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Al cospetto di Dio tra angeli e giganti Il misterioso Libro di Enoch e la sua storia di Lawrence M.F. Sudbury (lsudbury@gmail.

com)

Allinterno del corpus degli Apocrifi Veterotestamentari, vi un testo che spicca particolarmente non solo per la sua originalit compositiva e per la stupefacente visionariet, ma anche per la sua particolarissima storia e la sua incredibile capacit profetica: il cosiddetto Libro di Enoch. Enoch, secondo lAntico Testamento, fu il padre di Matusalemme e il bisnonno di No e la Genesi ce lo presenta come lunico uomo che non conobbe la morte: Iared aveva centosessantadue anni quando gener Enoch; Iared, dopo aver generato Enoch, visse ancora ottocento anni e gener figli e figlie. L'intera vita di Iared fu di novecentosessantadue anni; poi mor. Enoch aveva sessantacinque anni quando gener Matusalemme. Enoch cammin con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per trecento anni e gener figli e figlie. L'intera vita di Enoch fu di trecentosessantacinque anni. Poi Enoch cammin con Dio e non fu pi perch Dio l'aveva preso 1. Tenendo conto che, anche secondo calcoli che naturalmente non possono essere precisi, egli visse qualcosa come 2500 o 3000 anni prima di Cristo, risulta assolutamente ovvio che lEnoch storico non pu essere lautore degli scritti a lui attribuiti. Ci fa s che i tre scritti (o meglio, le tre varianti) in nostro possesso a lui attribuiti, i cosiddetti I Enoch (o Enoch Etiopico), II Enoch (o Enoch Slavo, o anche Segreti di Enoch) e III Enoch (o Apocalisse Ebraica di Enoch), rientrino tutti nella categoria filologica degli pseudoepigrapha (cio di quei testi in cui lautore ha finto di essere un personaggio biblico per accreditare il suo libro)2. Questo non significa assolutamente che, per questa sola ragione, un testo debba essere considerato apocrifo: in questo caso, probabilmente pi della met dellAntico Testamento cos come lo conosciamo dovrebbe essere espunto dal Canone. In effetti, uno dei punti pi controversi di questo scritto, riguarda proprio la sua canonicit, al momento riconosciuta solo dalla Chiesa Copta. Per comprendere questo punto, per, necessario analizzare brevemente la storia compositiva della pi antica delle versioni che ci sono giunte (le altre sono certamente pi tarde): I Enoch. Il testo risulta, gi ad una prima analisi, fortemente composito (come, daltronde, gran parte della Bibbia). In linea generale, possiamo distinguere, allinterno dei suoi 108 capitoli, cinque parti principali, il Libro dei Vigilanti (capitoli 1-36), il Libro delle Parabole (capitoli 37-71), il Libro dellAstronomia (capitoli 72-82), il Libro dei Sogni (capitoli 83-90) e la Lettera di Enoch (capitoli 91-104), a cui va aggiunta la cosiddetta Apocalisse di No (capitoli 105-108), presente, per, solo in varianti greche e non nelloriginale abissino. Di queste parti, la pi antica certamente la prima, che viene datata dalla maggior parte degli studiosi al III secolo a.C.3, la pi recente la seconda, databile verso la fine del I secolo a.C.4, mentre le parti rimanenti risalgono tutte al periodo compreso tra il II secolo a.C. e la fine del periodo maccabaico (inizio I secolo a.C.).
