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LA DISGRAZIA DI ESSERE DONNA L'Tdra' ha mille teste Jo sono una donna, Tu sei una donna. Lei é una donna.’ ' Riferimento al mito dell’Idra di Lerna, mostro dalle sembianze di un serpente marino dalle molteplici teste (nove nella mitologia tradi- zionale, pit: di cinquanta secondo Simonide ¢ Diodoro Siculo, una soltanto per Pausania) che ricrescono se tagliate. Nell’Eta’ moderna V'Idra di Lerna é stata utilizzata dai controrivoluzionari per riferirsi alla Rivoluzione francese, la cui testa andava tagliata prima che con- taminasse ’intera Europa. ? Nell’edizione originale questi titoli erano posti in testa al capitolo. In questa sede li reintegriamo nel testo, per una maggiore leggibilita, come titoli di paragrafo, ° I femminismo o la morte si apre con un’analisi della parola “don- na” al tempo stesso discutibile e provocatoria. Benché si difenda da ogni essenzialismo ¢ lo critichi qualche pagina pitt avanti, Francoise dEaubonne pensa in termini dicotomici quando mette a confronto le “donne” ai “maschi”. Questo dualismo sara superato quando l’au- trice sceglier’ di prediligere il termine “féminitude” [Cfr. nota 94, NdT]. Ribadiamolo una volta per tutte, le donne cisgenere, in quanto categoria sociale, non sono i soggetti principali del femmini- smo! D’altronde, d’Eaubonne fa spesso riferimento alle oppressioni perpetrate contro gli “omosessuali” e, in modo molto pit disturbante 87 FRANCOISE D’ EAUBONNE Cosa significa? Questo: Arriva sempre per noi il giorno in cui ci conosciamo, ci scopriamo donna. Non gia per una condanna astratta e collettiva come quella della morte, ma a causa dello stra- tagemma di un effetto naturale’, questa sventura indivi- duale e inevitabile che balena davanti ai nostri occhi in- creduli. Ci si interroga, si constata: sono io questa? Sono io, davvero? (Au fond de V'homme, cela’ é il titolo dell’opera di un uomo. In fondo all’ uomo: la femminitudine). Que- sta carne da stupro, questo oggetto che sembra un essere, e abusivo, contro “gli ebrei”, probabilmente per dimostrare che il pa- triarcato trascende la “semplice” categoria di genere, e che rappre- senta piuttosto un paradigma di violenza sistemica. Bisogna ugual- mente ricordare che nel 1974 Tutilizzo della parola “donna” non aveva lo stesso significato contemporaneo e doveva avere un’acce- zione molto piii sovversiva. L’affermazione secondo cui assegna- zione al genere “donna” rappresenta una “maledizione” che attira su di sé odio, disprezzo, desiderio costante di possesso, stupro e distru- zione dunque detonante per l’epoca. Tuttavia, cid non consente di opporre la “fallocrazia maschile” alla “maledizione di essere donna”, tentativo che a nostro parere deriva da un ragionamento insufficiente. Oggi sappiamo che il patriarcato non si abbatte solo sulle donne, fatto che rappresenta una delle premesse dell’ecofemminismo. “| corsivi — tipici degli scritti di Frangoise d’Eaubonne che nei suoi saggi, nei volantini e negli articoli firmati di sua mano ne fa ampio uso come delle sottolineature, delle maiuscole, del grassetto — sono riprodotti in modo identico alla prima edizione francese del testo. > In Italia il testo di Georg Groddeck & pubblicato come II Libro dell Es. Lettere di psicanalisi a un amica, Milano, Adelphi, 1966 (1923). 