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4 Lezione Diritto Internazionale 10/10/22

Abbiamo parlato fin qui della comunità internazionale e dei soggetti che la compongono. Abbiamo diviso la
comunità internazionale in soggetti e attori e i soggetti sono gli enti che hanno diritti ed obblighi secondo il
diritto internazionale e abbiamo individuato questi soggetti di diritto internazionale e nell’individuare i
soggetti di diritto internazionale abbiamo parlato degli stati perché gli stati sono i soggetti primari
dell’ordinamento internazionale, primari perché storicamente vengono prima di tutti gli altri soggetti che
sono poi apparsi sulla scena della comunità internazionale e sono primari anche perché hanno un tipo di
soggettività assoluta o a competenza generale. Questa soggettività, questo essere persona giuridica
internazionale e quindi soggetto di diritto internazionale si può esprimere in qualsiasi ambito della vita delle
relazioni internazionali. La comunità internazionale è anorganica e quindi ci sono altri soggetti
dell’ordinamento come ad esempio le organizzazioni intergovernative. Le organizzazioni intergovernative
anche queste sono soggetti ma sono soggetti derivati e funzionali, derivati perché derivano da un punto di
vista storico temporale dagli stati ma non sono derivati nel senso che hanno una soggettività inferiore che
trova la sua ragion d’essere negli stati  questo abbiamo detto di no perché una volta che sono soggetti
sono autonomi, indipendenti e parificati sullo stesso piano degli altri soggetti internazionali. Questa
soggettività è leggermente diversa però perché è una soggettività di tipo derivato e funzionale, perché in
questo caso le organizzazioni internazionali non possono manifestare la loro soggettività in tutti gli ambiti
delle relazioni internazionali, come gli stati, ma soltanto negli ambiti che sono funzionali al raggiungimento
degli obiettivi di ciascuna organizzazione intergovernativa e gli obiettivi di ciascuna organizzazione
intergovernativa sono stabiliti nell’atto istitutivo dell’organizzazione quale è il trattato multilaterale che
istituisce l’organizzazione. Generalmente nel trattato nei primi articoli abbiamo gli obiettivi, ossia gli scopi
dell’organizzazione. Quindi quell’organizzazione avrà una soggettività che manifesterà la sua forza proprio
in funzione degli scopi di questa organizzazione inseriti nel trattato. Altri soggetti di diritto internazionale ci
sono e sono sempre sullo stesso livello giuridico con gli altri soggetti di diritto internazionale ma anche in
questo caso hanno una soggettività di tipo diverso, con caratteristiche di tipo diverso. Queste
caratteristiche di tipo diverso sono: per la Santa Sede l’essere un soggetto originario e funzionale e per il
Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM) è essere un soggetto derivato e funzionale. Anche in questo caso
stiamo prescindendo dalla comunità stanziata sul territorio ma anche in questo caso adattiamo i criteri
dell’effettività e dell’indipendenza, che erano stati concepiti per la soggettività dello stato, di volta in volta
alle organizzazioni intergovernative, alla Santa Sede e al Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM). Per la
maggior parte della dottrina italiana il Sovrano Militare Ordine di Malta è un soggetto di diritto
internazionale, la dottrina maggioritaria ritiene che il Sovrano Militare Ordine di Malta lo sia. Accanto a
questi soggetti di diritto internazionale vedremo che nelle relazioni internazionali operano sicuramente
gli attori. Nelle relazioni internazionali questi attori sono molto rilevanti perché svolgono delle funzioni
molto importanti sia dal punto di vista politico che economico, e sociale nel senso di interessi
universalistici della comunità internazionale, però si dice che questi in astratto non siano titolari…. Quindi
tutti gli attori non statali, gli attori del diritto internazionale non siano soggetti del diritto internazionale.
