosi delle ultime due generazioni, i cui
argomenti poggiano su tesi non meno ipotetiche. La teoria dei "due principi"
potrebbe essere stata il risultato di un'evoluzione interna, una relazione
mitologica nell'ambito dello stesso Giudaismo, oppure, con la stessa facilità, un
riflesso dell'influenza iranica. L'apostasia del tanna Elishe b. Avuyah, passato a
un dualismo gnostico di questo tipo, è connessa nella tradizione della Merkabah
alla visione di Metatron, assiso sul Trono come Dio.
La letteratura mandaica contiene anch'essa filoni di carattere gnostico
monoteistico, non cristiano, che molti ritengono avesse avuto origine in una
setta ebraica eterodossa della Transgiordania, i cui membri emigrarono in
Babilonia nel I o nel II secolo. La cosmogonia di alcuni dei più importanti gruppi
gnostici, persino di quelli di carattere antinomico, dipende non soltanto dagli
elementi biblici, ma in larga misura anche da elementi ebraici aggadici ed
esoterici. I primi strati del Sefer ha-Bahir, provenienti dall'Oriente, provano
l'esistenza di idee decisamente gnostiche in un ambiente di ebrei credenti in
Babilonia o in Siria, che collegavano la teoria della Merkabah a quella degli
"eoni". Queste fonti antiche sono parzialmente connesse con il libro Raza Rabba,
conosciuto come opera antica alla fine del periodo geonico; vari frammenti si
possono trovare negli scritti dei Hasidei Ashkenaz. I concetti che non avevano
avuto origine esclusivamente nel misticismo ebraico, come l'idea della
Shekhinah e le ipostasi del giudizio severo e della compassione, potevano essere
facilmente interpretati secondo la teoria degli "eoni" e incorporati con idee
gnostiche.
L'"esilio della Shekhinah" che originariamente era un idea aggadica, fu
assimilato negli ambienti ebraici, in una particolare fase, all'idea gnostica della
scintilla divina in esilio nel mondo terrestre, e inoltre con la mistica
interpretazione del concetto ebraico della keneset Yisrael ("la comunità di
Israele") come un'entità celeste che rappresenta la comunità storica di Israele.
Nell'elaborazione di tali motivi, è possibile che elementi gnostici si
aggiungessero alle teorie rabbiniche della Merkabah e alle Idee degli ambienti
giudaici che avevano deboli legami con il rabbinismo.

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