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Carlo Ginzburg INDAGINE SU PIERO nero aggiuni aleuni codiili, ci (cir s BIL, n, 179, slocumentazione proventente call archivo de meo, cli. G, Degli Azz, Sans a). Salle conftaternta et Sansenol-re 1936 {alle pp. testamnente di Dos ubblicad, imperfeeemet palin oppo Fenesis 1782. Per sol interven i gli iid due leter ia alan, IV [1942], DD. 264 . 19, sepuito da Tanner, Borgo uallusione a I cielo di Arezzo 1. Si&supposto che il giovane Piero, allorché si trovavaa Fireaze al seguito di Domenico Veneziano, incontrasse versari'. Che un incontro del genere si sia verificato @ q) mai improbabile. La presenza di Piero a Ficenze & documen- tata con certezza nel mese di setteml 9; nellestate del- Jo stesso anno, conchusi i lavori del concilio, il Traversari le- scid Ia citt’ per l'eremo di Camaldoli, in cerea di riposo. A Camaldoli morf improvvisamente, il x9 ottobre’. Ms a ps le difficolta cronologiche, abate generale dell’ordine camal- dolese, impegnato nei lavori del concilio, doveva essere so- cialmeate irraggiungibile per un pittore alle prime armi. tuttavia un incontro di Piero con ambiente legato al Traver- sa ol Baitesinzo. Di questo ambien infatti, faceva parte uno dei membs schi di Ar si a Piero Ia sua opera maggiore: icicle atta di Giovanni Bacci, figlio primogenito di France- ¢ nipote di Baccio. A costui, ricchissimo mercante di spe- zie, risale il lascito originario per la decorszione della cappella di femiglia nella chiesa di San Francesco; a Francesco, la de cisione di dare inizio ai lavori, vendendo nel 14. per pagare il pittore inizialmente designato, Bicci di Loren zo’ Giovanni é una figara assai diversa. A richiamare ['atte zione su dilui& stato C. Gilbert. Servendosi delle notiz colte dall’erudito seiceatesco Gamunrrini nella sua [storia ge iglie nobili to Gilbert os nti, sicza laureato serv che Giova a Siena nel 1439 eaveva fatto carriera nella anministrazions pontificia, no a diventare chierico della Camera Apostolice ia proposta di attribuirgli un intervento decisivo (for i, figlio e nipote dimen 6 INDAGINE SU PrERC se anche con veri e propri suggerimenti teologici) nell’ertic chimento del programma iconografico del ciclo di Arezzo r spetto alle ttadizionali rappresentazioni della leggenda della vera Croce Questa traccia ~ molto promettente, come si vedri—é s ta abbandonata quasi subito da Gilbert. Una ricerca pit ap- profoncita su Giovanni Bacci fa emergere invece alte indica- Zioai, davvero preziose. Punto di partenza di questaindegine supplementareé un accenno contenuto in una letter pubbli- cata dal Gamourtini e ripresa da Gilbert. Tn essa Giovanni Bacci si rivolgeva nel r449 Cosimo de’ Medici, ckiamando Giovanni Tortelli, cubicolario segreto del papa, «suo con- gionto»’, Inu alazione di Gilbert cor le ricer che sul Tortelli, figura notissima di umanista, ¢ sullo stesso Bacci, compinte pressoché contemporzneamente da ML. Rego: liosi, & possibile ricostruire almeno in parte la fisionomia di tun somo che ebbe per Piero un’importanza sicuramente rando la se i Bacci lo Ie mente al Traversari. Nel 1432, infati, questi scrisse al fratello Girolamo, che era stato nominato steposto dell’ospedale fiorentino di Lemmo, perraccomandargli un gio- vane, Giovanni Aretino,con eui ave ti di grande familiaries.Giustamente la Re sto di identificere questo Giovanni A allora non pid di una ventina danni) con ziché col ben piti noto Giovanni Tortelli, aretino anche hui Si tratterebbe dello stesso Giovanni Aretino che il Tr 1, trovandosi a Ferrara nel 1439 pet il cou nuovamente a Daniele Scorto, vescovo di Concordiac natore di Bologne. In questo caso l'identificazione con Gio: vanni Bacei ® sicura, perch il Traversari, nell'clogierne il carattere e la passione pet le lettere, lo d Ja Camera Apostolica. La nomina, ottenuta cecto grazie al- il Bacci rimase legato tutta ha vita anno precedente’. Si srettava di catica importante ¢ ben retribuiza: proprio nel 1438 pa pa Eugenio IV aveva fissato a sette il numero dei chierici de la Camera Apostolica, giastificando esplicitameate questa li- mitezione con Fopportunita di non ridurre troppo al introiti destinati a ciascun chierico'. La prima testimonianza a noi nots su Giovans immediar sretto.a Roma rappor Tigsi ha propo- 2 (che avra avuro Siovanni Facci, an IL CICLO DI AREZZO ay jovani Bacci era solidamente inserito ne- 7,Lapo Fin de allora pli ambienti umenistici. Scrivendo da Bologna nel x4 da Castiglionchio junior lo raccomand® in termini clogiativi al vescovo di Arezzo, Roberto degli Asini. L’anao dopo, I'u- manista aretino Carlo Marsuppini sctisse al Bacci congratu- e promet- Iandosi per la recente nom teado di inviargli (evidentemente in seguito a una precisa si- chiesta) un codice del Simposio di Platone gid posseduto da Niccolo Niccoli, trascritto.da un collaboratore del Traversar Michele monaco". In quel periodo Giovanni fu raggiunto a Bologna dal Tortelli. Non sappiamo in che modo i due fossero patentis certa &che le dus famiglie, Tortelli e Bacci, proveni- vyano entrambe da Capolona, un borgo non lontano da Arez- zo". Il Tortelli cra appena tornato da un lungo via Grecia ¢ in Oriemte, dove aveva irascritto codici e epigralt raccogliendo meteriale pot utilizzato nella sua opera principa- le, il grande trattato sull’ortografia latina in forma di diziona- rio (De Orthographic), destinato a un cospicuo sucesso *. A Costantinopoli aveva stietto rapporti con personagg Tsidoto di Kiev (il futuro cardinale Ruteno) favoreveli alla tuaione religios: con Roma; poi era tomato in Ttalia con una delegazione di greci inviati al concilio di Basilea per discuteze Ia riconciliazione tra le chiese Nel 1439 il Tortelli, in coincidenza con il trasferimento del concilio, nel quale i suo protettore, il cardinal Cesatini, svolgeva una parte importante, lascid Bologna renze T1 Bacei, che r ‘gui una lavrea in dixitro a Siena” forse lo segui. Da una lettera invista 2 Leonardo Girolama Aliotti, priore del monasteto be- tino di SS, Fiora ¢ Lucilla, risulta che nell’ottobre 1439 Giovanni Bacei (di ei l'Aliotti sottolineava la devozione pe i] Bruni) era a Firenze. Paco dopo, il 15 gennaio 1440, lo siesso Aliotti scrisse dalla Francia (dove si trov di legato apostolico) une lettera al Bacci che tect dendo notizie sui familiari lasciati a Arezzo, e inviando saluti i amici comuni di Firenze. Questi amici erano Poggio Brac- Golini, Carlo Aretino (il gid ricordato Marsuppini, che di i a quelche anno ssbentrd « Leonardo Bruni nella carica di ca cellicre della Signoria fiorentina) e Leon Battista Alberti. A propesito di quest’ultimo I’Aliotti ricordava «la faccenda &i- guardante Ambrogio», di cui diceve di aver scritto tante vol- Ho stesso anno con: inava chie- 8 INDAGINE SU PIERO Bacci Si trattava dell’idea ci far ted vita del Traversari, a cui PAliotti era molo affezio. naio. Dopo aveme parlato al Marsuppini, 