You are on page 1of 248
Sociologia Problemi, teorie, intrecci storici Acura di Teresa Grande ed Ercole Giap Parini © Carocci editore Fedizione, novembre 2014 © copyright 2014 by Carocci editore S.p.A., Roma Finito di stampare nel novembre 2014 da Eurolit, Roma ISBN 978-88-430-74211 Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, 8 vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico. Indice a >) To. Presentazione 13 Le societa, ifondamentie il loro mutamento 17 di Teresa Grande ed Ercole Giap Parini Premessa 17 Modernita, mutamento sociale e sociologia 19 21. Civilizeazione e violenza /2.2. Liemergere della societa capitalistica / 2.3. Ipro- cesso di razionalizzazione Che cosa significa guardare la socicta... da sociologi 28 34. La societa come realta sui generis / 3.2, Societa, solidarieta ¢ divisione del lavoro sociale /3.3. Comunitaesocieta / 3.4. Lasocieta come inttico formale / 3. Sistemi, structure ¢ funzioni Per concludere 41 Famiglie e socializzazione 45 di Sabina Licursi Premessa 45 La famiglia, com’crae com’ cambiata 46 P’ Le famiglie, come si presentano oggi / 2.2. Alcune forme familiari / 2.5. Antici- i frturo In famiglia si diventa grandi 52 gat. Chisi prende cura di chi / 3.2. Tbambini al centco, main che senso? Movimenti sociali e partiti politici 59 di Vincenzo Bova ¢ Antonio Costabile Premessa 59 La partecipazione politica non istituzionale: i movimenti sociali 59 Lo spazio dei movimenti sociali 63 Le risorse dei movimenti sociali 65 ‘Trasformazioni socialie nuovi movimenti sociali 67 I partiti politici: definizione dell’oggetto 70 Il partito politico nell’analisi sociologica 71 La prospettiva morfologica 73 La prospettiva genetica 75 Ipartiti oggi 76 Sociologia 4. Le organizzazioni 79 di Domenico Lipari Lo studio delle organizzazioni come campo multidisciplinare 79 Definizioni 81 "Tre concetti-chiave: cooperazione, divisione del lavoro, coordinamento 83 Rappresentazioni e configurazioni 85 U pensiero organizzativo: le teorie classiche 88 sit. Max Weber ¢ Porganizzazione come burocrazia / 5.2. Taylor e Vorganizzazione come macchina / 5.3, Cleve il taylorismo: Elton Mayo ¢ le Human Relations Il pensiero organizzativo: sviluppi successivi 93 6.1. L’approccio socio-tecnico / 6.2. Herbert Simon ¢ la “razionalica limitaca” / 63. Michel Crozier e Panalisi seraregica delle organizzazioni / 6.4. Le organizzazio- ni come culture / 6s, I sistemi a “connessione lasca” / 6.6, L'interpretazione neo- istituzionalista Una prospettiva sull’ organizing 97 Religione e religiosita. | limiti di una dicotomia e Uunitarieta dei fenomeni religiosi 101 di Massimo Rosati Premessa 101 Le fonti classiche della contrapposizione 101 Lelinee disviluppo 106 Diagnosi del presente e considerazioni critiche 108 Produzione, lavoro, classi sociali 113 di Antonino Campenni Un nuovo sguardo sul sociale 113 Produzione, lavoro e classi sociali nella societa capitalistica 115 La parabola storica e sociale del lavoro salariato 120 Nuovi problemi in un mondo globalizzato 124 Le dinamiche territoriali fra societa urbane e rurali_ 129 di Carlo Colloca Luoghi, narrazioni ¢ analisi sociologica 129 Lacitth moderna e il mutamento sociale 130 tat Industrializzazione e urbanizzazione / 2.2. La classe operaia e il conflitto sociale Agire razionale e stilidi vita 134 jut. Tipologie weberiane di citta / 32. Economia monetaria ¢ soggettivita nella me- tropoli di fine Ottocento Indice La Scuola ecologica di Chicago 138 41. Gli effetti sociali del fordismo / 4.2. Lecologia umana / 4.3. La dimensione caleidoscopica della citcd Popolazioni urbane, generazioni di metropoli eglobalizzazione 145 Il diritto alla citta e le nuove sfide della sociologia del territorio 147 i comportamento non conforme. Devianza, diversita, differenza 151 di Ambrogio Santambrogio Premessa_ 151 Ilconcetto sociologico didevianza 152 2. Dalla criminologia alla sociologia / 2.2. Che cos't la devianza / 2.3. Devianza € integrazione sociale / 2.4. Dal deviante all’ outsider / 2.5. Devianza e conflitto sociale Una nuova definizione didevianza 161 3a. Definizione del problema / 3.2. Oltre la logica bipolare: accettazione ¢ condivi- sione / 3.3. I concetto di devianza: una definizione Diversitae differenza 165 4x Iconcetto di diversit’: una definizione / 4.2. Diversiti ed eguaglianza / 4.3. Il concetto di differenza: una definizione / 4.4. Diversit’ e tolleranza Comunicare nelle societa complesse 173 di Davide Borrelli Premessa 173 L’evoluzione del pensiero sociologico sui media 175 Lacomunicazione verso il futuro 184 La scienza, la tecnica, la societa 187 di Ercole Giap Parini Premessa 187 Sapere scientifico ¢ tecnologia 188 LaScienza nuova 190 U periodo aureo della scienzae della tecnica 191 Lasociologiaper lascienza 192 La sociologia della scienza 194 Robert K. Merton: genesi ¢ principi dell’ ethos scientifico 196 I Programma forte 198 Gli studi dilaboratorio 199 Alcune questioni relative alla tecnologia 200 La costruzione sociale della tecnologia 201 Sociologia 1. 12. AYE Ex Ce? 5. a 1h. Oh 10 Consumi, pratiche e stili di vita 205 di Roberta Paltrinieri La rivoluzione dei consumi 205 I consumo nei classici del pensicto sociologico: classi, ceti ¢ status symbol 207 Il consumo come linguaggio: pratiche e stilidi vita 211 Iconsumo nella societa individualizzata 216 Lacultura 221 di Barbara Griining ¢ Marco Santoro Cultura ¢ analisi culturale nelle scienze sociali 221 L’invenzione del concetto di cultura in senso socio-antropologico 224 Origini della sociologia culturale vedesca: Simmel, M. Weber e A. Weber 226 In America 229 Cultura ¢ analisi culturale nel marxismo 231 La tradizione francese: da Durkheim a Bourdieu 235 Lo studio della cultura nella sociologia contemporanea 240 Vita quotidiana e costruzione della realta sociale 243 di Massimo Cerulo e Paolo Jedlowski Gli studi sulla vita quotidiana 243 Mondo dato per scontato, senso comune ¢ proceso di tipizzazione 244 Perché la realta é una “costruzione sociale” 247 “Tutto il mondo & come un palcoscenico”: attore sociale ¢ approccio drammaturgico 248 Quotidianit’ conflitcuali: campi, forme di capitale e habitus 251 Emozionie vita sociale 254 Le differenze digenere 259 di Elisabetta Ruspini Premessa 259 Sessoecorpi 260 Ilgenere 262 Differenze e diseguaglianze 265 Futuri prossimi 268 5. 16, ype pe 1. Indice Eta, generazione, memoria 273 di Teresa Grande Lacrisi della continuita del mondo sociale 273 La sociologia del corso di vita 274 22. Lacostruzione sociale dell'eth / 2.2. Coortie steati dicta /23. L’idea sociologi cadi generazione La sociologia della memoria 281 jut. Lanascita della memoria come tema sociale / 3.2. La memoria come ricostruzio- ne del passato / 3.3. Memoria critica IL lascito del colonialismo e la relazione con altro 291 di Renate Siebert Inclusione, esclusione, razzismo 291 L’erediti coloniale rimossa 293 L’assenza di un “trauma culturale” 296 Ul Mediterraneo tra razzismo coloniale ¢ razzismo postcoloniale _ 301 Le nostre responsabilita, la nostra alienazione 303 Globalizzazione e diritti 307 di Donatella Loprieno Iproblema 307 Icontesto 308 21, L’economia motore della globalizzazione? / 2 meno del tutto nuovo? La globalizzazione & un feno- ILsenso e il bello delta ricerca sociale 323 di Gianmareo Navarini Un gioco a diversi piani 323 Empirico ed esperienza 327 ‘Teoria, ricerca ¢ reputazione della sociologia 332 Alcuni passi inevitabili 335 ‘Weber e Durkheim come punti non soltanto