Questa grande suddivisione tra soggetti e attori e negli attori ci metteremo l’individuo, le multinazionali e
le Ong. Questi attori internazionali sono stati considerati per moltissimo tempo da tutta la dottrina
internazionale non soggetti di diritto internazionale. Quindi il nostro punto di partenza, della lezione di
oggi, sarà la dottrina tradizionale che per anni ha affermato sempre la medesima cosa e cioè che si tratta
di entità che non sono soggetti di diritto internazionale, cioè entità che non hanno nessun diritto e
dovere che gli viene direttamente dall’ordinamento internazionale, indi entità che non sono capaci di
modificare, creare o estinguere situazioni giuridico soggettive all’interno della comunità internazionale
da sole direttamente.  questo è il punto di partenza della dottrina. La dottrina internazionalistica è
sempre stata molto decisa su questo fronte ma negli ultimi anni questa impostazione ha cominciato un
po’ ad essere messa in dubbio, negli ultimi anni si intende negli ultimi 10 anni quindi proprio una
questione recente del diritto internazionale. L’impostazione tradizionale per quanto riguarda gli attori
non statali è la seguente: essendo tutti soggetti di diritto nazionale, cioè soggetti appartenenti
all’ordinamento nazionale di ciascuno stato certamente non potevano essere soggetti dell’ordinamento
internazionale  questo era il punto di vista classico. Pensiamolo ad esempio con l’individuo, molto facile
da concepire perché chiaramente l’individuo persona fisica è soggetto di diritto dell’ordinamento nazionale
e quindi secondo la maggior parte della dottrina non c’era alcuna possibilità per l’individuo di essere
soggetto di diritto internazionale. Questa impostazione è quella tradizionale ed è durata per moltissimi
anni, ancora oggi la dottrina è divisa nel concepire queste 3 entità (individuo, multinazionali e Ong) come
soggetto di diritto interno e basta o soggetto di diritto interno e di diritto internazionale. Quindi oggi non
si dubita ovviamente che queste entità siano soggetti di diritto interno, cioè che abbiano personalità
giuridica nazionale appartenente all’ordinamento nazionale, ma si cerca di costruire in qualche modo una
soggettività internazionale anche per queste entità con dei risultati più o meno soddisfacenti. Ora vediamo
l’individuo. è chiaro che l’individuo sia un soggetto dell’ordinamento nazionale a cui appartiene, quindi la
persona fisica è chiaramente un soggetto di diritto dell’ordinamento a cui appartiene, con questa
dicotomia temporale tra la capacità di agire e la capacità giuridica, la capacità giuridica che si acquisisce
immediatamente e la capacità di agire che si perfeziona nel tempo a seconda degli ordinamenti giuridici,
ora stiamo considerando vari ordinamenti giuridici e quindi noi consideriamo la persona fisica come
appartenente ad un ordinamento giuridico ma non deve essere per forza l’ordinamento giuridico italiano,
quindi possiamo ammettere che ci siano altre regole in altri ordinamenti giuridici ma per certo sappiamo
che in ciascuno ordinamento giuridico nazionale l’individuo è un soggetto. Essendo soggetto, quindi, è
titolare di diritti ed obblighi che derivano da quell’ordinamento, cioè da quello stato, e quindi l’individuo
appartiene alla giurisdizione dello stato e avrà anche la possibilità di creare, modificare o estinguere
situazioni giuridico soggettive, ossia di fare diritto a seconda di quello che il proprio ordinamento
giuridico nazionale gli consente. Quindi può cambiare l’ordinamento giuridico sia per quanto riguarda
diritti ed obblighi che l’individuo ha, e così anche la capacità di creare, modificare o estinguere situazioni
giuridico soggettive potrebbe essere diversa a seconda dell’ordinamento considerato. Domanda: ci può
essere un posto per l’individuo nell’ordinamento internazionale? È chiaro che nell’ordinamento
internazionale la comunità internazionale all’inizio era composta solo da stati che non riconoscono
niente al di sopra di loro e che al limite riconoscono altri stati come uguali a loro, e dopo un po’
riconoscono anche le organizzazioni sullo stesso livello ma non uguali a loro, e così tradizionalmente gli
