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ODIO, AVIDITA’ E AGGRESSIVITA’

Joan Riviere fu allieva di Melanie Klein e in Odio, avidità e aggressività affronta alcuni aspetti della
vita emotiva degli uomini, in particolare parla dell’ISTINTO DI AUTO-CONSERVAZIONE e
dell’ISTINTO SESSUALE. Obiettivo comune di tutti gli uomini è, infatti, quello di assicurarsi i
mezzi di sussistenza e al tempo stesso trarne piacere: ciò provoca delle forti emozioni, che possono
essere fonte di felicità o infelicità. Nell’uomo dominano due sentimenti contrastanti: l’ODIO e
l’AMORE. All’odio, che è una forza distruttrice tendente alla morte, è strettamente legata
l’AGGRESSIVITA’, la quale di per sé non è distruttiva né negli scopi, né nel suo funzionamento.
L’amore, invece, che è una forza armonizzante, legata al desiderio, tendente al piacere e alla vita,
può agire in maniera aggressiva e distruttrice. Ogni individuo organizza e sfoga le proprie forze
distruttrici così da poter vivere piacevolmente. Il risultato di tale organizzazione è dato
dall’influenza dell’ambiente e dalla forza dell’amore e dell’odio.

AGGRESSIVITA’ Gli impulsi aggressivi sono un elemento primario nella psicologia umana. Gli
istinti aggressivi, crudeli o egoistici sono legati al piacere (ad esempio si vede la soddisfazione negli
occhi di una persona che ha dato una risposa tagliente), e anche alla lotta per l’esistenza (infatti chi
non ha un certo livello di aggressività non riesce a opporsi e superare gli ostacoli della vita): si può
quindi ammettere che per soddisfare l’istinto di conservazione e di amore è necessaria una certa
dose di aggressività. L’aggressività in sé non è negativa, ma lo diventa solo quando non si riesce a
gestirla. L’aggressività: è destinata ad affermare la propria opinione; permette di superare un
ostacolo; permette di avere una relazione amorosa. Nonostante sia evidente l’importanza di una
componente aggressiva nella psicologia umana, si è soliti minimizzare inconsciamente la sua
presenza e importanza. La Riviere parla poi delle EMOZIONI DI OSTILITA’, le quali si
sviluppano in persone insoddisfatte delle proprie condizioni. Qualsiasi cosa queste persone non
riescono ad ottenere provano un senso di perdita, che porta a sviluppare una certa dose di
aggressività. Tale aggressività è provocata non solo per aver subìto un attacco sterno (cioè non aver
potuto ottenere ciò che si desiderava), ma anche per aver subìto un attacco interno, rappresentato
dal DESIDERIO INSODDISFATTO. Le persone cercano di essere il più possibile
INDIPENDENTI dall’ambiente che li circonda, perché la dipendenza è sentita come pericolosa, in
quanto può portare alla privazione. Le RELAZIONI AMOROSE rappresentano l’unico caso in cui
si prova un certo grado di eccitazione per il fatto di dipendere dall’altro. Nessun individuo è
completamente indipendente: questo comporta un vantaggio nella sicurezza collettiva, ma anche fa
emergere delle emozioni aggressive causate proprio da questa condizione di dipendenza. La
psicoanalisi fa risalire l’ansia della dipendenza alla paura sperimentata da tutti nella prima infanzia.
Il neonato dipende completamente dal seno materno, anche se non riconosce subìto tale dipendenza,
perché inizialmente si riconosce solo la propria esistenza e il seno materno è considerato come parte
di se stesso. Il bambino crede che il seno sia sempre a sua disposizione, lo vuole e lo desidera per il
piacere che prova nel succhiare il latte e soddisfare la propria fame. Nel momento in cui il bambino
si rende conto che, in realtà, dipende dal seno, perché non è parte di sé e non è sempre a sua
disposizione,

sviluppa emozioni aggressive, piange e urla. La rabbia aggressiva porta al dolore fisico, che a sua
volta provoca sentimenti di privazione e apprensione. Il bambino non distingue il Sé dall’altro, le
sue sensazioni sono il suo mondo, e così quando ha freddo o fame ed è solo non c’è piacere nel
mondo (le cose che hanno valore nella vita sono scomparse). Queste sensazioni di dolore e
privazione hanno delle conseguenze psicologiche durature nella vita, sono le prime esperienze di
qualcosa che somiglia alla morte. Il bambino diventa consapevole di amare (sotto forma di
desiderio) e di essere dipendente, per questo si sente minacciato dall’interno e dall’esterno: il
mondo è sfuggito al suo controllo. Il bambino cerca di ritornare allo stato precedente, cerca cioè di
sentirsi nuovamente sicuro e protetto. Da questo momento in poi scopo principale del bambino sarà
quello di proteggere il proprio istinto di conservazione e il proprio piacere, cercando di non
risvegliare le forze distruttive. Questa dolorosa esperienza resterà per sempre nell’inconscio. Nella
vita adulta le manifestazioni di odio e aggressività sono il risultato delle modificazioni e
compromessi inconsci di forme ancora più semplici e crude di questi sentimenti. Le persone
raggiungono la sicurezza grazie all’uso degli impulsi d’amore. Riviere identifica nel
comportamento delle strategie su come gestire in modo efficace le forze disintegrative dell’uomo.
(Il soggetto in posizione depressiva finisce col destinare verso l’Io le pulsioni aggressive, e ciò ha
ovviamente degli effetti negativi) In conclusione l’aggressività è un’espressione fisiologica, che può
diventare negativa se non gestita bene. Riviere identifica delle modalità di gestione
dell’aggressività:

PROIEZIONE La proiezione è il primario meccanismo che il bambino e l’adulto usa per


rassicurarsi dai sentimenti di dolore. La PROIEZIONE consiste nel proiettare sull’altro delle quote
aggressive, così da non ammettere che siano le proprie. Se per qualche motivo si riconoscono in se
stessi tali forze aggressive, si è portati ad affermare che vi sono giunte per qualche causa esterna e
che devono ritornare nel luogo a cui appartengono. La proiezione è un meccanismo usato nella vita
di tutti i giorni, ad esempio si tende ad attribuire ogni malvagità alle altre nazioni e mai alla propria,
si tende a considerare i partiti politici diversi dal proprio come egoisti e distruttivi ecc… la morte
stessa è attribuita alla volontà di Dio. Un primo modo per proteggere l’Io dai pericoli che lo
minacciano è rappresentato dalla proiezione. Il soggetto localizza mentalmente il pericolo fuori sé,
in seguito scarica gli impulsi aggressivi interni verso questo oggetto esterno. Così facendo
l’aggressività originale è espulsa (perché pericolosa) e situata in qualcosa che si ritiene cattivo;
l’oggetto che è stato investito dalle quote aggressive ora sarà un facile bersaglio sul quale scaricare
la successiva aggressività. Questo metodo non solo permette di proteggere l’Io dai pericoli esterni,
ma anche di non destinare le quote aggressive verso le persone che si amano ma con le quali in quel
momento si è arrabbiati.

DISTRIBUZIONE L’odio si distribuisce molto più liberamente dell’amore e si reprime di più alla
sua fonte, in modo da emergere con quantità e intensità minore. Negli adulti psicologicamente
stabili parte delle quote aggressive è destinata verso se stessi, così da contrastare e controllare le
emozioni di amore, vendetta,

armonia e distruzione. Questo metodo può avere delle gravi conseguenze, perché è molto più
semplice trovare degli oggetti aggressivi che pulsionali. Il bambino, che soffre per le sue forze
distruttive interne, vede il mondo esterno, rappresentato da sua madre, nello stesso stato di rabbia e
sofferenza in cui si trova. Così il bambino attribuisce alla madre le cose cattive che ha in sé, finendo
con l’attribuire delle qualità cattive alla madre. Le sensazioni buone e cattive influenzano molto il
bambino nella costruzione della sua idea del mondo. Può capitare che il suo stato interno distorce
completamente la realtà, finendo col ritenere cattivo ciò che è buono, e buono ciò che è cattivo.

RIFIUTO Il rifiutare un oggetto può ripagare dalla sua assenza. Tutti hanno dovuto rinunciare al
capezzolo della madre, così per soffrire di meno ci si convince che in realtà il capezzolo non è
importante e si cerca altrove qualcosa di simile. Il sostituto del capezzolo materno si trova da adulti,
e in particolare: le donne trovano nell’altro sesso qualcosa di migliore al capezzolo materno, perché
non solo dà e riceve piacere, ma anche perché può portare vita e felicità; i bambini trovano il
sostituto del capezzolo nei propri genitali, ma da adulti continuano a cercare nell’altro sesso la parte
restante della madre, cioè il volto amoroso, gli abbracci ecc… La separazione dal capezzolo
materno è essenziale perché altrimenti non si potrebbe crescere mentalmente.

SVALUTAZIONE E DISPREZZO Spesso per sopportare la delusione di non aver ottenuto


qualcosa che si desidera si tende a svalutare l’oggetto in questione, così da fargli perdere valore. Se
invece si vuole preservare la bontà dell’oggetto si tende a svalutare se stessi. Nel primo caso l’odio
e l’aggressività sono rivolti all’esterno, viene usato un metodo più immediatamente gradevole ma
meno vantaggioso a lungo andare, perché si finisce col nascondere l’amore e mostrare sempre più
odio. Nel secondo caso l’amore è rivolto verso l’esterno, i sentimenti vendicativi e la delusione
sono impiegati internamente per frenare e limitare i desideri. Questo però può essere nocivo, perché
l’eccessiva svalutazione dell’Io può portare al suicidio.

INVIDIA Il bambino capisce la differenza tra stati piacevoli di benessere e stati dolorosi: questo è il
primo paragone dal quale hanno inizio tutti gli altri paragoni che fa ogni individuo. Quando il
bambino non si trova più nello stato di benessere iniziale tende a ristabilire quella condizione. Dato
che il bambino trova piacere attraverso la sua bocca e il latte, il processo di introdurre e tenere
diventa molto importante anche nella vita adulta per non provare dolore e sentimenti aggressivi.
L’INVIDIA porta ad accumulare tutte le cose buone disponibili. L’accumulazione dei beni non
riguarda quanto già si possiede di buono, ma riguarda la qualità dell’oggetto: ha importanza ciò che
non si possiede, e non ciò che si possiede. L’impulso a introdurre qualcosa di buono per aumentare
il proprio benessere è definito INTROIEZIONE (è quindi il processo opposto della proiezione). Gli
invidiosi sprecano così tanto tempo ed energie a sentirsi privi di qualcosa e frustrati, da non avere
abbastanza energie per godere di quello che si ha: provano un piacere indiretto nel sentirsi spogliati
dagli altri. Provano un piacere aggressivo nel disprezzare e screditare gli altri che possiedono di più.

AVIDITA’ L’AVIDITA’ nasce dal desiderio di vivere, di stare bene, di decidere cos’è meglio per
sé. Rappresenta un aspetto del desiderio di vivere, che è presente nell’uomo sin dalla nascita e che è
fuso con l’impulso a rivolgere l’aggressività fuori sé, pertanto è inconscio e lo rimane fino alla
morte. Il desiderio o l’avidità di cose buone può rivolgersi a qualsiasi tipo di oggetto e bene.
L’ottenere una cosa buona porta al piacere perché è una dimostrazione che essere una persona
buona, degna d’amore e stima. La perdita di una cosa buona ha come conseguenza il sentirsi
indegno. Chi basa la sua sicurezza sull’avidità, nel momento in cui vede che qualcun altro ha più di
lui si sente ridotto in povertà.