di partenza 337 Profili d'autore 343 di Olimpia Affuso, Simona Isabella e Fedele Paolo Leorigini 343 1a. Lpre-sociologi / 1.2, Auguste Comte / 13. Herbert Spencer ul Sociologia 12 Qualche sociologo “classico” 351 2a. Karl Marx / 2.2. Emile Durkheim / 2.3. Georg Simmel / 2.4. Vilfredo Pareto / 25. Max Weber La Scuola di Chicago e i sociologi della vita quotidiana 372 ja. La Scuola di Chicago / 3.2. Alfred Schutz / 3.3. Erving Goffman I sociologi strurtural-funzionalisti e funzionalisti 381 4.1. Talcott Parsons / 4.2. Robert K. Merton / 4.5. Niklas Luhmann La Scuola di Francoforte ¢ la teoria critica 393 5.1, La Scuola di Francoforte / 5.2. Jiirgen Habermas ‘Teorie recenti: tra individuo, soggetto e struttura 405 Bibliografia generale 411 Gli autori 445 1 Le societa, i fondamenti e il loro mutamento di Teresa Grande ed Ercole Giap Parini 1, Premessa Le attivita nelle quali siamo coinvolti sono attivita sociali. Questo non sten- tiamo a crederlo quando trascorriamo del tempo in gruppo, magari tra amici pil o meno intimio, in un’aula universitaria, insieme ad altri studenti. Non abbiamo difficolta a crederlo nemmeno in situazioni di maggiore anonimato, per esempio quando, nel traffico automobilistico, assieme ad altri seguiamo medesimi flussi ¢ tragitti segnati dai percorsi stradali; in questa situazione ci sottoponiamo (0 dovremmo sortoporci) a medesime regole che la segnaletica stradale ci ricorda e siamo condizionati, pitt o meno allo stesso modo, dall’in- tensitd del traffico. Vi sono situazioni pitt intense di partecipazione alle relazioni sociali. L’indi- viduo che va a votare per il suo candidato o partito si sente presumibilmente coinvolto in una collettivita politica che definisce i diritti di cittadinanza e quelli politici. Quando, poi, la nazionale di calcio gioca una partita impor- tance sentiamo tra noi e gli altri connazionali dei forti legami di appartenenza che, come se fossimo un unico organismo, ci fanno sussultare, gioire oppure imprecare contro l’avversario 0 contro I'arbitro. Insomma vi sono situazioni in cui sentiamo di appartenere a una collettivit’. Bisogna comunue sottolineare che vivere la societa non significa semplice- mente stare insieme ad aleri o fare cose che tutti fanno. Almeno in un senso puramente fisico. E forse meno facile capire di essere coinvolti in attivita sociali quando siamo nel chiuso di una stanza, magari a pteparare un esame oppure a meditare sull’ultima delusione di amore. Ma anche in questi momenti di intimita sia- mo immersi in una fitta rete di relazioni con altri, che sono presenti nella nostra mente, ossia nei nostri ricordi ¢ nelle nostre attese. Cost accade al poeta, che, percomporre le sue liriche, deve isolarsi per trovare ispirazione e concentrazione: eppure, in quel momento di profondo isola- mento, la sua mente é popolata dalle persone che in futuro leggeranno le sue composizioni; ¢ con queste persone egli sta dialogando. La prova di cid é che egli usa un linguaggio comune, facendo proprie delle regole (grammatica ¢ 7 Difficolta di definire cosa sia la societa Sociologia sintassi innanzitutto) che sono pattimonio appreso dagli individui attraverso processi sociali. E quindi molto difficile trovare una situazione in cui possiamo dire di essere dayvero soli, o di rispondere soltanto alla nostra coscienza come se fosse to- talmente isolata. Eppure, posti di fronte alla questione fatidica “che cosa é la societa”, abbiamo difficolt’ a rispondere. La ragione é che proprio perché siamo immersi nella societ’ tendiamo a non vederla, a non accorgerci di questa fitta rete di re- lazioni che ci avviluppa. Un poco come succede con l’aria: siamo talmente immersi in questo gas dal quale dipende Ja nostra vita, che ne dimentichiamo Pesistenza. Mac’ un altro motivo che aggiunge ulteriori difficolea quando si tratta di definire la societa: noi non ne facciamo esperienza diretta. Per farla dovrem- mo disporre di una visione di insieme delle relazioni sociali, magari un’im- magine simile a quel brulichio di individui che si nota quando si guarda una citta dall’alto. La nostra prospettiva ¢ quella della relazione faccia a faccia, non dell’ insieme di queste relazioni, Nella nostra quotidianita abbiamo ache fare con altre persone con le quali investiamo i nostri affetti e i nostri interes- si; le altre persone, poi, rivestono ai nostri occhi un significato particolare: sono i nostri familiari, amici, persone che ci stanno antipatiche o simpatiche. A meno che non facciamo di mestiere i sociologi, ci ¢ inusuale riconoscerli come “pezzi di societ’’. Uno dei padri fondatori della sociologia, il sociologo tedesco Georg Simmel (1858-1918), considerava la societ& una pura astrazione del pensiero, prodotto di quella stessa capacitt della mente di staccarsi dai rapporti concreti tipici della vita quotidiana per comporre nella mente l'immagine degli italiani 0 dei greci, degli stranieri, della societa occidentale ¢ si powrebbe continuare a lungo. Insomma, per concepire la societa debbiamo fermarci, astrarci dalla nostra esperienza quotidiana ¢ porci da un punto di vista piti elevato. Forse oggi vi sono elementi che possono favorire una curiosita di tipo so- ciologico. L’esperienza attuale porta con forza alla luce il tema della societa, dell’appartenenza e della collettivita in quanto stiamo vivendo un momento di profonda trasformazione. II quotidiano confronto con esperienze lontane — si pensi alla diffusione di internet, che ci mette immediatamente in contat- to con punti del globo e con societa completamente differenti dalla nostra ~ rende sempre pitt traballance un’idea di appartenenza semplice e univoca. La vita in comune di persone che hanno pelle, lingua ¢ origine differenti rende le coscienze, prima ancora che la ragione, pitt inclini a riflettere su che cosa significhi essere parte di un gruppo sociale. Se nel confronto abbiamo l’op- portunita di considerarci parte di una collettivitd pitt vasta, allo stesso tempo chiediamo con maggiore insistenza cosa sia la societa. In generale, la societa attrac I’interesse delle persone quando essa si trasfor- ma, rendendo pitt malferme le basi sulle quali era costruita una tradizione. 18 1. Le societa, i fondamentie il loro mutamento Le curiosita e gli interrogativi dell’esperienza sociale attuale non sono dis- simili da quelli che venivano espressi in un passato non troppo remoto nel quale é nata la sociologia. 2. Modernita, mutamento sociale e sociologia La sociologia nasce formalmente in Francia, negli ultimi due decenni dell’ Ottocento; poi si diffonde gradualmente nel resto d’ Europa e nel Nuo- vo Continente. I proscenio storico-sociale nel quale prende forma la nuova disciplina & caratterizzato da processi ¢ conflitti che trasformano in maniera radicale il cosiddetto “vecchio ordine’, vale a dire la particolare conformazione delle relazioni economiche, sociali, istituzionali ¢ politiche che era rimasta in piedi per secoli, ¢ che & stata variamente identificata come Medioevo, societ’ tra dizionale o preindustrialc, Quella che sembra dispicgarsi ¢ una nuova epoca, che generalmente i sociologi chiamano modernita. Bisogna considerare che gli studiosi hanno bisogno di delimitare i processi e di distinguere le epoche per ben presentare ¢ dare significato ai risultati del proprio lavoro. Facendo questo impongono, perd, una buona dose di arbitrio, Con questa avvertenza di cautela, indichiamo nella seconda meta del Settecento quel periodo in cui si é messo in moto un processo di radicale trasformazione dell’assetto che aveva caratterizzato il mondo precedente: la Prima rivoluzione industriale e la Rivoluzione francese hanno segnato l’avvio di un intreccio complesso di trasformazioni della societa che caratterizzano la modernita. Definire la modernitd ¢ comungue difficile, perché, solitamente, cid che per una generazione ¢ moderno, cioé nuovo, per la successiva risulta gid dato. E il poeta Charles Baudelaire a usare per la prima volta il termine modernita, trasformando in sostantivo (modernita, appunto) ’aggettivo “moderno”. Lo ha fatto nel testo I! pittore della vita moderna (1863), per descrivere le pro- pric reazioni nel proscenio di una citti, Parigi, sempre pitt industrializzata ¢ popolata ¢ che, come egli osserva, cambia pitt yelocemente del cuore di un uomo. Difatti, come ha scritto Paolo Jedlowski (2009a, p. 95), moderno si- gnifica «“nuovo’, “recente” [...]