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LA GRANDE GUERRA- La guerra, nell’estate nel 1914, è accolta con entusiasmo.

Quasi nessuno
ha il coraggio di esprimere dubbi sulla guerra. Il nazionalismo imperversa ovunque. Anche
intellettuali, come Rainer Maria Rilke, Tommaso Marinetti, Anatole France, Gandhi e Sigmund
Freud, sono d’accordo. Il movimento delle suffragiste, da sempre pacifista, si spezza. Emmeline e
Christabel Pankhurst si fanno sostenitrici di una guerra patriottica nella quale le donne devono dare
contributo. Persino i partiti socialisti sono travolti da febbre patriottica. Eccezioni: Partito socialista
serbo e Partito socialdemocratico russo (non votano i crediti di guerra e non entrano in governi di
unione nazionale). Jean Jaures ucciso da nazionalista esaltato perché era pacifista (era leader
socialista francese). Per l’attentatore le razioni del nazional-patriottismo superano quelle
dell’internazionalismo proletario. La divisione nei partiti socialisti porta allo scioglimento della
Seconda internazionale (organismo che doveva coordinare la solidarietà internazionale dei partiti
socialisti). Tutto ciò è sconcertante se si considera l’andamento e l’esito tragico della guerra. Per
non parlare del numero di immenso di morti e le devastazioni economico-sociali shock generale.
Nessuno aveva ben chiara l’entità dello scontro imminente, soprattutto dal pdv tecnologico e si
continuava ad avere una mentalità di tipo cavalleresco con scontri all’arma bianca. La propaganda
seguiva questa linea e idealizzava le ragioni del conflitto e la figura stessa del soldato. Inoltre la
cultura profonda dell’Occidente è BELLICA, da Omero alla Bibbia a Ariosto. È molto vivo un
ideale di mascolinità ottocentesca attorno all’uomo combattente e alla donna da difendere. Ci sono
poi gli imperativi nazional-patriottici, da cui la mascolinità bellica e il neo-medievalismo
cavalleresco traggono alimento.
LA BRUTALITA’ DELLA GUERRA – ci si rende subito conto che la guerra non è cavalleresca
né rapida. Spesso la forza degli eserciti è equivalente e non si riesce a sfondare le linee nemiche. Si
fronteggiano su trincee nel terreno circondate da filo spinato e si fronteggiano con fucili a
ripetizione, mitragliatrici, granate, bombe a mano. A volte le trincee sono molto vicine e la distanza
si può percorrere di corsa. Linea seguita nella maggior parte dei casi, nell’illusione di un attacco
decisivo di sfondamento ma non accade praticamente mai. MARE DI MORTI. Armi nuove, le
<<meraviglie della tecnica bellica>>: mitragliatrici, cannoni, granate (bombe a frammentazione),
gas asfissianti. I primi a sperimentare i gas sono i tedeschi nel 1915 a Ypres in Belgio. Piano piano
vengono messe a punto maschere antigas per salvarsi. Ci sono poi gli aerei da combattimento
sperimentati per la prima volta. La guerra diventa così infernale e lo stare <<protetti>> nelle trincee
è altrettanto tremendo: fango, polvere, topi, pulci, condizioni igieniche assenti, escrementi, carne in
putrefazione. La guerra è un carnaio e la propaganda è costretta a esasperare i toni per motivare i
soldati. La guerra viene presentata come una santa crociata contro le diavolerie e il militarismo che
sono il cancro della Germania (Horatio Bottomley, editore). L’appello al patriottismo bellicista ha
successo perché si arruolano tra il 1914 e il 1916 almeno 2 milioni e 500 000 uomini. Gli obiettori
sono solo 16 000. L’idea di combattere per la propria terra, a difesa delle proprie case e famiglie,
assieme al disprezzo e al timore per gli altri (i nemici) è molto attraente. Il nazionl-patriottismo è
stato profondamente radicato in decenni in ogni paese d’Europa.
Diventa difficile distinguere tra le atrocità commesse davvero e le amplificazioni della propaganda.
Ovviamente i maltrattamenti contro i civili sono innumerevoli, come anche le donne stuprate dai
soldati ma spesso la propaganda diffonde anche notizie false o ingigantite. Sono istituite molte
commissioni d’inchiesta che effettivamente documentato numerosi crimini ma a volte sono
considerati veri certi fatti purchè gettino discredito sul nemico. Operazione di degradazione
dell’immagine del nemico eticamente velenosa. Ci sono anche le allucinazioni collettive e le false
notizie, notizie che si diffondono a tal punto che, arrivate a destinazione finale, sono di tutt’altra
natura o si amplificano (storia del sergente canadese crocifisso ricordata nel sermone del vescovo di
Londra e sarebbero stati dei soldati tedeschi a farlo). Si arriva a parlare di 6 soldati crocifissi. Sono
notizie senza fondamento ma creano un odio feroce fra le parti. Marc Bloch storico francese per il
quale una falsa notizia nasce sempre da rappresentazioni collettive, dalla coscienza collettiva (che
contempla sé stessa). La crocifissione, i bambini infilzati che diventano angeli, la guerra come
crociata e la morte come martirio sono tutte immagini del linguaggio nazional-patriottico prebellico
e della religione cristiana. La nobilitazione della violenza è fondamentale per capire come milioni di
soldati si siano dati alla carneficina. Ne conseguì una brutalizzazione della mentalità europea, gli
uomini dovettero imparare a conviverci con la violenza (George Mosse). Ci fu un’assuefazione alla
violenza come se fosse stata la normalità. Non solo per la guerra ma anche per la nazionalizzazione
delle masse in corso nell’800. Piuttosto fu un passaggio orripilante dalle fantasie alla realtà.
Ottobre 1914 Impero ottomano in guerra a fianco di Germania e Austria-Ungheria (a causa della
rivalità storica VS la Russia, con la speranza di riconquistare l’area caucasica).
Maggio 1915 governo ottomano – dominato dai Giovani Turchi, decide di trasferire le
popolazioni armene dalla zona del fronte in Siria. Ciò è giustificato dal timore che gli
indipendentisti armeni appoggino le truppe russe. Operazione affidata a truppe speciali che
agiscono in modo estremamente violento (uomini, donne, bambini). Nello spostamento un numero
altissimo è stato ucciso (GENOCIDIO). Resta aperta la questione delle responsabilità. Pianificato
dal governo o causato dalle circostanze del trasferimento? Pianificata o meno, l’eliminazione degli
Armeni ha avuto luogo. Nelle zone turche occupate da truppe russe, dove operano milizie armene,
centinaia di migliaia di musulmani vengono ugualmente massacrati spesso per ritorsione. In pochi si
fanno sentire in merito a queste atrocità: i pochi partiti socialisti pacifisti e quelli dei paesi neutrali
che indicono due conferenze in Svizzera (settembre del 1915 e aprile 1916; a Zimmerwald e
Kienthal). La conclusione è l’appello all’internazionalismo proletario e alla lotta rivoluzionaria
contro l’ordine borghese. L’invito è ad abbandonare le armi per impiegarle per una rivoluzione
sociale.
Benedetto XV papa nel settembre 1914. Esprime la sua contrarietà alla guerra; agosto 1917= nota
che manda ai capi in cui dice di sospendere guerra che sarà senza vinti né vincitori. Non ottiene
l’effetto sperato e, del resto, molti vescovi e presti benedicono i reparti combattenti o sono al fianco
degli eserciti della propria nazione. Fino al 1917 a nessuno, poi, viene in mente di ammutinarsi o
protestare.
DISAGI E RIBELLIONI – i civili non sono esclusi dalla guerra e gli uomini giovani sono tutti al
fronte. Ne consegue che le donne sono reclutate come forza lavoro per impieghi fino a quel
momento solo maschili. I governi si assumono un coordinamento quasi completo del sistema
economico dirigendo ordinazioni, afflussi di materie prime e di fonti energetiche, il mercato
alimentare. Tutte le industrie di materiale bellico hanno una spinta enorme che si riverbera sui
profitti degli imprenditori ma anche sui salari degli operai/ie che crescono. Nelle zone rurale si sta
peggio. L’inverno ’16-’17, rigidissimo, ha dato raccolti miseri. Quindi i prezzi dei prodotti
alimentari crescono tantissimo:
1) diminuzione di produzione e dell’offerta fa aumentare i prezzi;
2) l’offerta sui mercati civili è scarsa perché tutto è veicolato verso il fronte;
3) le banche centrali hanno emesso cartamoneta in quantità maggiore rispetto a quanto sarebbe
consentito in base alle riserve auree (per garantire approvvigionamenti a esercito); aumenta
l’inflazione.
1917 uno degli anni più difficili di tutta la guerra, soprattutto per gli Imperi centrali, Russia,
Italia. GB e Fr possono contare sulle colonie e sul traffico marittimo. Da qui: blocco marittimo
imposto dalla Marina britannica nel Mare del Nord e indiscriminata guerra sottomarina vs ogni nave
nemica da parte di Germania. Nel ’17, inoltre, un po’ ovunque scoppiano rivolte, insubordinazioni e
scioperi per le tecniche di assalto e, a casa, per l’aumenti dei prezzi, condizioni di lavoro, paghe.
Anche autolesionismo pur di tornare a casa! (Italia) In Francia ammutinamenti di reggimenti interi.
Quindi si migliora il trattamento delle truppe al fronte, si fa appello al patriottismo e si punisce
severamente un certo numero di soldati. Misure che hanno successo. Importante eccezione: Russia.
Nel ’17 scoppiano le rivoluzioni che causano la fine dello zarismo e l’uscita anticipata della Russia
dalla guerra.
LE PRIME FASI DELLA GUERRA (1914-1915)- Agosto 1914 la guerra pone contro le
potenze dell’INTESA (FRANCIAM REGNO UNITO, RUSSIA alleate della SERBIA) agli Imperi
centrali (GERMANIA, AUSTRIA-UNGHERIA e IMPERO OTTOMANO). Inizialmente c’è la
forte convinzione di concludere la guerra rapidamente.
OVEST esercito tedesco occupa Belgio, paese neutrale, per attaccare la Francia. I francesi non
hanno fortificato frontiera belga per via della sua neutralità. Esercito tedesco arriva quasi a Parigi
ma poi sono bloccati e costretti alla ritirata.
Novembre 1914 fronte si stabilizza lungo la linea da Ypres (Belgio) ad Arras, Reims, Verdun. Lì
o poco distante fino alla fine della guerra.
EST russi inizialmente sembrano spostare le linee tedesche e austro-ungariche. Nel settembre
’14, però, i tedeschi vincono a Tannenberg e ai Laghi Masuri e spingono il fronte verso la Polonia,
dentro l’Impero russo. Più a sud i russi controllano la Galizia (austro-ungarica) ma non riescono ad
andare oltre.
Diventa una guerra di posizione, cioè di trincea, dai tempi lunghissimi.
1915 Bulgaria entra in guerra con Imperi centrali a ottobre e l’Italia a fianco degli Stati
dell’intesa a maggio.
L’ITALIA DALLA NEUTRALITA’ ALL’INTERVENTO (1914-1915)- Allo scoppio della
guerra, nonostante la Triplice alleanza) il governo italiano di Antonio Salandra opta per neutralità
perché ufficialmente la Triplice ha carattere difensivo e non offensivo. Italia non sarebbe stata
avvisata da Austria-Ungheria prima di attaccare Serbia. In verità, però, il governo non è sicuro di
poter riottenere le terre irredente dall’AU come compenso. Ritiene anche che l’esercito non sia
pronto. Inoltre la conformazione dell’Italia la esporrebbe ad attacchi della marina britannica e le
difese sono insufficienti. Gli alleati tedeschi e austro-ungarici si sentono traditi.
Agosto 1914 duro dibattito su neutralità o intervento. Si definiscono due schieramenti: 1)
neutralisti: molti liberali (Giolitti), alcuni socialisti ma con eccezioni (Mussolini, direttore
dell’Avanti, ha orientamento interventista; si dimette e fonda Il Popolo d’Italia ed è poi espulso dal
Psi), mondo cattolico (Benedetto XV).
2) interventisti: democratici (Salvemini) ma non con Triplice alleanza bensì con Francia,
Inghilterra e Russia in difesa della democrazia vs autoritarismo e per riscatto di terre irredente. Ci
sono i rivoluzionari, ex sindacalisti o socialisti o anarchici, che pensano sia occasione per dare
colpo alle vecchie istituzioni politiche e sociali. Ci sono i liberali (Albertini) e il Corriere della sera
da lui diretto e più tardi Salandra e Sonnino (si mescola la politica interna antisocialista e
antisindacale) con considerazioni nazional-patriottiche. Ci sono i nazionalisti con le loro classiche
tematiche.
Si finì in guerra per l’orientamento del governo e l’attivismo della propaganda interventista.
Autunno 1914 Salandra e Sonnino (ministro Esteri) avviano trattative segrete con i diplomatici di
entrambi gli schieramenti per vedere da chi ottenere le condizioni migliori. Le potenze dell’Intesa
fanno offerta migliore: terre irredente, Tirolo meridionale fino al Brennero, Istria a eccezione di
Fiume, Dalmazia, protettorato su Albania, base di Valona e Antalia (provincia turca). Primavera
1915 patto segreto con Londra. Italia deve scendere in guerra entro maggio al fianco di Gran
Bretagna, Francia e Russia. 3 maggio disdetta della Triplice alleanza;
Il dibattito assume toni esaltati. 4 maggio inizia tour patriottico infiammato di discorsi bellicisti
in varie città. Gruppi nazionalisti fanno manifestazioni favorevoli alla guerra.
16 maggio re conferma come presidente del consiglio Salandra. I liberali giolittiani il 20 maggio
vota a favore dei pieni poteri al governo in caso di guerra. I socialisti confermano la neutralità ma in
forma ambigua (né aderire né sabotare);
23 maggio dopo approvazione in Parlamento, dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria; 24
maggio si aprono ostilità; il comando è affidato a Luigi Cadorna.
TRINCEE E ASSALTI (1915-1917)-1915-17 entrano Portogallo, Romania, Grecia a fianco
dell’Intesa. La dinamica degli scontri non cambia (trincee). Ciascun esercito a volte prova lo
sfondamento con scarsi successi e molti morti.
FRONTE ITALIANO - Gli austroungarici, dopo ingresso italiano, hanno la linea sul corso
dell’Isonzo e il Carso. Nel 1915 gli italiani li attaccano 4 volte ma invano. 1916 controffensiva
austroungarica dal Trentino (<<spedizione punitiva>>). Italiani li bloccano ma devono arretrare. Il
governo Salandra allora si dimette ed è sostituito da uno di coalizione nazionale presieduto da Paolo
Boselli e ministri da tutti i gruppi politici, esclusi solo i socialisti.
FRONTE FRANCESE – 1916 offensiva tedesca vs la piazzaforte di Verdun, massacro terribile
e non decisivo. Gli inglesi e i francesi tentano un contrattacco sulla Somme (fiume a nord) ma non
dà risultati e i costi sono tanti (60 000 uomini ingl.).
FRONTE ORIENTALE – nel corso del ’15 i tedeschi sconfiggono i russi e occupano la Polonia
mentre austroungarici occupano Serbia.
FRONTE SUD-ORIENTALE- corpo di spedizione franco-inglese (soprattutto australiani e
neozelandesi) cerca di sbarcare a Gallipoli, all’imbocco dello Stretto dei Dardanelli per bloccare
rifornimenti e possibilità di movimento delle truppe ottomane con imperi centrali. Idea buona ma
irrealizzabile. Le spiagge sono sovrastate da colline sulle quali sono appostati gli ottomani.
Respingono i franco-inglesi che devono evacuare l’area.
MARE- gli incrociatori tedeschi attaccano porti, navi mercantili, navigli britannici e francesi in
India, in Africa, in Polinesia e sulle coste atlantiche dell’America centro-sud. I tedeschi non
vogliono solo indebolire le flotte da guerra ma anche il traffico mercantile che trasporta le materie
prime.
Dicembre 1914 e primi mesi 1915 Marina britannica si riorganizza e riesce a neutralizzare gli
incrociatori-corsari tedeschi. Il governo inglese, in vantaggio, predispone il blocco navale nel Mare
del Nord per impedire alle navi mercantili tedesche di raggiungere i porti della Germania.
Conseguenze: traffico di contrabbando affidato a paesi neutrali, uso indiscriminato dei sottomarini
tedeschi VS le navi mercantili dirette in GB.
7 maggio 1915 un sottomarino tedesco affonda il transatlantico inglese Lusitania con a bordo 128
statunitensi. Proteste degli USA. Le proteste degli stati neutrali portano tedeschi a finire questa
prima fase di guerra sottomarina.
Ultimi mesi 1915 il blocco navale britannico si rivela più efficace a danno tedesco. Dunque
l’ammiragliato tedesco decide di forzare con una grande battaglia navale combattuta dal 31 maggio
al 2 giugno 1916 al largo della costa dello Jutland (Danimarca). Il blocco navale non viene
interrotto e allora i tedeschi ricominciano la guerra sottomarina.
LA FASE CONCLUSIVA (1917-1918)- Gennaio 1917 rilancio della guerra sottomarina.
Tedeschi affondano tantissime navi nemiche. Molte però battono bandiera statunitense quindi il
governo USA reagisce e rompe le relazioni diplomatiche con la Germania. USA dichiararono
guerra alla Germania e ai suoi alleati. Ingresso nella guerra sostenuto da Woodrow Wilson con una
retorica insistita sulle barbarie dell’esercito tedesco (occupazione Belgio e Lusitania) + esigenza di
difendere la democrazia parlamentare. Inoltre l’economia statunitense è legata a quella dei paesi
dell’Intesa. Nei primi anni della guerra le esportazioni statunitensi verso Regno Unito e Francia
sono quadruplicate e dall’altro le banche nordamericane hanno concesso enormi prestiti a governi
inglese e francese (inversione di una tendenza secolare). Il paese è meno entusiasta e si arruolano
come volontari solo 4355 persone, quindi si passa alla coscrizione obbligatoria (dopo
addestramento). Le truppe arrivano solo nella primavera del 1918.
1916-1917 grande stanchezza fisica e psicologica. Crisi più grave in Russia. Il crollo del fronte
russo permette a esercito tedesco di spostare alcune truppe verso il fronte occidentale.
Parallelamente gli austroungarici tentano uno sfondamento del fronte italiano con un’offensiva nei
pressi di Caporetto in Friuli (24 ottobre 1917). Gli italiani non reggono e si ritirano
disordinatamente. Gli austro-tedeschi avanzano molto occupando parte del Veneto finchè italiani
non si riorganizzano sul Piave, dove fermano gli austro-tedeschi. Fronte italiano regge! Ne
consegue però la sostituzione di Cadorna con Armando Diaz (buon sistema di propaganda, migliori
condizioni al fronte, rifornimenti alimentari, più licenza, più distrazione).
Primavera 1918 grande offensiva contro il fronte francese da parte di esercito tedesco, arrivano
quasi a Parigi; contemporaneamente gli austro-ungarici attaccano la linea del Piave. Però fronte
italiano e francese reggono! Inoltre stanno arrivando gli americani.
Agosto 1918 forze anglo-franco-statunitensi attaccano in grande il fronte occidentale con i primi
carri armati. I tedeschi devono arretrare. Settembre 1918 ARMISTIZIO. Tedeschi perdono.
Settembre e ottobre 1918 francesi costringono alla resa i bulgari e gli inglesi piegano gli
ottomani. Poco dopo italiani sconfiggono austro-tedeschi nella battaglia di Vittorio Veneto (24-30
ottobre 1918); italiani avanzano ben oltre Caporetto e Austria chiede armistizio firmato il 3
novembre ’18. Le notizie provocano una crisi politica interna a Germania. 9 novembre 1918
rivoluzione a Berlino, diventa presidente del Consiglio il socialdemocratico Friedrich Ebert;
l’imperatore Guglielmo II fugge e viene proclamata la repubblica. Firmano poi armistizio a
Rethondes in Francia. Fine guerra.
LE CONSEGUENZE GEOPOLITICHE DELLA GUERRA, I 14 PUNTI DI WILSON –
gennaio 1918 Woodrow Wilson fissa i 14 punti, fra cui: totale libertà di navigazione, rinuncia
alla diplomazia segreta, disarmo generale, accordi commerciali liberistici, autodeterminazione dei
popoli e creazione di un organismo internazionale che sovrintenda all’applicazione di questi
principi e di risolvere pacificamente i conflitti internazionali. A fondamento, una <<pace senza
vincitori>>. I delegati delle potenze non la vogliono affatto! La Germania è vista come la massima
responsabile della guerra e gli italiani vogliono incassare quanto promesso dal patto di Londra. Le
trattative sono difficili e sono lontane dall’idealismo utopico dei 14 punti.
LA CONFERENZA DI PACE – si apre a Versailles il 18 gennaio 1919 ed è condizionata da 4
eventi:
A) RUSSIA= crollo dell’impero zarista nel 1917 repubblica socialista;
B) GERMANIA= dal 1918 l’impero tedesco non esiste più e la Germania è diventata una
Repubblica democratica;
C) AUSTRIA-UNGHERIA= crollo dell’impero austro-ungarico. Attivisti cechi e slavi che vivono
in Francia sin dal ’16 hanno formato comitati che hanno chiesto autonomie nazionali; nel ’17 sono
più radicali e prefigurano gli Stati nazionali indipendenti (quindi dissoluzione impero). I disagi
economici e sociali spingono i gruppi nazionali dell’Impero a dargli credito. 16 ottobre 1918
Vienna, Carlo I d’Asburgo nomina una commissione per studiare una riforma federale. Però è tardi
e cechi e slavi proclamano l’indipendenza, seguiti da ungheresi e polacchi. 11 novembre 1918
Carlo I abdica.
D) IMPERO OTTOMANO= impero ottomano è travolto da guerra. La causa è la ribellione di
tutta l’area araba. Sin dal 1916 lo sceicco della Mecca li ha esortati a ribellarsi VS il sultano
ottomano e di unirsi alle forze dell’Intesa che stanno attaccando Impero da Egitto e Golfo Persico.
Partecipa anche l’emiro del Neged, al quale i britannici promettono uno Stato saudita indipendente
nella Penisola araba. Il governo britannico si è impegnato con la Grecia affinchè alla fine della
guerra si formi una Grande Grecia. Obiettivo= frantumare impero ottomano. Inoltre il 2 novembre
1917 Arthur Balfour (ministro Esteri brit.) invia missiva a Lord Walter Rothschild, ebreo,
promettendo di aiutare movimento sionista nel realizza l’insediamento ebraico in Palestina (Stato
ebraico). Importante il rispetto delle comunità religiose non ebree che già ci vivono. Il governo
britannico vuole contare sul sostegno delle comunità ebraiche in patria e in USA e di avere un
appoggio nel governo del territorio di cui si sta appropriando (Palestina). Una volta battuto
l’esercito ottomano, le forze dell’Intesa occupano aree strategiche dell’Impero e il 13 novembre
1918 anche Istanbul è occupata. A novembre le truppe greche occupano Smirne e area.
LA REPUBBLICA TEDESCA – condizioni di pace pesantissime. Deve restituire Alsazia e
Lorena a Francia; parte della Slesia, della Posnania e della Pomerania sono cedute a Polonia;
Danzica – a popolazione quasi tutta tedesca – è proclamata città libera. Le colonie tedesche sono
spartite tra GB, FR, GIAPP. Inoltre deve risarcire i vincitori, abolire la coscrizione obbligatoria, 100
000 soldati, rinunciare alla flotta da guerra e smilitarizzare la fascia del Reno, messa sotto presidio
ingl, fr, belga.
L’AUSTRIA E I NUOVI STATI – si crea la Repubblica d’Austria, una piccola Repubblica
ungherese (perde molta della Transleitania). Parte dei territori tranleitani sono unito a Serbia e
Montenegro a formare il Regno di Jugoslavia; un’altra amplia il Regno di Romania. Si forma la
Repubblica di Cecoslovacchia (Boemia, Moravia, Slovacchia). Italia ottiene Trento, Trieste e Istria
ma non la Dalmazia (ha solo Zara).
LA RUSSIA – La repubblica socialista non viene riconosciuta. Invece viene riconosciuta
l’indipendenza di Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania allo scopo di indebolirla.
L’IRLANDA – si costituisce uno Stato Libero d’Irlanda. Settembre 1914-> riconosciuta la Home
Rule (autonomia) all’Irlanda da Parlamento inglese, fatto salvo il diritto dell’Ulster (nord ovest
isola). A causa della WW1, l’applicazione è rimandata. Molti irlandesi si arruolano nell’esercito
britannico. Alcuni irlandesi indipendentisti pensano che guerra sia occasione per ottenere
indipendenza. Pasqua 1916-> rivolta a Dublino, si impossessano di edifici pubblici e proclamano la
Repubblica d’Irlanda. Però la rivolta generale non scoppia. Esercito inglese riprende Dublino. Morti
numerosi. La reazione è dura e i capi della rivolta sono giustiziati o messi in prigione. Tale reazione
così pesante suscita simpatie per i nazionalisti. Si formano gruppi paramilitari di volontari irlandesi
collegati al partito nazionalista irlandese Sinn Fein, sostenuto dalla Chiesa cattolica irlandese. Alle
elezioni del dicembre 1918 il Sinn Fein ottiene risultati schiaccianti. I deputati eletti del SF si
riuniscono in una Assemblea nazionale irlandese che proclama l’indipendenza. 1919-1921= guerra
tra forze paramilitari del Sinn Fein VS le forze del governo britannico. Scontro durissimo. 1921=
trattato anglo-irlandese che fonda lo Stato Libero d’Irlanda, da cui è escluso l’Ulster. È dominion
britannico. Spaccatura in Irlanda perché da un lato ci sono coloro che sono d’accordo, dall’altro
alcuni nazionalisti ritengono che le clausole riguardo il nuovo Stato (rapporti privilegiati con GB
dal pdv commerciale e politica estera) siano troppo + tradimento ideali repubblicani e
indipendentisti. Da qui la guerra civile dal 1922 che è molto drammatica perché contrappone spesso
ex compagni di guerra. Alla fine prevalgono i primi sui repubblicani oltranzisti.
LA TURCHIA – mentre lo smembramento dell’Impero ottomano è in corso, Mustafà Kemal (un
ex ufficiale ottomano) rilancia gli ideali del nazionalismo turco e nel ’20 raduna ad Ankara le forze
armate. Vi si riuniscono attorno personalità che prima avevano sostenuto i Giovani Turchi. Il
movimento nazionalista si pone come entità autonoma rispetto al governo legittimo del sultano e
diventa molto popolare quando protesta contro il trattato di pace che le potenze dell’Intesa gli
impongono. Tale trattato stabilisce la fine dell’impero ottomano, prevede che gli stretti del Bosforo
e dei Dardanelli diventino zona internazionalizzata, Smirne e le isole dell’Egeo siano attribuite alla
Grecia, il Dodecaneso e Rodi siano attribuiti all’Italia. Per questo il movimento nazionalista ha
successo ma è soprattutto la minaccia greca a dare forza al movimento. 9 giugno 1921 esercito
greco, partendo da Smirne, comincia a spingersi verso Ankara per sopraffare le forze armate
nazionaliste e occupare l’Anatolia. Avanzando ricoprono di violenza i villaggi e i civili turchi.
Kemal reagisce con un’efficace controffensiva l’esercito greco è costretto alla ritirata, continuando
a colpire i civili turchi. Sono coinvolti anche i cittadini greci che vivono in Turchia. Quindi chi
sopravvive fugge in massa verso la costa. L’esercito greco si concentra su Smirne e fugge per nave
dalla città il 3 settembre 1922 e le avanguardie turche arrivano il 9 settembre. Teatro di ogni tipo di
violenza. Scoppiano diversi incendi che fanno scappare i profughi greci. Migliaia di morti. Il porto
di Smirne è semidistrutto. A seguire in ogni luogo della Turchia la popolazione greca è cacciata dai
villaggi e spinta verso i porti, imbarcata poi verso la Grecia. Ottobre 1922 Mustafà Kemal firma
un armistizio con le altre forze occupanti alle quali fa intendere che potrà mantenere qualche
reggimento a Istanbul purchè tutta la Turchia, Dardanelli compresi, sia parte del nuovo Stato
indipendente. Fa votare poi la decadenza del sultanato da un’assemblea ad Ankara; il 17 novembre
1922 Maometto VI è esiliato. Il 29 ottobre 1923 è proclamata la Repubblica di Turchia.
Riconosciuta anche dal trattato di Losanna che prevede anche la deportazione di turchi dalle isole
dell’Egeo o dalla Macedonia greca in Turchia e di un milione di greci dalla Turchia alla Grecia.
PULIZIA ETCNICA.
1920-1922 trattati ridisegnano il medio oriente ex ottomano-> Stati indipendenti sotto il controllo
di Francia o Regno Unito. Privilegiati l’Arabia saudita e lo Yemen, legati da un rapporto
diplomatico, politico ed economico con Regno Unito.
LA SOCIETA’ DELLE NAZIONI – Woodrow Wilson creò la Società delle Nazioni. Ha sede a
Ginevra. Gli Stati aderenti devono rispettare l’integrità territoriale, l’indipendenza politica, vietato il
ricorso alla guerra, ricorso all’arbitrato internazionale, conferenze diplomatiche. Gli Stati che
violino ciò riceveranno sanzioni economiche. Organi della Società: Assemblea degli Stati aderenti e
Consiglio direttivo di cui dovrebbero far parte 5 potenze vincitrici (USA, GB, FR, ITA, GIAPP +
rappresentanti temporanei degli altri 4).