ODIO PARANOIDE L’ODIO PARANOIDE è quel pensiero calmante in base al quale il bene che
hanno gli altri è stato sottratto a sé. Si confronta ciò che si possiede con ciò che gli altri possiedono:
da questo paragone ci si trova sempre carenti. È un strategia negativa, anche se porta un effetto
benefico iniziale, perché si tende a scaricare sugli altri la responsabilità dei propri sentimenti di
povertà e indegnità. La differenza con l’invidia è che l’odio paranoide porta a far giudicare ciò che
gli altri possiedono come sottratto a sé: c’è un punto di vista egocentrico. Questo sentimento
scaturisce una gelosia che poggia sull’umiliazione, perché quella mancanza è segno di inferiorità.
Riviere distingue la gelosia dall’invidia. La GELOSIA porta a sentirsi sempre derubato dalla
persona amata. L’INVIDIA fa esprimere sempre sofferenza e scontentezza, fa pensare sempre a ciò
che non si possiede.

INVIDIA DELL’ALTRO SESSO Sia gli uomini che le donne invidiano gli individui del sesso
opposto. Le donne invidiano gli uomini per la loro forza fisica, per la capacità di dirigere l’urina, di
introdurre il pene dentro le donne e procurare loro dei figli, per il loro cervello, astuzia e capacità
d’iniziativa (si deve tenere presente il periodo storico in cui visse Riviere). Gli uomini invidiano le
donne per il seno, per il latte, per la loro capacità d formare bambini senza l’aiuto degli uomini e per
la loro sopportazione al dolore. Sia i bambini che le bambine provano invidia dell’altro sesso,
perché sentono che i loro corpi sono in grado di produrre solo urina e feci. Il desiderio di possedere
i vantaggi dell’altro sesso insieme ai vantaggi del proprio sesso è molto utile per la formazione del
carattere. Nessun individuo è completamente sviluppato se prima non trova uno sfogo (in qualche
forma sublimata e produttiva) del suo lato omosessuale e bisessuale. L’invidia dell’altro sesso
diventa patologica quando il desiderio di cose buone non può essere soddisfatto, perché
completamente associato ai vantaggi dell’altro sesso.

RIVALITA’ La RIVALITA’ è un tratto caratteriale molto comune e consiste nel destinare quote
aggressive verso qualsiasi rivale. Chi usa questa strategia ha in realtà un atteggiamento disfattista,
compete con gli altri danneggiandoli per riuscire a vincere, e tende a confrontarsi con individui
meno brillanti in un determinato campo (artistico, letterario, sportivo ecc…), così da poter risaltare
per le proprie qualità (ci si circonda di persone inferiori a sé, ma dalle quali si dipende per il proprio
benessere). Si è molto critici e intolleranti.

AMORE DEL POTERE L’AMORE DEL POTERE implica l’impiego di molte quote aggressive,
deriva dal tentativo di controllare i pericoli interni in maniera più diretta rispetto a quanto non è
possibile fare con la proiezione e la fuga. Ciò che si teme, anche in questo caso, è la mancanza di
difesa di fronte agli impulsi aggressivi. Pe ovviare a tale paura è ottenere un potere onnipotente,
così da poter controllare tutti i desideri e le situazioni dolorose. Il bisogno di potenza è dato
dall’incapacità a tollerare i sacrifici per gli altri e la dipendenza dagli altri. L’onnipotenza non è
necessariamente negativa, perché si può usare il potere non solo per raggiungere il proprio piacere,
ma anche per migliorare gli altri.

GELOSIA La gelosia è una strategia molto comune che è legata alle relazioni primarie, cioè alle
relazioni affettive infantili. Caratteristica della gelosia è il senso di umiliazione che si prova per aver
danneggiato la fiducia in se stessi e il senso di sicurezza. Il più delle volte una persona gelosa non è
cosciente di questo senso di umiliazione, infatti, quanto più il geloso è furioso e aggressivo, tanto
meno si sente umiliato e viceversa. Sentendosi umiliato, il geloso (sia in maniera conscia che
inconscia) crede di essere una persona da non amare. Questo pensiero insopportabile scaturisce
comportamenti aggressivi e nervosi, perché è tornata la percezione di dipendenza dall’altro. Questa
rabbia è scaricata contro il rivale, così da non avere sensi di colpa. Ogni individuo ha bisogno degli
altri ed è per questo che nutre interesse verso il mondo esterno e verso l’altro. Si ha bisogno delle
altre persone per due motivi: trarre soddisfazione da loro sia per i bisogni di autoconservazione che
per quelli di piacere; odiare gli altri così da poter scaricare fuori se stessi la cattiveria e tutti i suoi
pericoli. È per questi due motivi che spesso, in una coppia, nasce la gelosia anche se infondata.
L’uomo che ha perso, o pensa di perdere, la donna che ama, deve affrontare non solo la perdita in sé
dell’amore, ma anche la perdita del possesso dell’amore, visto come dimostrazione del proprio
valore e della propria sicurezza. Un partner sessuale è visto come una prova di quella
preponderanza del bene sul male in noi stessi.