altri soggetti di cui abbiamo parlato. E allora l’individuo in questo ordinamento internazionale trovava
originariamente poco posto perché l’individuo era un’entità interna dello stato e quindi noi dobbiamo
concepire le relazioni di diritto internazionale tra i soggetti come relazioni che siano bilaterali o
multilaterali, ma come relazioni tra sfere chiuse, indi quello che c’è dentro la sfera può essere simile ma
può essere diverso e quindi concepiamo questo come relazioni del diritto internazionale. Certo è che però
la comunità internazionale si è evoluta e con l’evoluzione della comunità internazionale si è evoluto
anche il diritto internazionale. E allora accade che anche in questa comunità che all’inizio è impermeabile
alla persona fisica/all’individuo perché è una questione di diritto interno, viene percepita come una
questione di diritto interno e ogni stato è sovrano, ogni stato ha il dominio riservato, e allora da questa
impostazione diffusa accade che comincia a svilupparsi nella comunità internazionale una certa
attenzione verso l’individuo e quindi una comunità internazionale che da stato centrica diventa
progressivamente antropocentrica, cioè è vero che l’individuo non si sa che posizione ha nel diritto
internazionale ma sicuramente comincia a diventare una questione rilevante per il diritto internazionale,
una questione che traina il diritto internazionale, in particolare non solo l’individuo ma la protezione dei
diritti umani  e chiaramente diventa un interesse rilevante per gli stati, che sono i soggetti che
compongono la comunità internazionale. Questa attenzione verso la protezione dei diritti umani si
comincia a percepire bene a partire dalla fine della 2 guerra mondiale ma in particolare dalla Carta delle
Nazioni Unite perché la Carta delle Nazioni Unite individua il mantenimento della pace e della sicurezza
internazionale come obiettivo dell’organizzazione, ma individua anche almeno 2 modelli che consentono
di perseguire questo obiettivo: la promozione della pace, e l’imposizione della pace. Quello della
imposizione della pace, di tutte le misure coercitive, del consiglio di sicurezza ecc sono tutte situazioni
che avvengono quando si rompe la pace, ma in realtà quello che per molto tempo è stato il motore delle
Nazioni Unite è stato la promozione della pace, cioè promuovere il valore della pace prima che accadano
crisi, questa promozione della pace è stata basata dalla Carta delle Nazioni Unite sulla protezione dei
diritti umani. Quindi obiettivo mantenimento della pace, questa pace che si può ottenere anche non
violando la pace ma promuovendo la pace, ossia promuovendo i diritti umani, proteggendo i diritti
umani, perché l’idea è che se gli stati proteggono i diritti umani, i diritti fondamentali, allora gli stati
all’interno hanno meno problemi, sono più stabili e se sono più stabili c’è meno possibilità che ci siano
crisi internazionali. Allora però questa è una rivoluzione abbastanza importante del diritto internazionale,
perché questo diritto internazionale regolava gli interessi egoistici tra gli stati, e la guerra era uno dei
modi per regolare questo, tra l’altro, da questa impostazione si cambia e si individuano delle modalità
per avere una maggiore stabilità e queste modalità vengono rintracciate nella promozione, ossia nella
protezione dei diritti umani. Allora questa promozione dei diritti umani, questa garanzia dei diritti
fondamentali come viene perseguita dalla carta delle Nazioni Unite e che cosa accade nella comunità
internazionale in breve tempo? Stiamo nella 2 metà del 900. Precedentemente la garanzia e la tutela dei
diritti umani viene vista come una forma di garanzia, di quiete nelle relazioni internazionali e allora
cominciano ad essere creati degli strumenti di protezione dei diritti fondamentali a livello internazionale,
cioè di diritto internazionale. Precedentemente non c’erano questi strumenti. Il primo strumento di diritto
internazionale a tutela dei diritti umani è la dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. La
dichiarazione universale dei diritti umani è una dichiarazione che viene adottata attraverso una
risoluzione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite. Le risoluzioni dell’assemblea generale delle