. Trasformare l’aggettivo moderno in un so- stantivo ~ in una “cosa” che perdura nel tempo, o nel nome di un’epoca intera ~ & dunque paradossale. Il termine tuttavia ebbe fortuna. Venne a significare P epoca del nuovo, Vepoca in cui il nuovo é la norma». Concretamente, la modernita rinvia all’insieme dei processi dell’industria- lismo, del capitalismo, della nascita dello stato-nazione, della burocratizza- zione ¢ dell’urbanesimo che hanno determinato il passaggio dalla societa tra- dizionale alla societ& moderna, ovvero da una forma di societa di tipo rurale ¢ autoritario a una di tipo industriale, urbana e democratica. Bisogna tutta- via ticordare che questo insieme di processi costituisce una sola faccia della modernita occidentale, quella ricordata e narrata; sul suo sfondo si stagliano 19 Lanascita della sociotogia La modernit’ come epoca del nuovo Mutamento e continuit’ Alcune trasformazioni della modernita Sociologia perd altri fenomeni di cui certamente non si pud andare fieri, ad esempio, il colonialismo ¢ le forme di prevaricazione ¢ di violenze a esso connessc, del cui lascito si dara specificatamente conto nel cap. 16. In contrasto con la societa moderna, che é fatta per il cambiamento ¢ valo- rizza’innovazione, le societa tradizionali appaiono strutturate per garantire la perpetuazione di un ordine sociale che rimane perlopiti immutato. Esse valorizzano la tradizione, ed é per questo che sono chiamate “societa tradizio- nali’, un’espressione che racchiude in realta una varieta infinita di societa di natura diversa, accomunate dal solo fatto di non essere industriali. Tutravia, non é esatto affermare in maniera assoluta che le societ’ tradiziona- iano statiche, perché anche queste si trasformano, seppure lentamente, nel corso del tempo. Il rapporto tra mutamento ¢ continuit’ é infatti al centro di tutti i periodi storici, al pari del ritmo delle stagioni e del succedersi delle gencrazioni, In questo senso, nessuna societa completamente statica o d namica: cid che cambia é il ritmo del mutamento. Nella modernita questo ritmo diventa accelerato, anzi la velocita ¢ la vistosita del mutamento diven- tano un tratto distintivo dei tempi moderni. Gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi quindici anni del Novecento co- stituiscono il cuore della modernita. In questi anni I’ Europa vive una fase di pace ¢ affronta le trasformazioni pil grandi di tutta la sua storia. Gli storici indicano questo periodo come Seconda rivoluzione industriale. Le societa curopee registrano in questo periodo un intenso sviluppo culturale, econo- mico ¢ tecnologico che trasforma in manicra consiscente e visibile la vita quo- tidiana della maggioranza della popolazione, intaccando per la prima volta diffusamente anche la vita delle campagne. ‘Tra queste trasformazioni - tra loro intrecciate ¢ che si potenziavano a vi- cenda ~ yale la pena ricordare l’avvento dell’clettricita (che porta sviluppi notevoli nell’ industria e rivoluziona la vita-di tutti i giorni, accentuando il distacco dell’uomo dai ritmi naturali dell’esistenza), lo sviluppo della chimi- ca industriale (nascono ad esempio i primi fertilizzanti capaci di accrescere la produzione agricola, le prime fibre sintetiche, |’industria farmaceutica che permise di combattere con armi pitt efficaci I’eterna lotta dell’ uomo contro Ja malattia ¢ la morte) ¢ la produzione industriale di macchine (culminata con Pintroduzione del motore a scoppio). Ancora, fanno la loro prima apparizio- ne oggetti che avrebbero poi occupato un posto di primo piano nella nostra yita quotidiana, modificando gli interni domestici, le abitudini ¢ i compor- tamenti di donne ¢ uomini: tra questi, la lampadina, il telefono, la macchina per scrivere ¢ quella per cucire, la radio, l’automobile ¢ la machina fotografi- ca. Con le ferrovie che si stanno estendendo si comincia a viaggiare molto pitt comodamente ¢ rapidamente che in passato, con medie impensabili per la ge- nerazione precedente, vicine ai trenta chilometri orari. Emblematicamente, proprio in quegli anni il romanziere francese Jules Verne immagina un “giro del mondo in ottanta giorni” 20 1. Le societa, i fondamenti e il loro mutamento Ma proviamo a seguire pitt nei deteagli il passaggio dal mondo premoderno al mondo moderno. Ricordiamo che fino al xvurt secolo I’economia preva- lente in Europa é quella agricola fondata sull’autoconsumo. Le attivita mer- cantili, quelle cio’ che permettono di trarre profitti dalla compravendita di merci nei vari mercati ¢ ficre, particolarmente diffusi nell’ Europa dell’epoca, esistono da tempo ma non sono in grado di imporre il loro ritmo ¢ il loro stile sul carattere statico di quell’economia (Braudel, 1977). A partire dal xvint secolo, proprio quelle attivit’, fino ad allora marginali, infrangono un equi- librio ¢ innescano processi di crescita a catena. Nati accanto ¢ a sostegno di quelle activit’, nuovi strumenti finanziari accelerano gli scambi e, con essi, la crescita economia. Un tempo, un vincolo che impediva l’espansione dei mercati ¢ delle manifat- ture era di tipo demografico, ossia mancavano persone da sfamare e braccia da impiegare produttivamente. Lo storico Fernand Braudel (1902-1985) fa di- scendere questo vincolo dalla (1977, trad. it. p. 29) «penuria, scarsita, carestia, indurimento delle condizioni della vita quotidiana, [...] ¢ infine, soprattutto, il triste ¢ inarrestabile corteo delle malattie». Proprio la diffusione della ricchez- za connessaa questa crescita economica favorisce I’incremento demogtafico ¢ innesca ulteriori cicli virtuosi. Avere pitt braccia a disposizione ne accelera le possibilica di impiego nella nascente economia industriale ¢ rende necessaria Vorganizzazione razionale delle attivita economiche, vale adire quella tenden- zaal calcolo ealla pianificazione dei risuleati attesi che sara molto importante per lo sviluppo del capitalismo. Naturalmente, tutto questo non sarebbe pos- sibile senza la disponibilita di nuove fonti energetiche e di nuove possibilita tecniche, favorite dagli sviluppi del sapere scientifico che, per alera via, prepara il dispiegamento della nuova epoca (cfr. tra gli aleri Wrigley, 1988). Riguardo a questo punto, dobbiamo rendere conto delle trasformazioni nell’ambito della produzione di conoscenza. Un tempo di tipo contemplativo e affidata ai filo- sofi ai teologi — in particolare questi ultimi erano legati a una rigida determi- nazione delle sacre scritture e del dogma -, matura gradualmente un modo di intendere la conoscenza come in stretta relazione con i fatti concreti, quindi con lesperienza. Ma soprattutto matura una fusione tra sapere scientifico ¢ sapere di tipo tecnico che, insieme, sembrano avere come obiettivo il migliora- mento delle condizioni dell’umanita e il dominio della natura (cfr. tra gli aleri Mamiani, 1998; Beretta, 2002; cfr. anche cap. 10). Di fatto, in un lasso di tempo di circa due secoli, si passa da un’economia centra- tasull’agricoltura a un modello economico centrato sull’ industria, vale a dire: il settore dell'economia che produce beni materiali con Pimpiego di macchine che estraggono, lavorano o trasformano materie prime 0 semilavorati,e che sono concen- trate in unita produttive, dette fabbriche, stabilimenti, officine, industrie, 0, con tet- mine ormai obsoleto, manifatture, dove lavoratori ¢ tecnici le governano ¢ ne inte- grano l'opera col proprio lavoro fisico e intellettuale (Gallino, 1983, voce industria). a Dal mondo premoderno al mondo moderno Elias e il proceso di civilizzazione Sociologia Parallelamente a queste trasformazioni, cambiano la politica ¢ la cultura, ov- vero il modo di pensare delle persone e i valori condivisi, cost come gli stli di viea. Sul piano politico il nuovo mondo che emerge da queste trasformazioni san- cisce attraverso una serie di rivoluzioni, di cui quella francese del 1789 ¢ la pit importante, il primato della borghesia imprenditoriale ¢ delle manifatture sull’antica aristocrazia tertiera: rivendicando la pati dignita degli uomini sul piano del diritto, conduce alla rottura con il vecchio mondo dei privilegi di nastici ¢ feudali. A differenza del passato, quando si tenevano in gran conto questioni di nascita e di dinastia, comincia a consolidatsi I’idea che le per- sone detengono una particolate posizione nella societa sulla base di cid che sanno fare e conquistare per mezzo delle loro capacita. Per dirla con alere parole, si passa da una societ’ che riconosce status ascritti a una societa che riconosce status acquii Si trasforma il concetto di lavoro, che viene segmentato artificialmente all'intemo di un processo produttivo organizzato all’ interno della fabbrica (cfr. capp. 4 ¢ 6). L'operaio, poi, a differenza del contadino, ¢ un operatore sottoposto ai ritmi frenetici e artficiali della fabbrica, dove il tempo é scandi- to dalle sirene, piuttosto che dalle stagioni ¢ dall’alternanza di giorno e notte, ¢ dove la luce é artificiale. Scenario di questo nuovo modello di vita sono le citti che crescono intorno alle industrie, dovendo accogliere una nuova popolazione lavoratrice in larga misura proveniente dalle campagne, Persone con esperienze ¢ culture diverse si trovano a condividere spazi molto meno estesi degli antichi latifondi, e cid, insieme alle disagiate condizioni di vita imposte dai rapidi processi di inur- bamento, diventa spesso causa di conflitto ¢ di disordine. Lavvento della modernit’ inaugura sostanzialmente una societi nuova, dai caratteri inediti. : Per comprendere meglio alcuni tra i principali tratti di novita della societa moderna, alla cui affermazione - come accennavamo ¢ come spiegheremo nel par. 3 ~ si lega strettamente la nascita della sociologia, proponiamo, nel seguito del paragrafo, le riflessioni su tre grandi processi dell’ Occidente mo- derno: il processo di civilizzazione, la nascita del capitalismo ¢ il proceso di razionalizzazione. Si tratta di tre argomenti magistralmente trattati da Nor- bert Elias (1897-1990), Karl Marx (1818-1883) e Max Weber (1864-1920). 24, Civilizzazione e violenza Nella sua opera I processo di civilizeazione (1936-39) il sociologo tedesco Norbert Elias esamina i processi di hunga du- rata che portano progressivamente all’emergere della particolare configura- zione sociale costituita dal mondo moderno in Occidente. Cogliendo l’in- treccio tra le dimensioni oggettive e quelle soggettive del mutamento, Elias ¢ soprattutto attento a rilevare i rapporti tra civilizzazione e violenza. Ricordiamo che nell’ Europa medievale domina una dimensione localistica: 22 1. Le societd, i fondamenti e il loro mutamento i poteri centrali sono incapaci di imporsi su una moltitudine di poteri locali fortemente autonomi. Nell’ambito del loro territorio, infatti, i signori feuda- li godono di un ampio margine di dominio e vivono una situazione di con- flitto permanente con i vicini; questo perché il loro potere ¢ la loro riechezza dipendono esclusivamente dall’ampiezza dei loro possedimenti (ognuno cer ca cosi di conquistare sempre nuovi territori) e dal lavoro delle popolazioni che riescono a sottomettere. In Europa questa situazione di conflieto dura per secoli, fino a quando Ie- mergere di una serie di poteri centrali forti, capaci di unificare e di governare vaste aree territoriali ¢ ai quali, in particolare, compete il diritto esclusivo di usare la forza (e le armi), porta all’instaurazione di un “monopolio della violenza legittima” (secondo un’espressione coniata da Max Weber), eal con- seguente compimento di un proceso di progressiva pacificazione della vita sociale, la quale, rispetto al passato, appare attraversata da un grado minore di violenza. Elias fa perd osservare come questa estromissione della violenza dalla vita esteriore corrisponde a una sua interiorizzazione: la violenza di- venta cioé “interna” o psichica. In questo senso, il processo di civilizzazione evolve lungo due livelli: il livello sociogenetico (il mondo esterno), il qua- le si riferisce alla formazione degli Stati ¢ alla stabilizzazione di un diritto formale, con la conseguente creazione di spazi sociali pacificati, ¢ il livello psicogenetico (il mondo interno), il quale corrisponde alla costituzione psi- chica degli individui e che rinvia alla comparsa di uno stabile apparato di autocostrizione individuale, ovvero all’emergere di un meccanismo di auto- censura delle emozioni individuali ¢ collettive (ad esempio di manifestazioni incontrollate di emozioni in pubblico). Cosi, continua Elias, con l’avanzare del processo di incivilimento si sedimentano le moderne “buone manicre”: per conformarsi ai canoni di una vita “civile” gli individui imparano a regola- mentare le proprie pulsioni, a rispettare la soglia dei sentimenti di pudore e di vergogna che diventa progressivamente pitt intensa ¢ si sposta sempre pitt in- dictro nell’et’, fino a coinvolgere non pitt solo gli adulti, ma anche i bambini. Sappiamo infatti che oggi anche i bambini sono fortemente spinti a control- larsi e ad assumere comportamenti “civilizzati’, ovvero a “comportarsi bene’, come siamo soliti dire nel linguaggio comune. L’individuo moderno appare cosi sempre pitt caratterizzato da autocontrollo; egli vigila cioé sul proprio comportamento grazie a quella istanza interiore composta da un insieme di norme morali che il padre della psicoanalisi Sigmund Freud (1856-1939) ha chiamato Super-Io, ¢ che esprime I’ interiorizzazione in ciascuno di noi delle regole ¢ dei valori della socict’ nella quale viviamo. 