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1 Vicona dell’Anastasis e le sue fonti bibliche di Renato Giovannoli* 1.1. Come raffigurare la Risurrezione? Un problema iconografico e le sue soluzioni Tra gli eventi della storia sacra, la risurrezione di Cristo & forse quello pit: problematico dal punto di vista dell'iconografia. I Vangeli in effetti non la descrivono, il che non solo comporta la mancanza una fonte letteraria'a cui riferirsi per raffigurarla, ma evidenzia anche il suo carattere di mistero. Per questo V'arte cristiana dei primi secoli ha preferito rappresentare gli episodi evangelici in cui le donne mirofore © la sola Maddalena trovano vuoto il sepolero del Cristo (Mt 28,1-10 ‘Mc 16,1-13; Le 24,1-12; Gv 20,1), oppure la scena giovannea del «Noli me tangeren (Gv 20,11-18). Solo a partire dalla fine del 'recento si & imposto in Occidente il modello iconografico del Cristo che esce vittorioso dal sepolcro, tra le guardie spaventate o (come nelle Risurrezioni di Piero della Francesca ¢ di Mathias Grinewald) svenute. Questa soluzione perd, oltre a non basarsi su alcuna fonte scritturistica, banalizza il mistero nella misura in cui tenta di darne una rappresentazione “realistica” e oggettiva. In un articolo pubblicato qualche anno fa in queste stesse pagine, al quale rinvio, Jean-Claude Lechner ha riassunto la storia di queste immagini, considerando anche una terza soluzione al problema, quella "Nato nel 1956, laureato in filosofiacon una tes! in semiotics stato allievo di Umberto Eco, Per quindiel anni sé aceupato di cultura religiosa come glornalista della Radio sviz- 2era di lingua italiana, Oggt ¢ docente liceale di flosofia,bibliotecarioe autore di saggi di ‘emiotica della cultura, Dal 2012 presidente della Comunita ortodossa dell Svizzera ita- liana, nel cui “Bolletino parsocchiale’, Pasqua 2013, ¢ stata pubblicata una prima versione di questo articolo, Giovannolt ha gia scritto su"Parolaparole™Ricordlamo due suol appre ‘zat aticli: pane vero, Teoria del Logos esimboizm bibico (2006), 76; Temp! mederni, ‘az ulti La Bibia nll canzoni di Bob Dylan (13/2008), 15-27. u data dall’Oriente ortodosso con I'icona della «Risurreziones*, in greco Anastasis, sulla quale vorrei qui svolgere qualche approfondimento. Nell’Ortodossia le icone hanno un ruolo canonico nella liturgia ¢ ogni festa importante ha la sua icona. Tra queste icone festive, lico- na dell’Anastasis, che insieme all'icona delle Mirofore @ l'icona della Pasqua, ha ovviamente un'importanza particolare. Tuttavia, sebbene rechi spesso la didascalia «Anastasis», essa non rappresenta propria- mente la Risurrezione, ma il Cristo che durante la sua discesa agli Inferi libera Adamo, prendendolo per mano e traendolo dalle profondit& della terra insieme ad altri uomini e donne tra cui si riconoscono i patriarchi dell'Antico Testamento, e calpesta le porte infernali che giacciono scar- dinate al suolo vicino a serrature infrante e catene spezzate (figura 1). La scena @ispirata a un apocrifo noto come Vangelo di Nicodemo, di cui ci sono pervenute alcune redazioni del V secolo ma che certamente raccoglie tradizioni precedenti, in parte risalenti al II secolo. La non ca- nonicita di questa fonte iconografica e la natura mitologica dell’episodio raffigurato potrebbero far sorgere qualche perplessit’, come anche il fatto che tale episodio si svolga, a volergli dare una collocazione cronologica, quando il Cristo ancora morto. Tuttavia, la scelta di questo soggetto si spiega, in primo luogo, considerando con Pavel Evdokimov che, poiché «il racconto evangelico non dice niente sul momento della Risurrezioney, l'iconografia orto- dossa, come quella paleocristiana, «segue fedelmente questo silenzio col pitt grande rispetto del mistero»*. In secondo luogo, come cercherd di mostrare, licona