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Riassuntone Secondo Manuale Di Storia
Riassuntone Secondo Manuale Di Storia
Quasi nessuno
ha il coraggio di esprimere dubbi sulla guerra. Il nazionalismo imperversa ovunque. Anche
intellettuali, come Rainer Maria Rilke, Tommaso Marinetti, Anatole France, Gandhi e Sigmund
Freud, sono d’accordo. Il movimento delle suffragiste, da sempre pacifista, si spezza. Emmeline e
Christabel Pankhurst si fanno sostenitrici di una guerra patriottica nella quale le donne devono dare
contributo. Persino i partiti socialisti sono travolti da febbre patriottica. Eccezioni: Partito socialista
serbo e Partito socialdemocratico russo (non votano i crediti di guerra e non entrano in governi di
unione nazionale). Jean Jaures ucciso da nazionalista esaltato perché era pacifista (era leader
socialista francese). Per l’attentatore le razioni del nazional-patriottismo superano quelle
dell’internazionalismo proletario. La divisione nei partiti socialisti porta allo scioglimento della
Seconda internazionale (organismo che doveva coordinare la solidarietà internazionale dei partiti
socialisti). Tutto ciò è sconcertante se si considera l’andamento e l’esito tragico della guerra. Per
non parlare del numero di immenso di morti e le devastazioni economico-sociali shock generale.
Nessuno aveva ben chiara l’entità dello scontro imminente, soprattutto dal pdv tecnologico e si
continuava ad avere una mentalità di tipo cavalleresco con scontri all’arma bianca. La propaganda
seguiva questa linea e idealizzava le ragioni del conflitto e la figura stessa del soldato. Inoltre la
cultura profonda dell’Occidente è BELLICA, da Omero alla Bibbia a Ariosto. È molto vivo un
ideale di mascolinità ottocentesca attorno all’uomo combattente e alla donna da difendere. Ci sono
poi gli imperativi nazional-patriottici, da cui la mascolinità bellica e il neo-medievalismo
cavalleresco traggono alimento.
LA BRUTALITA’ DELLA GUERRA – ci si rende subito conto che la guerra non è cavalleresca
né rapida. Spesso la forza degli eserciti è equivalente e non si riesce a sfondare le linee nemiche. Si
fronteggiano su trincee nel terreno circondate da filo spinato e si fronteggiano con fucili a
ripetizione, mitragliatrici, granate, bombe a mano. A volte le trincee sono molto vicine e la distanza
si può percorrere di corsa. Linea seguita nella maggior parte dei casi, nell’illusione di un attacco
decisivo di sfondamento ma non accade praticamente mai. MARE DI MORTI. Armi nuove, le
<<meraviglie della tecnica bellica>>: mitragliatrici, cannoni, granate (bombe a frammentazione),
gas asfissianti. I primi a sperimentare i gas sono i tedeschi nel 1915 a Ypres in Belgio. Piano piano
vengono messe a punto maschere antigas per salvarsi. Ci sono poi gli aerei da combattimento
sperimentati per la prima volta. La guerra diventa così infernale e lo stare <<protetti>> nelle trincee
è altrettanto tremendo: fango, polvere, topi, pulci, condizioni igieniche assenti, escrementi, carne in
putrefazione. La guerra è un carnaio e la propaganda è costretta a esasperare i toni per motivare i
soldati. La guerra viene presentata come una santa crociata contro le diavolerie e il militarismo che
sono il cancro della Germania (Horatio Bottomley, editore). L’appello al patriottismo bellicista ha
successo perché si arruolano tra il 1914 e il 1916 almeno 2 milioni e 500 000 uomini. Gli obiettori
sono solo 16 000. L’idea di combattere per la propria terra, a difesa delle proprie case e famiglie,
assieme al disprezzo e al timore per gli altri (i nemici) è molto attraente. Il nazionl-patriottismo è
stato profondamente radicato in decenni in ogni paese d’Europa.
Diventa difficile distinguere tra le atrocità commesse davvero e le amplificazioni della propaganda.
Ovviamente i maltrattamenti contro i civili sono innumerevoli, come anche le donne stuprate dai
soldati ma spesso la propaganda diffonde anche notizie false o ingigantite. Sono istituite molte
commissioni d’inchiesta che effettivamente documentato numerosi crimini ma a volte sono
considerati veri certi fatti purchè gettino discredito sul nemico. Operazione di degradazione
dell’immagine del nemico eticamente velenosa. Ci sono anche le allucinazioni collettive e le false
notizie, notizie che si diffondono a tal punto che, arrivate a destinazione finale, sono di tutt’altra
natura o si amplificano (storia del sergente canadese crocifisso ricordata nel sermone del vescovo di
Londra e sarebbero stati dei soldati tedeschi a farlo). Si arriva a parlare di 6 soldati crocifissi. Sono
notizie senza fondamento ma creano un odio feroce fra le parti. Marc Bloch storico francese per il
quale una falsa notizia nasce sempre da rappresentazioni collettive, dalla coscienza collettiva (che
contempla sé stessa). La crocifissione, i bambini infilzati che diventano angeli, la guerra come
crociata e la morte come martirio sono tutte immagini del linguaggio nazional-patriottico prebellico
e della religione cristiana. La nobilitazione della violenza è fondamentale per capire come milioni di
soldati si siano dati alla carneficina. Ne conseguì una brutalizzazione della mentalità europea, gli
uomini dovettero imparare a conviverci con la violenza (George Mosse). Ci fu un’assuefazione alla
violenza come se fosse stata la normalità. Non solo per la guerra ma anche per la nazionalizzazione
delle masse in corso nell’800. Piuttosto fu un passaggio orripilante dalle fantasie alla realtà.
Ottobre 1914 Impero ottomano in guerra a fianco di Germania e Austria-Ungheria (a causa della
rivalità storica VS la Russia, con la speranza di riconquistare l’area caucasica).
Maggio 1915 governo ottomano – dominato dai Giovani Turchi, decide di trasferire le
popolazioni armene dalla zona del fronte in Siria. Ciò è giustificato dal timore che gli
indipendentisti armeni appoggino le truppe russe. Operazione affidata a truppe speciali che
agiscono in modo estremamente violento (uomini, donne, bambini). Nello spostamento un numero
altissimo è stato ucciso (GENOCIDIO). Resta aperta la questione delle responsabilità. Pianificato
dal governo o causato dalle circostanze del trasferimento? Pianificata o meno, l’eliminazione degli
Armeni ha avuto luogo. Nelle zone turche occupate da truppe russe, dove operano milizie armene,
centinaia di migliaia di musulmani vengono ugualmente massacrati spesso per ritorsione. In pochi si
fanno sentire in merito a queste atrocità: i pochi partiti socialisti pacifisti e quelli dei paesi neutrali
che indicono due conferenze in Svizzera (settembre del 1915 e aprile 1916; a Zimmerwald e
Kienthal). La conclusione è l’appello all’internazionalismo proletario e alla lotta rivoluzionaria
contro l’ordine borghese. L’invito è ad abbandonare le armi per impiegarle per una rivoluzione
sociale.
Benedetto XV papa nel settembre 1914. Esprime la sua contrarietà alla guerra; agosto 1917= nota
che manda ai capi in cui dice di sospendere guerra che sarà senza vinti né vincitori. Non ottiene
l’effetto sperato e, del resto, molti vescovi e presti benedicono i reparti combattenti o sono al fianco
degli eserciti della propria nazione. Fino al 1917 a nessuno, poi, viene in mente di ammutinarsi o
protestare.
DISAGI E RIBELLIONI – i civili non sono esclusi dalla guerra e gli uomini giovani sono tutti al
fronte. Ne consegue che le donne sono reclutate come forza lavoro per impieghi fino a quel
momento solo maschili. I governi si assumono un coordinamento quasi completo del sistema
economico dirigendo ordinazioni, afflussi di materie prime e di fonti energetiche, il mercato
alimentare. Tutte le industrie di materiale bellico hanno una spinta enorme che si riverbera sui
profitti degli imprenditori ma anche sui salari degli operai/ie che crescono. Nelle zone rurale si sta
peggio. L’inverno ’16-’17, rigidissimo, ha dato raccolti miseri. Quindi i prezzi dei prodotti
alimentari crescono tantissimo:
1) diminuzione di produzione e dell’offerta fa aumentare i prezzi;
2) l’offerta sui mercati civili è scarsa perché tutto è veicolato verso il fronte;
3) le banche centrali hanno emesso cartamoneta in quantità maggiore rispetto a quanto sarebbe
consentito in base alle riserve auree (per garantire approvvigionamenti a esercito); aumenta
l’inflazione.
1917 uno degli anni più difficili di tutta la guerra, soprattutto per gli Imperi centrali, Russia,
Italia. GB e Fr possono contare sulle colonie e sul traffico marittimo. Da qui: blocco marittimo
imposto dalla Marina britannica nel Mare del Nord e indiscriminata guerra sottomarina vs ogni nave
nemica da parte di Germania. Nel ’17, inoltre, un po’ ovunque scoppiano rivolte, insubordinazioni e
scioperi per le tecniche di assalto e, a casa, per l’aumenti dei prezzi, condizioni di lavoro, paghe.
Anche autolesionismo pur di tornare a casa! (Italia) In Francia ammutinamenti di reggimenti interi.
Quindi si migliora il trattamento delle truppe al fronte, si fa appello al patriottismo e si punisce
severamente un certo numero di soldati. Misure che hanno successo. Importante eccezione: Russia.
Nel ’17 scoppiano le rivoluzioni che causano la fine dello zarismo e l’uscita anticipata della Russia
dalla guerra.
LE PRIME FASI DELLA GUERRA (1914-1915)- Agosto 1914 la guerra pone contro le
potenze dell’INTESA (FRANCIAM REGNO UNITO, RUSSIA alleate della SERBIA) agli Imperi
centrali (GERMANIA, AUSTRIA-UNGHERIA e IMPERO OTTOMANO). Inizialmente c’è la
forte convinzione di concludere la guerra rapidamente.
OVEST esercito tedesco occupa Belgio, paese neutrale, per attaccare la Francia. I francesi non
hanno fortificato frontiera belga per via della sua neutralità. Esercito tedesco arriva quasi a Parigi
ma poi sono bloccati e costretti alla ritirata.
Novembre 1914 fronte si stabilizza lungo la linea da Ypres (Belgio) ad Arras, Reims, Verdun. Lì
o poco distante fino alla fine della guerra.
EST russi inizialmente sembrano spostare le linee tedesche e austro-ungariche. Nel settembre
’14, però, i tedeschi vincono a Tannenberg e ai Laghi Masuri e spingono il fronte verso la Polonia,
dentro l’Impero russo. Più a sud i russi controllano la Galizia (austro-ungarica) ma non riescono ad
andare oltre.
Diventa una guerra di posizione, cioè di trincea, dai tempi lunghissimi.
1915 Bulgaria entra in guerra con Imperi centrali a ottobre e l’Italia a fianco degli Stati
dell’intesa a maggio.
L’ITALIA DALLA NEUTRALITA’ ALL’INTERVENTO (1914-1915)- Allo scoppio della
guerra, nonostante la Triplice alleanza) il governo italiano di Antonio Salandra opta per neutralità
perché ufficialmente la Triplice ha carattere difensivo e non offensivo. Italia non sarebbe stata
avvisata da Austria-Ungheria prima di attaccare Serbia. In verità, però, il governo non è sicuro di
poter riottenere le terre irredente dall’AU come compenso. Ritiene anche che l’esercito non sia
pronto. Inoltre la conformazione dell’Italia la esporrebbe ad attacchi della marina britannica e le
difese sono insufficienti. Gli alleati tedeschi e austro-ungarici si sentono traditi.
Agosto 1914 duro dibattito su neutralità o intervento. Si definiscono due schieramenti: 1)
neutralisti: molti liberali (Giolitti), alcuni socialisti ma con eccezioni (Mussolini, direttore
dell’Avanti, ha orientamento interventista; si dimette e fonda Il Popolo d’Italia ed è poi espulso dal
Psi), mondo cattolico (Benedetto XV).
2) interventisti: democratici (Salvemini) ma non con Triplice alleanza bensì con Francia,
Inghilterra e Russia in difesa della democrazia vs autoritarismo e per riscatto di terre irredente. Ci
sono i rivoluzionari, ex sindacalisti o socialisti o anarchici, che pensano sia occasione per dare
colpo alle vecchie istituzioni politiche e sociali. Ci sono i liberali (Albertini) e il Corriere della sera
da lui diretto e più tardi Salandra e Sonnino (si mescola la politica interna antisocialista e
antisindacale) con considerazioni nazional-patriottiche. Ci sono i nazionalisti con le loro classiche
tematiche.
Si finì in guerra per l’orientamento del governo e l’attivismo della propaganda interventista.
Autunno 1914 Salandra e Sonnino (ministro Esteri) avviano trattative segrete con i diplomatici di
entrambi gli schieramenti per vedere da chi ottenere le condizioni migliori. Le potenze dell’Intesa
fanno offerta migliore: terre irredente, Tirolo meridionale fino al Brennero, Istria a eccezione di
Fiume, Dalmazia, protettorato su Albania, base di Valona e Antalia (provincia turca). Primavera
1915 patto segreto con Londra. Italia deve scendere in guerra entro maggio al fianco di Gran
Bretagna, Francia e Russia. 3 maggio disdetta della Triplice alleanza;
Il dibattito assume toni esaltati. 4 maggio inizia tour patriottico infiammato di discorsi bellicisti
in varie città. Gruppi nazionalisti fanno manifestazioni favorevoli alla guerra.
16 maggio re conferma come presidente del consiglio Salandra. I liberali giolittiani il 20 maggio
vota a favore dei pieni poteri al governo in caso di guerra. I socialisti confermano la neutralità ma in
forma ambigua (né aderire né sabotare);
23 maggio dopo approvazione in Parlamento, dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria; 24
maggio si aprono ostilità; il comando è affidato a Luigi Cadorna.
TRINCEE E ASSALTI (1915-1917)-1915-17 entrano Portogallo, Romania, Grecia a fianco
dell’Intesa. La dinamica degli scontri non cambia (trincee). Ciascun esercito a volte prova lo
sfondamento con scarsi successi e molti morti.
FRONTE ITALIANO - Gli austroungarici, dopo ingresso italiano, hanno la linea sul corso
dell’Isonzo e il Carso. Nel 1915 gli italiani li attaccano 4 volte ma invano. 1916 controffensiva
austroungarica dal Trentino (<<spedizione punitiva>>). Italiani li bloccano ma devono arretrare. Il
governo Salandra allora si dimette ed è sostituito da uno di coalizione nazionale presieduto da Paolo
Boselli e ministri da tutti i gruppi politici, esclusi solo i socialisti.
FRONTE FRANCESE – 1916 offensiva tedesca vs la piazzaforte di Verdun, massacro terribile
e non decisivo. Gli inglesi e i francesi tentano un contrattacco sulla Somme (fiume a nord) ma non
dà risultati e i costi sono tanti (60 000 uomini ingl.).
FRONTE ORIENTALE – nel corso del ’15 i tedeschi sconfiggono i russi e occupano la Polonia
mentre austroungarici occupano Serbia.
FRONTE SUD-ORIENTALE- corpo di spedizione franco-inglese (soprattutto australiani e
neozelandesi) cerca di sbarcare a Gallipoli, all’imbocco dello Stretto dei Dardanelli per bloccare
rifornimenti e possibilità di movimento delle truppe ottomane con imperi centrali. Idea buona ma
irrealizzabile. Le spiagge sono sovrastate da colline sulle quali sono appostati gli ottomani.
Respingono i franco-inglesi che devono evacuare l’area.
MARE- gli incrociatori tedeschi attaccano porti, navi mercantili, navigli britannici e francesi in
India, in Africa, in Polinesia e sulle coste atlantiche dell’America centro-sud. I tedeschi non
vogliono solo indebolire le flotte da guerra ma anche il traffico mercantile che trasporta le materie
prime.
Dicembre 1914 e primi mesi 1915 Marina britannica si riorganizza e riesce a neutralizzare gli
incrociatori-corsari tedeschi. Il governo inglese, in vantaggio, predispone il blocco navale nel Mare
del Nord per impedire alle navi mercantili tedesche di raggiungere i porti della Germania.
Conseguenze: traffico di contrabbando affidato a paesi neutrali, uso indiscriminato dei sottomarini
tedeschi VS le navi mercantili dirette in GB.
7 maggio 1915 un sottomarino tedesco affonda il transatlantico inglese Lusitania con a bordo 128
statunitensi. Proteste degli USA. Le proteste degli stati neutrali portano tedeschi a finire questa
prima fase di guerra sottomarina.
Ultimi mesi 1915 il blocco navale britannico si rivela più efficace a danno tedesco. Dunque
l’ammiragliato tedesco decide di forzare con una grande battaglia navale combattuta dal 31 maggio
al 2 giugno 1916 al largo della costa dello Jutland (Danimarca). Il blocco navale non viene
interrotto e allora i tedeschi ricominciano la guerra sottomarina.
LA FASE CONCLUSIVA (1917-1918)- Gennaio 1917 rilancio della guerra sottomarina.
Tedeschi affondano tantissime navi nemiche. Molte però battono bandiera statunitense quindi il
governo USA reagisce e rompe le relazioni diplomatiche con la Germania. USA dichiararono
guerra alla Germania e ai suoi alleati. Ingresso nella guerra sostenuto da Woodrow Wilson con una
retorica insistita sulle barbarie dell’esercito tedesco (occupazione Belgio e Lusitania) + esigenza di
difendere la democrazia parlamentare. Inoltre l’economia statunitense è legata a quella dei paesi
dell’Intesa. Nei primi anni della guerra le esportazioni statunitensi verso Regno Unito e Francia
sono quadruplicate e dall’altro le banche nordamericane hanno concesso enormi prestiti a governi
inglese e francese (inversione di una tendenza secolare). Il paese è meno entusiasta e si arruolano
come volontari solo 4355 persone, quindi si passa alla coscrizione obbligatoria (dopo
addestramento). Le truppe arrivano solo nella primavera del 1918.
