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Lezione 12/10/2021

Benedetto di Aniane, monaco riformatore che diventa principale consigliere di Ludovico il Pio.
Maggiore libertà nella elezione dei vescovi, ma vuole controllare il papato.
816 rinuncia alla nomina di abati e vescovi
824 Constitutio Romana: Lotario, il figlio, impone al papa, in seguito all’elezione, di giurare fedeltà
all’imperatore; questo non perché sia il capo della chiesa, non è ancora così, ma perché esercita il
potere temporale sul territorio del Lazio;
817 Ordinatio imperii: immagina una articolazione dell’impero, che tuttavia deve rimanere unico:
- Lotario
- Ludovico il Germanico, franchi orientali
- Pipino di Aquitania, regione sudoccidentale
Sposa come seconda moglie Giuditta, esponente della forte aristocrazia sassone, che ha un grande
peso a corte e porta con sé la mentalità dell’aristocrazia sassone non-romanizzata:
Ri-germanizzazione dell’impero: marginalizzazione dei precedenti consiglieri, sostituiti da
consiglieri di origine sassone – concezione militare e patrimoniale del potere (Agobardo da Lione);
Anche la grande aristocrazia austrasiana in un periodo di pace soffre perché non può godere
dell’espansione dei propri latifondi e quindi rimane delusa e scontenta. N.b. controllando i latifondi
queste aristocrazie controllano anche il potere di arruolare e dunque l’esercito.
Da Giuditta nasce Carlo, che accumula un potere sempre maggiore perché l’aristocrazia militare
austrasiana e sassone vede in lui un rappresentante ideale. Prende i territori di Pipino di Aquitania
alla sua morte.

840 morte di Ludovico il Pio – Lotario non ha la forza di imporre l’ordinatio imperii, perché Carlo
il Calvo e Ludovico il Germanico si alleano:
- 841 sconfiggono in battaglia Lotario
- 842 giuramento di Strasburgo (importanza soprattutto linguistica)
- 843 trattato di Verdun, vera divisione della dominazione franca:
1.Lotario: dal mare del Nord al Mediterraneo; 2 Carlo il Calvo, Regno dei Francu
Lotario è rimasto con un legno frammentato culturalmente e difficile da difendere. Alla morte di
Lotario il suo regno viene ulteriormente diviso:
- Ludovico II re d’Italia e imperatore: organizza spedizioni armati per frenare l’avanzata
musulmana nel sud d’Italia; frena le spinte centrifughe dell’aristocrazia fondiaria e militare
dell’Italia centro-settentrionale; idea di protettore della Chiesa e del papato.
- Lotario II: piccola area settentrionale detta Lotaringia, alla sua morte questo territorio viene
spartito fra gli zii.
- Carlo Provenza.
875 alla morte di Ludovico Carlo il Calvo scende in Italia e viene incoronato imperatore a Pavia;
Ludovico il Germanico prova invano a invadere i territori francesi;
876 muore Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo tenta di appropriarsi sulla parte orientale, ma
viene respinto Ludovico il Giovane;
Il regno continua a frammentarsi con la morte di Carlo il Calvo:
- Ludovico il Balbo in Francia è costretto a concedere sempre maggior potere alle famiglie
aristocratiche che gli servono per mantenere lo sforzo militare
Muore Ludovico il Germanico:
- Viene diviso il tre, fra cui Carlo il Grosso

Carlo il Grosso ricompone il regno dei Franchi:

- 881 assume il titolo di imperatore


- 882 rimane ultimo carolingio rilevante in vita
- I territori franchi però, hanno il potere reale (latifondi, risorse economiche e militare) ma
anche formale (Bosone si fa eleggere re di Provenza dall’aristocrazia franca)
- 887 Carlo il Grosso viene deposto da un’assemblea di aristocratici dei Franchi orientali,
quindi perde il potere in Germania
- 888 Carlo il Grosso muore