dell’Anastasis riesce ad esprimere, rispettosamente e per quanto possibile, il mistero della Risurrezione servendosi di for- me simboliche ed evitando la pseudo-oggettivita della raffigurazione realistica, attraverso tun «mito», se si vuole, ma nel senso platonico del termine. Vedremo inoltre che essa, nonostante il carattere apocrifo del > Jean-Claude Lechner, Le rappresentaziont artstiche della visurrecione. Breve presenta~ lone del loro sviluppostorico, in "Parola & parole’, 6/2005. > Pavel Nicolaevié Evdokimov, Teologia della bellezza. Larte dellicona {Lart de Vicone. “Théologie de la beauté, 1972), Paoline, Roma 1982", p. 295. ~ Come scrive Maria Donadeo, Le icone. immagini dellinvisible, Morcelliana, Brescia 198, p. 97, nll'iconograiaorien- tale, «qualche rappresentazione di un Cristo biancovesito in ato di uscire dalla tomba & tardiva edovuta a influsi occidentalis. 12 Fig. 1 Anastasis, ec. XXCXXI. Ieona a tempera su tavola, Romania. Vangelo di Nicodemo e anzi anche grazie alla mediazione di questo testo, é tutvaltro che priva di fonti scritturistiche e, pitt in particolare, presuppone unfesegesi in chiave profetica e cristologica di alcuni passi misteriosi dell’Antico Testamento. 8 1.2. La fonte iconografica delVicona dell’ Anastasis nel Vangelo di Nicodemo I1Descensus ad Inféros, menzionato a cominciare almeno dal III se- colo in molti testi patristici e simboli di fede’, tra cui il cosiddetto «Credo apostolico» («discese agli inferi [descéndit ad inferos|p), & tematizzato esplicitamente in pochissimi versetti biblici. Per cominciare nella Prima Lettera di Pietro, laddove l'apostolo dice che Cristo, «messo a morte nella ‘carne ma vivificato nello spirito, in esso andd a portare lannuncio anche agli spiriti in prigione che un tempo erano stati disobbedienti (3,18-19), aggiungendo poco dopo che «é stata annunciata la buona novella anche ai morti affinché, giudicati secondo gli uomini nella carne, vivano secondo Dio nello Spirito» (4,6). Altrettanto importante poi un passo della Lettera agli Efesini (4,8-9) in cui Paolo, commentando il Sal 67(68), 19, afferma: «la Scrittura] dice: “Asceso in alto fece prigioniera la prigionia [...”. Ma “ascese” cosa significa, se non che pure discese negli inferi della terra?» Questi testi, a cui certamente l'icona dell’Anastasis rinvia, non spiegano perd i suoi dettagli. La seconda parte del Vangelo di Nicodemo, invece, narra come i due figli di Simeone (il «giusto e pio» che secondo Le 2,25-35 riconobbe il Cristo in Gesit bambino), risorti contempora- neamente a Gesi e «apparsi, in Gerusalemme, a parecchie persone» (qui il riferimento & diretto a Mt 27,53), vengano interrogati dai sommi sacerdoti e da altri membri del Sinedrio, tra cui Nicodemo, e rendano una Junga testimonianza sulla Discesa agli Inferi, della quale ci interessano in particolare le seguenti pericopi. «{..] ci fa una voce grande come un tuono, che diceva: “Alzate le vostre porte, o principi, aprite le vostre porte eterne ed entrera il re della gloria’ LAde udl e disse a Satana: “Escie resistigli se puoi!” Satana dunque ven- ne fuori, e [Ade disse ai suoi demonis "Rafforzate bene le porte bronzee, tirate le spranghe di ferro, osservate tute le chiusure, igilate tutti punt. Se egli entra qui, guai a noi!” Udito cid, i primi padti incominciarono a disprezzarlo, dicendo: “O tu che ". Poiché le ‘miniature dei salteri hanno certo una fonte letteraria greca, questo @ uno degli indizi che fanno pensare all’esistenza di un originale greco pitt antico del testo in questa lingua che ci 2 pervenuto. Per altro, nel Salterio Kloudov (non ho avuto modo di vedere la pagina con la miniatura del Pantocrator 61)" I'immagine della Discesa ® [Pseudo-JAgostino, Sermoni, CLX, 4, in PL, vol. XXXIX, col. 2061; Tommaso dAquino, Summa theologica, It, 52, 4 " Vangelo di Nicademo, I (Discesa di Gest agltnferd) recensione latina «A», 622), 3, p. 704. * Quella del Salterio Kloudov @ riprodotta in JC. Lechner, Le nappresentasion! artistiche delia risurrezione,p. 14, fg. 4. 