'Aliowi gitd le proposta all’ Alberti, dicendogli che ’argomento offriva gran: i possibilited era all'ltezza del suo ingegna’". Mané il Mar suppini né l’Alberti scrissero una vita del Traversari: anche per questo, forse, nel dialogo De erudien. termi nato nel 1442, I'Alictti volle includere tra gli interlecutori, in posizione di grande spicco, « Ambrogio cmaldoese, feni ce incomparabile dell’eta aost la dedica. toria a papa Eugenio 1V La prova documentaria dell’amicizia tra Giovanni Bacci futuro commitcente di Piero Arezzo, e aleuni dei psrionaggi pid illusteé dell’uman: imo toseano (ai aomi gid rieordati va aggiunto, come si detto, quello del Bruni”) ha ua’importan za decisiva, Finora Vunico nesso certo tra Piero e quest'am- biente era costituito dal soggiorno contemporaneo di Piero ¢ dell’Alberti alla corte riminese nel 1457 e a quelladi Pio II Piccolomini nel 1458-59. Si apre ora la possibilita di rico struire pit ampismente e cone: verso il Baeci ¢ i persor Ito € riclaborato o1 caltura umanistica ! un vero e proprio clan di umanisti di origin: aretina guello in cui il Bacci appare inserito. Oltre al Bacci stesso, il Tortelli, PAliotti, il Marsuppini; pit ai margini, perché ap. partenenti a urvaltra generazione Leonardo Bruni e Poggio (che non dal Valdamo). In questo contesto glia Alberti (in qualche modo impatentata con i Bacd) da Ca- tenaia nel Valdamo, appate rilevante ". S‘intravedeuna soli- dariet’ geografica, oltre che generazionale e culturale o attraverso un fitto scambio di favori € di teccomandazioni reciprocke (di cui gli epistolaii umani- stici sono notoriamente ricchissim’). Quest: Iegurri pratici Finviavano spesso a rapporti di pareatela, carnale o spititurale (il Bacci e il Tortelli erano congiunti, il Tortellie il Marsup pini compari’) tamente in che moo, artra- a lui legati, Piero abbia assimi salmente determinati elementi della rsonagg) affernrati come aretino, ma proveniva he Vorigine della fami- ae si rinsalda Su tutto cid s‘innestavano interessi culturali ¢ religiosi comuni. Da un lato, la passione per l'antichita, e pid preci samente per la Grecia, testimoniata dal viaggio del Tortelli HL CICLO DY AREZZO 19 ¢ dalle traduzioni del Marsuppini dall'Iiiade ¢ dalla Batra- comiomachia; dallaltro, la volonte di riannodare i fli spez- zati dallo scisma teligioso con le chiese d'Oriente. Sono i temi che confluirono armonicamente nella personalitt del a cul il gruppo aretino era, direttamente o indi- nce, legato. a sone anche i temi di Picro”. Le suc scelte iconogre: della Grecia, antica ¢ contemporanes. diana classicita molto pit greca nostri occhi) gli servirono ad es sta duplice im Le forme incorco! romana (almeno pid diu conquista della Grecia ¢ dell’Oricnte gia cristiano. Ricostrui rei nessi tra queste scelteiconograliche e stlistichee il retico lo* sociale ent eto fort sentir di evitare sia Vinterpretazione iconologica incontrollate sia il richiamo ast rico alla «perennita sotterranea di certe sorgenti visuali» ‘occasione, un pre 2, Avevame lasciato il Tortelli a Firenze, probabilmen- te in compagnia del Bacci, A questo punto le vite dei due presero strade diverse. Nel 1445 l’Aliotti raccomando il Tortelli all umanista Guarino Veronese ”. La raccomandazio- ne dovette avete un esito positive: poco dopo, in una lette ra.a.ua non meglio identificato Michelangelo di Borgo San Sepolero, V’Aliotti faceva capire che il Tottelli stava pet oF in Curia*. Con Pascesa al pontificato di Niceold V Parentacelli, gran protettore di umenisti, comin- se- cid la cacriera cutiale del Tortelli, nominato cubical: gteto e custode della Biblicteca Vaticana, allora in via dif mazione”™. Sul nvece, non abbiamo, per questi anni, notizie certe™. Sappiamo solo che a un certo punto eadde in disgrazia ¢ fa estromesso dalla Camera Apostolica, II 6 giugno 1447 scrisse « Giovanni di C Medici, da Arezzo, una letiera piene di lamentele di richieste di aiuto «Tatra la speranza mia 2 nel vostro magnifico padre et in voi suoi fighiuoli... Giovanni mio examiniate con ser Alesso alevarme de qui et darme exercitio in usl- che luogo che io ve possa essere buono a qualche cosa. Pre- gove in omgni modo me respondiate per Io qui non porria stare peggio conteato dove non so asta Ceterum a dirve ogni cosa io no me incendo troppo bene con 20 INDAGIN: SU PIERO mio pacte perché non haria voluto io me fosse senpre ope- rato contta el patriarcha, dal quale ingiustamente io fui del- facto”. I patriarca che aveva bruscamente interro:to la riera curiale del Bacci era Ludovico Trevisano, pattiarca Firenze e (dal 144.0) condot tiero degli eserciti pontifici c cardinale di san Lorenzo in Da mayo, Nella sua posizione di cardinal camerlengo egli era il superiore diretto del Bacci — in grado, quindi, d: cacciarlo sui due piedi”. Non @ escluso che nel contrasto tra i due uomini fossero entrati anche motivi politici, Nel 14.40 il car dinal Ludovico, insieme alle truppe medicze ¢ agli uomini di Francesco Sforza, aveva sconfitto a Anghiari i fuonsciti fiorentini ¢ Niccold Piccinino, Due anai dopo le dleanze si ovesciarono: nel tentativo (fallito) di conquistaré la Marca 1 cardinal Ludovico si trow) a combattere insieme al Picci nino, nominato gonfaloniere dello Stato della Chiesa, com 1r0 Io Sforza allesto dei Medici”. Forse la devosione filo medicea di Giovanni Bacci conteibaf a attinargli Postilita del potentissime cardinal camerlengo, In ogn! caso lo scon- wo fra i due doverte essere memorabile, Alcuni aani dopo, nel 1449, il Marsuppini preg) il, Tortelli di spendere tutta fa sua autorita presso il papa in favore del Bacci, =sclaman- do: se ba sbagliato nel tumult dellira e della pasione, co- pesso anche ai s justo che per quest. rere tutta la vita nell’umiliazione — soprattut ‘ ud sperare in un suo ravvedimento *. Ma se i Bacci cra incline allira, anche il cardinal Ludovicc, a giudi- care dal ritratto che ne fece il Mantegna, non doveva essere Grazie alle insistenze del Marsuppini e al prestigio del Tortelli presso Niceol’ V, Giovanni Bacci riusef a farsi per donare. Il 28 settembre 1449 exli scrisse da Arezzo la let tera gia ricordata a Cosimo de’ Medici, raccontand di esse re andato a Fabriano, dove la corte papale si era trasferita dla Roma per sfugsire la peste. Ricorterdo ai buoni uli de cardinal Colonna aveva incontrato i cardinal Ludovico, € aveva sanato i passati «scandalim. Si sdebizava immediate mente del favore ricevuto raccomandando a Cosimo il Mar suppini («a me intimop) a nome del Tortelli («a me con: gionto»). Quind passava alle ultime novita politiche: a Fa: briano aveva letio una lettera in cui Sigismondo Malatesta Hi Aquileia, poi axcivescovo d L CICLO DI AREZZO ar ivendicava indebitamente il merito della re Crema da parte dei veneviani. E a questo proposito osserva ado io Ia natura del signor Sigismondo...» a csibita dal Beeci a questa data (1449) ha, in questo contesto, un’importanea