Genesi 5:18-24 C.A. Evans, Noncanonical Writings and New Testament Interpretation, Hendrickson Publishers 1992, p. 7 3 Sebbene Nickelsburg, in G. W. E Nickelsburg, 1 Enoch 1: A Commentary on the Book of 1 Enoch, Fortress 2001, pp.81ss., la pre-dati al IV secolo a.C. 4 E Milik, che, invece, la data al I secolo d.C., la vorrebbe come sostituzione di un Libro dei Giganti, ritrovato a Qumran (1Q234; 2Q26; 4Q203; 53033; 6Q8) e databile al III secolo a.C. Si veda: J.T. Milik, The Books of Enoch: Aramaic Fragments of Qumran Cave 4, Oxford University Press 1976, pp.136ss.
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A lungo, la sua canonicit, o, quantomeno, la sua autorit, doveva risultare indiscussa: non solo lo ritroviamo tra i testi di Qumran (di cui forma una parte cospicua), ma, dai Vangeli, appare piuttosto evidente che Ges stesso doveva averlo conosciuto e studiato, tanto che pi di cento affermazioni presenti nel Nuovo Testamento trovano precedenti proprio in Enoch5. In due casi, poi, proprio allinterno del Nuovo Testamento, si arriva addirittura alla citazione diretta, prima nella Lettera agli Ebrei: Per fede Enoch fu trasportato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trov pi, perch Dio lo aveva portato via. Prima infatti di essere trasportato via, ricevette la testimonianza di essere stato gradito a Dio6, che, per potrebbe essere semplicemente un eco dalla Genesi, poi, in modo molto pi diretto, nella Lettera di Giuda: Profet anche per loro Enoch, settimo dopo Adamo, dicendo: Ecco, il Signore venuto con le sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti, e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empiet che hanno commesso e di tutti gli insulti che peccatori empi hanno pronunziato contro di lui7. Se ci non bastasse, riferimenti a Enoch sono presenti in decine di pagine di vari Apocrifi (con particolare estensione della Lettera di Barnaba) e gran parte dei Padri della Chiesa, da Giustino Martire8 a Ireneo9, da Origene10 a Clemente Alessandrino11 e a Tertulliano12 (che arriva addirittura a definirlo espressamente parte delle Sacre Scritture) lo citano estensivamente. Insomma, fino almeno al III secolo, il Libro di Enoch appare pienamente canonico. Poi, probabilmente a partire dal Concilio di Laodicea del 352, il testo cominci ad essere espunto dal Canone e ad essere attaccato al punto che Filostrio si spinge fino a definirlo eretico13. Il risultato di questa operazione la ovvia (la pergamena era troppo cara e il lavoro amanuense era troppo lungo e faticoso per eseguire copie di testi extra-canonici) progressiva cassazione del testo dal corpus dei libri circolanti, tanto che, nonostante nel 1400 si diffondessero voci riguardanti lesistenza di qualche possibile copia sopravvissuta, il testo viene dato per perduto fino al XVIII secolo. Nel 1773, per, il famoso esploratore James Bruce ritorn da un viaggio di sei anni in Abissinia portando con s tre copie in Geez del libro, copie che, per altro, vennero dimenticate nella Biblioteca Bodleiana di Oxford, fino al 1821, quando Richard Laurence pubblic la prima traduzione in inglese. Quando, nel 1912 la celebre edizione di R.H. Charles vide la luce e port realmente il Libro di Enoch alla conoscenza del mondo, un suo sunto parafrasato in paleoslavo (II Enoch), di origine probabilmente macedone dellXI secolo, era gi stato ritrovato in un monastero di Belgrado e pubblicato da Solokov (1899). Infine, negli scavi della grotta 4 dei Rotoli del Mar Morto,sette nuove copie frammentarie , come accennato, questa volta nelloriginale aramaico (III Enoch), vengono rinvenute e danno il via ad una serie di studi che risultano ancora in corso. Fin qui, la storia della perdita e riscoperta del testo14.