3. Il dopoguerra dell’Occidente
3.1 Le trasformazioni economiche nel primo dopoguerra
Per i governi europei lo sforzo economico per finanziare la guerra è stato enorme. Francia, Regno
Unito e Italia soprattutto hanno contratto debiti pesanti con gli Stati Uniti per comprare armi e
rifornimenti per gli eserciti. Inoltre i paesi europei coinvolti nella guerra hanno emesso grandi
quantità di cartamoneta, al di là dei limiti consentiti dalle risorse auree, e ciò ha comportato una
violentissima inflazione. Ovviamente in Germania l’impatto è stato maggiore. In Germania non
hanno voluto provvedere ai problemi economici inasprendo il prelievo fiscale ma hanno basato tutto
su una ingente produzione di cartamoneta. Da qui ne derivò un processo di accelerazione di
svalutazione del marco e il conseguente aumento dei prezzi. Di conseguenza si inasprirono le
tensioni sociali a causa dell’aumento del prezzo dei prodotti. Chi però percepisce redditi fissi e non
modificabili subisce danni gravissimi. La fine della guerra determina una dislocazione della
manodopera. L’industria pesante (siderurgica, meccanica), che ha avuto ovunque un grande
sviluppo sollecitato dalla richiesta di armi e attrezzature per gli eserciti, deve ora riconvertire le sue
produzioni al contesto di pace. La riconversione comporta cambiamenti organizzativi, tecnici,
tecnologici che, nell’immediato, provocano una diminuzione della produzione e di conseguenza un
aumento della disoccupazione. Al tempo stesso, le imprese, per favorire la conversione delle linee
produttive, cercano di contenere o anche di diminuire i salari operai. Ne consegue un incremento
della conflittualità sindacale. Inoltre si pone il problema dei soldati, tornati dal fronte, che cercano
lavoro. Negli anni di guerra i posti di lavoro rimasti vuoti per la loro partenza sono stati occupati
dalle donne, che vengono rimandate a casa per far posto di nuovo agli uomini. Inoltre i rapporti
economici tra le aree economicamente più avanzate sono mutati. La guerra ha reso certi scambi
impossibili. I sistemi produttivi europei sono stati piegati a rifornire gli eserciti e le merci europee
non sono più arrivate né in Asia né in America. Quindi Stati Uniti e Giappone hanno colto
l’occasione e hanno occupato gli spazi lasciati vuoti dagli Europei. Chi beneficiava dei beni europei
impara presto a produrli in proprio (Australia, Brasile, Argentina). Quindi i mercati europei si
trovano a convivere con una concorrenza spietata dopo il 1914. Anche la Russia rivoluzionaria è
fuori dal mercato, come pure la Germania, piegata dall’inflazione. I nuovi Stati nati dopo la guerra,
poi, tendono ad adottare politiche economiche protezionistiche e a creare autonomi sistemi
produttivi. Gli USA emergono come la potenza che ha ottenuto il massimo dei benefici dalla guerra.
I paesi dell’Intesa hanno contratto pesanti debiti di guerra con essi.
3.2 Le riparazioni di guerra e le relazioni economiche internazionali
La chiave della ripresa economica, che effettivamente si registra nella seconda metà degli anni
Venti, sta nel modo in cui viene risolto il nodo delle riparazioni di guerra che gli Stati vincitori
hanno deciso di chiedere alla Germania. Nel 1921 a conclusione delle trattative di pace, viene
stabilita la cifra che i paesi vincitori vogliono dalla Germania, per l’epoca è una cifra
sbalorditiva:132 miliardi di marchi. La catena è: Germania paga le riparazioni a Regno Unito,
Francia e Italia che a loro volta si sdebitano con gli Stati Uniti. Ma il meccanismo è bloccato alla
base in quanto la Germania è squassata da una violenta inflazione ed è stata privata di zone
economicamente importanti, come l’Alsazia e la Lorena. Per questo non è in grado di far fronte alla
richiesta di risarcimenti. La Germania, che non trova alternativa e si scontra anche con
l’intransigenza statunitense, decide per la svalutazione del marco e di non scaricare questo peso
sulle spalle dei contribuenti. Non volendo inasprire il prelievo fiscale, continua a stampare
cartamoneta. Ciò provoca un ulteriore svalutazione del marco. L’inflazione ha anche degli effetti
sul debito pubblico tedesco. Durante la guerra lo Stato aveva voluto emettere delle cartelle di
prestito patriottico che sono state acquistate dai cittadini tedeschi dalle banche e con i soldi ottenuti
il governo ha pagato le armi. Però bisogna pagarne gli interessi. Siccome i tedeschi non pagano, la
situazione internazionale si aggrava e nel gennaio 1923 l’esercito francese e quello belga in accordo
con l’Italia e in disaccordo con il Regno Unito decidono di occupare la Ruhr, cioè un distretto
carbonifero e industriale importantissimo per la Germania. Essa ordina il blocco delle produzioni e
le linee ferroviarie. Siccome le famiglie che ci lavorano devono avere di che mangiare, stampano
altra cartamoneta. Il blocco mette in crisi le industrie francesi della Lorena e le spese per l’esercito
di occupazione, per i lavoratori e i ferrovieri rischia di portarla alla crisi economica. Nell’autunno
1923 la Germania abbandona la politica inflazionistica. Vengono aumentate le imposte, la spesa
pubblica viene tagliata e imprenditori e finanzieri sono costretto a tornare in Germania. Processo di
rivalutazione del marco. Così nel corso della Conferenza internazionale per le riparazioni di guerra,
convocata a Parigi nel 1924, si affronta il problema della crisi tedesca. La decisione più importante
è l’adozione del Piano Dawes, dal nome del banchiere statunitense Dawes che lo ha presentato. Il
piano prevede la rivalutazione e la stabilizzazione del marco, una dilazione del pagamento e la
possibilità per la Germania di ricevere prestiti internazionali. Ciò permette alle banche e alle
aziende statunitensi di prestare denaro alla Germania, che può risarcire i danni a Regno Unito,
Francia e Italia, che, a loro volta, possono sdebitarsi con gli Stati Uniti. Nel 1929 viene approvato il
piano Young (dal nome dell’uomo d’affari nordamericano) che prevede il pagamento rateale dei
risarcimenti tedeschi per i successivi 58 anni. Tutte queste norme permettono una ripresa
dell’economia europea ben visibile dal 1925 al 1929.
3.3 I consumi culturali e gli stili di vita
Chi si è salvato dalla guerra, chi è riuscito a sfuggire ai contraccolpi della difficile situazione
economica, vuole ora divertirsi, una sorta di incontenibile desiderio di novità si impossessa di molti.
La moda femminile è in completa trasformazione, vari sono i nuovi ‘tipi’ di donna, da quelle alla
‘maschietta’ con capelli corti a quelle più ‘emancipate’ con gonne corte e molta sensualità. C’è la
novità del make-up, che era solo da prostitute. Dopo la guerra si impone una moda femminile
particolarmente liberatoria e provocatoria. Le donne si ribellano alla doppia morale sessuale.
Molti sono i simboli femminili e maschili che si vengono a formare in quel periodo (da Joséphin
Baker, ballerina parigina “esotica” che danza quasi nuda a Rodolfo Valentino, non più l’uomo-
soldato secondo l’ideale bellicista ma l’uomo rude e romantico-passionale insieme, con sfumature
di effemminatezza e dandysimo). Quindi il mondo del cinema, della danza e della letteratura
(Margueritte) contribuiscono molto alla diffusione di nuovi modelli più liberi ed emancipati. Tutti
questi personaggi sono giovani. Giovani sono coloro che hanno combattuto e giovani le donne che
hanno lavorato quando mancavano gli uomini. La categoria dei giovani allora assume un nuovo
significato e una nuova consapevolezza, non prima di ricadute politiche, da cui consegui la nascita
di movimenti politici dinamici e spesso estremisti. Le mode stesse sono lanciate dai giovani. La
gioventù inizia ad essere un modello sociale da imitare. Inoltre i modelli più fascinosi iniziano a
venire dagli Stati Uniti e la cultura americana inizia ad affascinare l’Europa. E’ una trasformazione
della mentalità che va di pari passo con quella economica. Il medium per eccellenza è il cinema e
film statunitensi sono ovunque non tanto perché siano film artisticamente superiori, sebbene sia
vero in certi casi ma perché sono trattati alla stregua di prodotti industriali che sono molto
pubblicizzati. Il cinema americano ha, inoltre, una capacità narrativa straordinaria. C’è la nascita
dello star system e le riviste relative alla loro vita privata. In questo modo gli attori e le attrici
sembrano più vicini e “reali” e si impongono come modelli di vita.
3.4 La prosperità statunitense
Tutto ciò fece registrare una buona ripresa per l’economia europea dal 1925 al 1929. Inoltre, nel
1920 le donne statunitensi ottengono il diritto al voto sul piano federale dopo tante dure lotte da
parte delle suffragette. Il 19° emendamento della costituzione viene approvato solo nel 1918.
Tuttavia gli effetti sono dubbi e le donne normali ne beneficiano poco. Negli anni ’20 c’è un ritorno
al passato. Il partito repubblicano sostenuto da Harding fa del ritorno alla normalità un suo cavallo
di battaglia. Normalità significa reprimere il più possibile i sindacati. Inoltre si rilanciano le
relazioni di tipo clientelare in politica che favoriscono, illegalmente o no, le grandi imprese. Alla
morte di Harding, Coolidge è ancora più esplicito e segue la sua linea:<<the business of America is
business>>, cioè bisogna favorire le classi alte e i gruppi imprenditoriali più potenti. Le tasse sul
reddito sono ridotte, la politica antitrust dell’epoca progressista ignorata e tra il 1920 e il 1930 il
processo di concentrazione imprenditoriale raggiunge livelli mai visti. Però questo sistema funziona
alla perfezione contrariamente a quanto pensano coloro che sono favorevoli al libero mercato. Il
PIL cresce del 40 per cento. Nel paese si registra anche una profonda prosperità economica che
permette alle famiglie operaie di accedere a beni mai visti prima. Si è orientati verso il consumo
piuttosto che verso il risparmio, soprattutto attraverso il sistema di vendita a rate. I nuovo
elettrodomestici iniziano a spopolare. Tale prosperità tocca soprattutto la popolazione bianca e wasp
(white anglosaxon protestant, bianco anglosassone protestante). Tra il 1921 e il 1924 nuove leggi
limitano i flussi migratori in entrata, sbarrando gli accessi a individui che vengono dai paesi
dell’Europa meridionale, sentiti come persone diverse dal buon cittadino americano wasp. Le
aggressioni e le discriminazioni a danno dei neri sono storia quotidiana e sono attivamente
incoraggiate dal Ku Klux Klan, l’associazione segreta razzista nata nel 1866 e rifondata nel 1915. Il
successo dell’associazione è notevole. I neri sono al centro del mirino dei macabri rituali
dell’associazione, ma anche gli ispanici, gli immigrati recenti o gli ebrei sono vittime di aggressioni
verbali e fisiche. L’ideale maschile torna a essere quello dell’uomo forte e rude, per cui Valentino è
messo al bando, anche perché italiano. Anche il modello di donna trasgressiva è al ribasso e si
impone il modello della classica casalinga che accoglie il vero <<breadwinner>>, il marito. Sempre
in questo periodo comincia la lotta contro l’uso e la produzione di bevande alcoliche, promossa da
politici tanto repubblicani che democratici di confessione protestante e appoggiati dal Ku Klux
Klan. Si approvò poi nel 1919 e si attuò nel 1920 il divieto di produrre, vedere e trasportare liquori.
Cominciò così l’era del proibizionismo ma anche quello delle distillerie e locali clandestini. È
dubbio che ciò abbia portato effettivamente a un miglioramento dei costumi morali come vuole
l’emendamento della Costituzione. Il proibizionismo terminò solo nel 1933 e diede uno
straordinario impulso alla diffusione e al decollo economico delle organizzazioni criminali, specie
di quelle che a Chicago sono guidate da Al Capone, un gangster di origine italiana.
3.5 Stabilità e rinnovamento nel Regno Unito
Anche nel Regno Unito si registrano tre grandi novità. La prima è la conquista dell’autonomia
dell’Irlanda che dopo diversi anni di guerra con gli inglesi e di guerra civile nel 1923 diventa un
Dominion autonomo con eccezione dell’Ulster (regione nord-occidentale). La seconda è
l’introduzione nel 1918 del suffragio universale maschile e femminile. Inizialmente possono votare
i maschi che hanno compiuto 20 anni e le donne che hanno raggiunto i 30. La differenza di età è
dovuta ancora alle resistenze riguardanti il voto femminile ma tale discriminazione viene cancellata
nel 1928. La terza novità è la crisi progressiva del Partito liberale e la grande ascesa del Partito
Laburista. La crisi liberale diventa grave dal 1924 e ancor più nel 1929 quando i laburisti diventano
i principali antagonisti dei conservatori. Cambiano le dinamiche elettorali e dal 1922 al 1929 i
conservatori sono quasi costantemente al governo guidati dal primo ministro Stanley Baldwin e da
Winston Churchill che all’epoca è Cancelliere dello Scacchiere (Ministro delle Finanze). Il
momento più difficile è la grande crisi interna del 1925-26 legata alla difficoltà dell’industria
carbonifera. Il carbone tedesco e polacco sono più a buon mercato di quello britannico. Ne seguono
aumenti delle ore di lavoro agli operai e stipendi più bassi pur di raggiungere i livelli tedeschi e
polacchi ma i sindacati operai si oppongono. Ai primi ’26 gli imprenditori ordinano la serrata delle
fabbriche e i sindacati rispondono con uno sciopero generale che paralizza il Regno Unito per 9
giorni a maggio ’26. A dicembre ’26 i protestanti, stremati, cedono ed è una grave sconfitta perché
ora devono lavorare a condizioni peggiori. Alla lunga sono i conservatori a pagarne le conseguenze
perché hanno appoggiato gli imprenditori. Nelle elezioni del ’29, infatti, sono molto meno votati e
si impongono i laburisti; l’8 giugno 1929 si forma un governo di coalizione presieduto dal laburista
Ramsay MacDonald appoggiato da ciò che resta dei liberali. Durerà a lungo.
3.7 Il biennio rosso nell’Europa
In generale ci fu una ripresa dopo la guerra ma non si può dire lo stesso della Germania, della
Russia e dei nuovi Stati nati dalla dissoluzione dell’impero austro-ungarico. I contrasti politici
tendono a trasformarsi spesso in guerre civili. Tra il 1918 e il 1919 le notizie che arrivano dalla
Russia inducono gruppi socialisti estremisti a coltivare il progetto di costituire una repubblica
sovietica, progetti che hanno un’effimera realizzazione a Budapest, Berlino e a Monaco di Baviera.
Nel marzo del 1919 in Ungheria il governo di coalizione si dimette per protesta contro lo
smembramento del territorio appartenuto all’Ungheria, deciso dalle potenze vincitrici. Si forma così
un governo socialdemocratico, che vuole organizzare una sorta di rivoluzione nazional patriottica.
L’obiettivo è di conservare la massima parte del territorio che apparteneva all’Ungheria sotto
l’Impero Austro-Ungarico e di realizzare una rivoluzione politica, con l’istituzione di una
repubblica di soviet. Per attuare questa operazione i socialdemocratici pensano di ammettere al
governo il capo del Partito comunista ungherese (fondato nel 1918), ovvero Bela Kun che ha
partecipato alla rivoluzione russa. Questi accetta e viene proclamata una Repubblica dei Soviet
d’Ungheria nel 1919. La terra ungherese viene nazionalizzata, con l’intento di gestirla in aziende
agrarie affidate alla direzione collettiva degli agricoltori. Le resistenze di proprietari e contadini
hanno come effetto che la Repubblica ungherese non possa contare sul consenso delle comunità
rurali. Intanto le potenze dell’Intesa affidano il compito all’esercito cecoslovacco e rumeno di
attaccare l’Ungheria e porre fine all’esperienza sovietica. Gli ungheresi, inizialmente, sperano in un
intervento russo. Ma l’attesa è vana e l’esercito ungherese è sopraffatto. La repubblica è dichiarata
decaduta e Kun scappa a Vienna.
In Germania nel novembre 1918 una prima rivoluzione ha costretto Guglielmo II alla fuga e ha
proclamato una Repubblica coadiuvata da membri del Partito Socialdemocratico che sono
d’accordo con gli esponenti di centro e destra moderata. Sono inclini a creare una democrazia
rappresentativa. A Berlino, tuttavia, ai primi di gennaio, scoppia una rivoluzione guidata da Rosa
Luxenburg e Karl Liebnecht, capi della Lega di Spartaco, un gruppo di socialisti di estrema sinistra,
che hanno fondato il Partito Comunista tedesco. La loro idea è quella di fondare una repubblica dei
soviet su stampo russo ma senza commettere quelli secondo loro sono stati gli errori di Lenin. La
loro insurrezione, però, è brutalmente repressa dall’esercito regolare dei freikorps. La violenza è
inaudita e i due rivoltosi sono massacrati senza nessuna pietà. Una brevissima esperienza sovietica
anche in Baviera dal marzo al maggio 1919, dove viene fondata una breve repubblica autonoma ma
a maggio viene repressa nel sangue dai freikorps.
3.8 La Repubblica di Weimar
A Berlino nel 1919 i socialdemocratici vincono le elezioni e si procede a stilare una Costituzione e
cercano accordi con i cattolici dello Zentrum e con il Partito Democratico. Ebert è confermato
presidente della Repubblica e la nuova Costituzione viene promulgata nell’agosto 1919. La
Repubblica è di tipo federale, ha un Parlamento eletto a suffragio universale maschile e femminile e
il governo è responsabile nei suoi confronti. Poiché l’Assemblea Costituente si è riunita nella città
di Weimar la nuova Repubblica di Germania è anche conosciuta come Repubblica di Weimar. I
problemi che deve fronteggiare la nuova Repubblica sono principalmente di due tipi: da un lato
risanare il sistema economico per far fronte anche al risarcimento dei danni di guerra (vedi Piano
Dawes e Piano Young) e dall’altro vi è il profondo disagio da parte dell’opinione pubblica verso la
Repubblica Parlamentare a cui vengono attribuiti gravi limiti e responsabilità. Alcuni gruppi hanno
fedeltà dubbia alla nuova Repubblica, come i simpatizzanti per i sovietici, specie operai, che si
raccolgono nel Partito socialdemocratico indipendente e nel Partito comunista tedesco. Ne seguono
altri tentativi comunisti tra il 23 e il 24 in Sassonia e Turingia, rapidamente repressi. Però
continuano ad agire con la convinzione che i socialdemocratici abbiano tradito la classe operaia.
Ancora più inquieta è l’opinione pubblica di estrema destra (ceto medio, borghesi ma anche alcuni
operai) che ha simpatia per i reduci che si arruolano con i Freikorps (corpi franchi), che si erano
già distinti durante la repressione della rivoluzione spartachista. Per loro la Repubblica nasce da un
tradimento e se non ci fosse stata la rivoluzione che ha costretto Guglielmo II alla fuga non si
sarebbe instaurata. La Germania non ha realmente perso la guerra e forse avrebbe potuto resistere. Il
ragionamento non è molto fondato perché la Germania era parecchio stremata ma il trattamento post
fine guerra così duro sembra confermare la teoria, come anche l’occupazione della Ruhr. Quindi
questi gruppi nazionalisti di destra tentano alcuni colpi di stato presto repressi mentre altri sono di
più ampio respiro. Negli anni seguenti ex militanti dei Freikorps o di gruppi paramilitari di destra
uccidono in due attentati importanti personalità della Repubblica. Dopo questi attentati a Monaco
nel 1923 viene tentato un colpo di stato ad opera di Adolf Hitler inizialmente schierato con il
piccolo partito dei lavoratori tedeschi Dap (partito dei lavoratori tedeschi) di orientamento
nazionalista ed anti semita, successivamente cambia nome in Nsdap (Partito Nazionalsocialista dei
Lavoratori Tedeschi). Hitler riesce ad imporsi come Fuhrer nel 1921, cioè capo indiscusso e la
Nsdap ampia notevolmente i suoi militanti. Ciò è reso possibile dai finanziamenti dai grandi
industriali che apprezzano l’antinazionalismo e la ritrosia contro la Repubblica, senza guardare
troppo alla parte sociale del programma.

(25 punti, tra cui: 1) formazione di una grande Germania; 2) abolizione dei trattati di pace; 3)
abolizione dei redditi non derivanti dal lavoro; 4) confisca dei redditi di guerra; 5) abolizione dei
trust; 6) esproprio dei terreni per finalità collettive; 7) nessun diritto agli ebrei; 8) espulsione degli
immigrati non tedeschi; 9) censura vs giornali che ledano il popolo tedesco; 9) VS corruzione
parlamentare).

La sera dell’8 novembre 1923 fa irruzione con un reparto armato in una birreria di Monaco dove è
in corso una manifestazione nazionalista cui partecipano i capi del governo. Lì dichiara decaduto il
governo di Berlino e tenta di arrestare i presenti che nel caos riescono a fuggire. Ne segue uno
scontro a fuoco dove molti nazionalisti muoiono e poi viene arrestato Hitler. Scontra solo 9 mesi dei
5 anni di carcere e scrive il Mein Kampf (La mia battaglia). Uscito riprende la sua azione politica,
riorganizza il suo partito e nel 1924 ottiene buoni risultati alle elezioni. Dal 1924 i democratici
rimangono abbastanza stabili ma i repubblicani non riescono mai a imporsi veramente e si deve
ricorrere sempre a governi di coalizione.

4.Il fascismo al potere


4.1 Il quadro politico italiano nell’immediato dopoguerra
Dopo il 1918 l’Italia deve affrontare una forte inflazione, problemi di riorganizzazione produttiva e
inquietudine sociale che avvicina l’Italia alla Germania. È terremoto politico sociale è favorito da
due nuove leggi elettorali del 18-19: 1) suffragio universale maschile; 2) rappresentanza
proporzionale con scrutinio di lista. I liberali credono di poter portare la situazione a proprio favore
ma, in realtà, queste regole favoriscono i raggruppamenti politici che hanno salde strutture
organizzative sul territorio e che fanno propaganda. I liberali non hanno, però una struttura partitica
ma si fondano sul solito gioco di personalità. Inoltre, si fanno strada due formazioni politiche, una
appena nata e una da tempo parte del panorama politico italiano, che mostrano di possedere
organizzazioni solide e ben strutturate. La prima formazione è il Partito Popolare Italiano (Ppi),
partito cattolico fondato nel 1919 e guidato da un sacerdote, don Luigi Sturzo (in polemica con la
linea clerico-moderata allora dominante; diversamente da altri suoi compagni di partito, esprime un
giudizio duramente critico nei confronti del fascismo e per questo nel 1924 è costretto ad
abbandonare l’Italia). Al partito aderiscono sia i sostenitori della democrazia cristiana, cioè coloro i
quali ritengono che il primo degli obiettivi che i cattolici devono realizzare sia una nuova politica
sociale, sia i cattolici moderati, che si pongono in linea di continuità con l’esperienza del
cattolicesimo intransigente prebellico e sono scarsamente sensibili alle tematiche relative al
miglioramento delle condizioni dei lavoratori dell’industria o dei contadini piccoli proprietari o dei
braccianti agricoli. L’altra formazione dotata di un’ottima struttura è il Partito socialista italiano
(Psi). Durante il XVI Congresso Nazionale nel 1919, furono stabiliti quattro obiettivi: la
Rivoluzione sovietica come modello Psi; adesione all’internazionale comunista; il ricorso alla
violenza se è necessaria al conseguimento dei propri obiettivi; la demolizione dello Stato borghese,
la realizzazione della dittatura del proletariato e la costruzione di un nuovo ordine comunista.
Questo programma fu chiamato massimalista, ma per il grado di lealtà che il Psi ha verso le
istituzioni del Regno d’Italia, appare dubbio a quella parte dell’opinione pubblica che non condivide
il programma. Tanto il governo in carica all’epoca, guidato da Nitti, quanto il governo successivo,
guidato da Giolitti, sono composti prevalentemente da liberali di vario orientamento, che garantisce
sostegno alla maggioranza liberale. Lo schema, sperimentato per la prima volta nel 1913 col “patto
Gentiloni” (alleanza politica tra cattolici e liberali per contrastare il potere dei socialisti e con cui i
cattolici si impegnano a votare i liberali dove si pensa che la sinistra sia più forte), nel primo
dopoguerra diventa un fattore più o meno permanente del quadro politico italiano. Ma nonostante
questo appoggio esterno, i governi liberali non hanno una maggioranza solida che li sostenga in
Parlamento; sono, dunque, dei governi politicamente fragili, che si trovano a gestire enormi conflitti
socio-politici.
4.2 Le aree di crisi nel biennio 1919-20
La prima area di crisi deriva da quell’opinione pubblica che si sente scontenta per le condizioni di
pace elaborate a Versailles. Il patto di Londra del 1915 aveva stabilito che all’Italia, in caso di
vittoria, toccasse Trieste, Trento e la Dalmazia. Però, nel corso delle trattative, il presidente Wilson
volle fa valere il principio della corrispondenza tra nazioni e Stati. La Dalmazia, una regione a
maggioranza slava, viene assegnata alla Jugoslavia. Incerto, invece, è il destino della città di Fiume
che è a maggioranza italiana ma che, al momento, è sotto l’occupazione di una forza militare. Ciò
viene denunciato dai gruppi nazionalisti italiani, che parlano di una vittoria mutilata (espressione
coniata da D’Annunzio); con ciò si vuol dire che il governo che ha condotto le trattative non ha
fatto abbastanza per difendere gli interessi italiani e non è riuscito a far rispettare il patto di Londra.
Così nel 1919 D’Annunzio si reca nei pressi di Fiume, dove è di stanza un battaglione dell’esercito
italiano che, disobbedendo agli ordini dei superiori, decide di eleggerlo a proprio capo. Viene così
costituita la Reggenza della città e della zona circostante che D’Annunzio dichiara annessa
all’Italia. Il problema si risolve nel 1920 quando Giolitti firma con la Jugoslavia il trattato di
Rapallo che attribuisce la Dalmazia alla Jugoslavia con l’eccezione di Zara che è assegnata
all’Italia. Poiché il trattato stabilisce che Fiume sia una città libera, né jugoslava né italiana, Giolitti
da l’ordine di attaccare la Reggenza del Carnaro (così si chiama il governo imposto da D’Annunzio)
affinché la città sia sgomberata. L’operazione ha successo.
Oltre a ciò, la situazione è difficile per la conflittualità scoppiata nelle fabbriche e nelle campagne.
La presenza di un Partito socialista, che esprime una posizione favorevole alla Rivoluzione
sovietica, incoraggia i sindacati operai e contadini ad assumere posizioni radicali sia nelle modalità
di realizzazione degli scioperi sia nella formulazione degli obiettivi che si cerca di raggiungere. Tra
il 1919 e il 1920 molti operai e braccianti scioperano o per ottenere obiettivi sindacali o per “fare
come in Russia”. La conflittualità agraria si concentra nella Valle Padana e nell’Italia centrale. Si
cerca di ottenere l’imponibile di manodopera, ovvero l’obbligo per i proprietari o gli affittuari di
assumere un numero fisso di braccianti stabilito con i rappresentanti sindacali. Dopo numerosi
scioperi ci si dovette piegare e accettare l’imponibile di manodopera. Intanto anche le campagne
dell’Italia meridionale sono inquiete perché i contadini hanno occupato molte terre incolte. Anche
nelle aree industriali si vive un momento drammatico nell’estate del 1920. Un duro contenzioso
oppone la FIOM (Federazione italiana operaia metallurgici, un’associazione aderente alla
Confederazione generale del lavoro, Cgdl), che chiede aumenti salariali per i lavoratori
metalmeccanici e gli imprenditori del settore, che si oppongono. Così in Lombardia, Piemonte e
Liguria occupano stabilmente le fabbriche. Sotto la guida dei consigli di fabbrica cercano di
mandare avanti la produzione, mentre gruppi paramilitari armati di Guardie rosse presidiano le
fabbriche per difenderle da eventuali interventi dell’esercito. Giolitti, dal canto suo, decide di non
intervenire. Le trattative tra sindacato e imprenditori vanno avanti, finché non viene raggiunto un
accordo che segna la vittoria dei lavoratori perché non solo ottengono gli aumenti salariali e i
miglioramenti delle condizioni di lavoro ma che la produzione sia sottoposta al controllo dei
consigli degli operai. Molti operai, però, si sentono delusi perché sperano in un inizio della
rivoluzione sovietica. Così all’interno del Partito socialista, si forma una corrente, guidata da
Bordiga, Gramsci e Togliatti, che vuole sperimentare la via rivoluzionaria e accusa il resto dei
socialisti di non realizzare la rivoluzione sovietica. Nel 1921 nasce il Partito comunista d’Italia
(separatisi dal Psi). Adesso la sinistra italiana è divisa in due diverse forze politiche e ne perde in
forza.
4.3 La nascita del fascismo
A questo punto gli industriali e i proprietari sono furiosi. Hanno dovuto cedere la libertà di gestire le
loro aziende secondo i criteri che ritengono economicamente più adatti. Poiché i governi liberali si
sono rifiutati di intervenire a loro sostegno, numerosi imprenditori e soprattutto numerosi agrari
cominciano a pensare che sia necessario ricorrere a una forza armata privata, per allontanare o
intimidire gli scioperanti o i manifestanti, e proteggere quei lavoratori che desiderano non aderire
agli scioperi. Perciò si rivolgono a formazioni politiche che dispongono di forze paramilitari e tra
queste vi è il Movimento dei fasci di combattimento. Si tratta di un gruppo politico fondato nel
1919 a Milano da Benito Mussolini. Ex esponente di spicco del Psi, ex direttore dell’Avanti, nel
1914 è stato espulso dal partito per le sue posizioni interventiste, che ha continuato ad esporre sul
Popolo d’Italia, il nuovo giornale da egli stesso fondato con i finanziamenti di grandi industriali,
come Giovanni Agnelli, padrone della Fiat di Torino. I Fasci inizialmente hanno un programma
caratterizzato da patriottismo bellicista e ambizioni di riforma sociale ma in questa forma non
decolla. Mussolini, per guadagnare l’appoggio degli imprenditori, comincia ad accentuare
l’antisocialismo e l’antibolscevismo. Ottiene così altri finanziamenti che gli consentono di far
nascere e diffondere le squadre d’azione fasciste, gruppi agguerriti, che iniziano una lunga e
sanguinosa stagione di azioni a sorpresa, aggressioni e scontri contro i socialisti, i sindacalisti, le
loro sedi e i loro militanti. I fascisti sono tra i primi a sperimentare una sorta di costume distintivo.
La divisa prevede un vestito militaresco, con una camicia nera e abbondanza di simboli mortuari
(come il teschio con le tibie incrociate) e i militanti delle squadre sono spesso molto giovani. Le
tecniche di aggressione sono brutalmente dirette e prevedono armi da fuoco, manganelli ma anche
l’uso dell’olio di ricino per degradare e ridicolizzare gli avversari. Il valore della giovinezza è
esaltato (canzone Giovinezza). Il movimento si presenta come l’unico a interpretare i voleri della
nazione e di raccogliere l’eredità del discorso nazional-patriottico fondato nel Risorgimento. Non
vuole dimenticare i martiri della guerra nazionale. In loro nome vuole ricostruire la grandezza della
nazione. Però per fare la nazione grande bisogna distruggere ogni forma di dissenso e quindi i
socialisti; manifesto disprezzo nei confronti delle istituzioni rappresentative e delle divisioni
partitiche che, secondo il movimento, non farebbero altro che minare la compattezza della nazione.
Si credono gli unici depositari della verità. La violenza è, in un certo qual modo, giustificata.
L’azione politica delle squadre causò 2000/3000 morti tra i socialisti. Nonostante ciò l’opinione
pubblica di estrazione medio e alto borghese lo apprezza molto, lo vede come un movimento forte e
che sa rimettere i socialisti, gli operai e i braccianti al loro posto. Inoltre è visto come un movimento
ricco di ideali, spiritualità e atavismo violento.
4.4 La marcia su Roma
Nel 1921 si tengono nuove elezioni, in cui i Fasci si candidano nelle liste dei cosiddetti Blocchi
nazionali, alleanze di vari gruppi politici che si aggregano ai liberali per tentare di fermare l’ascesa
politica del Ppi e del Psi. I Blocchi nazionali hanno un buon successo, ma non ottengono l’assoluta
maggioranza dei seggi. Però 38 fascisti, tra i quali Mussolini, vengono eletti e possono sedere alla
Camera come deputati. Il primo governo che si costituisce, guidato dall’ex socialista Bonomi, resta
in carica per pochi mesi. Anche meno durano gli altri due governi che gli succedono, guidati dal
giolittiano Facta. Mentre l’area liberale non riesce a darsi una forma organizzativa permanente, né a
garantire stabilità ai governi che esprime, il governo fascista accresce la sua capacità di attrazione. I
Fasci di combattimento nel 1921 decidono di cambiare nome in Partito nazionale fascista (Pnf).
Mussolini è acclamato duce (comandante, dal latino dux, ducis) e le squadre d’azione diventano
una sua forza armata privata incorporate nelle strutture del partito senza il governo dica nulla al
riguardo malgrado l’evidente illegalità. Ma una parte dell’opinione pubblica favorevole al fascismo
tra 21 e 22 comincia a esprimere perplessità sulle azioni violente del partito. Tra l’altro, gli scioperi
sono diminuiti e le continue scissioni nella sinistra italiana gli hanno fatto perdere sempre più forza.
Infatti i socialisti riformisti, guidati da Turati e Matteotti, fondano il Partito socialista unitario (Psu),
che ha un orientamento moderato e rispettoso delle regole parlamentari e cerca l’appoggio dei
governi liberali. Quindi la minaccia bolscevica è oramai inconsistente. Mussolini decide così di
tentare un’audace azione di forza. Nel 1922 si organizza una marcia su Roma, che portasse alle
dimissioni di Facta e a costringere il re ad affidare il governo a Mussolini. Così fu in quanto la
marcia rappresentò un vero e proprio colpo di Stato il 27-28 ottobre 1922. Il re Vittorio Emanuele
III non firmò lo stato d’assedio che Facta gli presentò e per evitare uno spargimento di sangue, fece
marciare indisturbati i fascisti a Roma e affidò il governo a Mussolini. Formalmente l’ascesa di
Mussolini è legale ma di fatto per nulla. Mussolini crea il nuovo governo in due giorni ed è
composto da: 5 fascisti, 3 indipendenti filofascisti, un nazionalista, due popolari, due democratico-
sociali, ex radicali di destra e due liberali. La costituzionalità è infranta e lo sottolinea Mussolini
stesso durante il discorso di presentazione del nuovo governo alla Camera (16 novembre 1922:<<mi
sono rifiutato di stravincere, e potevo stravincere). Il governo ha pieni poteri per il riordinamento
del sistema tributario e della pubblica amministrazione. Questo primo governo è l’inizio della fine
del sistema liberal-democratico.
4.5 Una fase transitoria (1922-25)
Nel dicembre del 1922 viene formato il Gran Consiglio del Fascismo, un organo di raccordo tra il
Partito nazionale fascista e lo Stato. Nel 1923 le squadre d’azione fasciste si trasformarono nella
Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, un corpo militare che rimane collegato al Pnf ma che
essendo istituzionalizzato affianca esercito e carabinieri. In economia si attua una politica liberista
concepita da De Stefani e si adottano tariffe doganali leggere per favorire gli scambi soprattutto di
materie prime legate all’industria metallurgica e siderurgica. Inoltre vuole conservare l’autonomia
decisionale degli imprenditori. Inoltre una politica fiscale che punta tutto sulle imposte indirette
favorendo così le èlite economiche e sociali. I risultati sono complessivamente positivi. Il PIL
cresce, come anche la produzione industriale ed agricola. Inizialmente le retribuzioni industriali
calano ma tra il 24 e il 25 crescono con la crescita dei prezzi. Sempre nel 1923 viene emanata una
nuova legge elettorale, che prevede che la lista che raccoglie la maggioranza relativa ottenga i 2/3
dei deputati alla Camera. L’unico sbarramento da superare per avere la maggioranza è ottenere il
25% dei voti. Nel 1924 sono indette le nuove elezioni, in un clima di violenza che intimidisce gli
elettori e li orienta verso le Liste nazionali, raggruppamenti di coalizione dominati dai fascisti, ma
con un buon numero di liberali di destra ed esponenti cattolici di destra. I gruppi di opposizione
fanno la scelta suicida di presentarsi divisi. Le Liste nazionali trionfano. Ma il segretario del Psu
Matteotti il 30 maggio 1924 pronuncia alla Camera un duro discorso, nel quale denuncia le violenze
e le intimidazioni che hanno caratterizzato le elezioni e ne chiede l’annullamento. Matteotti viene
rapito da un gruppo di fascisti che lo uccidono nascondendo il corpo in una campagna romana, dove
viene trovato due mesi dopo. Sebbene l’ordine sembri non sia giunto direttamente da Mussolini, è
chiaro che la responsabilità politica e morale venga dal suo partito. Le opposizioni decidono di
ritirarsi dal Parlamento e di riunirsi separatamente: è la secessione dell’Aventino (una definizione
che ricorda un episodio della storia dell’antica Roma, con la plebe che si ritira dal colle Aventino
per protestare contro i patrizi). Gli oppositori sperano in un intervento del re che non fa niente.
Inoltre Mussolini tiene un discorso alla Camera in cui si assume provocatoriamente le responsabilità
dell’accaduto. È la fine dello Stato liberale e l’inizio del totalitarismo (con questo termine si
intende: il dominio di un unico partito, una presenza di una ristretta élite politica, l’adozione di
un’ideologia imposta anche attraverso la violenza, un’azione politica volta alla realizzazione di un
nuovo ordine sociale, economico e morale).
4.6 Il fascismo si fa Stato (1925-29)
Nel 1925 si passa allo scioglimento di tutte le associazioni politiche avverse al fascismo, quindi alla
chiusura non dei partiti ma dei loro giornali, oltre che all’arresto dei dirigenti e dei militanti oppure
alla loro aggressione o ostracismo politico. Inoltre vengono approvate le leggi fascistissime tra 25 e
26 che impongono le seguenti misure: il governo è responsabile solo davanti al re e non ha bisogno
del voto di fiducia al parlamento; sono nominati nuovi organismi governativi come il podestà; viene
introdotta la pena di morte per chi attenta la vita dei regnanti o del capo del governo (Mussolini
aveva subito già 4 attentati falliti); i processi relativi alle imputazioni di carattere politico vengono
affidati ad un Tribunale speciale, i cui giudici sono scelti tra gli ufficiali dell’esercito e tra i membri
della Milizia; vengono create le Corporazioni fasciste, ovvero l’organizzazione sindacale fascista,
divisa per mestieri, in cui poteva accedere anche il capitalista; si dichiarano decaduti tutti i deputati
dell’opposizione. Nasce così un regime politico monopartitico. Con la legge del 1928 vi è solo
un’unica lista nazionale, compilata dal Gran Consiglio e gli elettori possono solo approvarla o
respingerla. Per dare un freno all’inflazione, Mussolini decide di applicare la quota novanta, ovvero
che se prima una sterlina inglese valeva 155 lire italiane, adesso ne vale 90. Ciò fu fatto per avere la
rivalutazione della lira (quindi dare un freno all’inflazione, far scendere i prezzi delle importazioni
mentre le retribuzioni industriali seguono un andamento parallelo) ma creò difficoltà alle imprese
esportatrici. Infatti le merci italiane cominciarono a costare di più. La conseguenza fu un
rallentamento dell’economia italiana e la stagnazione del PIL tra 26 e 29. Mussolini vuole arrivare
all’assoluta autonomia dell’economia e della società. promuove una politica di crescita demografica
e la battaglia del grano, cioè un’azione volta a favorire l’autonomia alimentare. Procede
all’innalzamento dei dazi doganali sui cereali nel ’25 e i produttori sono esortati a estendere la
coltura a grano e a usare macchine più moderne. Procede poi alla bonifica integrale soprattutto
nell’Italia centro-meridionali, con risultati parziali. Completa il tutto con un patto con la Chiesa
cattolica. Nel 1923 fu attuata dal ministro della pubblica istruzione, Giovanni Gentile, la riforma
scolastica, che ha riorganizzato i curricula fondandoli sulla preminenza delle materie umanistiche e
ha reso obbligatorio l’insegnamento della religione nelle scuole elementari. Inoltre ha introdotto
l’esame di Stato al termine di ogni ciclo scolastico, un sistema che permette agli istituti privati di
rilasciare diplomi che hanno lo stesso valore di quelli delle scuole pubbliche. Nel 1929 Mussolini
firmò i Patti Lateranensi, ovvero un trattato tra Chiesa e Stato italiano. L’accordo prevede che lo
Stato italiano paghi al Vaticano un’indennità come risarcimento della perdita del potere temporale;
in cambio il papa riconosce lo Stato italiano e accetta di esercitare la sua sovranità solo sul suolo del
Vaticano. L’accordo prevede anche un Concordato, col quale il regime fascista conferma il
cattolicesimo religione ufficiale, impone l’insegnamento della religione cattolica come materia
scolastica e riconosce l’Azione cattolica, unica organizzazione non fascista in Italia. I risultati delle
prime elezioni tenute con il metodo plebiscitario mostrano che il regime incontra l’apprezzamento
degli italiani. Le elezioni del marzo 1929 ottengono che il 90 per cento degli aventi diritto vada a
votare e che il consenso sia del 98 per cento. Successo evidente ma c’è da considerare anche il
clima dittatoriale.

