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La Repubblica di Platone:

LIBRO VII: tema centrale= l'educazione del filosofo, come futuro governante

Il dialogo avviene tra Socrate e Glaucone (uno dei due fratelli di Platone, l'altro è Adimanto)a casa di Cefalo
e Polemarco. Socrate introduce un discorso attraverso il quale inquadrare l'educazione propria del futuro
governante e dunque filosofo attraverso l'allegoria del mito della caverna. Questo per spiegare a Glaucone
la differenza fra paideia (educazione, cultura) e apaideusia (ineducazione e quindi il suo contrario). Per
questo, l'immagine della caverna non va interpretata in una prospettiva gnoseologico (conoscitivo)-
metafisica, ma dal punto di vista della filosofia politica e della politica della cultura.

Socrate, stesso, dopo aver esposto l'allegoria, che contrappone il mondo chiaroscurale e passivo del sapere
per sentito dire a quello luminoso e attivo della ricerca filosofica, ripete che la sua chiave interpretativa è la
questione della paideia. Paideia nel senso di formazione continua, P. è perciò non tanto la pedagogia
come mezzo per un traguardo formativo, quanto piuttosto il fine stesso dell’educazione, l’ideale di
perfezione morale, culturale e di civiltà cui l’uomo deve tendere. Frutto di un processo continuo, mai
compiuto, che impegna tutto l’uomo, ma attraverso cui questi realizza pienamente sé stesso come
soggetto autonomo, consapevole di sé e in armonia col mondo.

Il mito ci vuole far comprendere la nostra condizione rispetto alle false credenze che ci attanagliano.
Attraverso di esso S. ci vuole mostrare la condizione dell'uomo comune, incapace di mettere in discussione i
capisaldi della propria conoscenza ed esistenza, fondata su CERTEZZE. La difficoltà della presa in atto della
propria inconsistenza è ciò che accomuna la maggior parte degli uomini, un elemento del tutto
inconcepibile. In realtà l'uomo si deve liberare da queste catene e volgersi verso il vero bene.

Il complesso discorso teoretico del libro precedente viene esplicitato attraverso il mito della caverna,
allegoria del filosofo che si solleva dal sensibile alle idee e ritorna nel modo per governarlo; infatti il filosofo,
la cui missione non si realizza nella pura contemplazione dell'intellegibile, dev'essere costretto a governare.

La caverna è il luogo che accoglie questi prigionieri che non hanno scampo e che vivono quì da molto
tempo. Essi sono rivolti verso un muro, alle loro spalle vi è in vece un fuoco ed un muricciolo. Per via delle
catene essi non possono girarsi perciò dato il passaggio di persone nei pressi della caverna, essi vedono
proiettate le ombre degli oggetti direttamente sul muro. Gli oggetti che vedono in realtà non sono ciò che
realmente vedrebbero se stessero al di fuori della caverna, dunque la loro conoscenza è mistificata, non è
reale. Per costoro la verità non è altro se non le ombre che vedono costantemente. Se uno di loro si
liberasse e uscisse dalla caverna guardando il sole ne resterebbe accecato e dunque sarebbe costretto ad
osservare: prima le ombre, poi le immagini degli altri esseri umani e gli oggetti riflessi nell'acqua per
giungere agli oggetti stessi, solo in fine potrebbe contemplare i corpi celesti. Successivamente egli capendo
che il sole è governatore di tutte le cose del mondo visibile proverebbe pietà per i suoi compagni che non
hanno conosciuto la verità. Se costui tornasse da loro, la sua vista sarebbe offuscata e farebbe difficoltà a
riabituarsi a quella condizione; volendoli liberare questi ultimi sarebbero capaci di ucciderlo perchè lo
prenderebbero per pazzo sentendo il suo racconto. A questo punto Socrate rivolgendosi a Glaucone dice
che bisogna paragonare il mondo conoscibile con la vista alla dimora della prigione e la luce del fuoco alla
potenza del sole. L'idea del bene, la si può raggiungere, ma è molto difficile farlo. L'ascesa e la
contemplazione del mondo superiore equivalgono al mondo intellegibile. Quando la si è veduta, la
ragione ci porta a vederla come causa di tutto ciò che è retto e bello. Nel mondo visibile genera la luce ed il
sovrano della luce, in quello intellegibile elargisce essa stessa. Quì S. Parlando di tenebre , passando dalle
visioni divine a quelle umane, disquisisce sulle possibilità che costui venga chiamato a contendere in
tribunale da chi non ha mai veduto la giustizia in sé. Gli occhi sono soggetti a due perturbazioni: dalla luce
alla tenebra e dalla tenebra alla luce, la stessa cosa vale per l'anima.