2.2. Vemergere della societa capitalistica Negli anni intorno alla meta dell’ Ottocento, Marx ~ che put non essendo un sociologo ha lasciato un’o- pera fondamentale per lo sviluppo di questa disciplina — osserva alcuni fe- nomeni specifici della nascente societa industriale, ad esempio la poverta, le 23 La pacificazione della vita so« ele sue conseguenze le IL materialismo storico Struttura e sovrastruttura La nozione di modo di produzione Sociologia prime lotte della classe operaia ¢ la trasformazione dei valori, interpretandoli come conseguenze del cambiamento della struttura dei rapporti economi- ci, Contrariamente ai pensatori positivisti, che guardano in particolare agli aspetti favorevoli della societa moderna ~ secondo questi, infatti i progressi tecnici si sarebbero presto trasformati in un miglioramento generalizzato del benessere materiale di tutta la popolazione ~, Marx offre un ‘interpretazione critica di questi mutamenti, colpito soprattutto dalle dure condizioni di la- yoro degli operai nelle fabbriche. L’approccio di Marx é detto materialismo storico (0 dialettico). Si eratta di un modo di pensare che parte dall’analisi delle condizioni materiali in cui gli uomini vivono in societa, cosi come sono storicamente determinate. Tale approccio rovescia la prospettiva filosofica hegeliana, dalla quale Marx era cuttavia largamente influenzato ¢ che rappresentava il sistema di pensiero do- minante nella Germania della sua epoca. Difatti, mentre Hegel vede il movi- mento del pensiero come artefice della realta, che appare in questo caso come una forma fenomenica dello spirito, Marx & convinto che il movimento del pensiero sia un riflesso della realta. Come scrive in Per la critica dell economia politica (1859, trad. it. p. 5): «Il modo di produzione della vita materiale con- diziona, in generale, il processo sociale, politico ¢ spirituale della vita. Non é la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma é, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza>. Imodi concreti in cui il lavoro é diviso, i modi in cui sono divise la proprietde le tecniche di produzione (in una parola, l’intera organizzazione dell’attivita produttiva come é storicamente data) corrispondono per Marx alla struttura della societi, che egli indica come cid che determina l’ordine ¢ il mutamento sociale. Dalla struttura (dalla base materiale della societa) dipende ogni altra manifestazione sociale, ossia le ideologie, la politica, la religione, le scienze, le arti, le mentalita, che Marx chiama sovrastruttura. Alla struttura corrisponde il modo di produzione dominante di ogni data societa. La nozione di modo di produzione & importante nel pensicro di Marx. Esso indica un insieme storicamente determinato di forze produttive, le materie prime, gli strumenti ¢ le tecniche, ¢ di rapporti di produzione, le relazioni che gli uomini stabiliscono fra loro nell’ambito dell’attivitd produttiva e che sono generate dalla divisione del lavoro e dalla divisione della proprieta. Nella storia, Marx distingue una successione di modi di produzione, definen- do ciascuno di es sulla base dei rapporti di produzione prevalenti in ogni data societa. Troviamo cos: a) il modo di produzione asiatico, dove i rapporti di produzione sono me- diati dallo Stato e, in quanto tale, richiama I’ Egitto dei faraoni e la Cina im- periale; 8) il modo di produzione antico, per il quale il rapporto di produzione pre- m 1. Le societa, i fondamentie il loro mutamento valente é la schiaviti. Esso sembra cosi coincidere con il mondo della Grecia antica ¢ dell’ Impero romano; c) il modo di produzione feudale, che richiama con evidenza il Medioevo, dove il rapporto di produzione prevalente ¢ il servaggio; d) il modo di produzione capitalistico, nato nell’ Europa della Rivoluzio- ne industriale ¢ che si estende progressivamente in tutte le altre parti del mondo. Secondo Marx, la storia dell’umanitd non segue un corso lineare, ma proce- de attraverso passaggi da una struttura all’altra, da un modo di produzione a quello successivo. Ma come avvengono tali transizioni? Per Marx il noc- ciolo della questione si ritrova nelle contraddizioni che, di volta in volta, si generano nella storia delle societa umane tra le forze produttive e i rap- porti di produzione. L'esplosione di queste contraddizioni produce dei mu- tamenti nella base economica della societa (nella struttura), provocando in qualche modo trasformazioni al livello della sovrastruttura: si verifica cost una riyoluzione sociale che determina il passaggio al modo di produzione successivo. Questa riflessione teorica pud essere brevemente illustrata con il celebre esempio storico della Rivoluzione francese e dell’emergere della so- cieta capitalistica. Nel Settecento, lo sviluppo economico, legato al progresso delle scienze ¢ delle tecniche, al miglioramento della produzione agricola e alla crescita del- la popolazione (le forze produttive), si scontra con I’antico ordine esistente, cioé con il sistema della monarchia, dei grandi proprietari terrieri e delle cor- potazioni (i rapporti di produzione). Lo scontro che cosi si produce al livel- lo della struttura economica della societa é alla base della rivoluzione e dei conseguenti cambiamenti politici, economici e culturali (la sovrastruttura). E proprio da questa “esplosione delle contraddizioni” che emerge, nel secolo successivo, la societ& capitalista governata da una borghesia di imprendito- 1i (i capitalist) che sfrutta una massa di lavoratori salariati (il proletariato). Sulle contraddizioni crescenti del modo di produzione capitalistico, indicato come il pitt grande generatore di mutamento sociale mai apparso nella storia, il pensiero marxiano si sofferma a lungo, in particolare nella monumentale opera Il capitale (1867-94), dove, concentrandosi sulle “leggi del movimento” di questo modo di produzione, identifica, pitt di ogni altro autore, la moder nit con il capitalismo. 23, Il processo di razionalizzazione In seguito alla Rivoluzione francese ¢ all Illuminismo - vale a dire quella prospettiva del pensiero (cft. Outhwaite et al., 1993, trad. it. voce Iuminismo) diffusa a cavallo tra il xvur ¢ il xix secolo che tende a sgombrare il campo della conoscenza dal dogma religioso a fondarla sulla ricerca di tipo scientifico e sperimentale ~ la ragione diven- ta un valore sociale dominante (efi. cap. 10). Nella moderniti Puomo viene concepito come un essere dotato della facolta di procedere alla scoperta della 25 Il passaggio da un modo di produzione al successive City ismo- e idea di ragione Razionalita e razionalizzazione in Weber Idisincantamento det mondo Sociologia verita e di trovare in se stesso il centro di orientamento del proprio agire. Alla fede, come fonte di verit’ rivelata, si sostituisce dunque la ragione, attraverso la quale gli uomini possono orientare il proprio destino, compiere scelte € decidere della propria vita e del proprio futuro. La sociologia non parla perd tanto di ragione, distingue piuttosto tra razio- nalizzazione e razionalita, due nozioni che trovano trattazione approfondita nell’opera di Weber. La razionalita é un attributo specifico dell?azione dell’uomo e postula la capacitd di quest’ultimo di agire in maniera coerente rispetto ai valori che ha libcramente scelto ¢ nel modo pit efficiente rispetto ai fini che sié prefissato. Weber parla nel primo caso di ‘razionalita rispetto al valore’, nel secondo di “razionalita rispetto allo scopo”, o “razionaliti strumentale’”, che indica come prevalente nella modemnit’. La razionalizzazione corrisponde invece a un processo storico che investe ¢ trasforma tutti gli ordinamenti sociali, e che modifica progressivamente Vatteggiamento dell’ uomo di fronte al mondo. Il termine razionalizzazione assume nell'opera di Weber una pluralita di significati. Come scrive