18 ae Aan er eter Fig, 2 Discesa agit Infer, sec. IX. Affresco, Roma, basilica di san Clemente. agli Inferi illustra non Sal 106(107); ma Sal 67(68),7, secondo il quale «Dio fa abitare nella [sua] casa gli uomini di un solo intento, facendo uscire con forza i prigionieri, come pure i ribelli, che abitano nei sepolcri». Il testo masoretico ebraico, e la maggior parte delle traduzioni odierne, recitano, senza menzionare i sepoleri: «Dio fa abitare una casa a chi @ solo, fa uscire con gioia i prigionieri. Solo i ribelli dimorarono in terra arida», ma nella versione greca, e nella Vulgata latina su di essa calcata, ilvversetto costituisce un nuovo testo da inserire nel dossier sulla Discesa agli Inferi. Del IX secolo @ anche V’affresco nella basilica inferiore di San Clemente a Roma, in cui ancora gli unici personaggi oltre al Cristo sono Adamo e il demonio calpestato (figura 2: il personaggio sulla sinistra, separato dalla scena, pare sia san Cirillo, l'apostolo degli Slavi, sepolto asan Clemente). la variante con porte e catenacci e con numerosi personaggi libe- rati dall'Ade si stabilizza nell’XI secolo, come dimostrano i mosaici dei 9 Fig. 4~ Anastasi, sec. XIL Mosaico, Venezia, basilica di san Marco, 20 monasteri greci di Daphni, vicino ad Atene, di Hosios Loukas (figura 3), nella Focide, e di Nea Moni, nel questi mosaici si riconosce nei mosai a Venezia, del XII secolo (figura 4), mentre uno splendido esempio di Anastasis a fresco & quella nella chiesa del Santo Salvatore in Chora, a Costantinopoli,dipinta trail primo e il secondo decennio del secolo XIV (figura 5). Innumerevoli sono gli esempi di Anastasis dipinti su tavola, tra i quali propongo exemplum gratum, unvopera cinquecentesca con qualche influsso italiano del pittore greco Markos Bathés, conservata all'Istituto Ellenico di Venezia (figura 6). Nella maggior parte delle opere che ho citato non manca neppure Ja figura di Ade, o forse di Satana, calpestato, a simboleggiare nel con- testo ormai pasquale 0 comunque “anastatico” dell’icona (nella Chiesa del Santo Salvatore Vaffresco @ nella cappella funeraria) il trionfo di Cristo sulla Morte. Ma nel corso di questi secoli e dei successivi questo dettaglio diviene pitt raro e via via scompare, e in effetti nel Vangelo di Nicodemo, se si esclude il passo citato della variante latina in cui Cristo calpesta, metaforicamente, la Morte, non ve n’8 traccia: se 2 verosimile che le prime rappresentazioni della Discesa agli Inferi fossero ispirate al Fig. 5 - Anastasis, see. XIV. fresco, Istanbul, chiesa del Santo Salvatore in Chora a Fig 6 - Markos Bathds, Anastasis, sec. XVI. Icona a tempera su tavola, Venezia, Istituto Ellenico. Vangelo di Nicodemo, sembra che anche il successivo sviluppo del modello iconografico sia stato nutrito dalla meditazione su questo testo. Lasscena della liberazione di Adamo e dagli altri patriarchi dall’Ade haavuto una notevole fortuna anche nell'iconografia del mondo latino, da principio in forme debitrici dell'iconografia orientale, come nell'affresco diisan Clemente e nei mosaici di san Marco, poi, a partire circa dal 1000, in forme sempre pit originali. 