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In questo carme il poeta afferma l’intensità e la sincerità insuperabili del suo amore
per Lesbia.
Una serie di figure retoriche concorre a rendere solenne e perentoria l’affermazione:
il poliptoto
amatam/amata, la figura etimologica a me / mea, l’anafora di nulla che apre i due
distici, la figura
etimologica fides/foedus e l’allitterazione fides, fuit, foedere. Il medesimo
accostamento di fides e di
foedus si trova al v. 3 del carme 76, la preghiera agli dèi in cui Catullo afferma di aver
sempre rispettato
fedelmente il patto d’amore, mentre lamenta amaramente l’ingratitudine e
l’infedeltà di
Lesbia. Nel carme 109, invece (molto probabilmente anteriore), il poeta si augurava
e chiedeva
agli dèi che le promesse di fedeltà di Lesbia fossero sincere e che fosse lecito ai due
amanti conservare
un aeternum … sanctae foedus amicitiae (“il patto eterno di un sacro affetto”).
Si può notare che Catullo applica alla sua relazione con Lesbia, “irregolare” dal
punto di vista sociale,
un termine della lingua giuridica e politica, foedus, del quale sottolinea il rapporto
etimologico
con la fides, “lealtà”, “rispetto della parola data”, “fedeltà”. «Questo vincolo morale,
che impegna
i due amanti a una fedeltà lunga quanto la vita (109, 5) e che il poeta affida alla
garanzia degli
dèi (109, 3), ci appare il surrogato di un altro vincolo, giuridico e religioso, che
sarebbe potuto essere
– Clodia era vedova – e che forse egli avrebbe voluto, il matrimonio» (A. Traina). In
questo,
ossia nel desiderio di un legame esclusivo, saldo e duraturo, il poeta, che altrove ci
appare spregiudicato
e trasgressivo, sembra recuperare un valore proprio della morale romana
tradizionale.
Nel carme 5 del Liber catulliano assistiamo al trionfo dell’amore tra Catullo e
Lesbia; anzi, nell’ordinamento dell’opera, è questo il primo componimento che
celebra la forza delle passioni in maniera spensierata e gioiosa (con toni antitetici a
quelli, ad esempio, del carme 85). La poesia si costruisce così su due perni
fondamentali: la celebrazione dell’equazione vita-passione - così che le critiche dei
benpensanti siano da paragonarsi ad un assis, cioè ad una moneta di pochissimo
valore - e la consapevolezza della fugacità dell’esistenza: se quest’ultima è breve
come un giorno, allora conviene non perdere nemmeno un istante di possibile
felicità.
Il corpo centrale del testo è allora occupato dall’accumulo dei baci scambiati con
Lesbia, che il poeta si diverte a contare ed enumerare sotto forma di elenco. Il tutto
si risolve, negli ultimi versi, nella “beffa” nei confronti di chi augura il peggio ai due
amanti felici: Catullo e Lesbia gettano all’aria le somme dei baci, per non far sapere a
nessuno quanti essi davvero siano.