Alessan- dro Ferrara (1995, p. 13): talvolta cgli parla di razionalizzazione dell’azione, talvolta di razionalizzazione della condotta di vita, altre volte di razionalizzazione di una visione del mondo, di un’e- tica, di un’immagine religiosa del mondo. Ma il punto ¢ che Weber non vedeva in questo proceso un tratto caratteristico della cultura occidentale soltanto. Si trattava piuctosto di un cratto effectivamente universale, diffuso in tutte le altre civilea. Spe- cificamente occidentale era piuttosto il grado estremo a cui tale processo si é spinto. Nelle Considerazioni intermedie (1920b) della sua Sociologia delle religioni ‘Weber spicga infatti come la societa occidentale abbia avuto un mutamento particolare rispetto ad alere culture: solo in Oceidente il processo di razio- nalizzazione ha conosciuto uno sviluppo radicale pervasivo, investendo globalmente gli ordinamenti giuridici, politici ed economici, i sistemi di credenze, le struccure familiar, la scienza ¢ la cultura. Egli delinea pitt sp cificamente le conseguenze culturali di questo processo nella conferenza su La stienza come professione (M. Weber, 1918b), dove la scienza moderna é in- dicata come il canale attraverso cui la razionalizzazione si afferma nel modo pitt evidente. L'uomo “razionalizzato’, spiega Weber, non ha una conoscenza delle proprie condizioni di esistenza maggiore di quella che pud avere un uomo primitivo; piutcosto, la razionalizzazione infonde la credenza che tutto, in linea di prin- cipio, possa essere dominato dalla ragione, e che non esistano forze segrete ¢ incaleolabili che governano la vita degli uomini, il che corrisponde a un processo di disincantamento del mondo. Questo processo ~ che si dispiega parallelamente al processo di razionalizzazione ¢ traccia il contributo di We- 26 1. Lesocieta, i fondamenti e il loro mutamento ber alla tematica della secolarizzazione (cfr. cap. 5) — consiste nella rinuncia a spiegare il mondo attraverso riferimenti di carattere religioso 0 magico, a vantaggio di atteggiamenti e di comportamenti laici ¢ razionali. Ad esem- pio, mentre in passato gli uomini crano soliti spiegare i fenomeni che non potevano capire ¢ conoscere affidandosi alla religione, alle credenze ¢ alle superstizioni, ricorrendo in ogni caso a forze sovramondane ¢ oscure, 'uomo “tazionalizzato” si appoggia sempre meno a queste dimensioni imperscruta- bili, e pensa al contrario che nulla sia inspiegabile: se egli non capisce qual: cosa, questo pud dipendere da limiti personali o della conoscenza che, molto probabilmente, potranno essere superati. Descrivendo il processo di razionalizzazione e di disincantamento del mon- do, Weber si mostrava consapevole del rischio che la societa moderna, nel tentativo di regolamentare ¢ rendere razionale ogni ambito della vita sociale, potesse trasformarsi in una “gabbia di acciaio” capace di soffocare lo spirito umano. E il caso dello sviluppo della burocrazia, intesa sia come apparato amministrativo dello Stato moderno, sia, pitt in generale, come ogni forma di otganizzazione razionale del lavoro (eft. cap. 4): con i suoi tratti disuma- nizzanti, essa pud infatti trasformarsi in un pericolo per il rispetto dell’uomo, delle sue libert’ ¢ per lo sviluppo delle sue capacita creative. Di un potenziale auvodistruttivo del processo di razionalizzazione parlano in modo compiuto i due autori pitt noti della Scuola di Francoforte, Max Horkheimer (1895-1973) ¢ Theodor Wiesengrund Adorno (1903-1969), nell’opera Dialettica dell illuminismo (1947), dove il processo di razionaliz- zazione assume un significato piit ampio fino a coincidere con |’intero corso della civilté umana. Di fronte alle prime notizie sull’ Olocausto ¢ al perico- lo di un fascismo mondiale, i due autori individuano le tendenze distruttive della razionalizzazione in cid che essi indicano come il carattere totalitario dello stesso Iluminismo. La fiducia assoluta nella ragione tipica di questo movimento ¢ I’idea che essa sia “liberatrice” destinata a rovesciarsi nel suo contrario: la ragione conduce all’esclusione forzata dell’Altro, dell’Estranco, di tutto quello che non é possibile spiegare razionalmente ¢ dominare. Que- sto porta perd a forme nuove ¢ pericolose di mistificazione dei rapporti con sé-econ gli Altri, a una distruzione dell’individuo ¢ della soggettivita umana. Come Adorno ¢ Horkheimer annunciano fin dall’inizio, l'esempio storico dell’Olocausto rivela in effetti con estrema chiarezza questi tratti distruttivi della moderna societa europea e il ritorno in essa della barbaric. A questo proposito sono illuminanti le argomentazioni di Zygmunt Bauman (1989), che offre un’interpretazione puntuale dell’ Olocausto come prodotto della razionalitd moderna, la cui comprensione possibile solo nel contesto delle tendenze culturali ¢ delle conquiste tecniche della modernita. L’Olocausto, cioé, pud rivelarci il volto inquictante ¢ barbaro del moderno proceso di razionalizzazione, ricordandoci quanto formale ed cticamente cieca possa essere la ricerca burocratica dell’efficienza ¢ la fiducia che tutto possa esse- 7 La “gabbia di acciaio” della razionalizzazione Upotere autodistruttivo della razionalizzazione LOlocausto come prodotto della razionalita moderna La sociologia come curiosit’ critica sul nuovo mondo Definizione di societa Montesquieu Sociologia re dominato ¢ controllato. Infatti, sono state proprio le condizioni tipiche del processo di burocratizzazione — specificamente, la creazione di procedu- re neuere ¢ spersonalizzate ¢ la produzione sociale della distanza emotiva € dell’indiffererza morale ~ a consentire di programmare e mettere in atto lo sterminio di massa degli ebrei. 3. Che cosa significa guardare la societa... da sociologi Nel clima di mutamento sociale accelerato inaugurato dalla modernita, la sociologia muove dunque i primi passi. Di fronte al venire meno del yecchio mondo e di fronte alla frantumazione dei tradizionali modelli di organizza- zione della vita, emerge (soprattutto tra le classi dotte dell’epoca) il senso del- la precariet’ c della relativica delle formazioni sociali. Le vecchie spiegazioni, centrate sullo stato di natura e sulla volonta di Dio, risultano insufficienti. Diventano pertanto impellenti nuovi interrogativi circa la societa, cosi co- me nuovi modi di porli. Il passaggio dalla tradizione alla modernita é stato specificamente analizzato dai precursori della sociologia ¢ dai primi grandi sociologi, i quali hanno vissuto in prima persona il processo di mutamento sociale accelerato che ha investito il mondo occidentale del xvii € XIX seco- lo, Strettamente collegato allo sviluppo della sociologia é un nuovo modo di intenderne 'oggetto principale di studio, appunto la societa. Mettendo insieme alcune tradizioni sociologiche, ¢ possibile definire la so- cieta come quell’insieme di relazioni tra individui che danno vita, nel loro corso, a un linguaggio, a forme pitt o meno stabili di convivenza e a espressio- ni culturali che ne garantiscono un certo livello di cocsione nel tempo ¢ che isponde a meccanismi di funzionamento propri. Questa definizione ha il pregio di essere sufficientemente ampia da lasciare spazio alla variabilica delle forme di societ’ che, nel corso del tempo e nello spazio, si sono riprodotte. La sociologia deve fare propria I’idea che siano possibili pid tipi di socie- ta, senza che sia identificabile alcun modello unico o definibile naturale. E un’idea