G.W.E. Nickelsburg, J.C. VanderKam, Enoch: A New Translation; Based on the Hermeneia Commentary, Augsburg Fortress Publishers 2004, pp.11-13 6 Ebr. 11:5 7 Giuda 1:14-15 8 Giustino Martire, Apologia, 2,5 9 Ireneo, Adversus Haereses, 1,15,6; 4,16,2; 4,36,4; 5,28,2 10 Origene, Contra Celsum, 5,52-54; In Ioannem, 6,25; In Numeros Humilia, 28,2; De Principiis, 1,3,3; 4,35 11 Clemente Alessandrino, Eclogae Propheticae, 3,456;474; Stromata, 3,9 12 Tertuliano, Apologia, 22; De Cultu Foeminarum, 1,2; 2,10; De Idolatria, 4,9; De Virginibus Velandis, 7 13 Filostrius, Liber de Haeresibus, CVIII 14 Per una storia pi dettagliata dei ritrovamente e delle edizioni del testo vd. J. B. Lumpkin, The Lost Book of Enoch, Fifth Estate 2004, pp. 18-51

Ma la domanda fondamentale riguarda la caduta del Libro di Enoch dal rango di testo canonico a quello di testo apocrifo se non eretico: cosa conteneva il testo per risultare cos pericoloso e deleterio per un lettore cristiano? Probabilmente, la parte pi scandalosa riguarda la prima parte, quel Libro dei Vigilanti i cui 36 capitoli narrano del congiungimento carnale tra angeli e donne mortali e della conseguente nascita dei Giganti. Vediamo nel dettaglio cosa raccontano questi capitoli. L'incipit anonimo in terza persona, ma si passa dopo poche righe ad un resoconto in prima persona di Enoch, che parla con Dio (il Santo e Grande), il quale verr sul monte Sinai con 10000 santi (angeli fedeli) e giudicher gli angeli vigilanti e l'umanit cosicch ci sar pace e prosperit per i giusti. Subito dopo, Enoch descrive l'armonia del cosmo attuale e la maledizione di Dio per gli empi che turbano tale armonia. Immediatamente siamo informati della ragione di tale maledizione: un giorno duecento angeli, figli del cielo, decidono di unirsi con le figlie degli uomini e scendono sul monte Hermon (in Palestina) guidati da Semeyaza (capo supremo) e da Urakibaramel, Akibeel, Tamiel, Ramuel, Danel, Ezeqeel, Suraquyal, Asael, Armers, Batraal, Anani, Zaqebe, Samsaweel, Sartael, Turel, Yomyael, Arazeyal15. Gli angeli, unendosi con le donne, generano giganti (i Nefilim) di 300 cubiti che turbano l'armonia degli uomini e del creato, mentre Azazel e altri angeli insegnano agli uomini metallurgia e altri saperi (incantesimi, astrologia), ulteriore causa di corruzione del genere umano. Gli arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele e Uriele notano dal cielo la situazione e si rivolgono a Dio, il quale invia Uriele al figlio di Lamech (No) per annunciargli il diluvio che canceller il male degli uomini, ordina a Raffaele di legare Azazel e di imprigionarlo nella tenebra e sotto terra fino al giorno del giudizio, ordina a Gabriele di far annientare l'un l'altro i giganti e ordina a Michele di legare Semeyaza e gli altri angeli vigilanti e di imprigionarli sotto terra per settanta generazioni, fino al giorno del giudizio: solo cos il mondo sar purificato dal male e benedetto A questo punto, Enoch viene rapito in cielo e qui riceve la visita di due angeli vigilanti (non decaduti) che gli dicono di recarsi presso gli angeli vigilanti che hanno abbandonato il cielo per annunciare loro il castigo divino. Cos Enoch ritorna sulla terra e annuncia ad Azazel la condanna, ma i vigilanti condannati gli chiedono di intercedere per loro presso Dio, che, per, in un sognovisione ribadisce a Enoch la condanna irrevocabile degli angeli vigilanti che han lasciato il cielo e degli empi. Dopo ci, Enoch viene portato (non ben chiaro da chi) a visitare alcuni luoghi in terra e sottoterra: Uriele gli mostra da una spaccatura del terreno il luogo sotterraneo dove stanno gli angeli decaduti fino al giorno del giudizio e i sette angeli che vigilavano su quel luogo (Uriele, Raffaele, Raguele, Michele, Sarcaele, Gabriele, Remiele), Raffaele gli mostra un luogo profondo e tenebroso in una montagna, che il luogo per le anime dei morti fino al grande giudizio in cui le anime dei giusti saranno separate dalle anime dei peccatori, e Raguele gli indica un enorme fuoco ardente di cui non ben specificata lutilit, infine Michele gli mostra sette montagne preziose e un albero, dai cui frutti sar data agli eletti la vita nel grande giudizio. Ora, se anche evidente che il racconto non collima, e anzi contrasta piuttosto apertamente con la tradizione biblico-ecclesistica sulla caduta angelica, che vuole tale caduta come frutto della superbia di Lucifero che si ribella a Dio per gelosia nei confronti degli uomini, in realt questa discrepanza potrebbe apparire solo come una delle molte contraddizioni (e non sicuramente la pi
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Secondo la traslitterazione di P. Sacchi, Apocrifi dell'Antico Testamento, vol. 1, UTET 1981, pp. 413-723