COSCIENZA, MORALITA’ E AMORE Gran parte dell’aggressività è raccolta nel Super-Io, il


quale comprende i principi e i modelli che dettano il comportamento umano. La COSCIENZA è
quella parte del Super-Io di cui si è consapevoli. La coscienza rappresenta uno sorta di
autocontrollo, che mira a mantenere l’equilibrio tra amore e odio, egoismo e altruismo. Gran parte
del Super-Io è inconscio perché può causare molto dolore e andare contro molte gratificazioni.
L’uomo ha creato una istituzione volta a controllare l’odio e l’egoismo: la RELIGIONE. Con il
Cristianesimo si è cercato di separare l’aggressività e l’avidità dall’amore, mettendo in primo piano
l’amore per gli altri. Allo stesso tempo, però, venivano negati molti problemi che fanno parte della
vita dell’anima: gli impulsi sessuali e aggressivi venivano condannati o direttamente neganti.
L’aggressività e la sessualità fanno parte della natura umana: devono essere espressi, perché
altrimenti si trasformano in odio e distruttività. Dato che il Cristianesimo non riconosce
l’importanza del mondo materiale e ha limitato la bontà a un atteggiamento altruistico interno,
l’accumulo di aggressività, che ne è derivata, ha trovato sfogo contro quelle persone che
praticavano un'altra religione. È impossibile non riconosce
l’importanza dell’aggressività e della sessualità nella vita di ogni uomo, perché necessari per il
funzionamento sia fisico che mentale del corpo. Durante il Rinascimento ci si è nuovamente rivolti
al mondo esterno: la verità e la bontà venivano cercati nelle cose materiali. Così facendo
l’aggressività poté essere rivolta alla scienza e alla natura. È importante precisare che la bontà
esterno (cioè la prosperità e i vantaggi materiali) non può sostituire la bontà interiore. Se si dà
eccessiva importanza alla prosperità materiale, il bisogno d’amore viene negato e muore per
mancanza di nutrimento. Ciò non è un bene perché l’amore dà sicurezza contro l’angoscia per la
distruttività interna.

AMORE, COLPA E RIPARAZIONE Riviere spiega che le emozioni di odio e amore compaiono
per la prima volta nel primitivo rapporto del bambino con il seno materno. Melanie Klein sostiene
che è necessario conoscere la vita mentale del neonato per capire come nascono queste forti
emozioni di odio e amore. La madre, in quanto primo oggetto d’amore del bambino, è sia desiderata
sia odiata con grande intensità. Il bambino ama la madre quando soddisfa i suoi bisogni, quando
cioè gli offre il capezzolo permettendogli di succhiare il latte e procurandogli piacere sensuale.
Quando la madre non soddisfa i bisogni del bambino, quest’ultimo prova dei sentimenti di odio, è
dominato da impulsi aggressivi. Tali sentimenti negativi causano nel lattante malessere fisico, come
soffocamento, mancanza di respiro e altre sensazioni che sono sentite come distruttive per il proprio
corpo. L’unico modo per diminuire questo malessere fisico e mentale è la soddisfazione da parte
della madre dei suoi desideri: così il bambino riceve gratificazione e aumenta la sua sicurezza. Sia
nel bambino che nell’adulto, ogni volta che si riceve amore il sentimento di sicurezza è una
componente essenziale per la soddisfazione. I sentimenti infantili sono accompagnati da una
primitiva attività mentale: l’ELABORAZIONE FANTASTICA (o il pensiero per immagini).
L’elaborazione fantastica è una forma primitiva dell’immaginazione che: permette al bambino di
immaginare la soddisfazione che riceve dal seno materno quando quest’ultimo non è presente;
permette di avere delle fantasie piacevoli anche quando riceve una reale soddisfazione; fa sì che il
bambino attacchi l’oggetto delle sue fantasie, quando la madre non soddisfa i suoi bisogni, così da
scaricare le sue quote aggressive. In queste fantasie il bambino crede veramente di aver distrutto
l’oggetto e quindi di aver realizzato i suoi desideri. Ciò provoca dei sentimenti contrastanti, in
quanto il bambino si sente appagato perché ha distrutto l’oggetto che gli procurava dolore, ma è
anche vero che l’oggetto che ha distrutto è lo stesso che egli ama più di qualsiasi altra cosa. Il
bambino sviluppa delle FANTASIE ONNIPOTENTI DI TIPO RIPARATIVO, costruisce

cioè delle fantasie in cui ripara l’oggetto distrutto, anche se queste fantasie non eliminano del tutto
la paura di aver realmente distrutto l’oggetto. Chiunque si sente colpevole se scopre di avere degli
impulsi d’odio verso una persona amata. Si è soliti nascondere questi impulsi perché provocano dei
sensi di colpa, i quali sono causati dalla paura inconscia di essere incapaci di amare
sufficientemente e di non saper gestire i propri impulsi aggressivi. I sensi di colpa derivano dalla
paura di costituire un pericolo per le persone amate.

AMORE E CONFLITTI IN RAPPORTO AI GENITORI Sia i bambini che le bambine provano dei
sentimenti di amore e di odio verso il seno materno. Col passare del tempo il desiderio del
capezzolo diminuisce (NON scompare ma rimane attivo nell’inconscio e in parte nel conscio) e
l’interesse si sposta verso i genitali. La bambina sviluppa interesse verso i genitali del padre,
desidera suo padre, ha delle fantasie inconsce su di lui, è gelosa della madre e dei bambini (in caso
di fratelli o sorelle) che la madre ha con il padre, vorrebbe avere dal padre dei bambini tutti suoi,
aumenta l’aggressività verso la madre. Nonostante ciò la bambina ha ancora delle fantasie sessuali
verso la madre, a causa delle quali vorrebbe sostituirsi al padre (vuole cioè prendere il posto del
padre così da restare sola con la madre). La bambina quindi prova dei sentimenti contrastanti di
amore e odio per entrambi i genitori, sentimenti che si riflettono anche nel rapporto con i fratelli e le
sorelle. Le fantasie verso la madre e le sorelle sono alla base di sentimenti omosessuali, i quali si
esprimono indirettamente nell’amicizia e nell’affetto tra donne. Se la bambina ha uno sviluppo
normale tali sentimenti vengono deviati e sublimati, predomina così l’attrazione per l’altro sesso. Il
bambino analogalmente sposta il suo interesse dal seno materno ai genitali della madre, vede il
padre come un rivale e sviluppa verso lui dei sentimenti di gelosia e odio. Il bambino ha anche dei
desideri sessuali verso il padre, e questa è invece la radice dell’omosessualità maschile. L’oggetto
principale dei desideri sessuali (il padre per la bambina e la madre per il bambino) provocano anche
dei sentimenti di odio e vendetta perché questi desideri sono delusi. Ciò porta a immaginare di
distruggere l’oggetto d’amore e poi a volerlo riparare a causa dei sensi di colpa. Il risultato è un
insieme di sentimenti contrastanti che hanno un effetto importante sull’atteggiamento sociale.