evidente, D anni dopo, infatti Piero dipinse il ritratto di Sigismondo nel Tempio Malatestiano. F: pit che probabile che sia stato pro prio Giovanni Bacci a raccomandare Piero presso Ja corte ri- minese. Sfruttando verosimilmente Pappoggio dei Medici, il Becei (forse tornato allo stato laicale preso in que stianni una carriera nelle corti dell Italia centro-settentriona le, molto meno brillante di quella iniziata in Curia, ma tale comungue da consentitgli di lasciare di ranto in tantoT’odiata ‘Arezzo. I suoi legemi con i Malatesta si protrassero # Ingo: nel 1461 ottenne da Malatesta Novello la carica di podesta ci Cesena” Liipotesi che Giovanni Bacei abbi propri legami personali, procurare committenze a Piero, pre suppone che i rapport tra i due fossero gia cominciat! in que- sto petiodo, Di cid non abbiamo, per il momento, alcuna pro- va. Val la pena di ricordare, perd, che le connessioni tra G vanni Bacei ei commitcenti docamentati di Piero non si limi- tano a Sigismondo Malatesta. Serivendo nel 1461 da Arezzo a Giovanni di Cosimo de’ Medici, il Bacei dichiarava: «Gio vanni, dui signori in molte parti me pare Ja natura habbia fect simili luno a laltro: el duca Borso et el S* Federico, sagacis- simi et artilicosissimi nel vivere quanto nessuni alt signori de Italia. Gli stessi nomi, qui implici emagnificati an- che per le lozo view di mecenati («a sini uel vive re») ricompaiono un decennio dopo (1472) in una lettera a Lorenzo de’ Medic, insieme aqueli diBattista Canedoli, Ma- Jatesta Baglioni, Francesco Sforza: tutti personagei a cui il Bacei affermava di essere stato «carissimo» ”. Che Piero ab- bia cominciato a lavorare a Ferrara gid sotto Borso & una no- tieia che risale 2 Vasari, a lango posta in dubbio, ma recente mente provata con buon fondamento da Gilbert”. Quanto Federico da Montefeliro, i suoi rappoiti con Picro comincia rono quasi certamente, come vedremo, proprio grazie a Gio- vanni Bacdi Lintrinsichezza col Mala 22 INDAGINE SU PIERO 3. Tutto cid consente anche di spiegare in maniera plau- sibile perché venisse affidata proprio a Piero la prosecuzione degli affreschi nel coro di San Franceseo ad Arezzo. Come ab. biamo detto, essi erano stati iniviati, almeno dal 1447, da Bicci di Lorenzo, certo su commissione di Frances:0 Ba che in questo modo dava esecuzione alle volonta testamenta: Fie di Bacco, suo padte. Bie, vecchio e malato, artivd a dipingere nei modi antiquati che gli erano propri scltanto la wel pared ssicees: onl cays woul cas) arene Che per continuare l’opera venisse scelto un pittore come Pie ro, allora poco pid che trencenne, legato a unaculvurs fi va modernissima, & difficilmente comprensibile — supporre che Francesco sia stato consigliato in que: dal proprio figlio primogenito, Giovanni, tomato ad A dopo aver trascorsa due annia Milano, alla corte di Francesco Sforza, con la carica di ziudex maleficiorum»”. Vero versiti tra la volta ¢ le mura de! coro si spiega probabilmente, con lo scarto di generazioni separava Francesco da suo fighio Giovanni, educato umanisti cament, pfotetto del Travers, amico di Leonardo Brunie lell’Alberci Quando gli allreschi venissero coma sappiamo. La cronologia del ciclo di Arezzo — opera mag. giore di Piero ~ @ a tutt’oggi un problema irrisolto L’unico dato sicuro @un termine ante quem: nel 1466 infati, il cido eta indicato come compiuto ”. Pitt incerto, invece, i termine post quem: il 1 mente — anche se nen si pud excludere che Piero sis subentmte poe print a Biel, ora gravemente mela Quattordici anni sono molti, anche per un pittoreabituato a lavorare lentamente”. Di qui il ripetuto tentativo di circo- sctivere l'areo dell’attivita di Piero ad Arezzo. In una situa- zione caratterizzata, al solito, da una grande povertadi docu- menti estemi, si seguita la via dell’analisi interna, stilistica ¢ (pid raramente) iconologica: con risultati, cera da as selo, assai divergent. Esaminiame quelli pid argomentati. I criteri di datazione usati da Longhi sono esclusivamente stilistici. Egli si é servito dell'aifresco datato (1451 )di Rimi- ni come di un fossile-guida per ricostruire 'intera setie. Il filo conduttore & costituito dalla presenza iniziale, e dal progres. a Peto, non CLO DI AREZZO fiorentina riscont izzato una cronolo- lunette (la sivoattenuarsi, dei «grafismi» di origin bili a Rimini. Su questa base egli ha che vede al principio del ciclo le porta la vera crace a Geruse- Morte di Adamo e Eraclio che lemme) eal suo termine la Disfatta c decapitazione diCosroe. Pi. precisamente, la parte sinistra della Disfatte — una delle poche sicutamente autografe di quest’aflresco—rappresente- rebbe la conclusione dell'attivita di Piero nel coro di san Francesco. Procedendo dall’slto verso il basso, l'«evidenza di margin’ lineari disapo: Fiorentino» (come ripeteva Longhi nel 1930) cede a un sempre maggiore cromatismo Questo criterio di evoluzione stilistica he permesso a Lon ahi di si onologicamente opere non datate come la Ma dontadel pasto di Monterchi, la Reswrrezione di San Sepol- cro, Ia Maddalena della cattedrale di Arezzo, riconducendo ispettivamente agli inizi e alla pienezze (9 quasi) del ciclo arcting le prime due, e aun petiodo immediatamente poste- Fiore la verza”. Pid complesso il problema posto dal di Santa Maria Maggiore in cui Longhi del attiviti di Piero a Roma, proponendo daedat: native: o il 1455, in una pause del ciclo aretino, o il 1459. Questa incertezza @ legata al fatto che Va a Roma, sotto NI il1447 eil 1433, mi presenza di Piero a Roma? d mentata con certezza soltanto nel 1459, durante il pont to di Pio IL 10 perc due possibilita: 0 Vasari co: fonde Niccold V ¢ faredbe supporre Vale affermazione che Piero lascid Roma per tornare a Borgo «es- sendo morta Ia madre», Romana, che risulta deceduta il 6 novembre 1439"; oppure allude a un primo soggiorno di cui adifferenza del sccondo, tion sono rimaste tracce documen- tar Jra, Longhi suppone che Pieto sia subentrato a Bicci di Lorenzo subito dopo la morte di questi, nel 1452, per conclu: ‘lo pritsa del soggioma a Roma dere «sostanzialmente> il c del 2459. Nello stesso tempo, 2 ‘Luca alla prima fase degli affreschi di Arozo, e precisament a quelli del secondo ordine (I'Inconiro di Salomone < gina di Saba e il Ritrovanento e prova della vera croce) Tutto cid porta necessariamente a escludere che il San Luca possa essere stato dipinto nel 1459 — a meno, sintende, di cant la re 24 INDAGINI SU FIERO rimettete in discussione la sua collocazione nello sviuppo sti- listico di Piero, oppure le date iniziali e finali del :ido. Ma Longhi non si decide a far coincidere senz’altro il Sa con F'ipotetico soggiomo di Piero alla corte di Niccold nendo questa una «sottigliezza cronolo, con Ia difficolt& di determinare «ad annum lo svclgimento intervenuio durante il ciclo degli affreschi aretini»". In ve- rita, cid che @ in gioco una 0 morto; ma poiché egli fu sepolto il 