MITI E RITUALI FASCISTI  creazione di una vera e propria mitologia e simbologia per
cementare il senso di appartenenza. Retorica della nazione e dell’anti-nazione (tutti coloro che non
sono fascisti). I più anti-nazionalisti di tutti sono i socialisti e i comunisti che sono per
l’internazionalismo e guardano alla Russia. Il fascismo, invece, esprimerebbe il cuore della nazione
italiana e tutti gli altri sono corpi estranei. Mussolini, infatti, nega sempre che il movimento abbia
una base d’èlite ma è invece nobile e rivolto a tutte le componenti sociali della nazione. Si elabora
un culto funebre per i caduti nelle azioni squadriste che si intreccia con quello per i caduti della
Grande Guerra. Molti ex combattenti partecipano alle azioni squadriste in quanto così possono
ancora riallacciarsi a una esperienza che li ha profondamente segnati. Il culto mortuario è
fondamentale per la creazione di una <<comunione squadrista>>, rinsaldato da un giuramento di
appartenenza che ha carattere mortuario e sacrale. Il sangue dei caduti viene celebrato in forma
spesso lugubre e suggestiva, da cui un’intensa sacralizzazione dell’azione politica. Istituito il culto
della bandiera tricolore (obbligo di saluto ad esso nelle scuole o esposto obbligatoriamente fuori
dagli edifici pubblici in occasioni speciali). Vengono istituite nuove feste pubbliche: festa della
Vittoria, ricorrenza della marcia su Roma, entrata in guerra dell’Italia … etc. Tutto ciò si espresse
anche nella monumentale architettura negli anni ’30. Ricorso al rituale dell’incontro dei capi del
fascismo con le masse osannanti (per mostrarsi come partito rivolto anche alle masse e soprattutto
ad esse). Fenomeno di unione mistica tra folla e capo attorno a un culto della persona del Duce.
5. Civiltà in trasformazione
5.2 La Cina contesa
Dalla situazione di conflittualità interna creatasi nel 1911 dopo la proclamazione della Repubblica
cinese, la Cina ha cominciato a uscirne solo nel 1923 quando il Partito nazionalista cinese guidato
da Sun Yat Sen ricostituisce a Canton un governo nazionale. Esso riceve l’appoggio del Partito
comunista cinese fondato nel 1921 da intellettuali marxisti (fra cui Mao Tse Tung). L’alleanza tra
nazionalisti e comunisti è favorita dall’accordo di Sun Yat con i rappresentanti dell’unione
sovietica. Si forma così un esercito volontario patriottico pronto a combattere contro i signori della
guerra, ovvero i luogotenenti di Yuan Shikai e gli stranieri, cioè i giapponesi. Intanto in Cina cresce
l’influenza del Partito comunista, capace di far leva sul disagio sociale vissuto dagli operai delle
grandi città. Nel 1925 Sun Yat-sen muore. La guida del Kuomintang e dell’esercito passa a Chiang
Kaishek. Quest’ultimo lancia la spedizione contro il Nord, con la quale vuole sconfiggere i signori
della guerra. La spedizione ha successo perché trova il sostegno dei contadini e degli operai. Nel
1927 l’esercito nazionalista entra a Shanghai, aiutato anche dallo sciopero organizzato dai
lavoratori. Questo sciopero dà la conferma a Chiang Kai-shek che l’influenza comunista sta
diventato troppo grande e che è arrivato il momento di liberarsi dei comunisti. Viene così ordinata
una repressione dei comunisti di Shanghai. I militanti e i dirigenti catturati sono immediatamente
giustiziati e si conclude il rapporto con l’Unione Sovietica. Nel 1928 la spedizione contro il Nord è
completata e i signori della guerra sconfitti. Così a Nanchino si forma un nuovo governo
nazionalista che vuole modernizzare la Cina. Ma nell’area che comprende le città di Wuhan,
Nanchino e Shanghai, le attività commerciali e produttive sono ostacolate dalla presenza di estesi
gruppi criminali, verso i quali Chiang Kai-shek ha contratto un debito per l’aiuto nella repressione
anticomunista. La collaborazione con le organizzazioni criminali è una delle critiche che
cominciano a essere rivolte al governo, oltre che al livello di tassazione che grava pesantemente le
attività commerciali per finanziare l’esercito. Intanto nelle aree meridionali operano i gruppi
comunisti che sono riusciti a scampare alla repressione e trovano il sostegno dei contadini. Mao
Tse-tung è ormai il principale dirigente comunista cinese e decide di rovesciare l’impostazione
teorica marxista, identificando le campagne e i contadini (e non le città e gli operai) come i luoghi e
i protagonisti della rivoluzione comunista cinese. Tale scelta è dettata dalla situazione e risulta
vincente in quanto i contadini vengono incoraggiati a espropriare le terre dei grandi proprietari,
lasciando loro la terra che sono disposti a coltivare da soli mentre i piccoli proprietari sono lasciati
stare. Così si formano anche gruppi armati comunisti contro l’esercito di Chiang Kai-shek. Intanto
riprende l’attacco giapponese, impossibile da affrontare perché il loro esercito è più forte di quello
cinese (aggrediscono la Manciuria, ancora nelle mani di un signore della guerra ma si vogliono
spingere anche oltre). Chiang Kai-shek decide quindi di lottare contro i comunisti, anche perché
Mao Tse-tung vuole fondare la Repubblica cinese dei soviet. Tra il 1931 e il 1934 l’esercito
nazionalista sferra cinque campagne di annientamento contro i comunisti. La quinta del 1934
sembra quasi raggiungere l’obiettivo. Ma i comunisti che resistono all’attacco riescono a
raggiungere la regione intorno a Yenan. La marcia dura un anno e viene completata nel 1935. Essa
passa alla storia come: la lunga marcia. Dalla nuova base di Yenan Mao Tse-tung e i comunisti si
presentano come i fautori di una rivoluzione sociale e della resistenza contro l’avanzata giapponese.
Ottengono così larghi consensi nelle campagne, costringendo Chiang Kai-shek a rientrare in
contatto con i comunisti. Nel 1937 si raggiunge un accordo per cui i comunisti rinunciano a dar vita
a una rivoluzione comunista nella zona da loro controllata e in cambio quella zona diventa una
regione autonoma dello Stato cinese e le armate comuniste diventano parte dell’esercito cinese. Nel
mentre i giapponesi sferrano un attacco contro Shanghai e Nanchino.
5.3 Il Giappone imperiale
Nel mentre, il Giappone vive un momento di crescita economica, avviata già alla fine dell’800.
Sistematico intervento dello Stato nel finanziamento delle attività economiche, pressione fiscale sui
redditi agricoli per finanziare il sistema educativo, ammodernare le infrastrutture e potenziare
l’esercito (con implicazioni economiche e politiche). Gli ambiti produttivi legati al mondo militare
sono fiorenti ma anche il settore tessile (cotone e seta). Ma tale crescita dipende dall’assoluta
necessità di contare sul commercio estero, sia per avere le materie prime sia per la vendita dei
prodotti finiti. Da qui nasce l’esigenza di un’espansione verso l’Asia continentale per utilizzare aree
economiche subalterne all’economia giapponese. Si passa così alla dominazione della Manciuria,
Taiwan e Corea. La cultura politica giapponese non è contro le mire espansionistiche anche perché
le principali èlite imprenditoriali e i generali sono d’accordo e sono al vertice del governo
giapponese. Però rimangono sulla carta. Negli anni ’20 il sistema politico attraversa una fase di
democratizzazione autoritaria promossa da un partito di orientamento liberal conservatore
capeggiato da Kato Komei. Nel 1925 viene introdotto il suffragio universale maschile ma anche una
legge sull’ordine pubblico che prevede pene molto gravi per chi non rispetta l’insieme dei principi
che regolano la vita collettiva, cioè il dovere, l’assoluta obbedienza all’imperatore e alle autorità
politiche/religiose e sociali. Nel ’26 muore l’imperatore e gli succede il figlio Hirohito che è aperto
alla collaborazione con l’esercito. Muore anche Kato Komei e gli succede alla Presidenza un
militare che fa cadere le componenti democratizzanti per accentuare gli elementi autoritari. Le
posizioni socialiste e democratiche sono messe a tacere. La militarizzazione del Giappone fu però
disorganico anche a causa delle crisi interne all’esercito. Una crisi ha luogo in Manciuria. Nel ’31 i
militari giapponesi, con un pretesto, fanno scoppiare una guerriglia vs i cinesi in modo da occupare
la zona. Ciò provoca una crisi politica a Tokyo dove nessuno sembra veramente in grado di fermare
i militari. Nel ’31 attaccano Shangai, che tuttavia resiste. Nel ’32 l’esercito giapponese forma il
Manciuko, uno Stato fantoccio sotto un sovrano cinese del tutto formale controllato dai militari.
Diventa uno Stato autonomo ma viene condannato dalla Società delle nazioni; di conseguenza il
Giappone ne uscì. Ciò avvenne a causa dell’estrema debolezza dei partiti politici giapponesi e ne
seguirono colpi di mano da parte di società segrete e attentati contro i principali politici. Il
fallimento di uno dei tanti colpi di stato però non preluse a un ritorno all’ordine ma al mutamento
definitivo. Nel 1937 diviene Primo ministro Konoe Fumimaro, che ha il pieno appoggio di militari e
imprenditori. Ci fu la pubblicazione del Kokutai no hongi, un testo programmatico che affermava la
piena sacralità della figura dell’imperatore e il dovere di ogni giapponese di rispettarlo e obbedirgli.
Questo renderebbe il popolo giapponese superiore a qualunque altro e giustifica la politica interna
autoritaria e la politica esterna molto aggressiva. Si decide di attaccare la Cina, per sottoporla alla
dominazione giapponese. Nel 1937 così si dà avvio all’aggressione militare della Cina. Dopo aver
conquistato Shanghai, l’esercito giapponese passa alla conquista di Nanchino. Qui i militari
giapponesi si abbandonano a esecuzioni di massa dei soldati e dei civili cinesi. Tra il 1937 e il 1938
l’esercito giapponese si assicura il controllo della maggior parte della Cina nordorientale. In Cina si
preparano a resistere con ogni mezzo. In Giappone il dominio militare viene riconosciuto nel 1940
quando tutti i partiti sono sciolti e diventa un regime politico a partito unico.
5.4 L'India di Gandhi
Per quanto riguarda l’India, molti indiani sia indù che musulmani, con formazioni politiche attigue,
cercano forme di cooperazione anche se non varano mai esplicitamente una linea comune
antibritannica. Indù e musulmani durante la Grande Guerra hanno combattuto tra le fila del governo
britannico. Alla fine della guerra ci si aspettava la concessione di qualche forma di autonomia che
non arrivò. In questo periodo emerge così la figura di Gandhi, figlio del Primo ministro di uno
Stato semiautonomo indiano, di religione indù e influenzato dal giainismo, una corrente filosofico -
religiosa che prevede la non violenza integrale. Studia Giurisprudenza a Londra e ha le sue prime
esperienze professionali e politiche in Sudafrica nel 1893, dove viene colpito dalla dura
discriminazione razziale verso i neri e gli immigrati indiani. Inoltre sviluppa l’idea secondo cui
un’azione politica di massa possa essere condotta senza ricorrere alla violenza. Gandhi ritiene che ci
si possa opporre ai soprusi attraverso il ricorso a forme di resistenza passiva e pacifica, un gesto che
richiede altrettanto coraggio e fermezza del ricorso alla violenza poiché bisogna essere pronti a
subire le aggressioni o le punizioni degli antagonisti. L’iniziativa politica prende il nome di
<<satyagraha>>, cioè la fermezza della verità. Le iniziative sudafricane conquistano a Gandhi una
grande popolarità che arriva fino in India. Nel 1918 si impegna per la difesa dei contadini di alcune
regioni dell’India settentrionale e gli fa acquisire il nome di Mahatma, grande anima. Nel 1919
organizza uno sciopero generale per protestare contro la conferma delle leggi eccezionali
britanniche che ha grande successo anche se un reparto militare britannico spara e uccide 400
manifestanti. Il prestigio di Gandhi, suo malgrado, è accresciuto benché ne sia stato molto
addolorato. Cercò anche, come capo del Congresso nazionale, di cercare forme di cooperazione con
la Lega musulmana ma i suoi principali esponenti non credevano nella non violenza. Tra il 1920-
1922 lancia la campagna per la non cooperazione: i notabili devono restituire le onorificenze
ricevute dagli inglesi; gli studenti devono boicottare le università; le elezioni devono essere
dissertate e bisogna bruciare i tessuti inglesi. Lo stesso Gandhi abbandonerà gli abiti occidentali per
indossare il dhoti, il tradizionale abito indiano. Gandhi è anche a favore dell’abolizione della casta
degli intoccabili e dell’emancipazione delle donne e per la loro partecipazione attiva al movimento
indipendentista ed è favore di una collaborazione di tutti gli indiani di tutte le confessioni religiose.
Tuttavia nel 1922 alcuni manifestanti indiani uccidono violentemente dei poliziotti e, turbato
dall’accaduto, revoca la campagna. Gandhi viene arrestato e sconta due anni dei 6 anni cui era stato
condannato. Nel 1924 riprende l’attività politica con l’appoggio di Nehru che vuole spingere verso
la completa indipendenza dell’India. Nel 1930 organizza la marcia del sale. Il sale è essenziale
nell’alimentazione indiana e la sua produzione è posta sotto un rigido monopolio statale al punto
che non si può raccogliere neanche il sale marino che si deposita sulle spiagge. Così Gandhi
organizza una marcia lungo la costa del Gujarat, seguito da una massa di persone, e arrivato alla
spiaggia raccoglie il sale. Molte persone lo imitano e le autorità britanniche non sanno che fare in
quanto le prigioni sono già strapiene di manifestanti. Gandhi viene così invitato a andare a Londra a
parlare con MacDonald, all’epoca Presidente del Consiglio britannico, che non è disposto a fare
alcuna concessione e nemmeno i conservatori, soprattutto con una crisi politica in corso. Winston
Churchill, addirittura, lo discrimina definendolo <<un fachiro seminudo>>. Quando Gandhi torna in
India viene arrestato ma gli atti di resistenza e di insubordinazione vanno avanti. Nel frattempo
Gandhi comincia lo sciopero della fame. Il governo britannico decide così di introdurre la
Costituzione dell’India, che entrerà in vigore nel 1937 e che attribuisce maggiori autonomie ai
governi locali. Per Gandhi non è abbastanza in quanto vorrebbe l’indipendenza indiana.
5.5 Il mondo islamico
Alla fine della Grande Guerra, l’Impero ottomano è ormai dissolto, con la nascita della Repubblica
di Turchia e l’islam è suddiviso in molte entità statali, gran parte delle quali sotto il controllo di
potenze occidentali. Il califfato, che costituiva la massima autorità religiosa, viene abolito
formalmente nel 1924. L’area del Maghreb, dalla Tunisia al Marocco, è sotto controllo francese. La
Libia è sotto il controllo italiano. Nel 1922 l’Egitto riesce ad ottenere dalla Gran Bretagna una sorta
di semi-indipendenza. L’Egitto è una monarchia parlamentare, ma sotto la tutela inglese per le forze
armate, l’amministrazione, la politica estera e la giurisdizione degli stranieri presenti nel paese. I
più importanti stati autonomi sono la Turchia, la Persia e l’Arabia Saudita e però non si capisce a
quale dei tre si debba guardare come modello se si vuole rispettare rigorosamente i principi islamici.
Inoltre Sudafrica, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Stato libero d’Irlanda e Terranova (isola
canadese) entrano a far parte del Commonwealth britannico, per cui sono riconosciuti come stati
autonomi ma devono preferirsi come partner commerciali la GB.
ARABIA SAUDITA nel 1902 Abdul Aziz Saud, capo di un principato tribale, ha conquistato
Ryad autoproclamandosi imam e capo dei wahhabiti. Il suo potere si basa sull’esercito e sul fatto di
essere contemporaneamente capo religioso. Basa la sua influenza su una fitta rete di relazioni
personali e matrimoniali attraverso le quali si imparenta con le personalità più potenti e influenti
della penisola arabica sotto il suo nuovo Regno dell’Arabia saudita. Tuttavia esso soffre di
arretratezza economica anche se negli anni ’30 la Standard Oil statunitense inizia a interessarsi alla
zona per scavi petroliferi.
TURCHIA nel 1923 è proclamata la Repubblica turca di cui presidente a vita Mustafà Kemal.
Inizialmente la vita politica segue una linea pluralistica ma nel ’25 Kemal mette fuori legge gli altri
partiti e diventa un sistema autoritario a partito unico. Nel ’37 ciò viene formalizzato con una
Costituzione. Parallelamente crea un culto del grande capo e una legge del ’34 gli attribuisce il
titolo di Ataturk, cioè padre dei turchi. La sua immagine diventa di culto; prende a modello l’Italia
fascista e la Russia comunista. Inoltre si indirizza verso una modernizzazione istituzionale,
economica e sociale. Ciò ha avuto inizio con la Tanzimat con la decisa laicizzazione della Turchia
su modello occidentale. L’Islam smette di essere religione di Stato nel 1928 e si adotta l’alfabeto
latino, tra le tante cose. Punto essenziale è la legislazione relativa alle donne che, secondo il nuovo
diritto di famiglia del 1926, godono della parità dei sessi, è sconsigliato l’uso del velo e dal ’34
hanno il diritto di voto (e possono anche essere elette in Parlamento). Questo processo è
accompagnato da un forte nazionalismo turco per cui paradossalmente parlare turco ed essere
musulmani è ciò rende veramente turchi. Però all’interno ci sono ribellioni, specie fra i Curdi che
dissentano per due motivi principali: politico-> vogliono un Kurdistan indipendente e non
frammentato come allo stato presente; religioso-> sono contro la laicizzazione in quanto musulmani
osservanti e sono con loro anche i musulmani più intransigenti fuori dalla Turchia. Scoppiano
numerose ribellioni curde che sono sempre represse nel sangue.
PERSIA dopo un periodo di semianarchia del 1911, è sotto il quasi completo controllo russo-
britannico. Nel ’23 Reza Khan si impone come nuovo shah, instaura un regime dittatoriale
seguendo come modello la Turchia. Quindi varò un piano di centralizzazione e modernizzazione
diminuendo drasticamente il peso della componente religiosa del paese. Introdusse nuovi codici
giuridici, riformò il sistema educativo ed abolì l’uso del velo alle donne. La laicizzazione fu
aspramente criticata dalle autorità religiose anche a seguito di un cattivo andamento economico
considerato troppo sottomesso all’influenza delle compagnie occidentali straniere (soprattutto nel
settore petrolifero). Ciò causò malcontento e la popolazione iniziò a riunirsi attorno al cuore
religioso in quanto portatore di un’istanza identitaria molto forte e sentita (specie nelle aree rurali).
PALESTINA nei primi del ‘900 un numero crescente di ebrei provenienti dalla Russia vi si
trasferisce, sia in città (Tel-aviv) sia nelle campagne dove comprano terre da coltivare. Molti di loro
sono socialisti e attuano il principio della proprietà collettiva della terra. Dopo la Dichiarazione di
Balfour del ’17 che ha promesso al movimento sionista una patria ebraica in Palestina e dopo che la
GB ha il controllo sull’area, le emigrazioni ebree riprendono anche più di prima dopo la WW1. È
permesso agli ebrei di costituire formazioni paramilitari per difendersi dalle aggressioni degli arabi i
quali sin dagli anni ’20 sono fomentati anche dagli intellettuali e dalle autorità religiose che
vogliono gli ebrei fuori dal paese. Ciò ha una componente nazionalista ma anche religiosa perché
gli ebrei sono visti come miscredenti cristiani. Negli anni ’30 le due componenti sono collegate
dalla figura dello sceicco che istituisce un’Associazione musulmana e una campagna di
predicazione in nome del “vero Islam” e VS la modernizzazione dei costumi. Si inneggia alla jihad
contro gli ebrei e all’espulsione degli inglesi. Tra il ’36 e il ’38 ha luogo una grande rivolta degli
arabi palestinesi schiacciata militarmente dagli inglesi che impongono un’amministrazione militare
britannica e dal ’39, però, limita anche i flussi ebrei per placare gli animi. Entrambe le comunità
continuano ad avere formazioni paramilitari e non vogliono trovare nessuna forma di accordo in
vista della formazione di uno Stato plurietnico.
5.6.1, L’AFRICA COLONIALE dopo la sconfitta della Germania i suoi domini coloniali sono
spartiti tra i vincitori e la violenza contro la popolazione non viene meno. Un esempio ne è il
Sudafrica, dove vige il durissimo regime discriminatorio dell’Apartheid che dal ’48 è reso ufficiale.
Si cerca di protestare con il Congresso nazionale africano e dal ’44 con la Lega giovanile del
Congresso nazionale africano di cui fa parte anche Nelson Mandela che guarda a Gandhi come
modello. Egli era un giovane studente di giurisprudenza ed era pro la non violenza. Per ora le
ribellioni, però, sono ininfluenti.
5.6.3, L’AMERICA LATINA dopo la WW1 gli USA diventano i principali partner commerciali
e conquistano il monopolio di diverse produzioni agricole e minerarie. Anche la
commercializzazione dei prodotti è in mano a società statunitensi. Inizialmente gli USA appoggiano
i governi liberal-conservatori che combattono contro istanze maggiormente favorevoli a una
maggiore giustizia sociale. Dagli anni ’30 Roosevelt proclama una politica di disimpegno militare
per cui molte aree sono sgombrate tranne una base di Cuba e il canale di Panama al fine di
controllarlo. Negli stessi anni la crisi economica e l’appoggio, in taluni casi, degli USA favoriscono
l’insorgenza di dittature militari un po’ ovunque, con l’eccezione di Messico e Argentina (dove
scoppiano rivoluzioni sociali per ottenere migliori condizioni, specie nelle campagne e spesso anche
violente guerre civili, senza farsi mancare nemmeno Colpi di Stato-> in generale migliorano le
condizioni economiche, specie in Argentina).
6. La crisi economica e le democrazie occidentali
6.1 la crisi del ‘29
La seconda metà degli anni Venti per l’economia statunitense segna un periodo di prosperità.
Cresce la produzione industriale – soprattutto quella dei beni di consumo durevole, cioè i beni per
uso privato e domestico che hanno una certa durata, come l’automobile, il frigorifero, la radio,
l’aspirapolvere o la lavatrice. Molti consumatori li comprano grazie alle rate e ai prestiti che
contraggono con le banche. Comunque sia, il mercato ha un segno favorevole, la domanda è in
aumento, la produzione cresce, crescono i salari e i profitti. Però i beni durevoli durano nel tempo:
una volta che una famiglia ha comprato un frigo, che è un oggetto costoso, lo sfrutta finché può.
Quindi questo tipo di mercato ha un ritmo di sostituzione delle merci basso. È un mercato che tende
a saturarsi. Esplode all’inizio quando nessuno ha il frigo o l’aspirapolvere e poi la domanda tende a
rallentare. Ciò si ripercuote sull’economia. Gli imprenditori, i finanzieri, i risparmiatori non
riescono a vedere subito questa dinamica. Inoltre tutti sono invitati ad acquistare titoli azionari
emessi dalle imprese. Intorno al 1927-8 mentre il mercato dei beni durevoli si va saturando, il
mercato borsistico va avanti. I risparmiatori e gli operatori continuano a dare per scontato che il
valore delle azioni continuerà a crescere e si continua a comprare azioni. Si crea così la bolla
speculativa per cui il valore delle azioni cresce indipendentemente dalle condizioni reali delle
aziende. Nel 1929 gli operatori della Borsa di New York (ovvero Wall Street) si rendono conto che
non c’è collegamento tra l’andamento economico della produzione e delle vendite, cominciano a
vendere le azioni. Tali vendite aumentano di giorno in giorno fino a far scattare il panico tra i
risparmiatori che vedono il valore delle loro azioni scendere vertiginosamente. Il valore crolla del
tutto il 29 ottobre del 1929, passato alla storia come il martedì nero della Borsa di Wall Street. Ciò
si ripercuote anche sulle banche. I prestiti concessi sono a medio lungo termine, quindi
nell’immediato non c’è speranza di ottenere i soldi indietro dai debitori. La piccola banca ha
difficoltà a pagare interessi sui depositi, cioè sui soldi che i risparmiatori hanno messo sui loro
libretti o conti correnti. Quando poi si rendono conto che la banca non può dare né interessi né i
soldi depositati, si creano file davanti agli sportelli bancari con i risparmiatori che rivogliono i loro
risparmi ed esplode il panico. Stessa scena si verifica nelle grandi banche. Le imprese statunitensi
sono con le spalle al muro sia per la flessione della domanda sia per la crisi bancaria non hanno più
soldi per mandare avanti la produzione, acquistare le materie prime o pagare gli stipendi. Hanno
solo poche soluzioni: chiudono o rallentano la produzione; in entrambi i casi devono licenziare gli
operai o diminuire le retribuzioni e abbassare i prezzi. Ha inizio così la grande depressione.
L’economia statunitense si trova in ginocchio e di conseguenza le economie europee sono scosse
dalla crisi. Questo effetto è causato dallo stretto collegamento che nella seconda metà degli anni
venti si è creato tra il sistema finanziario statunitense e quello tedesco, e per quella via tra il sistema
statunitense e quello britannico, francese, italiano e di altri paesi europei attivato dal Piano Dawes
del 1924. Le banche e i risparmiatori statunitensi smettono di investire in titoli tedeschi perché non
possono farlo e le banche tedesche vanno in crisi, non possono più restituire i soldi agli operatori
finanziari. Ciò si ripercuote anche sulle industrie tedesche che non ricevono più prestiti. Dinamica:
diminuzione produzione-> disoccupazione-> diminuzione salari-> crollo della domanda->discesa
dei prezzi. Analoga in Francia, Italia e Gran Bretagna, che è costretta svalutare la moneta che fino
ad allora era stata considerata come la più stabile e bade del sistema del gold exchange standard
(emissione di cartamoneta sulla base delle riserve auree britanniche). Come prima risposta per
fronteggiare la crisi diversi governi adottano la soluzione di svalutare le monete per far costare
meno i prodotti esportati all’estero ma il gioco è troppo scoperto e i vari governi reagiscono alzando
i dazi doganali. Il malcontento e la povertà sono ovunque, c’è un’impennata dei suicidi e si
vogliono risposte politiche immediate. In alcuni paesi di conseguenza c’è stato il rinsaldamento
delle strutture democratiche, in altri la loro distruzione.
6.2 Il ‘’ New Deal ‘’di Franklin Delano Roosevelt
Poco prima del martedì nero, il repubblicano Hoover è diventato presidente degli Stati Uniti nel
marzo 1928. Egli era convinto che l’economia statunitense fosse saldissima e che presto avrebbero
addirittura abbattuto la povertà. Naturalmente la crisi del ’29 lo coglie impreparato. L’unica cosa
che fa è autorizzare prestiti diretti a banche e aziende ma questi aggrava la situazione perché è
convinto che la sua amministrazione debba preoccuparsi di conservare in pareggio il bilancio dello
Stato. Perciò, a fronte delle maggiori uscite dovute a prestiti, taglia altre spese pubbliche e aumenta
la pressione fiscale. Sottrae così altre risorse finanziarie all’economia. La gente è disperata. Chiede
che il governo conceda dei sussidi di disoccupazione. Ma Hoover rifiuta. Nel 1932 a Washington
arrivano migliaia di disoccupati che chiedono un sussidio, accampandosi in baraccopoli chiamate
Hoovervilles. Il presidente fa intervenire l’esercito per allontanarli. Hoover diventa così sempre
meno popolare e con lui il Partito repubblicano (conservatore, centro-destra, creato per contrastare
lo schiavismo del Sud) perde consensi. Ma nel 1932 si ricandida lo stesso e di fronte ha un
candidato democratico, Franklin Delano Roosevelt, ex governatore di New York e cugino di
Theodore Roosevelt, presidente USA dal 1901 al 1909. Durante la campagna elettorale Franklin
Delano Roosevelt promette agli elettori un New Deal for the American people (un nuovo patto per
il popolo americano). La sua strategia elettorale, favorita anche dall’impopolarità di Hoover, risulta
vincente e nel 1933 diventa Presidente. Agisce in modo pragmatico, sperimentando varie soluzioni.
Ma la sua idea principale è che lo Stato deve intervenire attivamente nell’orientare e indirizzare le
attività economiche. La sua azione di governo, New Deal, si muove su 4 principali direzioni:
1) riordino del sistema bancario, con l’attribuzione della Federal Reserve (la Banca federale) di
maggiori poteri per monitorare e sanzionare le banche che seguano politiche creditizie troppo
pericolose e la costituzione di un’agenzia federale di monitoraggio sulla Borsa di Wall Street;
2) sostegno a gruppi sociali in difficoltà che comprende fondi agli Stati o alle amministrazioni locali
che intendano attuare programmi di assistenza ai disoccupati o ai poveri e il sostegno creditizio a
coloro che non riescono a pagare le rate del mutuo;
3) programma di lavori pubblici, che porta l’assunzione di diversi disoccupati;
4) la costituzione della National Recovery Administration, un’agenzia federale incaricata di
coordinare le relazioni tra imprenditori e sindacati per orientare i livelli di produzione, dei prezzi e
delle retribuzioni industriali. La legge viene bloccata dalla Corte Suprema ma R. risponde con il
National Labor Relations Act (1935) che riconosce i sindacati come interlocutori istituzionali
incaricati di rappresentare collettivamente i lavoratori nelle trattative con gli imprenditori. Viene
inoltre istituito un primo sistema nazionale di previdenza e assistenza, che prevede il pagamento di
sussidi di disoccupazione per metà a carico dello Stato centrale, per l’altra metà dei singoli Stati e
l’organizzazione di un piano per le pensioni di vecchiaia, che però è parziale, poiché ne sono esclusi
i lavoratori agricoli. Si riduce così la disoccupazione, si rilancia la produzione e si stimola la ripresa
dei prezzi e dei salari. L’azione del presidente, sul piano politico, serve a ridare fiducia nelle
istituzioni, consolidando il consenso attorno alla sua figura e al Partito democratico. Per la prima
volta i democratici riesco ad attirare i voti dell’elettorato nero. Lo votano anche i bianchi del sud un
po’ per tradizione e convinti che ciò migliorerà l’economia e pure le masse urbane e i sindacati.
Roosevelt nel 1936 si presenta di nuovo alle elezioni e stravince. Nel 1940 otterrà il terzo mandato e
nel 1944 il quarto.

FDR così è chiamato Roosevelt. Si propone come un presidente rassicurante e amichevole


tramite le trasmissioni radiofoniche rivolte a tutta la nazione, dette fireside chats (conversazioni al
caminetto). Ne fa in tutto 13 per non essere troppo invadente. Sono annunciate molti giorni prima e
tenute il 22 di domenica sera quanto ci sono i massimi ascolti e durano dai 15 ai 45 minuti.
Riscuotono tantissimo successo e finisce che riceve tantissime lettere alla casa bianca per lo più
favorevoli. Il presidente scende dal suo piedistallo e si mostra più vicino alle persone. Non si può
dire di tutti perché gli afroamericani spesso non hanno le radio. Inoltre non si fa molto nemmeno
perché sia istituita una legge contro i linciaggi dei neri o anche solo per migliorare i loro diritti
civili, sociali e politici. Il New Deal non affronta in modo diretto la questione della discriminazione
razziale perché farlo significherebbe perdere voti al sud e centro. Le donne, che ora hanno il diritto
di voto, sono piene interlocutrici del presidente ma il loro ruolo è contraddittorio, così come
l’immagine ideale di femminilità che viene proposto (donna regina della casa ma anche seducente e
autonoma e principali interlocutrici delle pratiche di consumo). È vero però che tra il 1910 e il 1940
il tasso di occupazione cresce e rimane su uno stabile 25% della popolazione attiva nei settori
classici (industria, agricoltura) ma anche nel settore pubblico e privato. Inoltre migliora l’istruzione
femminile e sono sempre di più le donne che hanno conseguito il diploma superiore o che
addirittura si laureano. Si mette in carreggiata anche l’attivismo politico di molte donne nelle
associazioni sindacali, come la first lady che si mostra anche a favore della popolazione
afroamericana e a favore del movimento per i diritti civili. Non meno importante è Frances Perkins,
ministro del lavoro una delle massime esperte della legislazione sul lavoro e che costituì
attivamente il New Deal. Si parla sempre di donne delle classi medie o alte, le donne povere ci sono
ancora e sono tantissime. Tuttavia il Nuovo corso ridà speranza e fa sentire meno sole grazie ai
sussidi per la maternità.
LE DEMOCRAZIE EUROPEE
REGNO UNITO resiste abbastanza bene alla crisi, anche se non ai livelli degli USA. Nel 1929
si tengono le elezioni per il Parlamento e il Partito labourista aumenta voti e raddoppia i seggi; può
formare così un governo di coalizione presieduto dal labourista MacDonald appoggiato da ciò che
resta del Partito liberale. Affrontano la crisi economica con tagli alla spesa pubblica, aumento della
pressione fiscale, prelievi sugli stipendi dei dipendenti pubblici ma l’economia non si riprende
granché. La disoccupazione aumenta come le proteste. macDonald tenta di ampliare la base del
governo con un’alleanza nazionale che includa i conservatori e procede a svalutare la sterlina. Il
Partito labourista non approva tale linea e lo sbatte fuori (lui crea nuovo Partito). Nelle elezioni del
’31 hanno molto successo, di conseguenza, i conservatori che come primo atto rinsaldano i rapporti
economici con i Dominions, consentendo un miglioramento degli scambi commerciali e
dell’economia. Vincono anche le elezioni del ’35 e negli anni seguenti si formano sempre governi
conservatori che riducono le imposte sui redditi e i prelievi dai dipendenti pubblici.
FRANCIA il quadro politico è molto instabile. Dal ’29 al ’36 si susseguono 20 governi. Nel ’34 i
comunisti si alleano con i socialisti e nel ’36, visto il successo elettorale del Partito comunista, il
fronte che hanno costituito ottiene la maggioranza dei seggi. Si costituisce un governo presieduto
dal socialista Blum che punta alla nazionalizzazione dell’industria bellica, meccanismi di controllo
statale delle banche, accordi tra imprenditori e lavoratori e migliori condizioni di lavoro e paga per
questi ultimi. Però gli imprenditori reagiscono alzando il prezzo dei prodotti, ne segue l’inflazione e
quindi l’aumento dei salari è vana. L’economia non decolla e il disagio dilaga ovunque. Il consenso
attorno a Blum si spegne. Nel ’37 Blum chiede pieni poteri in materia finanziaria per varare un
piano di emergenza ma non gli è permesso. Seguono rapidi governi molto fragili perché ci sono
troppo dissensi di opinione tra socialisti e comunisti in merito alla gestione della politica economica
e la valutazione della situazione internazionale.
7. Nazismo, fascismo, autoritarismo
7.1 L’ascesa del nazismo
La grande crisi del ’29 colpisce la Germania con durezza. L’economia tedesca dipende dai
finanziamenti che vengono dagli Stati Uniti e quando l’economia statunitense va in crisi il sistema
economico tedesco sprofonda. La produzione industriale e agricola crollano e aumenta il tasso di
disoccupazione. La disperazione si mescola alla rabbia. Nel mentre i governi che si succedono dal
1930 al 1932 non riescono a trovare una linea politica economica adeguata alla gravità della
situazione. In questo contesto il piccolo partito fondato da Hitler (Nsdap, partito nazionalsocialista)
riscuote un consenso crescente. Il nazismo costruisce il suo successo su tre elementi primari: un
nazionalismo aggressivo, un razzismo estremo e una capacità di tradurre la sua aggressività verbale
in concreti attacchi fisici a coloro che essi definiscono i nemici del popolo tedesco. Inoltre il
nazionalismo soffia sul fuoco del risentimento contro le condizioni imposte alla Germania dal
trattato di Versailles. Infatti moltissimi in Germania pensano che l’onore della nazione tedesca sia
stato offeso e che la Germania non è l’unico paese responsabile. I nazisti affermano di conoscere i
veri responsabili delle sofferenze del popolo tedesco. Questi responsabili non sono solo le potenze
straniere e i partiti della Repubblica di Weimar, che non hanno saputo difendere gli interessi della
nazione, ma sono soprattutto i comunisti e gli ebrei. Le aggressioni sono largamente tollerate dal
governo e dalla polizia. Fanno capire che loro <<fanno sul serio>>. Il profilo sociale dei militanti
dice molto: sono quasi tutti giovanissimi e vedono nel nazismo anche un’occasione di rivolta
generazionale contro una casta politica vecchia e inefficiente. I principali personaggi nazisti sono
più giovani di Hitler, che nel ’33 ha 40 anni (Goebbels, Himmler… etc). Inoltre la fascia tra i 35 e i
40 anni è quella che ha vissuto la Grande guerra ed è quindi estremamente sensibile alla propaganda
nazista. I sostenitori, oltre che essere giovani studenti, vengono anche dalla classe operaia, dalla
classe media e dai liberi professionisti. Dopo crisi di governo Hitler nel ’32 diventa Primo ministro
e nel ’33 forma un governo di coalizione. Neanche un mese dopo, in circostanze mai del tutto
chiarite, la sede del Parlamento viene bruciata. La responsabilità viene attribuita ai comunisti e
Hitler sfrutta l’occasione per sospendere i diritti costituzionali (libertà di stampa, di associazione e
di espressione) e per ordinare alla polizia di arrestare i dirigenti e i militanti comunisti. Il Partito
comunista viene dichiarato fuori legge e il Parlamento approva il decreto legge che Hitler ha
presentato e che gli concede pieni poteri. È la fine della Repubblica di Weimar e l’inizio del Terzo
Reich. Tutti coloro che si oppongono a Hitler vengono arrestati e chiusi nei campi di
concentramento. I sindacati ancora esistenti, invece, sono costretti a confluire nell’unica
organizzazione ammessa, ovvero il Fronte tedesco del lavoro (Daf), sindacato controllato dal Partito
nazista.
7.2 Le strutture del regime nazista
Tra il ’33 e il ’34 si procede al cosiddetto allineamento o coordinamento, cioè una serie di leggi che
segnano i passi su cui si muove il Terzo Reich. Vanno in cinque direzioni:
a) repressione delle opposizioni e costruzione di un sistema a partito unico;
b) riassetto dei poteri istituzionali;
c) ridefinizione degli equilibri interni al Partito nazista;
d) costruzione di un sistema associativo totalitario;
e) definizione dei rapporti con le chiese.