Nazioni Unite sono, quasi sempre, non vincolanti e anche questa è una risoluzione non vincolante. Quindi
il primo strumento di diritto internazionale che abbiamo a fondamento della tutela dei diritti umani, e
che quindi per forza dà rilievo all’individuo e lo ritiene un centro di interesse importante per gli stati, non
è vincolante. Dopo questo strumento non vincolante però nel 1966 gli stati erano pronti a formulare
strumenti vincolanti e infatti sono del 1966 i cosiddetti Patti, che sono 2 trattati molto simili tra di loro: il
patto sui diritti civili e politici e il patto sui diritti sociali, economici e culturali  questi patti sono
strumenti vincolanti per gli stati che sono parte di quei trattati. Soprattutto successivamente alla 2 guerra
mondiale sono moltissimi gli strumenti internazionali che vengono creati a protezione di diritti
fondamentali, magari settoriali come ad esempio i diritti del fanciullo, i diritti dei rifugiati, i diritti delle
donne. ci sono moltissimi strumenti internazionali che sono a tutela dei diritti fondamentali, strumenti
internazionali pattizi e quindi vincolanti. Oggi ci serve ricordare che anche tutti questi altri strumenti
settoriali sono tutti strumenti che vincolano gli stati. Se vincolano gli stati vuol dire che il godimento
effettivo di quel diritto che ha enunciato in quel trattato dipende dallo stato. Se abbiamo strumenti non
vincolanti e abbiamo strumenti pattizi, pattizi cioè che sono trattati e cioè che vincolano le parti del
trattato e queste parti del trattato sono stati, l’effettivo godimento enunciati di volta in volta da questi
trattati dipende dallo stato parte del trattato che ha assunto questo obbligo internazionalmente nei
confronti degli altri stati. Ma io persona fisica posso avere un beneficio dal trattato in quanto il mio stato di
appartenenza è parte del trattato, indi i diritti ed obblighi di quel trattato graveranno sullo stato e non
direttamente su di me. Ecco perché per tantissimi anni la dottrina internazionalistica non si è occupata
dell’individuo come soggetto di diritto internazionale perché chiaramente anche quando avevamo dei
trattati che garantivano diritti e libertà fondamentali, questi diritti e libertà fondamentali erano esercitati da
noi in quanto il nostro stato era parte del trattato. Gli stati erano titolari degli obblighi di protezione dei
diritti fondamentali e questi obblighi di protezione dei diritti fondamentali poi erano garantiti ai cittadini e
quindi ne beneficiavano. Quindi la dottrina tradizionale, metà dottrina, perché adesso siamo abbastanza
divisi almeno nel diritto internazionale italiano, ancora dice che l’individuo non è soggetto di diritto
internazionale ma è tutt’al più un beneficiario di alcuni strumenti internazionali, un beneficiario dei
contenuti di strumenti internazionali che sono rivolti agli stati o alle organizzazioni o alla Santa Sede o
allo SMOM. Parola chiave è beneficiario, non sono titolare ma beneficiario, indi io beneficio di quel
trattato ma in realtà non è mio quel diritto. Qui in Italia abbiamo la Costituzione che ci garantisce
effettivamente quel diritto e a volte le costituzioni vengono anche prima di questi trattati, l’effettiva
garanzia dei diritti molto spesso c’è però pure se io effettivamente ho un diritto che esercito  questo
diritto che esercito ce l’ho dal diritto nazionale, è un diritto che mi viene garantito costituzionalmente e
potrei avere 2 possibilità: o che la Costituzione sia adeguata al diritto internazionale, perché aveva appunto
fatto un trattato e fatto in modo che quel diritto poi diventasse parte del nostro ordinamento, oppure che
la nostra Costituzione era già, che questa Costituzione considerata e quindi non per forza quella italiana,
fosse invece precedente e che quindi già contenesse quel diritto che poi viene anche ad essere un diritto
internazionale perché quello stato è parte della convenzione. Tutto questo per dire la garanzia dei nostri
diritti, ma in realtà dal punto di vista del diritto internazionale è vero che tutte le volte che siamo di fronte a
questo tipo di trattati, e che quindi fanno il passaggio sugli stati e basta, non siamo sicuramente soggetti