S. trae una conclusione: l'educazione non è come la definiscono alcuni che ne fanno oggetto di professione
(sofisti), dicendo che essendo l'anima, priva di sc., devono istruirla, ponendo la vista in occhi ciechi. Invece
questa facoltà è insita nell'anima, ma l'organo con cui ciascuno apprende si deve staccare dal mondo della
generazione e volgersi con tutta l'anima, finchè essa resista alla contemplazione di ciò che è splendido. In
questo consiste il bene. Parla dei malvagi sapienti, i quali non sono dotati di una vista mediocre, ma fanno
uso di essa in maniera sbagliata e malvagia. S. Dice a G. Quale saranno le motivazioni che daranno ai futuri
filosofi e governatori: S. Dice che coloro che saranno educati ed esperti del vero, consacreranno tutta la
vita all'educazione, potendo amministrare bene uno stato; è dunque il loro compito (S., Glaucone) quello di
fare accostare le migliori nature a quella disciplina che permette di giungere al bene e di fare quest'ascesa,
non permettendogli di restare a contemplare il bene, poichè debbono ridiscendere presso i prigionieri e
partecipare alle fatiche e onori del loro mondo. Spiega a G. Che la legge deve avvalersi di loro per creare
compattezza dello stato, perchè essa cerca di raggiungere un risultato in tutto lo stato. Essi sono stati creati
per se stessi e per lo stato e a loro è stata data un'educazione più perfetta, rispetto agli fil. Dunque devono
svolgere ambedue le attività. Nella maggior parte degli stati, chi governa è interessato al potere e lo giudica
come se fosse un grande bene, costoro invece non devono avere alcun desiderio, e dice G. Che devono
essere obbligati al governo. Essi godranno della vera ricchezza, non oro, ma quella che rende gli uomini
felici ---> LA VITA ONESTA E FONDATA SULL'INTELLIGENZA. Al contrario non ci sarebbe una buona
amministrazione, perchè il gov. È ogg. Di contesa.

A questo punto S. Esamina con G. Quale sarà la formazione di questi futuri governanti:

I fil. Dovranno essere educati attraverso discipline che attirano l'anima dal mondo sensibile a quello
intellegibile. Tali discipline non possono essere ginnastica e musica, perchè conferiscono solamente
armonia e buone abitudini. D'altro canto, le discipline che si insegnano devono essere connesse con la 
cittadinanza, e dunque devono essere utili dal punto di vista bellico . Il carattere essenziale di queste
discipline preliminari alla filosofia è la loro capacità di risvegliare la capacità di dialeghesthai. Esse aiutano
l’anima a volgersi dal mondo della generazione a quello dell’essere della verità. Questo avviene più
facilmente quando gli oggetti della percezione sensibile appaiono ambigui, e stimolano una riflessione sugli
strumenti concettuali che usiamo per definirli. Per questo, la prima disciplina proposta da Socrate per
l'educazione dei filosofi è l'aritmetica. Essa, infatti, aiuta a capire che l'unità di cui si parla non è una singola
cosa sensibile, in se stessa divisibile, ma una costruzione del pensiero. Chi ha una abilità nel calcolo,
naturale o acquisita, acquisisce prontezza anche in tutte le altre discipline. 
 Matematica: questa disciplina attira l’anima dal mondo della generazione a quello dell’essere ed è
utile agli uomini di guerra. Mentre la ginnastica educava ad abitudini e procurava armonia, la
matematica si pone come scienza. Essa è la scienza del numero e del calcolo. Essa è fondamentale
poiché stimola la riflessione e l’intellezione ad indagare Esistono dunque ogg. sensibili che invitano
l’intellezione ad indagare e altri che non lo fanno perché basta il giudizio che ne dà la sensazione. I
primi sono tutti quelli che producono una sensazione opposta.