I conflitti di amore e di odio presenti nel bambino fanno nascere la paura di perdere chi si ama
(l’oggetto d’amore). Questa paura rappresenta un passo importante per lo sviluppo del bambino,
perché ora i sentimenti di colpa e di angoscia diventano parte integrante dell’amore, influenzandolo
sia qualitativamente che quantitativamente. Il bambino, dopo che ha sperimentato la paura di
perdere l’oggetto d’amore, mostra un reale interesse verso la persona amata: non ha solo impulsi
distruttivi, ma sente il bisogno di rendere felice la persona amata, ha un forte senso di responsabilità
e interesse. Se si è in grado di rispettare i sentimenti altrui vuol dire che si è in grado di mettersi nei
panni dell’altro, di IDENTIFICARSI: la capacità di immedesimazione è alla base di qualsiasi
rapporto umano, in particolare di una relazione d’amore. L’identificazione permette di anteporre i
propri interessi e desideri per soddisfare quelli della persona amata. Il soggetto, nonostante abbia
sacrificato i propri desideri, prova lo stesso soddisfazione per aver soddisfatto i piaceri

dell’altro. Così facendo il soggetto si comporta come un genitore buono, ricrea e gode nella fantasia
l’amore e la bontà desiderata dai genitori, inoltre può riparare i danni che ha fatto, per i quali
inconsciamente si sente ancora in colpa. I processi riparatori permettono di assumere il ruolo del
genitore se si ripara, e il ruolo del bambino buono se ci si sente in colpa. Si mette quindi in atto
un’ATTIVITA’ RIPARATRICE, la quale è un elemento fondamentale per tutte le relazioni umane.

UNA FELICE RELAZIONE AMOROSA In un matrimonio felice il rapporto d’amore è stabile e


soddisfacente. Una relazione umana può dirsi felice se ha 3 caratteristiche: PROFONDO
ATTACCAMENTO; MUTUO SACRIFICIO (siccome l’altro è altro, ha dei desideri diversi
rispetto a quelli del soggetto, ma in una relazione d’amore felice si è in grado di fare sacrifici senza
sentirli tali); PARTECIPAZIONE (ciò che accade nella vita dell’altro mi riguarda). In una relazione
d’amore felice la donna ha un atteggiamento materno verso il proprio partner, il quale riesce così a
soddisfare i suoi primitivi desideri di essere gratificato dalla madre. I sentimenti dell’uomo nei
confronti della madre non sono mai stati soddisfatti, ma ora l’uomo possiede questa madre tutta per
lui, con un senso di colpa relativamente scarso. A sua volta la donna ha mantenuto un atteggiamento
infantile verso suo padre, che ora vede nel partner e per questo ha fiducia in lui e lo ammira: il
marito è una figura utile e protettiva, come lo era il padre. Se la donna riesce a provare dei forti
sentimenti sia per il marito che per i figli, vuol dire che nell’infanzia è riuscita a gestire i suoi
impulsi aggressivi e d’odio verso i genitori e i fratelli. La bambina desidera un figlio dal padre, ma
visto che non può soddisfare i suoi desideri sessuali inizia ad avere delle fantasie aggressive sul
pene del padre. A causa della sua gelosia verso la madre, la bambina immagina che il pene abbia
qualità distruttive, desidera che sia una cosa pericolosa e cattiva così da non poter gratificare
nemmeno la madre. A queste fantasie segue il desiderio di riparare il genitale paterno, che aveva
reso cattivo. Tali fantasie infantili inconsce influenzano molto i sentimenti che la donna prova nella
vita adulta. Se il marito la ama e la gratifica sessualmente le sue fantasie inconsce perderanno
importanza, anche se rimangono sempre attive stimolando così delle fantasie riparative. Lo stesso
processo avviene nell’uomo. Il bambino desidera avere la madre tutta per sé, ma dato che non riesce
a soddisfare il suo desiderio, origina delle fantasie in cui il suo pene diventa uno strumento
pericoloso per la madre. Ciò provoca dei sensi di colpa, i quali stimolano le fantasie riparatrici.
Nella vita adulta il pene è sentito come un organo buono che cura, che fornisce piacere alla donna e
per il quale avrà dei figli. L’attività sessuale è un ottimo mezzo di riparazione sia per le fantasie
infantili, sia per eventuali problemi interni alla coppia. La GRATIFICAZIONE e l’AFFETTIVITA’
sessuale fa da sostegno contro le paure, i sentimenti di colpa, agisce contro i desideri sadici,
rassicura rispetto alla bontà dei propri genitali e quelli del partner. Quanto maggiore sarà la
gratificazione sessuale, tanto più ci sarà un aumento del godimento sessuale. Sia per l’uomo che per
la donna una felice relazione amorosa porta gratificazione sessuale e anche un ri-creazione delle
prime vite familiari.