28 marzo 1459, bisogna dedurne che il contratto fu firmato solo dopoil ritor no di Piero da Roma [illogicit’ di questa catena di conget ture ® patente: e Piero non avr’ chiemato in i di Francesco vemplicemente perché casi avevano gia pagato Ja propria quota di spese per la decorazione delle cappella di famiglia. Altrettanto infondato il tentativo di dedurce 'im possibilita di un soggiorno prolungato di Piero ad Arezzo ne- gli anni antecec 1458 dalla mancanza di una deleg come quelle zilasciata al fratello Ma Roma: Battisti &il primo a riconoscere sima a San Sepolero», per cui Piero poteva sbrigere personal mente i propri affari anche se impegnato nei lavori cel coro diSan Francesco. Le altre ragioni che indurrebbero a spostare Vinizio del ciclo dopo il ritorno da Roma attomo a. 1463. appaiono, piti che «largamente ipotetichen (® sempre Bat asistenti, o addiristere obabilitay asa gli primadel-vinggis » 0 prima del viaggio «Arezzo 2vicinis. tisti che parla) largamente in: levanti Solo la presenza di cospicue derivazioni dall’antico nella Morte di Adamo sembra a prima vista avere qualche peso. Neppure essa, tuttavia, presuppone necessiriamente il sog giorno di Piero a Roma. Copie del Potbos di pio, riechegsiato nella figura del giovane bastone, erano accessibilii anche a Fixea: questo proposito che Ta datazione tardiva, auwomo af 1460, proposta da Battisti per il Battesino, risaleate invec: a una quindicina di anni prima, si basa sullo stesso assurdo oresup- posto, ¢ cio’ che Piero abbia poruto accostarsi alla siatwaria antica soltanto a Roma nel 1458-59, e non attraverso gemme, copie o magari oxiginali, accossibili ‘apa, per esem- fa ricordato a faghi, anche al Quasi ntemporaneamente a Battisti, 2 stata progosta da Gilbert una cronologia diversa, che fonde quella telativa di ionghi con quella assoluta di Clark. Per quanto riguarda prima, Gilbert ha distinto tte fasi stilistiche successive. 1) IL CICLO DI AREZZO anette (la Morte di Adamo ¢ Eraclio che riporta la vera croce ,%4 Gerusalemme) i due profeti ai lati e La rimozione (0 me- 94 glia, come vedremo, il Sallevamento) del legno della croce a 6 chi i contorni destra del finestrone in fondo. In questi affres: sono pid accentuati, i gesti pixi drammatici (come nella parte alta, la piti antica, del politico della Misericordia di San Se- polcro) i personagei pit individualizzati dal punto di vista fisiognomico (il profilo della decrepit Eva) e l uso della pro: spettiva scatso. 2) I due ordini intermedi (VIncontra di Salo- I Ritranamento e prova della mone con la regina di Saba tortura dell’ebreo Ginda a sinistra del fine- Qui appaiono per la prima volta le caratteristiche poi bili stone generalmente associate con la pittura di Piero: limpes 12 delle figure, la solennita della composizione, la comples L’Annunciazione el Sogno di Costantino, nonché i due ordi- ni inferiori (la Vittoria di Costantino su Massenzio ¢ la Di- Cosroe). Qui Vintresse predomi. 89 I vere la mappreseriglone deplore lace Questa ricostruzione non presenta grand: novita rispeito 2 quella tracciata da Longhi, anche se Gilbert insiste di pit sullemergere verso la fine del ciclo di una fase stilistica di. stinta (Ja tera), e approfondisce lo searto tr medic cid che li precede (rispettivament ma fase). Molto importante invece tI gioa Roma del 1458-59. Il grande ri rhitetture nell oe nel Rifrovamento eft to, secondo Gilbert, dell’incontro con I’AI con lambiente della corte di Pio TT”. Tl soggiorna romano avzebbe dunque sp: with di Piero ad Are secondo Tipotesi gi8 formulaia da Clark, Diversame questi, tattavia, Gilbert suppone, seguendo Longhi za diun unico ponte, tale da consentire a Piero ai suoi aut imultanea, sui due lati del coro, dell opera inter to indue Per determinare V'inizio ela fine del ciclo della vera Gilbert ha fatio ricorso invece alla palz dipinta da Piero li agostiniani di San Sepolcro, all'incirca nel medesime arce i tempo (tra il r45.4, data del con:ratto, ¢il 1469, data de Pulrimo pagamento). F pur vero che anche in questo caso 28 INDAGINI SJ PIERO cempi effettivi della lavorazione ci sfuggono. Gilber: indica tuttavia un phusibile termine post quem per Ja pala agosti- niana: la primavera del 1455. Ticontratto, infatti, @dell’ot tobre +454, e nel gennaio 1455 Piero era assente da San Se polero, come risulta dal soliecito inviatogli della locale con fraternita della Misericordia, perché rimettesse mano al po: littieo che gli era stato commissionato dieci anni prima”. Ora, il Santo della Frick Collection, unanimemente ticonosciuto per lo stile come il pit’ antico dei pannelli rimasti del polittico agostiniana (quella cen:rale ® perduto) sarebhe, secondo Gil bere, contemporaneo alla prina fase del.ciclo di Arezz>, le lu neite. Ci aspetteremmo a questo punto la proposta disposta re in avanti anche la datazione di queste ultime — assumendo il 1455 come termine pos! quem. Poco coerentements, inv ce, Gilbert suppone ( ine 3 lnk che tiv Tetoad Atezzo sis comincista attorno al 1452. terminata una quindi cina danni dopo 4. L'amplissimo consenso ottenuto (tranae poche voci di scordi, tra cui in primo luogo quella di Clark) dalla cronolo gia interna proposta da Longhi contrasta con la totale diver genza di opinion’ tra gli studiosi riguardo all'inizio ¢ alla con. clusione del ciclo in termini asschuti, celendasiali. L'oggetto di questa diver massimo una decina, Ma si tratta di anni decisivi. Sipposre che Vopera maggioze di Piero sia stata compiuta prinzz (Lon ghi) dopo (Battisti) 0 prima e dopo (Clark, Gilbert) il viaggio 2 Romae il soggiomo alla corte di Pio II, implica di volta in volta ricostrusioai moko diverse dell'itinerario pitterico d Piero. Proponiamo di riesaminare la questione seguendo Ia via gid seguita per il Batfesimo: Vanalisi combinata del "icono grafiae della commitienza. Quando il programma iconogralico del ciclo di Arczzo ve. nisse formulata, non sappiamo, Ignoriama cio® se il tema del la leggenda della ver: venisse imposto git a Bicci di Lorenzo, ¢ quindi ereditato da Piero insieme alla commissio: invece (ma lipotesi molto piti improbabile! il pro. ‘gramme fosse definito solo col mutare dell’esecutore. Allo scioglimento di questa alternativa anche uno studios> come Longhi, tendenvialmente indifferente alle quastioni iconogea a manciata danni — sette, otto, TL CICLO Di AREZZ0 29 fiche, fint con l'atrribuire «gran pesos”. A prima vista, infat- ti, sembra contraddittorio che un pittore modemo, intriso di cultura umanistica come Piero, si adattasse a dipingere un ci- clo di affreschi su un tema leggendario, trasmesso in parte da vangeli apoctifi, e poi rielaborato da Jacopo da Varazze nella sua Legenda aurea™. Quasi ad attenuare la contraddizione Longhi osscrvd che, anche accettando Pipotesi che Pieto si sia rovato a lavorare sa un tema gia stabilito precedentememte, & innepabile che Jo rcinterpretd trasformando il racconto sa- cro in