Hitler ordina lo scioglimento di tutti i partiti non nazisti (socialisti e Zentrum cattolico dopo un
concordato del ’33). Gli oppositori non ancora piegati vengono arrestati e rinchiusi in campi di
concentramento; il primo è quello di Dachau del ’33. Nel maggio ’33 i sindacati sono costretti a
confluire nel Fronte Tedesco del Lavoro, unica organizzazione ammessa. Sempre nel 1933 la Nsdap
viene proclamata l’unico partito legalmente ammesso. La Germania non ha più carattere federale
ma diventa uno Stato rigorosamente controllato dai poteri centrali. Nel 1934, alla morte del
presidente Von Hindenburg, la carica di presidente del Reich è cumulata con quella di capo del
governo e attribuita a Hitler. Al fianco delle SA (squadre d’assalto), vengono costituite le SS
(Squadre di protezione), la cui funzione originaria è quella di proteggere la persona di Hitler e i
dirigenti del Partito nazista. Le SS si dotano anche di una loro divisa, come i fascisti, nelle quali
domina il colore nero. Ma le SA e il loro capo Rohm vorrebbero più potere e sostituire l’esercito
tedesco. Hitler è in disaccordo perché non vuole inimicarsi i quadri direttivi dell’esercito e teme che
il potere di Rohm possa crescere troppo ed entrare in concorrenza con il suo. Per questo ordina alle
SS di uccidere Rohm e i dirigenti principali delle SA. L’operazione passa alla storia come la Notte
dei lunghi coltelli (30 giugno 2 luglio 1934). La SA continua a esistere in posizione subordinata
alle SS, i cui capi sono Himmler e Heydrich, cui viene affidato anche il controllo della Gestapo,
cioè la polizia segreta di stato e dei servizi segreti. Oltre che la loro funzione intimidatoria verso
chiunque non sia d’accordo, le SS diventano poi i responsabili dei campi di concentramento. Nel
’34 si forma un reparto militare delle SS, cioè le Waffen SS, un corpo militare autonomo
dall’esercito. Per potenziare l’esercito, viene reintrodotta la circoscrizione obbligatoria e vengono
potenziate le attrezzature belliche. Nel 1932 viene accordata alla Germania una sospensione dei
pagamenti previsti dal Trattato di Versailles. Hitler coglie l’occasione per interrompere i pagamenti.
Il consenso intorno al regime aumenta, considerando anche che grazie ai lavori pubblici viene
riassorbita la disoccupazione. Nel 1933 la Germania esce dalla Società delle Nazioni e occupa
militarmente la Renania, andando ulteriormente contro gli accordi del Trattato di Versailles.
7.2.4 Sistema associativo totalitario-> vengono costituiti organismi che inquadrano i ragazzi
(Gioventù hitleriana) e le ragazze (Fanciulle o Lega delle ragazze tedesche) dall’adolescenza alla
giovane età, per poi far trovare loro un’occupazione lavorativa o il servizio militare. I lavoratori e le
lavoratrici sono inquadrati nel Daf, l’organizzazione sindacale nazista che opera come organismo di
mediazione tra lavoratori e imprenditori. Dipende dal Daf anche l’organizzazione Forza attraverso
la gioia, che organizza il tempo libero e propone pacchetti vacanze o un’auto accettabile. La chiesa
luterana, inoltre, dà sostegno al regime nazista mentre i rapporti con la Chiesa sono più complessi
(ma concordato nel ’33). Tuttavia lo svolgersi degli eventi porta Pio XI nel ’39 a condannare
duramente il nazismo con due encicliche. Poi però muore e Pio XII non dà sviluppo alle sue
posizioni.
7.3 L’edificazione della ‘’Volksgemeinschaft’’ (comunità nazionale)
Attuano una politica economica molto efficace che si concretizza in un vasto piano di lavori
pubblici e con il rilancio dell’industria bellica. Presupposto necessario di ciò è l’interruzione dei
pagamenti per le riparazioni ai vincitori. Sfruttano la sospensione temporanea del ’32 e non pagano
più nulla (conferenza a Losanna). Il bilancio statale è così libero da una pesante voce in passivo. I
risultati di questa politica sono eccezionali perché l’economia migliore e si ottiene il pieno impiego
tedesco (radice del vasto consenso). Tuttavia questo sistema non può durare a lungo (tutto a favore
dell’industria bellica); però in ciò è implicito preparare la Germania per la guerra di espansione,
grazie alla quale si potranno prendere nuove risorse e nuove occasioni di impiego, naturalmente
tutto a spese degli occupati ma per un popolo convinto di essere superiore non conta (ideologia
nazista). Non a caso nell’ottobre ’33 la Germania esce dalla società delle nazioni. Il riarmo
dell’esercito era stata una violazione dei trattati di pace, come anche l’occupazione successiva del
’36 della Renania che avrebbe dovuto restare una zona smilitarizzata. Si cerca anche di aumentare
la natalità della razza ariana. Tale politica è attuata attraverso la concessione di prestiti matrimoniali
alle giovani coppie, l’introduzione di benefici fiscali per le famiglie più numerose e l’introduzione
del sistema di assegni familiari. I risultati si vedono e infatti la Germania è l’unico paese in cui il
tasso di natalità riprende a salire. Viene anche repressa l’omosessualità maschile e misure
antinataliste applicate a quegli individui (malati di mente, disabili, criminali) che sono ritenuti
incapaci di assicurare un’adeguata riproduzione della comunità nazionale. Così tra il 1933 e il 1945
vengono sterilizzati molte persone tra uomini e donne. Dal 1939 si fa ricorso all’eutanasia per scopi
eugenetici. Tale programma di annientamento, poi abbandonato nel 1941 per le proteste del
vescovo di Munster, portò alla morte di molte persone anche di razza ariana, affette da malattie,
oppure vecchie e senza assistenza, o handicappati. Le prime vittime del programma furono bambini
handicappati di età inferiore ai tre anni, figli di coloro che erano sfuggiti alla sterilizzazione negli
anni precedenti. Nel corso del programma viene usato per la prima volta un gas tossico. Nel 1933
vengono emanate delle leggi che decretano l’esclusione degli ebrei dalle amministrazioni pubbliche,
dei medici ebrei dalle strutture sanitarie pubbliche e degli avvocati ebrei dall’Ordine degli avvocati;
inoltre si proibisce loro di praticare la professione di giornalista e si limita il numero di bambini e
ragazzi ebrei ammessi nelle scuole e nelle università tedesche. Nel 1935 a Norimberga vengono
approvate due leggi: una – la Legge sulla cittadinanza del Reich – distingue tra cittadini a pieno
diritto, quelli di sangue tedesco, e i membri dello Stato privi di diritto, tutti gli altri, tra cui gli ebrei
(è definito ebreo chi ha almeno tre nonni di razza ebraica); l’altra legge – la Legge per la protezione
del sangue e dell’onore tedesco – proibisce il matrimonio e i rapporti sessuali tra ebrei e tedeschi
ariani. Inoltre si impone il licenziamento definitivo di tutti i docenti universitari, i professori, i
medici, gli avvocati e i notai ebrei che ancora siano in servizio presso amministrazioni pubbliche.
Vengono costretti ad apporre una J su passaporti e carta di identità per segnalare di essere ebrei.
Dopo l’uccisione di un diplomatico nazista assassinato a Parigi da un diciassettenne ebreo, il 10
novembre 1938 passa alla storia come La Notte dei Cristalli: 7mila negozi di proprietà di ebrei
vengono devastati e saccheggiati; 91 ebrei uccisi; 200 sinagoghe bruciate e molti ebrei arrestati e
internati nei campi di concentramento. Viene anche approvata una legge che esclude bambini e
ragazzi ebrei dalle scuole tedesche. I 300 000 ebrei che sono rimasti non concepiscono una tale
violenza perché hanno combattuto valorosamente durante la WW1 e, in ogni caso, parlano tedesco e
si sentono culturalmente tedeschi. Nel 1933, subito dopo aver preso il potere, i nazisti
organizzarono un teatrale e pubblico rogo di libri prodotti da intellettuali ebrei o da autori che
esprimevano parere contrario al regime nazista.

La costruzione della nuova Germania passa anche attraverso una drastica epurazione della
produzione culturale, come teatrali roghi di libri. Nel ’37, inoltre, ci fu una mostra-gogna della
cosiddetta arte degenerata che incluse artisti come Chagall, Kandiskij e Paul Klee. Era più
apprezzata l’arte di tipo conservatore e regressivo.
7.4 Il fascismo italiano negli anni trenta - Uno dei principali modelli che hanno direttamente
ispirato i nazisti è stato il fascismo. La crisi colpisce l’economia italiana con una violenza minore di
quella manifestata in Germania, perché l’Italia ha rapporti meno diretti con l’economia statunitense.
Ma anche qui la crisi si fa sentire con una contrazione delle esportazioni, una diminuzione della
produzione e un aumento dei disoccupati.
Mussolini affronta il programma organizzando lavori pubblici. La ripresa dell’economia italiana,
evidente dalla metà degli anni Trenta, induce il regime fascista a tentare: l’autarchia per
incoraggiare consumatori e produttori ad avvalersi di risorse, materie prime e prodotti italiani; la
corporativa attraverso un sistema di organismi ai quali fanno capo sia i rappresentanti degli
imprenditori sia quelli degli operai dei diversi settori produttivi. Il loro compito è quello di rendere
armoniche le relazioni di lavoro, eliminando i contrasti di classe e sindacali. Tuttavia l’economia
italiana rimane relativamente sviluppata rispetto agli altri contesti occidentali. Mussolini ritiene che
una grande crescita demografica possa incoraggiare lo sviluppo dei suoi piani di espansione bellica.
Si avvia così una politica natalista con una linea antifemminile che da un lato esalta il ruolo materno
delle donne e dall’altro le scoraggia ad intraprendere carriere professionali o attività lavorative. Nel
1923 viene proibito alle donne di diventare presidi; dal 1926 non possono insegnare storia, filosofia
ed economia alle superiori; nel 1934 si introduce una politica delle quote negative per le
amministrazioni pubbliche, dove le donne non devono superare una certa percentuale. Vengono
anche ridotte le tasse per gli uomini che sono a capo di famiglie numerose e dati assegni familiari.
L’aborto è considerato un crimine contro lo Stato, la contraccezione è scoraggiata, i celibi devono
pagare un’imposta speciale e gli omosessuali vengono perseguitati. Nel 1935 Mussolini decide di
attaccare l’Etiopia. Le truppe del sovrano sono sopraffatte dalla brutalità dell’esercito italiano che si
accanisce anche sulla popolazione civile. Nel 1936 l’Etiopia, unita all’Eritrea e alla Somalia
italiana, forma la colonia dell’Africa Orientale Italiana (Aoi). Mussolini proclama la nascita di
un Impero italiano e Vittorio Emanuele III ne è Imperatore. La Società delle Nazioni protesta
contro l’iniziativa italiana e blocca i rifornimenti di materiali destinati all’industria bellica italiana.
L’Italia riceve così l’appoggio economico della Germania che si trasforma in un patto di alleanza,
siglato nel 1936 come Asse Roma-Berlino: i due paesi si riconoscono due diverse potenziali sfere
di influenza (verso l’Europa centrorientale quella tedesca; verso il Mediterraneo quella italiana).
L’accordo viene consolidato con la firma di un patto antisovietico sottoscritto anche dal Giappone e
con l’uscita dell’Italia dalla Società delle Nazioni nel 1937. Nel 1938 viene pubblicato il Manifesto
della razza, in cui si afferma il carattere ariano della popolazione italiana e vengono espulsi dalle
scuole e dalle università docenti e studenti ebrei.
7.5 Altri regimi autoritari in Europa
Anche in Portogallo nel 1926 un colpo di Stato militare, guidato da Carmona, instaura un regime
dittatoriale, di cui lo stesso Carmona è presidente. Ma Salazar, allora ministro delle Finanza, è il
vero uomo forte del governo. Nel 1930 viene fondata l’Unione Nazionale, unico partito legittimo e
nel 1933 promulgata la Costituzione, che riduce il Parlamento a organo consultivo eletto a suffragio
ristretto e organizzato per corporazioni. Dal 1933 Salazar è il capo del governo e si avvale degli
stessi strumenti fascisti: da un lato si serve della repressione e dall’altro organizza associazioni di
massa con metodi militareschi e finalità educative. In generale si può dire che il <<Continente
nero>> si estende nell’Europa meridionale e centro orientale in cui vari gruppi nazionalisti,
conservatori appoggiati dai cattolici instaurano regimi dittatoriali o autoritari su esempio fascista o
nazista tramite la tecnica del colpo di Stato o lo scioglimento di tutti i partiti esistenti rendendone
legale soltanto uno in tutto lo Stato (regime autoritario monopartitico). I paesi che seguono questa
linea, tra i tanti, sono la Bulgaria, la Grecia, la Polonia, il Portogallo e la Jugoslavia.
7.6 La guerra civile in Spagna
In Spagna nel 1923 un colpo di Stato compiuto dal generale de Rivera, appoggiato dal re Alfonso
XIII, conduce allo scioglimento del Parlamento e alla formazione di un regime autoritario. La
politica di ingenti spese pubbliche rilancia l’inflazione e fa aumentare il deficit, mentre nel 1929
una cattiva annata agricola produce contraccolpi negativi nelle aree rurali. L’insoddisfazione per il
regime si fa diffusa anche all’interno dell’esercito. De Rivera dà le dimissioni e le elezioni
amministrative del 1931 registrano come vincente l’orientamento repubblicano. Il re Alfonso decide
di abdicare e lascia il paese. Poco dopo viene promulgata la Costituzione e proclamata la
Repubblica. Si introduce il suffragio universale, si riconosce la libertà di culto e si stabilisce la
separazione tra Chiesa e Stato. Inoltre il governo di Azaña scioglie l’ordine dei gesuiti,
requisendone il patrimonio; chiude le scuole cattoliche, riconosce alla Catalogna lo statuto di
regione autonoma. Però non si riesce ad accordarsi per la questione agraria. Alle elezioni del 1933
così la maggioranza passa alla destra. Il nuovo governo di Gil-Robles revoca l’autonomia alla
Catalogna; mette da parte i progetti di riforma agraria; autorizza la riapertura delle scuole
confessionali. Nel 1934 in Catalogna scoppia una rivolta e nelle Asturie si tenta un’insurrezione
socialista. L’esercito riesce a reprimere entrambe le rivolte. Di fronte a questa situazione, socialisti,
comunisti, repubblicani e anarchici decidono di unirsi nel Fronte popolare, che si presenta alle
elezioni del 1936. Il Fronte prevale al Blocco nazionale (schieramento di destra) ma il clima politico
si caratterizza per le reciproche violenze. La prospettiva di un governo che includa comunisti,
socialisti e anarchici induce la destra ad una reazione estrema. A prendere l’iniziativa sono i reparti
dell’esercito di stanza in Marocco che si ribellano al governo repubblicano. Tra i generali che
guidano la rivolta troviamo Francisco Franco, le cui truppe conquistano facilmente la Spagna
sudoccidentale e in seguito Madrid e Barcellona. L’Italia fascista sostiene la ribellione mandando
rifornimenti e un contingente di soldati. La Germania invia tecnici, materiale bellico e squadriglie
aeree che bombardano anche i civili. L’episodio più famoso e tragico è quello della città basca
Guernica, che viene rasa al suolo. Nel 1939 Franco riesce a placare la rivolta e a instaurare
definitivamente il suo governo. Tutti colori che hanno partecipato alle azioni rivoluzionarie del
1934-39 vengono puniti.
8. L’Unione Sovietica di Stalin
8.1 Un’economia ‘’pianificata ‘’
L’Unione sovietica è tornata nel contesto internazionale con la guerra di Spagna. Tra il 1927 e il
1929 Stalin si impone come il dirigente indiscusso del Partito comunista sovietico e della stessa
Unione Sovietica. Decide di cambiare la linea di azione, promuovendo l’industrializzazione del
sistema produttivo e la completa collettivizzazione dell’agricoltura. Per realizzare ciò, ricorre alla
pianificazione, ovvero alla definizione di obiettivi produttivi da raggiungere entro archi di tempo
determinati. Nel 1928 viene messo a punto il primo piano quinquennale. Nel ’32 il secondo e nel
’38 il terzo. La produzione industriale cresce incredibilmente. Sorgono città industriali, soprattutto
nelle zone degli Urali, e molti contadini lasciano la campagna per trasferirsi e lavorare nelle
fabbriche. Crescono la rete stradale e ferroviaria, come anche il personale tecnico e il numero di
persone istruite. Nel 1940 l’Unione Sovietica diventa la terza potenza industriale al mondo,
inferiore solo a Stati Uniti e Germania. Allo stesso tempo i salari sono bassi e l’andamento dei
prezzi è sempre in salita. Le condizioni di vita in città sono misere e i livelli di consumo inferiori a
quelli dei paesi occidentali. Stalin e i suoi collaboratori hanno deciso di attuare la collettivizzazione
delle aziende agricole. Tutti i contadini sono costretti ad associare le loro aziende a cooperative
agricole o a cederle ad aziende possedute e gestite dallo Stato. Molti contadini non sono d’accordo e
vengono forzati con metodi violentemente coercitivi. Le aziende vengono espropriate e i proprietari
deportati o giustiziati come nemici della rivoluzione. Così tra il 1928 e il 1937 l’agricoltura è in
declino ovunque. Terribile la carestia che nel 1923-33 travolge l’Ucraina, si stima che i morti per
fame siano tra i 7 e i 10 milioni.
8.2 La paura come strumento di governo e conservatorismo culturale
La vera caratteristica dello stalinismo è il governo attraverso la paura e il sospetto. Sin dalla fine
degli anni Venti sono state messe in atto espulsioni ed emarginazioni dei capi comunisti che si sono
opposti a Stalin. Uno dei più tragici eroi staliniani è Pavlik Morozov un ragazzo di 13 anni che
denuncia il padre un contadino, per aver aiutato i kulaki della zona. Per questo viene arrestato e
deportato e per reazione i parenti uccidono il figlio. Questa versione ufficiale è stata quasi
sicuramente manipolata e le autorità sovietiche fanno conoscere il giovane Pavlik come il più
giovane eroe del comunismo. Addirittura nel ’36 viene allestito un processo farsesco in cui ci sono
anche importanti dirigenti bolscevichi costretti a confessare reati che non hanno commesso, come
Kamenev e Zinoviev (stessa sorte a Bucharin). Dal punto di vista dei perseguitati invece il
principale è stato Trotskij. Per indicare l’operazione di allontanamento, si usa il termine purga. Gli
avversari vengono espulsi come si espellono le feci. Nel mentre Trotskij si trasferisce in Messico,
dove continua la sua polemica contro Stalin, ma qui viene raggiunto dai sicari e ucciso nel 1940.
Chi è contro lo stalinismo viene giustiziato o deportato nei campi di concentramento, che in Unione
Sovietica vengono organizzati molto prima rispetto ai nazisti. Nel 1931 vengono amministrati dai
Gulag (Amministrazione centrale dei campi) e sono impegnati nei lavori forzati. Anche qui
l’omosessualità è un reato, l’aborto è proibito. Sul piano artistico e letterario, si afferma un certo
conservatorismo culturale. Ogni sperimentazione pittorica degli anni ’20 è messa al bando, è
ammessa solo musica tonale senza alcuna dissonanza, racconti edificanti in letteratura e un solido
realismo socialista. Sul piano famigliare succede lo stesso: dagli anni ’30 si stabilisce una linea che
vuole rinsaldare la coesione della famiglia, con l’attuazione di politiche demografiche. Le donne
vengono elogiate per il loro ruolo di madri, anche se spesso non esistono proprio le condizioni per
accogliere figli numerosi a causa della povertà dilagante. Stalin elogia il ruolo che le donne stanno
avendo nella crescita economica del paese ed effettivamente le donne impiegate in industria ed
agricoltura crescono al 43% negli anni ’40. Dal punto di vista delle relazioni internazionali l’Unione
sovietica si mantiene ai margini nell’Est europeo fuori da circuiti economici che la colleghino al
resto dell’Europa. L’unico modo per mantenere contatti con il resto del mondo è attraverso i partiti
comunisti negli altri paesi occidentali. Tuttavia le direttive che vengono dal Comintern,
l’internazionale comunista, sono contraddittorie e avrà conseguenze anche molto gravi (soprattutto
in Germania con l’avvento del nazismo e la scarsa collaborazione tra socialdemocratici e
comunisti).

9. La Seconda Guerra Mondiale


9.1 Dall’ ‘’Anschluss‘’ al patto di Monaco
Non è per niente difficile individuare qual è il soggetto che dalla metà degli anni Trenta spinge
verso la guerra: la Germania nazista. I suoi capi non fanno certo mistero delle loro ambizioni,
ovvero rimettere in discussione gli accordi di Versailles e assicurare al Reich tedesco nuovi spazi e
nuovi territori verso est. Il primo obiettivo è l’annessione dell’Austria. Un tentativo di colpo di
stato, organizzato nel 1934 in Austria dai nazisti locali, è stato represso anche grazie all’intervento
di Mussolini. Dopo aver stipulato alleanza dell’Asse Roma – Berlino, nel 1938 l’annessione
dell’Austria è possibile. I nazisti austriaci, spalleggiati dal Reich tedesco, si adoperano per cadere il
regime del Cancelliere Schuschnigg. I continui disordini causati dai nazisti inducono il cancelliere a
indire un referendum che conferma che gli austriaci vogliono mantenere l’autonomia. Tuttavia
Hitler decide di tagliare corto e schiera le sue truppe al confine; il cancelliere, a quel punto, lascia il
posto al nazista Arthur Inquart. Costui come primo atto di governo apre il confine e i tedeschi
entrano a Vienna a marzo ’38. È la formale annessione dell’Austria alla Germania. In Europa non ci
sono grandi opposizioni e in Inghilterra il conservatore Chamberlain tollera il fatto pur di mantenere
la pace. Hitler interpreta ciò come un atto di debolezza e annette i Sudeti, cioè la zona di confine tra
Germania e Cecoslovacchia. In una Conferenza internazionale a Monaco del settembre ’38, Regno
Unito, Francia e Italia riconoscono alla Germania il diritto di prendersi i Sudeti. Il fatto è accolto
positivamente d’opinione pubblica perché si pensa che alla Germania basti.
9.2 Dalla dissoluzione della Cecoslovacchia all’aggressione della Polonia
Nel 1939 le truppe naziste entrano in Cecoslovacchia e lo Stato viene smembrato. Nel frattempo,
l’Italia occupa militarmente l’Albania. I diplomatici tedeschi chiedono al governo polacco la
cessione del corridoio di Danzica, che separa la Prussia orientale dalla Germania. Ma il governo
polacco si rifiuta e Regno Unito e Francia si dichiarano pronti a interventi nel caso di un attacco alla
Polonia. Nel 1939 Germania e Italia firmano il Patto d’acciaio, che prevede che se uno dei paesi
contraenti si trova impegnato in una guerra, l’altro contraente deve intervenire in aiuto. Inoltre si
arriva alla firma tra URSS e Germania del patto di non aggressione (patto Molotov- Ribbentrop).
Nel patto URSS da carta bianca alla Germania per il corridoio di Danzica, tutta la Polonia
occidentale e la Lituania; la Germania riconosce all’URSS la possibilità di occupare Lettonia,
Estonia, Finlandia, Polonia orientale e la Bessarabia (Romania nord-orientale). Il 10 settembre 1939
le truppe tedesche attaccano la Polonia. Il 3 settembre ’39 Francia e Regno Unito dichiarano guerra
alla Germania. L’Italia dichiara la sua non belligeranza (cioè la sua temporanea neutralità),
motivandola con la sua impreparazione militare. I sovietici attaccano la Polonia, gli Stati baltici e la
Finlandia. È l’inizio della seconda guerra mondiale.
9.3 La guerra lampo
La Germania conquista in poco tempo Danzica, la Polonia occidentale. I sovietici occupano la
Polonia orientale e poi gli Stati Baltici e della Bessarabia. Lo stile bellico di nazisti e sovietici è
molto simile e cioè estremamente violento (guerre coloniale e vs oppositori politici hanno fatto
“scuola”). Nella Polonia occupata dai nazisti entrano in gioco i Gruppi operativi che uccidono
sistematicamente l’èlite politica, culturale ed economica del paese per prevenire ogni controffensiva
e fanno lo stesso i sovietici nella Polonia occupata da loro. I sovietici si annettono con difficoltà,
inoltre, la Carelia e solo dopo un trattato attraverso il quale la Finlandia mantiene la propria
autonomia. La Germania attacca e conquista con facilità la Danimarca e la Norvegia in cui vanno al
governo dei filonazisti. Nel 1940 parte l’offensiva tedesca contro la Francia, che include anche
l’aggressione all’Olanda e al Belgio. I francesi avevano erroneamente pensato che la foresta delle
Ardenne non fosse percorribile dai mezzi cingolati tedeschi ma il calcolo si rivelò sbagliato. Poco
dopo i tedeschi riescono a sfondare la linea di difesa francese (linea Maginot) e a occupare Parigi il
14 giugno 1940. Mussolini dichiara guerra alla Francia 10 giugno 1940 quando i francesi sono allo
stremo e nonostante ciò le truppe italiane danno pessima prova di sé. Invece il Regno Unito del neo
eletto Churchill subisce l’aviazione tedesca, che bombarda sia obiettivi militari che civili con
l’obiettivo di indebolire l’aviazione britannica e la popolazione. L’episodio più grave è il
bombardamento di Coventry del novembre 1940, che era un’importante sede di industrie belliche.
La popolazione non ne è molto danneggiata ma l’area industriale sì. Attacchi simili si ripetono a
Londra e nelle aree circostanti. Nel tempo la vincono i britannici perché riescono a organizzare un
efficace sistema di evacuazione dei civili e di difesa aerea. Quindi nel ’41 gli attacchi tedeschi
cessano in quanto inefficaci (del resto la marina britannica è intatta e presidia efficacemente il
canale della Manica).
9.4 Le guerre parallele
L’Italia fascista nel frattempo apre nuovi fronti, cosa non del tutto gradita alla Germania. Perché?
Per sua stessa ammissione è impreparata alla guerra e quindi è alla ricerca di avversari “alla propria
portata”. I risultati, però, non sono molto brillanti. Nel 1940 l’Italia attacca dall’Etiopia la Somalia
britannica e dalla Libia attacca l’Egitto, controllato dai britannici. Inizialmente gli italiani penetrano
in Egitto. In seguito comincia la controffensiva britannica, che fa arretrare l’esercito italiano,
costretto ad abbandonare anche la Libia. A questo punto, Mussolini è costretto a chiedere aiuto ai
tedeschi, che riescono a respingere l’esercito britannico oltre i confini egiziani. Intanto l’esercito
italiano sta perdendo la guerra in Africa Orientale con i britannici e nell’aprile ’41 il re Haile
Selassie rientra ad Addis Abeba. L’esercito italiano attacca così la Grecia ed è una vera catastrofe
militare e i greci li respingono verso l’Albania. Ancora una volta subisce una sconfitta dal Regno
Unito. C’è il rischio che la Grecia e i Balcani diventino un avamposto britannico e per questo
l’esercito tedesco interviene, conquistando rapidamente la Jugoslavia e la Grecia che sono
sottoposte a un regime di occupazione. La Jugoslavia viene smembrata e divisa tra italiani,
ungheresi, bulgari e tedeschi. Viene costituito lo Stato autonomo di Croazia, che viene diviso in una
fascia costiera controllata dagli italiani, una fascia centrale sotto controllo croato e una fascia
orientale sotto i tedeschi. In Grecia i tedeschi controllano Creta, Salonicco e Atene, mentre il resto
all’Italia.
9.5 La Germania nazista attacca l’Unione Sovietica
A metà del 1941 la potenze dell’Asse controllano tutta l’Europa, eccetto Regno Unito e URSS.
Hitler pensa che un attacco all’Unione Sovietica sia realizzabile perché vuole espandersi in Ucraina
per la sua ricchezza agricola e vuole conquistare l’Est slavo e bolscevico dopo il popolo tedesco può
imporsi come <<popolo padrone>>. Comincia così il 22 giugno 1941 l’Operazione Barbarossa,
ovvero l’operazione nazista contro l’URSS. L’attacco è micidiale e segue tre direttrici: una verso
Leningrado, un’altra verso Mosca e una in direzione di Kiev. Nel complesso l’aggressione è
efficace ma l’attacco a Mosca parte troppo tardi. A causa dell’inverno rigido, i tedeschi devono
fermare la loro campagna senza riuscire a conquistare Mosca. L’attacco non è affatto decisivo,
sebbene abbiano aree strategiche di Ucraina e Bielorussia. Inoltre le truppe sovietiche resistono e la
popolazione collabora attivamente con l’Armata Rossa. Inoltre, i tedeschi non riescono a fare
rifornimenti e nelle terre occupate si formano gruppi di partigiani antinazisti, costituiti da membri
del Partito comunista sovietico o da soldati dell’Armata Rossa rimasti al di là delle linee del proprio
esercito. Questi gruppi riescono a compiere vari sabotaggi. Per questo, nel 1942, le truppe tedesche
decidono di dirigersi verso Stalingrado per impadronirsi dei rifornimenti sovietici. L’avanzata è
veloce, causa una marea di morti e la primavera rende più semplici le cose. Stalingrado è un
importante centro direzionale da cui vengono smistati i rifornimenti sovietici. Ma qui trovano una
forte resistenza e sono costretti a fermarsi.
9.6 La guerra nel Pacifico
Intanto, tra il 1941 e il 1942, la guerra diventa davvero mondiale con l’intervento di Giappone e
USA. Inizialmente gli Stati Uniti preferiscono una politica isolazionista, poi decidono di rifornire i
paesi che si oppongono alla Germania e all’Italia. Sono nel 1941 Roosevelt e Churchill firmano la
Carta Atlantica per un nuovo ordine internazionale che deve emergere dalla sconfitta nazi-fascista,
proteggere la democrazia con il rifiuto di politiche belliciste basandosi sul principio
dell’autodeterminazione dei popoli. Invece l’intenzione del Giappone è quella di impadronirsi non
solo della Cina ma dell’intera Asia sudorientale. Le truppe giapponesi così occupano l’Indocina,
sfruttando l’occasione del crollo francese contro la Germania (installano così basi militati in
Indocina). Gli Stati Uniti si decidono per l’embargo sul petrolio e sull’acciaio statunitensi destinati
al Giappone e procedono al sequestro dei beni giapponesi che si trovano negli USA e chiedono ai
giapponesi di ritirare le truppe da Cina e Indocina. L’aviazione giapponese attacca la flotta
statunitense nel Pacifico il 7 dicembre 1941 ancorata nella base di Pearl Harbor, Hawaii,
distruggendola quasi completamente. Il Giappone può così occupare la Thailandia, le Filippine, la
Nuova Guinea, la Malesia, la Birmania e l’Indonesia. Roosevelt dichiara guerra prima al Giappone,
poi alla Germania e all’Italia. Anche il Regno Unito dichiara guerra al Giappone. Dal 1941 la guerra
è mondiale. Sebbene abbiano subito un gravissimo colpo gli Stati Uniti dispongono di un apparato
industriale capace di produrre gli armamenti ad un ritmo molto più rapido dei suoi nemici. Questo
fa si di riassorbire la disoccupazione e rilanciare la ripresa economica e industriale in America.
9.8 Lo sterminio degli ebrei
Fin dall’occupazione dei territori orientali l’atteggiamento nazista nei confronti degli ebrei è
favorevole alla loro deportazione e dispersione fuori dai territori del Reich, piuttosto che incline a
una loro sistematica eliminazione. La linea antiebraica cambia man mano che le truppe tedesche
incontrano comunità ebraiche sempre più numerose. Nel 1939, alla conquista della parte occidentale
della Polonia, i responsabili nazisti ordinano la deportazione degli ebrei nelle aree rurali dentro
recinti appositi (i ghetti) che sono loro riservati nelle città polacche. Dal 1941 nei ghetti polacchi
vengono mandati anche ebrei che provengono da altre parti dell’Europa occidentale. Le condizioni
di vita nei ghetti sono intollerabili e il tasso di mortalità è altissimo. Le SS, inoltre, eseguono
rastrellamenti della popolazione ebraica e fucilazioni di massa effettuate nel posto. Gli ebrei
cominciano a essere deportati in massa nei numerosi campi di concentramento costruiti per ospitare
oppositori politici. In seguito si adottò un piano che prevedeva di destinare sei campi di nuovo tipo
(Auschwitz-Birkenau, Treblinka, Belzec, Sobibor, Chelmno e Majdanek) all’eliminazione fisica
degli ebrei sulla base di un’organizzazione efficiente. In questi campi di sterminio vengono
progressivamente deportati tutti gli ebrei chiusi nei ghetti o nei campi di concentramento. La
gestione dei campi di sterminio destinati all’attuazione della soluzione finale impegna le SS, che
sono il corpo a cui è affidata la gestione completa dei Lager (campi). Gli ebrei vengono deportati
nei campi in ferrovia, dopo essere stati caricati su vagoni merci piombati senza distribuzione di cibo
e acqua. Le condizioni igieniche all’interno dei carri piombati sono tragiche e molti – vecchi,
ammalati, bambini – muoiono già nel percorso di trasferimento. All’arrivo nei campi i deportati
sopravvissuti vengono spogliati di vestiti e averi, che vengono poi redistribuiti tra i familiari dei
soldati tedeschi. Alle donne vengono tagliati i capelli, utilizzati per fabbricare pantofole o calzature
per i marinai dei sommergibili. La cattiva alimentazione e il pesantissimo lavoro a cui sono
sottoposti fanno morire i più deboli. Gli altri sono comunque eliminati man mano attraverso le
camere a gas. I gruppi di internati destinati alla soppressione vengono denudati e condotti in locali
che sembrano docce collettive. Una volta rinchiusi dentro, dai condotti viene fatto uscire un gas
tossico. Una volta completata l’operazione, si procede all’ispezione dei corpi dei deceduti, nel corso
del quale vengono estratti i denti d’oro. Poi i corpi vengono portati nei forni crematori. Vengono
così sterminati 6 milioni di ebrei, di cui un milione sono bambini. In qualche raro caso ci sono
anche tentativi di ribellione da parte degli ebrei, uno dei più importanti e quello del Ghetto di
Varsavia avvenuto il 19 aprile del ’43. Sono veramente pochi gli ebrei che riescono a sfuggire al
successivo rastrellamento delle autorità naziste.
9.10 La svolta del 1942-43
Tra l’estate del 1942 e l’estate del 1943, l’andamento della guerra comincia a cambiare grazie alla
ripresa degli Stati Uniti che attaccano il Giappone. Gli americani iniziano con un bombardamento
dimostrativo su Tokyo che non ha particolari effetti militari. Le battaglia che cambiano davvero gli
equilibri internazionali sono tre: la battaglia del Mar dei Coralli (maggio ’42), la battaglia delle isole
Midway (giugno ’42) e la battaglia per l’isola di Guadalcanal (febbraio ’43). La prima viene
combattuta vittoriosamente dagli statunitensi vs i giapponesi con l’utilizzo di una nuova arma, cioè
la portaerei, dalle quali decollano gli aerei. La stessa modalità nella seconda e anche lo stesso esito,
con 4 portaerei giapponesi affondate. Nel ’42 i marines sbarcano nella terza isola occupata in
precedenza dai giapponesi. Essa ha un particolare valore strategico. Stesso esito e i giapponesi
devono abbandonare l’isola. A Stalingrado l’assedio nazista è una vera catastrofe; Hitler costringe
alla resistenza a oltranza ma a febbraio ’43 i tedeschi devono arrendersi. In Africa gli Italo tedeschi
cedono all’offensiva britannica del generale Bernard Montgomery e sono sconfitti ad El-Alamein e
devono ripiegare verso la Libia. Il generale Eisenhower compie uno sbarco in Algeria, procedendo
contro le truppe italo-tedesche che sono costrette ad arrendersi. Dalla Tunisia gli angloamericani
preparano lo sbarco in Sicilia, che avverrà nel luglio 1943.
9.11 La caduta del fascismo, la Resistenza e la guerra in Italia
In seguito allo sbarco il regime fascista crolla per un colpo di Stato al quale partecipano il re e
diversi esponenti del fascismo. Del resto c’è troppa distanza tra la retorica bellicista e il concreto
risultato ottenuto nelle guerre. Inoltre le condizioni di vita della popolazione sono estremamente
dure e domina il malcontento, tanto che c’è uno sciopero delle fabbriche nel Nord Italia nel 1943. Il
re ritorna al comando delle forze armate, che significa la sconfessione della dirigenza di Mussolini.
Mussolini viene arrestato e il governo viene affidato al generale Badoglio. Il 3 settembre 1943
Badoglio firma l’armistizio con gli anglo-americani. Ma la notizia arriva solo l’8 settembre con lo
sbarco a Salerno degli anglo-americani. La confusione aumenta quando il re e Badoglio scappano e
fuggono a Brindisi. L’esercito non sa cosa fare: arrendersi o combattere al fianco degli anglo-
americani? Quasi ovunque reparti dell’esercito si sciolgono ma quelli che rimangono combattono
strenuamente e con coraggio contro l’avanzata tedesca in Italia settentrionale che, inevitabilmente,
li considera traditori e li uccide in massa oppure li deporta nei campi di concentramento. I tedeschi
avanzano nella penisola fino alla cosiddetta linea Gustav (che corre da Gaeta alla foce del Sangro).
Il 12 settembre un commando di paracadutisti tedeschi libera Mussolini nella prigione di Campo
Imperatore, che costituisce un nuovo Stato fascista repubblicano, la Repubblica sociale italiana,
con capitale a Salò, sul lago di Garda. Certa di organizzarlo sullo spirito delle origini e avvia una
politica sociale che condurrebbe a un piano di socializzazione delle imprese industriali. Dispone di
un suo esercito e di forze di polizia però è del tutto dipendente dalla Germania, responsabile degli
eserciti che occupano l’Italia centro-settentrionale. Nel frattempo si cominciano a costituire i gruppi
armati che vogliono opporsi ai tedeschi e ai fascisti. Nasce così la Resistenza contro il nazi-
fascismo costituita da studenti, operai e militari. A ciò hanno operato anche gli intellettuali, come
Emilio Lossu e Carlo Rosselli (che fondano Giustizia e Libertà meò ’29). C’è anche un reticolo
clandestino di comunisti guidati da Mosca da Palmiro Togliatti. Dal pdv pratico sono scarsamente
incisivi ma politicamente e moralmente hanno il loro peso. Si formano le Brigate Garibaldi
comuniste e le Brigate Matteotti socialiste. Operano anche partigiani di orientamento cattolico o
liberal-monarchico. Si viene a formare dopo l’8 settembre il Comitato di liberazione nazionale
(Cln) composto dagli esponenti di sette partiti che si sono ricostituiti, tra cui Democrazia cristiana,
partito Comunista, Socialista, Repubblicano, Liberale ect. Tutti questi partiti sono in polemica
contro il governo Badoglio e soprattutto contro il re, che viene ritenuto responsabile del fascismo.
Però tale posizione indebolisce l’autorità del comitato perché gli anglo-americani considerano solo
il governo Badoglio come interlocutore legittimo. Togliatti di ritorno dall’Urss dopo vent’anni di
esilio sbarcato a Napoli propone la collaborazione tra Cln e governo e quindi un primo governo di
unità nazionale con quella che viene definita la svolta di Salerno. Nel giugno 1944, quando Roma è
liberata dalle forze alleate, Badoglio si dimette e gli segue Ivanoe Bonomi. Umberto di Savoia
assume la carica di luogotenente generale del regno a sostituzione del padre. Tra il ’43 e il ’44 il
movimento di Resistenza cresce molto ed è coordinato dal Comitato di liberazione nazionale
dell’Alta Italia che viene riconosciuto dal governo. La resistenza non manca di scontri interni che
causano scontri drammatici. La resistenza non è di massa perché la risposta nemica è durissima. Si
applicano spietate ritorsioni contro i prigionieri e contro i civili. La prima azione antipartigiana è
compiuta a Roma nel marzo ’44 quando, morti 33 soldati tedeschi, vengono uccisi 335 detenuti di
risposta di varia estrazione. Quando, sempre nel ’44, le truppe alleanza fanno arretrare la linea
tedesca tra Toscana ed Emilia (Linea Gotica) gli atti di ritorsione iniziano a scagliarsi contro interi
villaggi. Tale violenza serviva a instillare il terrore tra i civili e a creare odio contro i partigiani.
Nonostante ciò, i partigiani non cessano e nel ’45 aumentano anche i loro effettivi. Non hanno un
impatto decisivo ma sono certamente una spina nel fianco e funziona da importante elemento di
legittimazione del Cln, che viene visto la proiezione politica di una ribellione popolare. La
popolazione non si schiera mai del tutto e rimane in impaurita attesa.
9.12 La fine della guerra
Dal 1943 i capi dei tre principali paesi che conducono la guerra contro la Germania nazista –
Roosevelt, Churchill e Stalin – si incontrano a Teheran per valutare una comune strategia. Stalin
insiste affinché si liberi la Francia dall’occupazione tedesca così si organizza lo sbarco in
Normandia. Nel 1944, dopo un bombardamento preparatorio contro le postazioni difensive
tedesche, vengono lanciate truppe paracadute e poi – sgombrate le spiagge – arrivano i mezzi da
sbarco. Le truppe anglo-americane riescono così ad arrivare a Parigi, ormai liberata dai partigiani.
Non ci sono dubbi che la Germania stia per crollare. L’apparato industriale non è più in grado di
fornire il materiale bellico né i centri di ricerca a fornire le temibili armi di distruzione tanto volute
da Hitler. A ottobre ’44 i comunisti di Tito sono entrati a Belgrado mentre truppe inglesi stanno
sbarcando in Grecia. Si comincia anche a bombardare la Germania. Intere città, come Dresda,
vengono rase al suolo. Nel 1945 Roosevelt, Churchill e Stalin si riuniscono a Yalta, in Crimea e si
accordano per la divisione della Germania in quattro aree di influenza (sovietica, britannica,
statunitense e francese) e sulla formazione di governi provvisori nell’est europeo. All’inizio del
1945, l’esercito tedesco si arrende nonostante l’ordine di Hitler di resistere ad oltranza. Il 25 Aprile
1945 le truppe partigiane liberano l’Italia dai tedeschi. Mussolini cerca di fuggire in Germania con
la sua amante ma al confine con la Svizzera vengono fucilati e i loro corpi, impiccati per i piedi,
vengono mostrati a piazzale Loreto a Milano. Poco dopo, Hitler, chiuso nel suo bunker, si suicida
con la sua amante – da poche ore sposata – Eva Braun. Il suo successore designato, Joseph
Goebbels, si suicida con la moglie e i figli con capsule di cianuro. Il 7 maggio 1945 i responsabili
dell’esercito tedesco firmano la resa a Reims senza condizioni. Il Giappone continua a combattere a
oltranza ma l’esercito statunitense prende via via posizioni e nel ’45 è nelle Filippine. Importante è
l’operato dei kamikaze, aviatori suicidi che si lanciano dagli aerei carichi di esplosivo sulle navi
americane. Dopo la morte di Roosevelt nel 1945, il nuovo presidente degli Stati Uniti è Harry
Truman, che decide di usare la neo arma – la bomba atomica – sul Giappone. Nell’agosto del 1945
viene bombardata prima Hiroshima e pochi giorni dopo Nagasaki. Le due città sono distrutte. Chi
sopravvive, ha ferite e deturpazioni incredibili e soffrirà per anni a causa delle radiazioni atomiche.
Il 2 settembre 1945 l’imperatore Hirohito decide di firmare l’armistizio. La guerra è finita e più di
50milioni di persone sono morte (una cifra cinque volte superiore a quella dei morti della Grande
Guerra).