88 IL FEMMINISMO O LA MORTE questo zombie, questa negativita, questo buco: sono io. Non ci siamo nate, lo siamo diventate. Ognuna risponde nel proprio modo personale a questo male collettivo. E, in tal modo, rende specifica e partico- larizza la condanna che non puo essere evitata, che non pud che essere vissuta nel dramma o nella rassegnazione. Donna-uomo o lesbica (pagana® ad honorem), eteroma- sochista o ribelle; bellezza smemorata, evasiva 0 provoca- toria; che risponda con la sfida, il rifiuto, la resa con armi e bagagli, ¢ con un sussulto che ha cominciato la sua con- dizione; il volto del? oppressione é mutato, ma lPoppres- sione rimane la stessa. Quante ore ho passato, durante la mia giovinezza, in- sieme alle ragazze della mia generazione a cercare di clas- sificare le mille teste dell’Idra, discutendo affannosa- mente, trascorrendo cosi le ore che, secondo psicologi e intenditori del nostro tempo, avremmo dovuto spendere a sognare e flirtare, a prepararci per un ballo, a guardare la foto di un bel ragazzo 0 a cambiare acconciatura! Cer- cavamo di svelare il mistero. Qual era l’origine di questo male dessere donna? Era religiosa? Economico-sociale? Biologica? Metafisica? Ciascuna aveva la sua risposta e si prendeva gioco di quella delle altre; le pit ardite parla- ° D’Eaubonne utilizza qui la parola francese goi. Il termine goy (0 goj) @ utilizzato dalla comunita ebraica per indicare i non-ebrei; in italiano é spesso proposta la traduzione di “gentili”, dal latino, per riferirsi ai non credenti, ai pagani [NdT]. 89 FRANCOISE D’ EAUBONNE vano di una “combinazione inestricabile un po’ di tutte”. Quanto tempo “perso” a passare in rassegna queste por- cherie per conoscerle, difendercene o addirittura conso- larcene!” Su un unico punto eravamo d’accordo: non era stato un “conformarsi”, ma una sventura; forse era stata una promessa, certamente una punizione. La nostra con- dizione di donna (non si diceva ancora femminitudine) poteva essere gloriosa, rivendicata, perseguitata o addirit- tura rinnegata (vecchie zitelle e suore), ma non era mai facile, non assomigliava a nulla di naturale; era, prima di tutto, carenza ed estraneita. La vivevamo nell’angoscia di una vaga indignazione, come la certezza di una maledi- zione il cui male minore era la paralisi, lamputazione, la limitazione; angoscia e maledizioni trasmesse di madre in figlia, fosse nel silenzio o nella confidenza sussurrata, ma allo stesso tempo sensibili a tutto cid che ci circondava e ci sosteneva: i racconti, le letture, lo spettacolo del mon- do, la religione o il laicismo, le esperienze, il folklore e lo sguardo dei maschi. Quello sguardo che, nella derisione cosi frequente o nell’azzardata ammirazione, ci immobi- lizzava nella stessa disumanizzazione causata dagli sguardi dei non ebrei (carichi d’odio o solidali) ai quali sarebbe stato richiesto, di li a poco, di sputare sulla stella gialla o 7 Queste “bizantinerie” [termine che indica un ragionamento ca- villoso e perlopiti inconcludente, NdT] costarono a Lina la sua sanita mentale e gettarono Michéle, eroina della guerra, nell’autodistru- zione [NdA]. 90 IL FEMMINISMO O LA MORTE togliersi il cappello rivelandosi davanti a essa.* Dopo tanti anni e con l’evolvere delle cose, le difficolta nell’analizzare la femminitudine si sono ridotte; nondi- meno, rimangono presenti. Ancora oggi discutiamo fino all’esaurimento delle forze sulle mille teste dell’Idra, in- vece di crescere i nostri figli, decorare la nostra casa, di- scutere con gli insegnanti e militare in un partito ma- schile. E ricominciamo a porre sul piatto, a proposito delle origini del? oppressione, le parole: religiosa, econo- mica, metafisica, politica. Forse, la sola differenza é che oggi rifiutiamo pit radicalmente la spiegazione biologica o quella essenzialista. Non possiamo pitt credere all’essen- zialita sessuale o sostanziale: la metafisica é diventata un