un’ al lincari- smo fiorentino, era stata rilevata da Longhi. Gilbert, dal can to suo, aveva identificato nelle architetture di sapore alber- zx2 Uano dell Tncontzo ¢ del Rétrovamenio un risul giomo romano del 1458-50. Se sccetsiama gu diamo che lo scarto iconografic del sog- tipotesi e quello stilistico 20incidono con un mutamento del committente: il 28 marzo -459 Tran- eesco Bacci fu sepolto, ¢ l lita delle decorazione della cappells di famiglia pass® al figtio di lui, Giovanni" Che Giovanni possa aver suggerito Pinseriments della see. 11 CICLO DI AREZZO 5 na dell'Incontro di Salomone con 1a regina di Saba, & certo > plausibile, I suoi legami p sari, € pit in ge- neralecol gruppo favorevole all'unione tra le chiese, spiegano Ghiberti, nata in 0 della con cordia, fulcro emotivo del basso: di Ghiberti e dell’al- fresco di Arezzo ricorreva gid, con le stesse implicazioni simboliche allusive all’unione tra le chiese, nella tavola com missionata a Piero dai camaldolesi di Borgo per onorare inci Jel Traversati: il Battesimo di Cristo Si pud no Ja memor rettame Crs Ma cid che sappiamo della biografia e della personalitd di Giovanni Bacei non giustilica la presenza ad Avezz0 di Gio- vanni VIII Paleologo in veste ci Costantino, Questo partico. lure, decisive per I'identificazione del programma iconogra- fico del ciclo (o mealio delle ste implicazioni finali) si spiega ‘on V'intervento di un selebre personagaio: i cardinal Bessarione jone tra Piero della France Bessarione gia stata ipotizzatada altzi studiosi, anche se con argomentazioni vaghe 0, come vedremo, non interamente convincenti”. Mai, comunque, a proposi we degli affreschi di e729. Esiste, tuttavia, una serie di dot di farto che rencono t smamente verosimile 'ipotesi di un intervento di Bessa- bborszione del programms iconografico del ci 6. Una qualche conne: ae tione aclla clo aretino. ‘ta i prelati greci venuti in Italia nel 1438 per il concilio, rione, metropolita di Nicea, aveva, benché giovane era tal, fa pert tipport! peroaal’ che de tacabs 'o (eguvand all imperatore Giovanni VIIL Paleologe. Nel corso delle di scussioni conciliasi egli si accasid a poco a poco alle posizion occidentali, fino a diventare uno dei fautori pit ine con Ia chiesa di Roma”. Fu lui, insieme mnemente 'atto di unio. Jio 1439. Tomato a Ca- stantinopoli, fu raggiunto dalla notizia della nomina a car dinale prete della basilica dei SS. Apostoli. L’anno succes- sivo rornd in Italia, dove si stabili definitivamente, ciscon- dato da un indiscusso prestigio religioso, culturale e politico Nel 1449 divenne cardinale vescovo di Sabina, prima, e poi SU PIERO di Tuscolo; dal 1450 al x455 fu legato « lerere per Bologna, Ik Romagna c la Marea di Ancona; nel conclave del 1453 {4 sul punto di diventare papa, a nei pressi dei $8 Aposioli, dove aveva radunato e faceva trascrivere 1in gran numero di manoscritti latini e soprattutto pred, era il vero centro dell'umanesimo romano. Per una migliore conoscen 2a del pensiero di Platone aveva cominciato a redigere Pope pubblicata in latino nel 1460 In calumniatoier Platonis, contro Giorgio da Trebisonda Ripercorrere minutamente le tappe della vite di Bessario. ne sarebbe fuori fuogo qui. In nporta ricordare lasua nomina, awvenuta il ro settembre 1458, a Protettore ddl’ordine dei frati minori*. F questa una delle residue tessere d che stiamo ricostruendo, La carica di protettore rendeva i, fatti del tutto legittimo un intervento di Bessarione nella de, coraziene, allora momentancamente intetrotta, della cappel mosaico ta Bacel nella chiesa di San Francesco, Ma un intervento del genere era, olire che legittimo, comprensibile dei} rapport che dovevano intercorrere tra Bessarione ¢ Giovanni Bocel on tanto pet la carica rico; o perta da questi in passito nell ministrazione pontificia : quanto per la parentela che lo ley va, come sappiamo, all’'umanista Giovanni Tc eli, gia bi bliotecario della Vaticana. In quel momento la cartier ca Hale del ‘Tortelli era ormai finita: ma fino a pochi anni pr eglt aveva avuto con Ressatione scambi fttissimi, sopratiuito peril tramite del segretario di lui, Niecold Perot" Tutto cid rende plausibile un rapporto diretto tra Bessa tione e Giovanni Bacci. Esiste d'altra Parte una circostanza che trasforma questa plansibilita in c ‘tezza — 0 quasi. Nell’agosto 451, pochi anni prima che Piero cominciasse a lavorare al ciclo di Arezzo, una reliquia della vera croce, racchiusa in una teca adorna d’immagini, giunse in Italla dal POriente. Colui che la portava cra Gregorio Meli Mammas, patriarca di Costantinopoli, tiparato a Roma per sottra:siall’ostilita del partito contratio all unione delle chic se, che non gli perdonava la parte svolta al concilio di Fi Tenze una decina di anni prima”, Tn seguito alla caduta di Co- stantinopoli (1453) a teca contenente la reliquis r m0 in Talia. Poco prima di morire (r459) Gregorio la lasci) ine dis che tanto si era battuto per lunione delle alla vigilia della sua partenza IL. CICLO DF AREZZO 37 zione di Francia, Bessarione, ormai vecchio ¢ malato, lascid lareliquia, cl e cra gia stata oggetto di una denazione «inter vivos» nel 1465) alla Scola Grande della Cariti di Veneria, oggi sede delle gallerie dell’Accade- Jove appunte si trova”, Ora, questa reliquia era stata mia dove appunto in passato propricta della famiglia dei Paleologi. La teca che Tacentiene reca un’isctizione in greco ateribuita a una princi- pessa Irene Paleologa, «figlia di un fratello dell'imperatore» Tn questa Irene, tradizionalmente identilicara con la figlia del- Vimperatore Michele [X. incoronata imi trice nel 13355 crecs ogg vedere ur nipoe dll’ mperatore Govan ni VITT, spostando con cid 1a datazione del reliquiario agli inizi del "400 ”. Era stato per l'appunto Giovanni VIII oe natlo al patriarca Gregorio, suo confessore, che a sua volta, come abbiamo visto, |'aveva lasciato in eredita a Bessarione. Nel documento che accompagnava la consegna alla Scuola Grande della Carita, Bessatione narrd minutamente le vicen- de che avevano fatto pervenize la previosa reliquia nelle sue mani Trat eliquic della vera croce sparse allora per "Tea lia - compresa quella conservata « Cortona, non troppo lon: tano da Arezzo "— essa unica a git Tinclus lone nel ciclo di Piero del rits a TT Paleologo. Grazie ad e830, il ciclo commissionato dai Bacci diventd anche i glorificazione della dinastia dei Palesiogs e jfonleredal Za. Bi indirettamente, la raffigurazione as ee anting, ine peratore che aveva trasportato la capitale da Roma in Orien {Gree ie Ghar VL, oo mmo ered 99 clamava V’ideale per cai Bessarione aveva lottato — I'unione delle chiese — ¢ quello per cui stava lottando — la crociata con. uo tech " — Tutto cid non contraddice l'«epopea di vita Iaiea, profs na» che Longhi identified sulle mura di Arezzo: ma l'arric- chisce di elementi molto diversi, religiosi e politic pilogare la serie di