pericolosa) dellAntico Testamento16. Daltra parte, proprio nella Genesi troviamo una serie di versetti che sembra adattarsi perfettamente proprio alla descrizione del peccato angelico di Enoch: Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Allora il Signore disse: Il mio spirito non rester sempre nell'uomo, perch egli carne e la sua vita sar di centoventi anni. C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichit, uomini famosi. Il Signore vide che la malvagit degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. E il Signore si pent di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolor in cuor suo17. Insomma, perch eliminare dal Canone un Libro in cui contenuto potenzialmente eretico era gi incluso nel primo Libro del Pentateuco? Forse la risposta va cercata nellutilizzo dei termini e a partire non da questa parte, che, al pi poteva essere bypassato come una sorta di incipit fantasioso o visionario, quanto a partire dal brano pi stupefacente del Libro delle Parabole, quel capitolo XLVI che recita: La io vidi lAntico dei giorni il cui capo era come lana candida, e con lui un altro, il cui aspetto ricordava quello di un uomo. Il Suo aspetto era pieno di grazia, come quello dei santi angeli. Allora io chiesi a uno degli angeli, che erano con me e mi mostravano ogni cosa segreta, a riguardo di questo Figlio delluomo; chi fosse, da dove venisse e perch accompagnasse lAntico dei giorni. Egli mi rispose e mi disse, Questo il Figlio delluomo, a cui appartiene ogni giustizia, da cui plasmata ogni giustizia e che riveler ogni tesoro che ora celato: poich il signore degli spiriti lo ha scelto ed Egli ha sorpassato tutti in eterna giustizia agli occhi del Signore degli spiriti18 Da sempre questo testo stato visto, in ottica cristiana, come una prefigurazione della venuta del Cristo e, in ottica ebraica, forse, dal punto di vista storico e filologico con maggior ragione, come una prefigurazione della venuta del Messia dIsraele. Ebbene, il problema sorge proprio riguardo il termine Figlio delluomo con cui, pi tardi, lo stesso Ges definir pi volte se stesso19: nel Libro dei Vigilanti, i Grigori, cio le creature angeliche cadute sono sempre definiti figli di Dio, in contrapposizione con le donne terrestri, sempre definite figlie delluomo. In pratica, come se Enoch ci parlasse del Messia come di una creatura completamente umana e Ges stesso confermasse questo assunto continuamente: tutto ci, alla luce del processo di divinizzazione evangelico del Cristo, non poteva trovar posto, facendo ritornare limmagine cristologica al messianismo ebionita e contraddicendo tutto lassunto paolino posteriore. Naturalmente, una tale discrepanza poteva sfuggire in due versetti della Genesi, che, per altro, non potevano essere in alcun modo cassati, ma certamente non in un intero libro in cui la contrapposizione tra figure divine e figure umane era continuamente ribadita e che, per tanto, doveva essere eliminato.