Area tedesca: viene eletto Arnolfo di Carinzia


Area francese: viene eletto Oddone conte di Parigi, parte della grande aristocrazia fondiaria, perché
riesce a far fronte alle invasioni dei Normanni provenienti dal Nord, che iniziano con rapide
spedizioni costiere e, con il mondo carolingio incapace di contrastarli, si spingono sempre più a
fondo fino ad assediare Parigi.
Corona italica: Berengario, marchese del Friuli; arrivano dalla Pannonia i Magiari entrando dal
Friuli e devastano la Pianura Padana, quindi si punta su chi ha il compito di difendere questa marca;
ma Berengario fallirò, così come non ci riusciranno i duchi di Spoleto che si succederanno alla
corona

Lezione 09/11/2021

XI secolo
Inizia il processo di accentramento del potere di nomina sul papa, che già si vede con il dictatus
papae (che afferma la prerogativa papale di spostare e deporre i vescovi) e che culminerà nel 1300
con Bonifacio VIII, lì il papa nominerà direttamente i vescovi
La scelta del vescovo era demandata al clero locale della diocesi, coinvolto anche il popolo dei
fedeli
Ma controllare i vescovi significa controllare il clero

Basso medioevo
Inizia grossomodo nell’XI secolo: anno di svolta
- Svolta religiosa: il papato si libera tanto dal potere imperiale che dalla pressione delle
famiglie locali
- Svolta economica: crescita demografica, produttiva ed economica
Questi cambiamenti porteranno dunque anche dei cambiamenti politici

Nei secoli centrali del medioevo vediamo la ricerca di poteri universali che possano guidare tutta
l’Europa (papato e impero), mentre nell’alto medioevo vediamo l’avvento di casi che sfuggono a
questa idea (i comuni italiani e le monarchie sovra-regionali (verso nazionali=) come Francia e
Inghilterra o l’Italia meridionale riunificata dai Normanni)
Realtà che sfuggono all’idea della reductio ad unum

La crisi dell’impero è presente già in questo periodo


Dinastie che si susseguono al potere:
- Duchi di Sassonia (962-1024): 1. Ottone I (962-973): 955 Lech, 961 re d’Italia, 962
Imperatore 2. Ottone II (967-983): 982 sconfitto dai musulmani in Calabria 3. Ottone
III )996-1001): renovatio imperi
- Duchi di Franconia (1024-1125): Enrico III riforma religiosa, scontro con il papato,
soprattutto con Gregorio VII (vs Enrico IV), Enrico V concordato di Worms 1122

- Duchi di Svevia (1138-1254): vs comuni, acquisizione regno di Sicilia (Federico


Barbarossa, Enrico VI, Federico II)

Con la morte di Enrico V di Franconia l’impero entra in una dura crisi interna in cui si fronteggiano
candidati diversi, che passeranno alla storia come imperatore guelfo e imperatore ghibellino

Poiché la carica di imperatore non è ereditaria e non è perciò possibile per l’imperatore trasferirla
direttamente al proprio figlio al momento della morte, ma è bensì necessario che il re di Germania
(noto come rex romanorum) venga incoronato imperatore dal papa, gli imperatori mettono di solito
in pratica questo meccanismo: una volta incoronati dal papa, chiamano i principi elettori per
eleggere un nuovo re di Germania, e facendo sì che eleggano il figlio. In tal modo, quest’ul

Ma poiché Enrico V non ha eredi, la Germania di spacca fra i sostenitori dei duchi di Svevia
(Svizzera e Germania meridionale) e i sostenitori dei duchi di Baviera e Sassonia (Germania
settentrionale e orientale): violento scontro militare che lascia l’Italia
Già durante lo scontro fra papato e impero i territori imperiali in Italia erano lasciati a sé stessi. Il
potere non è solo dominio militare ma anche saper rispondere alle esigenze amministrative e
organizzative, così come occuparsi della protezione.
La rinascita del commercio, per esempio, ha bisogno di ordine pubblico all’interno della città,
necessita di strade che vengano mantenute.
Le comunità locali, allora, si organizzano autonomamente per riempire il vuoto lasciato dal potere
imperiale: anche coloro che una volta comandavano in nome dell’imperatore vengono
marginalizzati e non contano più nulla.