L’età adulta rappresenta la possibilità di soddisfare i desideri infantili, e quindi non solo di ricevere
e dare gratificazione sessuale, ma anche di aver figli. La bambina desidera un figlio dal padre e
questo desiderio viene realizzato nella vita adulta quando si hanno dei figli con il marito. I figli sono
per i genitori una fonte di sicurezza rispetto la loro bontà, capacità di procreare e permettono di
diminuire la frustrazione della mancanza del bambino durante l’infanzia. L’assoluta dipendenza del
bambino fa sì che le tendenze amorevoli e costruttive della madre hanno ora uno scopo. Alcune
madri sfruttano questa situazione per gratificare finalmente i propri desideri (cioè possedere
qualcuno che dipende da loro), in questo caso la madre desidera che il bambino si avvinghi a lei; in
altre madri la debolezza del bambino fa emergere i desideri di riparazione, in questo caso il
primario interesse della madre sarà il bene del bambino e la propria gratificazione sarà legata al suo
benessere. Quindi si può dire che l’arrivo dei figli indirizza le pulsioni dei genitori. Le pulsioni
libidiche sono indirizzate verso i figli, i quali per il complesso di Edipo destinano quote libidiche al
genitore. La relazione e l’atteggiamento della madre verso il figlio cambia con la sua crescita. Esso
dipende dall’atteggiamento che la madre aveva da piccola verso i fratelli, cugini ecc… e anche dal
temperamento che sviluppa il figlio e che può più o meno ricordare queste relazioni passate. Nella
madre riemergono sentimenti di gelosia, rivalità e fantasie aggressive. Se il senso di colpa derivante
da queste fantasie aggressive non è troppo forte, allora la madre ha un impulso di riparare e il suo
sentimento materno può entrare in gioco più completamente. In questo caso la madre riuscirà a
diminuire i suoi sensi di colpa, perché si comporta come a sua volta sua madre aveva fatto con lei, o
come avrebbe voluto che facesse. Se, invece, il senso di colpa è eccessivo, la madre ha un
atteggiamento di auto-sacrificio, ricopre il bambino di amore senza aspettarsi nulla in cambio.
Questo, però, non è un bene per il bambino, perché quest’ultimo non capirà mai la pericolosità di
aver danneggiato l’oggetto e non sentirà la necessità di dover riparare (quindi gli eccessivi sacrifici
dei genitori per i bambini hanno effetti negativi). Da adolescenti si tende ad allontanarsi dai
genitori, e questo per la madre può essere molto doloroso. Se la madre dei forti sentimenti materni
può conservare intatto il suo amore, essere comprensiva e dare aiuto quand’è necessario, può
conservare il suo amore e tenerlo pronto in caso di necessità. Per quanto riguarda il padre, egli tende
ad essere d’aiuto al bambino attraverso il sostegno che dà alla moglie. Il padre non gratifica
direttamente il bambino, ma la figura del padre è mediata da quella materna.

Non è semplice avere una felice relazione d’amore, ma possono subentrare varie difficoltà, come: il
carattere del bambino può non essere quello desiderato dai genitori; un genitore può inconsciamente
desiderare che il proprio figlio sia come un fratello o sorella del passato; in uno o entrambi i genitori
può riemergere un’eccessiva gelosia che hanno provato in passato verso i fratelli o sorelle; i genitori
possono cercare delle rassicurazioni nel figlio; i genitori possono avere paura di amare il figlio,
perché inconsciamente si sentono in colpa per aver preso il posto dei propri genitori, per aver
sottratto un figlio a loro madre o padre (desiderio che si ha durante il complesso di Edipo). A sua
volta il bambino può avere paura ad amare la madre, in quanto teme che possa morire a causa dei
danni che le sono stati inflitti nella fantasia, ciò rende insopportabile dipendere da questa persona.

Il bambino teme la morte della madre perché in origine lei lo ha mantenuto in vita, è per questo
fonte di ogni bontà e una parte inseparabile di sé: la sua morte implicherebbe dunque la propria
morte. Nel caso in cui tali sentimenti sono eccessivamente forti, l’attaccamento alla persona amata
può diventare un peso schiacciante. Molte persone per superare questa difficoltà diminuiscono la
loro capacità d’amare, evitano le forti emozioni; altri spostano il loro amore dalle persone alle cose
o agli interessi. Quest’ultimo caso fa parte della crescita normale, ma alcune persone usano lo
spostamento ad oggetti diversi da quelli umani per fuggire dai conflitti, così facendo non li
affrontano e non li risolvono mai. Altre persone si comportano in maniera totalmente differente,
infatti la paura inconscia che la persona amata possa morire conduce a una dipendenza eccessiva.
Una conseguenza di questo atteggiamento è quella di evitare qualsiasi tipo di responsabilità: la
persona amata è ritenuta responsabile delle proprie opinioni, azioni, e qualche volta anche dei
pensieri. Le persone che dipendono eccessivamente dall’amore hanno bisogno di continue
dimostrazioni di affetto. Un altro elemento che crea delle difficoltà nelle relazioni familiari è
l’INFEDELTA’, cioè il ripetuto distogliersi da una persona amata, che in parte deriva dalla paura
della dipendenza. Tipico esempio di persona infedele è il Don Giovanni, il quale in realtà è
ossessionato dalla paura della morte delle persone amate. Egli per difendersi da questa paura prova
continuamente a se stesso che il suo unico oggetto d’amore non è indispensabile, ma si può sempre
trovare una nuova persona verso la quale provare dei sentimenti appassionati ma superficiali. Don
Giovanni si sposta da una donna all’altra perché non vuole attaccarsi a nessuna persona e quindi
dipendere da essa, come invece dipendeva da sua madre. Nella sua fantasia ogni volta che gratifica
sessualmente una donna, in realtà sta gratificando sua madre; infatti la sessualità è sentita per certi
versi pericolosa e per altri curativa. Questo porta ad un altro tipo di difficoltà nelle relazioni
amorose. Un uomo può amare una sola donna (in genere la moglie) senza trarre da lei godimento
sessuale, ma avere soltanto dei sentimenti affettuosi e protettivi. La donna amata occupa il posto
della madre e per questo deve essere salvata dalla sessualità del soggetto, che nella sua fantasia è
sentita come pericolosa.