1916-1917 grande stanchezza fisica e psicologica. Crisi più grave in Russia. Il crollo del fronte
russo permette a esercito tedesco di spostare alcune truppe verso il fronte occidentale.
Parallelamente gli austroungarici tentano uno sfondamento del fronte italiano con un’offensiva nei
pressi di Caporetto in Friuli (24 ottobre 1917). Gli italiani non reggono e si ritirano
disordinatamente. Gli austro-tedeschi avanzano molto occupando parte del Veneto finchè italiani
non si riorganizzano sul Piave, dove fermano gli austro-tedeschi. Fronte italiano regge! Ne
consegue però la sostituzione di Cadorna con Armando Diaz (buon sistema di propaganda, migliori
condizioni al fronte, rifornimenti alimentari, più licenza, più distrazione).
Primavera 1918 grande offensiva contro il fronte francese da parte di esercito tedesco, arrivano
quasi a Parigi; contemporaneamente gli austro-ungarici attaccano la linea del Piave. Però fronte
italiano e francese reggono! Inoltre stanno arrivando gli americani.
Agosto 1918 forze anglo-franco-statunitensi attaccano in grande il fronte occidentale con i primi
carri armati. I tedeschi devono arretrare. Settembre 1918 ARMISTIZIO. Tedeschi perdono.
Settembre e ottobre 1918 francesi costringono alla resa i bulgari e gli inglesi piegano gli
ottomani. Poco dopo italiani sconfiggono austro-tedeschi nella battaglia di Vittorio Veneto (24-30
ottobre 1918); italiani avanzano ben oltre Caporetto e Austria chiede armistizio firmato il 3
novembre ’18. Le notizie provocano una crisi politica interna a Germania. 9 novembre 1918
rivoluzione a Berlino, diventa presidente del Consiglio il socialdemocratico Friedrich Ebert;
l’imperatore Guglielmo II fugge e viene proclamata la repubblica. Firmano poi armistizio a
Rethondes in Francia. Fine guerra.
LE CONSEGUENZE GEOPOLITICHE DELLA GUERRA, I 14 PUNTI DI WILSON –
gennaio 1918 Woodrow Wilson fissa i 14 punti, fra cui: totale libertà di navigazione, rinuncia
alla diplomazia segreta, disarmo generale, accordi commerciali liberistici, autodeterminazione dei
popoli e creazione di un organismo internazionale che sovrintenda all’applicazione di questi
principi e di risolvere pacificamente i conflitti internazionali. A fondamento, una <<pace senza
vincitori>>. I delegati delle potenze non la vogliono affatto! La Germania è vista come la massima
responsabile della guerra e gli italiani vogliono incassare quanto promesso dal patto di Londra. Le
trattative sono difficili e sono lontane dall’idealismo utopico dei 14 punti.
LA CONFERENZA DI PACE – si apre a Versailles il 18 gennaio 1919 ed è condizionata da 4
eventi:
A) RUSSIA= crollo dell’impero zarista nel 1917 repubblica socialista;
B) GERMANIA= dal 1918 l’impero tedesco non esiste più e la Germania è diventata una
Repubblica democratica;
C) AUSTRIA-UNGHERIA= crollo dell’impero austro-ungarico. Attivisti cechi e slavi che vivono
in Francia sin dal ’16 hanno formato comitati che hanno chiesto autonomie nazionali; nel ’17 sono
più radicali e prefigurano gli Stati nazionali indipendenti (quindi dissoluzione impero). I disagi
economici e sociali spingono i gruppi nazionali dell’Impero a dargli credito. 16 ottobre 1918
Vienna, Carlo I d’Asburgo nomina una commissione per studiare una riforma federale. Però è tardi
e cechi e slavi proclamano l’indipendenza, seguiti da ungheresi e polacchi. 11 novembre 1918
Carlo I abdica.
D) IMPERO OTTOMANO= impero ottomano è travolto da guerra. La causa è la ribellione di
tutta l’area araba. Sin dal 1916 lo sceicco della Mecca li ha esortati a ribellarsi VS il sultano
ottomano e di unirsi alle forze dell’Intesa che stanno attaccando Impero da Egitto e Golfo Persico.
Partecipa anche l’emiro del Neged, al quale i britannici promettono uno Stato saudita indipendente
nella Penisola araba. Il governo britannico si è impegnato con la Grecia affinchè alla fine della
guerra si formi una Grande Grecia. Obiettivo= frantumare impero ottomano. Inoltre il 2 novembre
1917 Arthur Balfour (ministro Esteri brit.) invia missiva a Lord Walter Rothschild, ebreo,
promettendo di aiutare movimento sionista nel realizza l’insediamento ebraico in Palestina (Stato
ebraico). Importante il rispetto delle comunità religiose non ebree che già ci vivono. Il governo
britannico vuole contare sul sostegno delle comunità ebraiche in patria e in USA e di avere un
appoggio nel governo del territorio di cui si sta appropriando (Palestina). Una volta battuto
l’esercito ottomano, le forze dell’Intesa occupano aree strategiche dell’Impero e il 13 novembre
1918 anche Istanbul è occupata. A novembre le truppe greche occupano Smirne e area.
LA REPUBBLICA TEDESCA – condizioni di pace pesantissime. Deve restituire Alsazia e
Lorena a Francia; parte della Slesia, della Posnania e della Pomerania sono cedute a Polonia;
Danzica – a popolazione quasi tutta tedesca – è proclamata città libera. Le colonie tedesche sono
spartite tra GB, FR, GIAPP. Inoltre deve risarcire i vincitori, abolire la coscrizione obbligatoria, 100
000 soldati, rinunciare alla flotta da guerra e smilitarizzare la fascia del Reno, messa sotto presidio
ingl, fr, belga.
L’AUSTRIA E I NUOVI STATI – si crea la Repubblica d’Austria, una piccola Repubblica
ungherese (perde molta della Transleitania). Parte dei territori tranleitani sono unito a Serbia e
Montenegro a formare il Regno di Jugoslavia; un’altra amplia il Regno di Romania. Si forma la
Repubblica di Cecoslovacchia (Boemia, Moravia, Slovacchia). Italia ottiene Trento, Trieste e Istria
ma non la Dalmazia (ha solo Zara).
LA RUSSIA – La repubblica socialista non viene riconosciuta. Invece viene riconosciuta
l’indipendenza di Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania allo scopo di indebolirla.
L’IRLANDA – si costituisce uno Stato Libero d’Irlanda. Settembre 1914-> riconosciuta la Home
Rule (autonomia) all’Irlanda da Parlamento inglese, fatto salvo il diritto dell’Ulster (nord ovest
isola). A causa della WW1, l’applicazione è rimandata. Molti irlandesi si arruolano nell’esercito
britannico. Alcuni irlandesi indipendentisti pensano che guerra sia occasione per ottenere
indipendenza. Pasqua 1916-> rivolta a Dublino, si impossessano di edifici pubblici e proclamano la
Repubblica d’Irlanda. Però la rivolta generale non scoppia. Esercito inglese riprende Dublino. Morti
numerosi. La reazione è dura e i capi della rivolta sono giustiziati o messi in prigione. Tale reazione
così pesante suscita simpatie per i nazionalisti. Si formano gruppi paramilitari di volontari irlandesi
collegati al partito nazionalista irlandese Sinn Fein, sostenuto dalla Chiesa cattolica irlandese. Alle
elezioni del dicembre 1918 il Sinn Fein ottiene risultati schiaccianti. I deputati eletti del SF si
riuniscono in una Assemblea nazionale irlandese che proclama l’indipendenza. 1919-1921= guerra
tra forze paramilitari del Sinn Fein VS le forze del governo britannico. Scontro durissimo. 1921=
trattato anglo-irlandese che fonda lo Stato Libero d’Irlanda, da cui è escluso l’Ulster. È dominion
britannico. Spaccatura in Irlanda perché da un lato ci sono coloro che sono d’accordo, dall’altro
alcuni nazionalisti ritengono che le clausole riguardo il nuovo Stato (rapporti privilegiati con GB
dal pdv commerciale e politica estera) siano troppo + tradimento ideali repubblicani e
indipendentisti. Da qui la guerra civile dal 1922 che è molto drammatica perché contrappone spesso
ex compagni di guerra. Alla fine prevalgono i primi sui repubblicani oltranzisti.
LA TURCHIA – mentre lo smembramento dell’Impero ottomano è in corso, Mustafà Kemal (un
ex ufficiale ottomano) rilancia gli ideali del nazionalismo turco e nel ’20 raduna ad Ankara le forze
armate. Vi si riuniscono attorno personalità che prima avevano sostenuto i Giovani Turchi. Il
movimento nazionalista si pone come entità autonoma rispetto al governo legittimo del sultano e
diventa molto popolare quando protesta contro il trattato di pace che le potenze dell’Intesa gli
impongono. Tale trattato stabilisce la fine dell’impero ottomano, prevede che gli stretti del Bosforo
e dei Dardanelli diventino zona internazionalizzata, Smirne e le isole dell’Egeo siano attribuite alla
Grecia, il Dodecaneso e Rodi siano attribuiti all’Italia. Per questo il movimento nazionalista ha
successo ma è soprattutto la minaccia greca a dare forza al movimento. 9 giugno 1921 esercito
greco, partendo da Smirne, comincia a spingersi verso Ankara per sopraffare le forze armate
nazionaliste e occupare l’Anatolia. Avanzando ricoprono di violenza i villaggi e i civili turchi.
Kemal reagisce con un’efficace controffensiva l’esercito greco è costretto alla ritirata, continuando
a colpire i civili turchi. Sono coinvolti anche i cittadini greci che vivono in Turchia. Quindi chi
sopravvive fugge in massa verso la costa. L’esercito greco si concentra su Smirne e fugge per nave
dalla città il 3 settembre 1922 e le avanguardie turche arrivano il 9 settembre. Teatro di ogni tipo di
violenza. Scoppiano diversi incendi che fanno scappare i profughi greci. Migliaia di morti. Il porto
di Smirne è semidistrutto. A seguire in ogni luogo della Turchia la popolazione greca è cacciata dai
villaggi e spinta verso i porti, imbarcata poi verso la Grecia. Ottobre 1922 Mustafà Kemal firma
un armistizio con le altre forze occupanti alle quali fa intendere che potrà mantenere qualche
reggimento a Istanbul purchè tutta la Turchia, Dardanelli compresi, sia parte del nuovo Stato
indipendente. Fa votare poi la decadenza del sultanato da un’assemblea ad Ankara; il 17 novembre
1922 Maometto VI è esiliato. Il 29 ottobre 1923 è proclamata la Repubblica di Turchia.
Riconosciuta anche dal trattato di Losanna che prevede anche la deportazione di turchi dalle isole
dell’Egeo o dalla Macedonia greca in Turchia e di un milione di greci dalla Turchia alla Grecia.
PULIZIA ETCNICA.
1920-1922 trattati ridisegnano il medio oriente ex ottomano-> Stati indipendenti sotto il controllo
di Francia o Regno Unito. Privilegiati l’Arabia saudita e lo Yemen, legati da un rapporto
diplomatico, politico ed economico con Regno Unito.
LA SOCIETA’ DELLE NAZIONI – Woodrow Wilson creò la Società delle Nazioni. Ha sede a
Ginevra. Gli Stati aderenti devono rispettare l’integrità territoriale, l’indipendenza politica, vietato il
ricorso alla guerra, ricorso all’arbitrato internazionale, conferenze diplomatiche. Gli Stati che
violino ciò riceveranno sanzioni economiche. Organi della Società: Assemblea degli Stati aderenti e
Consiglio direttivo di cui dovrebbero far parte 5 potenze vincitrici (USA, GB, FR, ITA, GIAPP +
rappresentanti temporanei degli altri 4).
3. Il dopoguerra dell’Occidente
3.1 Le trasformazioni economiche nel primo dopoguerra
Per i governi europei lo sforzo economico per finanziare la guerra è stato enorme. Francia, Regno
Unito e Italia soprattutto hanno contratto debiti pesanti con gli Stati Uniti per comprare armi e
rifornimenti per gli eserciti. Inoltre i paesi europei coinvolti nella guerra hanno emesso grandi
quantità di cartamoneta, al di là dei limiti consentiti dalle risorse auree, e ciò ha comportato una
violentissima inflazione. Ovviamente in Germania l’impatto è stato maggiore. In Germania non
hanno voluto provvedere ai problemi economici inasprendo il prelievo fiscale ma hanno basato tutto
su una ingente produzione di cartamoneta. Da qui ne derivò un processo di accelerazione di
svalutazione del marco e il conseguente aumento dei prezzi. Di conseguenza si inasprirono le
tensioni sociali a causa dell’aumento del prezzo dei prodotti. Chi però percepisce redditi fissi e non
modificabili subisce danni gravissimi. La fine della guerra determina una dislocazione della
manodopera. L’industria pesante (siderurgica, meccanica), che ha avuto ovunque un grande
sviluppo sollecitato dalla richiesta di armi e attrezzature per gli eserciti, deve ora riconvertire le sue
produzioni al contesto di pace. La riconversione comporta cambiamenti organizzativi, tecnici,
tecnologici che, nell’immediato, provocano una diminuzione della produzione e di conseguenza un
aumento della disoccupazione. Al tempo stesso, le imprese, per favorire la conversione delle linee
produttive, cercano di contenere o anche di diminuire i salari operai. Ne consegue un incremento
della conflittualità sindacale. Inoltre si pone il problema dei soldati, tornati dal fronte, che cercano
lavoro. Negli anni di guerra i posti di lavoro rimasti vuoti per la loro partenza sono stati occupati
dalle donne, che vengono rimandate a casa per far posto di nuovo agli uomini. Inoltre i rapporti
economici tra le aree economicamente più avanzate sono mutati. La guerra ha reso certi scambi
impossibili. I sistemi produttivi europei sono stati piegati a rifornire gli eserciti e le merci europee
non sono più arrivate né in Asia né in America. Quindi Stati Uniti e Giappone hanno colto
l’occasione e hanno occupato gli spazi lasciati vuoti dagli Europei. Chi beneficiava dei beni europei
impara presto a produrli in proprio (Australia, Brasile, Argentina). Quindi i mercati europei si
trovano a convivere con una concorrenza spietata dopo il 1914. Anche la Russia rivoluzionaria è
fuori dal mercato, come pure la Germania, piegata dall’inflazione. I nuovi Stati nati dopo la guerra,
poi, tendono ad adottare politiche economiche protezionistiche e a creare autonomi sistemi
produttivi. Gli USA emergono come la potenza che ha ottenuto il massimo dei benefici dalla guerra.
I paesi dell’Intesa hanno contratto pesanti debiti di guerra con essi.
3.2 Le riparazioni di guerra e le relazioni economiche internazionali
La chiave della ripresa economica, che effettivamente si registra nella seconda metà degli anni
Venti, sta nel modo in cui viene risolto il nodo delle riparazioni di guerra che gli Stati vincitori
hanno deciso di chiedere alla Germania. Nel 1921 a conclusione delle trattative di pace, viene
stabilita la cifra che i paesi vincitori vogliono dalla Germania, per l’epoca è una cifra
sbalorditiva:132 miliardi di marchi. La catena è: Germania paga le riparazioni a Regno Unito,
Francia e Italia che a loro volta si sdebitano con gli Stati Uniti. Ma il meccanismo è bloccato alla
base in quanto la Germania è squassata da una violenta inflazione ed è stata privata di zone
economicamente importanti, come l’Alsazia e la Lorena. Per questo non è in grado di far fronte alla
richiesta di risarcimenti. La Germania, che non trova alternativa e si scontra anche con
l’intransigenza statunitense, decide per la svalutazione del marco e di non scaricare questo peso
sulle spalle dei contribuenti. Non volendo inasprire il prelievo fiscale, continua a stampare
cartamoneta. Ciò provoca un ulteriore svalutazione del marco. L’inflazione ha anche degli effetti
sul debito pubblico tedesco. Durante la guerra lo Stato aveva voluto emettere delle cartelle di
prestito patriottico che sono state acquistate dai cittadini tedeschi dalle banche e con i soldi ottenuti
il governo ha pagato le armi. Però bisogna pagarne gli interessi. Siccome i tedeschi non pagano, la
situazione internazionale si aggrava e nel gennaio 1923 l’esercito francese e quello belga in accordo
con l’Italia e in disaccordo con il Regno Unito decidono di occupare la Ruhr, cioè un distretto
carbonifero e industriale importantissimo per la Germania. Essa ordina il blocco delle produzioni e
le linee ferroviarie. Siccome le famiglie che ci lavorano devono avere di che mangiare, stampano
altra cartamoneta. Il blocco mette in crisi le industrie francesi della Lorena e le spese per l’esercito
di occupazione, per i lavoratori e i ferrovieri rischia di portarla alla crisi economica. Nell’autunno
1923 la Germania abbandona la politica inflazionistica. Vengono aumentate le imposte, la spesa
pubblica viene tagliata e imprenditori e finanzieri sono costretto a tornare in Germania. Processo di
rivalutazione del marco. Così nel corso della Conferenza internazionale per le riparazioni di guerra,
convocata a Parigi nel 1924, si affronta il problema della crisi tedesca. La decisione più importante
è l’adozione del Piano Dawes, dal nome del banchiere statunitense Dawes che lo ha presentato. Il
piano prevede la rivalutazione e la stabilizzazione del marco, una dilazione del pagamento e la
possibilità per la Germania di ricevere prestiti internazionali. Ciò permette alle banche e alle
aziende statunitensi di prestare denaro alla Germania, che può risarcire i danni a Regno Unito,
Francia e Italia, che, a loro volta, possono sdebitarsi con gli Stati Uniti. Nel 1929 viene approvato il
piano Young (dal nome dell’uomo d’affari nordamericano) che prevede il pagamento rateale dei
risarcimenti tedeschi per i successivi 58 anni. Tutte queste norme permettono una ripresa
dell’economia europea ben visibile dal 1925 al 1929.