Crisi di funzionalità dell’azione pubblica nell’Italia centro-settentrionale a cui viene data una
risposta spontanea: la comunità cittadina si dà una serie di norme per gestirsi, si occupa della
manutenzione delle infrastrutture, organizza una polizia e tutela l’ordine pubblico e si occupa di
difendere militarmente la città
Caratteristiche:
- Partecipazione della cittadinanza (una certa parte) alla gestione del potere
- Rotazione del potere, magistrati di vertice (consoli) governano la città per brevi periodi
- Il sindacato, ossia il controllo dell’operato del console in uscita, che viene chiamato a
rispondere delle proprie decisioni

Nasce un’idea di potere totalmente differente rispetto a quello monarchico, che è conferito non dal
popolo ma direttamente da Dio, non ammette rotazione e non può essere in nessun caso giudicato,
specialmente non dal basso

Perché il fenomeno comunale?


Nel resto d’Europa avviene la vera e propria scomparsa di molti centri urbani, che invece in Italia,
anche se spopolati, permangono. Bisogna dire che già in epoca romana l’Italia era
significativamente più urbanizzata.
Da ciò deriva anche la persistenza sul territorio di uomini liberi molto consistente, cioè di uomini
che non aveva instaurato il rapporto vassallatico in cui un re o un feudatario ottiene la fedeltà di una
persona meno economicamente e socialmente potente in cambio di assicurarne la sicurezza
economica. Questo era tipico dell’ambito militare e contadino, ma molto raro nelle città: il
contadino che non ha la terra necessariamente deve affidarsi a un proprietario concedente, ciò non
vale nelle città.

Dentro queste comunità cittadine rimangono in vita le consuetudines. Questioni normative minori
non sono coperte dal diritto romano, ma devono comunque essere in qualche modo regolate perché
la città possa funzionare nella quotidianità. Le consuetudini cittadine cambiano da città a città ma
sono necessarie per la vita delle comunità. Sono le popolazioni cittadine stesse che hanno definito
queste norme, che in molti casi non vanno in contrasto con le leggi imperiali, perché si occupano di
campi diversi, ma a volte ciò accade: per esempio, le mura rientrano o no nella manutenzione
cittadina? Sembrerebbe di sì, ma la difesa è prerogativa del potere centrale dell’impero.
Tuttavia, data l’assenza del potere centrale, le città cominciano a doversi occupare di funzioni
pubbliche che solitamente spettavano all’impero o ai suoi rappresentanti (per esempio, la
riscossione delle tasse, al fine di potersi occupare di tutto ciò che si è detto)
La scomparsa dei funzionari pubblici lascia come unica figura di riferimento il vescovo, figura
religiosa molto importante intorno alla quale vanno a cristallizzarsi tutti gli interessi cittadini. Nel
corso dei secoli grazie alle donazioni la chiesa ha accumulato dei patrimoni terrieri molto
importanti, in particolare le chiese diocesane (vescovili). I vescovi sono dei grandi latifondisti e
gestiscono un grande capitale economico. Nella città si crea un gruppo di potere composto dalle
famiglie che gestiscono il suo territorio e assumano sempre più potere.
A un certo punto, queste famiglie si sentono abbastanza potenti da esautorare i vescovi e si alleano
in una coniuratio, un accordo con cui mettono da parte il vescovo.

Ex. Berengario concede al vescovo di Bologna di riscuotere i dazi sulle merci che entravano in città
attraverso Porta Piera, la porta vicino alla cattedrale. N.b. riscuotere le tasse è una funzione
pubblica.

L’aspetto religioso è importante: nascono i culti civici del santo patrono rafforzano l’identità
cittadina
Le assemblee pubbliche vengono fatte nel sacrato della cattedrale