fantasma. Sappiamo bene che non esiste la donna “per essenza” pit di quanto non esistano il proletario predi- sposto all’essere, o il “delinquente nato” se non nelle af- fascinanti fantasie di Lombroso.? Le sottorazze sono fa- vole, al pari del pensiero prelogico. Ecco almeno un pun- 5 L’obbligo imposto agli ebrei da parte dei nazisti di indossare la stella gialla aveva il duplice scopo di discriminarli, erigendo una barriera sempre visibile tra loro ¢ il resto della popolazione, e di controllarne pitt agevolmente ogni attivita, rendendo poi nei fatti pit rapida e facile la loro deportazione verso i campi di sterminio e di prigionia [NdA]. ° L’autrice fa qui riferimento a Cesare Lombroso (1835-1909) e alla sua teoria — molto controversa, e a ragione — del “delinquente nato” esposta nel suo L ‘vomo delinquente (1876), secondo la quale esisterebbe un “tipo criminale” che commetterebbe delitti per “necessitd biolo- gica” e sarebbe identificabile da determinate caratteristiche fisiche. 91 FRANCOISE D’ EAUBONNE to acquisito. Una testa di Idra in meno. Quindi, non é la mia “natura di donna” che secerne questo “spirito di contraddizione”; non sono la mia “va- nita di donna” o la mia “futilita di donna” che mi spin- gono ad adottare, per “moda”, per “buone maniere” un atteggiamento di rivolta non autentico che sara abbando- nato al primo invito a ballare. Al contrario, ¢ questo ti- more costantemente nutrito dalla Storia che contribuisce a tale atteggiamento ansioso e illogico, da un lato ’ango- scia dell oppressa, dall’altro le condotte frivole che ten- dono a mascherare disperatamente questa angoscia. E la societa maschile, il posto che io vi occupo, lidea che que- sta si fa di me e a volte fa accettare anche me che provoca un atteggiamento masochista 14 dove all’inizio non Cera masochismo; fate vivere qualsiasi uomo come una donna e diventera masochista: guardate quanti omosessuali ed ebrei devono difendersene! Improvvisamente, il giorno della scoperta di cui ho parlato poco sopra, mi si é rivelata la sventura di essere donna, con il suo portato di minaccia e la sfortuna di vivere in un mondo di uomini dove questa minaccia permane in ogni generazione e a ogni eta dell individuo. Perché il carnefice non si stanca: senza sa- dismo, in genere, ma con la sola consapevolezza del pro- prio valore e Pinconsapevolezza dell’Altro che gli conferi- sce una totale mancanza di immaginazione, continuera, “nemico prudente, saggio, calmo, mai esagerando la [sua] 92 IL FEMMINISMO O LA MORTE vittoria a meta””, la sua opera di distruzione fino ai nostri ultimi giorni. Ben al di la degli alibi del desiderio, della procreazione e dei loro orrori, ben oltre, anche, lo sguardo. Vedete dunque cos’é, comparata al triste destino dei vecchi, l’abiezione delle vecchie? Perché sono donna: ¢, alla fine, non posso permettermi il lusso di eludere con le parole le realta che mi schiac- ciano. Deflorazione, stupro (criminale o legale, fisico o spirituale), gravidanza, aborto, parto, menopausa (0 piut- tosto: fine del desiderio maschile, che ¢ cosi profonda- mente ambiguo che rappresenta per me una minaccia, ma anche una possibilita di difesa e sicurezza): tutto cid pud essere compensato, addolcito, sopportato, anche dimen- ticato, ma é tuttavia condanna, limitazione, e il terrore di tutto cid mi opprimera fino alla morte. Si grida all’esagerazione, mi si accusa con rabbia di ge- neralizzare, di calunniare, addirittura di svegliare tigri di carta.!' Mi si risponde, con indignazione: “Ma io... amo le donne, io! Ma sono femminista!”