10 Dopo la guerra (1945-50)


10.1 Ombre lunghe di una guerra appena conclusa
Il 25 aprile 1945 nella città californiana di San Francisco si riuniscono i rappresentanti di 50 nazioni
che nel giugno dello stesso anno approvano lo Statuto di un nuovo ente sovrannazionale,
l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). Le finalità dell’Organizzazione sono: mantenere la
pace e la sicurezza internazionale; sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto
e sul principio dell’eguaglianza dei diritti e dell’autodecisione dei popoli; conseguire la
cooperazione internazionale. L’Onu ha l’ambizione di proporsi come una sorta di governo
mondiale. L’Assemblea generale si riunisce una volta all’anno e raccoglie i rappresentanti dei paesi
membri. Organo fondamentale è il Consiglio di Sicurezza, composto dai rappresentanti di cinque
membri permanenti (USA, Urss, Cina, Regno Unito e Francia) e di dieci membri di altri paesi, eletti
per mandati temporanei. I cinque membri hanno un diritto di veto che può bloccare ogni iniziativa,
anche se sostenuta in maggioranza dagli altri membri. Ma la Liberazione dal nazi-fascismo e la fine
della guerra sono accompagnate da violenze, vendette, esecuzioni sommarie, assassini politici a
danno di collaborazionisti o di ex fascisti. Le esecuzioni sommarie colpiscono soprattutto gli uomini
e più raramente le donne. Quest’ultime sono però esposte a aggressioni e stupri e, spesso, a veri e
propri rituali collettivi di degradazione. Gli stupri, invece, sono compiuti dai soldati dell’Armata
rossa in Germania contro le donne tedesche, completamente a sfregio ma anche le truppe coloniali
francesi in Italia fanno altrettanto (composta da algerini e marocchini) e hanno il carattere di un
fenomeno di massa compiuto sistematicamente. Più raramente, invece, e in casi individuali, vi si
abbandonano anche i soldati americani. Notizie terribili arrivano anche dall’Istria, da Gorizia e da
Trieste. Il simbolo di queste violenze sono le foibe, grotte carsiche perpendicolari alle quali si può
accedere attraverso una stretta imboccatura che si apre a picco sulla cavità sottostante. Nel
settembre-ottobre 1943, quando l’Istria interna, dopo la caduta del fascismo, viene occupata dal
movimento partigiano comunista jugoslavo; in questa circostanza vengono giustiziati e infoibati
molti militari italiani accusati di aver collaborato con il fascismo, o semplicemente non comunisti.
Nel 1945 c’è un’altra ondata di violenze a Trieste, Gorizia e Fiume, occupate dalle truppe jugoslave
che fanno parte del movimento comunista guidato da Tito. Compiono violentissime azioni di
repressione contro coloro che sono considerati nemici del nuovo potere comunista in via di
formazione: vittime delle azioni sono militari della Repubblica sociale italiana; esponenti fascisti
locali; comunisti che hanno manifestato dissensi verso le autorità jugoslave o semplicemente civili
italiani. Diverse di queste persone vengono giustiziate nel corso di esecuzioni sommarie; i cadaveri
sono occultati nelle foibe; di cui talvolta si chiudono le imboccature facendole esplodere. Altre
persone sono condotte nei campi di concentramento allestiti dalle autorità jugoslave; dove trovano
la morte per maltrattamenti e denutrizione. In parte lo fanno perché sono motivate dal desiderio di
vendicarsi per l’occupazione nazifascista della Jugoslavia e per il tentativo di italianizzazione
dell’Istria messo in atto dal governo fascista nei decenni precedenti; in parte l’operazione è una
componente della più complessiva strategia del movimento comunista sloveno, integrato dal
movimento comunista jugoslavo diretto da Tito che vuole liberarsi di tutti gli oppositori del regime
e annettere l’Istria alla Jugoslavia comunista. L’obiettivo viene raggiunto con il trattato di pace di
Parigi di Parigi nel 1947. Il trattato, siglato dalla Jugoslavia e dall’Italia, assegna l’Istria alla
Jugoslavia. Dopo la fine della guerra, si formano due blocchi politici e contrapposti, uno
occidentale che gravita intorno agli USA, e uno orientale intorno all’URSS. L’avanzata dell’Armata
Rossa verso est, fino alla presa di Berlino, ha permesso all’URSS di inglobare subito entro i confini
l’Estonia, la Lituania e la Lettonia, che all’epoca scompaiono come paesi indipendenti. Il territorio
della Germania viene ridotto e suddiviso in quattro zone. L’area orientale intorno a Berlino è
affidata all’Urss e la Germania occidentale è divisa tra Stati Uniti, Francia e Regno Unito. Anche
Berlino viene divisa in quattro. Centinaia di migliaia di persone sono costrette s sposarsi da una
zona all’altra a seconda dei cambiamenti sulla carta politica. In particolare, da tutte le aree a est
vengono cacciati i tedeschi, sia quelli trasferitivisi da poco sia quelli che vi vivevano da generazioni
(Prussia, Pomerania, Ungheria, Cecoslovacchia … etc) e devono recarsi in una Germania ridotta in
macerie. Dall’est stanno ritornando, poi, i reduci dei campi di concentramento che tentanp di
tornare alle loro case ma spesso non trovano nulla e nessuno ad accoglierli. Tra l’autunno del 1945
e l’autunno del 1946 a Norimberga si forma un Tribunale militare composto da giudici delle
potenze vincitrici che processa 24 alti dirigenti nazisti accusati di crimini contro l’umanità, contro la
pace e di guerra. 10 sono condannati a morte, 9 vengono impiccati, Goring si suicida in carcere. Un
processo analogo si tiene a Tokyo dal maggio ’46 al novembre ’48 contro 28 alti dirigenti
giapponesi, molti dei quali sono giustiziati per crimino analoghi (fra cui il Primo ministro Hideki
Tojo). Il generale statunitense Douglas MacArthur impone in Giappone una Costituzione
democratica redatta da funzionari americani e altre misure più concrete. Nel 1944 si tenne a Bretton
Woods (USA) una Conferenza internazionale con lo scopo di definire le modalità dei rapporti
finanziari dopo la conclusione della guerra. Nel corso della Conferenza, a cui partecipano 44 paesi,
viene accolta la proposta dell’economista Keynes, con la quale i paesi accettano di basare emissioni
monetarie non solo sulle riserve auree ma sul dollaro americano che sostituisce la sterlina inglese
come valuta internazionale. Viene anche costituito il Fondo monetario Internazionale, a cui Urss e
Cina non aderiscono e che aiuta tramite prestiti i paesi che hanno una bilancia di pagamenti in
deficit. Viene fondata la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo che ha il compito
di finanziare la ricostruzione dei paesi che hanno subito danni di guerra o di sostenere con prestiti
speciali l’industrializzazione dei paesi sottosviluppati. Viene consolidato il Gatt (Accordo Generale
sulle Tariffe e sul Commercio), che stabilisce le regole per facilitare gli scambi commerciali. Nel
1947 viene varato il Piano Marshall, un programma per la ripresa europea, che dura fino al 1951. Il
piano viene elaborato dal segretario di Stato americano Marshall e prevede la concessione di
prestiti, in forma gratuita e in parte a lunga scadenza e a bassi tassi di interesse all’Austria, Belgio,
Lussemburgo, Danimarca, Francia, Germania Ovest, Grecia, Islanda, Irlanda, Italia, Paesi Bassi,
Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Svizzera, Svezia e Turchia. Per essere inclusi nel programma,
bisogna accettare l’alleanza con gli Usa e l’adesione ai principi della democrazia e del libero
mercato. I paesi inclusi nel Piano ricevono merci, attrezzature e materiali.
10.2 un’Europa divisa - La distanza ideologica, economica e sociale tra l’Urss e Usa è enorme.
L’uno è un paese comunista a partito unico; l’altro è una democrazia nella quale vigono la libera
iniziativa e il libero mercato. Inoltre i rispettivi governanti pensano ad assicurare ai loro paesi la
massima influenza possibile sui territori dove i loro eserciti hanno messo piede. In breve, la
situazione di confronto a distanza si trasforma nel 1946 in una tensione diretta che sembra sempre
sul punto di degenerare in uno scontro militare. Si ha paura di una guerra atomica. Nel 1946, dopo
che l’Urss ha iniziato una pressione diplomatica sulla Turchia per ottenere delle basi sullo Stretto
dei Dardanelli, gli Stati Uniti inviano parte della flotta militare nel Mediterraneo a sostegno della
Turchia e a presidio dei Dardanelli. L’appoggio militare statunitense si trasforma in una più ampia
collaborazione politica e finanziaria, che porta la Turchia all’interno dell’area di influenza
occidentale e alla fortificazione di quei movimenti che sono contro il regime autocratico dittatoriale
di Mustafà Kemal e aperti a una più distesa democratizzazione e occidentalizzazione del paese
attuando un sistema di tipo pluralistico (e non più monopartitico). Sempre nel 1946 sia il Regno
Unito sia gli Stati Uniti intervengono direttamente in Grecia per impedire il diffondersi di
un’insurrezione comunista. Vogliono impedire che le forze partigiane comuniste impongano il
potere. Nel ’45, sotto la protezione britannica, si formano governi provvisori che hanno avviato la
ricostruzione del paese. Nel ’46 si tengono le elezioni, vinte da un fronte monarchico e si tiene
anche un referendum istituzionale che approva il ritorno del re Giorgio II. Contemporaneamente,
però, i partigiani comunisti, appoggiati dalla Jugoslavia comunista, avviano azioni militari che
cercano di rovesciare il governo di Atene. Ha inizio così una dura guerra civile tra le formazioni
comuniste e le truppe regolari. Dal 1947 queste ultime possono contare su aiuti finanziari e militari
che il Congresso degli Stati Uniti decide di concedere per sostenere la lotta anticomunista. Secondo
Truman bisogna impedire in tutti i modi l’insorgere di prese di potere comuniste in nome della
protezione della democrazia e del diritto dei popoli di autodeterminarsi (dottrina Truman). Tutti
questi gesti vengono considerati da Stalin come gesti di dichiarata aggressione e lo inducono a una
plateale ritorsione che ha luogo a Berlino nel ’48. Infatti in quel luglio le tre zone occidentali
affidate a USA, Francia e Regno Unito sono chiuse dai sovietici, i quali puntano a ridurli alla resa
per fame e ad annettere le zone alla parte orientale. È ciò che dà inizio alla <<guerra fredda>>, fatta
non di aperte ostilità ma da mosse più indirette di questo tipo ma anche pesanti tensioni e minacce.
Tuttavia Berlino ovest viene sostenuta da aiuti aerei che riforniscono continuamente la zona, ragion
per cui nel ’49 Stalin abbandona l’operazione. Le potenze occidentali decidono di riunire le loro
aree di influenza nella Repubblica Federale Tedesca (rft) con capitale a Bonn, che ha appunto
assetto federale e una Costituzione democratico-parlamentare. Stalin risponde trasformando la
Germania est in uno Stato autonomo che prende il nome di Repubblica Democratica Tedesca (rdt)
con capitale a Berlino est. è una repubblica socialista a unico partito. Tale crisi si accompagna a una
più generale. Nelle aree europee occidentali liberate dagli anglo-americani si costituiscono
democrazie parlamentari (Italia, Francia, Olanda, Turchia, Germania Ovest). Viceversa nelle aree
liberate dall’armata rossa (Germania est, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria) si
costituiscono democrazie popolari con colpi di Stato, cioè Stati comunisti a partito unico. Nel ’47 si
crea il Cominform, un organo di coordinamento e controllo sui partiti comunisti <<fratelli>>.

Da questo quadro si stacca la Jugoslavia, dove si impone il forte movimento partigiano comunista
guidato da Tito il quale fonda uno Stato comunista a partito unico che vuole la sua autonomia
rispetto all’URSS. Nel ’48 Stalin lo accusa di deviazionismo, cioè di essersi allontanati
dall’ortodossia comunista e considera Tito un venduto politico agli occidentali. Tuttavia, siccome la
Jugoslavia è in mezzo tra blocco orientale e blocco occidentale, è troppo rischioso attaccare il
paese. Quindi mantiene una certa a autonomia e una politica estera non allineata né a ovest né a est.
Essa è una federazione di Repubbliche (Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro,
Macedonia e Serbia; quest’ultima, con capitale Belgrado, è divisa a sua volta in Vojvodina, Serbia e
Kosovo). Queste aree sono diverse per religione e lingue ufficiali ma il movimento di resistenza era
aperto ai diversi gruppi nazionali e per ora si mantiene la calma. L’evoluzione dei rapporti tra Urss
e Jugoslavia influenza la guerra civile greca in corso nel ’46. I comunisti greci compiono la scelta
suicida di mantenersi fedeli all’Urss, pertanto Tito ritira le sue milizie in aiuto ai comunisti grici che
rimangono soli con il modesto aiuto dell’Albania. Stalin, da parte sua, decide di non mandare aiuti,
ragion per cui l’esercito regolare greco sconfigge in comunisti greci che nel ’49 ordinano il cessate
il fuoco. I comunisti fuggono e il Partito comunista è dichiarato fuorilegge.

Nell’aprile del 1949 a Washington i rappresentanti di Stati Uniti, Canada, Francia, Gran Bretagna,
Belgio, Olanda, Lussemburgo, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo e Italia firmano il trattato
Nord Atlantico noto come Patto Atlantico, cioè un’alleanza difensiva militare. Si crea anche un
organismo di coordinamento militare, cioè la NATO. Ad est si risponde con il patto di Varsavia dei
paesi a regime comunista: Urss, Bulgaria, Romania, Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia, Germania
Est e Albania. A questo punto la geografia dei due blocchi è definitiva.
10.3 L’Occidente nell’immediato dopoguerra
Gli Stati Uniti nel 1949 approvano la costituzione della CIA, un’agenzia di Intelligence, che
coordina i servizi di spionaggio, di informazione e di sostegno all’azione militare e diplomatica
statunitense nel mondo. Inoltre nasce una vera e propria ossessione comunista. Nel 1947 una legge
pone limiti alle attività sindacali, vietando ai comunisti di occupare cariche sindacali, molti perdono
il lavoro e alcuni, come i coniugi Julius, vengono uccisi. Nel 1950, un senatore repubblicano,
Joseph McCarthy, annuncia di possedere liste di comunisti che si sarebbero introdotti all’interno
dell’amministrazione pubblica e perfino nel Dipartimento di Stato (Ministero degli Esteri). Sebbene
McCarthy non mostri mai queste presunte liste, la sua denuncia avvia una serie di indagini e di
schedature di cittadini sospettati di comunismo. Il maccartismo (come è chiamata la persecuzione
comunista, dal nome del suo ispiratore) comincia a prendere vigore. Dalla metà degli anni 50, la
persecuzione preventiva basata sul semplice sospetto viene abbandonata. La carriera politica di
McCarthy risulta danneggiata dall’idea che egli abbia manipolato le accuse lanciate negli anni
precedenti. Muore alcolizzato nel 1957. Nonostante ciò, l’opinione pubblica americana conserva un
atteggiamento di diffidenza e ostilità nei confronti dei gruppi radicali di sinistra, anche per coloro
che non hanno un orientamento comunista. In Europa occidentale, invece, malgrado l’aperta
alleanza con gli USA, i tradizionali partiti di sinistra (comunisti compresi) continuano ad avere un
certo peso.
INGHILTERRA – alle elezioni del ’45 si impongono i laburisti di Attlee. Essi si impegnano a
raggiungere uno stato di Welfare state contrapposto al precedente Warstare, cioè vogliono
privilegiare il livello di benessere e di protezione sociale, soprattutto a favore dei meno abbienti.
Tuttavia questo richiede una tassazione progressiva, porta ad aumentare l’indebitamento del Regno
Unito con gli Usa; inoltre la compressione dei consumi limita la domanda dei beni di consumo e
porta a un rallentamento generale dell’economia. Per l’opinione pubblica i benefici non sono poi
così tanti. Così i laburisti nelle elezioni dell’ottobre 1951 sono superati dai conservatori di
Churchill.
ITALIA - Nel 1945 si ricostituisce un governo di ampia coalizione presieduto da Alcide de
Gasperi, dirigente della Democrazia cristiana. Palmiro Togliatti, l’attuale ministro della Giustizia e
capo del Partito comunista italiano, emette un decreto di amnistia che segna la fine di ogni tentativo
di epurazione. Però non rinuncia alla possibilità di una futura rivoluzione e mantiene i contatti con
Stalin. Le elezioni del giugno 1946, nelle quali votano anche le donne, si elegge l’Assemblea
Costituente e si tiene il referendum istituzionale, con il quale gli elettori devono decidere se la
nuova Italia dovrà essere una monarchia o una repubblica. Il corpo elettorale sceglie la Repubblica
malgrado la mossa di Vittorio Emanuele III di abdicare a favore del figlio Umberto II. A
primeggiare sono tre partiti: Democrazia cristiana, Partito socialista e Partito comunista.si
costituisce un altro governo di coalizione presieduto da De Gasperi. Tuttavia la coabitazione tra
socialisti e comunisti non è facile. Nel ’47 De Gasperi compie una visita negli Stati Uniti con il
quale il dirigente del partito si impone come la forza trainante dello schieramento moderato. La
sinistra subisce un grande colpo e i rapporti tra i socialisti e i comunisti diventano sempre più
difficili, al punto che nel gennaio ’47 il gruppo moderato decide di uscire dal partito socialista e
fondarne uno nuovo per prendere le distanze dai comunisti (siccome il Partito socialista era stato
accusato di esserne troppo alle dipendenze). Nel frattempo il governo americano fa pressione
sull’Italia affinché riduca al minimo i rapporti con i comunisti. De Gasperi non ha bisogno di essere
convinto in quanto cattolico. A fine marzo ’47, infatti, si stabilisce che i rapporti tra lo Stato italiano
e la Chiesa siano regolati dal concordato firmato nel ’29 tra la Santa sede e il regime fascista. I
cosiddetti partiti laici che sono al governo si vorrebbero opporre ma a sorpresa Togliatti vota a
favore giustificandosi in nome di un dialogo con i cattolici, però a metà maggio ’47 De Gasperi apre
una crisi di governo che si conclude con la formazione di uno nuovo sempre presieduto da lui ma
senza socialisti e comunisti. La Costituzione viene approvata nel 1947 ed entra in vigore il 1°
gennaio 1948. Si fonda un Parlamento bicamerale, diviso in Camera dei Deputati e Senato, eletti a
suffragio universale. Il Parlamento possiede il potere legislativo e ha il diritto di eleggere, in seduta
congiunta, il Presidente della Repubblica, cui viene conferito un mandato settennale. Il presidente
ha poteri limitati, tra i quali conferire l’incarico al Presidente del Consiglio, che ha il compito di
formare il governo sulla base della maggioranza che si è creata in Parlamento, dal quale riceve un
voto di fiducia. La Costituzione prevede anche l’istituzione di una Corte costituzionale, che ha il
compito di verificare la coerenza delle leggi approvate dal Parlamento con i principi e le regole
stabilite dalla Costituzione stessa. La contesa politica è giocata tra la Democrazia cristiana guidata
da De Gasperi a capo di un governo di centro e le opposizioni di sinistra (socialisti e comunisti)
unite in un’alleanza elettorale che prende il nome di Fronte popolare. La Democrazia cristiana ha
notevoli vantaggi: 1) appoggio statunitense, ideologico e finanziario; 2) appoggio del pontefice Pio
IX; 3) nel febbraio ’48 in Cecoslovacchia c’è un colpo di Stato comunista che instilla la paura
comunista. Il 18 aprile 1948 la Democrazia cristiana stravince le elezioni con un risultato che gli dà
quasi la maggioranza assoluta. La sconfitta delle sinistre è molto grave ma i dirigenti dei partiti di
sinistra conservano il controllo e un notevole rispetto nei confronti delle nuove istituzioni
democratiche. Nel luglio ’48 un giovane anticomunista spara contro Palmiro Togliatti a
Montecitorio e, quando la notizia si diffonde, si rischia il riaccendersi di una guerra civile. Tuttavia
Togliatti sa che questo non è abbastanza per riaccendere una rivoluzione e fa bloccare, assieme alla
polizia, i tumulti e le iniziative.
10.4 e 10.5 – Il blocco sovietico e il Comunismo in Asia
Nel 1953 muore Stalin, che viene celebrato come il più grande condottiero capace di sconfiggere da
solo i nazisti. La celebrazione ha successo e oscura la durezza repressiva del suo regime. Il sistema
del terrore consente ancora un buon controllo della società sovietica. Ciò permette una rapida
ricostruzione degli apparati industriali, favorita dalle pesanti riparazioni di guerra pagate dai paesi
occupati. Viene sviluppata in modo particolare l’industria degli armamenti, con esperimenti atomici
e sulla bomba a idrogeno, passi questi molto importanti nel contesto della guerra fredda. Progressi
di questo genere sono permessi a spese della manodopera e dell’efficienza complessiva degli
impianti. I salari industriali sono nettamente diminuiti, come anche le misure di sicurezza dei
lavoratori e l’attenzione verso i danni ambientali (comune anche all’occidente). Inoltre i funzionari
del Partito comunista e chi vi gravita attorno gode di salari superiori rispetto al resto della
popolazione, diventando un’èlite privilegiata mantenuta da pratiche dispoticamente clientelari e, per
certi versi, “feudali”. Nei paesi est-europei la situazione è quasi analoga. La terra veniva espropriata
e redistribuita ai singoli coltivatori, anche le fattorie collettivizzate. Le fabbriche vengono
espropriate e gestite dallo Stato. I sistemi produttivi sono organizzati in modo da integrare le
economie con le esigenze economiche dell’Urss. Ciò è garantito dal Consiglio di mutua assistenza
economica (Comecon) fondato a Varsavia nel ’49. Lo stile politico è quello di una dura repressione
nei confronti di ogni oppositore.

ASIA - Oltre che in Europa gli americani devono preoccuparsi del dilagare del comunismo anche in
Asia, in Cina in primo luogo. I nazionalisti di Kaishek e i comunisti di Mao Tse Tung avevano
dovuto allearsi contro le mire espansionistiche giapponesi. Quando questi ultimi sono troppo
impegnati con gli americani e nell’Asia sud-orientale, i nazionalisti tornano a scagliarsi contro i
comunisti che, peraltro, erano riusciti a guadagnarsi vasto sostegno nelle campagne. Il regime
nazionalista corrotto di Chiang Kaishek non gode di un gran sostegno e nel febbraio del 1949 truppe
comuniste entrano a Pechino e i nazionalisti fuggono nell’isola di Taiwan, formando uno Stato che
è visto come l’unico legittimo. Mao Tse-tung proclama la nascita della Repubblica popolare
Cinese. Procede subito alla nazionalizzazione delle banche, delle imprese e alla distribuzione delle
terre ai contadini. Stipula un trattato di amicizia con l’Urss. Dopo la caduta del Giappone la Corea
era stata divisa in due parti con il confine dal 38° parallelo, la Corea del Nord sotto il regime
comunista, quella del Sud affidata ad un governo nazionalista appoggiato dagli americani. Nel 1950
iniziano le prime ostilità tra le due Coree, da una parte quella del Nord appoggiata dai regimi
comunisti; Cina prima fra tutti, dall’altra quella del Sud appoggiata dagli Americani e dai membri
dell’Onu. Nel luglio del 1953 dopo lunghe trattative e non senza l’incubo di una guerra nucleare si
giunge ad un armistizio con un confine al 38° parallelo. Il mondo intanto era stato con il fiato
sospeso perché ogni minimo contenzioso avrebbe potuto mettere contro due grandi superpotenze
mondiali. Dopo questi fatti si incoraggia la produzione di armi sia in Usa sia in Unione sovietica sia
in Cina. L’unione sovietica, poi, reintroduce il suo membro nell’Onu, molto più efficace della antica
Società delle nazioni.
INDIA – nei decenni precedenti la WW2 il movimento nazionalista guidato da Gandhi lottava per
l’indipendenza dell’India. Nel della WW2 le manifestazioni vs i britannici si erano intensificate sia
da parte degli indù che da parte dei musulmani. Nel 1945 i laburisti convocano le elezioni per
un’Assemblea costituente indiana che rediga una costituzione. Ciò porta a una rottura tra il Partito
indipendentista induista di Gandhi e la Lega musulmana. Essi non comunicano adeguatamente e gli
interessi musulmani sono spesso trascurati. Quindi vogliono uno Stato musulmano autonomo per
fare i propri interessi. I due popoli sono a tutti gli effetti, a loro modo di vedere, due nazioni
distinte. Nel ’46 passano agli scontri e per il governo inglese diventa necessaria una Partition, cioè
una divisione. Tuttavia la popolazione è molto mista e non si può fare un taglio netto perché
causerebbe l’esodo di troppe persone lungo un tratto estremamente lungo. Si decide per la creazione
di due regioni distinte, il Pakistan musulmano e uno Stato indù (Unione indiana). Nel ’47 si
annuncia l’indipendenza del Pakistan e poco dopo a Nuova Dehli quella dell’India. Iniziano subito
contestazioni per i confini (soprattutto Punjab e Kashmir). Ne seguono giganteschi esodi percorsi da
terribili disagi e da gravissime violenze interreligiose.
LA NASCITA DI ISRAELE – in Palestina l’amministrazione britannica cerca di mantenersi
equidistante rispetto a ebrei e arabi. Però i britannici hanno comunque impedito l’accesso agli ebrei
in fuga dall’Europa nazista nelle colonie ebraiche. La reazione dei coloni ebrei è forte e si traduce
nel rafforzamento delle formazioni paramilitari già esistenti, come l’Irgun o la Banda Stern. Esse
compiono azioni terroristiche contro gli arabi e i britannici. Anche il mondo arabo risponde creando
diverse organizzazioni, come la Lega araba, a favore della formazione di uno Stati palestinese. Nel
maggio ’47 il Regno Unito rinuncia al mandato sulla Palestina e lo affida all’Onu che prevede la
creazione di uno Stato ebraico di Israele e di uno Stato arabo di Palestina, mentre Gerusalemme è
città libera. Nei giorni seguenti scoppiano scontri tra palestinesi ed ebrei. Un mese più tardi
l’Haganah inizia ad attaccare sistematicamente dei villaggi palestinesi inclusi nel territorio che
l’onu ha attribuito agli ebrei, con l’intenzione di cacciare definitivamente i palestinesi. Il 14 maggio
’48 il leader sionista David Ben Guiron proclama la nascita dello Stato di Israele, riconosciuto da
Usa, Urss e altri paesi. Per reazione la Lega araba attacca Israele. Ha inizio una guerra fino al ’49,
che viene vinta dall’esercito israeliano che riesce ad ampliare i confini di Israele e a inglobare quasi
tutto il vecchio territorio che l’onu aveva assegnato ai palestinesi. Viene attuata una politica di
sistematico allontanamento della popolazione palestinese che si rifugia nel Libano meridionale,
nella striscia di Gaza e in Cisgiordania (territorio palestinese rimasto arabo ma annesso alla
Giordania). I profughi palestinesi nei decenni seguenti sono utilizzati dai vari paesi arabi come un
pretesto per continui attacchi ad Israele. I palestinesi, da parte loro, cercano di ricostruire la propria
identità mescolando parole del linguaggio nazionalistico alla regione islamica con le sue parole
chiave (guerra santa, martirio, infedeli … etc) con una crescente radicalizzazione del sentire
religioso.