E. Clare Prophet, Fallen Angels and the Origins of Evil: Why Church Fathers Suppressed the Book of Enoch and Its Startling Revelations, Summit University Press 2000, passim 17 Genesi 6:1-4 18 I Enoch, XLVI:1-2 19 Mt. 8:20; 9:6; 10:23; 11:19; 12:8, 12:32; 12:40; 13:37, 13:41; 16:13; 16:27-28; 17:12; 17:15; 19:28; 20:18; 20:28; 24:27; 24:30; 24:39; 24:44; 25:31; 26:2; 26:24; 26:45; 26:64; Mc. 2:10; 2:28; 8:31; 8:38; 9:9; 9:12; 9:31; 10:33; 10:45; 13:26; 154:21; 14:41; 14:62; Lc. 5:24; 6:5; 6:22; 7:24; 9:22; 9:26; 9:44; 9:58; 11:30; 12:8; 12:10; 12:40; 17:22; 17:24; 17:26; 17:30; 18:8; 18:31; 19:10; 21:27; 21:36; 22:22; 22:48; 22:69; 24:7; Gv. 1:51; 3:13-14; 5:27; 6:27; 6:53; 6:62; 8:28; 9:35; 12:23; 12:34; 13:31

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Al di l della fortuna canonica del Libro di Enoch, vi ancora un ultimo aspetto interessante da accennare riguardo a questo testo. Prima si parlato della possibilit di far passare tutti i primi capitoli (quelli in cui si tratta di angeli caduti, di giganti e di diluvio) come delle fantasie visionarie: siamo proprio certi che sia cos? Dobbiamo tener conto che, sebbene scritto tra IV e III secolo a.C., il Libro di Enoch si doveva forzatamente ispirare a leggende orali o scritte molto precedenti20 e, come qualunque studioso di etno-antropologia o di religioni comparate pu certificare, ogni nucleo mitologemico si basa sempre su un nucleo di realt21, soprattutto laddove lo stesso mitologema di presenta in forma ricorrente in diverse culture tra loro distanti. Ebbene, anche lasciando da parte la miriade di esempi da culture lontanissime di racconti di un diluvio universale, il che potrebbe essere anche spiegabile con un effettivo cataclisma preistorico di cui diversi popoli hanno mantenuto memoria, indubbio che, come notato anche da Elisabeth Clare Prophet22, le analogie tra Azazel e il Prometeo del mondo greco-romano siano impressionanti, cos come impressionante la ripetitivit dellidea di un intercorso divino-umano che generi giganti in un numero notevole di civilt differenti. Cos troviamo che: antiche leggende sumere parlano di dei che discendono dalle stelle e inseminano creature terrestri, dando vita ai primi uomini; i nativi di Melekula, nelle Nuove Ebridi ritengono che la prima razza umana discendesse da alcuni figli del cielo; gli Inca si consideravano figli del sole; i Teutoni credevano che i loro antenati fossero i cosiddetti Wanen, esseri volanti provenienti dal cielo; i Coreani pensavano che un re celeste Hwanin avesse mandato suo figlio Hwanung sulla terra per sposare una mortale e dar vita a Tangun Wanggom, che per primo riun le trib disperse in un solo regno; lantica tradizione Tango-Fudoki in Giappone riporta la storia del Figlio dellIsola, nato da un uomo terrestre e dalla sua sposa celeste; il Mahabharata e altri antichi scritti sanscriti in India parlano di dei che generano figli da donne terrestri e di questi figli che ereditano dai padre qualit soprannaturali; elementi mitologici similari si riscontrano anche nellEpopea di Gilgamesh, in cui leggiamo di guardiani divini che si accoppiano sulla Terra e generano giganti; infine, un antico mito persiano narra che, prima dellarrivo di Zarathustra, alcuni demoni avevano corrotto il genere umano, alleandosi con le donne23. Cosa dire di tutto ci? Certamente i punti di contatto sono numerosi, forse troppi per parlare di semplici coincidenze. Ma, a questo punto, la storia si deve fermare, di fronte a dubbi che, probabilmente, non avranno mai risposte concrete.

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S.J. Schepps, W. Hone, The Lost Books of the Bible, Testament 1988, p.131 Ad esempio: A.Tomas, We Are Not the First: Riddles of Ancient Science, Bantam Books 1973, pp.14 ss. E. Clare Prophet, Cit., p.311 E.Von Daniken, Gods from Outer Space, Bantam Books 1972, pp. 161-162

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