3.3 I consumi culturali e gli stili di vita
Chi si è salvato dalla guerra, chi è riuscito a sfuggire ai contraccolpi della difficile situazione
economica, vuole ora divertirsi, una sorta di incontenibile desiderio di novità si impossessa di molti.
La moda femminile è in completa trasformazione, vari sono i nuovi ‘tipi’ di donna, da quelle alla
‘maschietta’ con capelli corti a quelle più ‘emancipate’ con gonne corte e molta sensualità. C’è la
novità del make-up, che era solo da prostitute. Dopo la guerra si impone una moda femminile
particolarmente liberatoria e provocatoria. Le donne si ribellano alla doppia morale sessuale.
Molti sono i simboli femminili e maschili che si vengono a formare in quel periodo (da Joséphin
Baker, ballerina parigina “esotica” che danza quasi nuda a Rodolfo Valentino, non più l’uomo-
soldato secondo l’ideale bellicista ma l’uomo rude e romantico-passionale insieme, con sfumature
di effemminatezza e dandysimo). Quindi il mondo del cinema, della danza e della letteratura
(Margueritte) contribuiscono molto alla diffusione di nuovi modelli più liberi ed emancipati. Tutti
questi personaggi sono giovani. Giovani sono coloro che hanno combattuto e giovani le donne che
hanno lavorato quando mancavano gli uomini. La categoria dei giovani allora assume un nuovo
significato e una nuova consapevolezza, non prima di ricadute politiche, da cui consegui la nascita
di movimenti politici dinamici e spesso estremisti. Le mode stesse sono lanciate dai giovani. La
gioventù inizia ad essere un modello sociale da imitare. Inoltre i modelli più fascinosi iniziano a
venire dagli Stati Uniti e la cultura americana inizia ad affascinare l’Europa. E’ una trasformazione
della mentalità che va di pari passo con quella economica. Il medium per eccellenza è il cinema e
film statunitensi sono ovunque non tanto perché siano film artisticamente superiori, sebbene sia
vero in certi casi ma perché sono trattati alla stregua di prodotti industriali che sono molto
pubblicizzati. Il cinema americano ha, inoltre, una capacità narrativa straordinaria. C’è la nascita
dello star system e le riviste relative alla loro vita privata. In questo modo gli attori e le attrici
sembrano più vicini e “reali” e si impongono come modelli di vita.
3.4 La prosperità statunitense
Tutto ciò fece registrare una buona ripresa per l’economia europea dal 1925 al 1929. Inoltre, nel
1920 le donne statunitensi ottengono il diritto al voto sul piano federale dopo tante dure lotte da
parte delle suffragette. Il 19° emendamento della costituzione viene approvato solo nel 1918.
Tuttavia gli effetti sono dubbi e le donne normali ne beneficiano poco. Negli anni ’20 c’è un ritorno
al passato. Il partito repubblicano sostenuto da Harding fa del ritorno alla normalità un suo cavallo
di battaglia. Normalità significa reprimere il più possibile i sindacati. Inoltre si rilanciano le
relazioni di tipo clientelare in politica che favoriscono, illegalmente o no, le grandi imprese. Alla
morte di Harding, Coolidge è ancora più esplicito e segue la sua linea:<<the business of America is
business>>, cioè bisogna favorire le classi alte e i gruppi imprenditoriali più potenti. Le tasse sul
reddito sono ridotte, la politica antitrust dell’epoca progressista ignorata e tra il 1920 e il 1930 il
processo di concentrazione imprenditoriale raggiunge livelli mai visti. Però questo sistema funziona
alla perfezione contrariamente a quanto pensano coloro che sono favorevoli al libero mercato. Il
PIL cresce del 40 per cento. Nel paese si registra anche una profonda prosperità economica che
permette alle famiglie operaie di accedere a beni mai visti prima. Si è orientati verso il consumo
piuttosto che verso il risparmio, soprattutto attraverso il sistema di vendita a rate. I nuovo
elettrodomestici iniziano a spopolare. Tale prosperità tocca soprattutto la popolazione bianca e wasp
(white anglosaxon protestant, bianco anglosassone protestante). Tra il 1921 e il 1924 nuove leggi
limitano i flussi migratori in entrata, sbarrando gli accessi a individui che vengono dai paesi
dell’Europa meridionale, sentiti come persone diverse dal buon cittadino americano wasp. Le
aggressioni e le discriminazioni a danno dei neri sono storia quotidiana e sono attivamente
incoraggiate dal Ku Klux Klan, l’associazione segreta razzista nata nel 1866 e rifondata nel 1915. Il
successo dell’associazione è notevole. I neri sono al centro del mirino dei macabri rituali
dell’associazione, ma anche gli ispanici, gli immigrati recenti o gli ebrei sono vittime di aggressioni
verbali e fisiche. L’ideale maschile torna a essere quello dell’uomo forte e rude, per cui Valentino è
messo al bando, anche perché italiano. Anche il modello di donna trasgressiva è al ribasso e si
impone il modello della classica casalinga che accoglie il vero <<breadwinner>>, il marito. Sempre
in questo periodo comincia la lotta contro l’uso e la produzione di bevande alcoliche, promossa da
politici tanto repubblicani che democratici di confessione protestante e appoggiati dal Ku Klux
Klan. Si approvò poi nel 1919 e si attuò nel 1920 il divieto di produrre, vedere e trasportare liquori.
Cominciò così l’era del proibizionismo ma anche quello delle distillerie e locali clandestini. È
dubbio che ciò abbia portato effettivamente a un miglioramento dei costumi morali come vuole
l’emendamento della Costituzione. Il proibizionismo terminò solo nel 1933 e diede uno
straordinario impulso alla diffusione e al decollo economico delle organizzazioni criminali, specie
di quelle che a Chicago sono guidate da Al Capone, un gangster di origine italiana.
3.5 Stabilità e rinnovamento nel Regno Unito
Anche nel Regno Unito si registrano tre grandi novità. La prima è la conquista dell’autonomia
dell’Irlanda che dopo diversi anni di guerra con gli inglesi e di guerra civile nel 1923 diventa un
Dominion autonomo con eccezione dell’Ulster (regione nord-occidentale). La seconda è
l’introduzione nel 1918 del suffragio universale maschile e femminile. Inizialmente possono votare
i maschi che hanno compiuto 20 anni e le donne che hanno raggiunto i 30. La differenza di età è
dovuta ancora alle resistenze riguardanti il voto femminile ma tale discriminazione viene cancellata
nel 1928. La terza novità è la crisi progressiva del Partito liberale e la grande ascesa del Partito
Laburista. La crisi liberale diventa grave dal 1924 e ancor più nel 1929 quando i laburisti diventano
i principali antagonisti dei conservatori. Cambiano le dinamiche elettorali e dal 1922 al 1929 i
conservatori sono quasi costantemente al governo guidati dal primo ministro Stanley Baldwin e da
Winston Churchill che all’epoca è Cancelliere dello Scacchiere (Ministro delle Finanze). Il
momento più difficile è la grande crisi interna del 1925-26 legata alla difficoltà dell’industria
carbonifera. Il carbone tedesco e polacco sono più a buon mercato di quello britannico. Ne seguono
aumenti delle ore di lavoro agli operai e stipendi più bassi pur di raggiungere i livelli tedeschi e
polacchi ma i sindacati operai si oppongono. Ai primi ’26 gli imprenditori ordinano la serrata delle
fabbriche e i sindacati rispondono con uno sciopero generale che paralizza il Regno Unito per 9
giorni a maggio ’26. A dicembre ’26 i protestanti, stremati, cedono ed è una grave sconfitta perché
ora devono lavorare a condizioni peggiori. Alla lunga sono i conservatori a pagarne le conseguenze
perché hanno appoggiato gli imprenditori. Nelle elezioni del ’29, infatti, sono molto meno votati e
si impongono i laburisti; l’8 giugno 1929 si forma un governo di coalizione presieduto dal laburista
Ramsay MacDonald appoggiato da ciò che resta dei liberali. Durerà a lungo.
3.7 Il biennio rosso nell’Europa
In generale ci fu una ripresa dopo la guerra ma non si può dire lo stesso della Germania, della
Russia e dei nuovi Stati nati dalla dissoluzione dell’impero austro-ungarico. I contrasti politici
tendono a trasformarsi spesso in guerre civili. Tra il 1918 e il 1919 le notizie che arrivano dalla
Russia inducono gruppi socialisti estremisti a coltivare il progetto di costituire una repubblica
sovietica, progetti che hanno un’effimera realizzazione a Budapest, Berlino e a Monaco di Baviera.
Nel marzo del 1919 in Ungheria il governo di coalizione si dimette per protesta contro lo
smembramento del territorio appartenuto all’Ungheria, deciso dalle potenze vincitrici. Si forma così
un governo socialdemocratico, che vuole organizzare una sorta di rivoluzione nazional patriottica.
L’obiettivo è di conservare la massima parte del territorio che apparteneva all’Ungheria sotto
l’Impero Austro-Ungarico e di realizzare una rivoluzione politica, con l’istituzione di una
repubblica di soviet. Per attuare questa operazione i socialdemocratici pensano di ammettere al
governo il capo del Partito comunista ungherese (fondato nel 1918), ovvero Bela Kun che ha
partecipato alla rivoluzione russa. Questi accetta e viene proclamata una Repubblica dei Soviet
d’Ungheria nel 1919. La terra ungherese viene nazionalizzata, con l’intento di gestirla in aziende
agrarie affidate alla direzione collettiva degli agricoltori. Le resistenze di proprietari e contadini
hanno come effetto che la Repubblica ungherese non possa contare sul consenso delle comunità
rurali. Intanto le potenze dell’Intesa affidano il compito all’esercito cecoslovacco e rumeno di
attaccare l’Ungheria e porre fine all’esperienza sovietica. Gli ungheresi, inizialmente, sperano in un
intervento russo. Ma l’attesa è vana e l’esercito ungherese è sopraffatto. La repubblica è dichiarata
decaduta e Kun scappa a Vienna.
In Germania nel novembre 1918 una prima rivoluzione ha costretto Guglielmo II alla fuga e ha
proclamato una Repubblica coadiuvata da membri del Partito Socialdemocratico che sono
d’accordo con gli esponenti di centro e destra moderata. Sono inclini a creare una democrazia
rappresentativa. A Berlino, tuttavia, ai primi di gennaio, scoppia una rivoluzione guidata da Rosa
Luxenburg e Karl Liebnecht, capi della Lega di Spartaco, un gruppo di socialisti di estrema sinistra,
che hanno fondato il Partito Comunista tedesco. La loro idea è quella di fondare una repubblica dei
soviet su stampo russo ma senza commettere quelli secondo loro sono stati gli errori di Lenin. La
loro insurrezione, però, è brutalmente repressa dall’esercito regolare dei freikorps. La violenza è
inaudita e i due rivoltosi sono massacrati senza nessuna pietà. Una brevissima esperienza sovietica
anche in Baviera dal marzo al maggio 1919, dove viene fondata una breve repubblica autonoma ma
a maggio viene repressa nel sangue dai freikorps.
3.8 La Repubblica di Weimar
A Berlino nel 1919 i socialdemocratici vincono le elezioni e si procede a stilare una Costituzione e
cercano accordi con i cattolici dello Zentrum e con il Partito Democratico. Ebert è confermato
presidente della Repubblica e la nuova Costituzione viene promulgata nell’agosto 1919. La
Repubblica è di tipo federale, ha un Parlamento eletto a suffragio universale maschile e femminile e
il governo è responsabile nei suoi confronti. Poiché l’Assemblea Costituente si è riunita nella città
di Weimar la nuova Repubblica di Germania è anche conosciuta come Repubblica di Weimar. I
problemi che deve fronteggiare la nuova Repubblica sono principalmente di due tipi: da un lato
risanare il sistema economico per far fronte anche al risarcimento dei danni di guerra (vedi Piano
Dawes e Piano Young) e dall’altro vi è il profondo disagio da parte dell’opinione pubblica verso la
Repubblica Parlamentare a cui vengono attribuiti gravi limiti e responsabilità. Alcuni gruppi hanno
fedeltà dubbia alla nuova Repubblica, come i simpatizzanti per i sovietici, specie operai, che si
raccolgono nel Partito socialdemocratico indipendente e nel Partito comunista tedesco. Ne seguono
altri tentativi comunisti tra il 23 e il 24 in Sassonia e Turingia, rapidamente repressi. Però
continuano ad agire con la convinzione che i socialdemocratici abbiano tradito la classe operaia.
Ancora più inquieta è l’opinione pubblica di estrema destra (ceto medio, borghesi ma anche alcuni
operai) che ha simpatia per i reduci che si arruolano con i Freikorps (corpi franchi), che si erano
già distinti durante la repressione della rivoluzione spartachista. Per loro la Repubblica nasce da un
tradimento e se non ci fosse stata la rivoluzione che ha costretto Guglielmo II alla fuga non si
sarebbe instaurata. La Germania non ha realmente perso la guerra e forse avrebbe potuto resistere. Il
ragionamento non è molto fondato perché la Germania era parecchio stremata ma il trattamento post
fine guerra così duro sembra confermare la teoria, come anche l’occupazione della Ruhr. Quindi
questi gruppi nazionalisti di destra tentano alcuni colpi di stato presto repressi mentre altri sono di
più ampio respiro. Negli anni seguenti ex militanti dei Freikorps o di gruppi paramilitari di destra
uccidono in due attentati importanti personalità della Repubblica. Dopo questi attentati a Monaco
nel 1923 viene tentato un colpo di stato ad opera di Adolf Hitler inizialmente schierato con il
piccolo partito dei lavoratori tedeschi Dap (partito dei lavoratori tedeschi) di orientamento
nazionalista ed anti semita, successivamente cambia nome in Nsdap (Partito Nazionalsocialista dei
Lavoratori Tedeschi). Hitler riesce ad imporsi come Fuhrer nel 1921, cioè capo indiscusso e la
Nsdap ampia notevolmente i suoi militanti. Ciò è reso possibile dai finanziamenti dai grandi
industriali che apprezzano l’antinazionalismo e la ritrosia contro la Repubblica, senza guardare
troppo alla parte sociale del programma.
(25 punti, tra cui: 1) formazione di una grande Germania; 2) abolizione dei trattati di pace; 3)
abolizione dei redditi non derivanti dal lavoro; 4) confisca dei redditi di guerra; 5) abolizione dei
trust; 6) esproprio dei terreni per finalità collettive; 7) nessun diritto agli ebrei; 8) espulsione degli
immigrati non tedeschi; 9) censura vs giornali che ledano il popolo tedesco; 9) VS corruzione
parlamentare).
La sera dell’8 novembre 1923 fa irruzione con un reparto armato in una birreria di Monaco dove è
in corso una manifestazione nazionalista cui partecipano i capi del governo. Lì dichiara decaduto il
governo di Berlino e tenta di arrestare i presenti che nel caos riescono a fuggire. Ne segue uno
scontro a fuoco dove molti nazionalisti muoiono e poi viene arrestato Hitler. Scontra solo 9 mesi dei
5 anni di carcere e scrive il Mein Kampf (La mia battaglia). Uscito riprende la sua azione politica,
riorganizza il suo partito e nel 1924 ottiene buoni risultati alle elezioni. Dal 1924 i democratici
rimangono abbastanza stabili ma i repubblicani non riescono mai a imporsi veramente e si deve
ricorrere sempre a governi di coalizione.
MITI E RITUALI FASCISTI creazione di una vera e propria mitologia e simbologia per
cementare il senso di appartenenza. Retorica della nazione e dell’anti-nazione (tutti coloro che non
sono fascisti). I più anti-nazionalisti di tutti sono i socialisti e i comunisti che sono per
l’internazionalismo e guardano alla Russia. Il fascismo, invece, esprimerebbe il cuore della nazione
italiana e tutti gli altri sono corpi estranei. Mussolini, infatti, nega sempre che il movimento abbia
una base d’èlite ma è invece nobile e rivolto a tutte le componenti sociali della nazione. Si elabora
un culto funebre per i caduti nelle azioni squadriste che si intreccia con quello per i caduti della
Grande Guerra. Molti ex combattenti partecipano alle azioni squadriste in quanto così possono
ancora riallacciarsi a una esperienza che li ha profondamente segnati. Il culto mortuario è
fondamentale per la creazione di una <<comunione squadrista>>, rinsaldato da un giuramento di
appartenenza che ha carattere mortuario e sacrale. Il sangue dei caduti viene celebrato in forma
spesso lugubre e suggestiva, da cui un’intensa sacralizzazione dell’azione politica. Istituito il culto
della bandiera tricolore (obbligo di saluto ad esso nelle scuole o esposto obbligatoriamente fuori
dagli edifici pubblici in occasioni speciali). Vengono istituite nuove feste pubbliche: festa della
Vittoria, ricorrenza della marcia su Roma, entrata in guerra dell’Italia … etc. Tutto ciò si espresse
anche nella monumentale architettura negli anni ’30. Ricorso al rituale dell’incontro dei capi del
fascismo con le masse osannanti (per mostrarsi come partito rivolto anche alle masse e soprattutto
ad esse). Fenomeno di unione mistica tra folla e capo attorno a un culto della persona del Duce.