Tappe iniziali
1. Il vescovo sostituisce il conte della città, che nei fatti non rappresenta più nessuno ed è
distante anche culturalmente dal mondo cittadino, infatti conserva una mentalità militare,
tende a vivere nel castello. Verrà quindi esautorato, non essendo più in grado di controllare
la città e proverà a controllare quello che è appunto noto oggi come contado, il territorio
esterno alla città
2. A sua volta, il vescovo viene messo da parte proprio da quelle famiglie che avevano
accumulato potere grazie alla relazione che avevano con la diocesi, e così individui di rango
sociale elevato (non necessariamente nobili) espressione di forze di rilievo nella vita della
comunità, assumono la guida della città
3. La comunità cittadina subentra al conte anche (tramite accordi e conquiste militari), facendo
preda dei rami frammentari del conte
L’estendersi oltre ai confini della città è importante per l’autonomia della città stessa poiché essa
non è un centro di produzione e quindi dipende dalle campagne circostanti, allo stesso tempo, il
mercato della città, ciò attraverso cui la città si arricchisce, è la campagna, dato che i ruoli che
spiccano nella città sono quelli di mercante e di artigiano (che ha come principali clienti i contadini)
Altrove è il potere centrale che si occupa di controllare il flusso dell’approvvigionamento
alimentare della città

Anche se il potere è in mano di pochi, questi sono portati a fare l’interesse di tutta la comunità
cittadina, poiché non c’è una morsa militare che ne assicura il potere e non hanno il sostegno di un
potere superiore, al contrario viene dal consenso cittadino
La comunità cittadina viene coinvolta nell’azione politica:
- Assemblea cittadina dei capifamiglia provenienti dai ceti produttivi (parlamentum, concio
etc.): prende decisioni importanti che richiedono per esempio sforzi economici e militari,
quindi anche decisioni fiscali. Anche i piccoli artigiani si sentivano coinvolti, non erano
coinvolti nei processi decisionali coloro i quali erano fuori dal ciclo produttivo. Le stime
dicono 30% della popolazione maschile, anche se comunque c’è il gruppo di famiglie più
importanti che guidano la città (ma condividono gli stessi interessi, ex. Sicurezza, ordine,
protezione proprietà)

Inurbamento dei nobili: a volte accade anche che le città offrano ai nobili che hanno proprietà nel
contado un posto in città in cambio del loro territorio (spesso non hanno grande scelta). Tuttavia,
questo significa per la città, oltre l’annessione di nuovo territorio, portare in città qualcuno con
educazione ed esperienza militare che permette loro di costituire un primo nucleo militare. In città
ci sono anche persone disposte a combattere ma mancano dell’expertise.
Venivano concessi anche interi conglomerati urbani a queste famiglie.

- I consigli: non tutto può essere deciso dall’assemblea, questa serve quando si devono
richiedere sforzi economici e umani molto pesanti (per esempio, deliberare una guerra).
Decisioni meno importanti e più urgenti, per questione di praticità, vengono prese dai
consigli. Di solito, consiglio maggiore (poche centinaia) e consiglio minore (qualche
decina).

Il potere centrale i ripresenta in Italia con l’elezione di Federico Barbarossa, ma alla prima metà del
XII secolo, le maggiori città centrosettentrionali erano già diventate regimi comunali, anche se non
si tratta di un fenomeno unitario. Ogni città segue ritmi diversi.
Quando si può parlare di comune? Storiografia italiana: Quando nei documenti inizia a comparire la
figura del console (potere esecutivo): il più antico è del 1081, Pisa.
Questo criterio, tuttavia, è considerato obsoleto dalla storiografia europea, ci sono altre spie che lo
indicano (anche se, ne eravamo consapevoli).
Ex Bologna 1115 i bolognesi insorgono e distruggono la rocca imperiale. 1116 Enrico V scende in
Italia, i bolognesi lo incontrano e chiedono il perdono, ottenendo una serie di privilegi. In questi
documenti di perdono, chi contravverrà sarà punito con una multa: metà della multa andrà nelle
casse imperiale, l’altra nelle mani dei concives. Il fatto che i cittadini bolognesi potessero riscuotere
le multe significa che già era operante un’organizzazione cittadina che faceva uso di queste risorse
economiche.