2 Fig, 7 Discesa ag Infert sec. XL Miniatura di un rotolo dell Exultetrealizzato a ‘Montecassino, Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana. Un esempio di transizione @ la miniatura nel Rotolo dell'Exultet = un inno proprio della Chiesa romana, cantato durante la liturgia pa- squale — realizzato alla fine dell’XI secolo a Montecassino e conservato alla Biblioteca Apostolica Vaticana (figura 7), che con stile occidentale ricalca lo schema dell'affresco di san Clemente, moltiplicando i patriarchi liberati e aggiungendogli porte e catenacci. Nel basso Medioevo l’iconografia della Discesa agli Inferi perse in Occidente il collegamento diretto alla festa della Pasqua e ogni ruolo nel culto," restando confinata nell'ambito della pittura illustrativa, per ' Tantomeno ebbe un ruolo eanonico, anche perché a Chiesa latin, in seguito al Sinodo di Francoforte convocato da Carlo Magno nel 794, che riconosceva alicona un valore sol- tanto pedagogico, di fatto non accettdpienamente i decreti del secondo Coneilio di Nicea del 787 che avevaristabilito la legitimita del culto delle icone dopo la crisi iconocasta (a ‘ispetto, va detto, della serena difesa delle icone condotta da papa Adriano contro Carlo Magno ei suoi telog. 23 eS ee ee Fig. 8 - Discesa agli Inferi e Mirofore al Sepolero, sec. XIl. Miniatura del Salterio ‘incluso nel manoscritto Arundel 157, London, British Library. oy scomparire poi del tutto dopo il Rinascimento. Si differenzid inoltre dal modello orientale acquistando caratteri propri, in particolare la raffi- gurazione dell'ingresso dell’ Inferno come la bocca di un drago (che in Oriente troviamo a partire dal XV secolo nelle raffigurazioni del Giudizio Universale). A titolo di esempio propongo una miniatura del Salterio contenuto nel manoscritto Arundel 157, conservato alla British Library, del XIII secolo (figura 8), dove la Discesa agli Inferi ¢ accoppiata con un immagine delle donne mirofore al sepolcro, ovvero con il soggetto delfaltra icona ortodossa della Pasqua. Del resto anche in Oriente i due motivi sono talvolta associati in una stessa icona. 1.5. La liturgia ortodossa della Pasqua e Vicona dell’Anastasis Per quanto riguarda il contesto liturgico dell'icona dell Anastasis, & il/caso di citare alcuni tropari e stichi della liturgia della notte di Pasqua in cui ritroviamo gli stessi suoi temi. «{..] avvolto nella sindone e composto nel sepolero hai liberato i prigio- nieri(.*, Quando discendesti nella morte, o vita immortale,allora mettesti a mot- te fade con la folgore della tua divinita; e [...] resuscitasti i morti dalle regioni sotterranee (.." II Cristo disceso solo per comblltere contro Fade, @ risalito con Fabbondante bottino della sua vittoriay” In questi ultimi due stichi va notato anche il riferimento a Ef 4, 8-9 («asceso in alto fece prigioniera la prigionia [...]. Ma “ascese” cosa significa, se non che pure discese negli inferi della terra?»), non citato dal ‘Vangelo di Nicodemo. All’apocrifo rinvia invece, seppure forse indiretta- mente, la menzione di Adamo in due tropari (il primo dei quali dipende inoltre da 1 Cor 15,45-47 per il riferimento ai due Adami): «(..J il secondo Adamo |...) che dimora nel pit alto det ciel, & verso il primo, fino alle stanze segrete dellade”. disceso ™ Penticostarion, “Santa e grande domenica di pasque’ In Antologhon di tutto anno, Lipa, ‘Roma 2000, vol. Ill, pp. 143-144 ° Iv, pp. 148-149. Tvs p 158, Wi p.a47, 25 Esult il creato, si rallegrino tutti gli abitanti della terra: & stato spogliato Ade, il nemico! Vengano avanti le donne con gli arom: io libero Adamo insieme a Eva, con tutta la loro stirpe,e il terzo giorno risorger»*, In altri tropari e odi troviamo le catene, le sbarre e i chiavistelli infranti: «Quando tu vincesti col vigore del pit forte, allora la tua anima [che discese negli infer] si divise dalla carne (che resto nel sepolero). Entrambe infatti spezzano le catene della morte e dell'ade, in virti del tuo potere o Logos”. Regna lade sulla stirpe dei mortali ma non in eterno. Tu infatti, o poten- te, deposto nella tomba hai infranto i chiavistelli della morte con mano vivificante, e hai annunciato la vera liberazione a quanti la dormivano da secoli, 0 Salvatore, divenuto primogenito tra i mort prigionieritratteruti dalle catene dellade, videro la tua smisurata com- passione, con passo esultante, 0 Cristo, si affrettavano verso la luce, applaudendo alla pasqua eterna”. Sei disceso nelle regioni sotterranee, hai spezzato le sbarre eterne che trattenevano i prigionieri, o Cristo [...