 La seconda disciplina è la geometria, se coltivata in funzione della conoscenza di ciò che
perennemente è, e non per scopi pratici. In tal modo attirerà l’anima alla verità.

 La terza disciplina (che S. propone): è l’astronomia, ma successivamente si corregge. Essa infatti è


da considerare come la QUARTA DISCIPLINA e non come la terza, poiché essa studia gli oggetti in
movimento e si deve necessariamente considerarli prima nella loro dimensione: come corpi dotati
di profondità: stereometria. Tale disciplina non è ancora nota del tutto a causa della difficoltà e
della mancanza di maestri interessati nel suo studio. I governanti hanno dato dunque una scarsa
importanza alla stereometria e secondo S. è per causa loro che tale disciplina non si è ancora
sviluppata e non è conosciuta.

 La quarta disciplina è: l’astronomia: come studio del movimento dei corpi dotati di profondità
(stereometria). Anche qui, occorre ricordare che l'aspetto educativo non è la conoscenza empirica
del movimento degli astri, che non è necessariamente regolare e immutabile, ma l'uso dei corpi
celesti come esempi che diano spunto ad elaborazioni concettuali. Essa costringe l’anima a
guardare in su, ma è sbagliato l’atteggiamento degli studiosi che la innalzano a fil. I corpi celesti
sono oggetti molto inferiori ai veri, ma migliori degli altri.

 L’ultima disciplina è l'armonia, che si occupa del moto armonico nella prospettiva dell'udito, così
come l’astronomia lo fa con la vista (sono discipline sorelle). Per considerarla nella giusta maniera si
devono sempre porre dei problemi in grado di risvegliare l’intellezione.

DIALETTICA:
Queste discipline, che nelle università medioevali componevano il cosiddetto quadrivium, fungono da
preludio alla dialettica. Essa coglie la pura intellezione, la reale essenza del bene; uno studio basato su tali
arti eleva la parte migliore dell’anima alla contemplazione dell’essere più sublime. La dialettica, a differenza
delle altre discipline, che sono parziali e danno per scontate le ipotesi che le introducono (rivolte agli
appetiti umani), si occupa di ciò che è, cioè della struttura concettuale del reale, e, eliminando le ipotesi,
procede verso il principio (arché), per confermare le proprie conclusioni. Secondo S. è possibile chiamare:
 Scienza la prima frazione (aritmetica)
 Pensiero dianoetico il secondo (geometria)
 Credenza la terza (astronomia)
 Immaginazione la quarta (armonia)
Le prime due intellezione ed hanno per ogg. l’essenza e le ultime due opinione ed hanno per ogg. la
generazione. Esse sono legate. e le ultime due opinione. L'educazione filosofica non va intesa come
trasmissione di informazioni e addestramento, ma come stimolo ad orientarsi, da sé, nel pensiero. Il
dialettico, prosegue Socrate, è in grado di afferrare il logos dell'ousia di ogni cosa, ed è in grado di
renderne ragione. Questo vale anche per l'idea del Bene: il dialettico deve essere in grado di tracciarne i
confini col logos, e deve saperla mettere alla prova per provarla non kata doxan ma kata ousian, cioè non
secondo quel che sembra, ma secondo quel che è (vero).