. Con calma, lucidita, lo ripeto (e lo grido, e lo lamento, e lo pronuncio, e lo esprimerd, con la parola e la penna, fino alla fine): credo nella generalita, nella profondita, nell’universalita del fatto misogino. Si, sempre e ovunque, presso il capitalista, '© Questi versi sono presi in prestito da Paul Verlaine, Cfr. P. Ver- laine, Poesie e prose, Milano, Mondadori, 1992. "Tigre di carta” & un’ espressione di origine cinese che denota qual- cosa di apparentemente minaccioso, ma in realta innocuo [NdT]. 93 FRANCOISE D’ EAUBONNE presso il proletario, in area euro-americana e socialista, nel Terzo mondo, nelle sottoculture, in Vaticano come a Cuba, nel giovane dal membro duro e nel vecchio impo- tente: credo nella fallocrazia di ogni secondo, di ogni classe e nazione. Uomini di buona volonta, liberali, cam- pioni egualitari del? universalismo, non accetto il vostro consiglio. Discrezione, silenzio di fronte ai problemi ur- genti del mondo proletario, aggraziato oblio in questo mondo borghese, colto, sentimentale e galante, o l’eterna speranza nel Babbo Natale rosso. Vi restituisco educata- mente tutti questi biglietti teatrali. II fatto misogino “Non ho mai trattato un solo ebreo con disprezzo!” esclama il filosemita. Molto bene; la storia del genocidio, del degrado, della discriminazione ne é stata forse modi- ficata? I] fatto misogino, come ogni relazione repressiva, non ha a che fare con le buone volonta di Piotr, Jim o Jacques. Supera crudelmente gli individui. Appartiene alle istituzioni, sottende le strutture mentali. Non si pud comprendere la sventura dell’essere donna se non si tiene conto prima di tutto di cid che é: un fenomeno comunita- rio, storico, generale, mondiale, una relazione fondamen- tale tra la donna e il non-donna (la migliore definizione del maschio). Colpisce ogni cultura, e si traduce ancor pitt 94 IL FEMMINISMO O LA MORTE spesso in incultura. Orienta tutti i rapporti tra i sessi e quelli tra gli individui dello stesso gruppo sessuale. E in- sieme la dimensione pit intima del nostro individuale ¢ pit comune del nostro collettivo. E Paria che respiriamo. E owio, non percepisco tutti gli uomini come oppres- sori o potenziali minacce! Di fronte a chi amo, o tra gli omosessuali, le attiviste del mio stesso movimento, le scrittrici dalla mia stessa parte a volte dimentico la mia femminitudine. Ma la mia sfortuna sempre presente pud tornarmi alla mente ogni secondo; in un lampo tutto pud cambiare, come alla fine del film Malpertuis'*, quando Peroe lascia il manicomio al braccio della sua amata, eb- bro di gioia per essere diventato come tutti gli altri e la porta che ha aperto sulla liberta si richiude sul mondo familiare del suo incubo. Cosi come egli ritrova i corridoi interminabili, le pareti illuminate da fiaccole, le porte che si susseguono in modo sinistro, io posso in un batter di ciglia riconoscere in una parola, un gesto, un silenzio del collega amichevole, del compagno caloroso, del mio uomo che mi dona la mia parte di felicita questo piccolo niente che non mi é permesso di abolire: il riflesso condi- zionato del non-donna. In particolare con Pomosessuale, il pil importante dei nostri compagni di lotta, esiste una maggiore ambiguita di rapporti: oppresso quanto me dalla struttura patriarcale, in quanto maschio ¢ contem- " Film horror-fantasy belga del 1971 diretto da Harry Kiimel e tratto dal’omonimo romanzo di Jean Ray. 95 FRANCOISE D’ EAUBONNE poraneamente beneficiario dei privilegi del suo status e disprezzato dai suoi come traditore di questo stesso status; se si ribella contro il sessismo che ci opprime, lo fa in quanto minoranza erotica e non in qualita di maschio, come faccio invece