che matura in epoche particolari, per esempio caratterizzate dagli scossoni alle convinzioni fondamentali che abbiamo appena messo in luce, dato che ogni societa, in condizioni di stabilita, tende a leggere se stessa come naturale o normale. Le prime riflessioni di tipo nuovo sulla societ maturano proprio nell’am- bio dell’ Illuminismo francese (cfr, par. 2.3). In questo ambito, tra i primi a dare evidenza del fatto che ¢ possibile considerare diverse forme di societ&, caratterizzate da differenti costumi ¢ da differenti sistemi giuridici, & il pen- satore francese Charles Louis de Secondat, barone di Montesquieu (1689- 1755). Questi scrive al riguardo due opere divenute ben presto molto popola- . Nella prima, che ha per titolo Lettere persiane (1721), Pautore si mette nei panni di un viaggiatore mediorientale che decide di lasciare il suo tranquillo 28 1. Le societa, i fondamenti e il loro mutamento mondo di agi, I’harem dove stanno le sue donne e i suoi raffinatissimi costu- mi, per intraprendere un viaggio in un mondo a lui esotico. Naturalmente il mondo esotico & rappresentato dalla a noi ben pitt familiare Europa, con le sue capitali, i suoi costumi aristocratici ¢ borghesi, cosi diversi dalle citta dai costumi orientali. L’idea geniale, soprattutto in considerazione dell’epo- cain cui Montesquieu scrive, consiste nel costringere il lettore ad assumere lo sguardo di chi osserva dall’esterno la nostra societa: ne esce un bellissimo affresco che induce il lettore a un esercizio in cui tutto cid che solitamente diamo per scontato, come naturale ¢ usuale, assume i tratti dell’esotico, dello strano, dell’inusuale, per poi confluire nell’idea del carattere relativo degli usi, dei costumi della cultura. Con Montesquieu impariamo a fare nostra una facolea tipica del sociologo, ossia la capaciti di guardare noi stessi con curiosita. Come scrive Jedlowski (2009a, p. 24) «esotici, in fondo, lo siamo tutti — dipende dalla prospettiva». Con Lo spirito delle leggi (1748), la secon- da delle opere importanti di Montesquieu, vengono messi in luce gli clementi che legano i fattori sociali, ma anche climatici ¢ territoriali, allo sviluppo dei sistemi giuridici e delle costituzioni. Le leggi, un tempo considerate immu- tabili ed eterne, vengono ridimensionate in una prospettiva che le mete in relazione — quasi ne fosscro il prodotto ~ con una serie di condizioni, da quelle fisiche, che hanno a che fare con la costituzione naturale del territorio, a guelle pit: propriamente sociali, in cui esse prendono forma. Il tema, insom- ma, sempre il medesimo che anima le Lettere persiane, seppure trattato con un tono meno gioioso ¢ poetico: la possibilita di studiare le differenti civilea (c dentro a esse i sistemi giuridici) contestualizzandole nell’ambito delle con- dizioni in cui esse prendono forma. 3.1. La societa come realta sui generis Rompere !’immagine della societa co- me aggregazione naturale, assoluta ¢ immutabile, e sottolinearne il caratvere rclativo rappresentano soltanto alcuni dei presupposti della riflessione socio- logica. Serve un’idea che permetta di considerare la societa come una realt& sui generis, vale a dire che, se da un lato non é riducibile a leggi immutabili ed eterne, dall’altro non é neanche riducibile alle motivazioni, agli interessi o alle pulsioni degli individui che la costituiscono. Si tratta, quindi, di seabilire una disciplina che si configuri come fisiologia della societa. E proprio questo il compito che si propone un altro pensatore francese, Clau- de-Henri de Saint-Simon (1760-1825). Questi, partecipando al clima di cam- biamento di quell’epoca, aveva lottato al fianco del generale Lafayerte nella guerra di indipendenza americana ¢ poi aveva inneggiato alla Rivoluzione francese, salvo poi allontanarsene, a causa delle tendenze distruttive che ravvisava. Nonostante il suo allontanamento dalle idee della Rivoluzione, egli non diviene mai un nostalgico del vecchio ordine, anzi, ¢ convinto, sul piano di una morale terrestre (che sostieuisce quella celeste), della inelut- tabilita dell’avvento di una societd di tipo nuovo, detta industriale, in cui 29 Saint-Simon Comte ela prospettiva positivista La legge dei tre stadi Sociologia fossero proprio gli industriali e gli uomini di scienza a rappresentare la nuova classe dirigente. Da buon rappresentante dell’ Illuminismo francese, Saint-Simon é conyinto che la societa vada studiata attraverso Losservazione dei fatti che la riguarda- no, Nel testo Du systéme industriel (1822) emerge l'immagine della societa come “macchina organizzata’, costituita di parti che devono assolvere tutte quante a una certa funzione, Altre volte Saint-Simon paragona lasocicti aun organismo vivente, la cui stabilita, che ralora vacilla, ¢ affidata alla garanzia che ciascun organo svolga la funzione affidata. La fisiologia della societa ha il compito di indagare tali meccanismi di funzionamento. Nel corso della prima meta dell’ Ottocento, Auguste Comte (1798-1857), che in gioventit era stato segretario di Saint-Simon, fa proprio il programma di studiare la societi come una realta sué generis. Nella celebre lezione n. 47 della sua opera Corso di filosofia positiva (1830-42) egli introduce uffi te il termine sociologia, dividendo questa nuova scienza in due branche: la statica sociale, che corrisponde alla teoria dell’ordine ¢ del consenso € ri- guarda quindi lo studio delle leggi che determinano la tenuta della societa, la dinamica sociale, che & invece la teoria del mutamento ed & quindi orien- tata a studiare i processi ¢ le leggi di sviluppo della societa. A partire da una prospettiva positivista, le leggi di cui parla Comte sono molto simili a quelle che si propongono di studiare le scienze naturali. Rispetto alla statica sociale, Comte mette in evidenza come la natura del- la societa sia distinta dalla natura umana; essa deve essere infatti fondata su una qualche forma di accordo tra le parti, vale a dire su di un consenso che la facia rimanere unita. Perché accada cid &, secondo Comte, tradizional- mente necessaria una religione, intesa come sistema che garantisca l’ordine sociale ¢ che «creando l'unita, [...] deve rivolgersi simultaneamente all’ in- telligenza, al sentimento e all’azione, cio’ a tutte le disposizioni dell’essere umano» (Aron, 1967, trad it. p. 117). Nella religione, quindi, emerge il punto di congiungimento tra la natura umana, profondamente individuale e auto- referenziale, ¢ quella sociale. Sono altresi importanti altre due istituzioni ti- picamente sociali, vale a dire la proprieta — che garantisce la cumulabilita dei beni trasmessi da una generazione all’altra ~ ¢ il linguaggio, che assicura la conservazione delle conquiste dell’ intelletzo. Rispetto alla dinamica sociale, Comte — integrando prospettiva scientifica ¢ dimensione storica — formula la legge dei tre stadi, volta a fissare le varie tappe attraverso cui passa sia la trasformazione della conoscenza dell’uomo, dei suoi valori ¢ delle sue credenze, sia quella della struttura della societa ¢ dell’organizzazione politica. Cosi, descrivendo le concatenazioni delle scien- ze € delle forme di conoscenza, Comte individua tre stadi che chiama teolo- gico, metafisico positivo. Nallo stadio teologico ’individuo possiede un’esperienza molto limitata: i fenomeni che pud osservare vengono spiegati ricorrendo a forze soprannatu- ‘ialmen- 30 1. Le societa, i fondamenti e il loro