STUDI E TEMPI:

Socrate propone che l'aritmetica, la geometria e tutta l'educazione preparatoria, siano insegnate ai
bambini, ma non a forza. Si tratta, infatti, di sviluppare e di mettere alla prova le loro facoltà, e non di
imporre loro delle nozioni, come per gioco, affinché si comprendano le loro naturali disposizioni. Si devono
scegliere i più FERMI E CORAGGIOSI, I PIU’ BELLI (VIRTUOSI), dotati delle doti naturali che rispecchiano
l’uomo di cui parlano. Devono apprendere senza difficoltà poiché lo studio è una fatica dell’anima. Chi
coltiva la fil. Deve amarla. Intorno ai vent'anni, cessati gli esercizi ginnici obbligatori, verranno selezionati i
candidati alla dialettica (la preparazione ginnica dura 2/3 anni nei quali non possono studiare al contempo,
poiché secondo S. sforzi e sonni sono nemici agli studi), in base alla loro capacità sinottica, cioè alla capacità
di avere uno sguardo complessivo e sistematico su quello che studiano. Si dovranno raccogliere tutte quelle
discipline che hanno costituito la loro educazione infantile, per avere una visione complessiva. A trent'anni,
i più solidi fra questi - quelli che discutono per conoscere il vero - verranno prescelti per la dialettica; G.
dovrà saggiarli per mettere alla prova le loro facoltà dialettiche. S. sottolinea quanto sia complesso questo
cammino, LA DIALETTICA DEVE ESSERE AFFRONTATA CON ESTREMA CAUTELA  S. fa l’esempio di un
giovane cresciuto da una famiglia benestante che attraverso i suoi adulatori scopre di non essere il loro
figlio, un secondo esempio è riferito ad una persona che rispetta le leggi e che ha una visione del bello che
deriva dalla credenze basate sul pensiero di un legislatore e che viene persuasa a ritenere tale concezione
errata: entrambi avranno una condotta di vita simile a quella di un adulatore e non rispetteranno più la loro
famiglia o le leggi. I giovani che usano la dialettica per gioco, per confutare gli altri sono un pericolo che
deve essere frenato. Una volta screditati se stessi, screditano anche la fil. Fino a cinquant'anni,
alterneranno, ogni cinque anni, lo studio e il servizio politico, negli uffici propri dei giovani, come il
comando militare, affinché abbiano esperienza, continuando a saggiare le loro capacità. Questo periodo
dura 15 anni. Infine, giunti a 50 anni, essi raggiungeranno l’ultima meta: quelli che si sanno conservati
integri alterneranno lo studio della parte più alta della filosofia con incarichi di governo, a turno. Saranno
costretti a volgere in su il raggio della propria anima e dopo aver visto il bene in sé lo utilizzeranno come
modello con il quale ordinare lo Stato a turno. Andranno così poi ad abitare nelle isole dei beati e lo Stato
farà loro monumenti e sacrifici a pubbliche spese. S. dice che le sue parole si riferiscono anche alle donne.
Tutto ciò non è un’utopia, ma sarà possibile quando la GIUSTIZIA sarà la cosa più importante. Essi
alleveranno tutti i figli dei cittadini sottraendoli dall’influsso degli odierni costumi e li alleveranno nei loro
modi, facendo sorgere una tale costituzione. Sarà uno stato felice che offrirà maggiori vantaggi alla
popolazione.

Libro VIII:
Glaucone chiede a Socrate di riprendere il suo discorso da dove era stato interrotto, all'inizio del V libro.
Socrate stava per illustrare i differenti tipi di politeia o costituzione in relazione ai differenti tipi di
personalità umana, sulla base del principio che la giustizia per il singolo ha il medesimo significato della
giustizia per la polis. Ci sono tante specie di uomini quante di costituzioni, perché - dice Socrate - le politeiai
nascono dai costumi dei cittadini.
All'aristocrazia, la politeia migliore, si aggiungono quattro forme costituzionali degeneri:
timocrazia (Sparta e Creta) COSTITUZIONE CRETESE E LACONICA (L'ELOGIO DEI PIU')
oligarchia (PIENA DI DIVERSI MALI)
democrazia
tirannide
Le dinastie, i regni e altre costituzioni simili sono ulteriori forme intermedie.
Sono 5 le specie di stati e 5 saranno i modi in cui l'anima si configura. L'individuo che somiglia
all'aristocrazia è proprio colui che S. ha descritto nel libro VII ---> UOMO BUONO E GIUSTO, che risalta
contrapponendolo agli altri inferiori di lui. 
S. procede analizzando le varie forme costituzionali, per giungere ad identificare il tipo d'uomo che ne fa
parte. La costituzione ambiziosa di onori è la timocrazia; ed essa deriva dall'aristocrazia, che entra in
discordia a causa della corruzione. Ogni cosa che nasce dice S. è sogg. a corruzione e nessuna
conformazione resisterà per sempre. 