citco- conogeafica 7. Aquesto punto’ possibile 1 statze che resero possibile Ia cesure sisi ¢ iconoprais che divide I'inizio del ciclo di Arezzo — le luneite ~ daghi af- freschi successivi: 10 settembre 1458, nomina di Bessarione a protettore dell’ordine francescano; autunno 2458, viaggio di at INDACINE SU PIERO. IL CICLO DY AREZZC 39 onevole supposizione cheegli sia stato richiamato Piero a Roma; 28 marzo 1459, sepoltura di Francesco Bace ji) dalla morte del padre, verso la padre di Giovanni; 1459 (prima del 20 aprile) morte di Gre gorio Sanu iS She ase cia in eredita a Bessarione la teca con- tenente la reliquia della vera croce gi’ proprieti cei Paleolo; Questa serrata sequenza di even: Francia Sane forse di precisare con una certa approssimazione un'ulter re, decisiva cincoscanza che documentata non @(e forse non lo sara mai): l'incontro durante il quale Bessarione suggeri a Giovanni Bacci di inserire nella decorarione della cappella di famiglia il ritratto del penultimo imperatore fOriente. ‘Trail 1458 ei primi mesi del 1.459 Bessarionc rimase inin- terrottamente a Roma; poi si reco a Mantova, per raggiun- gece il convegno convecato da Pio IT per far fronte parte lara ad Arezzo (se non vi €1 fine del marzo 1459. Esistono tuttavia alcuni elementi che fanno pensare Bessatione non si sia limitato a suggerire Vinclusione del ri- tratto di Giovanni VIII, ma abbia anche collabotato attiv mente alla sus realizzazione, Ui profilo di Costantino nella Vé toria su Massem come si é detto, dalla famosa me- daglia di Pi Alo, coniata durante il concilio, a Ferraraoa 5: Firenze, ¢ generalmente ritenuta la prima medaglia moder- lari che ci sono rimasti, i] re ‘lla meda- figura Giovanni VIII Paleologo, con in tes ntato dinenzi> che conoscia a il eeap- pelletto biane colo turco, La data della sua partenza non & nota: in ogi Verso, il Paleologo acavallo seguito da uno scudiero. Sarcbbe 880, contrariamente a quanto & stato affermato” egli non cesistita perd una Vatiante, posseduta e descritta dal Giovio e segui Pio IT nel lento viaggio verso nord iniziato il 22 gen. ogg) irteperibile, che recava sul verso «la Croce di Cristo, so- naio. Probabilmente, come vedremo pit avanti, lasci’s Roma stenuta da due mani, ve: dalla Chiesa latina, ¢ dalla verso Vinizio 1¢ si & riconosciuta in quest’ultima aprile: certo & che il 27 maggio 1459 parte cipd con gli altri cardinali alla solenne entrata 4i Pio II in Mantova. Ora, nella ia Scuola Grande della Carita, Bessarione affermd che la teca gli era st ata in ereditd mentre si trovava a Mantova per il conve gieca». Solo recentemer immagine il simbolo personale di Bes in dubbio l’esistenza della meda Giovio @ troppo precisa, oltre c to} Sembra piti pl sarione, metiendo perd 32 Ma la descrizione di mente verosimile usibile supporte per attrihuirla a una svis go”. Quest'affermarione pud signifeare soltanio che la no ‘che della medaglia di Pisanello siano esistite due. versioni, izia della motte del patriarea Gregorio raggiuise Bessarione S che a una di esse (quella perduta) si sia ispirato Bessarione mucnintersig Manjova: sappiaino inbatrl cheil soaprile 1439 allorché, tornato in Italia da Costantinopoli nel x44, scelse — giorno in cui Isidoro di Kiev, cardinale Rurero, fu nomi il proprio simbolo cardinalizio. nato patria I suo predecessore era marto da poco («nuper»). Ma fin dal 20 settembrz 1458 Gre gorio Mamas avev ottenat da Pio LT il perme are". Tl testamento, ogg’ perduto, dov poco. E senza dubbio Gregorio, ormai vecchio e in punto d morte, avra informato Bessarione, che si accingeva a partire per un lungo viaggio, della propria intenzione di donargli | preziosa reliquia. E Bessarione stesso a dire che Gregorio lo amava come un figio Ri mente lacquisizione della Un esemplate di questa versione perdita sara stato presta- tocdonato da Bessarione a Giovanni B é modello per il ritratto del Puleclogo da inscrize nel ciclo di Arezzo. Ma sembra lecito supporre che in quella circostanza fone mostrasse al Bacti te due medaglic, coniate in oro, che di quella di Pisanello costitui scono l'immediato antecedente storico. Questa cireostanza, a, collocherebke l“incontro col Bacci a Roma, tra la impen- di te re di Ka Bessa se prov fine del 1458 ¢ i primissimi mesi del sabile che Bessarione si recasse a Mantova portardosi dietro 10 cid che alla decisione di degna: cliquia Bessazion qualche tempo prima della parteaza per Mantova, sia a Mantova durante il convegno. Per seegliere tra queste due alternative dovremmo conoscere i movimenti ci Giovanni Bacci nello stesso periodo. Partroppo essi ci sono ignoti — a §l proprio medagliere . Le due medaglie, rappresentanti Costantino ed Exaclio, 129 menaionate per la prima volta al principio del’ 400, nel- inventario delle collezioni del daca di Berry, a cui con ogni probsbilita erano state vendute come pezzi antichi (tal, in 40 INDAGIN. SU PIERO ogni caso, este furono considerate nel '300). Schlosser, che Je analized ampiamente in rapporto alla prima medaglia di Pisanello (quella di Giovanni VIL), suppose che esse fax seto parte di una serie, verosimilmente di origin: fiamminga, imperniata sulle leggenda della vera croce ®, Suscessivamen teleattribuf a Pol de Limbourg o a uno dei suoifratelli". La oro connessione con il Costantino della Vitéoris sw Masven zio non & mai stata rilevata: eppure si direbbe che Piero ab bia combinato le due medaglie, attribuendo a Costantino a cavallo, visto di profilo, il gesto di Eradlio che procende il braccio impugnando la croce. Inaltre, il cacchier: negro, che nella medaglia di Eraclio si volge seorgendo le mira ci Gers lemme miracolosamente sbarsate, ricorda da v cino l'inser iente negro cipinto da Piero al scguito della regina di Saba basta guardare il profilo camuso ¢ il caratteristico berretto conico. Tutto cid sembra indicare che Je due medaglie erana note a Piero, Va notato, d’altra parte, che esse sono accom. agnate da scritte in greco testimonianti una conoscenize pre cisa della terminologia burocratica bizantina, redate (sccor do l'ipotesi di Weiss) da qualche furzionario della cancelle tia imperiale, probabilmente durante la visita ¢ Parigi d nucle II Paleologo, terminaia nel 1402 — anno in cui il duca di Berry acquisto [a medaglia di Costantino de im mereante forentino™. Questa creostanza tenclerelsbe pit yerosimile il possesso delle due medaglie da parte di Bessarione, che le avrebbe poi mostrate al Bacci, dato il loro legamecon il tem: del ciclo di Arcana — Ia leggends della vera croc: — nonehé con Je seliquia appartenata ai Paleologi. Si spiciherebbe co- si come mai Piero abbia utilizeato la medaglia di Eractio sul. tanto negli ordini mediano e inferiore, affrescati dopo il ti toro da Roma ~ anziché, com’era pitt ovvio, nella luncita taffigurante Eraclio che riportala vera croce « Genssalemme 8. Liipotesi di un intervento di Bessarione volto a modi- ficare Piconografia complessiva