1122-1153: instabile equilibrio papato-impero (Worms)


Momenti di crisi:
- Impero: morte Enrico V (1125) (doppia elezione Federico di Svevia-Lotario di
Supplimburgo)
- Papato: scisma 1130 (doppia elezione Innocenzo II Francipane – Anacleto II Pierleoni);
1143 ribellione popolazione romana, cacciata papa e costituzione comune

Ghibellini: sostenitori dei duchi di Svevia, capi di una delle due fazioni nella lotta per il potere in
Germania. Noti ora con Hohenstaufen, dal castello di Staufen, possedevano anche il castello di
Waiblingen, da cui probabilmente “ghibellini”
Guelfi: dal nome proprio Welf, che ricorreva in ogni generazione nella dinastia dei duchi di Baviera,
avversari dei duchi di Svevia (non c’erano i cognomi)

Bartolo, De Guelfis et Gebellinis

Federico Barbarossa (1152-1190)


Persona di compromesso fra le dinastie in quanto figlio di Federico di Svevia, esponente dei duchi
di Svevia, e Giuditta di Baviera, esponente della dinastia avversaria. Probabilmente questo
matrimonio rappresenta un passato tentativo di accordo che è fallito.
Il conflitto è probabilmente tanto lungo e logorante che la pace è preferibile alla vittoria totale;
perciò, si finisce con questo compromesso.
Sa di dover rafforzare il proprio potere: immagina che recuperando potere in Italia, raccogliendo
fondi e sostenitori. Teme che non riuscirebbe a imporsi direttamente sul complicato scenario
politico tedesco, e pensa dunque di iniziare dall’Italia per poi rientrare in Germania da vincitore.
- 1153 concordato di Costanza (in Svevia): il re tedesco doveva essere incoronato imperatore
dal papa, che in quel momento era Eugenio III, cacciato da Roma a seguito dell’insurrezione
che porta la comune romano. In cambio dell’incoronazione, Federico BR promette di
risolvere due dei problemi maggiori del papato: il comune romano e la questione normanna.
(i) far rientrare il papa a Roma e ristabilire il suo potere; (ii) i normanni hanno creato un
dominio in Italia meridionale e preme sui confini meridionali del papato, che vorrebbe
quindi
- 1154 dieta di Roncaglia, serve solo a comunicare la presenza dell’imperatore alle città
italiane
- 1155 scende a Roma e cattura il predicatore Arnaldo da Brescia, che pur non avendo cariche
politiche era l’anima del comune romano, sosteneva la rivolta del popolo, che è difficile
perché non è solo contro un signore ma anche una figura religiosa di massima importanza.
Viene consegnato a Federico che lo fa giustiziare. Entra a Roma, si fa incoronare, ma fugge
subito perché teme un’altra rivolta romana. Inoltre, non prosegue a sud perché, come
succede sistematicamente con le spedizioni che da Nord scendono verso il Sud, con il
variare del clima gli eserciti si ammalano.
Alle porte di Roma, i rappresentanti del comune romano inviano un’ambasceria in cui
propongono di assumersi loro stessi il ruolo di incoronarlo imperatore, poiché sono i romani
che hanno creato l’impero e dunque spetta a loro il diritto di incoronare l’imperatore, in
cambio del riconoscimento del comune romano e della sua autonomia dal papa. La cronoca
del vescovo Ottone di Fresinga, al seguito dell’imperatore e suo zio, riporta la risposta di
Federico: il potere dell’imperatore viene direttamente da Dio e lo testimonia il fatto che i
Franchi e poi i Tedeschi hanno conquistato Roma con la forza delle armi, quindi non
riconosce alcun diritto ai romani.
Direttamente da Dio e non attraverso il pontefice, per Federico è un atto dovuto
Nel 1157 sarà Federico Barbarossa a utilizzare il nome Sacro Romano Impero, è sacro
perché la figura stessa dell’imperatore è sacra.
- 1158 Dieta di Roncaglia (II): rientra in Italia e rivendica i diritti imperiali in Italia,
convocando l’assemblea dei delegati delle città, feudatari e vescovi, pretendendo indietro le
cosiddette regalie, le funzioni pubbliche:
1. Riscossioni di carattere non permanente (imposte sulle merci che transitavano)

2. Amministrazione giustizia
3. Esazione del fodro (una tassazione che inizialmente è quasi accidentale, quando
l’esercito imperiale passa attraverso un territorio le popolazioni locali devono offrire la
le biade per le cavalcature dell’esercito --- Federico BR vuole trasformarla in una tassa
fissa, estesa su tutto il territorio e la converte in denaro)
4. Distruzione di tutte quelle costruzioni messe in piedi senza l’approvazione e il consenso
dell’imperatore

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