Risulta abbastanza chiaro, tuttavia, che il passato di cui parla Socrate è un passato non storico, ma
archetipico. Le cause della prima degenerazione non sono spiegate sul serio, ma con uno sfoggio
ironico di abilità matematica, inserito in una altrettanto ironica imitazione dei poeti, cioè di persone
che, a modo loro, tramandavano il passato come qualcosa di immutabile, destinato alla ripetizione.

TIMOCRAZIA:

Socrate comincia a narrarci la vicenda con una invocazione ironica alla Musa, facendo il verso
all'incipit dell'Iliade di Omero,  aggiungendo ironia, spiega, con un complicato ragionamento matematico,
che esiste un numero perfetto (cioè un numero la somma dei cui divisori è uguale al numero stesso), pari a
216, che regola il ciclo delle riproduzioni umane; i reggitori della città non lo coglieranno, e genereranno
figli in periodi sbagliati. Questi provocheranno, a loro volta, un ulteriore rimescolamento nella riproduzione,
mischiando oro a argento, a bronzo e a ferro in una medesima persona. Ciò determinerà un'intima
anomalia e discordia. Quella ferrea e bronzea saranno interessate ad arricchirsi e ad acquistare case e
terreni, mentre l’aurea e l’argentea, ricche nell’anima, guidano alla virtù e a mantenere l’equilibrio. Esse
attraverso varie controversie, giungono ad un compromesso: si spartiscono terreni e case e li
privatizzeranno e rendono schiavo chi prima custodivano come libero (cittadini). La timocrazia avrà dunque
delle caratteristiche proprie sia dell’aristocrazia, che dell’oligarchia, ma avrà anche sue peculiarità.
CARATTERISTICHE DELLA TIMOCRAZIA:
LE SUE PECULIARITA’:
1) paura di far accedere i sapienti alle cariche pubbliche
2) inclinazione verso individui animosi ed inclini alla guerra
3) la valorizzazione degli inganni e degli accorgimenti propri della guerra
4) l’impiego di tutto il tempo nel guerreggiare
LE CARATTERISTICHE IN COMUNE CON L’ARISTOCRAZIA:
1) Il rispetto per i governanti e la classe dei guerrieri
2) Astensione dalle attività agricole e manuali e da altre forme di affari
3) Allestimento di mense comunali
4) Cura della ginnastica e delle esercitazioni belliche
CARATTERISTICHE IN COMUNE CON L’OLIGARCHIA:
1) Interesse per le ricchezze, venerando oro e argento e presenza di ripostigli domestici dove
nasconderli
2) Privatizzazione di luoghi e abitazioni cintate da mura
Essi saranno avari delle loro ricchezze e brameranno quelle altrui. Inseguiranno i loro piaceri sfuggendo alla
legge, come lo fanno i fanciulli da un padre, perché non saranno educati dalla persuasione ma dalla
violenza, infine hanno trascurato: la Musa vera che accompagna la dialettica e la fil., apprezzando la
ginnastica più della musica. La timocrazia è dunque rappresentata dal: bisogno di affermarsi e di ricevere
onori.
A questo punto si chiedono quale sia l’uomo corrispondente a tale Costituzione. Adimanto risponde che
almeno per l’ambizione di affermarsi somiglierebbe proprio a Glaucone. Tale uomo deve essere: meno
attaccato alle Muse, ascoltatore, ma non oratore, aspro con gli schiavi, ma non li disprezzerà, cortese con le
persone libere, molto obbediente ai magistrati, ambizioso di potere e di onori, pretenderà di governare non
in virtù della sua parola o doti personali, ma per via delle sue opere belliche o talento militare, sarà infine
appassionato di ginnastica e di caccia. Tale individuo da giovane disprezzerà le ricchezze ma invecchiando
sarà sempre più avaro e dunque le saranno care. La sua virtù non è pura, perché gli è mancato il
RAZIOCINIO. Nel mondo timocratico, si costituisce tale individuo in questo modo: anche il figlio di una
persona perbene, poco avida di prestigio sociale e denaro, sentirà, fin da giovane, madre e servi biasimare il
padre come inetto. Questo giovane subirà l’attrazione di 2 forze: quella del padre, che gli accresce
l’elemento razionale e quella della madre e dei servi che lo faranno divenire animoso. Egli diventerà
ambizioso e superbo: questo è il tipo d'uomo che corrisponde alla timocrazia.