io, come femmina, pur appartenendo all’orientamento sessuale maggioritario, quello eteroses- suale. In aggiunta, egli smette di essere un pericolo per me in quanto uomo — a meno che non sia bisessuale — e allo stesso tempo pud trasformarsi in una nuova minac- cia, qualora decida di vedere in me una rivale. Peggio an- cora, contribuira a perpetrare la mia sventura, spesso vo- tandosi a urostinata idolatria di uno stereotipo, creato per se stesso, di donna fittizia buona per Tillustrazione pubblicitaria. E questo é un culto che disprezzo e com- batto come una delle cause dirette dell’abbruttimento del mondo e della mia stessa infelicita. Una parola troppo dura? Ho qui tracciato il ritratto dell’“uomo traditore della societa dell’uomo perché ama gli uomini”. Che dire degli altri? Tutti partecipano a una societa che rende la vita in- tollerabile alle donne in quanto donne. Si, lo sento, lo so. E solo una fantasia? Sono una nevrotica, un’acida, una megera? Siamo in molte a corrispondere a questo triste cliché. Siamo state pit di cinquemila a esserlo il 13 e 14 96 IL FEMMINISMO O LA MORTE maggio 1972, alla Mutualité.' Mi dispiace molto se “questa parola é troppo dura”, come dicevano i Discepoli.'“ Che cosa posso farci? Sono nata in questa cultura maschile, come tutti; ’ho assimi- lata, Pho rispettata, ?ho a volte amata; rivoltarmi contro di essa é pit straziante di quanto si possa credere, perché significa rivoltarmi contro un ’intera parte di me. Che co- loro i quali hanno costruito questa cultura e me hanno insegnata, tanto i miei nemici in qualita di oppressori quanto tutti gli altri, compresi gli illuminati, gli amici, gli alleati, partecipino alla sventura che schiaccia ogni donna in quanto donna non é una verita che io grido con trionfo, ma una constatazione che formulo nel dolore e nella costernazione. Questa parola “troppo dura” non é meno vera, brutalmente vera, fino alla tragedia. Mi rifiuto di cedere a cid che Sigmund Freud ha denunciato come 51113 e 14 maggio 1972 al Palais de la Mutualité di Parigi si svol- sero le “Giornate di denuncia dei crimini contro le donne”, organizzate in particolare dal MLF, dal MLAC e dalle attiviste di Le Planning Fa- milial [associazione fondata nel 1956 con il nome La maternité hereuse (La maternita felice) con l’obiettivo di informare e promuovere il con- trollo delle nascite e che nel 1960 diviene il Mouvement Frangais pour Le Planning Familial (MFPF), anche detto Le Planning Familial, NdT]. Per un resoconto di questi giorni, Cfr. il capitolo che la storica e attivista Francoise Picq dedica loro nel suo libro Libération des fem- mes: les années-mouvement, Parigi, Le Seuil, 1993, pp. 135-146. Per una cronologia della FML, si veda anche: Anne Tristan, Annie de Pi- san, Histoires du MLF, Parigi, Calmann-Lévy, 1977. Giovanni 6:60-69 [NdT]. 97 FRANCOISE D’ EAUBONNE una tentazione della mente umana: dare per falso tutto cid che le é sgradevole. Perché, in definitiva, devo la mia vita a un uomo, ¢ ho un figlio che me la deve; i poeti ai quali sono debitrice di una seconda nascita erano uomini; la maggior parte degli eroi che ho ammirato anche; i ca- polavori ¢ le delizie del mio destino portano quasi tutti il marchio maschile; perché mai dovrei scatenarmi gratui- tamente contro la meta approssimativa dell’ umanita? Per quale strana perversione? Perché rifiutare a priori che le mie ragioni siano “buone”, se non per timore di veder svelate, nella risposta che tentiamo qui di dare, le vostre proprie ombre? La vostra irresponsabilita, peggio ancora che la vostra responsabilita? Si, ogni non-donna, che lo voglia o no, partecipa