5. Civiltà in trasformazione
5.2 La Cina contesa
Dalla situazione di conflittualità interna creatasi nel 1911 dopo la proclamazione della Repubblica
cinese, la Cina ha cominciato a uscirne solo nel 1923 quando il Partito nazionalista cinese guidato
da Sun Yat Sen ricostituisce a Canton un governo nazionale. Esso riceve l’appoggio del Partito
comunista cinese fondato nel 1921 da intellettuali marxisti (fra cui Mao Tse Tung). L’alleanza tra
nazionalisti e comunisti è favorita dall’accordo di Sun Yat con i rappresentanti dell’unione
sovietica. Si forma così un esercito volontario patriottico pronto a combattere contro i signori della
guerra, ovvero i luogotenenti di Yuan Shikai e gli stranieri, cioè i giapponesi. Intanto in Cina cresce
l’influenza del Partito comunista, capace di far leva sul disagio sociale vissuto dagli operai delle
grandi città. Nel 1925 Sun Yat-sen muore. La guida del Kuomintang e dell’esercito passa a Chiang
Kaishek. Quest’ultimo lancia la spedizione contro il Nord, con la quale vuole sconfiggere i signori
della guerra. La spedizione ha successo perché trova il sostegno dei contadini e degli operai. Nel
1927 l’esercito nazionalista entra a Shanghai, aiutato anche dallo sciopero organizzato dai
lavoratori. Questo sciopero dà la conferma a Chiang Kai-shek che l’influenza comunista sta
diventato troppo grande e che è arrivato il momento di liberarsi dei comunisti. Viene così ordinata
una repressione dei comunisti di Shanghai. I militanti e i dirigenti catturati sono immediatamente
giustiziati e si conclude il rapporto con l’Unione Sovietica. Nel 1928 la spedizione contro il Nord è
completata e i signori della guerra sconfitti. Così a Nanchino si forma un nuovo governo
nazionalista che vuole modernizzare la Cina. Ma nell’area che comprende le città di Wuhan,
Nanchino e Shanghai, le attività commerciali e produttive sono ostacolate dalla presenza di estesi
gruppi criminali, verso i quali Chiang Kai-shek ha contratto un debito per l’aiuto nella repressione
anticomunista. La collaborazione con le organizzazioni criminali è una delle critiche che
cominciano a essere rivolte al governo, oltre che al livello di tassazione che grava pesantemente le
attività commerciali per finanziare l’esercito. Intanto nelle aree meridionali operano i gruppi
comunisti che sono riusciti a scampare alla repressione e trovano il sostegno dei contadini. Mao
Tse-tung è ormai il principale dirigente comunista cinese e decide di rovesciare l’impostazione
teorica marxista, identificando le campagne e i contadini (e non le città e gli operai) come i luoghi e
i protagonisti della rivoluzione comunista cinese. Tale scelta è dettata dalla situazione e risulta
vincente in quanto i contadini vengono incoraggiati a espropriare le terre dei grandi proprietari,
lasciando loro la terra che sono disposti a coltivare da soli mentre i piccoli proprietari sono lasciati
stare. Così si formano anche gruppi armati comunisti contro l’esercito di Chiang Kai-shek. Intanto
riprende l’attacco giapponese, impossibile da affrontare perché il loro esercito è più forte di quello
cinese (aggrediscono la Manciuria, ancora nelle mani di un signore della guerra ma si vogliono
spingere anche oltre). Chiang Kai-shek decide quindi di lottare contro i comunisti, anche perché
Mao Tse-tung vuole fondare la Repubblica cinese dei soviet. Tra il 1931 e il 1934 l’esercito
nazionalista sferra cinque campagne di annientamento contro i comunisti. La quinta del 1934
sembra quasi raggiungere l’obiettivo. Ma i comunisti che resistono all’attacco riescono a
raggiungere la regione intorno a Yenan. La marcia dura un anno e viene completata nel 1935. Essa
passa alla storia come: la lunga marcia. Dalla nuova base di Yenan Mao Tse-tung e i comunisti si
presentano come i fautori di una rivoluzione sociale e della resistenza contro l’avanzata giapponese.
Ottengono così larghi consensi nelle campagne, costringendo Chiang Kai-shek a rientrare in
contatto con i comunisti. Nel 1937 si raggiunge un accordo per cui i comunisti rinunciano a dar vita
a una rivoluzione comunista nella zona da loro controllata e in cambio quella zona diventa una
regione autonoma dello Stato cinese e le armate comuniste diventano parte dell’esercito cinese. Nel
mentre i giapponesi sferrano un attacco contro Shanghai e Nanchino.
5.3 Il Giappone imperiale
Nel mentre, il Giappone vive un momento di crescita economica, avviata già alla fine dell’800.
Sistematico intervento dello Stato nel finanziamento delle attività economiche, pressione fiscale sui
redditi agricoli per finanziare il sistema educativo, ammodernare le infrastrutture e potenziare
l’esercito (con implicazioni economiche e politiche). Gli ambiti produttivi legati al mondo militare
sono fiorenti ma anche il settore tessile (cotone e seta). Ma tale crescita dipende dall’assoluta
necessità di contare sul commercio estero, sia per avere le materie prime sia per la vendita dei
prodotti finiti. Da qui nasce l’esigenza di un’espansione verso l’Asia continentale per utilizzare aree
economiche subalterne all’economia giapponese. Si passa così alla dominazione della Manciuria,
Taiwan e Corea. La cultura politica giapponese non è contro le mire espansionistiche anche perché
le principali èlite imprenditoriali e i generali sono d’accordo e sono al vertice del governo
giapponese. Però rimangono sulla carta. Negli anni ’20 il sistema politico attraversa una fase di
democratizzazione autoritaria promossa da un partito di orientamento liberal conservatore
capeggiato da Kato Komei. Nel 1925 viene introdotto il suffragio universale maschile ma anche una
legge sull’ordine pubblico che prevede pene molto gravi per chi non rispetta l’insieme dei principi
che regolano la vita collettiva, cioè il dovere, l’assoluta obbedienza all’imperatore e alle autorità
politiche/religiose e sociali. Nel ’26 muore l’imperatore e gli succede il figlio Hirohito che è aperto
alla collaborazione con l’esercito. Muore anche Kato Komei e gli succede alla Presidenza un
militare che fa cadere le componenti democratizzanti per accentuare gli elementi autoritari. Le
posizioni socialiste e democratiche sono messe a tacere. La militarizzazione del Giappone fu però
disorganico anche a causa delle crisi interne all’esercito. Una crisi ha luogo in Manciuria. Nel ’31 i
militari giapponesi, con un pretesto, fanno scoppiare una guerriglia vs i cinesi in modo da occupare
la zona. Ciò provoca una crisi politica a Tokyo dove nessuno sembra veramente in grado di fermare
i militari. Nel ’31 attaccano Shangai, che tuttavia resiste. Nel ’32 l’esercito giapponese forma il
Manciuko, uno Stato fantoccio sotto un sovrano cinese del tutto formale controllato dai militari.
Diventa uno Stato autonomo ma viene condannato dalla Società delle nazioni; di conseguenza il
Giappone ne uscì. Ciò avvenne a causa dell’estrema debolezza dei partiti politici giapponesi e ne
seguirono colpi di mano da parte di società segrete e attentati contro i principali politici. Il
fallimento di uno dei tanti colpi di stato però non preluse a un ritorno all’ordine ma al mutamento
definitivo. Nel 1937 diviene Primo ministro Konoe Fumimaro, che ha il pieno appoggio di militari e
imprenditori. Ci fu la pubblicazione del Kokutai no hongi, un testo programmatico che affermava la
piena sacralità della figura dell’imperatore e il dovere di ogni giapponese di rispettarlo e obbedirgli.
Questo renderebbe il popolo giapponese superiore a qualunque altro e giustifica la politica interna
autoritaria e la politica esterna molto aggressiva. Si decide di attaccare la Cina, per sottoporla alla
dominazione giapponese. Nel 1937 così si dà avvio all’aggressione militare della Cina. Dopo aver
conquistato Shanghai, l’esercito giapponese passa alla conquista di Nanchino. Qui i militari
giapponesi si abbandonano a esecuzioni di massa dei soldati e dei civili cinesi. Tra il 1937 e il 1938
l’esercito giapponese si assicura il controllo della maggior parte della Cina nordorientale. In Cina si
preparano a resistere con ogni mezzo. In Giappone il dominio militare viene riconosciuto nel 1940
quando tutti i partiti sono sciolti e diventa un regime politico a partito unico.
5.4 L'India di Gandhi
Per quanto riguarda l’India, molti indiani sia indù che musulmani, con formazioni politiche attigue,
cercano forme di cooperazione anche se non varano mai esplicitamente una linea comune
antibritannica. Indù e musulmani durante la Grande Guerra hanno combattuto tra le fila del governo
britannico. Alla fine della guerra ci si aspettava la concessione di qualche forma di autonomia che
non arrivò. In questo periodo emerge così la figura di Gandhi, figlio del Primo ministro di uno
Stato semiautonomo indiano, di religione indù e influenzato dal giainismo, una corrente filosofico -
religiosa che prevede la non violenza integrale. Studia Giurisprudenza a Londra e ha le sue prime
esperienze professionali e politiche in Sudafrica nel 1893, dove viene colpito dalla dura
discriminazione razziale verso i neri e gli immigrati indiani. Inoltre sviluppa l’idea secondo cui
un’azione politica di massa possa essere condotta senza ricorrere alla violenza. Gandhi ritiene che ci
si possa opporre ai soprusi attraverso il ricorso a forme di resistenza passiva e pacifica, un gesto che
richiede altrettanto coraggio e fermezza del ricorso alla violenza poiché bisogna essere pronti a
subire le aggressioni o le punizioni degli antagonisti. L’iniziativa politica prende il nome di
<<satyagraha>>, cioè la fermezza della verità. Le iniziative sudafricane conquistano a Gandhi una
grande popolarità che arriva fino in India. Nel 1918 si impegna per la difesa dei contadini di alcune
regioni dell’India settentrionale e gli fa acquisire il nome di Mahatma, grande anima. Nel 1919
organizza uno sciopero generale per protestare contro la conferma delle leggi eccezionali
britanniche che ha grande successo anche se un reparto militare britannico spara e uccide 400
manifestanti. Il prestigio di Gandhi, suo malgrado, è accresciuto benché ne sia stato molto
addolorato. Cercò anche, come capo del Congresso nazionale, di cercare forme di cooperazione con
la Lega musulmana ma i suoi principali esponenti non credevano nella non violenza. Tra il 1920-
1922 lancia la campagna per la non cooperazione: i notabili devono restituire le onorificenze
ricevute dagli inglesi; gli studenti devono boicottare le università; le elezioni devono essere
dissertate e bisogna bruciare i tessuti inglesi. Lo stesso Gandhi abbandonerà gli abiti occidentali per
indossare il dhoti, il tradizionale abito indiano. Gandhi è anche a favore dell’abolizione della casta
degli intoccabili e dell’emancipazione delle donne e per la loro partecipazione attiva al movimento
indipendentista ed è favore di una collaborazione di tutti gli indiani di tutte le confessioni religiose.
Tuttavia nel 1922 alcuni manifestanti indiani uccidono violentemente dei poliziotti e, turbato
dall’accaduto, revoca la campagna. Gandhi viene arrestato e sconta due anni dei 6 anni cui era stato
condannato. Nel 1924 riprende l’attività politica con l’appoggio di Nehru che vuole spingere verso
la completa indipendenza dell’India. Nel 1930 organizza la marcia del sale. Il sale è essenziale
nell’alimentazione indiana e la sua produzione è posta sotto un rigido monopolio statale al punto
che non si può raccogliere neanche il sale marino che si deposita sulle spiagge. Così Gandhi
organizza una marcia lungo la costa del Gujarat, seguito da una massa di persone, e arrivato alla
spiaggia raccoglie il sale. Molte persone lo imitano e le autorità britanniche non sanno che fare in
quanto le prigioni sono già strapiene di manifestanti. Gandhi viene così invitato a andare a Londra a
parlare con MacDonald, all’epoca Presidente del Consiglio britannico, che non è disposto a fare
alcuna concessione e nemmeno i conservatori, soprattutto con una crisi politica in corso. Winston
Churchill, addirittura, lo discrimina definendolo <<un fachiro seminudo>>. Quando Gandhi torna in
India viene arrestato ma gli atti di resistenza e di insubordinazione vanno avanti. Nel frattempo
Gandhi comincia lo sciopero della fame. Il governo britannico decide così di introdurre la
Costituzione dell’India, che entrerà in vigore nel 1937 e che attribuisce maggiori autonomie ai
governi locali. Per Gandhi non è abbastanza in quanto vorrebbe l’indipendenza indiana.
5.5 Il mondo islamico
Alla fine della Grande Guerra, l’Impero ottomano è ormai dissolto, con la nascita della Repubblica
di Turchia e l’islam è suddiviso in molte entità statali, gran parte delle quali sotto il controllo di
potenze occidentali. Il califfato, che costituiva la massima autorità religiosa, viene abolito
formalmente nel 1924. L’area del Maghreb, dalla Tunisia al Marocco, è sotto controllo francese. La
Libia è sotto il controllo italiano. Nel 1922 l’Egitto riesce ad ottenere dalla Gran Bretagna una sorta
di semi-indipendenza. L’Egitto è una monarchia parlamentare, ma sotto la tutela inglese per le forze
armate, l’amministrazione, la politica estera e la giurisdizione degli stranieri presenti nel paese. I
più importanti stati autonomi sono la Turchia, la Persia e l’Arabia Saudita e però non si capisce a
quale dei tre si debba guardare come modello se si vuole rispettare rigorosamente i principi islamici.
Inoltre Sudafrica, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Stato libero d’Irlanda e Terranova (isola
canadese) entrano a far parte del Commonwealth britannico, per cui sono riconosciuti come stati
autonomi ma devono preferirsi come partner commerciali la GB.
ARABIA SAUDITA nel 1902 Abdul Aziz Saud, capo di un principato tribale, ha conquistato
Ryad autoproclamandosi imam e capo dei wahhabiti. Il suo potere si basa sull’esercito e sul fatto di
essere contemporaneamente capo religioso. Basa la sua influenza su una fitta rete di relazioni
personali e matrimoniali attraverso le quali si imparenta con le personalità più potenti e influenti
della penisola arabica sotto il suo nuovo Regno dell’Arabia saudita. Tuttavia esso soffre di
arretratezza economica anche se negli anni ’30 la Standard Oil statunitense inizia a interessarsi alla
zona per scavi petroliferi.
TURCHIA nel 1923 è proclamata la Repubblica turca di cui presidente a vita Mustafà Kemal.
Inizialmente la vita politica segue una linea pluralistica ma nel ’25 Kemal mette fuori legge gli altri
partiti e diventa un sistema autoritario a partito unico. Nel ’37 ciò viene formalizzato con una
Costituzione. Parallelamente crea un culto del grande capo e una legge del ’34 gli attribuisce il
titolo di Ataturk, cioè padre dei turchi. La sua immagine diventa di culto; prende a modello l’Italia
fascista e la Russia comunista. Inoltre si indirizza verso una modernizzazione istituzionale,
economica e sociale. Ciò ha avuto inizio con la Tanzimat con la decisa laicizzazione della Turchia
su modello occidentale. L’Islam smette di essere religione di Stato nel 1928 e si adotta l’alfabeto
latino, tra le tante cose. Punto essenziale è la legislazione relativa alle donne che, secondo il nuovo
diritto di famiglia del 1926, godono della parità dei sessi, è sconsigliato l’uso del velo e dal ’34
hanno il diritto di voto (e possono anche essere elette in Parlamento). Questo processo è
accompagnato da un forte nazionalismo turco per cui paradossalmente parlare turco ed essere
musulmani è ciò rende veramente turchi. Però all’interno ci sono ribellioni, specie fra i Curdi che
dissentano per due motivi principali: politico-> vogliono un Kurdistan indipendente e non
frammentato come allo stato presente; religioso-> sono contro la laicizzazione in quanto musulmani
osservanti e sono con loro anche i musulmani più intransigenti fuori dalla Turchia. Scoppiano
numerose ribellioni curde che sono sempre represse nel sangue.
PERSIA dopo un periodo di semianarchia del 1911, è sotto il quasi completo controllo russo-
britannico. Nel ’23 Reza Khan si impone come nuovo shah, instaura un regime dittatoriale
seguendo come modello la Turchia. Quindi varò un piano di centralizzazione e modernizzazione
diminuendo drasticamente il peso della componente religiosa del paese. Introdusse nuovi codici
giuridici, riformò il sistema educativo ed abolì l’uso del velo alle donne. La laicizzazione fu
aspramente criticata dalle autorità religiose anche a seguito di un cattivo andamento economico
considerato troppo sottomesso all’influenza delle compagnie occidentali straniere (soprattutto nel
settore petrolifero). Ciò causò malcontento e la popolazione iniziò a riunirsi attorno al cuore
religioso in quanto portatore di un’istanza identitaria molto forte e sentita (specie nelle aree rurali).