OLIGARCHIA:
L'oligarchia,  è la costituzione fondata: sul censo, nella quale i ricchi comandano, e il povero non ha parte
nel potere; è determinata dalla segreta avidità di denaro dell'uomo timarchico. I timarchici cominceranno
ad inventarsi e a fare grosse spese, creeranno leggi e le modificheranno a loro piacimento, senza nemmeno
obbedirvi e sostituiranno gradualmente la sete di onore con la sete di denaro.   Questo - per inciso - era
quanto stava avvenendo a Sparta mentre Platone scriveva la Repubblica. Gareggiando a vicenda
porteranno il popolo ad essere simile a loro. Ricorrono alla violenza, ricorrendo alle armi e basandosi
sull’intimidazione. La costituzione oligarchica stabilisce, imponendolo con la forza delle armi o del prestigio
sociale, un criterio censitario per l'accesso alle cariche pubbliche e al governo della città. La città oligarchica
sarà governata da una minoranza, più o meno numerosa a seconda della soglia del censo fissata come
criterio per attribuire i diritti politici. Escludere i più poveri dal governo (es: della navigazione) è il primo
grande limite di questa costituzione. Un altro limite è che tale Stato è sempre duplice: si pone come quello
dei poveri e quello dei ricchi: essi abitano lo stesso luogo e si pongono le stesse insidie. Inoltre gli individui
più ricchi si trovano a svolgere molte attività. Il più grande male dello Stato oligarchico è  Che una
persona possa abitarvi senza appartenere a nessuna classe. (esempio dell’uomo che vende tutti i suoi averi
senza detenere più nulla). Egli quando era ricco, non era né governante, né servo, ma semplicemente un
dissipatore dello stato. Un simile individuo è associato da S. ad un FUCO (maschio dell’ape che non
possiede il pungiglione) che è il flagello dello stato, come tale animale è il flagello dell’alveare. I fuchi senza
pungiglione sono dunque i MENDICHI, mentre quelli con pungiglione sono i MALFATTORI. Negli stati
oligarchici ci sono solamente mendichi  coloro che non sono al governo e tale stato non fa che
nascondere non frenando il loro operato i malfattori (con pungiglione).
Ecco, come si costituisce un individuo oligarchico  è figlio di un timocratico, caduto in rovina e
impoverito a causa della sua ambizione politica. Il figlio, ammaestrato dalle esperienze paterne, si
dedicherà al commercio per risollevarsi, mettendo da parte ogni ambizione. In lui dominerà la
parte appetitiva dell'anima. Quest'uomo, grande lavoratore e risparmiatore, sarà una persona meschina,
assolutamente disinteressata a pratiche antieconomiche come la paideia, o coltivazione di sé. Per questo
avrà passioni da fuco, come il clientelismo e la tendenza ad abusare degli altri, soprattutto se sono deboli.
Queste passioni, nei suoi rapporti d'affari, saranno tenute a freno solo dalla paura di perdere il credito.
Gli affaristi al potere nei regimi oligarchici non pongono ostacoli all'indebitamento e all'impoverimento dei
concittadini, che va, almeno immediatamente, a loro vantaggio. Questo condurrà alla creazione di una
plebe, numerosa, giovane e forte, che si ribellerà ai ricchi, pochi, anziani e deboli. Nasce, così,
la democrazia. 
DEMOCRAZIA:

Nell’oligarchia i gov. Vivono in maniera oziosa, divenendo sempre più ricchi a discapito degli altri e
permettono la presenza di persone senza diritti o molto povere; i giovani sono persone schive, che non
fanno fatiche né fisiche né intellettuali, incapaci di sopportare e pigre. I gov. Non si curano di altro all’infuori
delle ricchezze e non educano alle virtù. Tale costituzione è molto facile che cada da un momento all’altro.
S. dice che la democrazia nascerà quando i poveri dopo aver vinto ed ucciso gli avversari dividono con i
rimanenti a condizione di parità le cariche pubbliche (determinate con sorteggio). Nella democrazia, dice
Socrate, i cittadini sono liberi, e fanno e dicono quello che vogliono. Questa costituzione sembra molto
bella, come un abito variopinto. Anzi, a ben guardare, chi vuole fondare una polis deve rivolgersi alla
democrazia, che è una specie di supermercato delle politeiai. Nel mondo democratico regna la massima
tolleranza, anche perché nessuno si preoccupa dell'educazione morale dei cittadini. Dice che molte
sentenze giudiziarie saranno fin troppo miti e che in tale regime non si terrà adeguatamente conto del
percorso di studi per esercitare la carica politica.
CARATTERISTICHE DELL’UOMO DEMOCRATICO:
Il tipo umano democratico nasce come figlio di un oligarchico, che lo abitua a una vita parsimoniosa, nella
quale si dà soddisfazione, per motivi economici, solo agli appetiti necessari alla sopravvivenza. Ma questo
tipo di educazione è insipiente, e può poco contro le cattive compagnie, che abituano il giovane oligarchico
a una vita dissoluta e impudente, dandosi a piaceri scelti a caso, come per sorteggio; appetiti superflui.
Quest'uomo sarà affascinante e versatile, e invidiabile ai più, avendo in sé i più svariati paradigmi di
costituzioni e caratteri. Quest’uomo non ha cultura, nobili studi e veri discorsi e se i suoi familiari tentano di
risvegliare il suo animo parsimonioso egli non li ascolterà. Nella democrazia egli concepirà in maniera
opposta tali termini:
 Tracotanza= buona educazione
 Anarchia = libertà
 Sregolatezza= magnificenza
 Imprudenza = coraggio
Tale individuo vive spendendo denaro e fatica per i propri piaceri necessari quanto per quelli superflui.
Colui che sa indirizzarsi invece equilibra i piaceri ma continua a soddisfarli. Dice che tutti i piaceri, sia quelli
buoni che quelli malvagi sono simili e meritevoli dello stesso onore. Chiama dolce, libera e beata la sua vita.