del ciclo di Arezzo pogsia su una serie di coincidenze fattuali molto precise; quella dell in. contro a Roma tra Bessarione e Giovanni Bacei, s1 una cate- adi congetture. Non si pud escludetc, in are parole, Peven- tualita che esso abbia avuto luogo a Mantova qualche mese dopo, Si tatta di un'incertezza che comungue non iatacca il nucleo dell'argomentazione, basato sulla convergevza tra da- pee IL CICLO Dt AREZZO uardanti Ja com- ti biografici, stlistici, iconografici e dati r mittenza, ditetta ¢ indiretta, del cido ., Tale convergenza conferma con auovi argomenti I'ipotesi a Ibert, ecia® che la maggior parte del ciclo (con Teselusione delle sole lunette) sia stata affrescata dopo il ri: torno di Piero da Roma, avvenuto nelVautunno 1455. Que~ sta datazione non & conttaddetta dall unico argomento solido tra quelli addotti da Battisti: la pala di Cittd di Castello, vi firmata ca quel Giovanni di Piamon- te in cui Longhi identificd il collaboratore delle due scene ai lati del finestrone, il Sollesamento del legno delle croce e oriura dell’ebreo ®. Giustamente Battisti osserva che la pala testimonia la conoscenza di Piero, ma non degli affreschi di Arezao": ma cid fornisce un termine post quent per l'inizio della collaborazione di Giovanni di Piamonte, non per |"ini io dellintero ciclo. _. Quando esp venue cominiat, nan sappiamo®. invece, appare l'importanza decisiva dell'anno trascors> jaa pet io fvlupeo; not solo at isc, di leva, Liga anodic platonica e matematica delle opere della maturita, cost come le implicazioni religiose e politiche che abbiamo decifrato ne- gli affeschi della leggenda delle croce, trassero alimento da incontri romani con l’Alberti econ gli umanisti della corte di Pio TL fore con lo stesvo Bessarione: \ cuesto momento va ascricte un quadre che si situa esattamente alla giuntura trae due fas che spezzano, anche eronologicemente, i cielo di Arezzo: la «Che, Giles (bebo ened ited » Cie E Gauri, Loria g ci, 9p. 85.86 bert deriva Yonica menzione ‘ovanni Becel nella monegrafia del Bat faccenno non rea dalindice de ogica, Firenze x673, UL, pp. 334-35-La ta, con note impressions ds GG. Go- INDAGINI SU PIERO. IL CICLO DI AREZz0 4 a.un ramo cellaterile della famiglia: Giovarmi di Dona di Ang ece Giwanti ci Fanceico i Bae di San Francesco, 1 Tautore dela Ie ‘el amso che comission) eli ares hiaramente cal Gamurtin storie ov dat alla biograft dé Cloxaoni 1. 236) da una dispesi7on ls parte dl estan pubblicaia dal Salm, Gievanni feos alloet (1417 sr. Mancini (Gi om cose sells eset del Travers (che Eh V, Anonstae Tai * opens, ultinaia verosimiimente nelfssate 1453, € dedicata a Nice Webs publica per la prima vola el 1471 © pol pil volte rstampata cea dalPomoning fr. Garmarnnt, Istorta cit, TH, p. 318 (dal contest il Giovani Bac! laoreatori a Siena cra Giovanni di Denato Based), Cir. Mio, Epinclae et opascala dT, pp 2 oid, pp. 3534 (ctr. anche G. Mancini, Via di Leon Batts Firenze 188 po. fr, Allon, Epstdae er opas 2, Sul sappoct tea Alo » Cér, Gamastini, [storia cit. TL,» sto al Masup { econpata: carlsimo» edita fur italiana 2018 (089) 3 Sabbadini s serv cna co ia: Feripinale nel Var. lt, 308, c_537) 2 Di eperennitd sotterranca di certe soreenti visuali che sca romans decisie eli assrati dioveazione ticonducendoli st ‘tra della tadisione fignrativa» parla Longhi (Piero ci. pagina che andiebpe citata per intero, In ess Is irpieazicnl di «rome ilcrdines quae A vineraclabli ella monografia el 927 aBiorano con pattcclase cvidenma, Ve scecliswato tuttawa che tut i favor D' Longhi, asomiaciare dag ssi sn Piro, contracldice il pilio aso Fico di quella pagine Cir lint, Epistlae et on et p28 Cis. Mancin’, Givewwni Tartell elt, Le sicerche oe] fond camerale conservato in pare all’ Archivio Segreto emote eateriete 44 INDAGIM SU PIERO * Cit. ©. Vana Le opere com mages annotacios. d ela Biografa del Bai, sopaisats in sapport allintrpreiazon ciclo di Arezo proposta pi avanti: mala terimontaneas ASP, Mediceo avanti il Priacipato(d'era in avanti ACAD) Sesto fondo esistono alire 28 letters del Bac. tute sex sgoltesi, tanne MAP, V, 8o5, a Giuliano di Piero de’ Medic ssiso 1474) * Sul pariarca di Aquileia, noto per molto tenpo sotto il done erroneo di Ludovico Scaramp-Nezarora, SI veda lo studio foncantenale dB, ba schini, Lodocic bumy.os.4 Vena) An i Goande ecisemente Giovanni Bacci sit siato’eschso dalla Co. G Bourgin, Lr ford ponticia scto Engenta 0, ne Srehits de Socird romana di setiapatias, xxvH[rooq] p. 5, che denca | ton aise chic, tr cui I Bacel non geen tla preseoms doa chee della Camera Aposoica in cert pesodt del peaticato di Eugenie TV Gi sere: cfr sopra p nna A. Gatto, aur der Camera dp. des 5 Jab Geschichte de piste Benicia Tombow 989, 9. 1 * Cle. Paschini, Lndovico ct ™ Ci. Sabbudin, Brite nmenistiche e Cie Gamurrini Istria ct. ML, p. 33 Nicolo Va Fabriano: ci Mlancel¢ che il Torti aveva Tortell ct..p. 322. Cre ma ers sata atoudiata infnutiuenarieite dal Malatesta, allonacanitano te: nerale deal eservii venediar, ed ora cada solani nd mento di Catlo Gonzaga, ape cells rape milanast, 888, MAP, XVII, 2p (letters darata Cesena, 27 gcrnaio 1264: i! Baceh, slitma « potestas Casenaey; ef anche 57] Si ea Reforma MA ast, MAP_XXIV, 37). In ons letter del 6 merso 1473 (ASE, MAP. SKIX, 144) Giovanni Bacelreoida come props pee tetior! «02 tempo de sanita o a tempo de infermiti, Cosine, Piet ¢ wan’ de’ Medici lo Sforas; Borso d'Esie: gt ate signers de Aeros gna il conte dUsbixo, 6 ritampa anastation, Pence to, 52, che tinvia alls data ~ luglio 24st del perdate influenzato' da Piero, exeanito de Bonn da Cit. C. Santora, Git uffct del dominio storzesca (x4soers90), Milano ‘og, p. t42: Taeximius vir D. Tohannes ce Baris de Arcton 2 nome ato iudex maleicloram poresiatis Meciolanis com uno stgendio dt 76 fovind La sista («de Dares» arziché «de Baccis) corrett in C. San tore, 1 regites dalle loresco, Maio 1961 Dp. 16, 37, 338, 3 ta 24 siagio 143%, {0 epistrata esttarente un mese dopo, Il secessore del Basel Avge de iterbo, subentr9 il 2x maggio 1433, Ai suol lgzami con Francesco Sior 2a: Bate: accennava in uns letters gi citata (cir. nota 32). Ve notavo che nel Disionano degli areton lust delveeudito artino F. A. Masstan IL CICLO DF AREZZO 43 ct ae a Cosa name: cia sees tran old ee eet Ss tes aa eect i (Mons.) di Francesco di Baccie» © «Bacct (de) Giovanni dAngi Hee ee rd reaeace) or iata dca dalle ain “ dedha legaere « Francesco» al posto di «Gian Galeazzo vhs nom ai ait di une confasione con Tattivih di «ciudex ral pee ee Oem eases acennas cee sctninate el Stato di Aresze aie atibuisca, in marier altsetants infondate,cariche simi iMpodeed di Milano acl 1433 ~* Giovanni dé Donato Bocci), Nessun Bacel 8 ricordato tri volparizmater del De cars malieibas (hr, A. Ae tamuca cenino. | a treet del etsaseay fs 23 (1958) DP. 263745 V smemorie della R sy [eav8h pp. 67 Ve tia, inattendibile o comuaaue aon controllabile (i rinsii bibliog ais Cir. Loh, Peet pp. 100% oa ‘anni dope, fu ultimara forse stvorno al 1462; quella per ali {enc Ba tee is atone on tome gt amet ae ee dole ocobua del politico della Maseceordia, veal Longhi, Pero cit, pp. 8 Ibid, pp. 51, 53 (dove della Revarrezione si dice ce «pare bene unis Gualehe poco provedere, allo stile aretine pia maturo>}, 255, * Cir. Ves Le opere cit, Il, pp. 49253. 