PALESTINA nei primi del ‘900 un numero crescente di ebrei provenienti dalla Russia vi si
trasferisce, sia in città (Tel-aviv) sia nelle campagne dove comprano terre da coltivare. Molti di loro
sono socialisti e attuano il principio della proprietà collettiva della terra. Dopo la Dichiarazione di
Balfour del ’17 che ha promesso al movimento sionista una patria ebraica in Palestina e dopo che la
GB ha il controllo sull’area, le emigrazioni ebree riprendono anche più di prima dopo la WW1. È
permesso agli ebrei di costituire formazioni paramilitari per difendersi dalle aggressioni degli arabi i
quali sin dagli anni ’20 sono fomentati anche dagli intellettuali e dalle autorità religiose che
vogliono gli ebrei fuori dal paese. Ciò ha una componente nazionalista ma anche religiosa perché
gli ebrei sono visti come miscredenti cristiani. Negli anni ’30 le due componenti sono collegate
dalla figura dello sceicco che istituisce un’Associazione musulmana e una campagna di
predicazione in nome del “vero Islam” e VS la modernizzazione dei costumi. Si inneggia alla jihad
contro gli ebrei e all’espulsione degli inglesi. Tra il ’36 e il ’38 ha luogo una grande rivolta degli
arabi palestinesi schiacciata militarmente dagli inglesi che impongono un’amministrazione militare
britannica e dal ’39, però, limita anche i flussi ebrei per placare gli animi. Entrambe le comunità
continuano ad avere formazioni paramilitari e non vogliono trovare nessuna forma di accordo in
vista della formazione di uno Stato plurietnico.
5.6.1, L’AFRICA COLONIALE dopo la sconfitta della Germania i suoi domini coloniali sono
spartiti tra i vincitori e la violenza contro la popolazione non viene meno. Un esempio ne è il
Sudafrica, dove vige il durissimo regime discriminatorio dell’Apartheid che dal ’48 è reso ufficiale.
Si cerca di protestare con il Congresso nazionale africano e dal ’44 con la Lega giovanile del
Congresso nazionale africano di cui fa parte anche Nelson Mandela che guarda a Gandhi come
modello. Egli era un giovane studente di giurisprudenza ed era pro la non violenza. Per ora le
ribellioni, però, sono ininfluenti.
5.6.3, L’AMERICA LATINA dopo la WW1 gli USA diventano i principali partner commerciali
e conquistano il monopolio di diverse produzioni agricole e minerarie. Anche la
commercializzazione dei prodotti è in mano a società statunitensi. Inizialmente gli USA appoggiano
i governi liberal-conservatori che combattono contro istanze maggiormente favorevoli a una
maggiore giustizia sociale. Dagli anni ’30 Roosevelt proclama una politica di disimpegno militare
per cui molte aree sono sgombrate tranne una base di Cuba e il canale di Panama al fine di
controllarlo. Negli stessi anni la crisi economica e l’appoggio, in taluni casi, degli USA favoriscono
l’insorgenza di dittature militari un po’ ovunque, con l’eccezione di Messico e Argentina (dove
scoppiano rivoluzioni sociali per ottenere migliori condizioni, specie nelle campagne e spesso anche
violente guerre civili, senza farsi mancare nemmeno Colpi di Stato-> in generale migliorano le
condizioni economiche, specie in Argentina).
6. La crisi economica e le democrazie occidentali
6.1 la crisi del ‘29
La seconda metà degli anni Venti per l’economia statunitense segna un periodo di prosperità.
Cresce la produzione industriale – soprattutto quella dei beni di consumo durevole, cioè i beni per
uso privato e domestico che hanno una certa durata, come l’automobile, il frigorifero, la radio,
l’aspirapolvere o la lavatrice. Molti consumatori li comprano grazie alle rate e ai prestiti che
contraggono con le banche. Comunque sia, il mercato ha un segno favorevole, la domanda è in
aumento, la produzione cresce, crescono i salari e i profitti. Però i beni durevoli durano nel tempo:
una volta che una famiglia ha comprato un frigo, che è un oggetto costoso, lo sfrutta finché può.
Quindi questo tipo di mercato ha un ritmo di sostituzione delle merci basso. È un mercato che tende
a saturarsi. Esplode all’inizio quando nessuno ha il frigo o l’aspirapolvere e poi la domanda tende a
rallentare. Ciò si ripercuote sull’economia. Gli imprenditori, i finanzieri, i risparmiatori non
riescono a vedere subito questa dinamica. Inoltre tutti sono invitati ad acquistare titoli azionari
emessi dalle imprese. Intorno al 1927-8 mentre il mercato dei beni durevoli si va saturando, il
mercato borsistico va avanti. I risparmiatori e gli operatori continuano a dare per scontato che il
valore delle azioni continuerà a crescere e si continua a comprare azioni. Si crea così la bolla
speculativa per cui il valore delle azioni cresce indipendentemente dalle condizioni reali delle
aziende. Nel 1929 gli operatori della Borsa di New York (ovvero Wall Street) si rendono conto che
non c’è collegamento tra l’andamento economico della produzione e delle vendite, cominciano a
vendere le azioni. Tali vendite aumentano di giorno in giorno fino a far scattare il panico tra i
risparmiatori che vedono il valore delle loro azioni scendere vertiginosamente. Il valore crolla del
tutto il 29 ottobre del 1929, passato alla storia come il martedì nero della Borsa di Wall Street. Ciò
si ripercuote anche sulle banche. I prestiti concessi sono a medio lungo termine, quindi
nell’immediato non c’è speranza di ottenere i soldi indietro dai debitori. La piccola banca ha
difficoltà a pagare interessi sui depositi, cioè sui soldi che i risparmiatori hanno messo sui loro
libretti o conti correnti. Quando poi si rendono conto che la banca non può dare né interessi né i
soldi depositati, si creano file davanti agli sportelli bancari con i risparmiatori che rivogliono i loro
risparmi ed esplode il panico. Stessa scena si verifica nelle grandi banche. Le imprese statunitensi
sono con le spalle al muro sia per la flessione della domanda sia per la crisi bancaria non hanno più
soldi per mandare avanti la produzione, acquistare le materie prime o pagare gli stipendi. Hanno
solo poche soluzioni: chiudono o rallentano la produzione; in entrambi i casi devono licenziare gli
operai o diminuire le retribuzioni e abbassare i prezzi. Ha inizio così la grande depressione.
L’economia statunitense si trova in ginocchio e di conseguenza le economie europee sono scosse
dalla crisi. Questo effetto è causato dallo stretto collegamento che nella seconda metà degli anni
venti si è creato tra il sistema finanziario statunitense e quello tedesco, e per quella via tra il sistema
statunitense e quello britannico, francese, italiano e di altri paesi europei attivato dal Piano Dawes
del 1924. Le banche e i risparmiatori statunitensi smettono di investire in titoli tedeschi perché non
possono farlo e le banche tedesche vanno in crisi, non possono più restituire i soldi agli operatori
finanziari. Ciò si ripercuote anche sulle industrie tedesche che non ricevono più prestiti. Dinamica:
diminuzione produzione-> disoccupazione-> diminuzione salari-> crollo della domanda->discesa
dei prezzi. Analoga in Francia, Italia e Gran Bretagna, che è costretta svalutare la moneta che fino
ad allora era stata considerata come la più stabile e bade del sistema del gold exchange standard
(emissione di cartamoneta sulla base delle riserve auree britanniche). Come prima risposta per
fronteggiare la crisi diversi governi adottano la soluzione di svalutare le monete per far costare
meno i prodotti esportati all’estero ma il gioco è troppo scoperto e i vari governi reagiscono alzando
i dazi doganali. Il malcontento e la povertà sono ovunque, c’è un’impennata dei suicidi e si
vogliono risposte politiche immediate. In alcuni paesi di conseguenza c’è stato il rinsaldamento
delle strutture democratiche, in altri la loro distruzione.
6.2 Il ‘’ New Deal ‘’di Franklin Delano Roosevelt
Poco prima del martedì nero, il repubblicano Hoover è diventato presidente degli Stati Uniti nel
marzo 1928. Egli era convinto che l’economia statunitense fosse saldissima e che presto avrebbero
addirittura abbattuto la povertà. Naturalmente la crisi del ’29 lo coglie impreparato. L’unica cosa
che fa è autorizzare prestiti diretti a banche e aziende ma questi aggrava la situazione perché è
convinto che la sua amministrazione debba preoccuparsi di conservare in pareggio il bilancio dello
Stato. Perciò, a fronte delle maggiori uscite dovute a prestiti, taglia altre spese pubbliche e aumenta
la pressione fiscale. Sottrae così altre risorse finanziarie all’economia. La gente è disperata. Chiede
che il governo conceda dei sussidi di disoccupazione. Ma Hoover rifiuta. Nel 1932 a Washington
arrivano migliaia di disoccupati che chiedono un sussidio, accampandosi in baraccopoli chiamate
Hoovervilles. Il presidente fa intervenire l’esercito per allontanarli. Hoover diventa così sempre
meno popolare e con lui il Partito repubblicano (conservatore, centro-destra, creato per contrastare
lo schiavismo del Sud) perde consensi. Ma nel 1932 si ricandida lo stesso e di fronte ha un
candidato democratico, Franklin Delano Roosevelt, ex governatore di New York e cugino di
Theodore Roosevelt, presidente USA dal 1901 al 1909. Durante la campagna elettorale Franklin
Delano Roosevelt promette agli elettori un New Deal for the American people (un nuovo patto per
il popolo americano). La sua strategia elettorale, favorita anche dall’impopolarità di Hoover, risulta
vincente e nel 1933 diventa Presidente. Agisce in modo pragmatico, sperimentando varie soluzioni.
Ma la sua idea principale è che lo Stato deve intervenire attivamente nell’orientare e indirizzare le
attività economiche. La sua azione di governo, New Deal, si muove su 4 principali direzioni:
1) riordino del sistema bancario, con l’attribuzione della Federal Reserve (la Banca federale) di
maggiori poteri per monitorare e sanzionare le banche che seguano politiche creditizie troppo
pericolose e la costituzione di un’agenzia federale di monitoraggio sulla Borsa di Wall Street;
2) sostegno a gruppi sociali in difficoltà che comprende fondi agli Stati o alle amministrazioni locali
che intendano attuare programmi di assistenza ai disoccupati o ai poveri e il sostegno creditizio a
coloro che non riescono a pagare le rate del mutuo;
3) programma di lavori pubblici, che porta l’assunzione di diversi disoccupati;
4) la costituzione della National Recovery Administration, un’agenzia federale incaricata di
coordinare le relazioni tra imprenditori e sindacati per orientare i livelli di produzione, dei prezzi e
delle retribuzioni industriali. La legge viene bloccata dalla Corte Suprema ma R. risponde con il
National Labor Relations Act (1935) che riconosce i sindacati come interlocutori istituzionali
incaricati di rappresentare collettivamente i lavoratori nelle trattative con gli imprenditori. Viene
inoltre istituito un primo sistema nazionale di previdenza e assistenza, che prevede il pagamento di
sussidi di disoccupazione per metà a carico dello Stato centrale, per l’altra metà dei singoli Stati e
l’organizzazione di un piano per le pensioni di vecchiaia, che però è parziale, poiché ne sono esclusi
i lavoratori agricoli. Si riduce così la disoccupazione, si rilancia la produzione e si stimola la ripresa
dei prezzi e dei salari. L’azione del presidente, sul piano politico, serve a ridare fiducia nelle
istituzioni, consolidando il consenso attorno alla sua figura e al Partito democratico. Per la prima
volta i democratici riesco ad attirare i voti dell’elettorato nero. Lo votano anche i bianchi del sud un
po’ per tradizione e convinti che ciò migliorerà l’economia e pure le masse urbane e i sindacati.
Roosevelt nel 1936 si presenta di nuovo alle elezioni e stravince. Nel 1940 otterrà il terzo mandato e
nel 1944 il quarto.
Hitler ordina lo scioglimento di tutti i partiti non nazisti (socialisti e Zentrum cattolico dopo un
concordato del ’33). Gli oppositori non ancora piegati vengono arrestati e rinchiusi in campi di
concentramento; il primo è quello di Dachau del ’33. Nel maggio ’33 i sindacati sono costretti a
confluire nel Fronte Tedesco del Lavoro, unica organizzazione ammessa. Sempre nel 1933 la Nsdap
viene proclamata l’unico partito legalmente ammesso. La Germania non ha più carattere federale
ma diventa uno Stato rigorosamente controllato dai poteri centrali. Nel 1934, alla morte del
presidente Von Hindenburg, la carica di presidente del Reich è cumulata con quella di capo del
governo e attribuita a Hitler. Al fianco delle SA (squadre d’assalto), vengono costituite le SS
(Squadre di protezione), la cui funzione originaria è quella di proteggere la persona di Hitler e i
dirigenti del Partito nazista. Le SS si dotano anche di una loro divisa, come i fascisti, nelle quali
domina il colore nero. Ma le SA e il loro capo Rohm vorrebbero più potere e sostituire l’esercito
tedesco. Hitler è in disaccordo perché non vuole inimicarsi i quadri direttivi dell’esercito e teme che
il potere di Rohm possa crescere troppo ed entrare in concorrenza con il suo. Per questo ordina alle
SS di uccidere Rohm e i dirigenti principali delle SA. L’operazione passa alla storia come la Notte
dei lunghi coltelli (30 giugno 2 luglio 1934). La SA continua a esistere in posizione subordinata
alle SS, i cui capi sono Himmler e Heydrich, cui viene affidato anche il controllo della Gestapo,
cioè la polizia segreta di stato e dei servizi segreti. Oltre che la loro funzione intimidatoria verso
chiunque non sia d’accordo, le SS diventano poi i responsabili dei campi di concentramento. Nel
’34 si forma un reparto militare delle SS, cioè le Waffen SS, un corpo militare autonomo
dall’esercito. Per potenziare l’esercito, viene reintrodotta la circoscrizione obbligatoria e vengono
potenziate le attrezzature belliche. Nel 1932 viene accordata alla Germania una sospensione dei
pagamenti previsti dal Trattato di Versailles. Hitler coglie l’occasione per interrompere i pagamenti.
Il consenso intorno al regime aumenta, considerando anche che grazie ai lavori pubblici viene
riassorbita la disoccupazione. Nel 1933 la Germania esce dalla Società delle Nazioni e occupa
militarmente la Renania, andando ulteriormente contro gli accordi del Trattato di Versailles.
7.2.4 Sistema associativo totalitario-> vengono costituiti organismi che inquadrano i ragazzi
(Gioventù hitleriana) e le ragazze (Fanciulle o Lega delle ragazze tedesche) dall’adolescenza alla
giovane età, per poi far trovare loro un’occupazione lavorativa o il servizio militare. I lavoratori e le
lavoratrici sono inquadrati nel Daf, l’organizzazione sindacale nazista che opera come organismo di
mediazione tra lavoratori e imprenditori. Dipende dal Daf anche l’organizzazione Forza attraverso
la gioia, che organizza il tempo libero e propone pacchetti vacanze o un’auto accettabile. La chiesa
luterana, inoltre, dà sostegno al regime nazista mentre i rapporti con la Chiesa sono più complessi
(ma concordato nel ’33). Tuttavia lo svolgersi degli eventi porta Pio XI nel ’39 a condannare
duramente il nazismo con due encicliche. Poi però muore e Pio XII non dà sviluppo alle sue
posizioni.
7.3 L’edificazione della ‘’Volksgemeinschaft’’ (comunità nazionale)
Attuano una politica economica molto efficace che si concretizza in un vasto piano di lavori
pubblici e con il rilancio dell’industria bellica. Presupposto necessario di ciò è l’interruzione dei
pagamenti per le riparazioni ai vincitori. Sfruttano la sospensione temporanea del ’32 e non pagano
più nulla (conferenza a Losanna). Il bilancio statale è così libero da una pesante voce in passivo. I
risultati di questa politica sono eccezionali perché l’economia migliore e si ottiene il pieno impiego
tedesco (radice del vasto consenso). Tuttavia questo sistema non può durare a lungo (tutto a favore
dell’industria bellica); però in ciò è implicito preparare la Germania per la guerra di espansione,
grazie alla quale si potranno prendere nuove risorse e nuove occasioni di impiego, naturalmente
tutto a spese degli occupati ma per un popolo convinto di essere superiore non conta (ideologia
nazista). Non a caso nell’ottobre ’33 la Germania esce dalla società delle nazioni. Il riarmo
dell’esercito era stata una violazione dei trattati di pace, come anche l’occupazione successiva del
’36 della Renania che avrebbe dovuto restare una zona smilitarizzata. Si cerca anche di aumentare
la natalità della razza ariana. Tale politica è attuata attraverso la concessione di prestiti matrimoniali
alle giovani coppie, l’introduzione di benefici fiscali per le famiglie più numerose e l’introduzione
del sistema di assegni familiari. I risultati si vedono e infatti la Germania è l’unico paese in cui il
tasso di natalità riprende a salire. Viene anche repressa l’omosessualità maschile e misure
antinataliste applicate a quegli individui (malati di mente, disabili, criminali) che sono ritenuti
incapaci di assicurare un’adeguata riproduzione della comunità nazionale. Così tra il 1933 e il 1945
vengono sterilizzati molte persone tra uomini e donne. Dal 1939 si fa ricorso all’eutanasia per scopi
eugenetici. Tale programma di annientamento, poi abbandonato nel 1941 per le proteste del
vescovo di Munster, portò alla morte di molte persone anche di razza ariana, affette da malattie,
oppure vecchie e senza assistenza, o handicappati. Le prime vittime del programma furono bambini
handicappati di età inferiore ai tre anni, figli di coloro che erano sfuggiti alla sterilizzazione negli
anni precedenti. Nel corso del programma viene usato per la prima volta un gas tossico. Nel 1933
vengono emanate delle leggi che decretano l’esclusione degli ebrei dalle amministrazioni pubbliche,
dei medici ebrei dalle strutture sanitarie pubbliche e degli avvocati ebrei dall’Ordine degli avvocati;
inoltre si proibisce loro di praticare la professione di giornalista e si limita il numero di bambini e
ragazzi ebrei ammessi nelle scuole e nelle università tedesche. Nel 1935 a Norimberga vengono
approvate due leggi: una – la Legge sulla cittadinanza del Reich – distingue tra cittadini a pieno
diritto, quelli di sangue tedesco, e i membri dello Stato privi di diritto, tutti gli altri, tra cui gli ebrei
(è definito ebreo chi ha almeno tre nonni di razza ebraica); l’altra legge – la Legge per la protezione
del sangue e dell’onore tedesco – proibisce il matrimonio e i rapporti sessuali tra ebrei e tedeschi
ariani. Inoltre si impone il licenziamento definitivo di tutti i docenti universitari, i professori, i
medici, gli avvocati e i notai ebrei che ancora siano in servizio presso amministrazioni pubbliche.