diritti dell’ordinamento internazionale. All’inizio addirittura a livello internazionale non avevamo
strumenti vincolanti di protezione dei diritti umani, poi cominciando ad esserci degli strumenti vincolanti
che sono i trattati, oggi abbiamo anche norme generali che hanno efficacia per tutti gli stati, però questi
strumenti ossia i trattati hanno efficacia per le parti del trattato e quindi per gli stati che sono parte di
quel trattato considerato, che può essere il patto del 1966 che è abbastanza ampio, ma può essere un patto
che invece riguarda un solo argomento come ad esempio l’abolizione della schiavitù. Il punto di partenza è
che questi trattati sono trattati vincolanti per gli stati, indi che creano diritti ed obblighi per gli stati e
quindi soggetti interni dello stato, in particolare l’individuo beneficia dell’obbligo internazionale dello
stato ma non ha un diritto esercitabile da quel trattato, se il trattato è di questo tipo tradizionale soltanto
stati. Noi i diritti fondamentali ce li abbiamo e sono addirittura riconosciuti dalla nostra Costituzione però
quando parliamo di questo parliamo del nostro ordinamento, di ordinamenti nazionali, e l’ordinamento
nazionale che contiene diritti fondamentali può contenerli in 2 modi: o perché già ce li aveva ed era più
sofisticato dell’ordinamento internazionale negli anni 50, indi già prima aveva la tutela dei diritti
fondamentali, oppure successivamente perché si è adeguato ad alcuni obblighi internazionali che ha
assunto. Adeguato significa in linea di massima che se io prendo un impegno fuori, poi questo impegno lo
devo realizzare dentro. Nel diritto internazionale funziona così  se io mi obbligo internazionalmente a
fare una cosa poi devo fare in modo che quella cosa sia veramente fatta nel mio ordinamento. Tutto
questo indi ha portato la dottrina per anni ad affermare sempre la stessa cosa, cioè che l’individuo è
soggetto di diritto dell’ordinamento interno, non è soggetto dell’ordinamento internazionale ed è tutt’al
più beneficiario di alcune norme che poi sono quelle a protezione dei diritti fondamentali. Negli ultimi
anni è cambiato che questi diritti, che nell’impostazione tradizionale sono obblighi degli stati
fondamentalmente, quindi diritti dell’individuo nei confronti dello stato, questi diritti hanno invece
acquisito una loro autonomia nel senso che nel diritto internazionale oggi ci sono almeno 2 posti dove è
possibile in qualche modo squarciare il velo dello stato  questo significa che oggi nella comunità
internazionale, e grazie al diritto internazionale, abbiamo 2 corti e oggi ne parleremo con riferimento alla
soggettività dell’individuo. queste 2 corti sono: la Corte europea dei diritti dell’uomo e la Corte penale
internazionale. Iniziamo con la 1, accade che la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti
dell’uomo che è stata stipulata nel 1950 tra gli stati sotto l’egida del Consiglio d’Europa che è
un’organizzazione diversa dall’UE e dal Consiglio europeo che è un organo dell’UE, oggi questa
convenzione ha tra le parti 46 stati. La convenzione ha permesso la creazione nel tempo di una Corte, che
è la Corte europea dei diritti dell’uomo. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha una funzione consultiva
però la più famosa è la funzione contenziosa, cioè la funzione di giudicare le eventuali violazioni della
convenzione da parte degli stati parte della convenzione. Quindi la Corte europea dei diritti dell’uomo
giudica eventuali violazioni della convenzione da parte degli stati parte della convenzione. Si tratta di un
trattato multilaterali e in questi gli stati hanno fasci di obblighi bilaterali, ossia devono fare certe cose e
se non le fanno stanno violando il trattato e la Corte sancisce l’eventuale violazione del trattato. La
caratteristica di questa convenzione è che enuncia diritti fondamentali dell’individuo. in pratica gli stati si
obbligano internazionalmente con la convenzione a garantire i diritti che sono enunciati nel trattato.
Ricapitolando trattato con le enunciazioni dei diritti fondamentali e se uno stato vìola un diritto
fondamentale della convenzione allora sta violando il trattato e allora può essere sanzionato dalla Corte.