alla disgrazia di tutte le donne, an- che se si sforza di fare la felicita di una sola. Meglio ancora: senza questa disgrazia, egli sarebbe limitato, ridotto, meno capace di un dominio diretto sul mondo cosi com’é; allo stesso modo in cui io, da occidentale, approfitto della di- sgrazia del Terzo mondo anche se ne odio idea. Lo so, ci possono essere diversi gradi di brutalita in uno stesso contesto. Anche i campi di sterminio hanno cono- sciuto i loro privilegiati; ma i comportamenti di odio e di- sprezzo, ginofobia, spregio distratto 0 aggressivo, persino derisione sono ancora li, sono tutti temi del discorso miso- gino. E ancora li il maschio pronto a deridere, ghignare, picchiare, stuprare e sputare su cid che violenta. E alla fine di questo razzismo di genere, come alla fine di ogni raz- 98 IL FEMMINISMO O LA MORTE zismo, c’é sempre la soluzione finale hitleriana: l’awvili- mento progressivo sfocia nella morte, come in Histoire dO: nel pitt progressista degli uomini, se ama la carne di donna, si nasconde un Maitre de Roissy!®. Non si dice in giro che senza “un po’ di sadismo” non si é un vero amante? Questo sadismo cosi banale Senza dubbio, riconosco il discorso misogino solo come tremolante di vecchiaia, sibilante odio viperino, inondato di omosessualita celata con vergogna (l’omosessuale di- chiarato é in genere alleato delle donne) 0 avvolto nel lu- cido involucro della galanteria latina, del paternalismo papista; sard continuamente costretta a completarlo, cor- reggerlo, spesso a tentare di comprenderlo, a volte a igno- rarlo: eccellenti condizioni per la paranoia galoppante che da vita alle megere per le pagine satiriche dei settimanali! E tuttavia mi giunge da ogni parte: dalla scuola, dalla fa- miglia, dalla strada, dalla mia professione, dal libro che 'S Noto romanzo erotico di Pauline Réage, pseudonimo di Domi- nique Aury (Milano, Bompiani, 2021), che racconta le vicende di una giovane donna resa schiava sessuale dal proprio amante, la quale finisce per perdere se stessa e annullarsi completamente in nome dell’amore per quest’ uomo-padrone. '6 Riferimento all’amante di O, padrone del castello di Roissy, dove la donna é rinchiusa e seviziata. 99 FRANCOISE D’ EAUBONNE mi istruisce, dalla bocca che amo, dalla voce che ascolto con rispetto 0 zittisco premendo un pulsante. Ed é in quest’aria asfissiante che nasce, che “sboccia”, che genera, appassisce e muore l’essere umano che costi- tuisce il 52% delPumanita: i polmoni divorati da questa nebbia di parole, senza mai aver respirato completamente Possigeno maschile del mondo. E ammettendo che io ri- fiuti questo veleno cosi sottile che non lo sento nemmeno pit, che diventi come una yogi e dichiari di aver rag- giunto, con il supporto di esercizi di respirazione (il suc- cesso sociale, per esempio), una serenita inesauribile non vivrd meno segregata di tutte le altre, diversa, marchiata in mezzo alla razza non-donna che dalla donna é uscita. Questa é la femminitudine. Non sono sorda alle vostre proteste. Vi sento ancora dire che esagero e generalizzo addossando a tutti gli uo- mini i peccati di alcuni. Ebbene, non credo neppure per un istante che dei misogini di professione come Jean Cau il Camaleonte o il defunto, sinistro Stephen Hecquet (‘Bisogna ridurre le donne in schiavitn? Si!’), oppure an- cora un sottile e mite fallocrate come Maurice Clavel siano semplicemente dei mostri di aberrazione.'