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15 Oliver Sacks
15 Oliver Sacks
Oliver Sacks, La lingua dei segni, un codice di pari dignità rispetto al parlato
Oliver Sacks (1933-vivente), neurologo, è stato docente di neurologia a New York, dove ha
praticato anche il lavoro clinico. È autore di numerosi libri di fama internazionale, fra cui: Un
antropologo su Marte, L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Risvegli.
Vedere voci, uno dei saggi più penetranti sulla cultura dei sordi, presenta un’analisi
approfondita dell’educazione dei non udenti e del loro strumento comunicativo elettivo - la
Lingua dei segni - sotto diverse angolature: storica, linguistica, neurologica, sociologica e
pedagogica. Nelle pagine selezionate, Sacks spiega che questo codice di comunicazione è un
autentico linguaggio innovativo, con proprie regole lessicali, grammaticali, sintattiche e
semantiche, che ricorre ad un originale uso dello spazio.
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anni vi riesce senza sforzo, senza nemmeno rendersene conto. L’apprendimento del
linguaggio è un compito prodigioso, anche se inconscio; e nonostante le differenze di
modalità l’acquisizione della Lingua dei segni da parte dei bambini sordi presenta notevoli
somiglianze con l’acquisizione della lingua vocale da parte dei bambini udenti. In particolare
appare identica l’acquisizione della grammatica che avviene relativamente all’improvviso: è
una riorganizzazione, una discontinuità nel pensiero e nello sviluppo, allorché il bambino
passa dal gesto alla lingua, dall’indicazione o gesto prelinguistico a un sistema linguistico
completamente grammaticizzato; e avviene alla stessa età e nello stesso modo (all’incirca tra
il ventesimo e il ventiquattresimo mese) sia che il bambino parli, sia che usi i Segni. Che
cosa accade nella sua mente? Che specie di hardware c’è nella sua testa? Qual è dunque la
base neurologica?
Dopo aver dedicato gli anni ’70 all’esplorazione della struttura delle lingue dei segni
Ursula Bellugi e i suoi collaboratori sono passati a esaminare i substrati neurali, impiegando
anche il metodo classico della neurologia, cioè l’analisi degli effetti prodotti da lesioni del
cervello; nel nostro caso l’analisi degli effetti sulla lingua dei segni e sull’elaborazione
spaziale in generale, quali si possono osservare in segnanti sordi che abbiano subito un ictus
o altra lesione cerebrale.
Da più di un secolo (cioè dalle enunciazioni di Jackson attorno al 1870) si ritiene che
l’emisfero cerebrale sinistro sia specializzato nei compiti analitici, in special modo
nell’analisi lessicale e grammaticale che rende possibile la comprensione del linguaggio
parlato. Si ritiene che la funzione dell’emisfero destro sia complementare alla prima che esso
si occupi della totalità, anziché delle parti costitutive, delle percezioni sincrone anziché delle
analisi sequenziali e soprattutto del mondo visivo e spaziale. Le lingue dei segni
evidentemente superano frontiere così nette – perché esse hanno sì struttura lessicale e
grammaticale, ma d’altra parte questa struttura è sincrona e spaziale. A motivo di tali
particolarità, ancora un decennio addietro non si sapeva con certezza se la lingua dei segni
fosse rappresentata nel cervello unilateralmente, come la parola – e in questo caso in quale
emisfero – o bilateralmente. …
Questi erano alcuni dei problemi che la Bellugi e i suoi collaboratori dovettero
affrontare all’inizio della loro ricerca. Il risultato a cui pervennero, fondamentale per gli
sviluppi successivi, fu che l’emisfero sinistro del cervello è indispensabile per l’uso dei
segni, proprio come lo è per l’uso del linguaggio vocale; inoltre che la lingua dei segni fa uso
di alcuni dei percorsi neuronali usati per elaborare la grammatica della lingua vocale, ma che
in più fa uso di alcuni percorsi normalmente associati all’elaborazione visiva. ..I segnanti
mostrano la stessa lateralizzazione cerebrale dei parlanti, anche se il loro linguaggio ha
natura esclusivamente visivo-spaziale (e perciò ci si aspetterebbe che fosse elaborato
nell’emisfero destro). A ben considerarlo questo risultato è insieme sorprendente e ovvio…
Conferma a livello neurologico che quello dei segni è un linguaggio e come tale è trattato dal
cervello, anche se è visivo anziché uditivo, organizzato spazialmente anziché
sequenzialmente nel tempo. In quanto linguaggio è elaborato nell’emisfero sinistro del
cervello che è biologicamente specializzato per tale funzione.
Il fatto che i Segni siano elaborati nell’emisfero sinistro, malgrado la loro
organizzazione spaziale, suggerisce che nel cervello vi sia una rappresentazione dello spazio
‘linguistico’completamente distinta da quella dello spazio ordinario ‘topografico’.
[O. Sacks, Vedere voci. Un viaggio nel mondo dei sordi, Milano, Adelphi 1990; adattamento
dalle pp. 130 -33]
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