11. Democrazie occidentali e comunismo tra il 1950 e il 1970


11.1 I miracoli economici dell’Occidente- Uno degli aspetti più importanti del post II Guerra
Mondiale è la rapidità con la quale le economie europee si riprendono dalla devastazione bellica.
Sia per la Germania Ovest sia per l’Italia gli anni 50 sono caratterizzati dal miracolo economico. I
due paesi sono stati distrutti (Germania più dell’Italia). Le perdite demografiche sono state
imponenti. Le fabbriche e le aziende agricole sono state danneggiate. Eppure, in un breve lasso di
tempo, le economie rimettono in movimento. E lo stesso accade in altri paesi occidentali come
Regno Unito, Francia, Belgio e Olanda. Un ruolo importante viene svolto dal sistema economico
statunitense a tutte le economie che gli sono collegate. La spinta fondamentale è data dalla crescita
della spesa statale per gli armamenti che tra il 1950 e il 1952 cresce esponenzialmente. Ciò ha un
enorme ricaduta in tutti i settori industriali. Un altro elemento essenziale è il Piano Marshall. I
crediti e le forniture di beni di varia natura che arrivano in Europa grazie al Piano hanno l’effetto di
rivitalizzare sistemi economici prostrati dalle conseguenze della guerra e di rimettere in moto la
domanda e gli investimenti. Una parte dei prestiti viene impiegata nella ricostruzione degli edifici,
strade, reti di trasporto e industrie distrutte nel corso della guerra. Anche questi investimenti portano
effetti perché c’è richiesta di macchinari e materiali. In Italia l’industrializzazione si concentra
soprattutto nelle regioni settentrionali dove si trovano i più importanti stabilimenti siderurgici e
meccanici. Un’importante spinta alla ripresa economica viene dalla rete di accordi economici che
fondano l’Europa comunitaria. Il processo ha inizio il 18 aprile 1951, quando su iniziativa di Robert
Schuman (politico francese di ispirazione cattolica) e Jean Monnet (economista francese autore del
“piano Schuman” che conduce alla costituzione della Ceca), i rappresentanti di sei paesi europei
(Belgio, Francia, Germania occidentale, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi) si accordano per
coordinare la produzione e lo scambio del carbone e dell’acciaio, fondando la Comunità europea del
carbone e dell’acciaio (Ceca). Nel 1957 gli stessi sei paesi sottoscrivono il trattato di Roma, che
fonda la Comunità economica europea (Cee): obiettivo è quello di formare un Mercato europeo
comune (Mec), attraverso un abbassamento delle barriere doganali, la facilitazione della
circolazione di merci e individui, il coordinamento delle politiche agricole e industriali, il sostegno
delle aree depresse. Si costituisce anche la Comunità europea dell’energia atomica (Ceea, Euratom),
organismo collettivo che ha il compito di coordinare e incoraggiare le ricerche per l’utilizzazione
dell’energia atomica a scopi civili. Dato il bisogno sempre maggiore di manodopera, si assiste ad un
grande flusso migratorio.
11.2. Migrazioni e mutamenti sociali – ora c’è il problema della manodopera. Sono i giovani
uomini morti in guerra a mancare all’appello. Inizialmente si certa di ricorrere all’impiego
femminile ma in seguito all’utilizzo degli immigrati offerti dai paesi meno sviluppati o da aree di un
paese meno sviluppate. Spesso vengono dai paesi ex coloniali o da quelli che mantengono ancora
legami coloniali. Così dall’India, dal Pakistan, dalla Giamaica si va verso il Regno Unito e dal
Marocco, dall’Algeria e dalla Tunisia si va in Francia. Come accennato, anche migrazioni interne
(es: in Italia da sud a nord dove c’è più industrializzazione e più lavoro, soprattutto nel triangolo
industriale Genova-Torino-Milano ma anche Roma al centro). Lo stesso accade in Spagna o in altri
paesi europei dove le persone si spostano dalle aree rurali verso le città o nelle aree intorno,
divenute delle megalopoli. Le città iniziano ad essere circondate da una vasta cintura urbanizzata
dove le condizioni di vita sono spesso più tranquille. Le economie post-belliche hanno bisogno di
lavoratori nel settore industriale ma anche il settore terziario alle dipendenze dello Stato è in
crescita. Ne seguì un potenziamento del sistema scolastico che ora non deve più nazionalizzare le
masse ma formare operai, tecnici che abbiano le capacità tecnologiche diventate essenziali. I
movimenti non sono solo geografici ma anche e soprattutto socio-economici. Calano gli addetti
all’agricoltura e aumentano gli addetti negli altri settori. Lo slancio economico favorisce una netta
diminuzione della disoccupazione e un generale aumento delle retribuzioni, in modo tale che le
famiglie possono risparmiare di più e investire i soldi nei beni di consumo. È la nascita del regno
del consumismo e delle pubblicità.
11.3 Dagli oggetti del desiderio al villaggio globale- Verso gli anni 50 comincia anche il
fenomeno del consumismo, parola che indica l’incessante propensione all’acquisto di beni di
consumo. Lo sviluppo di tale fenomeno è dovuto anche alla pubblicità, che diventa un elemento
della vita di tutti i giorni e che spinge verso gli acquisti che sembrano promettere una nuova qualità
della vita. Uno degli oggetti più comprati è il televisore, capace di far esplodere la dimensione della
comunicazione virtuale. Al suono si uniscono le immagini che acquistano una connotazione
realistica. Il televisore è già disponibile dagli anni 30 ma dagli anni 50 diventa diffuso grazie alla
diminuzione del prezzo. Mentre negli USA le stazioni televisive appartengono a network (gruppi di
emittenti) privati, in Europa le trasmissioni sono a cura di agenzie statali, come la RAI in Italia,k
che comincia le sue trasmissioni nel 1954. Se inizialmente le produzioni televisive sono autoctone
(come i film televisivi scritti da autori nazionali, recitati da attori nazionali in contesti nazionali),
ben presto ogni compagnia televisiva comincia a comprare programmi (format) in altri paesi.
Lentamente cominciano a farsi largo le produzioni televisive americane. Anche le pellicole
cinematografiche che vengono dagli Stati Uniti attraggono molti spettatori, come per i western e le
commedie brillanti. Tale invasione è però contrastata da cinematografie europee, che spesso hanno
un approccio letterario al cinema perché si ispirano a opere letterarie o perché i registi sono grandi
artisti, come per il neorealismo italiano o per la nouvelle auge (nuova onda). Ma i grandi successi
cinematografici vengono dagli Stati Uniti tanto che autori europei, come Alfred Hitchcock, vi si
trasferiscono trovando fama e successo. Altro acquisto importante di questo periodo è l’automobile.
I più abbienti possono anche provare i voli aerei. Così cresca la domanda di carburanti derivanti dal
petrolio e si continua a scoprire nuovi giacimenti. La produzione di questo periodo è dominata da
sette compagnie – prevalentemente statunitensi ed europee – come la Shell. Nell’Urss, invece, la
produzione viene controllata dallo Stato.
11.4 Il baby boom- In questi anni si registra anche una grande flessione demografica, tanto che il
fenomeno viene definito baby boom. Diventa inoltre prima abitudine e poi regola non partorire più
in casa ma in ospedale. Grazie così agli ambienti asettici e all’adeguata assistenza medica si riesce
ad evitare la morte del bambino o della madre per parto. L’introduzione di programmi di
vaccinazione contro una serie di malattie diffuse abbatte ancora di più i tassi di mortalità. Grazie ai
redditi maggiori, si ha anche una migliore alimentazione e una maggiore propensione a far studiare i
figli anche oltre il ciclo dell’obbligo. I baby boomers, inoltre, hanno una statura maggiore rispetto a
quelli della generazione precedente. Alla fine degli anni 50, un quarto degli americani vive in
condizioni di povertà. La gran parte di questi americani è di pelle nera. La discriminazione razziale
è una delle realtà che più contraddicono l’immagine degli Stati Uniti come patria della libertà e del
benessere. Molti afroamericani vivono, invece, in condizioni disastrose. Hanno regolarmente
retribuzioni più basse rispetto a quelle dei bianchi. La disoccupazione li colpisce per primi e più a
lungo. La segregazione è rigorosa: ovunque ci sono scuole distinte, locali pubblici distinti, posti a
sedere sui tram pubblici distinti: i bianchi hanno i loro, che sono migliori; i servizi per i neri sono
sempre i peggiori.
11.5 Gli Stati Uniti dal movimento per i diritti civili alla guerra in Vietnam- I maggiori
beneficiari della crescita economica negli Usa sono gli industriali, gli impresari, la classe media ma
i neri soffrono in condizioni nettamente peggiori. Nel Sud e nell’Ovest vivono condizioni disastrose
tanto nelle aree rurali che nei ghetti urbani. La segregazione è rigorosa e ovunque locali e mezzi di
trasporto sono distinti. Nel 1953 viene eletto presidente degli Stati Uniti Ike Eisenhower, sostenuto
dal partito repubblicano. Si fa promotore di un Social Security Act, che concede sussidi e pensioni e
che include nel programma anche i lavoratori agricoli. Come presidente della Corte Suprema
nomina il giudice Warren, che emette nel 1954 una sentenza che giudica incostituzionale la
segregazione razziale nelle scuole. Eisenhower non solo non si oppone ma incita all’adeguamento
dei sistemi educativi. L’anno dopo una cittadina afroamericana della città di Montgomery in
Alabama, Rosa Parks, si siede sul sedile del pullman riservato ai bianchi e si rifiuta di abbandonare
il suo posto nonostante gli inviti e le minacce del guidatore. Rosa Parks viene arrestata e la
comunità di Montgomery si organizza e boicotta i servizi pubblici locali, andando a lavorare a
piedi, con mezzi
privati usati in gruppo o con pulmini affittati. Alla guida del movimento troviamo il giovane
ecclesiastico della Chiesa protestante battista, Martin Luther King. I neri cominciano ad entrare nei
locali dei bianchi, chiedono di essere serviti e se ottengono un rifiuto, vi restano seduti per protesta
(tecnica del sitin). Il movimento deve subire le reazioni di molti bianchi razzisti, che a volte
compiono omicidi e aggressioni. Nel 1960 vince le elezioni il candidato democratico J.F. Kennedy.
Egli sembra essere il portatore di giustizia sociale nella società americana ma molti dei suoi piani
rimangono sulla carta. Inizialmente, in politica estera, il suo principale problema è la superiorità
sovietica per i programmi missilistici e spaziali. Nel 1957 i sovietici hanno lanciato in orbita il
primo satellite artificiale, lo Sputnik. L’amministrazione americana ha risposto fondando la NASA
(National Aeronautics and Space Administration), un’agenzia governativa incaricata di studiare i
veicoli spaziali. Nel 1961 i sovietici lanciano un missile in orbita intorno alla Terra con un pilota a
bordo, Yuri Gagarin. Nel 1969, invece, gli americani arrivano sulla Luna con Neil Armstrong e
Edwin Aldrin. Nel 1959 a Cuba una rivoluzione rovescia il regime filoamericano guidato dal
dittatore Batista. Il nuovo lider è Fidel Castro, che procede con l’esproprio delle terre e delle
piantagioni possedute dalla United Fruit, azienda americana che domina il commercio della frutta
esotica. Nel 1960, inoltre, nazionalizza le raffinerie petrolifere, rendendo ancora più complessi i
rapporti con gli Usa e per questo cerca il sostegno diplomatico dell’Urss. Nel 1961 Kennedy fa
partire un’operazione guidata dalla CIA, ovvero uno sbarco armato di esuli cubani anticastristi alla
Baia dei Porci a sud dell’Avana. Ma l’operazione non suscita la ribellione popolare sperata e si
rivela un fallimento. L’alleanza tra Cuba e Urss si traduce nell’impianto di una base missilistica a
Cuba con missili e tecnici sovietici. Nel 1962, Kennedy chiede all’Urss lo smantellamento della
base, sotto la minaccia di un attacco, e il governo sovietico acconsente. Inoltre, Kennedy comincia a
pensare di intervenire in Vietnam perché il Vietnam del Nord (comunista) sta attaccando quello del
Sud. Siamo nel 1963, anno in cui Martin Luther King tiene il discorso passato alla storia come I
have a dream, in cui dichiara di sognare che i bianchi e i neri possano vivere in pace. Qualche mese
dopo, Kennedy è in visita ufficiale a Dallas, nel Texas, e sta percorrendo le strade su una macchina
scoperta che lo ospita con la moglie. Un cecchino gli spara dalla finestra di un edificio e lo uccide.
Il posto di Kennedy viene preso dal suo vicepresidente Johnson, determinato a fare in politica
interna ciò che non è riuscito a fare Kennedy. Poco dopo il Civil Rights Act (Legge sui Diritti
Civili) dichiara illegale ogni discriminazione basata su sesso, religione e etnia. Ma a fianco del
movimento per i diritti civili si è formato un movimento che invece dell’integrazione della comunità
nera nella società americana propone una separazione. Si tratta di una separazione culturale basata
sull’orgoglio nero e si invita a riscoprire le proprie origini. Il movimento, che si trasforma in gravi
rivolte urbane, è guidato da Malcolm X (vero nome Malcolm Little), che viene assassinato nel
1965. Il suo posto viene preso da Stokeley Carmichael, sostenuto dal Black Panther Party, un
gruppo politico estremista che si dota di formazioni paramilitari. Nel 1968 viene ucciso anche
Martin Luther King. Ciò toglie slancio al movimento afroamericano ma non bloccano il processo
di eliminazione delle normative segregazioniste e razzista.

GUERRA DEL VIETNAM - Nel 1964, approfittando di uno scontro tra unità navali americane e
vietnamite avvenuto nel Golfo di Tanchino, la partecipazione americana nella guerra del Vietnam
diventa attiva con l’invio di truppe ufficiali. La strategia adottata è quella dell’escalation, cioè
l’aumento progressivo dei bombardamenti sulle basi dei Viet Cong (comunisti) nel Vietnam nel
Nord, in Cambogia e nel Laos contando di distruggere le basi e di fiaccare i civili. Ma i comunisti
resistono e passano all’attacco. Nel gennaio del ’68 parte l’offensiva del Tet quando attaccano
simultaneamente più di cento città sudvietnamite infliggendo gravi perdite agli americani. L’attacco
viene fermato anche con terribili rappresaglie, come quella statunitense compiuta nel villaggio di
My Lai nel ’68 dove più di 300 civili vengono massacrati perché nel villaggio si erano nascosti dei
Viet Cong. Di conseguenza in Europa e in America si forma un movimento pacifista che chiede il
ritiro delle truppe americane. Nel 1968 diventa presidente Nixon, comincia a ritirare le truppe però
ordina la prosecuzione dei bombardamenti e nel 1973 viene firmato un armistizio. Ma nel 1975 il
Vietnam del Sud e la sua capitale Saigon cadono sotto l’offensiva delle truppe comuniste.
11.6 Le dinamiche politiche dell’Europa occidentale- Sin dai primi anni 50 un movimento
indipendentista algerino ha messo in seria difficoltà l’amministrazione francese della colonia, così
come la comunità francese che vive in Algeria. Nel 1957 la guerriglia urbana travolge Algeri.
Formazioni militari del Fronte di liberazione nazionale algerino combattono per strada contro le
truppe francesi, che riescono a riprendere il controllo della città ricorrendo a esecuzioni sommarie e
la tortura dei prigionieri (un episodio noto anche come la battaglia di Algeri). Nel 1958, di fronte
alla possibilità che il governo francese ceda e proclami l’indipendenza dell’Algeria, un gruppo di
militari francesi di stanza in Algeria forma un comitato di salute pubblica che sembra intenzionato a
compiere un colpo di Stato; la condizione per non far precipitare la situazione è che l’incarico di
capo del governo deve essere affidato a De Gaulle. Questi accetta, senza dare alcuna garanzia ai
rivoltosi. De Gaulle redige una nuova Costituzione e attribuisce un peso maggiore al presidente
della Repubblica, che viene eletto dal corpo elettorale. Il presidente ha il potere di nominare il
Primo ministro, il cui governo viene approvato dal Parlamento. Il presidente può sciogliere le
Camere, proporre referendum e assumere pieni poteri nel caso di minaccia o instabilità del potere.
De Gaulle si convince anche che l’unica soluzione possibile per l’Algeria è abbandonarne il
controllo. Viene prima represso un nuovo colpo di Stato militare e nel 1963 avvia un piano per
l’indipendenza dell’Algeria, che viene approvato sia dal popolo francese con un referendum che
dall’opinione pubblica algerina. La situazione politica Italiana si può distinguere in tre grandi cicli
caratterizzati dal variare delle coalizioni e dei programmi dei governi guidati dalla DC. Il primo
ciclo politico che riguarda il periodo che va dal 1948 al 1957 è formato da coalizioni centriste in
Italia, cioè alleanza tra la Dc e i partiti repubblicano, liberale o socialdemocratico. Il primo
intervento importante è stata la riforma agraria. Negli anni precedenti, soprattutto nei mesi della
Liberazione, nell’Italia centro-meridionale più di una volta era accaduto che numerosi gruppi di
contadini occupassero abusivamente terreni incolti o parti di latifondi. Le iniziative erano illegali e
per questo erano andate incontro a una sistematica repressione. Nel 1950 De Gasperi approva
norme che portano alla espropriazione e redistribuzione di alcuni ettari di terra. Viene istituita la
Cassa del Mezzogiorno, un ente finanziario statale al quale kviene attribuito il compito di
coordinare i finanziamenti e i sostegni riservati alle regioni meridionali per la costruzione o il
miglioramento delle infrastrutture o per il supporto creditizio delle aziende agricole e industriali.
Nel 1953 De Gasperi propone una nuova legge elettorale per cui lo schieramento di partiti alleati
che consegue il 50% dei voti riceve un premio di maggioranza che gli assegna il 65% dei seggi in
Parlamento. La legge viene approvata in tempo per le nuove elezioni, la Dc si conferma come primo
partito ma poco dopo viene abrogata. De Gasperi si dimette ma la Dc è ancora al potere. Si inaugura
il secondo ciclo politico che va dal 1957 al 1960, durante il quale la Dc si allea con il Movimento
sociale italiano (Msi), un partito fondato nel 1946 da ex membri della Repubblica sociale italiana,
tra cui Giorgio Almirante. Il Msi non nasconde di farsi portatore di ideali fascisti. Nel 1960, il
presidente della Repubblica, il democristiano Gronchi, dà al democristiano Tramboni l’incarico di
formare un nuovo governo. Tramboni costituisce un governo di soli democristiani e si avvale del
voto di fiducia dei parlamentari del Msi. Ottenuto il voto, riceve critiche dal suo stesso partito e si
dimette. Gronchi insiste a designarlo alla guida del governo e Tramboni torna al Parlamento. Il
Movimento sociale intende però tenere il suo congresso a Genova, nonostante le proteste dei
democristiani. L’autorizzazione concessa dal governo Tramboni fa esplodere una rivolta popolare
che travolge Genova e altre rivolte scoppiano in altre città italiane. Tramboni è costretto a
dimettersi. Parte così il terzo ciclo politico. Nel 1962 il Psi dà un appoggio esterno ad un governo
guidato da Fanfani. Si apre la fase del ‘’centro sinistra ‘’. Viene approvata la nazionalizzazione
dell’energia elettrica con la costituzione dell’Ente Nazionale per l’Energia Elettrica (ENEL). La
scuola media viene unificata, per cui la scuola postelementare è uguale per tutti e capace di dare
l’accesso a qualunque scuola superiore (prima c’erano due curricula, uno che permetteva la
prosecuzione degli studi e uno che serviva all’avviamento al lavoro). Inoltre la scuola dell’obbligo
viene elevata a 14 anni.
11.7 Il comunismo nell’Europa dell’Est- Nel 1953 muore Stalin. La concorrenza tra i possibili
eredi viene vinta nel 1955 da Chruscev, che denuncia lo stalinismo e i suoi sistemi repressivi e
passa allo smantellamento dei Gulag. Critica aspramente anche il culto della personalità di Stalin
che, secondo lui, va contro i principi ideologici originari del Partito. È una rottura epocale che ha
subito inizio con lo smantellamento dei Gulag e della rete dei campi di concentramento. Nel mondo
comunista c’è la speranza di ottenere finalmente la libertà. Allora in Polonia e in Ungheria
scoppiano manifestazioni testimonianza delle tensioni che attraversano i nuovi paesi comunisti
europei. Scoppiano scioperi di operai in Polonia nel ’56 che chiedono retribuzioni migliori. Da
Mosca si suggerisce di riabilitare l’ex dirigente comunista polacco che precedentemente era stato
arrestato e imprigionato nel corso di una purga staliniana. Tornato a dirigere il Partito comunista
(Gomulka), ordina una serie di riforme, come la privatizzazione di numerose aziende agricole, il
riconoscimento dei consigli di operai autonomi e la liberazione di un cardinale e il conseguente
riavvicinamento con il mondo cattolico. Incoraggiati dall’esempio polacco, in Ungheria nel ’56
partono manifestazioni vs le terribili condizioni economiche e vs la mancanza di libertà imposta da
Stalin. Per le strade di Budapest abbattono addirittura la statua di Stalin. L’esercito, assieme a
professori e studenti, si unisce ai manifestanti. Al potere viene mandato l’ex Primo ministro
comunista (Nagy) che vuole introdurre misure di liberalizzazione economica e prospetta un radicale
mutamento, come uscire dal Patto di Varsavia. Il governo sovietico allora ordina all’armata rossa di
invadere l’Ungheria e di reprimere senza mezzi termini il movimento; Nagy viene arrestato e
impiccato.
Nel ’61, dopo la riapertura dei collegamenti tra Germania est e ovest, molti tedeschi scappano dalla
Germania est a causa delle pessime condizioni di vita per spostarsi a ovest. Ciò viene percepito
dall’opinione pubblica e dai media come un segnale dello scarso consenso verso il regime
comunista. Per bloccare il fenomeno il governo della Germania comunista, d’accordo con il
governo sovietico, decide di costruire un muro che separi le parti di Berlino durante la notte tra il 12
e il 13 agosto del 1961. Il Muro di Berlino è presidiato e ovviamente il flusso migratorio cessa di
molto. Ciò suscita altre polemiche mediatiche e ottiene l’effetto di screditare ulteriormente il
sistema politico sovietico. Chruscev, messo sotto accusa per le frequenti rivolte nei paesi comunisti,
viene privato di tutte le cariche e sostituito da un triumvirato composto da : Leonid Breznev, Aleksej
Kosygin e Nikolaj Podgornij. Con la loro direzione la repressione riprende e viene costituito il KGB
(Comitato per la Sicurezza dello Stato).
11.8 Primavere culturali e politiche - Sempre in questi anni il numero di studenti e studentesse
che frequentano le università americane cresce considerevolmente. Questi giovani studiano in
università nelle quali vige il sistema della residenzialità (lasciano casa e vanno a vivere nei
campus). Ciò sollecita l’aggregazione separata degli studenti che, soprattutto nell’Università di
Berkeley, discutono dei diritti civili, di libertà sessuale e dell’uso di droghe psichedeliche. Gli
hippies come vengono chiamati i membri della nuova ‘’tribù generazionale’’ sono ragazzi che
hanno i capelli lunghi, indossano i blues jeans e maglie coloratissime e si dichiarano pacifisti e
contro la guerra in Vietnam. Parallelamente nasce il rock, una musica che nasce dalla fusione del
blues afroamericano con la canzone popolare anglo-irlandese, musica apertamente contri sistemi
vigenti, le istituzioni, il governo, la repressione famigliare in cui emergono come protagonisti i
giovani con le loro insicurezze e problematiche. Non solo amore, insomma. Per quanto sia una
musica apertamente ribelle, a favore dei giovani e della libertà, non mancano le contraddizioni e
cioè il fatto che rimane un mondo evidentemente maschilista. Solo dagli anni ’90 tenderà a
smarchilizzarsi. Le star del rock sono viste quasi come delle divinità, molto virili da un lato,
androgine dall’altro ma rimangono pur sempre uomini. Inoltre ben presto il mondo del rock inizia a
mutare in ragione delle motivazioni economiche. Diventa insomma un affare economico che
alimenta stampa, investimenti, pubblicità, tour di promozione, con la rapida successione di mode
musicali e d’abbigliamento da un anno all’altro. Ne 1968, prima a Parigi e poi in Italia, si forma un
gran movimento di protesta studentesco. L’onda prende il via nell’Università di Nanterre, vicino
Parigi, occupata dagli studenti che chiedono che gli sia riconosciuto il diritto di esprimersi in merito
al governo dell’università. L’intervento della polizia cerca di interrompere l’occupazione.
Cominciano manifestazioni di solidarietà alla Sorbona di Parigi. La polizia attacca e picchia gli
studenti. Molti operai cominciano a protestare in loro favore e De Gaulle, come molti politici di
sinistra, vengono presi in contropiede. Anche nell’Università di Trento, Milano e Torino parte la
protesta contro l’autoritarismo degli studenti e i disegni di riforma che vorrebbero rendere
l’università più selettiva. Tutto ciò viene discusso nelle assemblee, un’unione collettiva che poi
diventa un rituale tipico del movimento studentesco. Poco dopo viene occupata l’Università di
Roma ma la polizia interviene e fa sgombrare. Gli studenti cercano di prendere la Facoltà di
Architettura ma vengono aggrediti dalla polizia. Ciò passerà alla storia come la battaglia di Valle
Giulia. Nascono nuovi gruppi politici (Lotta Continua, Potere Operaio, Avanguardia Operaia).
Nell’autunno del 1967 Alexander Dubek al Congresso del Partito comunista cecoslovacco chiede
più democrazia per un socialismo dal volto umano. La sua proposta suscita entusiasmo e prende il
posto di primo segretario del partito. Abolisce la censura, introduce il voto segreto nelle votazioni
del Congresso del partito e autorizza la ricostruzione del Partito socialdemocratico. Tutto ciò passa
alla storia come la primavera di Praga del 1968. Poco dopo i carri armati sovietici occupano la
Cecoslovacchia. La popolazione attua una resistenza non violenta, rimuovendo i segnali stradali, i
commercianti si rifiutano di vendere i loro beni. Inoltre la folla circonda i carristi cercando di
convincerli a desistere dall’occupazione. Nel 1969 uno studente universitario di 21 anni, Jan
Palach, si dà fuoco per protestare contro l’occupazione e questo gesto viene compiuto anche da
altri. Però è tutto inutile. Dubek viene rimosso dall’incarico e le riforme abolite.