}>®. ‘Va notato infine nella liturgia pasquale I'uso liturgico e quasi sce- nico del dialogo di Sal 106(107),10-16, che come si é visto & una delle fonti veterotestamentarie pitt importanti del Vangelo di Nicodemo. Llufficio di mezzanotte (Mesonyktikon), con cui inizia la veglia pasqua- le, viene recitato fuori dalla chiesa. Inizia poi l'Orthros, il Mattutino, durante il quale «chi presiede [..] va alle porte chiuse della chiesa, bussa con la croce che tiene in mano, dicendo gli stichi seguenti: Alzate, principi, le vostre porte; fatevi alzare, porte eterne, ed entrerd il Re della gloria. Daltinterno Vincaricato deltaccensione dei lumi risponde: Chi & questo Re della gloria? E il sacerdote che presiede: Ik Signore forte e potente, il Signore potente * Di p.188, Bi p14, » Bi p.146, » is p58, * Ibidem. 26 in guerra. Alzate, principi, le vostre porte; fatevialzare, porte eterne, ed centrera il Re della gloria. E di nuovo dallinterno: Chi questo Re della gloria? E chi presiede: Il Signore forte e potente, il Signore potente in guerra. ‘Alzate, principi, le vostre porte; fatevi alzare, porte eterne, ed entrera il Re della glo Dallinterno: Chi ® questo Re della gloria? Chi presiede: Il Signore delle schiere,& lui questo Re della glotian Leporte vengono aperte ed entrano isacerdoti i diaconi e tutto il popolo»”. Pur non in perfetta analogia con I'uso che di Sal 106(107),10-16 fa il Vangelo di Nicodemo (nel quale il dialogo avviene tra gli angeli ei demoni al momento dell'ingresso del Cristo negli Inferi), sembra che le porte della chiesa, collocate a occidente, il lato dell’oscurita, rappresentino in ‘questa occasione le porte dell’Ade che Cristo risorgendo attraversa. IL popolo che al seguito dei sacerdoti entra in chiesa raffigura allora la folla dei prigionieri dell'Ade che risorge con Cristo. 1.6. I significato teologico delV’icona dell’ Anastasis Siamo giunti al significato teologico dell'icona dell’Anastasis e alla ‘comprensione del perché essa gsprima il mistero della Pasqua meglio delle raffigurazioni occidentali con il solo Cristo che esce dal sepolcro. II fatto é che la Pasqua non @ tanto il rianimarsi del corpo morto di Cristo, quanto il suo trionfo sulla Morte e sull’Ade e la risurrezione con lui di tutti gli uomini. Liconografia religiosa ha sempre motivazioni teologiche, ¢ I'ico- nografia pasquale dell’Occidente, come anche l'abbandono da parte sua del modello iconografico dell’Anastasis, si spiega con il fatto che nella teologia occidentale, dopo il 1000, la Discesa agli Inferi ha perduto il ruolo fondamentale che per molti secoli aveva avuto e che ha continuato ad avere in Oriente. In particolare in Occidente @ stata relativizzata la portata soteriologica del Descensus, dapprima con il sospetto, e poi con Taffermazione che Cristo avrebbe liberato solo una piccola parte delle anime prigioniere dell’Ade. > Ii p.154-155 27 I1vescovo russo Ilarion Alfeev ha scritto su questo argomento pagine illuminanti* che in parte seguo in questo ultimo paragrafo. Agostino (354- 430) in una sua lettera afferma.a che «se ci si chiede perché mai Cristo volle scendere agli infer, ..] non deve trarsila conseguenza per cui si dovrebbe ccredere che sia stata concessa a tutti la grazia che la divina misericordia « giustizia ha accordato solo ad alcuni>*. Tommaso d’Aquino conferme- ra questa dottrina aggiungendo addirittura che la discesa di Cristo agli Inferi «ebbe per effetto di confondere {i dannati] per la loro increduliti» e di salvare «i santi patriarchi (..J, che