L’elemento altamente innovativo è che davanti alla Corte possono esserci non solo gli stati parte del
trattato ma anche gli individui. Ci sono 2 tipi di ricorsi: interstatale e individuale, ad esempio se l’Italia ha
violato un articolo si può lamentare di questo uno stato oppure, ed è questa la parte innovativa, un
individuo. quindi poiché esiste la possibilità del ricorso individuale davanti alla Corte europea dei diritti
dell’uomo. Io vado in Corte per esercitare un mio diritto e quindi i diritti enunciati dalla convenzione
europea dei diritti dell’uomo sono diritti di cui io non sono solo beneficiario ma sono il titolare. Secondo
alcuni autori la circostanza che io possa stare in giudizio contro uno stato allo stesso livello ha come
precondizione il fatto che io sia titolare di quel diritto e se sono titolare di quel diritto ho un pezzo di
soggettività. La CEDU l’abbiamo utilizzata perché se c’è un soggetto di diritto interno che può stare allo
stesso livello di un soggetto di diritto internazionale, cioè di uno stato, lamentandosi della violazione di un
obbligo internazionale vuol dire che il diritto ce l’ha e non è un diritto di cui ne è beneficiario. Andiamo a
vedere lo statuto della Corte penale internazionale. La Corte penale internazionale è una corte
permanente, per la prima volta, ed è degli anni 2000. Nello statuto della Corte penale internazionale c’è
un’elencazione anche qui al trattato e in questo trattato sono indicati i crimini internazionali, ma la
peculiarità di questa corte è che la corte può condannare gli individui che hanno commesso crimini
internazionali. Questo aspetto per noi è abbastanza ovvio ma in realtà anche qui è una grande prova del
diritto internazionale perché è una corte internazionale permanente che decide di crimini internazionali e
che sanziona l’individuo e quindi è un aspetto molto importante. Traduciamo questo ai sensi della
soggettività. Qui l’aspetto che ci interessa è che se io ho un individuo in una corte internazionale che
deve rispondere di crimini internazionali, è come dire che sull’individuo incombono degli obblighi perché
vengono direttamente dal diritto internazionale e questi obblighi che vengono direttamente dal diritto
internazionale sarebbero quelli di non commettere gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani. Avere
una Corte penale internazionale che giudica l’individuo che ha commesso crimini internazionali è come dire
che su tutti noi, cioè su tutti gli individui, incombono degli obblighi che provengono direttamente dal diritto
internazionale e questi obblighi che provengono direttamente dal diritto internazionale sono quelli di non
commettere gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani, cioè ad esempio non commettere genocidio.
Questo non commettere genocidio non deriva dall’ordinamento interno ma questo divieto è un divieto
che deriva direttamente dal diritto internazionale come crimine che ha individuato alcune tipologie di
reati e li ha qualificati come gravi violazioni dei diritti umani. L’impostazione più contemporanea dice che
abbiamo un nucleo più ristretto di diritti che sono derivati direttamente dal diritto internazionale ma
abbiamo anche un nucleo ristretto di obblighi che derivano direttamente dal diritto internazionale, e
quindi se abbiamo dei diritti e degli obblighi che derivano dal diritto internazionale allora abbiamo una
qualche soggettività internazionale. Chiaramente si tratta di una soggettività internazionale ammissibile
perché la Corte internazionale di giustizia stessa aveva detto che potevamo avere soggetti di tipo diverso
e qui la chiameremo addirittura una soggettività particolare perché è proprio un po’ ritagliata, è ristretta
all’esercizio di un nucleo ristretto di diritti e di obblighi che hanno come centro essenziale la tutela dei
diritti fondamentali, sarebbe circoscritta ai diritti fondamentali e agli obblighi di non commissione dei
crimini, diritti ed obblighi fa una soggettività ristretta  questa appena detta è la teoria contemporanea e
poi vi sono i limiti eventuali di questa teoria. Questa impostazione del nucleo della soggettività ristretta è
un’impostazione che si è fatta parecchio spazio nella dottrina internazionalistica oggi. Ha però forse
ridimensionato l’effetto/l’efficacia di questa ricostruzione perché noi quando abbiamo parlato della
soggettività dicevamo sì dei diritti e degli obblighi però dicevamo anche che erano capaci di creare,
modificare ed estinguere situazioni giuridico soggettive, cioè di fare diritto, e allora questo individuo del
diritto internazionale ha scarsa capacità di creazione del diritto, non è che può fare il trattato da solo, così
ha una scarsa possibilità di modificare il diritto. Quindi questa scarsa capacità di creare, modificare ed
estinguere situazioni giuridiche soggettive fa dell’individuo un soggetto di diritto internazionale non
parificato agli altri, cioè va bene essere diversi però bisogna essere parificati altrimenti non ha efficacia
questa soggettività. E allora questa ricostruzione seppur molto rilevante ha sicuramente questo limite.