SCELTA DEL PARTNER La psicoanalisi ha dimostrato che ci sono delle motivazioni inconsce
sulla scelta del partner. Il partener può avere: caratteristiche opposte rispetto a quelle del genitore
del sesso opposto; caratteristiche simili a quelle del genitore del sesso opposto; caratteristiche simili
a una figura importante del passato (zia, sorella, fratello ecc…) diversa dal genitore del sesso
opposto. Le relazioni d’amore nella vita adulta si basano sui sentimenti infantili che si sono provati
nei confronti del genitore del sesso opposto, o dei fratelli o delle sorelle. Ciò però non vuol dire che
le relazioni della vita adulta sono delle ripetizioni di antiche situazioni familiari. Oltre ai ricordi,
sentimenti e fantasie inconsce, le nuove relazioni contengono sempre elementi freschi che derivano
dalla situazione nuova, cioè dalle circostanze, dalla personalità del partner, dai suoi interessi ecc…

CONSEGUIMENTO DELL’INDIPENDENZA

Il PRIMO ATTACCAMENTO di ogni bambino è quello al seno materno e al suo latte, esso
rappresenta il fondamento di tutti i rapporti d’amore nella vita. Il seno non rappresenta soltanto una
fonte di cibo, ma acquista per il bambino un valore emotivo, rappresenta amore, piacere e sicurezza.
Per la madre non è semplice svezzare il bambino e anche quando si abitua a mangiare altri cibi può
in realtà non aver smesso di desiderare il latte materno, e non aver superato il rancore per esserne
stato privato. Il bambino si distacca dalla madre non solo perché è circondato da oggetti che
catturano la sua attenzione e che vuole conoscere, ma anche perché, visto il forte attaccamento alla
madre, teme la sua morte e quindi teme di dipendere da lei. Nell’inconscio esiste una tendenza ad
abbandonarla che si contrappone al desiderio di tenerla per sempre. La crescita emotiva e
intellettuale dell’individuo gli permettono di trovare altri oggetti di interesse e quindi di trasferire il
suo amore. Il processo di spostare l’amore è fondamentale non solo per lo sviluppo della personalità
dell’individuo, ma anche per lo sviluppo della cultura e civiltà. In uno sviluppo completo è
importante che la rimozione dei sentimenti sessuali nei confronti della prima persona amata (la
madre) non sia troppo forte, e che lo spostamento dell’amore non sia troppo completo. Se i desideri
sessuali del bambino verso i genitori non sono rimossi troppo profondamente, nella vita adulta tali
desideri sessuali possono essere rivissuti e costituire la base di una relazione d’amore felice.

La VITA SCOLASTICA permette di sviluppare le relazioni con gli altri. Ogni bambino trova uno o
due bambini con i quali lega di più perché rispondono meglio (sia rispetto agli altri bambini che
rispetto ai fratelli o sorelle) al suo temperamento. Queste amicizie gli permettono di migliorare e far
progredire le sue prime relazioni con i fratelli e sorelle. Le nuove amicizie dimostrano al bambino
che è amabile, che è capace di amare e che amore e bontà esistono. Ciò fa aumentare nel bambino la
fiducia in se stessi e negli altri, e diminuire il suo senso di colpa, perché ora è in grado di riparare i
danni fatti ad altri nella realtà o nell’immaginazione. La vita scolastica permette, inoltre, di separare
ulteriormente l’amore dall’odio (a scuola si può odiare alcuni bambini e amarne altri). Durante
l’ADOLESCENZA si perfeziona la separazione tra amore e odio. Il ragazzo si allontana sempre più
dai genitori perché aumentano i desideri sessuali (che però rimangono inconsci) e i conflitti
connessi con i genitori. I ragazzi tendono ad essere molto aggressivi con i genitori, insegnanti che si
mostrano deboli, compagni antipatici ecc… Nel momento in cui l’odio diventa troppo forte aumenta
la necessità di conservare la bontà e l’amore all’interno e all’esterno; per tale motivo il ragazzo è
spinto a relazionarsi con delle persone che può rispettare e idealizzare. Le relazioni con queste
persone suscitano in lui dei sentimenti di amore, ammirazione e fiducia, dai quali deriva una
sicurezza interna (anche perché nell’inconscio questi sentimenti confermano l’esistenza di una
relazione buona con i genitori). Il ragazzo non idealizza solo persone che conosce e con cui è a
stretto contatto (come ad esempio un insegnante), ma anche persone che non conosce (come uomini
e donne famosi, atleti ecc…) o che non esistono (come figure immaginarie tratte dalla letteratura).
L’ammirazione e l’idealizzazione di certe persone serve a conservare la bontà e l’amore, ma è anche
necessario scaricare le quote aggressive. L’adolescente riversa il proprio odio a persone
immaginarie (come personaggi cattivi dei film o della letteratura) o a persone