2 Prices Homesite doce .tisperivamente Zipael, Paya dell Fr east. ei doe sito pubblono dal usu, Perot, Ip. 224 2 protabic che Pe rate a Homa gi nellaotunr de 38 laa Scnembre, iad TE Cat Bawioes Devo ce Tis pss9) Alay stecbre dll sta a TOBE pane sealvonot pagamtods peri Ieename celle fpaleatce ocesarie per afrescoe la caots papal le Topera a ovis sfc famenty 2 Beto del 12 aprile 1459} er. Zippel, Piero dela Francesca oma cit, p. © Cle. Longhi, Piero cz, pp. 21g, Va tilevato che Vatsibuzione INDLGINT SU PIERO (0 DI AREZZO Cee nai eavle a cuanto avviene nel cas ot un delitto:, i difical fr, lat, Piro cit. sssimilandala sr questo recensione 4 Gilbert, Chi isfatio, ma neloccuktamento dalle tricce esate Cb I Cupide Goce alzesato sal 3 fa nel ciclo rimane inesplicata,nanostante tert («Duslington Mega allipocest dai dee pond P. 469-70) ade ormilata da Chl lla sontrapr. ioral e rappresent masuaze Pasosten So da Bad: ef ‘gee, in «Jour 0, in paricelare Cit Sti, I Dace dé Arezeo cit, p mote 8 (al Ul primo a preporla & stato, che io sappia, ‘cura di T. Gracsse, 190 (ristanpa ts ng, Cassoni, Lelpig. x93, na. 19297, 42526 ©. © Lingresso dello wile Hesle in La rinasita cit pp None tru mppresentavione ercica del ne dell aati in cst assone di enoza0 Gozo Panoisky, Kenassancs and Ren pay Cir L Scheider, The Iconograpby ci met T. KeautheimerHess, Lore Bri p. 18087, Jn, pp 38:39. Ticonoscere dai lingamenti del viso di Costantino... un into di presents! sotto arti del Paleologoe il ena della crociata sulla ate dei pr. 193, 2029). La stpposvione che Piero abbia porte ie sone oferta dal one a Urbino (p_ 203) tascura Toceasione amano di Peto nel r4s8-9 (st cul ved ote). Laren (D. jiso patticolarmence aggroviglato dl. Vaso Hiortamenio 208 slo bi 48, < L Scheie icapicolizone dela steria dell umn del ciclo! Lipocest di am mutamen fico formalata da A. W Tis Christiana’ Po. Zor, Pert 20 Diao, Bologna 1973, PD. 14 rch series in oxcasione della morte dellimperstrice Matis Cu st, Pour la biograpbie inal Dessrio, in «Oe * Ch. @. Mere it Gil, I conadio ct, p. 148 fr anzitatto [C 8 ali Bessartone dogo da Schioppalalba), I 160; E, Schaffran Cit A. Feolow, La fore, Ler religatties ® Cf. [Schioppalaba * Sulla sua importanza peril ciclo di Piero Inns Fecentemente Battaui, Piro fioures. Pe Gr. G. Mercat, 5 B54 © ow 6) Geni fe tolique dela vrai Croix. Recherches sur to dévc 961, FD. 365-65 (e vedi anche, dllo seta see Tp, diVer ponte, Roma 1925, Ero 3357 98, sulla traccis dk ona segn: (ihe Kenograniy ci 4 ote Sule rite del hidore a el card Bes a, La teca dl Retiarione ¢ a, i « Deal INDAGINE SU PIERO 0, Venti 15 3 (1920-25), Bp. 13g Top 249¢ A, GEA Bratog ichiamat» Tattenrion ton cit., I, p. 286, £96 Le Men Ke clitan sale texerendocam D, Catnl fi Bea et a della donasione alla Sedola Grands sells Cas Luzi, Le erace eit, pps or Pt ® Che, Meret, 5 fe [Schioppalal © Sulla data ¢ IL [2965 po de conti < A Tsidoro degen In porentiquain ci, pt pal antecedent di questa medalia vedi bea oi dal Coe ut ia una leuers a Cosimo I del 2551, suona necingla di Giovanni Palelogo, impe ancora tina belles Ve p8. et comsreronate ia felie ined delfesempire descrito de C ssemplaci della mediasls 0a i 6 Ty (barrens delinporatore) 1 PTH Pata Fisancllo abt ia segui sutra le city IT, p11) Sulla hae’ ean paeog 8 TA. Suda sie 19- R. Weiss (Pisancita's Mex ,) thu, Loni S966" ‘cemplare menzianaco de Coy ensilo, tuovava a Mentova: la tecagla a Fecraca nel 138, 50 Y lo alla grecania, che tare all imperatoi. E fy fatta da exe> Pisane fn Fioronea a il pretauo linn de die mani, verbbtaza dalla Ticouzi, Raccota di leter ore; es site Counc of Flereace in «Mute oouing, iu coniat Eixena 1617) 8 meso in Giovanni VIL serebbe site coniara comutisione dt Leelee ° dell’ mperstere IL CiGLo DI AREZZO 49 are-25) ha identifesto pela crace serreta da g le Bessvione, ma he sostenuro, contro Popinienedi Fasanelie di Hill (Piso nrelo, Lenton 1995, Pp. 1067; Medals f the Kemassance, a cara di G. Pollaid, London 1978, p. 36) che della medal di Giovanni VIII fa co plata anluniea versione quella eeistentes pe propor, 208 tment convinesnily Pagosa 1438 cone ternine post gun Lrartcole IM. Vickers, Some’ Preparatory Drawings ct, nen potta auovi clement sulla datazone e sull wistensa o meno dell esenplare descritte da Gio Entrambe le questioni, petanto,risliano © Che, J. von Schlosser, Die Aeltesten Medai buch der Kussthistorschen Semmlungen des alethochsten Ka sesn, 38 (1897), PE. &f-108, Lidora fondamentale (fer Ja connessione fon is wiora dellt vers crocs, cfr pp. 7778) p92 le dae medaslie Sono deiniteele put antiche faeificarion! dlantiens, Cir anche O, Kure, Fates, New York 1067, p. ror © Che. J. won Schleaser, Raccolte 'ertee di meraviale del trdo Rines menio, wad. it, Firenze 1974 (Ved. tdesce € del 1908), 9b. 44.45. Lat {ribuzione ai Limbours @ riproposta con argoment: in parte civersi da M. Jones, The First C bourss. The leonora dnd Attibution of the Con int Medals, int Histo Br 2 (1979), BD. 35 rc) ie conde inteovento dello Schiose mer Marinesco, Deve enpercurs byzantine, ‘Manuel Uf Jeon Vil ibe pode orice poslens liens, in «Bulletin de Ta Sociée natonale des antqusires de France», 1958, p. 36, aveva identiteato nei Limboutg gli autor de csegni su cut Te taedage furono basare fe non, come ScHorser ¢ Jones, delle medagli * Che, T, Weis, The Medieval Medallions of Cons The Nomiematic Chrostles, =. 2, 1 (298), Brgo); e sed anche M. Mets, Eronch Painting bn ry, London 1967, 1, pp. 5358 © Che. Lonel >. 212.13: ¢ dello stesso autre, Genio deal Pps: Batist, Piero cit, 1, rel saggio Gonio desl avonins city bon parks, @ proposio della pala ch Citta dio. srello,di-debiel specified vero git afreschi Arezzo — quel debit ch drcbbe Leste empetieral of ie Romero ota Seton nel gg oO dpe © A costegno della conslosia propocia da Longhi & stata addowa da Gonti ta derisazione cl un frammento ch alfresco di Parti Spinelli (n ‘ope alla pinaont alla Vittoria di Costantino wna beblografa, m « Anal della Scuola Normale Saperioe di Pia Slasse di lerere ce, 5.11 14 [t Lacon opabil, git scesalata da B. Hendy (Ps a Rensiscanee, Lanlon 1568, p. 8) andra pend interpreta in senso Inver so: cle, M, J, Zacker, Par Spinelli, New York 1973 (catt.), pp. 316 che su basi sis: sireseo di Pars attoroal 1435-40. Dies interesante | I monastere di Senta Fora ¢ Lac la di cal. a allora ssnko di Giovanni Bacd © come lut legate al Travers

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