Vengono costretti ad apporre una J su passaporti e carta di identità per segnalare di essere ebrei.
Dopo l’uccisione di un diplomatico nazista assassinato a Parigi da un diciassettenne ebreo, il 10
novembre 1938 passa alla storia come La Notte dei Cristalli: 7mila negozi di proprietà di ebrei
vengono devastati e saccheggiati; 91 ebrei uccisi; 200 sinagoghe bruciate e molti ebrei arrestati e
internati nei campi di concentramento. Viene anche approvata una legge che esclude bambini e
ragazzi ebrei dalle scuole tedesche. I 300 000 ebrei che sono rimasti non concepiscono una tale
violenza perché hanno combattuto valorosamente durante la WW1 e, in ogni caso, parlano tedesco e
si sentono culturalmente tedeschi. Nel 1933, subito dopo aver preso il potere, i nazisti
organizzarono un teatrale e pubblico rogo di libri prodotti da intellettuali ebrei o da autori che
esprimevano parere contrario al regime nazista.
La costruzione della nuova Germania passa anche attraverso una drastica epurazione della
produzione culturale, come teatrali roghi di libri. Nel ’37, inoltre, ci fu una mostra-gogna della
cosiddetta arte degenerata che incluse artisti come Chagall, Kandiskij e Paul Klee. Era più
apprezzata l’arte di tipo conservatore e regressivo.
7.4 Il fascismo italiano negli anni trenta - Uno dei principali modelli che hanno direttamente
ispirato i nazisti è stato il fascismo. La crisi colpisce l’economia italiana con una violenza minore di
quella manifestata in Germania, perché l’Italia ha rapporti meno diretti con l’economia statunitense.
Ma anche qui la crisi si fa sentire con una contrazione delle esportazioni, una diminuzione della
produzione e un aumento dei disoccupati.
Mussolini affronta il programma organizzando lavori pubblici. La ripresa dell’economia italiana,
evidente dalla metà degli anni Trenta, induce il regime fascista a tentare: l’autarchia per
incoraggiare consumatori e produttori ad avvalersi di risorse, materie prime e prodotti italiani; la
corporativa attraverso un sistema di organismi ai quali fanno capo sia i rappresentanti degli
imprenditori sia quelli degli operai dei diversi settori produttivi. Il loro compito è quello di rendere
armoniche le relazioni di lavoro, eliminando i contrasti di classe e sindacali. Tuttavia l’economia
italiana rimane relativamente sviluppata rispetto agli altri contesti occidentali. Mussolini ritiene che
una grande crescita demografica possa incoraggiare lo sviluppo dei suoi piani di espansione bellica.
Si avvia così una politica natalista con una linea antifemminile che da un lato esalta il ruolo materno
delle donne e dall’altro le scoraggia ad intraprendere carriere professionali o attività lavorative. Nel
1923 viene proibito alle donne di diventare presidi; dal 1926 non possono insegnare storia, filosofia
ed economia alle superiori; nel 1934 si introduce una politica delle quote negative per le
amministrazioni pubbliche, dove le donne non devono superare una certa percentuale. Vengono
anche ridotte le tasse per gli uomini che sono a capo di famiglie numerose e dati assegni familiari.
L’aborto è considerato un crimine contro lo Stato, la contraccezione è scoraggiata, i celibi devono
pagare un’imposta speciale e gli omosessuali vengono perseguitati. Nel 1935 Mussolini decide di
attaccare l’Etiopia. Le truppe del sovrano sono sopraffatte dalla brutalità dell’esercito italiano che si
accanisce anche sulla popolazione civile. Nel 1936 l’Etiopia, unita all’Eritrea e alla Somalia
italiana, forma la colonia dell’Africa Orientale Italiana (Aoi). Mussolini proclama la nascita di
un Impero italiano e Vittorio Emanuele III ne è Imperatore. La Società delle Nazioni protesta
contro l’iniziativa italiana e blocca i rifornimenti di materiali destinati all’industria bellica italiana.
L’Italia riceve così l’appoggio economico della Germania che si trasforma in un patto di alleanza,
siglato nel 1936 come Asse Roma-Berlino: i due paesi si riconoscono due diverse potenziali sfere
di influenza (verso l’Europa centrorientale quella tedesca; verso il Mediterraneo quella italiana).
L’accordo viene consolidato con la firma di un patto antisovietico sottoscritto anche dal Giappone e
con l’uscita dell’Italia dalla Società delle Nazioni nel 1937. Nel 1938 viene pubblicato il Manifesto
della razza, in cui si afferma il carattere ariano della popolazione italiana e vengono espulsi dalle
scuole e dalle università docenti e studenti ebrei.
7.5 Altri regimi autoritari in Europa
Anche in Portogallo nel 1926 un colpo di Stato militare, guidato da Carmona, instaura un regime
dittatoriale, di cui lo stesso Carmona è presidente. Ma Salazar, allora ministro delle Finanza, è il
vero uomo forte del governo. Nel 1930 viene fondata l’Unione Nazionale, unico partito legittimo e
nel 1933 promulgata la Costituzione, che riduce il Parlamento a organo consultivo eletto a suffragio
ristretto e organizzato per corporazioni. Dal 1933 Salazar è il capo del governo e si avvale degli
stessi strumenti fascisti: da un lato si serve della repressione e dall’altro organizza associazioni di
massa con metodi militareschi e finalità educative. In generale si può dire che il <<Continente
nero>> si estende nell’Europa meridionale e centro orientale in cui vari gruppi nazionalisti,
conservatori appoggiati dai cattolici instaurano regimi dittatoriali o autoritari su esempio fascista o
nazista tramite la tecnica del colpo di Stato o lo scioglimento di tutti i partiti esistenti rendendone
legale soltanto uno in tutto lo Stato (regime autoritario monopartitico). I paesi che seguono questa
linea, tra i tanti, sono la Bulgaria, la Grecia, la Polonia, il Portogallo e la Jugoslavia.
7.6 La guerra civile in Spagna
In Spagna nel 1923 un colpo di Stato compiuto dal generale de Rivera, appoggiato dal re Alfonso
XIII, conduce allo scioglimento del Parlamento e alla formazione di un regime autoritario. La
politica di ingenti spese pubbliche rilancia l’inflazione e fa aumentare il deficit, mentre nel 1929
una cattiva annata agricola produce contraccolpi negativi nelle aree rurali. L’insoddisfazione per il
regime si fa diffusa anche all’interno dell’esercito. De Rivera dà le dimissioni e le elezioni
amministrative del 1931 registrano come vincente l’orientamento repubblicano. Il re Alfonso decide
di abdicare e lascia il paese. Poco dopo viene promulgata la Costituzione e proclamata la
Repubblica. Si introduce il suffragio universale, si riconosce la libertà di culto e si stabilisce la
separazione tra Chiesa e Stato. Inoltre il governo di Azaña scioglie l’ordine dei gesuiti,
requisendone il patrimonio; chiude le scuole cattoliche, riconosce alla Catalogna lo statuto di
regione autonoma. Però non si riesce ad accordarsi per la questione agraria. Alle elezioni del 1933
così la maggioranza passa alla destra. Il nuovo governo di Gil-Robles revoca l’autonomia alla
Catalogna; mette da parte i progetti di riforma agraria; autorizza la riapertura delle scuole
confessionali. Nel 1934 in Catalogna scoppia una rivolta e nelle Asturie si tenta un’insurrezione
socialista. L’esercito riesce a reprimere entrambe le rivolte. Di fronte a questa situazione, socialisti,
comunisti, repubblicani e anarchici decidono di unirsi nel Fronte popolare, che si presenta alle
elezioni del 1936. Il Fronte prevale al Blocco nazionale (schieramento di destra) ma il clima politico
si caratterizza per le reciproche violenze. La prospettiva di un governo che includa comunisti,
socialisti e anarchici induce la destra ad una reazione estrema. A prendere l’iniziativa sono i reparti
dell’esercito di stanza in Marocco che si ribellano al governo repubblicano. Tra i generali che
guidano la rivolta troviamo Francisco Franco, le cui truppe conquistano facilmente la Spagna
sudoccidentale e in seguito Madrid e Barcellona. L’Italia fascista sostiene la ribellione mandando
rifornimenti e un contingente di soldati. La Germania invia tecnici, materiale bellico e squadriglie
aeree che bombardano anche i civili. L’episodio più famoso e tragico è quello della città basca
Guernica, che viene rasa al suolo. Nel 1939 Franco riesce a placare la rivolta e a instaurare
definitivamente il suo governo. Tutti colori che hanno partecipato alle azioni rivoluzionarie del
1934-39 vengono puniti.
8. L’Unione Sovietica di Stalin
8.1 Un’economia ‘’pianificata ‘’
L’Unione sovietica è tornata nel contesto internazionale con la guerra di Spagna. Tra il 1927 e il
1929 Stalin si impone come il dirigente indiscusso del Partito comunista sovietico e della stessa
Unione Sovietica. Decide di cambiare la linea di azione, promuovendo l’industrializzazione del
sistema produttivo e la completa collettivizzazione dell’agricoltura. Per realizzare ciò, ricorre alla
pianificazione, ovvero alla definizione di obiettivi produttivi da raggiungere entro archi di tempo
determinati. Nel 1928 viene messo a punto il primo piano quinquennale. Nel ’32 il secondo e nel
’38 il terzo. La produzione industriale cresce incredibilmente. Sorgono città industriali, soprattutto
nelle zone degli Urali, e molti contadini lasciano la campagna per trasferirsi e lavorare nelle
fabbriche. Crescono la rete stradale e ferroviaria, come anche il personale tecnico e il numero di
persone istruite. Nel 1940 l’Unione Sovietica diventa la terza potenza industriale al mondo,
inferiore solo a Stati Uniti e Germania. Allo stesso tempo i salari sono bassi e l’andamento dei
prezzi è sempre in salita. Le condizioni di vita in città sono misere e i livelli di consumo inferiori a
quelli dei paesi occidentali. Stalin e i suoi collaboratori hanno deciso di attuare la collettivizzazione
delle aziende agricole. Tutti i contadini sono costretti ad associare le loro aziende a cooperative
agricole o a cederle ad aziende possedute e gestite dallo Stato. Molti contadini non sono d’accordo e
vengono forzati con metodi violentemente coercitivi. Le aziende vengono espropriate e i proprietari
deportati o giustiziati come nemici della rivoluzione. Così tra il 1928 e il 1937 l’agricoltura è in
declino ovunque. Terribile la carestia che nel 1923-33 travolge l’Ucraina, si stima che i morti per
fame siano tra i 7 e i 10 milioni.
8.2 La paura come strumento di governo e conservatorismo culturale
La vera caratteristica dello stalinismo è il governo attraverso la paura e il sospetto. Sin dalla fine
degli anni Venti sono state messe in atto espulsioni ed emarginazioni dei capi comunisti che si sono
opposti a Stalin. Uno dei più tragici eroi staliniani è Pavlik Morozov un ragazzo di 13 anni che
denuncia il padre un contadino, per aver aiutato i kulaki della zona. Per questo viene arrestato e
deportato e per reazione i parenti uccidono il figlio. Questa versione ufficiale è stata quasi
sicuramente manipolata e le autorità sovietiche fanno conoscere il giovane Pavlik come il più
giovane eroe del comunismo. Addirittura nel ’36 viene allestito un processo farsesco in cui ci sono
anche importanti dirigenti bolscevichi costretti a confessare reati che non hanno commesso, come
Kamenev e Zinoviev (stessa sorte a Bucharin). Dal punto di vista dei perseguitati invece il
principale è stato Trotskij. Per indicare l’operazione di allontanamento, si usa il termine purga. Gli
avversari vengono espulsi come si espellono le feci. Nel mentre Trotskij si trasferisce in Messico,
dove continua la sua polemica contro Stalin, ma qui viene raggiunto dai sicari e ucciso nel 1940.
Chi è contro lo stalinismo viene giustiziato o deportato nei campi di concentramento, che in Unione
Sovietica vengono organizzati molto prima rispetto ai nazisti. Nel 1931 vengono amministrati dai
Gulag (Amministrazione centrale dei campi) e sono impegnati nei lavori forzati. Anche qui
l’omosessualità è un reato, l’aborto è proibito. Sul piano artistico e letterario, si afferma un certo
conservatorismo culturale. Ogni sperimentazione pittorica degli anni ’20 è messa al bando, è
ammessa solo musica tonale senza alcuna dissonanza, racconti edificanti in letteratura e un solido
realismo socialista. Sul piano famigliare succede lo stesso: dagli anni ’30 si stabilisce una linea che
vuole rinsaldare la coesione della famiglia, con l’attuazione di politiche demografiche. Le donne
vengono elogiate per il loro ruolo di madri, anche se spesso non esistono proprio le condizioni per
accogliere figli numerosi a causa della povertà dilagante. Stalin elogia il ruolo che le donne stanno
avendo nella crescita economica del paese ed effettivamente le donne impiegate in industria ed
agricoltura crescono al 43% negli anni ’40. Dal punto di vista delle relazioni internazionali l’Unione
sovietica si mantiene ai margini nell’Est europeo fuori da circuiti economici che la colleghino al
resto dell’Europa. L’unico modo per mantenere contatti con il resto del mondo è attraverso i partiti
comunisti negli altri paesi occidentali. Tuttavia le direttive che vengono dal Comintern,
l’internazionale comunista, sono contraddittorie e avrà conseguenze anche molto gravi (soprattutto
in Germania con l’avvento del nazismo e la scarsa collaborazione tra socialdemocratici e
comunisti).
Da questo quadro si stacca la Jugoslavia, dove si impone il forte movimento partigiano comunista
guidato da Tito il quale fonda uno Stato comunista a partito unico che vuole la sua autonomia
rispetto all’URSS. Nel ’48 Stalin lo accusa di deviazionismo, cioè di essersi allontanati
dall’ortodossia comunista e considera Tito un venduto politico agli occidentali. Tuttavia, siccome la
Jugoslavia è in mezzo tra blocco orientale e blocco occidentale, è troppo rischioso attaccare il
paese. Quindi mantiene una certa a autonomia e una politica estera non allineata né a ovest né a est.
Essa è una federazione di Repubbliche (Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro,
Macedonia e Serbia; quest’ultima, con capitale Belgrado, è divisa a sua volta in Vojvodina, Serbia e
Kosovo). Queste aree sono diverse per religione e lingue ufficiali ma il movimento di resistenza era
aperto ai diversi gruppi nazionali e per ora si mantiene la calma. L’evoluzione dei rapporti tra Urss
e Jugoslavia influenza la guerra civile greca in corso nel ’46. I comunisti greci compiono la scelta
suicida di mantenersi fedeli all’Urss, pertanto Tito ritira le sue milizie in aiuto ai comunisti grici che
rimangono soli con il modesto aiuto dell’Albania. Stalin, da parte sua, decide di non mandare aiuti,
ragion per cui l’esercito regolare greco sconfigge in comunisti greci che nel ’49 ordinano il cessate
il fuoco. I comunisti fuggono e il Partito comunista è dichiarato fuorilegge.
Nell’aprile del 1949 a Washington i rappresentanti di Stati Uniti, Canada, Francia, Gran Bretagna,
Belgio, Olanda, Lussemburgo, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo e Italia firmano il trattato
Nord Atlantico noto come Patto Atlantico, cioè un’alleanza difensiva militare. Si crea anche un
organismo di coordinamento militare, cioè la NATO. Ad est si risponde con il patto di Varsavia dei
paesi a regime comunista: Urss, Bulgaria, Romania, Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia, Germania
Est e Albania. A questo punto la geografia dei due blocchi è definitiva.
10.3 L’Occidente nell’immediato dopoguerra
Gli Stati Uniti nel 1949 approvano la costituzione della CIA, un’agenzia di Intelligence, che
coordina i servizi di spionaggio, di informazione e di sostegno all’azione militare e diplomatica
statunitense nel mondo. Inoltre nasce una vera e propria ossessione comunista. Nel 1947 una legge
pone limiti alle attività sindacali, vietando ai comunisti di occupare cariche sindacali, molti perdono
il lavoro e alcuni, come i coniugi Julius, vengono uccisi. Nel 1950, un senatore repubblicano,
Joseph McCarthy, annuncia di possedere liste di comunisti che si sarebbero introdotti all’interno
dell’amministrazione pubblica e perfino nel Dipartimento di Stato (Ministero degli Esteri). Sebbene
McCarthy non mostri mai queste presunte liste, la sua denuncia avvia una serie di indagini e di
schedature di cittadini sospettati di comunismo. Il maccartismo (come è chiamata la persecuzione
comunista, dal nome del suo ispiratore) comincia a prendere vigore. Dalla metà degli anni 50, la
persecuzione preventiva basata sul semplice sospetto viene abbandonata. La carriera politica di
McCarthy risulta danneggiata dall’idea che egli abbia manipolato le accuse lanciate negli anni
precedenti. Muore alcolizzato nel 1957. Nonostante ciò, l’opinione pubblica americana conserva un
atteggiamento di diffidenza e ostilità nei confronti dei gruppi radicali di sinistra, anche per coloro
che non hanno un orientamento comunista. In Europa occidentale, invece, malgrado l’aperta
alleanza con gli USA, i tradizionali partiti di sinistra (comunisti compresi) continuano ad avere un
certo peso.