reali che però sono estranee al soggetto (come leader politici); infatti è più sicuro odiare persone
irreali o distanti, che odiare quelle vicine. La divisione tra amore e odio serve principalmente a
tenere al sicuro la persona amata, a mantenere integro l’amore e a sentirsi sicuri di poter amare.
Nell’adolescenza gli impulsi e i sentimenti, che caratterizzano questa fase della vita, fanno nascere
delle amicizie molto intense, soprattutto fra membri dello stesso sesso. Le amicizie verso le persone
con lo stesso sesso permettono di sublimare (aumentare) i desideri omosessuali, sono in parte una
fuga dal sesso opposto e permettono di dissociare affetto e sessualità. Questo accade perché i
desideri e le fantasie sessuali sono ancora rivolte al genitore del sesso opposto, o a fratelli e sorelle.
Tali desideri sono sentiti come carichi di tanti pericoli e quindi si è spinti ad intensificare queste
amicizie e ad aggrapparsi sempre più ad esse. Nella vita adulta le relazioni di amicizia permettono
di allontanarsi da un mondo pieno del sesso opposto, e di separare i sentimenti sessuali da quelli
affettuosi. M. Klein parla di amicizie fra due donne e sostiene che in un’amicizia sincera si dà e si
riceve protezione e aiuto a seconda della situazione. Da bambini si era ricevuto protezione, aiuto e
consigli dalla madre e da adulti, anche se si è auto-sufficienti, si desidera sempre riceverli quando si
è in difficoltà: in una relazione di amicizia si può dare e ricevere un po’ dell’amore e della cura
materni. Mescolare atteggiamento materno e atteggiamento filiale è una delle condizioni
indispensabili per una personalità femminile emotivamente ricca. Queste relazioni tra amiche sono
delle OASI DI PACE (ooh *.*). Nelle relazioni di amicizie e di amore che vanno bene se c’è
sufficiente identificazione c’è la perdita di gelosia e invidia, però è necessario che ognuno ha delle
fonti di gratificazione fuori la coppia, ed è necessario aver interiorizzato l’oggetto buono.
Possessività e rancore sono emozioni che disturbano l’amicizia e possono indebolirla, perché
portano a fare richieste eccessivamente forti. Quando ciò accade spesso significa che sono emersi
antichi desideri e situazioni insoddisfatti, conflitti infantili irrisolti. Tutto ciò vale anche per le
amicizie tra uomini.
ASPETTI PIU’ AMPI DELL’AMORE Il bambino ha paura della morte della madre perché ha
paura di perdere la persona amata dalla quale dipende. Questo è uno dei motivi per cui il bambino
estende il suo amore ad altre persone e agli oggetti. Si sviluppano interessi e attività in cui si mette
un po’ dell’amore che in origine apparteneva alle persone. Per mezzo di un processo graduale ogni
cosa sentita come distributrice di bontà e bellezza e che causa piacere e soddisfazione (in senso
fisico o più ampio) può prendere nell’inconscio il posto della madre. In questo senso la Klein spiega
l’interesse che nutrono gli esploratori, scienziati, astronomi ecc… cioè lei sostiene che l’uomo
svolge qualsiasi attività perché gli procura piacere e soddisfazione, trasferisce su tali attività le sue
pulsioni. Ad esempio nell’inconscio dell’esploratore una nuova terra può stare per una nuova
madre, qualcosa che rimpiazzerà la perdita della madre reale.

SENSO DI COLPA, AMORE E CREATIVITA’ I sentimenti di colpa e di paura fanno aumentare


nel bambino gli impulsi distruttivi. Nel momento in cui diminuiscono i sensi di colpa e quindi anche
i sentimenti distruttivi e la paura della morte della persona amata, aumentano gli impulsi creativi
che fino ad allora erano assopiti e l’interesse verso gli altri.

L’uomo senza lavoro cerca principalmente di soddisfare i suoi bisogni materiali. La sofferenza
dell’uomo diventa più acuta anche perché rivive le primissime situazioni emotive, in cui la madre
non soddisfaceva i suoi bisogni, non lo nutriva e quindi sentiva di stare perdere sia il suo amore che
la sua protezione. La mancanza di lavoro non permette all’uomo di esprimere le sue tendenze
costruttive, attraverso le quali può affrontare le proprie paure e sensi di colpa: l’uomo che non
lavora non può mettere in atto la riparazione.

IL RAPPORTO CON SE STESSI E CON GLI ALTRI Per concludere Melanie Klien si interroga
sul rapporto con se stessi, in particolare si chiede:” Ma noi stessi che cosa siamo?” Ogni individuo è
il risultato di ogni cosa buona e cattiva che ha incontrato durante il suo sviluppo; la personalità di
ciascuno deriva delle esperienze belle e brutte, da quello che ha ricevuto dal mondo esterno e
interno, dalle relazioni con le persone, attività, interessi e pensieri di tutti i tipi. La capacità di amore
e di felicità non è direttamente proporzionale alla quantità di amore ricevuto. L’autrice parla di
“rapporto con se stessi” perché ognuno ama e odia una parte di sé: ama quella parte che deriva dai
rapporti felici con le persone esterne, perché queste relazioni e le emozioni legate ad esse sono
diventate un possesso interno; odia quelle figure severe e dure che sono anche parte del mondo
interno, e che sono il risultato della propria aggressività verso i genitori. L’odio più forte di ogni
individuo è diretto contro l’odio stesso interno al soggetto. Si ha così tanta paura del proprio odio
che si è costretti a proiettarlo in altre persone. Oltre all’odio, però, si sposta nel mondo esterno
anche l’amore, perché inizialmente dal rapporto con i genitori si ottiene fiducia e amore, tali
sentimenti vengono interiorizzati così da poter attingere da quest’abbondanza di sentimenti per dare
amore al mondo esterno. Lo stesso circolo avviene per l’odio. Se si è in grado di eliminare in una
certa misura i sentimenti di rancore verso i genitori, e di perdonarli per le frustrazioni che hanno
fatto subire, allora si è in pace con se stessi e si può amare gli altri nel vero senso della parola.

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