TIRANNIDE:
La transizione della democrazia in tirannide è dovuta, come nel caso dell'oligarchia, proprio al bene
fondamentale che i cittadini si propongono. L'oligarchia va in rovina per l'avidità di denaro, e la democrazia
a causa della libertà. La libertà democratica - e qui Socrate sta criticando l'Atene a lui contemporanea - è
una libertà senza autocontrollo e senza educazione, che, sul piano politico, si manifesta in un conflitto fra i
cosiddetti fuchi, i quali cercano di valersi del potere politico per arricchirsi, i ricchi che cercano di difendere
le loro sostanze, e il demos, composto da lavoratori manuali e disoccupati. Il demos o popolo è l'elemento
decisivo della democrazia, e, proprio per questo, è esposto a manipolazioni. L’Anarchia dunque si insinua
ovunque. Essa nasce quando i figli non temono e non rispettano più i genitori o quando questi ultimi
temono i loro figli, quando i giovani non rispettano i pedagoghi ed i loro maestri, ponendosi alla loro pari,
emulandoli. Addirittura anche gli animali saranno liberi in questo stato. I cittadini finiranno col trascurare
del tutto le leggi. Da quest’inizio bello ecco che la democrazia si trasforma in tirannide. L’eccessiva libertà si
tramuta in eccessiva schiavitù. I ricchi cercheranno di difendere le loro sostanze, diventando oligarchici, se
non lo erano prima. Il popolo si farà proteggere da qualche prostates, cioè da un capo che riesce a imporsi
all'attenzione collettiva. Il prostates è il germoglio da cui si sviluppa il tiranno.  La posizione renderà
il prostates assetato di potere, che userà per vendette personali, o per sopprimere le persone migliori di lui,
che potrebbero fargli concorrenza. Si farà dei nemici, che cercheranno di ucciderlo: e questo sarà il pretesto
col quale chiederà al popolo una guardia del corpo. Nasce, così, la tirannide.
S. divide in 3 parti lo stato demo.:
 I fuchi che vendono tutti i loro beni o che li acquistano da altri
 Crematisti che nell’oligarchia esercitavano l’usura
 Il popolo, coloro che lavorano per sé e che si astengono dalla vita politica e che formano in demo. Il
numero più numeroso e sovrano
Il popolo nella demo. Mette sempre il potere nelle mani di un solo individuo, tutte le volte che nasce un
tiranno perciò, egli spunta dalla radice del protettore. La trasformazione da protettore a tiranno avviene
quando egli diventa lupo, quando inizierà a portare in tribunale i propri compatrioti con ingiuste accuse e si
macchierà di omicidi senza mai fermarsi. Nonostante venga bandito e nascano complotti contro di lui, egli
riuscirà a tornare tiranno più di prima, superando i suoi avversari. Egli chiederà al popolo di avere guardie
del corpo e loro accetteranno per via della fiducia riposta in lui. In questo modo qualsiasi uomo che
avversa il popolo fuggirà e se verrà catturato sarà giustiziato. Ora S. descrive i comportamenti che costui
metterà in pratica: egli nei primi giorni e tempi sorriderà e saluterà tutti affettuosamente, farà molte
promesse in pubblico ed in privato, libererà dai debiti, distribuirà terre al popolo e dimostrerà di essere
mite e benigno con tutti. Comincerà poi a fare guerre anche affinchè il popolo, impoverito sarà portato ad
occuparsi dei suoi bisogni quotidiani, non creando complotti contro di lui, eliminerà tutti coloro che gli si
impongono, compresi quelli che hanno cariche politiche e che gli hanno permesso di insediarsi. Con occhio
vigile osserverà tutti e si comporterà come fanno i medici; ma all’opposto: lui toglierà il meglio e lascerà il
peggio. Di conseguenza le sue guardie dovranno essere sempre più numerose e fidate e gli unici che
possano esserlo sono gli schiavi, che libereranno e arruoleranno; essi saranno gli unici ad essergli fedeli
dopo aver perso la fedeltà del popolo. S. introduce una massima di Euripide: ‘’Sono sapienti i tiranni in
compagnia con altri sapienti’’. I poeti tragici poi loderanno con le loro opere persuasive la tirannide e ne
parleranno girovagando per gli altri stati. Dunque i poeti vengono eliminati all’interno della Costituzione
intesa la migliore da S. Essi saranno onorati invece dai tiranni e nelle democrazie. Il tiranno dovrà avere dei
mezzi per mantenere il proprio esercito e quando terminerà i suoi mezzi, sarà il popolo che ha generato a
dover mantenere lui e la corte. E se costoro si ribelleranno, soprattutto i più anziani che dovrebbero essere
mantenuti dai proprio figli di giovane età, questi saranno colpiti. In questo modo il popolo cadrà in schiavitù
e sarà schiavo di schiavi.

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