erano all’inferno solo per il peccato originales. Questi ultimi, secondo 'Aquinate, poterono essere liberati perché in realt8, per la loro fede in Cristo, erano gia stati purificati in vita dal peccato originale, di cui dovevano solo scontare la pena, mentre i giusti dell'antichita che non avevano ricevuto la rivelazione dell’Antico ‘Testamento, e anche i bambini, in quanto morti senza battesimo e dunque irrimediabilmente macchiati dal peccato originale, non furono liberati.” ‘Stupisce non solo la durezza di questa conclusione, ma anche il fatto che essa renda di fatto inutile la discesa di Cristo agli Inferi. Ben diversa éla posizione dei Padri orientali. Giovanni Damasceno (676 ca-749) in un suo inno, rispondendo ad «aleuni [che] dicono che Cristo ha liberato daglt inferi soltanto coloro che prima hanno creduto, ‘come i padti ei profeti», afferma che «non vié nulla di immeritato, nulla di miracoloso e strano nel fatto che Cristo salvi coloro che hanno credlto, perché in questo egli non @ che il giusto Giudice. (..] Invece quelli che sono stati salvati solo grazie all'amore di Dio per gli uomini, erano, a me pare, tutti coloro ™ Iarion Alfeev, Cristo vinttoredeglinfri {Le Christ vainqueur des enfers, 2002), Mona stero di Bose, Magnano (BI) 2008. Traggo da qui le citazionipatristiche che seguono, 2 Agostino di Ippon, Lettere, CLXLY, 2 5. - I. Alfee, Cristo vincitore degli infer, pp. 16- 20, svolge un‘analisi approfondita di questa letteraagostiniana * Tommaso d’Aquino, Summa theologica, I, 52,2. » i, 82,7 28 che avevano una vita integertima « facevano ogni sorta di buone azi vivendo nella modestia, nella temperanza e nella virti, pur non avendo della pura e divina fede alcuna idea [ ‘Questi sono coloro che il Servo e Signore di tuti ha attirato a sé, ha catturato nelle reti ‘eha persuaso a credere in Iu, illuinandoli con i raggidivini e mostrando loro la luce dela veriti»™ Massimo il Confessore (579/580-662), sulla base della Prima Lettera di Pietro, si era spinto ancora pitt in la dichiarando che Cristo aveva liberato dall’Ade coloro che «pitt che per la loro ignoranza di Dio, veni- ‘ano puniti per i mali che avevano inflitto agli altri». Come Giovanni Damasceno, Massimo lascia intendere che Dio non gitdica sulla base dell’appartenenza religiosa, ma del bene e del male che gli uomini han- no fatto, In pit, afferma esplicitamente che Cristo & disceso agli Inferi non tanto per i giusti, “colpevoli” solo del peccato originale o di non averlo conosciuto, ma proprio per coloro che erano stati condannati peri loro peccati, ai quali ha dato la possibilita di convertirsi e, come dice 'apostolo Pietro, di «vivere secondo Dio nello Spirito».” Per citare il vescovo Hariop, «nessun padre orientale si @ mai per- ‘messo di determinate chiaramente chi sia stato lasciato agli inferi dopo la discesa di Cristo; nessuno ha mai parlato di bambini non battezzati lasciati negli inferi». Anzi, «i Padri parlano anche [...] della distruzione totale degli inferi, dicendo che dopo la discesa di Cristo non rimase pitt nessuno, eccetto il diavolo e i demonis.** Come abbiamo visto, anche il Vangelo di Nicodemo dice che «tutti i morti, legati in catene, furono liberatin, non solo i santi dell’Antico Testamento. Analogamente, in uno dei testi liturgici che ho citato Cristo dice: «io libero Adamo insieme a Eva, con tutta loro stirpe». Licona dell'Anastasis, etta come ho tentato di fare nel suo contesto tradizionale e liturgico, esprime la stessa speranza ela stessa fede nella infinita misericordia di Dio. ™ Giovanni Damasceno, A propasto di color che sono mort nella fede, 13,in PG, vol. XCV, cal 257, » Massimo il Confessore, A Talasso,7, in PG, vol. XC, co. 284. % 1. Allee, Cristo vincitare deg infer, pp 16- 29

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