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San Massimiliano Kolbe.

Durante la II Guerra Mondiale il sacerdote francescano, Padre


Kolbe è deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. In seguito all'evasione di un
prigioniero il comandante del campo decide di scegliere dieci compagni dello stesso blocco,
condannandoli ingiustamente a morire di fame e di sete in un sotterraneo. Padre
Massimiliano esce dalle file e si offre in sostituzione di uno dei condannati, suo caro amico.
In questa maniera inaspettata ed eroica Padre Massimiliano scende con i nove nel sotterraneo
della morte, dove, uno dopo l'altro, i prigionieri muoiono, consolati, assistiti e benedetti da
un santo. Il 14 agosto 1941, Padre Kolbe termina la sua vita con un'iniezione di acido fenico.
Il giorno seguente il suo corpo è bruciato nel forno crematorio e le sue ceneri sparse al vento.
È proclamato santo e martire nel 1982 da papa Giovanni Paolo II.

San Lorenzo. Nel 258 papa Sisto II prima di morire affidò a Lorenzo, arcidiacono venuto dalla Spagna, il tesoro della
Chiesa perché lo distribuisse alla povera gente. Il prefetto di Roma, gli ordinò di consegnarlo. Egli rispose, indicando la
povera gente che si trovava intorno a lui: "Questo è il tesoro della Chiesa!". Fu condannato a morte e subì stoicamente
pesanti torture. Si dice che prima di morire bruciato sulla graticola su cui era stato messo ad arrostire, ebbe anche la
forza di scherzare, dicendo ai suoi carnefici: "Da questa parte sono cotto, ora giratemi dall'altra!".

Rolando Rivi (martire seminarista quattordicenne). Gli dicevano: «Togliti la veste nera.
Non portarla per ora ... ». Ma Rolando rispondeva: «Ma perché? Che male faccio a portarla?
Non ho motivo di togliermela». Gli fecero notare che forse era conveniente farlo in quei
momenti, così insicuri, durante l’occupazione tedesca in Italia. Replicò Rolando: «Io studio
da prete e la veste è il segno che io sono di Gesù».
Un giorno Alcuni partigiani che avevano perso il senso della lotta che stavano conducendo, lo
portarono nella loro "base". Rolando capisce con chi si trova. Quelli lo spogliano della veste
talare, che li irrita troppo. «Sono un ragazzo, si, un seminarista... e non ho fatto nulla di
male».
Quelli lo insultano, lo percuotono con la cinghia sulle gambe, lo schiaffeggiano: prevale
l'odio al prete, all'abito che lo rappresenta. Decidono di ucciderlo. Lo portano in un bosco,
Rolando, singhiozzando implora di essere risparmiato. Gli viene risposto con un calcio. Allora dice: «Voglio pregare
per la mia mamma e per il mio papà». Si inginocchia sull'orlo della fossa e prega per sé, per i suoi cari, forse per i suoi
stessi uccisori Due scariche di rivoltella lo rotolano a terra, nel suo sangue. Era il 13 aprile 1945.

San Gennaro. Gennaro era il vescovo di Benevento e si recò insieme al lettore Desiderio ed al
diacono Festo in visita ai fedeli a Pozzuoli. Un altro diacono, Sessio, voleva recarsi anch'egli ad
assistere alla visita pastorale, ma fu arrestato lungo la strada per ordine del giudice persecutore
Dragonio. Il vescovo allora volle recarsi al carcere per confortare il suo amico ma fu anch'egli
catturato e condannato al supplizio. Secondo la Chiesa Cattolica, la sua decapitazione avvenne il
19 settembre 305. Subito dopo la decapitazione sarebbe stato conservato del sangue, come era
abitudine a quel tempo, raccolto da una donna e conservato in due ampolle. Nel 1389, nel corso
delle manifestazioni per la festa dell'Assunta, vi fu l'esposizione pubblica della reliquia di sangue
di San Gennaro. Con grande sorpresa il sangue di San Gennaro, conservato in un'ampolla, venne
ritrovato liquefatto "come se fosse sgorgato quel giorno stesso dal corpo del santo".

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