? E non '’Scrittore, giornalista, ma soprattutto polemista, Jean Cau (1925- 1993) & stato segretario di Jean-Paul Sartre prima di diventare un sostenitore della sinistra, dell’anticolonialismo e del femminismo (é autore di Ma misogynie, Parigi, Julliard, 1972). Stephen Hecquet 100 IL FEMMINISMO O LA MORTE pensino i progressisti di poterli utilizzare come capri espiatori; al contrario, costoro e tanti altri non sono che paradigmatici della mentalita maschile colta, liberale e di buona volonta. Sono esempi viventi di queste fantasie erotiche, i maitres di Roissy, I’ Hostoire d’O, quel breviario meraviglioso che ogni fanciulla vergine dovrebbe leggere, questa ammirevole rivelazione dell’amore della donna per Puomo (e dell uomo per la donna). Ritroviamo i tratti di questi “malati”, di queste “eccezioni patologiche”, nei maschi pit’ comuni: amministratori delegati, droghieri locali, protettori di Pigalle o di Chicago. Gli psichiatri possono proporre interpretazioni critiche sui misfatti di coloro che osano spingersi fino al sadismo, e lo storico rifiuto del pensiero del Marchese de Sade é una vivida prova del terrore che si nasconde dietro la negazione dell’ owvio da parte della societa maschile: il sadismo come struttura fondamentale della sua mentalita e del suo Si- stema. Tendiamo a trattare i casi limite sempre in forma (1919-1960), avvocato che spesso perorava la causa dei collaborazio- nisti filonazisti di secondo piano, é anche autore di un violento pam- phlet contro le donne, Faur-il réduire les femmes en esclavage? (Parigi, La Table ronde, 1955, ristampato nel 2003). Giornalista, scrittore, filosofo e insieme gollista, cattolico e maoista, Maurice Clavel (1920- 1979) ha collaborato regolarmente con “Nouvel Obs” (settimanale di sinistra fondato nel 1964 con il nome “Le Nouvel Observateur”) e ha messo la sua notorieta al servizio in particolare del quotidiano “Libération”, al quale versava una parte dei suoi diritti @autore, pur condannando l’aborto, la contraccezione e la “rivoluzione sessuale”. 101 FRANCOISE D’ EAUBONNE di patologia; ma perché la patologia maschile si esplicita nella misoginia? Non é forse perché la sua stessa societa gli offre questo razzismo sessuale prima di tutti gli altri come il pili comodo, il pit usuale sfogo della schizofrenia, della sclerosi borghese o della paranoia di agitatore re- presso? II ginofobo é senza dubbio un malato, ma ogni societa genera la malattia che le é propria. Fare di questi sadici palesi o di questi omuncoli sprezzanti gli unici de- positari del discorso misogino sembra una soluzione assai comoda per la vilta dei non-donna. La separazione Eppure, io (e quando dico “io” é come se sentiste par- lare una donna qualsiasi) ho preso coscienza di me stessa solo a causa di questa misoginia, materia prima del mondo nel quale dovevo vivere e dal quale mi separava. Il fatto che tale sia anche il destino di questa o quella mi- noranza, indios d’America, ebrei d’Occidente, ecc., non serve che a sottolineare l’irrimediabile scandalo della sorte toccata alla maggioranza biologica della specie: la donna, unica maggioranza a essere messa in secondo piano ed emarginata come le minoranze oppresse. E cosi che ap- procciandomi, fin dalla giovinezza, alla mia condizione di donna attraverso questa svalutazione sono stata portata (ma come me qualsiasi donna) a svelarne la componente 102 IL FEMMINISMO O LA MORTE fondamentale: la separazione (come Tebreo di Albert Memmi). Ed era forse la consapevolezza di tale separa- zione, di questa rottura, che mi faceva ricercare con tanta ardente sete la totalita di un assoluto, del sesso come del mondo. Ed é per questo che non sopporto Tidea di una lotta che non si getti, come il fiume nel mare, nella bat- taglia per la Totalita. 103

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