Detto questo per l’individuo, ora vediamo che cosa succede alle multinazionali e alle Ong. Parliamo di
queste altre 2 entità (multinazionali e Ong) perché nelle relazioni internazionali sono molto importanti.
Le multinazionali hanno sicuramente un impatto nella comunità internazionale concepita come relazioni
internazionali, perché queste multinazionali spesso hanno un fatturato superiore al PIL di alcuni stati. Si
parla di soggettività anche per questi 2 soggetti  multinazionali e Ong. Come l’individuo è persona
fisica, queste multinazionali e Ong sono persone giuridiche soggetto dell’ordinamento a cui
appartengono. Le multinazionali altro non sono che imprese e quindi verranno poi incardinate
nell’ordinamento a seconda delle regole dell’ordinamento nelle varie forme societarie e le Ong sono
assimilabili alle nostre associazioni  sempre persone giuridiche, solo che una rivolta al profitto e l’altra
categoria non rivolta al profitto ma sono sempre persone giuridiche dell’ordinamento a cui appartengono.
Anche qui si dice di ricostruire la loro soggettività internazionale, ma perché? Chiaramente nel caso delle
multinazionali per cercare di dare obblighi direttamente provenienti dal diritto internazionale alle
multinazionali, cioè se sono soggetti e sono destinatari di diritti e obblighi e quindi obblighi dal punto di
vista del diritto internazionale, e quindi possiamo in qualche modo regolare la loro attività, nel caso delle
multinazionali più obblighi che diritti. Dall’altra parte Ong, in questo caso la rilevanza nella comunità
internazionale è sempre abbastanza in ascesa ma qui la comunità internazionale, vorrebbe dare sempre
diritti e obblighi proveniente dal diritto internazionale ma forse più diritti rispetto agli obblighi, una
regolamentazione rivolta ai diritti che queste possono avere. Questa è l’esigenza che muove la dottrina a
fare il tentativo di ricostruzione della soggettività internazionale. Partiamo dalle multinazionali per vedere
qualcosa di più. Ci sono tante imprese quanti sono gli stati in cui quella società opera. Le varie imprese non
solo molte e non è 1, ma addirittura appartengono a ordinamenti giuridici nazionali differenti, e quindi
devono seguire le norme di quell’ordinamento nazionale che è diverso dall’altro. Ma dal punto di vista
economico è 1 entità, mentre dal punto di vista giuridico avremo molte entità gemelle o simili.