12. I mondi postcoloniali


12.2 L’Asia tra democrazia e comunismo
GIAPPONE - Dalla fine della guerra il Giappone è sotto il controllo degli Stati Uniti. Il generale
Mac Arthur, che è il responsabile dell’amministrazione, impone nel 1946 una nuova Costituzione
che prevede un Parlamento rappresentativo: l’imperatore Hirohito conserva il suo ruolo, anche se
non ha alcun potere politico e non può dichiarare la natura divina del suo potere. I massimi dirigenti
politici e militari del precedente regime sono processati e alcuni anche giustiziati. Su queste nuove
basi si può intraprendere una vita politica basata su regole democratiche e sul pluralismo, cioè sulla
compresenza di più partiti in competizione fra loro. Il sistema politico è dominato dal Partito
liberale e i comunisti sono alla minoranza e guardati con sospetto dall’opinione pubblica. Essenziale
per il decollo economico del Giappone postbellico è lo stretto rapporto che instaura con gli Usa, alle
cui industrie l’economia giapponese fornisce macchine, componenti e manufatti vari. Si registra
così una piena occupazione e una crescita dei salari. Nonostante questo, anche in Giappone c’è
conflittualità sociale. Tra il 1968 e il 1969 si diffonde nelle università un movimento studentesco
agguerrito intorno al Partito comunista e ad un’associazione antiamericana. La conflittualità
sindacale nelle fabbriche è significativa tra il 1955-59, ma a livelli contenuti. La bassa conflittualità
è dovuta ad un aspetto della cultura giapponese, ovvero il persistente dominio della morale
scintoista che sollecita alla realtà, alla cooperazione, all’ubbidienza e allo spirito di sacrificio per il
bene della comunità a cui si appartiene.
INDIA di Nehru - Per quanto riguarda l’India, nel 1946 avviene la Partition, ovvero la divisione tra
gli indù e musulmani che porta alla nascita di nuove nazioni come il Pakistan (Stato musulmano) e
Nuova Delhi nel 1947. Gandhi preferirebbe un’India unita e per di più tale divisione avviene in un
bagno di sangue. La situazione peggiora quando Gandhi procede alla cessione delle risorse col
Pakistan. In seguito a questo gesto un estremista indù uccide Gandhi nel 1948 perché lo accusa di
aver tradito gli interessi dell’India. Dopo questi tragici eventi, la guida dell’India viene affidata a
Jawaharlal Nehru. Nel 1949 viene approvata la Costituzione che entra in vigore nel 1950. Si
istituisce un sistema rappresentativo democratico e si stabilisce l’uguaglianza giuridica di tutti i
cittadini e la parità giuridica tra i sessi. Grazie alla riforma agraria, si attua una redistribuzione delle
terre e si finanzia la costruzione di infrastrutture. Nehru, inoltre, si fa promotore della Conferenza di
Bandung del 1955 per la costruzione di un terzo polo internazionale estraneo sia agli interessi
dell’Urss che degli Usa. Ciò mina però i rapporti con la Cina che portano nel 1962 ad un breve
guerra. Alla fine la Cina sbaraglia le truppe indiane e conquista il Tibet meridionale.
INDIA di Indira Gandhi - Dopo la morte di Nehru (1964), nel 1966 si affida la direzione del
governo a sua figlia Indira Gandhi. Il fatto che sia eletta Primo ministro è segno della penetrazione
della democrazia in India. In politica interna il problema principale è il declino della forza elettorale
del Partito del Congresso a favore di diversi partiti locali. In politica estera i problemi derivano dai
complessi rapporti con il Pakistan. Quindi sceglie uno stile politico decisamente autoritario. Nel
1965 l’India aveva già combattuto una guerra con il Pakistan per il controllo del Kashmir ma non
era stata risolutiva. La tensione è rimasta costante e sfocia nel ’71 in un intervento militare indiano a
favore dell’Indipendenza del Pakistan orientale, dove c’è un movimento nazionalista bengalese che
protesta contro il Pakistan occidentale per lo scarso peso politico riservatogli e per lo sfruttamento
economico. Nel marzo ’71 l’esercito pakistano interviene nel Pakistan orientale per reprimere il
movimento indipendentista bengalese; Indira decide di far intervenire l’esercito al fianco dei ribelli
orientali. La guerra di indipendenza dura fino al ’71 e porta alla formazione dello Stato
indipendente del Bangladesh (nuovo nome del Pakistan orientale). La guerra provoca una crisi con
gli Usa, che hanno fatto del Pakistan uno dei principali alleati nei paesi islamici. Allora Indira
decide di rompere la neutralità e di collaborare con l’unione sovietica. In politica interna Indira
cerca di rilanciare il Partito del Congresso; fa riforme sociali a favore dei più poveri e insiste molto
su nazionalismo come carattere identitario. Nel campo economico riesce ad aumentare la
produttività dell’agricoltura. Ottiene un grande successo alle elezioni del ’71 ma si apre anche una
crisi politica perché viene sospettata di aver maneggiato illecitamente i risultati nel ’75. Ella però
dichiara lo stato di emergenza per insurrezione interna e rimane al potere. Tuttavia nelle elezioni del
’77 vengono superati dal Janata Party, che racchiude tutti quei partiti contrari alla svolta autoritaria
di Indira.
CINA - Per quanto riguarda la Cina, Mao è al potere di un regime comunista autoritario e vara un
piano di riforma agraria assieme alla nazionalizzazione delle miniere e delle industrie pesanti-> si
industrializza rapidamente l’economia cinese. Nel contesto internazionale, la Cina è inizialmente a
fianco dell’Unione Sovietica, con cui firma un trattato nel 1950. Però i rapporti diplomatici si
chiudono perché l’Urss giudica negativamente il tentativo cinese di esercitare un’egemonia politica
su tutta l’Asia comunista. Così nel 1971 la Cina comunista viene ammessa all’Onu. In seguito ad
una politica economica di insuccesso del 1958, Mao rischia di essere emarginato dal partito (non ci
sono riserve sufficienti per nutrire tutta la popolazione, specie nelle campagne e tantissime persone
muoiono di denutrizione o per malattie ad essa collegate). Ma nel 1966 invita tutti i giovani
studenti a realizzare una rivoluzione culturale. Mao li esorta a mettere in discussione i dirigenti del
partito tutte le volte in cui il loro comportamento sia giudicato sbagliato. I giovani accolgono
l’appello e con manifesti murali mettono sotto accusa questo o quel dirigente. Queste
manifestazioni sono spesso molto violente e non di rado sfociano in aggressioni verbali e fisiche e
umiliazione contro questo o quel dirigente del partito. Tutto ciò, naturalmente, non sarebbe
possibile senza l’intervento dell’esercito e del Ministero della difesa. Mao è riuscito così ad
eliminare i suoi principali oppositori e si avvale dell’intervento dell’esercito per fare cessare le
incursioni politiche dei giovani, poiché i giovani che vi hanno aderito non vanno più a scuola, si
fanno guerra fra loro e, in generale creano scompiglio senza vere più nessuna utilità. I movimenti
delle cosiddette <<guardie rosse>> sono messi a tacere nel 1969.
12.3 Sogni rivoluzionari e colpi di Stato autoritari in America Latina
Nel 1948 si costituisce l’Organitation of American States, organo attraverso il quale gli Stati Uniti
cercano di coordinare e controllare l’America centro-meridionale. Tra gli strumenti utilizzati, c’è la
cooperazione economica, il finanziamento delle forze armate e il collegamento stabilito dalla Cia
con gruppi militari dei paesi latinoamericani, disposti a colpi di Stato quando l’evoluzione politica
sembra essere minacciosa per gli interessi degli Usa. In questo quadro, Cuba rappresenta
un’eccezione. Dal 1933 al 1944 la vita politica dell’isola è nelle mani del dittatore militare Batista.
Dal ’44 al ’52 c’è un breve periodo di reintroduzione di un sistema costituzionale e pluralista. Nel
1952, in seguito ad un secondo colpo di Stato, Batista riprende il potere. Nel 1953, un giovane
avvocato di buona famiglia, Fidel Castro, con un centinaio di seguaci, tenta un attacco alla caserma
militare di Santiago di Cuba. Però alcuni insorti muoiono e Fidel e suo fratello Raul sono mandati in
esilio. In Messico Fidel organizza il movimento 26 luglio con altri esuli cubani. L’intenzione è
quella di tornare a Cuba e organizzare forme di guerriglia per abbattere il regime di Batista. Nel
1956 sbarcano a Cuba e vengono sorpresi dall’esercito. Alcuni vengono uccisi ma una ventina si
salva inoltrandosi sulla Sierra Maestra. Nei tre anni seguenti, conquistano la simpatia dei contadini
e costituiscono un esercito. Nel 1959 i guerriglieri di Castro e con loro Ernesto ‘’Che’’ Guevara,
travolgono l’esercito di Batista e conquistano l’Avana. Batista e i suoi fuggono negli Stati Uniti.
Castro si è conquistato il consenso presso le masse popolari e i contadini grazie a una riforma
agraria che in effetti viene realizzata con buoni risultati a danni statunitensi (United fruit); ragion
per cui il governo USA considera Cuba ostile ai suoi interessi. Per evitare l’isolamento Castro
intreccia rapporti diplomatici con l’Unione sovietica e tali trasporti portano a una piena adesione del
governo cubano al modello comunista. Di conseguenza si instaura una dittatura molto aspra in cui
ogni dissenso è messo violentemente a tacere. Inizialmente le riforme economiche si rivelano poco
brillanti tuttavia riesce a sconfiggere l’analfabetismo (parzialmente). Cuba diventa così un esempio
per tutti quei gruppi indipendentisti e antistatunitensi attivi in America latina, che identificano nel
marxismo e nella rivoluzione comunista le parole d’ordine più efficaci per organizzare movimenti
politici d’opposizione. La figura più suggestiva in tal senso è Ernesto Che Guevara, nato in
Argentina nel ’28 in una famiglia benestante, laureato in Medicina; egli viaggiò a lungo in
Argentina e in Sud America e si convinse della necessità di un riscatto sociale e politico. Nel ’55
incontra Fidel Castro in Messico. Decise di unirsi al movimento 26 luglio guidato da Fidel e Raul.
Partecipa così allo sbarco a Cuba nel ’56 e poi alla guerriglia e alla rivoluzione che abbatte il regime
Batista. Diventa Ministro dell’Industria del nuovo governo. Però si convince della necessità di
ripetere altrove la rivoluzione per sollevare l’America latina contro le èlite conservatrici e contro gli
statunitensi. Dopo aver combattuto un anno in Congo, nel ’66 si reca in Bolivia, dove tenta di
organizzare nuclei di guerriglia che convincano i contadini a sollevarsi contro la dittatura militare
che governa il paese. Il tentativo non riesce: viene catturato dai militari boliviani e giustiziato.
Muore proprio nel momento in cui in Europa sta prendendo forma il movimento studentesco di
protesta che lo elegge come uno dei suoi miti e simboli fondamentali. Si impadronisce della sua
figura, in generale, la sinistra rivoluzionaria, europea ed extra-europea.
In America latina la diffusione di gruppi guerriglieri comunisti inasprisce la tendenza a risolvere le
tensioni politiche con colpi di Stato autoritari, propria delle forze armate e delle élite conservatrici;
una parte delle classi medie, spaventate che le guerriglie portino all’instaurazione di regimi
comunisti, appoggia i militari, che a loro volta sono sostenuti finanziariamente e militarmente dagli
Stati Uniti. La sequenza di colpi di Stato un po’ ovunque è impressionante.
In Cile nel ’70, dopo regolari elezioni democratiche, si forma un governo di unità popolare, che
comprende ministri comunisti e socialisti, guidato da Salvador Allende. Tenta una politica di
nazionalizzazioni ma danneggia gli interessi statunitensi e causa una loro netta ostilità. Nel ’73 il
governo cileno viene rovesciato da un violentissimo colpo di Stato messo in atto dalle forze armate
guidate da Augusto Pinochet Ugarte. Allende muore nel palazzo presidenziale preso d’assalto.
Pinochet instaura una giunta militare che guida il paese con mano di ferro fino all’88. Molte
persone, contrarie o presunte tali al regime, vengono uccise, imprigionate, torturate.
In Argentina nel ’73, dopo anni di esilio, torna al potere Peròn come Presidente della Repubblica.
Nel ’74, prende il potere la moglie Isabel. Nel ’76, con il paese in preda a una potente crisi
economica, un nuovo colpo di Stato militare rovescia il governo di Isabel e instaura l’ennesima
dittatura su modello cileno.
12.4 La decolonizzazione nell’Africa centro-meridionale
Negli anni 50 gran parte dell’Africa è sotto il dominio coloniale. Ma i movimenti indipendentisti
sono più che mai determinati a lottare contro i poteri coloniali, stimolati dal fatto che le potenze
europee non hanno più le risorse per controllare aree divenute estremamente inquiete. Tra la fine
degli anni 50 e i primi anni 60 la maggior parte dei paesi africani conquista l’indipendenza,
costruendo Stati che hanno spesso assetti superficiali. Si tratta infatti di assemblaggi di gruppi
etnolinguistici spesso assai differenti, la cui unità è fissata dai confini delle precedenti aree coloniali
e dalla cultura di derivazione occidentale delle élite politiche al potere. Gli Stati africani
postcoloniali hanno spesso il carattere di dittature coloniali. A complicare il quadro concorrono gli
interventi diretti o indiretti delle maggiori potenze occidentali, che cercano di assicurarsi lo
sfruttamento delle principali risorse economiche degli Stati africani indipendenti, come nel caso del
Kenya e del Congo.
Nell’Africa meridionale il processo di decolonizzazione segue un percorso particolare, poiché lì le
élite bianche proclamano l’indipendenza delle due aree principali, cioè la Repubblica Sudafricana e
la Rhodesia. Nel Sudafrica l’indipendenza e l’autonomia del Commonwealth britannico sono
proclamate nel 1961. Da tempo in Sudafrica vige l’apartheid, cioè la segregazione razziale della
popolazione nera, contro il quale cerca di opporsi l’African National Congress (Anc). Nel 1960
l’Anc viene messo fuori legge, cosicché i suoi leader decidono di abbandonare la tecnica della
protesta non violenta e passare alla lotta armata. Nel 1962 il maggiore dei suoi leader, Nelson
Mandela, viene incarcerato; lo stesso accade nel 1964 al resto della dirigenza Anc. Il processo di
autonomizzazione della Rhodesia ha luogo nel 1965, quando il Primo ministro bianco, Ian Smith,
ne proclama la completa indipendenza dal Commonwealth britannico. Il nuovo Stato rhodesiano è
dominato dalla minoranza bianca che introduce legalmente la segregazione razziale e priva la
popolazione nera di ogni diritto politico. Il regime bianco viene minacciato dalla formazione di due
movimenti nazionalisti neri fondati nel 1962-3.
12.5 L’Islam postcoloniale
La destrutturazione degli imperi coloniali tocca anche i paesi di religione islamica. Il periodo che va
dagli anni 50 agli anni 60 sembra dominato da una potente spinta alla costruzione di Stati laici,
dominati da élite militari che optano per regimi autoritari, quasi sempre a partito unico, di
orientamento vagamente socialisteggiante, almeno nel senso che i governi mettono in atto riforme
agrarie volte a ridistribuire le proprietà terriere tra i contadini poveri.
IRAN ed EGITTO - La laicizzazione dell’Iran suscita l’opposizione di un vasto movimento
guidato dagli ayatollah sciiti (le massime autorità religiose locali), opposizione che attira su di sé un
grande interesse tra masse di fedeli sia dentro l’Iran che altrove. Lo Stato che nutre l’ambizione di
svolgere una funzione di leader tra i paesi islamici, l’Egitto, si impegna in una fitta rete di conflitti
con il nuovo Stato di Israele. Ma le due sconfitte rianimano l’opposizione interna dei gruppi
islamici radicali che intendono rimettere in discussione la legittimità e il valore dello Stato laico
egizio.
LIBIA - Il processo di decolonizzazione nell’aera islamica nordafricana prende avvio negli anni 50
dalla Libia; dopo la sconfitta dell’Italia nella seconda guerra mondiale, in Libia vige
un’amministrazione transitoria affidata a Francia e Regno Unito. Nel 1949 l’Onu stabilisce che nel
1952 la Libia si possa costituire Stato indipendente, nella forma di una monarchia costituzionale. La
corona è affidata all’emiro senusso (cioè membro della setta islamica dei senussi) Amir Idris, che
assume il titolo di Idris I. nel 1959 vengono scoperti importanti giacimenti di petrolio, che
cambiano profilo e ruolo del paese africano. In Libia la gestione delle ricchezze che derivano dal
petrolio suscita numerose critiche. Una giovane generazione di tecnici e militari, di ideali
nazionalisti e socialisti, ritiene che il regime di Idris sia corrotto, venduto agli occidentali, incapace
di curare i veri interessi del popolo libico poiché dei vantaggi derivanti dalla scoperta e dalla
commercializzazione del petrolio libico non sembrano beneficiare che ristrettissime élite. Nel 1969
così si ha un colpo di Stato militare, organizzato da ufficiali di rango intermedio proveniente dalle
zone più povere della Libia. Il potere viene assunto da un Consiglio della Rivoluzione, presieduto
da Gheddafi, che organizza una dittatura militare di stampo islamica.
MAROCCO E TUNISIA - Nel 1956 sia il Marocco che la Tunisia conquistano la loro
indipendenza dalla Francia. In Marocco si forma una monarchia costituzionale che fonda lo Stato
marocchino guidato dal sultano Muhammad. Vige una legislazione molto tradizionalista rispettosa
dei precetti coranici e della Sharia. In Tunisia, invece, vige un dominio a partito unico, il Destur,
con una connotazione laica, guidato da Burghiba. Nel 1956 viene riconosciuta la parità dei diritti
agli uomini e donne, proibisce la poligamia e sottopone le questioni sul matrimonio e divorzio ai
soli tribunali civili. Le pratiche religiose sono scoraggiate o proibite (come il velo). Indirizza
l’economia verso la liberalizzazione, assieme allo sviluppo del turismo. Segue prosperità che
conferma tale orientamento.
ALGERIA – nel ’54 viene fondato il Fronte di liberazione nazionale dell’Algeria, guidato da
Ahmed Ben Bella. La difficoltà nell’ottenere l’indipendenza dalla Francia sta nel fatto che c’è una
folta e ricca colonia francese. Nel ’57 una lunga guerriglia contrappone il Fronte all’esercito
francese, con la sconfitta dei primi. Nel ’58, temendo che il governo francese dia l’indipendenza
all’Algeria, le forze armate portano al governo De Gaulle. Negli anni seguenti, però, si convince
che non si può più conservare la colonia e ciò porta all’indipendenza nel ’62.

Nel frattempo il Medio oriente, da zona politicamente ed economicamente ai margini, inizia a


diventare una regione importantissima dal punto di vista economico e politico; non mancano i
contenziosi che, per lo più, derivano dal neo-nato Stato di Israele nel mezzo di una regione a
dominanza arabo-islamica e dalla valorizzazione economica dell’area con la scoperta di ricchissimi
giacimenti di petrolio. Tra la fine degli anni ’40 e gli anni ì70 gli Stati islamici tentano varie forme
di coordinamento in modo tale da acquisire un maggiore peso internazionale. Dopo vari tentativi di
lege o confederazioni, finite nel nulla o quasi, ci fu un tentativo più significativo all’inizio degli
anni ’60. Nel 1960, infatti, viene fondata l’Organization of the Petroleum Exporting Countries
(Opec) dai rappresentanti di Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela e poi ampliata ad altri
paesi. Fino agli anni ’70 non agisce in contrasto con gli interessi occidentali e, quindi, in generale i
prezzi continuano a scendere. Però la politica cambierà dopo allora. Uno dei paesi più importanti
paesi membri dell’Opec è l’Iran. Nell’immediato dopo guerra la questione principale che anima la
lotta politica iraniana riguarda il controllo e la commercializzazione delle riserve di petrolio
iraniano. Nel 1951 lo shah (sovrano) dell’Iran Reza Pahlavi nomina primo ministro Mosadeq,
convinto nazionalista, che è per la nazionalizzazione della Anglo-Iranian Oil Company, la
compagnia petrolifera che controlla estrazione e commercializzazione del petrolio iraniano. Le
potenze occidentali cercano di impedire ciò attraverso la Cia e trovano l’appoggio dello shah e di
membri dell’esercito e con un colpo di Stato viene rovesciato il governo. Ma Pahlavi ha come
obiettivo modernizzare il paese attraverso la riforma agraria, l’istituzione della scuola pubblica e
norme che stabiliscono che le cause di divorzio siano esaminate da un tribunale laico e che si possa
contrarre un matrimonio poligamico solo con il consenso delle mogli. Ciò fa crescere l’opposizione
di mujtahid e degli ayatollah (massime autorità islamiche, tra di loro acquista prestigio Ruhallah
Khomeini), perché sono possidenti di terre che gli verrebbero espropriate con la riforma agraria e
controllano le scuole religiose. Inoltre il processo di industrializzazione non ha portato i risultati
sperati e cresce il malcontento tra gli ex contadini che trasferitisi in città sono diventati operai. Così
nel 1958 un colpo di Stato militare abbatte la monarchia e crea un regime politico militare. Nel
1968 Saddam Hussein instaura una dittatura militare di vaga ispirazione socialista. La sua
essenziale azione di governo è la nazionalizzazione dei giacimenti petroliferi nel ’72. L’élite che
guida l’Iraq è composta soprattutto da musulmani sunniti minoritaria poiché la maggioranza della
popolazione è sciita. Nel Nord del paese si trova anche una minoranza curda, che chiede forme di
autonomia che il regime non vuole concedere in nessun modo.
12.6 I conflitti arabo-israeliani
La nascita dello Stato di Israele è vissuta da molti arabi come un avamposto dell’Occidente, anche
perché la nuova nazione ha rapporti di stretta amicizia con gli Usa. Il risentimento contro Israele è
acuito anche dalla presenza di vaste colonie di profughi palestinesi, disseminati tra Giordania, Gaza
e Libano. Dall’inizio degli anni 50 gruppi di guerriglieri palestinesi (fedayn) compiono attacchi
terroristici entro i confini di Israele. Dal 1964 i palestinesi hanno un’associazione politica unificata,
l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), che è una federazione di diversi gruppi
politici, tra cui si distingue Yasser Arafat. Nel 1967 i disaccordi diplomatici tra Israele e Siria
portano alla guerra. Israele organizza una rappresaglia militare con il generale Moshe Dayan che
parte il 5 giugno 1967 e che attacca di sorpresa Egitto, Giordania e Siria nella guerra dei Sei
Giorni: quello è il lasso di tempo che agli israeliani per impadronirsi delle alture del Golan, del
Sinai, della Striscia di Gaza e della Cisgiordania. La tensione cresce così maggiormente. La Siria e
la Giordania reclamano la restituzione rispettivamente delle alture del Golan e della Cisgiordania.
L’Egitto rivuole il Sinai. L’Onu invita così Israele alla restituzione ma ottiene un rifiuto. Nel 1973
l’esercito egiziano attacca il Sinai e quello siriano il Golan. L’esercito israeliano, seppur preso di
sorpresa, riesce a bloccare i nemici. Israele mantiene il controllo del Golan e della Striscia di Gaza
ma procede con la restituzione del Sinai all’Egitto. Però nel corso della guerra l’Opec sostiene lo
sforzo bellico di Siria e Egitto per danneggiare l’economia dei paesi occidentali, aumentando il
prezzo al barile del petrolio greggio. Nel 1975 si arriva ad una variazione del prezzo a barile del
+460% in cinque anni. Questo provoca un terremoto economico definito: lo shock petrolifero.

13. L’Occidente dal 1970 ad oggi


13.1 La stagflazione
Agli inizi degli anni 70 si interrompe il ciclo economico positivo cominciato dopo la seconda guerra
mondiale. I segnali di difficoltà vengono dal sistema dei cambi monetari. Le regole dei cambi sono
state fissate dagli accordi di Bretton Woods del 1944: da allora il dollaro statunitense è diventato la
moneta di riferimento per gli scambi internazionali, poiché la Federal Reserve, la banca centrale
statunitense, ne assicura la convertibilità in oro. La moneta statunitense comincia così a circolare in
tutto il sistema finanziario e le banche nazionali chiedono la convertibilità. Ma le riserve auree
statunitensi tra il 1948 e il 1970 si sono ridotte della metà. Nel 1971 il governo Nixon decide quindi
di sospendere la convertibilità del dollaro in oro. Si ha un’immediata svalutazione del dollaro. A ciò
bisogna aggiungere l’aumento dei prezzi del petrolio deciso dall’Opec nel 1973. L’aumento dei
prezzi del petrolio fa aumentare anche i costi dei trasporti e dei prodotti. Ciò genera una spinta
inflazionistica, ovvero aumento dei prezzi. I consumatori tendono a comprare con cautela merci che
all’improvviso costano di più. La flessione della domanda si riversa sulla produzione: le imprese
cominciano a produrre meno e licenziano gli operai. Ma la diminuzione della produzione non fa
comunque diminuire i prezzi. Si parla, in questo caso, stagflazione, cioè stagnazione economica
(diminuzione della produzione, aumento della disoccupazione) e inflazione (aumento dei prezzi).
Ciò si unisce alle difficoltà politiche e sociale che imperversano in tutto l’occidente.
13.2 Le difficoltà degli Usa
Negli Stati Uniti la crisi economica si percepisce non meno che altrove. Nel 1970 la crescita annua
statunitense sta declinando e le importazioni superano le esportazioni. Gli Stati Uniti, inoltre,
devono affrontare la concorrenza dei paesi che hanno mostrato straordinarie capacità di ripresa
economica, come la Germania e il Giappone. A ciò si aggiunge la strategia dei paesi che producono
petrolio (Opec, 1973). Il 1973 è anche l’anno in cui gli Stati Uniti abbandonano il Vietnam. Nixon
così passa per il presidente della sconfitta, anche se quella non è la guerra voluta e organizzata dal
suo governo (ma da Kennedy e Johnson). Inoltre due giornalisti del “Washington Post”, Woodward
e Bernstein, cominciano ad accusare il presidente di condotta politica scorretta in quello che passa
alla storia come lo scandalo Watergate. Il Watergate è un complesso residenziale nel quale ha sede
un’organizzazione politica del Partito democratico. Nel 1972, mentre è in corso la campagna
elettorale per le presidenziali, in quell’edificio vengono introdotti 5 uomini che sono stati fermati
dalla polizia. Nel 1973 l’inchiesta giornalistica e giudiziaria dimostra che quei 5 uomini sono stati
mandati per spiare gli esponenti democratici per conto del Partito repubblicano. Si viene a sapere
che Nixon ha utilizzato l’FBI per organizzare campagne di disinformazione per screditare i suoi
avversari politici. Nel 1974 Nixon si dimette (cosa mai accaduta prima di allora da parte di un
presidente) e viene sostituito dal suo vice, Gerald Ford, che resta in carica fino alle elezioni del
1976, vinte dal democratico Jimmy Carter. Carter organizza nel 1978 un incontro a Camp David tra
il presidente egiziano, Anwar Sadat, e il presidente israeliano, Menachem Begin. L’incontro si
conclude con un accordo tra Sadat e Begin, che viene formalizzato nel trattato di pace tra Egitto e
Israele, firmato nel 1979 e che prevede il ritiro delle truppe israeliane dal Sinai, il libero accesso al
Canale di Suez per le imbarcazioni israeliane, la fine della guerra tra Egitto e Israele e la ripresa di
rapporti diplomatici tra i due paesi. Ciò viene salutato come un successo diplomatico e aumenta il
suo prestigio. Tuttavia nel 1979 in Iran viene abbattuto il regime dello shah sostenuto dagli Stati
Uniti; nel corso della rivolta 52 cittadini statunitensi dell’ambasciata americana sono presi
prigionieri a Teheran e ogni sforzo per liberarli si rivela vano. Alle elezioni del 1980 vince il
candidato repubblicano, ex governatore della California e ex attore di Hollywood, Ronald Reagan e
dopo la conclusione della campagna elettorale gli ostaggi sono liberati. j
13.3 Una stagione di piombo
Questi sono anche gli anni in cui si diffonde il terrorismo politico. Sono gli anni di piombo, con
riferimento al materiale di cui sono fatte le pallottole. Vi è un terrorismo nazionalista, attivo in
Irlanda del Nord e nel Paese Basco (Spagna). Vi è un terrorismo eversivo di estrema destra e di
estrema sinistra, attivo in Germania e in Italia. Dopo la costituzione dello Stato irlandese nel 1921,
l’Ulster, cioè la parte nordorientale dell’isola, popolata soprattutto da protestanti, è rimasto parte del
Regno Unito.
IRLANDA – nel 1921 era stato costituito uno Stato Irlandese ma l’Ulster, cioè la parte nord-
orientale dell’isola, ne era rimasto fuori come parte del Regno Unito. All’interno dell’Ulster vi è
una minoranza irlandese-cattolica favorevole a un’unione con la Repubblica di Irlanda. Nel 1966 si
forma la Ulster Volunteer Force, un corpo paramilitare protestante, che uccide diversi cittadini
cattolici. Nel 1969 interi quartieri cattolici di Belfast sono attaccati dai nazionalisti protestanti,
appoggiati dalla polizia locale. I nazionalisti cattolici rispondono con la nuova Irish Republic Army
(Ira), che organizza operazioni di difesa nelle città irlandesi. Il Regno Unito decide inoltre di
mandare lì le proprie truppe. Nel 1972 a Derry, durante una manifestazione cattolica, le truppe
britanniche sparano sulla folla uccidendo 13 dimostranti. L’episodio è noto come Bloody Sunday e
rilancia le operazioni dell’Ira. L’Ira organizza innumerevoli attentati dinamitardi sia nell’ulster sia
in Gran Bretagna. Sono fatte esplodere bombe in diversi pub inglesi. Nel ’79 viene fatta saltare in
aria la barca dell’ex vice re dell’india, zio del Principe Filippo. Seguono anni di continue violenze
finché il dirigente del movimento nazionalista irlandese cattolico, Gerry Adams (nazionalista
inglese cattolico), è favorevole alla fine degli atti terroristici e all’avvio di trattative col Regno
Unito. Nel 1994 l’Ira annuncia la cessazione delle iniziative e nel 1998 viene siglato un accordo tra
Repubblica d’Irlanda, Regno Unito e i dirigenti di due movimenti. Nel 2007 l’esercito inglese
abbandona l’Ulster. Il processo di pace nell’Irlanda del nord sembra avere basi solide.
SPAGNA - Per quanto riguardo il Paese Basco, le iniziative terroristiche sono compiute dall’Eta
(Paese Basco e Libertà), un’organizzazione paramilitare fondata nel 1959 che vuole l’autonomia del
Paese Basco. Tra le sue azioni più clamorose c’è l’uccisione del Primo ministro spagnolo,
l’ammiraglio Luis Carrero Blanco nel 1973.
GERMANIA OVEST - Dal 1970 opera un gruppo terroristico di estrema sinistra, la Rote Armee
Fraktion (Raf, Frazione dell’Armata Rossa), nota anche come banda Baader – Meinhof, dai nomi
dei suoi dirigenti, Andreas Baader e Ulriche Meinhof. Il gruppo nasce dal movimento studentesco
formatosi in Germania e ha un orientamento marxista-rivoluzionario. L’obiettivo è creare i
presupposti per una rivoluzione comunista. La Raf riesce a compiere sequestri e omicidi di uomini
politici e di imprenditori tedeschi. Però è incapace di conquistarsi un sostegno politico da parte
dell’opinione pubblica. Tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni 80 vengono arrestati dalla
polizia e i pochi attivi in seguito hanno scarsa incidenza.
ITALIA - In Italia i gruppi terroristici di estrema destra ricorrono all’attentato dinamitardo. Fra gli
attentati, ci sono: la strage di Piazza Fontana del 1969 quando una bomba esplode nella sede della
Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano; la strage di Piazza della Loggia a Brescia che colpisce
una manifestazione organizzata da sindacati e Comitato antifascista; la strage dell’Italicus del 1974
quando una bomba esplode nel treno Italicus in una stazione della provincia bolognese; la strage
della stazione di Bologna del 1980 e questo è l’unico attentato per cui sono stati identificati i
responsabili, un gruppo di estrema destra. Il loro obiettivo è creare paura e fare in modo che questi
atti di violenza siano associati a gruppi di sinistra. Così l’opinione pubblica avrebbe indirizzato il
proprio voto a partiti di destra. Ciò non accade. Sul fronte di sinistra, i principali gruppi terroristici
sono le Brigate Rosse, Nuclei Armati Proletari e Prima Linea. Questi gruppi, formati da giovani,
usano come strategia quello di ferire o uccidere magistrati, giornalisti o funzionari. Le Brigate
Rosse usarono la tecnica dell’Eta di rapire e sottoporre le vittime a processi proletari. L’obiettivo
era quello della rivoluzione proletaria e bloccare il processo che vede il Partito comunista cooperare
con formazioni di centro e in particolare con la Democrazia cristiana. Questa linea fu adottata da
Enrico Berlinguer, che nel 1972 è diventato segretario del Pci. Berlinguer elabora la linea del
compromesso storico, nel senso di cooperare con la Democrazia cristiana per fare in modo che
questi possibili governi attuino una maggior politica riformista. Inoltre il Pci si distacca dal
terrorismo operato dalle Brigate Rosse. Favorevole ad un’apertura con il Pci è Aldo Moro,
presidente della Dc. Nel 1978 (a capo del governo c’è Andreotti) le Brigate Rosse organizza un
agguato a via Fani e rapiscono Moro. Poco dopo quest’ultimo verrà ucciso e fatto trovare nel
portabagagli di una macchina parcheggiata a via Caetani, al centro di Roma e che collega
significativamente le vie dove ci sono le sedi della Dc e del Pci. Da qui ha inizio il declino delle Br
perché si indeboliscono le simpatie di esterni e alcuni si pentono e testimoniano. La polizia riesce
così ad arrestare la dirigenza delle Br. Peraltro all’inizio del ’79 Berlinguer ha deciso di
abbandonare la linea di collaborazione con la Dc. Però il Partito si trova in un vicolo cieco: ha un
grande capitale di voti ma si trova perennemente confinato all’opposizione. All’inizio degli anni ’80
la politica italiana è tornata indietro di un decennio e l’unica prospettiva sembra quella di fare
governi di coalizione centro-sinistra. Tale prospettiva è propiziata da un netto mutamento di
dirigenza all’interno del Partito socialista italiano: nel ’76 ne diventa segretario Bettino Craxi, fiero
sostenitore dell’autonomia socialista e animato da un sentimento anticomunista. Il Psi diventa
l’interlocutore più attivo della Dc e il nuovo obiettivo è formare una maggioranza di centro-sinistra
assieme agli partiti minori di centro (Partito socialdemocratico, repubblicano, liberale).
13.4 Una stagione di rose
Un altro movimento importante di questo periodo è quello femminista, organizzato negli Usa e
nell’Europa occidentale da donne che vogliono rimettere in discussione la natura delle relazioni che
legano uomini e donne. Una grande varietà di organizzazione nasce negli USA e nell’Europa
occidentale che vogliono l’integrale estensione dei diritti politici alle donne, che possono ora votare
e possono essere elette negli organi rappresentativi. Deve esserci anche l’organizzazione o il
completamento di strutture educative aperte anche alle ragazze. Le donne ora votano quando e più
degli uomini e vanno a scuola in numero sempre più alto. Inoltre si chiede che abbiano le stesse
opportunità di impiego, che percepiscano gli stessi livelli di salario e che ci sia un diritto di famiglia
che non favorisca gli uomini. Richieste di questo genere girano nel variegato movimento
studentesco degli anni ’70, molto aperto alle sperimentazioni ma che non manca, a volte, mi
maschilismo in quanto alle donne vengono dati comunque compiti marginali se non addirittura
umilianti (fare il caffè). Ma questo tipo di discriminazioni alla lunga non funziona più perché le
donne sono sempre più istruite e consapevoli di sé e hanno punti di riferimento teorici di rilievo,
come Simone De Beauvoir o Betty Friedan. Si passa alla formazione, così, di un nuovo movimento
femminista che su forma soprattutto nelle università, nelle riviste di settore o entro associazioni
apposite (National Organization for Women, Now). Vi sono tre direttrici di riflessione: 1) L’idea
che il privato è politico, cioè che i rapporti privati incorporano rapporti di potere; 2) L’idea di
differenza sessuale: le donne vivono in maniera diversa la sessualità, la corporeità e la riproduzione
dagli uomini ma non sono per questo inferiori; 3) Il separatismo femminile fu accolto dalle frange
più radicali che auspicavano un’indipendenza psicologica e sociale dall’universo maschile.
La valanga femminista verso gli anni ’80 inizia a perdere vigore, specie nelle sue manifestazioni più
radicali ma rimasero cambiamenti profondi nella mentalità. In Francia, una serie di leggi varate nel
1965, nel 1975 e nel 1985 introduce il divorzio, depenalizza l’adulterio e stabilisce rapporti di parità
tra i coniugi. In Italia, nel 1970 viene introdotto il divorzio, nel 1975 si sancisce l’uguaglianza dei
coniugi; nel 1977 si stabilisce l’obbligo di un eguale trattamento salariale e lavorativo di uomini e
donne e nel 1978 viene legalizzato l’aborto in certi limiti. Queste nuove tendenze cambiano pure il
mondo del lavoro. Vengono abolite preclusioni e barriere preesistenti. Molte donne riescono ad
accedere alla carriera di giudice che prima era loro preclusa (’45 in Francia, ’65 in Italia). Lo stesso
accade nel campo delle libere professioni (medico, avvocato … etc). Si incoraggia, poi, una
presenza paritaria di uomini e donne nelle pubbliche amministrazioni e a partire dagli anni ’80 il
principio delle pari opportunità. In Italia una legge costituzionale del 5 maggio 2003 ha modificato
l’articolo 51 della costituzione aggiungendo:<<a tale fine la Repubblica promuove con appositi
provvedimenti le pari opportunità di uomini e donne>>. Nonostante ciò la presenza delle donne nei
luoghi di potere rimane limitata; la percentuale italiana è nettamente sotto la media (9.9% nel 2008).
13.5 Una stagione di garofani
PORTOGALLO – nel corso degli anni ’70 ha luogo anche una serie di rivolte pacifiche che
spezzano il dominio delle dittature di destra. In Portogallo il ritorno della democrazia è legato alla
nascita di movimenti di indipendenza che si formano nelle colonie portoghesi (Angola, Mozambico,
Guinea Bissau). Nel ’61 vi scoppiano rivolte seguite da azioni di guerriglia contro le autorità e
l’esercito portoghese. Il dittatore Antonio Salazar reagisce con fermezza e impiega gran parte dei
fondi portoghesi per finanziare le guerre africane. Il suo successore, Marcelo Caetano, segue la
stessa linea. Alla lunga, però, la guerra coloniale fine a sé stessa e senza risultati concreti porta il
malumore nell’opinione pubblica e anche nell’esercito. Il 25 aprile 1974 un reparto di militare di
orientamento democratico compie un colpo di stato e rovescia Caetano. L’azione è salutata
positivamente dalla popolazione che reagisce ponendo garofani nei fucili con un commovente gesto
simbolico. nel 1975 il potere viene ceduto a un governo civile. Ne seguì la liberazione delle colonie
africane e la proclamazione di un’assemblea costituente cui seguì una costituzione democratica.
SPAGNA - In Spagna nel 1975 la crisi della dittatura si apre con la morte di Francisco Franco. Il
successore designato è il principe Juan Carlos di Borbone che viene proclamato re di Spagna. Nel
dicembre 1976 si tiene un referendum con la quale si chiede il parere in merito alle istituzioni
democratiche. Vince a larghissima maggioranza il parere positivo e nel giugno ’77 sono convocate
le elezioni per l’assemblea costituente. Viene introdotta la democrazia e varata la Costituzione.
Intanto un’ampia amnistia libera i detenuti politici dalle prigioni, viene autorizzata la ricostituzione
dei sindacati e dei partiti politici (compreso il Partito comunista spagnolo). I terroristi baschi,
tuttavia, continuano a essere attivi. Nelle prime elezioni democratiche del 15 giugno 1977 i risultati
danno la maggioranza alla Unione di centro democratico (il partito di Suarez, l’ex franchista che
aveva appoggiato Juan Carlos verso una più aperta democratizzazione del paese); la costituzione
viene approvata nel ’78. Nel febbraio del ’81, però, il colonnello Antonio Tajero tenta di compiere
un colpo di Stato irrompendo armato nella camera dei deputati. Il tentativo fallisce per la fermezza
del nuovo governo che reagisce con le forze armate. Segno della nuova stabilità delle istituzioni
democratiche.
GRECIA – nel 1974 si conclude l’esperienza della dittatura militare greca e a ciò contribuì il
tentativo di annettere Cipro da parte di una giunta militare greca. Cipro ha conquistato
l’indipendenza dal Regno Unito nel ’60 ed è retta da un governo presieduto da un vescovo greco-
ortodosso. Da tempo si parla di annettere Cipro alla Grecia ma la Turchia non vuole permetterlo
perché all’interno dell’isola vive una cospicua minoranza turca. Tuttavia il prestigio attorno alla
dittatura della giunta militare in Grecia sta declinando a causa di movimenti di protesta degli
studenti dell’Università di Atene (tra i tanti). Quindi annettere Cipro riporterebbe, dal loro punto di
vista, prestigio al governo dittatoriale. Nel 1974 una giunta greca tenta un colpo di Stato a Cipro che
costringe Makarios (il vescovo) alla fuga. Per reazione l’esercito turco occupa la parte settentrionale
dell’isola. In conclusione, non si ebbe l’annessione ma, anzi, la divisione in una Cipro greca e in
una Cipro turca (a nord). Il grave smacco fece diffondere il timore di una possibile guerra con la
Turchia e fece colare a picco il prestigio del governo. La crisi viene risolta con la cessione del
potere ad un dei politici che era stato cacciato dopo il colpo di Stato del ’67, cioè Kostantinos
Karamanlis. Tiene un governo provvisorio e poi le libere elezioni nel ’74. Un referendum nel ’75 fa
cadere la monarchia. Viene proclamata la Costituzione e la Repubblica.
Negli anni ’70 nessun governo europeo né gli Usa riescono a dare una risposta politica adeguata
dopo la grande crisi seguita al continuo aumento del prezzo del petrolio. In alcuni casi la situazione
è resa ancora più complessa dal tentativo di mantenere contemporaneamente il welfare state degli
anni ’50 e ’60. Mantenere un alto livello di spese statali per scuola, sanità, servizi pubblici si può
fare solo con una forte pressione fiscale. Però una politica di questo genere non va più bene con una
crisi in corso e fa deprimere ulteriormente la domanda. Così molti iniziano a pensare che è meglio
sacrificare benefici non immediatamente visibili per altri più visibili nell’immediato. Inoltre molti
politici di destra iniziano a criticare il welfare state poiché lo vedono come uno spreco di denaro
pubblico.
REGNO UNITO – nel ’74 i laburisti salgono al governo ma si mettono alla testa dell’impresa
suicida di mantenere il welfare state da un lato e di cercare di frenare l’inflazione dall’altro. Fare
queste cose contemporaneamente non è possibile anche perché si impongono tutta una serie di altri
obbiettivi contradditori fra loro o, quantomeno, non realizzabili tutti insieme (mantenere buoni
rapporti con i sindacati, non far aumentare la disoccupazione, proteggere le retribuzioni, continuare
a finanziare la spesa pubblica … etc). Nel Regno Unito nel 1979 sale al potere la prima donna
Primo ministro, Margaret Thatcher, a capo del Partito conservatore britannico. Ella vuole portare
innovazioni economiche quanto più possibile, anche a costo di sacrificare il welfare state. La sua
politica economica ha un’impronta chiaramente neoliberista. Thatcher ritiene che vada rilanciata la
libertà d’azione degli imprenditori, che rappresentano la fonte di ricchezza del paese. Attacca
duramente il welfare state in quanto per lei sarebbe un’inutile dispersione di spese pubbliche.
Ritiene che il flusso complessivo della spesa pubblica debba essere contenuto perché un’eccessiva
emissione di moneta da parte dello Stato non fa che aumentare l’inflazione. Inoltre, la diminuzione
della spesa pubblica deve essere accompagnata dalla diminuzione della pressione fiscale, soprattutto
nelle fasce di reddito più elevate. Una manovra del genere non deve guardare troppo agli effetti
sociali negativi ma guardare ai benefici economici che ne derivavano. È un piano audace ma che ha
tutto il tempo di attuare in quanto sta al governo fino al ’90. Viene poi attuato un piano di
privatizzazione di aziende possedute o gestite dallo Stato che vengono vendute a compagnie o
imprenditori. Viene anche limitato il peso e la forza contrattuale dei sindacati operai. In questo
modo si attira le simpatie delle classi medie e degli imprenditori, se non addirittura nelle fasce
operaie. STATI UNITI - Il modello della Thatcher viene imitato dagli Stati Uniti, cioè
Reagan, il quale si è fatto interprete della maggioranza morale, attirando il consenso degli elettori
cristiani conservatori (specie in temi sessuali, relazioni famigliari e spiccato patriottismo). Egli si
presentava come il difensore della cosiddetta <<supremazia americana>> in quanto difensori della
democrazia e della libertà. I bersagli polemici sono l’unione sovietica, il mondo comunista in
generale e i paesi islamici radicali (sguardo puntato verso Teheran e l’Iran in generale). Infatti
stavano tenendo in ostaggio una cinquantina di americani che Reagan riesce a gestire con maggiore
polso rispetto a Carter. La sua politica economica guarda al Regno Unito e ha indubbi effetti
positivi: l’inflazione viene contenuta e il PIL riprende a crescere. L’economia riceve un notevole
impulso, con nuovi investimenti e nuovi sviluppi tecnologici. In generale il prezzo del petrolio sta
calando negli anni ’80 e il Regno Unito può avvalersi di nuovi giacimenti petroliferi nel Mare nel
Nord al largo della Scozia nel 1971, attivi dal ’76 ma soprattutto buoni produttori dal ’79. Tuttavia
il programma neoliberista britannico e statunitense contribuisce ad allargare il divario tra i ricchi e i
poveri e la disoccupazione o sottoccupazione si mantiene a livelli elevati, soprattutto fra i giovani.
Negli Stati Uniti ha un impatto negativo soprattutto nella sanità, per cui chi ha i soldi può pagarsi le
assicurazioni e avere così garantita una buona assistenza sanitaria senza grosse spese mentre chi non
può deve ricorrere a ingenti spese con l’insorgere di una qualche malattia.
Tuttavia la linea neo-liberista è stata a lungo il credo di tutto l’Occidente, anche negli anni 2000
inoltrati (contenimento della spesa pubblica, contenimento della pressione fiscale, deregulation,
privatizzazioni, incoraggiamento della libera concorrenza cui si affiancò, però, nel tempo, il
miglioramento del Welfare State; un neo-liberismo “corretto”). L’eccezione è rappresentata dalla
Francia dove dal 1981 si è imposto un governo socialista che era favorevole alle nazionalizzazioni,
aumenti salariali e riforme sociali. Tuttavia alla lunga anche i socialisti francesi si sono dovuti
adattare alle leggi delle forze del mercato. È solo nel 2008 che si è pensato a un radicale mutamento
delle strategie economiche a seguito della crisi. Barack Obama, eletto presidente nel 2008,
sembrava il portatore di un nuovo modo di fare politica ed economia: aumento della tassazione dei
redditi più elevati, sanzioni fiscali alle imprese inquinanti, rilancio del sistema sanitario statale,
intervento del governo a sostegno delle aziende in difficoltà. A prescindere da Obama, a partire dal
2008 si ricominciò a guardare a sistemi economici ritenuti obsoleti o addirittura delle vere e proprie
bestemmie (come la nazionalizzazione totale o parziale di istituti finanziari o aziende). Insomma, un
netto ridimensionamento dei trionfalismi neo-liberisti.
13.7 Il blocco sovietico dalla crisi alla disgregazione
Dal 1970 al 1989 si registra la profonda crisi che scuote il sistema sovietico. Il sistema economico
comunista si rivela inefficiente. La produzione industriale è condotta in impianti costruiti senza
alcuna cura per le norme ambientali, che provocano un livello di inquinamento atmosferico
altissimo. L’agricoltura, negli anni 70 e 80, peggiore ulteriormente. I paesi dell’Est, soprattutto
l’Urss, devono importare beni alimentari dall’estero (anche dagli Usa), ma a prezzi crescenti dato
l’effetto della stagflazione. Le merci però si trovano solo a cicli periodici: in una settimana trovi
solo cavoli e non mele; l’altra settimana trovi solo mele e non formaggio e così via. A volte beni
essenziali scompaiono completamente dai negozi perché i funzionari addetti agli acquisti e alla
distribuzione hanno mal calcolato le esigenze del mercato. Il divario tra la gente comune e i membri
d’élite della nomenklatura cresce. Segue malcontento politico e sociale. Questi anni sono anche
caratterizzati da un irrigidirsi dei controlli e della repressione verso le manifestazioni di critica o
dissenso. Il disagio cresce dopo la scelta sovietica di invadere l’Afghanistan. Nel paese nel 1973 un
colpo di Stato ha rovesciato la monarchia e instaurato la repubblica. Un secondo colpo di Stato ha
portato il Partito comunista al potere. Ma ciò ha fatto scatenare la resistenza armata dei mujaheddin,
gruppi integralisti islamici, finanziati dagli Usa. L’Urss nel 1979 decide di intervenire e non solo
non si impone sui guerriglieri islamici ma la sua economia si indebolisce maggiormente. Nel 1980
nelle fabbriche polacche, a causa dell’aumento dei prezzi dei beni alimentari, si organizzano una
serie di scioperi e viene fondato un sindacato libero non comunista (Solidarno, Solidarietà)
sostenuto dalla Chiesa cattolica polacca e dal papa Giovanni Paolo II, ex arcivescovo di Cracovia.
In seguito il sindacato viene sciolto e i capi arrestati. Nel 1985 diventa segretario del Partito
comunista Michail Gorbačëv. Più giovane dei suoi predecessori, lontano dall’esperienza staliniana,
Gorbačëv vuole liberalizzare il sistema politico ed economico sovietico. Così attenua la censura,
rianima il dibattito politico e rende pubbliche e criticabile le decisioni dell’élite politica dell’Urss. Il
1986 è invece l’anno di Chernobyl (Ucraina). Nella centrale nucleare della città esplode uno dei
reattori. L’impianto, come molti in Urss, è vecchio, tecnologicamente superato e sottoposto a
controlli molto sommari. Dal reattore esploso si sprigiona una nube radioattiva che investe l’intera
Ucraina e che arriva in Europa orientale, Germania, Francia, Italia, e Scandinavia. Gorbačëv lancia
così la perestrojka (ristrutturazione), ovvero una linea di politica economica che ha come obiettivo
l’introduzione di innovazioni tecnologiche e il miglioramento degli impianti. Nel 1990 Gorbačëv
diventa presidente dell’Unione Sovietica. La maggior libertà di discussione ha rilanciato le forze
nazionaliste tanto che nel 1990 le tre Repubbliche baltiche (Lituania, Lettonia, Estonia) dichiarano
la loro indipendenza e autonomia dall’Urss. Gorbačëv all’inizio sembra incline a inviare le truppe
sovietiche ma riceve critiche dai riformisti, soprattutto da Boris Eltsin che nel 1991 diventa
presidente della Repubblica russa. Da questo momento in poi l’Urss si dissolve. Russia, Ucraina e
Bielorussia dichiarano la loro indipendenza. Tra l’altro, il 9 novembre 1989 i dirigenti della
Germania comunista autorizzano l’apertura dei passaggi da Berlino Est a Berlino Ovest, oltre che
l’apertura dei confini tra Germania Est e Ovest. Sono in un certo senso costretti a farlo perché
durante l’estate del 1989 molti cittadini dalla Germania Est, attraversando l’Ungheria, sono arrivati
in Austria e da lì nella Germania Ovest per restarci. Così il 9 novembre 1989 i tedeschi di entrambe
le parti cominciano ad abbattere il muro di Berlino, che per 28 anni li ha divisi. Nel 1990 le due
parti si uniscono in un unico Stato, la Repubblica Federale di Germania. Per quanto riguarda la
Romania, in seguito a scioperi contro il regime dittatoriale di Ceausescu, il governo ordina la
repressione. Però i movimenti di protesta aumentano e Ceausescu è costretto a scappare. Viene
catturato e condannato a morte assieme alla moglie.
13.8 La guerra torna in Europa
Dopo la dissoluzione dell’Urss, il sentimento generale è quello di un sogno di libertà che si avvera.
Tuttavia non cessano i conflitti che, per lo più, nascono a causa di motivazioni religiose ed etniche.
Nel 1993 pacificamente la Cecoslovacchia si divide in Repubblica Ceca e Slovacchia. Anche in
Jugoslavia si nota la nascita di movimenti nazionalisti che vorrebbero la separazione delle regioni
per le sentite differenze culturali, linguistiche e religiose. Ma tali movimenti sono osteggiati dalla
Serbia, Stato principale della Federazione guidato da Miloševic. Nel 1991 la Slovenia, la Croazia e
la Macedonia proclamano la loro indipendenza dalla Jugoslavia. Miloševic ordina di attaccare la
Slovenia e la Croazia. Nel primo caso la guerra dura poco e si forma il nuovo Stato sloveno. Nel
secondo caso le cose sono più complicate perché nel territorio croato vive una minoranza serba che
forma un gruppo paramilitare di appoggio all’esercito serbo e si dà a gesti violenza contro i civili
croati. L’esercito croato riesce però a scacciare quello serbo e dopo fa pulizia etnica costringendo
con la violenza le comunità serbe ad allontanarsi dalla Croazia. Alla fine della guerra nel 1995 la
Serbia, grazie anche all’intervento del presidente statunitense Clinton, riconosce il nuovo Stato
croato. Nel 1992 anche la Bosnia – Erzegovina si dichiara indipendente dalla Jugoslavia con
efferatezze militari e scontri dalla violenza inenarrabile. Ma anche in questa regione vivono tre
gruppi etnici differenti: bosniaci di religione musulmana, serbi ortodossi e croati cattolici. Così
scatta una guerra a tre che si conclude solo nel 1995 con la proclamazione dello Stato unitario di
Bosnia-Erzegovina articolato in due unità statali distinte e autonome. Situazione simile accade in
Kosovo, in cui troviamo soprattutto la comunità albanese e una minor comunità serbo–kosovara.
Quando la prima comunità chiede l’indipendenza, Milosevic gli ritira anche l’autonomia
amministrativa e tenta una serbizzazione dell’area (il Kosovo era anche uno dei miti fondativi del
nazionalismo serbo in quanto nel ‘300 in cui truppe serbe hanno coraggiosamente e sfortunatamente
combattuto contro truppe musulmane del sultano di allora). Per questo, nel 1999 la Nato, sotto
l’impulso di Clinton, comincia a bombardare la Serbia e soprattutto Belgrado, fino alla
capitolazione della Serbia. Le truppe serbe vengono ritirate dal Kosovo e sono sostituite
dall’esercito messo a disposizione dalla Nato. Tuttavia la situazione rimane tesa e non mancano le
violenze tra i due diversi gruppi etnici. Il Kosovo raggiungerà l’indipendenza solo nel 2008. Nel
2000 però Milosevic è costretto ad indire elezioni libere in Serbia che perde a favore del candidato
del Partito liberaldemocratico Kostunica. Nel 2001 Milosevic viene accusato di essere il maggior
responsabile delle guerre jugoslave, viene arrestato e morirà nel 2006 nella sua cella.