INGHILTERRA – alle elezioni del ’45 si impongono i laburisti di Attlee. Essi si impegnano a
raggiungere uno stato di Welfare state contrapposto al precedente Warstare, cioè vogliono
privilegiare il livello di benessere e di protezione sociale, soprattutto a favore dei meno abbienti.
Tuttavia questo richiede una tassazione progressiva, porta ad aumentare l’indebitamento del Regno
Unito con gli Usa; inoltre la compressione dei consumi limita la domanda dei beni di consumo e
porta a un rallentamento generale dell’economia. Per l’opinione pubblica i benefici non sono poi
così tanti. Così i laburisti nelle elezioni dell’ottobre 1951 sono superati dai conservatori di
Churchill.
ITALIA - Nel 1945 si ricostituisce un governo di ampia coalizione presieduto da Alcide de
Gasperi, dirigente della Democrazia cristiana. Palmiro Togliatti, l’attuale ministro della Giustizia e
capo del Partito comunista italiano, emette un decreto di amnistia che segna la fine di ogni tentativo
di epurazione. Però non rinuncia alla possibilità di una futura rivoluzione e mantiene i contatti con
Stalin. Le elezioni del giugno 1946, nelle quali votano anche le donne, si elegge l’Assemblea
Costituente e si tiene il referendum istituzionale, con il quale gli elettori devono decidere se la
nuova Italia dovrà essere una monarchia o una repubblica. Il corpo elettorale sceglie la Repubblica
malgrado la mossa di Vittorio Emanuele III di abdicare a favore del figlio Umberto II. A
primeggiare sono tre partiti: Democrazia cristiana, Partito socialista e Partito comunista.si
costituisce un altro governo di coalizione presieduto da De Gasperi. Tuttavia la coabitazione tra
socialisti e comunisti non è facile. Nel ’47 De Gasperi compie una visita negli Stati Uniti con il
quale il dirigente del partito si impone come la forza trainante dello schieramento moderato. La
sinistra subisce un grande colpo e i rapporti tra i socialisti e i comunisti diventano sempre più
difficili, al punto che nel gennaio ’47 il gruppo moderato decide di uscire dal partito socialista e
fondarne uno nuovo per prendere le distanze dai comunisti (siccome il Partito socialista era stato
accusato di esserne troppo alle dipendenze). Nel frattempo il governo americano fa pressione
sull’Italia affinché riduca al minimo i rapporti con i comunisti. De Gasperi non ha bisogno di essere
convinto in quanto cattolico. A fine marzo ’47, infatti, si stabilisce che i rapporti tra lo Stato italiano
e la Chiesa siano regolati dal concordato firmato nel ’29 tra la Santa sede e il regime fascista. I
cosiddetti partiti laici che sono al governo si vorrebbero opporre ma a sorpresa Togliatti vota a
favore giustificandosi in nome di un dialogo con i cattolici, però a metà maggio ’47 De Gasperi apre
una crisi di governo che si conclude con la formazione di uno nuovo sempre presieduto da lui ma
senza socialisti e comunisti. La Costituzione viene approvata nel 1947 ed entra in vigore il 1°
gennaio 1948. Si fonda un Parlamento bicamerale, diviso in Camera dei Deputati e Senato, eletti a
suffragio universale. Il Parlamento possiede il potere legislativo e ha il diritto di eleggere, in seduta
congiunta, il Presidente della Repubblica, cui viene conferito un mandato settennale. Il presidente
ha poteri limitati, tra i quali conferire l’incarico al Presidente del Consiglio, che ha il compito di
formare il governo sulla base della maggioranza che si è creata in Parlamento, dal quale riceve un
voto di fiducia. La Costituzione prevede anche l’istituzione di una Corte costituzionale, che ha il
compito di verificare la coerenza delle leggi approvate dal Parlamento con i principi e le regole
stabilite dalla Costituzione stessa. La contesa politica è giocata tra la Democrazia cristiana guidata
da De Gasperi a capo di un governo di centro e le opposizioni di sinistra (socialisti e comunisti)
unite in un’alleanza elettorale che prende il nome di Fronte popolare. La Democrazia cristiana ha
notevoli vantaggi: 1) appoggio statunitense, ideologico e finanziario; 2) appoggio del pontefice Pio
IX; 3) nel febbraio ’48 in Cecoslovacchia c’è un colpo di Stato comunista che instilla la paura
comunista. Il 18 aprile 1948 la Democrazia cristiana stravince le elezioni con un risultato che gli dà
quasi la maggioranza assoluta. La sconfitta delle sinistre è molto grave ma i dirigenti dei partiti di
sinistra conservano il controllo e un notevole rispetto nei confronti delle nuove istituzioni
democratiche. Nel luglio ’48 un giovane anticomunista spara contro Palmiro Togliatti a
Montecitorio e, quando la notizia si diffonde, si rischia il riaccendersi di una guerra civile. Tuttavia
Togliatti sa che questo non è abbastanza per riaccendere una rivoluzione e fa bloccare, assieme alla
polizia, i tumulti e le iniziative.
10.4 e 10.5 – Il blocco sovietico e il Comunismo in Asia
Nel 1953 muore Stalin, che viene celebrato come il più grande condottiero capace di sconfiggere da
solo i nazisti. La celebrazione ha successo e oscura la durezza repressiva del suo regime. Il sistema
del terrore consente ancora un buon controllo della società sovietica. Ciò permette una rapida
ricostruzione degli apparati industriali, favorita dalle pesanti riparazioni di guerra pagate dai paesi
occupati. Viene sviluppata in modo particolare l’industria degli armamenti, con esperimenti atomici
e sulla bomba a idrogeno, passi questi molto importanti nel contesto della guerra fredda. Progressi
di questo genere sono permessi a spese della manodopera e dell’efficienza complessiva degli
impianti. I salari industriali sono nettamente diminuiti, come anche le misure di sicurezza dei
lavoratori e l’attenzione verso i danni ambientali (comune anche all’occidente). Inoltre i funzionari
del Partito comunista e chi vi gravita attorno gode di salari superiori rispetto al resto della
popolazione, diventando un’èlite privilegiata mantenuta da pratiche dispoticamente clientelari e, per
certi versi, “feudali”. Nei paesi est-europei la situazione è quasi analoga. La terra veniva espropriata
e redistribuita ai singoli coltivatori, anche le fattorie collettivizzate. Le fabbriche vengono
espropriate e gestite dallo Stato. I sistemi produttivi sono organizzati in modo da integrare le
economie con le esigenze economiche dell’Urss. Ciò è garantito dal Consiglio di mutua assistenza
economica (Comecon) fondato a Varsavia nel ’49. Lo stile politico è quello di una dura repressione
nei confronti di ogni oppositore.
ASIA - Oltre che in Europa gli americani devono preoccuparsi del dilagare del comunismo anche in
Asia, in Cina in primo luogo. I nazionalisti di Kaishek e i comunisti di Mao Tse Tung avevano
dovuto allearsi contro le mire espansionistiche giapponesi. Quando questi ultimi sono troppo
impegnati con gli americani e nell’Asia sud-orientale, i nazionalisti tornano a scagliarsi contro i
comunisti che, peraltro, erano riusciti a guadagnarsi vasto sostegno nelle campagne. Il regime
nazionalista corrotto di Chiang Kaishek non gode di un gran sostegno e nel febbraio del 1949 truppe
comuniste entrano a Pechino e i nazionalisti fuggono nell’isola di Taiwan, formando uno Stato che
è visto come l’unico legittimo. Mao Tse-tung proclama la nascita della Repubblica popolare
Cinese. Procede subito alla nazionalizzazione delle banche, delle imprese e alla distribuzione delle
terre ai contadini. Stipula un trattato di amicizia con l’Urss. Dopo la caduta del Giappone la Corea
era stata divisa in due parti con il confine dal 38° parallelo, la Corea del Nord sotto il regime
comunista, quella del Sud affidata ad un governo nazionalista appoggiato dagli americani. Nel 1950
iniziano le prime ostilità tra le due Coree, da una parte quella del Nord appoggiata dai regimi
comunisti; Cina prima fra tutti, dall’altra quella del Sud appoggiata dagli Americani e dai membri
dell’Onu. Nel luglio del 1953 dopo lunghe trattative e non senza l’incubo di una guerra nucleare si
giunge ad un armistizio con un confine al 38° parallelo. Il mondo intanto era stato con il fiato
sospeso perché ogni minimo contenzioso avrebbe potuto mettere contro due grandi superpotenze
mondiali. Dopo questi fatti si incoraggia la produzione di armi sia in Usa sia in Unione sovietica sia
in Cina. L’unione sovietica, poi, reintroduce il suo membro nell’Onu, molto più efficace della antica
Società delle nazioni.
INDIA – nei decenni precedenti la WW2 il movimento nazionalista guidato da Gandhi lottava per
l’indipendenza dell’India. Nel della WW2 le manifestazioni vs i britannici si erano intensificate sia
da parte degli indù che da parte dei musulmani. Nel 1945 i laburisti convocano le elezioni per
un’Assemblea costituente indiana che rediga una costituzione. Ciò porta a una rottura tra il Partito
indipendentista induista di Gandhi e la Lega musulmana. Essi non comunicano adeguatamente e gli
interessi musulmani sono spesso trascurati. Quindi vogliono uno Stato musulmano autonomo per
fare i propri interessi. I due popoli sono a tutti gli effetti, a loro modo di vedere, due nazioni
distinte. Nel ’46 passano agli scontri e per il governo inglese diventa necessaria una Partition, cioè
una divisione. Tuttavia la popolazione è molto mista e non si può fare un taglio netto perché
causerebbe l’esodo di troppe persone lungo un tratto estremamente lungo. Si decide per la creazione
di due regioni distinte, il Pakistan musulmano e uno Stato indù (Unione indiana). Nel ’47 si
annuncia l’indipendenza del Pakistan e poco dopo a Nuova Dehli quella dell’India. Iniziano subito
contestazioni per i confini (soprattutto Punjab e Kashmir). Ne seguono giganteschi esodi percorsi da
terribili disagi e da gravissime violenze interreligiose.
LA NASCITA DI ISRAELE – in Palestina l’amministrazione britannica cerca di mantenersi
equidistante rispetto a ebrei e arabi. Però i britannici hanno comunque impedito l’accesso agli ebrei
in fuga dall’Europa nazista nelle colonie ebraiche. La reazione dei coloni ebrei è forte e si traduce
nel rafforzamento delle formazioni paramilitari già esistenti, come l’Irgun o la Banda Stern. Esse
compiono azioni terroristiche contro gli arabi e i britannici. Anche il mondo arabo risponde creando
diverse organizzazioni, come la Lega araba, a favore della formazione di uno Stati palestinese. Nel
maggio ’47 il Regno Unito rinuncia al mandato sulla Palestina e lo affida all’Onu che prevede la
creazione di uno Stato ebraico di Israele e di uno Stato arabo di Palestina, mentre Gerusalemme è
città libera. Nei giorni seguenti scoppiano scontri tra palestinesi ed ebrei. Un mese più tardi
l’Haganah inizia ad attaccare sistematicamente dei villaggi palestinesi inclusi nel territorio che
l’onu ha attribuito agli ebrei, con l’intenzione di cacciare definitivamente i palestinesi. Il 14 maggio
’48 il leader sionista David Ben Guiron proclama la nascita dello Stato di Israele, riconosciuto da
Usa, Urss e altri paesi. Per reazione la Lega araba attacca Israele. Ha inizio una guerra fino al ’49,
che viene vinta dall’esercito israeliano che riesce ad ampliare i confini di Israele e a inglobare quasi
tutto il vecchio territorio che l’onu aveva assegnato ai palestinesi. Viene attuata una politica di
sistematico allontanamento della popolazione palestinese che si rifugia nel Libano meridionale,
nella striscia di Gaza e in Cisgiordania (territorio palestinese rimasto arabo ma annesso alla
Giordania). I profughi palestinesi nei decenni seguenti sono utilizzati dai vari paesi arabi come un
pretesto per continui attacchi ad Israele. I palestinesi, da parte loro, cercano di ricostruire la propria
identità mescolando parole del linguaggio nazionalistico alla regione islamica con le sue parole
chiave (guerra santa, martirio, infedeli … etc) con una crescente radicalizzazione del sentire
religioso.
GUERRA DEL VIETNAM - Nel 1964, approfittando di uno scontro tra unità navali americane e
vietnamite avvenuto nel Golfo di Tanchino, la partecipazione americana nella guerra del Vietnam
diventa attiva con l’invio di truppe ufficiali. La strategia adottata è quella dell’escalation, cioè
l’aumento progressivo dei bombardamenti sulle basi dei Viet Cong (comunisti) nel Vietnam nel
Nord, in Cambogia e nel Laos contando di distruggere le basi e di fiaccare i civili. Ma i comunisti
resistono e passano all’attacco. Nel gennaio del ’68 parte l’offensiva del Tet quando attaccano
simultaneamente più di cento città sudvietnamite infliggendo gravi perdite agli americani. L’attacco
viene fermato anche con terribili rappresaglie, come quella statunitense compiuta nel villaggio di
My Lai nel ’68 dove più di 300 civili vengono massacrati perché nel villaggio si erano nascosti dei
Viet Cong. Di conseguenza in Europa e in America si forma un movimento pacifista che chiede il
ritiro delle truppe americane. Nel 1968 diventa presidente Nixon, comincia a ritirare le truppe però
ordina la prosecuzione dei bombardamenti e nel 1973 viene firmato un armistizio. Ma nel 1975 il
Vietnam del Sud e la sua capitale Saigon cadono sotto l’offensiva delle truppe comuniste.
11.6 Le dinamiche politiche dell’Europa occidentale- Sin dai primi anni 50 un movimento
indipendentista algerino ha messo in seria difficoltà l’amministrazione francese della colonia, così
come la comunità francese che vive in Algeria. Nel 1957 la guerriglia urbana travolge Algeri.
Formazioni militari del Fronte di liberazione nazionale algerino combattono per strada contro le
truppe francesi, che riescono a riprendere il controllo della città ricorrendo a esecuzioni sommarie e
la tortura dei prigionieri (un episodio noto anche come la battaglia di Algeri). Nel 1958, di fronte
alla possibilità che il governo francese ceda e proclami l’indipendenza dell’Algeria, un gruppo di
militari francesi di stanza in Algeria forma un comitato di salute pubblica che sembra intenzionato a
compiere un colpo di Stato; la condizione per non far precipitare la situazione è che l’incarico di
capo del governo deve essere affidato a De Gaulle. Questi accetta, senza dare alcuna garanzia ai
rivoltosi. De Gaulle redige una nuova Costituzione e attribuisce un peso maggiore al presidente
della Repubblica, che viene eletto dal corpo elettorale. Il presidente ha il potere di nominare il
Primo ministro, il cui governo viene approvato dal Parlamento. Il presidente può sciogliere le
Camere, proporre referendum e assumere pieni poteri nel caso di minaccia o instabilità del potere.
De Gaulle si convince anche che l’unica soluzione possibile per l’Algeria è abbandonarne il
controllo. Viene prima represso un nuovo colpo di Stato militare e nel 1963 avvia un piano per
l’indipendenza dell’Algeria, che viene approvato sia dal popolo francese con un referendum che
dall’opinione pubblica algerina. La situazione politica Italiana si può distinguere in tre grandi cicli
caratterizzati dal variare delle coalizioni e dei programmi dei governi guidati dalla DC. Il primo
ciclo politico che riguarda il periodo che va dal 1948 al 1957 è formato da coalizioni centriste in
Italia, cioè alleanza tra la Dc e i partiti repubblicano, liberale o socialdemocratico. Il primo
intervento importante è stata la riforma agraria. Negli anni precedenti, soprattutto nei mesi della
Liberazione, nell’Italia centro-meridionale più di una volta era accaduto che numerosi gruppi di
contadini occupassero abusivamente terreni incolti o parti di latifondi. Le iniziative erano illegali e
per questo erano andate incontro a una sistematica repressione. Nel 1950 De Gasperi approva
norme che portano alla espropriazione e redistribuzione di alcuni ettari di terra. Viene istituita la
Cassa del Mezzogiorno, un ente finanziario statale al quale kviene attribuito il compito di
coordinare i finanziamenti e i sostegni riservati alle regioni meridionali per la costruzione o il
miglioramento delle infrastrutture o per il supporto creditizio delle aziende agricole e industriali.
Nel 1953 De Gasperi propone una nuova legge elettorale per cui lo schieramento di partiti alleati
che consegue il 50% dei voti riceve un premio di maggioranza che gli assegna il 65% dei seggi in
Parlamento. La legge viene approvata in tempo per le nuove elezioni, la Dc si conferma come primo
partito ma poco dopo viene abrogata. De Gasperi si dimette ma la Dc è ancora al potere. Si inaugura
il secondo ciclo politico che va dal 1957 al 1960, durante il quale la Dc si allea con il Movimento
sociale italiano (Msi), un partito fondato nel 1946 da ex membri della Repubblica sociale italiana,
tra cui Giorgio Almirante. Il Msi non nasconde di farsi portatore di ideali fascisti. Nel 1960, il
presidente della Repubblica, il democristiano Gronchi, dà al democristiano Tramboni l’incarico di
formare un nuovo governo. Tramboni costituisce un governo di soli democristiani e si avvale del
voto di fiducia dei parlamentari del Msi. Ottenuto il voto, riceve critiche dal suo stesso partito e si
dimette. Gronchi insiste a designarlo alla guida del governo e Tramboni torna al Parlamento. Il
Movimento sociale intende però tenere il suo congresso a Genova, nonostante le proteste dei
democristiani. L’autorizzazione concessa dal governo Tramboni fa esplodere una rivolta popolare
che travolge Genova e altre rivolte scoppiano in altre città italiane. Tramboni è costretto a
dimettersi. Parte così il terzo ciclo politico. Nel 1962 il Psi dà un appoggio esterno ad un governo
guidato da Fanfani. Si apre la fase del ‘’centro sinistra ‘’. Viene approvata la nazionalizzazione
dell’energia elettrica con la costituzione dell’Ente Nazionale per l’Energia Elettrica (ENEL). La
scuola media viene unificata, per cui la scuola postelementare è uguale per tutti e capace di dare
l’accesso a qualunque scuola superiore (prima c’erano due curricula, uno che permetteva la
prosecuzione degli studi e uno che serviva all’avviamento al lavoro). Inoltre la scuola dell’obbligo
viene elevata a 14 anni.