Giuridicamente sono più entità, invece economicamente è 1 entità. Spesso queste multinazionali si
chiamano così perché sono incardinate in più ordinamenti giuridici, e poi queste entità giuridiche sono
coordinate in senso economico ma ad esempio se vado a vedere il contratto del dipendente questo non
sarà lo stesso per tutte perché sarà diverso in ogni stato poiché ogni stato ha le sue leggi. Proprio per
questo motivo si chiamano multinazionali ma anche per questo motivo di solito sono quelle che operano in
un certo modo, cioè fanno una cosa che si chiama forum shopping. Il forum shopping è la strategia della
multinazionale nello scegliere quegli ordinamenti che ne sono più favorevoli perché le danno magari dei
costi di produzione inferiori. Indi per cui il forum shopping è la scelta dell’ordinamento giuridico più
favorevole alle attività e agli interessi di quel momento. Questa scelta viene fatta secondo dei parametri
economici e proprio questo fenomeno, ma anche la possibilità di spostarsi, cioè di chiudere facilmente una
sede e di aprirla in un altro stato  proprio questa caratteristica delle multinazionali è quella che le rende
così interessanti per la comunità internazionale. Interessanti perché le multinazionali possono anche
entrare in un paese e creare posti di lavoro e dare soldi, spesso però accade che come circostanza sono
negative proprio perché se ne vanno, quella comunità che contava su quel tipo di lavoro non può più
contarci, oppure quello stato che non ha un PIL forte si trova senza un’entrata importante. Proprio per
questo l’ordinamento internazionale/la comunità internazionale ha provato a vedere come poteva
regolamentare perché qui l’ordinamento di riferimento è sempre quello nazionale. È vero si che io posso
creare dei trattati multilaterali a protezione dell’ambiente, dei lavoratori ecc ma questi poi passano sempre
per gli stati all’interno dell’ordinamento e quindi questi stati devono essere capaci di garantire quel diritto
efficacemente all’interno del proprio ordinamento e non sempre riescono a farlo. Proprio per questo la
comunità internazionale ha cercato di creare una soggettività che potesse essere particolare, in realtà la
parte di soggettività che è un pochino più fondata sarebbe quella che riguarda le cosiddette società
internazionali, che sono un tipo specifico di imprese multinazionali e cioè sono quelle imprese
multinazionali che sono create tra 2 stati in virtù di un trattato bilaterale di investimento. Il trattato
prevede la creazione di questa società a partecipazione in parte individuale e in parte statale e queste si
chiamano più precisamente società internazionali  queste hanno l’opus standing si dice, cioè queste in
determinate forme arbitrarie possono esercitare dei diritti nei confronti degli stati parte dell’accordo.
Come avevamo visto per l’individuo vale anche per le imprese però si tratta di casi davvero sporadici,
mentre per le multinazionali ad oggi non c’è nessuno strumento giuridico che sia efficace e diretto per le
imprese, ci sono alcuni strumenti ma sono tutti non vincolanti. Sicuramente il problema delle
multinazionali esiste, la soggettività è stata in qualche modo immaginata per queste società
internazionali, si è cercato di crearla per gli obblighi internazionali, per le multinazionali ma non c’è
fondamento. Opus standing è la possibilità di agire in giudizio però è veramente parziale perché è
soltanto per queste forme arbitrarie che sono previste proprio dal trattato bilaterale di investimento.
Parliamo ora delle Ong, discorso abbastanza simile. Qui parliamo delle organizzazioni non governative a
rilevanza internazionale, così come le imprese non sono tutte multinazionali e non sono tutte rilevanti
nel diritto internazionali così anche le Ong non sono tutte rilevanti. Per le Ong potremmo avere
un’associazione non a rilevanza internazionale come possiamo avere delle Ong a rilevanza internazionale
come Amnesty International o Save The Children, Medici Senza Frontiere. Anche le Ong a rilevanza
internazionale come quelle elencate prima per operare nel nostro ordinamento devono trovare un
riconoscimento nel nostro ordinamento ed agire secondo le regole dell’ordinamento considerato,
ognuna in diversi paesi opererà secondo le regole del diritto interno. Esiste un trattato degli anni 80 sul
riconoscimento della personalità giuridica delle organizzazioni non governative, non governative perché
la partecipazione è di individui. Organizzazioni non governative, soggetto interno di diritto interno, persona
giuridica. Ora questo trattato sul riconoscimento della personalità giuridica delle Ong, personalità
giuridica e si ferma lì perché in realtà è il riconoscimento della personalità giuridica nazionale, cioè gli
stati parte di quel trattato riconoscono automaticamente delle Ong che nascono nello stato di un altro
membro, e che quindi sono riconosciute come soggetto di diritto interno del proprio stato e nulla a che
fare con la soggettività internazionale e poi sappiamo che la soggettività internazionale non è che può
essere creata così. anche per le Ong nonostante il tentativo di creare una soggettività internazionale
perché queste partecipano sia nella creazione dei trattati, sia nella realizzazione e sia nel controllo, ma
partecipano e vuol dire che fanno qualcosa e aiutano gli stati ma non che si sostituiscono agli stati  ed
ecco perché non sono soggetti, perché non sono né autori diretti e né diretti destinatari di diritti ed
obblighi e quindi le Ong non sono soggetti di diritto internazionale.

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