UN’EUROPA UNITA- in Europa, a differenza che nell’ex Unione sovietica, si prende la strada
della cooperazione tra i vari Stati-nazione all’interno di un’unità istituzionale sovranazionale. Nel
1973 entrano nel sistema della Comunità europea anche Regno Unito, Irlanda e Danimarca. Nel
1981 vi entra anche la Grecia, nel 1986 Spagna e Portogallo. Nel 1993 la Comunità prende il nome
di Unione europea (Ue). Nel 1995 aderiscono Finlandia, Austria e Svezia. Nel 2004 abbiamo
Lettonia, Estonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Malta e
Cipro. Nel 2007 sono ammesse le ultime: Romania e Bulgaria. Dal 1979 il Parlamento europeo
viene eletto a suffragio universale dai cittadini dei paesi membri ogni 5 anni e non più designati dai
deputati dei Parlamenti nazionali. Nel 1992 viene firmato il trattato di Maastricht che prevede
l’introduzione di una moneta unica, di una Banca Comune europea e l’introduzione dello status di
cittadino europeo per i cittadini dei paesi membri. Il trattato di Schengen ne è un perfezionamento
in quanto prevede la libera mobilità territoriale dei cittadini nei paesi che hanno aderito all’Unione
europea. Nel 2002 viene anche introdotta la Moneta unica, l’euro. Tuttavia non è facile come
processo a causa della lentezza dei passaggi necessari per la definizione dell’Unione e delle
resistenze frapposte dall’uno o l’altro paese in diverse circostanze. Tali resistenze hanno fatto sì che
alcuni paesi non abbiano accolto o la moneta o la libera mobilità dei cittadini. L’Unione ha passato
un momento particolarmente critico nel 2005 quando alcuni paesi si sono opposti all’approvazione
di una Costituzione europea valida per tutti i paesi membri. Il testo è stato bocciato in Francia e in
Olanda nel 2005 e ciò ha impedito ogni suo possibile valore. La crisi si è risolta con la firma del
Trattato sull’unione a Lisbona nel 2007, che riprende il trattato di Maastricht nei suoi punti
fondamentali, conferma l’esistenza delle istituzioni europee attualmente attive e migliora i rapporti
tra le istituzioni europee e i Parlamenti dei paesi membri. Il Trattato sull’Unione è entrato in vigore
nel 2009.
ITALIA- Negli anni 80 in Italia cresce la criminalità organizzata. È soprattutto nell’area
meridionale che mafia, camorra e ‘ndrangheta agiscono con il commercio della droga e estorsioni.
La lotta contro la mafia viene condotta da personaggi straordinaria dirittura morale come certi
carabinieri, quali Carlo Alberto Dalla Chiesa, e magistrati come Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino, tutti morti per ordine della mafia (il primo a Roma, i secondi a Palermo). Sono seguite
molte operazioni di polizia di arresto di malavitosi, anche se non si può dire che la lotta contro la
criminalità organizzata sia conclusa. Tuttavia la parte migliore della società meridionale sembra
essere diventata sempre più insofferente nei loro confronti, rendendosi ben conto della loro azione
parassitaria per quanto riguarda l’economia meridionale nel suo complesso. Le iniziative
imprenditoriale, infatti, ne risulterebbe rallentate a causa delle estorsioni da un lato e delle pressioni
psicologiche nei confronti di chi non ci sta dall’altro. Intanto sul profilo politico in Italia sembra di
ritornare al passato in quanto non si segue più la linea di compromesso storico degli anni ’50-’60
ma tra l’89 e il ’95 una serie di eventi sembra sbloccare la politica. Il crollo dell’ex unione sovietica
ha un impatto decisivo sul Partito comunista italiano, nel quale avviene una divisione fra chi vuole
distaccarsi dal richiamo al comunismo nel nome e nella sostanza e chi invece si rivela più attaccato
ai vecchi ideali e non vuole assolutamente rinunciare al nome. Nel ’91 il processo si conclude con la
formazione di un nuovo partito, cioè il Partito democratico della sinistra (Pds) che dice di collocarsi
nella socialdemocrazia. L’altra parte fonda il Partito della rifondazione comunista. Nel 1992 parte
anche l’inchiesta <<Mani pulite>>, per cui molti politici italiani, come Bettino Craxi (Psi), e
imprenditori vengono accusati di corruzione e di far parte del sistema delle tangenti (secondo il
quale i politici intascavano personalmente denaro per uso proprio). Ne segue la distruzione dei
partiti presieduti dai politici coinvolti per via della perdita di credibilità, condanna etica o perché si
scindono a tal punto internamente che finiscono per non avere più peso. Mentre è in atto questo
cataclisma politico-giudiziario, è in corso il dibattito sulla rifondazione del sistema elettorale per
adottarne uno che favorisca il crearsi di una politica bipolare con la contrapposizione fissa, quindi,
di due partiti come in Regno Unito o negli Usa. Sulla base del referendum dell’aprile del ’93 si
passa un sistema elettorale maggioritario (cioè un sistema per il quale si prende un seggio in base
alla maggioranza ottenuta in una specifica circoscrizione elettorale). A seguito di ciò la geografia
dei partiti muta ulteriormente. Nel 1991 nasce la Lega Nord, con a capo Umberto Bossi, che vuole
difendere l’identità nazionale padana e gli interessi economici dei ceti medi e imprenditoriali
dell’Italia settentrionale che sono minacciati dall’eccessiva pressione fiscale. Nel 1994
l’imprenditore televisivo milanese Silvio Berlusconi fonda un nuovo partito, Forza Italia, che ha un
programma neoliberista sulla scia di Margaret Thatcher e Ronald Reagan. Nel 1993 il Msi, il cui
segretario è Gianfranco Fini, decide di cambiare il nome con Alleanza Nazionale (An) ma anche la
sostanza per via del suo allontanamento da certi ideali fascisti, trasformandosi in un partito
democratico di destra; a differenza di Forza Italia, si interessa anche di politiche sociali e della
possibilità di un intervento statale nell’economia. L’insieme di questi fattori fa in modo che nel
1994 si instauri una dinamica politica quasi bipolare. La coalizione di centro-destra è composta da
Forza Italia, Alleanza nazionale, partiti ex democristiani e Lega Nord; la coalizione di centro-
sinistra è composta da formazioni post-comuniste, formazioni post-democristiane,
liberaldemocratiche e socialdemocratiche. Dal ’95 la coalizione di centro-sinistra prende nome di
Ulivo. L’andamento del sistema elettorale permette l’alternanza di regolari governi democratici da
una parte o dall’altra malgrado le reciproche accuse di verte troppo a destra da un lato o troppo a
sinistra dall’altro. Accuse spesso infondate. L’unica plausibile, sul piano retorico, è quella volta a
Lega nord che effettivamente più volte avrebbe affermato di essere favorevole alla secessione delle
regioni del nord riunite in una improbabile Padania. Il problema reale è il fatto che tali governi sono
formati da coalizioni che spesso hanno idee politiche ed economiche assai differenti tra loro e ciò
rende meno incisiva l’azione dei governi. Ciò ha suscitato una certa delusione nell’opinione
pubblica. Nel 2007 Margherita e Ds confluiscono nel Partito democratico (pd); le elezioni primarie
designano Walter Veltroni come segretario del partito. Sul fronte opposto Berlusconi promuove una
fusione tra Forza Italia e Alleanza nazionale in Popolo della libertà (pdl). Le elezioni del 2008
hanno veramente quasi una struttura bipolare perché vede il fronteggiarsi di Pd è Idv (Italia dei
valori di Di Pietro) e Pdl + Lega nord con la schiacciante vittoria di questi ultimi. Si presentano da
soli Udc (Unione di centro di Casini) partito cattolico moderato, Sinistra arcobaleno cioè sinistra
estrema di Fausto Bertinotti e La destra cioè destra estrema di Daniela Santanchè. Il centro-destra
che risulta vittorioso, tuttavia, fa fatica a governare, travagliato dalla crisi e da scissioni interne al
Pdl, problemi giudiziari di Berlusconi e una politica economica rigorosa che non c’è. Nel novembre
2011 Berlusconi si dimette e viene sostituito da un governo tecnico di Mario Monti, cioè privo di
uno specifico orientamento ideologico.

14. Desideri e paure


14.1 Il dominio dei monitor
Dal punto di vista delle comunicazioni i tempi cominciano a cambiare davvero dagli anni Sessanta
del XX secolo, quando la televisione si impone ovunque: prima invade le case delle famiglie
americane ed euroccidentali, poi dilaga nell’ Europa orientale. In Occidente dagli anni Settanta in
avanti si moltiplicano le stazioni televisive. Poi al loro fianco nascono e si impongono emittenti
televisive private. Negli anni ottanta e novanta la tecnologia televisiva esplode: le reti si
moltiplicano, mentre nascono i canali satellitari a pagamento. Inizia a dominare la potenza ipnotica
dei monitor, quelli dei televisori e dei computer. I programmi prodotti negli Usa invadono le
televisioni dell’occidente con i loro format. La vera americanizzazione della cultura europea
avviene ora con i programmi televisivi importati dagli Usa. E poi c’è il cinema con le mega
produzioni spettacolari che vengono sempre dagli Stati Uniti.
14.2 Le narrazioni commerciali
Come lo era stato già la stampa, anche i mezzi di telecomunicazione si rivelano strumenti che si
prestano benissimo per pubblicizzare i prodotti di consumo. Sia le emittenti pubbliche che quelle
private basano i propri proventi dall’affitto di tempi di trasmissione dedicati a spot pubblicitari.
Inizialmente tra gli anni cinquanta e settanta il tempo riservato alla pubblicità sono solo pochi
minuti su diverse ore di programmazione, successivamente la percentuale aumenta
considerevolmente. Interessante è il fatto che le pubblicità sono ormai congegnate in modo da
raccontare brevi storie con grande impatto visivo in modo da convincere potenziali consumatori ad
acquistare lo specifico prodotto. A volte vengono usati messaggi che veicolano descrizione di
comportamenti privati e di relazioni affettive, esempio ne sono pubblicità di un certo tipo di pasta
ritrovato in tasca che riporta alla famiglia lontana, o scene di famiglie felici che si ritrovano in una
calda affettività. Ci si chiede se immagini di questo tipo inventino la realtà o ne siano il riflesso.
14.3 Gli affetti in famiglia
Sicuramente negli ultimi decenni del XX secolo le famiglie sono cambiate molto. In particolare i
rapporti tra genitori e figli sono stati improntati inizialmente a un sostanziale formalismo talora
anche a una notevole durezza, si ricorre anche a punizioni violente per educare i figli. Dagli anni
settanta in avanti le cose cambiano nettamente, e protagonisti del cambiamento sono i baby
boomers coloro che sono nati negli anni cinquanta e sessanta. Coloro che hanno partecipato ai
movimenti giovanili non vogliono ripetere gli errori dei propri genitori. Il modello romantico della
famiglia felice tende a rimodellarsi, a non essere più attraversato da situazioni rigidamente
gerarchiche, ma ad aprirsi verso un rapporto di complicità emotiva e affettiva tra tutti i suoi
membri.
14.4 La rivoluzione sessuale e le sue implicazioni
Il punto essenziale sta nell’interazione tra l’ideale della famiglia affettiva e la rivoluzione sessuale
che si sviluppa in Occidente dagli anni settanta del XX secolo in avanti. Il modello cambia
completamente, la sessualità prematrimoniale diventa la norma. Gli elementi che determinano
questo cambiamento sono: a) In primo luogo l’evoluzione delle tecniche anticoncezionali, a partire
dagli anni sessanta viene commercializzata su larga scala la pillola anticoncezionale. Il nesso tra
sessualità e riproduzione, che aveva condizionato per secoli i rapporti sessuali e in particolarità la
sessualità femminile, viene definitivamente spezzato. b) La seconda importante trasformazione è di
tipo culturale ed è incoraggiata dai nuovi movimenti giovanili che si diffondono tra gli anni sessanta
e settanta. Sia il movimento studentesco quanto quello femminista che la cultura hippy hanno come
obiettivo quello di opporsi al tradizionalismo delle famiglie autoritarie. La rivoluzione sessuale ha
vari effetti e per più di un verso contrastanti. L’idea che alla base non ci sia solo la riproduzione
porta a manifestare con maggiore tolleranza nei confronti delle identità sessuali diverse soprattutto
quelle omosessuali. Nel 1973 l’influente associazione degli psichiatri americani decide di cancellare
l’omosessualità dal Manuale Statistico e Diagnostico delle Malattia Mentali. Un altro aspetto della
rivoluzione sessuale introduce nella relazione di coppia una grande novità infatti si diffonde un
modello relazionale nel quale l’intesa affettiva e romantica deve essere completata da una perfetta
intesa erotica. Il matrimonio ad alta intensità erotica si rivela però molto più fragile di altre più
convenzionali forme di matrimonio e spesso non regge alle prove del tempo. La risoluzione dei
rapporti in crisi fa sì che porti ad un notevole aumento dei divorzi. Queste trasformazioni e
mutamenti portano ad avere negli ultimi trent’anni a tre nuovi tipi di famiglie: le famiglie
ricostruite, cioè quelle nelle quali almeno una persona viene da un matrimonio precedente, spezzato
da un divorzio. Dagli anni ottanta si sono largamente diffuse anche le convivenze di fatto, cioè
unioni stabili di persone che non vogliono sposarsi. Il terzo tipo di famiglia che si è diffuso negli
ultimissimi anni è costituito dalle unioni permanenti di coppie omosessuali, maschi o femmine.

A partire dagli anni 90, si diffondono le unioni permanenti di coppie omosessuali, maschi e
femmine. In diversi paesi europei sono state approvate leggi che introducono il matrimonio
omosessuale (Paesi Bassi 2001; Belgio 2003; Spagna 2005). In altri le unioni omosessuali vengono
regolarizzate davanti allo Stato, che ne fa matrimoni civili (Danimarca 1989; Norvegia 1993; Svezia
1995; Islanda 1996; Portogallo e Germania 2001; Finlandia 2002; Regno Unito 2005; Repubblica
Ceca e Slovenia 2006; Svizzera 2007). In Francia nel 1999 è stato introdotto il Pacs (Pact Civile de
Solidarieté) che regolarizza tutte le unioni di fatto. Nel 1978 in Inghilterra per la prima volta una
bambina, Louise Brown, viene concepita attraverso la fertilizzazione in vitro (l’ovulo materno
fertilizzato dallo sperma paterno in laboratorio viene poi impiantato nell’utero della madre).
Giovanni XXIII, il cui pontificato dura dal 1958 al 1963, introduce una linea pastorale aperta al
dialogo e alle società contemporanee. Una delle novità importanti viene introdotta nel corso del
Concilio ecumenico Vaticano II, che ha inizio nel 1962, alcuni mesi prima della morte di Giovanni
XXIII, e che si conclude nel 1965 con Paolo VI. Con il Concilio la tradizione della messa in latino,
incomprensibile per la maggioranza dei fedeli, viene abbandonata a favore della messa in volgare.
In ogni nazione la messa dovrà essere celebrata usando la lingua di uso corrente. Nel 1968 Paolo VI
redige l’enciclica “Humanae Vitae”, nella quale sottolinea che la finalità del matrimonio è la
riproduzione. Nel 1978 sale al pontificato Giovanni Paolo II (Giovanni Paolo I, che succede a Paolo
VI nel 1978, dura solo un mese). Giovanni Paolo II continua il dialogo aperto da Giovanni XXIII
con altre religioni ma si esprime contro le leggi consentono di interferire con il processo di
riproduzione naturale. Nel 2005 diventa papa Benedetto XVI.

15.Scenari della globalizzazione


Nel XVI secolo hanno inizio a formarsi circuiti di mercato integrati su scala planetaria dando il via
al processo della globalizzazione, che prevede un’integrazione sempre più stretta dei mercati
internazionali e una superiorità economica e tecnologica dell’Occidente sul resto del mondo. Nel
XXI secolo la produzione industriale si delocalizza e si globalizza. Molte imprese occidentali
trovano più conveniente aprire impianti di produzione in parti del mondo, come Messico, America
Latina e Asia, dove la forza lavoro costa pochissimo e dove non esistono normativa ambientali o
sindacali che aggravino i costi di produzione. Alla morte di Mao Tse-tung nel 1976 si apre una
breve e dura lotta per la sua successione, dalla quale emerge vincitore Deng Xiaoping. Quest’ultimo
introduce profonde riforme che liberalizzano le attività economiche. Vengono ammesse differenze
salariali tra gli operai in misura della qualità delle loro prestazioni. Alla fine degli anni 80 queste
trasformazioni e le notizie che arrivano dall’Unione Sovietica di Gorbacëv, fanno pensare a molti
cinesi che sia arrivato il tempo di ottenere una democratizzazione del sistema politico cinese.
Questo orientamento viene espresso con la manifestazione studentesca che ha luogo nell’Università
di Pechino nel 1989. Ma il Partito comunista vuole mantenere questa linea politica che prevede la
liberalizzazione economica e il sistema a Partito unico. Così viene mandato l’esercito ad intervenire
nella piazza di Tienanmen, dove le manifestazioni vengono spente nel sangue. Anche il governo
vietnamita è per la linea cinese con una larga liberalizzazione delle attività economiche e per un
partito unico, ovvero quello comunista. Il processo di globalizzazione è stato guidato da principi
economici neoliberisti, sperimentati nel Regno Unito della Thatcher e negli Stati Uniti di Reagan;
privatizzazioni, riduzione dei deficit statali, libertà do commercio e di investimento, abolizione
delle barriere protezionistiche sono i punti essenziali. Tra gli organismi che regolano i rapporti
economici internazionali hanno un ruolo di primo piano il Fondo monetario internazionale e la
Banca Mondiale. Accanto a queste istituzioni troviamo la World Trade Organization (Wto,
Organizzazione mondiale per il commercio). Si tratta di un’organizzazione costituita nel 1995 che
ha sostituito il GATT. Obiettivo della Wto è quello regolare i rapporti commerciali tra gli Stati,
favorendo per quanto possibile la massima libertà di circolazione di capitali e di merci. Un altro
organismo importante è il G8 (Great 8, le otto grandi). Si tratta di una struttura informale di
rapporti diplomatici che culmina in incontri annuali tra i rappresentanti dei governi degli otto paesi
economicamente più sviluppati, che sono Usa, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia,
Canada e Russia. La finalità del G8 è quella di offrire un momento di discussione comune, durante
il quale i rappresentanti dei governi degli 8 paesi possono esaminare insieme le principali questioni
internazionali, economiche, politiche e militari. La pace israelo-egiziana provoca una dura reazione
anti egiziana all’interno del mondo arabo. Gli accordi di pace sono condannati dai paesi arabi.
Infatti la Lega araba nel 1979 espelle l’Egitto. Anche gli islamici radicali egiziani sono contrari alla
pace tanto che considerano Sadat colpevole di tradimento e ucciso nel 1981. In Libano scoppia un
grave conflitto che coinvolge Israele. Infatti in Libano convivono cristiani maroniti e drusi (una
locale setta islamica) che spesso hanno scatenato guerre civili. Nel 1975 lo scontro si riaccende
anche per la presenza nel paese dei profughi palestinesi, che insieme ai drusi, cercano di imporsi sui
cristiani maroniti. Nel conflitto intervengono anche la Siria, che vuole impadronirsi del Libano, e
Israele, che intende liberarsi delle postazioni palestinesi. L’esercito israeliano assedia Beirut e viene
colonizzata la Striscia di Gaza e la Cisgiordania. Ciò provoca la ribellione dell’Olp e comincia così
l’Intifada (scrollarsi di dosso) con manifestazioni di protesta e aggressioni contro la popolazione o
l’esercito israeliano. In Iran, in seguito alla ribellione contro lo shah Pahlavi, si forma uno Stato
integralmente islamico (si chiama Repubblica islamica dell’Iran). Le sue norme si basano sulla
Sharia (la legge di Dio che viene espressa nel Corano) e sul predominio politico e etico delle élite
religiose. L’autorità che ha più prestigio è quella di Khomeini, ayatollah che ha anche guidato la
rivolta contro Pahlavi. La Repubblica islamica assume subito una posizione antioccidentale e
antistatunitense. Particolare è anche la condizione delle donne, a cui viene imposto di non potersi
presentare in pubblico senza essere coperte da un velo (chador). Tuttavia le donne possono uscire da
sole di casa, istruirsi e lavorare e partecipare alle elezioni. La nascita dell’Iran islamico è malvista
dall’Iraq, uno Stato guidato da Saddam Hussein. Quest’ultimo è un sunnita (guida politica e
spirituale della Comunità poteva accedere qualunque musulmano pubere, di buona moralità, di
sufficiente dottrina e sano di corpo e di mente) che governa uno Stato che ha una popolazione per
maggioranza sciita (la guida deve discendere da Maometto) e teme che il successo e la predicazione
di Khomeini possano indurre gli sciiti iracheni a ribellarglisi per seguire l’esempio degli iraniani.
Così nel 1980 decide di lanciare una crociata contro gli iraniani. Dopo otto anni non ci sono né vinti
né vincitori e i confini di entrambi i paesi non mutano. Saddam Hussein decide nel 1990 di invadere
il Kuwait perché ha bisogno di altre ricchezze petrolifere per finanziare il conflitto. Le Nazioni
Unite, con l’appoggio di Gorbaëv, intervengono con un corpo di spedizione guidato dall’esercito
americano e gli iracheni sono costretti a ritirarsi nel 1991. Dal 1979 in Afghanistan è in corso una
guerra tra il governo comunista afghano, sostenuto dalle truppe sovietiche, e le formazioni
guerrigliere dei mujaheddin. Gorbaëv nel 1989 è costretto a far ritirare le sue truppe a causa della
crisi in Urss. Nel 1992 il governo afghano è sconfitto dai mujaheddin che sono divisi in vari gruppi
guidati da diversi signori della guerra. Seguono quattro anni di caos e conflitti da questi diversi
gruppi finché nel 1996 su tutti si impongono i talebani (studenti di scienze islamiche). Viene
costituito l’Emirato islamico di Afghanistan. Le leggi si basano sulla Sharia e le donne sono
costrette a portare il burqa, il velo integrale che non lascia visibile alcuna parte del corpo, a esse
sono precluse le attività lavorative ed è impedito l’accesso a scuole che non siano scuole di
istruzione religiosa. Nel corso degli anni 80 e 90 segnano la nascita di un movimento musulmano
radicale. Il teorico più importante che si adopera per la formazione di un movimento globale è il
palestinese Azzam, sunnita e studioso di scienza coranica. Questi sviluppa l’idea di un jihad globale
che deve basarsi sulla disponibilità al martirio. Tra i suoi seguaci troviamo il giovane Osama Bin
Laden, musulmano sunnita e proveniente da una ricca famiglia. In Afghanistan Azzam fonda Al-
Qaeda (la base), un’organizzazione che ha il compito di federare e unificare i vari gruppi islamici
radicali. Nel 1989 Azzam viene ucciso da un attentato dinamitardo e Bin Laden ne prende il posto
come leader di Al-Qaede. Questi avvia una predicazione che insiste sulla lotta contro gli Stati Uniti,
Israele, l’Occidente e tutti i nemici dell’Islam. La tecnica del kamikaze fu usata per la prima volta
nel mondo arabo dal gruppo radicale sciita, Hezbollah (Partito di Dio), attivo nel Libano contro le
truppe israeliane. Bin Laden rilancia quest’esperienza chiarendo che il martirio non è un suicidio
(proibito dall’Islam) ma una gloriosa morte in battaglia. L’azione più clamorosa di Al-Qaede viene
compiuta l’11 settembre 2001. Quattro aerei statunitensi di linea vengono dirottati da piccoli gruppi
di militanti islamici. Due aerei vengono fatti schiantare contro le Twin Towers, situate nell’aerea di
New York del World Trade Center. Entrambi i grattacieli crollano a terra. Un altro aereo viene
indirizzato contro il Pentagono, edificio nei pressi di Washington che ospita il Ministero della
Difesa. Un quarto aereo, forse indirizzato verso la Casa Bianca, precipita in Pennsylvania dopo uno
scontro tra passeggeri e dirottatori. Il presidente statunitense George Bush jr organizza una
spedizione in Afghanistan in quanto ospita le basi di Al-Qaeda. Bush ottiene il sostegno Onu e nel
2001 riesce a sconfiggere il governo talebano. Il nuovo e attuale regime dovrebbe portare ad un
sistema politico democratico ma è ancora fragile e sotto il controllo di una forza militare
multinazionale che viene attaccato dalle forze talebane. Nel 2003 Bush decide anche di attaccare
l’Iraq per punire uno Stato islamico che non si è dissociato dal terrorismo islamico e acquistare il
controllo diretto di una regione con risorse petrolifere. I motivi adotti per legittimare l’operazione
sono che l’Iraq è in possesso di pericolose armi di distruzione di massa e che Saddam Hussein ha
sostenuto politicamente e economicamente Al-Qaeda. L’Onu non offre il suo sostegno ma truppe
statunitensi e britanniche partono lo stesso, attaccano l’Iraq e Saddam Hussein viene catturato. Nel
2006 viene condannato a morte dopo aver subito un processo. Anche in Iraq è stato mandato un
corpo di spedizione con compiti di pacificazione e di controllo del territorio.

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