11.7 Il comunismo nell’Europa dell’Est- Nel 1953 muore Stalin. La concorrenza tra i possibili
eredi viene vinta nel 1955 da Chruscev, che denuncia lo stalinismo e i suoi sistemi repressivi e
passa allo smantellamento dei Gulag. Critica aspramente anche il culto della personalità di Stalin
che, secondo lui, va contro i principi ideologici originari del Partito. È una rottura epocale che ha
subito inizio con lo smantellamento dei Gulag e della rete dei campi di concentramento. Nel mondo
comunista c’è la speranza di ottenere finalmente la libertà. Allora in Polonia e in Ungheria
scoppiano manifestazioni testimonianza delle tensioni che attraversano i nuovi paesi comunisti
europei. Scoppiano scioperi di operai in Polonia nel ’56 che chiedono retribuzioni migliori. Da
Mosca si suggerisce di riabilitare l’ex dirigente comunista polacco che precedentemente era stato
arrestato e imprigionato nel corso di una purga staliniana. Tornato a dirigere il Partito comunista
(Gomulka), ordina una serie di riforme, come la privatizzazione di numerose aziende agricole, il
riconoscimento dei consigli di operai autonomi e la liberazione di un cardinale e il conseguente
riavvicinamento con il mondo cattolico. Incoraggiati dall’esempio polacco, in Ungheria nel ’56
partono manifestazioni vs le terribili condizioni economiche e vs la mancanza di libertà imposta da
Stalin. Per le strade di Budapest abbattono addirittura la statua di Stalin. L’esercito, assieme a
professori e studenti, si unisce ai manifestanti. Al potere viene mandato l’ex Primo ministro
comunista (Nagy) che vuole introdurre misure di liberalizzazione economica e prospetta un radicale
mutamento, come uscire dal Patto di Varsavia. Il governo sovietico allora ordina all’armata rossa di
invadere l’Ungheria e di reprimere senza mezzi termini il movimento; Nagy viene arrestato e
impiccato.
Nel ’61, dopo la riapertura dei collegamenti tra Germania est e ovest, molti tedeschi scappano dalla
Germania est a causa delle pessime condizioni di vita per spostarsi a ovest. Ciò viene percepito
dall’opinione pubblica e dai media come un segnale dello scarso consenso verso il regime
comunista. Per bloccare il fenomeno il governo della Germania comunista, d’accordo con il
governo sovietico, decide di costruire un muro che separi le parti di Berlino durante la notte tra il 12
e il 13 agosto del 1961. Il Muro di Berlino è presidiato e ovviamente il flusso migratorio cessa di
molto. Ciò suscita altre polemiche mediatiche e ottiene l’effetto di screditare ulteriormente il
sistema politico sovietico. Chruscev, messo sotto accusa per le frequenti rivolte nei paesi comunisti,
viene privato di tutte le cariche e sostituito da un triumvirato composto da : Leonid Breznev, Aleksej
Kosygin e Nikolaj Podgornij. Con la loro direzione la repressione riprende e viene costituito il KGB
(Comitato per la Sicurezza dello Stato).
11.8 Primavere culturali e politiche - Sempre in questi anni il numero di studenti e studentesse
che frequentano le università americane cresce considerevolmente. Questi giovani studiano in
università nelle quali vige il sistema della residenzialità (lasciano casa e vanno a vivere nei
campus). Ciò sollecita l’aggregazione separata degli studenti che, soprattutto nell’Università di
Berkeley, discutono dei diritti civili, di libertà sessuale e dell’uso di droghe psichedeliche. Gli
hippies come vengono chiamati i membri della nuova ‘’tribù generazionale’’ sono ragazzi che
hanno i capelli lunghi, indossano i blues jeans e maglie coloratissime e si dichiarano pacifisti e
contro la guerra in Vietnam. Parallelamente nasce il rock, una musica che nasce dalla fusione del
blues afroamericano con la canzone popolare anglo-irlandese, musica apertamente contri sistemi
vigenti, le istituzioni, il governo, la repressione famigliare in cui emergono come protagonisti i
giovani con le loro insicurezze e problematiche. Non solo amore, insomma. Per quanto sia una
musica apertamente ribelle, a favore dei giovani e della libertà, non mancano le contraddizioni e
cioè il fatto che rimane un mondo evidentemente maschilista. Solo dagli anni ’90 tenderà a
smarchilizzarsi. Le star del rock sono viste quasi come delle divinità, molto virili da un lato,
androgine dall’altro ma rimangono pur sempre uomini. Inoltre ben presto il mondo del rock inizia a
mutare in ragione delle motivazioni economiche. Diventa insomma un affare economico che
alimenta stampa, investimenti, pubblicità, tour di promozione, con la rapida successione di mode
musicali e d’abbigliamento da un anno all’altro. Ne 1968, prima a Parigi e poi in Italia, si forma un
gran movimento di protesta studentesco. L’onda prende il via nell’Università di Nanterre, vicino
Parigi, occupata dagli studenti che chiedono che gli sia riconosciuto il diritto di esprimersi in merito
al governo dell’università. L’intervento della polizia cerca di interrompere l’occupazione.
Cominciano manifestazioni di solidarietà alla Sorbona di Parigi. La polizia attacca e picchia gli
studenti. Molti operai cominciano a protestare in loro favore e De Gaulle, come molti politici di
sinistra, vengono presi in contropiede. Anche nell’Università di Trento, Milano e Torino parte la
protesta contro l’autoritarismo degli studenti e i disegni di riforma che vorrebbero rendere
l’università più selettiva. Tutto ciò viene discusso nelle assemblee, un’unione collettiva che poi
diventa un rituale tipico del movimento studentesco. Poco dopo viene occupata l’Università di
Roma ma la polizia interviene e fa sgombrare. Gli studenti cercano di prendere la Facoltà di
Architettura ma vengono aggrediti dalla polizia. Ciò passerà alla storia come la battaglia di Valle
Giulia. Nascono nuovi gruppi politici (Lotta Continua, Potere Operaio, Avanguardia Operaia).
Nell’autunno del 1967 Alexander Dubek al Congresso del Partito comunista cecoslovacco chiede
più democrazia per un socialismo dal volto umano. La sua proposta suscita entusiasmo e prende il
posto di primo segretario del partito. Abolisce la censura, introduce il voto segreto nelle votazioni
del Congresso del partito e autorizza la ricostruzione del Partito socialdemocratico. Tutto ciò passa
alla storia come la primavera di Praga del 1968. Poco dopo i carri armati sovietici occupano la
Cecoslovacchia. La popolazione attua una resistenza non violenta, rimuovendo i segnali stradali, i
commercianti si rifiutano di vendere i loro beni. Inoltre la folla circonda i carristi cercando di
convincerli a desistere dall’occupazione. Nel 1969 uno studente universitario di 21 anni, Jan
Palach, si dà fuoco per protestare contro l’occupazione e questo gesto viene compiuto anche da
altri. Però è tutto inutile. Dubek viene rimosso dall’incarico e le riforme abolite.
UN’EUROPA UNITA- in Europa, a differenza che nell’ex Unione sovietica, si prende la strada
della cooperazione tra i vari Stati-nazione all’interno di un’unità istituzionale sovranazionale. Nel
1973 entrano nel sistema della Comunità europea anche Regno Unito, Irlanda e Danimarca. Nel
1981 vi entra anche la Grecia, nel 1986 Spagna e Portogallo. Nel 1993 la Comunità prende il nome
di Unione europea (Ue). Nel 1995 aderiscono Finlandia, Austria e Svezia. Nel 2004 abbiamo
Lettonia, Estonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Malta e
Cipro. Nel 2007 sono ammesse le ultime: Romania e Bulgaria. Dal 1979 il Parlamento europeo
viene eletto a suffragio universale dai cittadini dei paesi membri ogni 5 anni e non più designati dai
deputati dei Parlamenti nazionali. Nel 1992 viene firmato il trattato di Maastricht che prevede
l’introduzione di una moneta unica, di una Banca Comune europea e l’introduzione dello status di
cittadino europeo per i cittadini dei paesi membri. Il trattato di Schengen ne è un perfezionamento
in quanto prevede la libera mobilità territoriale dei cittadini nei paesi che hanno aderito all’Unione
europea. Nel 2002 viene anche introdotta la Moneta unica, l’euro. Tuttavia non è facile come
processo a causa della lentezza dei passaggi necessari per la definizione dell’Unione e delle
resistenze frapposte dall’uno o l’altro paese in diverse circostanze. Tali resistenze hanno fatto sì che
alcuni paesi non abbiano accolto o la moneta o la libera mobilità dei cittadini. L’Unione ha passato
un momento particolarmente critico nel 2005 quando alcuni paesi si sono opposti all’approvazione
di una Costituzione europea valida per tutti i paesi membri. Il testo è stato bocciato in Francia e in
Olanda nel 2005 e ciò ha impedito ogni suo possibile valore. La crisi si è risolta con la firma del
Trattato sull’unione a Lisbona nel 2007, che riprende il trattato di Maastricht nei suoi punti
fondamentali, conferma l’esistenza delle istituzioni europee attualmente attive e migliora i rapporti
tra le istituzioni europee e i Parlamenti dei paesi membri. Il Trattato sull’Unione è entrato in vigore
nel 2009.
ITALIA- Negli anni 80 in Italia cresce la criminalità organizzata. È soprattutto nell’area
meridionale che mafia, camorra e ‘ndrangheta agiscono con il commercio della droga e estorsioni.
La lotta contro la mafia viene condotta da personaggi straordinaria dirittura morale come certi
carabinieri, quali Carlo Alberto Dalla Chiesa, e magistrati come Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino, tutti morti per ordine della mafia (il primo a Roma, i secondi a Palermo). Sono seguite
molte operazioni di polizia di arresto di malavitosi, anche se non si può dire che la lotta contro la
criminalità organizzata sia conclusa. Tuttavia la parte migliore della società meridionale sembra
essere diventata sempre più insofferente nei loro confronti, rendendosi ben conto della loro azione
parassitaria per quanto riguarda l’economia meridionale nel suo complesso. Le iniziative
imprenditoriale, infatti, ne risulterebbe rallentate a causa delle estorsioni da un lato e delle pressioni
psicologiche nei confronti di chi non ci sta dall’altro. Intanto sul profilo politico in Italia sembra di
ritornare al passato in quanto non si segue più la linea di compromesso storico degli anni ’50-’60
ma tra l’89 e il ’95 una serie di eventi sembra sbloccare la politica. Il crollo dell’ex unione sovietica
ha un impatto decisivo sul Partito comunista italiano, nel quale avviene una divisione fra chi vuole
distaccarsi dal richiamo al comunismo nel nome e nella sostanza e chi invece si rivela più attaccato
ai vecchi ideali e non vuole assolutamente rinunciare al nome. Nel ’91 il processo si conclude con la
formazione di un nuovo partito, cioè il Partito democratico della sinistra (Pds) che dice di collocarsi
nella socialdemocrazia. L’altra parte fonda il Partito della rifondazione comunista. Nel 1992 parte
anche l’inchiesta <<Mani pulite>>, per cui molti politici italiani, come Bettino Craxi (Psi), e
imprenditori vengono accusati di corruzione e di far parte del sistema delle tangenti (secondo il
quale i politici intascavano personalmente denaro per uso proprio). Ne segue la distruzione dei
partiti presieduti dai politici coinvolti per via della perdita di credibilità, condanna etica o perché si
scindono a tal punto internamente che finiscono per non avere più peso. Mentre è in atto questo
cataclisma politico-giudiziario, è in corso il dibattito sulla rifondazione del sistema elettorale per
adottarne uno che favorisca il crearsi di una politica bipolare con la contrapposizione fissa, quindi,
di due partiti come in Regno Unito o negli Usa. Sulla base del referendum dell’aprile del ’93 si
passa un sistema elettorale maggioritario (cioè un sistema per il quale si prende un seggio in base
alla maggioranza ottenuta in una specifica circoscrizione elettorale). A seguito di ciò la geografia
dei partiti muta ulteriormente. Nel 1991 nasce la Lega Nord, con a capo Umberto Bossi, che vuole
difendere l’identità nazionale padana e gli interessi economici dei ceti medi e imprenditoriali
dell’Italia settentrionale che sono minacciati dall’eccessiva pressione fiscale. Nel 1994
l’imprenditore televisivo milanese Silvio Berlusconi fonda un nuovo partito, Forza Italia, che ha un
programma neoliberista sulla scia di Margaret Thatcher e Ronald Reagan. Nel 1993 il Msi, il cui
segretario è Gianfranco Fini, decide di cambiare il nome con Alleanza Nazionale (An) ma anche la
sostanza per via del suo allontanamento da certi ideali fascisti, trasformandosi in un partito
democratico di destra; a differenza di Forza Italia, si interessa anche di politiche sociali e della
possibilità di un intervento statale nell’economia. L’insieme di questi fattori fa in modo che nel
1994 si instauri una dinamica politica quasi bipolare. La coalizione di centro-destra è composta da
Forza Italia, Alleanza nazionale, partiti ex democristiani e Lega Nord; la coalizione di centro-
sinistra è composta da formazioni post-comuniste, formazioni post-democristiane,
liberaldemocratiche e socialdemocratiche. Dal ’95 la coalizione di centro-sinistra prende nome di
Ulivo. L’andamento del sistema elettorale permette l’alternanza di regolari governi democratici da
una parte o dall’altra malgrado le reciproche accuse di verte troppo a destra da un lato o troppo a
sinistra dall’altro. Accuse spesso infondate. L’unica plausibile, sul piano retorico, è quella volta a
Lega nord che effettivamente più volte avrebbe affermato di essere favorevole alla secessione delle
regioni del nord riunite in una improbabile Padania. Il problema reale è il fatto che tali governi sono
formati da coalizioni che spesso hanno idee politiche ed economiche assai differenti tra loro e ciò
rende meno incisiva l’azione dei governi. Ciò ha suscitato una certa delusione nell’opinione
pubblica. Nel 2007 Margherita e Ds confluiscono nel Partito democratico (pd); le elezioni primarie
designano Walter Veltroni come segretario del partito. Sul fronte opposto Berlusconi promuove una
fusione tra Forza Italia e Alleanza nazionale in Popolo della libertà (pdl). Le elezioni del 2008
hanno veramente quasi una struttura bipolare perché vede il fronteggiarsi di Pd è Idv (Italia dei
valori di Di Pietro) e Pdl + Lega nord con la schiacciante vittoria di questi ultimi. Si presentano da
soli Udc (Unione di centro di Casini) partito cattolico moderato, Sinistra arcobaleno cioè sinistra
estrema di Fausto Bertinotti e La destra cioè destra estrema di Daniela Santanchè. Il centro-destra
che risulta vittorioso, tuttavia, fa fatica a governare, travagliato dalla crisi e da scissioni interne al
Pdl, problemi giudiziari di Berlusconi e una politica economica rigorosa che non c’è. Nel novembre
2011 Berlusconi si dimette e viene sostituito da un governo tecnico di Mario Monti, cioè privo di
uno specifico orientamento ideologico.
A partire dagli anni 90, si diffondono le unioni permanenti di coppie omosessuali, maschi e
femmine. In diversi paesi europei sono state approvate leggi che introducono il matrimonio
omosessuale (Paesi Bassi 2001; Belgio 2003; Spagna 2005). In altri le unioni omosessuali vengono
regolarizzate davanti allo Stato, che ne fa matrimoni civili (Danimarca 1989; Norvegia 1993; Svezia
1995; Islanda 1996; Portogallo e Germania 2001; Finlandia 2002; Regno Unito 2005; Repubblica
Ceca e Slovenia 2006; Svizzera 2007). In Francia nel 1999 è stato introdotto il Pacs (Pact Civile de
Solidarieté) che regolarizza tutte le unioni di fatto. Nel 1978 in Inghilterra per la prima volta una
bambina, Louise Brown, viene concepita attraverso la fertilizzazione in vitro (l’ovulo materno
fertilizzato dallo sperma paterno in laboratorio viene poi impiantato nell’utero della madre).
Giovanni XXIII, il cui pontificato dura dal 1958 al 1963, introduce una linea pastorale aperta al
dialogo e alle società contemporanee. Una delle novità importanti viene introdotta nel corso del
Concilio ecumenico Vaticano II, che ha inizio nel 1962, alcuni mesi prima della morte di Giovanni
XXIII, e che si conclude nel 1965 con Paolo VI. Con il Concilio la tradizione della messa in latino,
incomprensibile per la maggioranza dei fedeli, viene abbandonata a favore della messa in volgare.
In ogni nazione la messa dovrà essere celebrata usando la lingua di uso corrente. Nel 1968 Paolo VI
redige l’enciclica “Humanae Vitae”, nella quale sottolinea che la finalità del matrimonio è la
riproduzione. Nel 1978 sale al pontificato Giovanni Paolo II (Giovanni Paolo I, che succede a Paolo
VI nel 1978, dura solo un mese). Giovanni Paolo II continua il dialogo aperto da Giovanni XXIII
con altre religioni ma si esprime contro le leggi consentono di interferire con il processo di
riproduzione naturale. Nel 2005 diventa papa Benedetto XVI.