mutamento rali, rappresentate in un primo momento da nozioni magiche ¢ successiva- mente da nozioni religiose; nello stadio metafisico le spiegazioni non sono pitt soprannaturali come nello stadio precedente, ma non sono nemmeno naturali come sar’ invece in quello successivo: l’uomo pud invece spiegare i dati dell’esperienza secondo principi astratti, cio’ mediante la speculazione filosofica; nello stadio positivo, infine, la combinazione del ragionamento ¢ dell’osservazione dei fatti delineano la conoscenza dell’uomo come sapere scientifico. Al livello dell’evoluzione delle sociea occidentali la legge dei tre stadi per- mette di determinare tre fasi storiche distinte. Cosi, nel Medioevo lo spirito teologico avrebbe imposto il riconoscimento di un’autorita sacralizzata, una confusione dei poteri spirituali e dei poteri temporali, con una stretta gerar- chia sociale che influenza tutta l’organizzazione delle istituzioni feudali. Qui il potere é sacerdotale ¢ militare. In un secondo momento, dal Rinascimento al Secolo dei Lumi, lo spirito metafisico avrebbe intrapreso una critica radi cale dei modi di pensare ¢ delle organizzazioni sociali. Si tratta di una critica che si fonda su entita astratte, come ad esempio i “Diritti dell’uomo” e lo “Stato costituzionale”, I] potere é ora nelle mani dei giuristi, dei sofisti e dei declamatori. L’ultima tappa prende avvio nell’ Ottocento, con le societd eu- ropee che diventano sempre piit industriali. In questa fase lo spirito positivo dovrebbe promuovere le scienze ¢ le tecniche ¢ instaurare un nuovo ordine in cui poteri risulterebbero condivisi tra industriali, scienziati e tecnici. Comte indica lo stadio positivo come lo stadio “normale” della specie umana. Que- sto, tuttavia, non rappresenta un punto di arrivo, bensi il momento storico che apre il processo di sviluppo dell’ umanita. Lo studio della societa come realea sui generis si & prestato alla proposizione di modelli tratti dalla natura, soprattutto quella biologica. L’inglese Herbert Spencer (1820-1903) ¢ il fondatore dell’ organicismo sociale: la societ’ & pa- ragonata a un organismo biologico che si ¢ evoluto attraverso un processo di specializzazione e di differenziazione, esattamente come nel regno ani- male, dove ’evoluzione congiunge organismi semplici e indifferenziati, quali l’ameba, a organismi complessi, quali appunto I’essere umano. Influenzato dall’opera del naturalista inglese Charles Darwin (1809-1882), la sua teoria é conosciuta con il nome di evoluzionismo sociale o darwinismo sociale. Nel 1859 Darwin publica Lorigine delle specie, dove fornisce una teoria ge- nerale delle leggi che governano lo sviluppo della vita. Darwin propone un andamento storico evolutivo della natura, dove l’uomo, anziché essere cre- ato da Dio come vuole il racconto biblico, non é altro che il prodotto di un’evoluzione di milioni di anni. Nel corso della trasmissione ereditaria del patrimonio genetico da un individuo all’altro, si verificano delle piccole tra- sformazioni casuali che danno luogo a una maggiore o minore capacita del singolo organismo di adattarsi all’ambiente ¢ di procreare quindi una prole pit numerosa ¢ vitale, Queste trasformazioni “positive”, pitt consone all’am- 31 Spencer Lateoria evoluzionista di Darwin Levoluzionismo sociale Sociologia biente, si consolidano da una generazione all’altra: gli individui che ne sono portatori hanno maggiori probabilita di sopravvivere, mentre sono destinate a sparire le specie meno flessibili ¢ insensibili al mutamento. Si verifica cost un proceso di selezione naturale governato dal principio secondo cui le tra- sformazioni pitt favorevoli e meglio adatte all’ambiente diventano un patri- monio creditario trasmesso che determina, appunto, Porigine ¢ il succedersi delle specie. Gli anni Sessanta ¢ Settanta dell’ Ottocento rappresentarono il periodo di grande diffusione dell’evoluzionismo. D’altra parte, le conclusioni darwinia- ne ~ evoluzione graduale che il meccanismo della selezione orienta verso forme superiori ~ potevano anche essere usate in un orientamento politico- ideologico per giustificare teoricamente l’ordine sociale, cosi come era stato prodotto storicamente. In questo senso potevano legittimare la suprem: dell’ Europa, del capitalismo ¢ della produzione industriale, considerati come prodotti di un’evoluzione razionale, di una dimostrata capacita di “sopravvi- vere” meglio e prevalere su forme societarie pitt deboli. La scoperta di Dar- win divenne dunque un modello intellettuale che, per analogia, poteva essere usato in altri campi del sapere. In questo ebbe un ruolo di rilievo Spencer, la cui opera pitt nota ¢ Principi di sociologia (1896). Come prima accennavamo, Spencer utilizza il modello darwiniano per spic- gare la storia dell’umanita e delle sue societa. II modelo dell’evoluzionismo appare perfettamente adatto a una socicta in crescita, proiettata sull’ idea del Progresso. Esso consente di studiare i fenomeni sociali della modernit’ ¢ di individuare il meccanismo che governa il mutamento (’evoluzione, appun- t0). Cosi come accade per le forme viventi, le classi sociali, i gruppi, le isti- tuzioni possono essere visti in lotta per la sopravvivenza e destinati a essere selezionati dal conflitto. Sinteticamente, ’idea di Spencer é che la storia delle societi umane comporti, come la storia universale, una serie di momenti evo- lutivi che conduce le societa da forme semplici a forme che risultano sempre pitt complesse e differenziate al loro interno. Da un lato le societa pid piccole € deboli scompaiono, oppure vengono inglobate da societa pitt forti ¢ pit grandi; dall’altro lato le societa che crescono di dimensioni si differenziano al loro interno, sviluppando una rete di organi ¢ di funzioni sempre pit spe- cializzati, distinti gli uni dagli altri e per questo orientati alla cooperazione. A partire da questa prospettiva Spencer individua societ& semplici, scarsamen- te differenziate al proprio interno, e societa complesse, che sono appunto il risuleato di un proceso di differenziazione e di specializzazione dei suoi organi costitutivi, ¢, quindi, delle sue istituzioni sociali, ia 3.2. Societa, solidarieta e divisione del lavoro sociale Abbiamo messo in evi- denza come la societa sia un insieme di parti collegate tra loro che danno vita a una forma di organizzazione sociale non riconducibile alla somma delle singole componenti. Anche il francese Emile Durkheim (1858-1917) - uno 32 Le societa, i fondamenti e il loro mutamento dei padri fondatori della sociologia ~ ritiene che la societ’ sia una realt& sui generis, ossia «una entita specifica avente delle esigenze sue proprie, che si impongono sugli individui» (Crespi, 1996, p. 78). Anzi, egli enfatizza ulte- riormente questo aspetto, mettendo in evidenza come lo studio della societ& debba essere fondato sull’assunto che é possibile individuare fatti sociali che non sono riconducibili alle pulsioni o agli interessi degli individui, ma che rispondono, a loro volta, ad altri fatti sociali (Durkheim, 1895). Dobbiamo chiederci a questo punto quale sia la forza che tiene uniti gli in- dividui tra loro ed evita che le societa si disgreghino. La solidarieta ¢ uno dei concetti utilizzati dalla tradizione sociologica per definire tale forza. Essa rappresenta «la capaciti dei membri di una collettivita di agire nei confronti di altri come un soggetto unitario» (Gallino, 1983, voce Solidarietd). Dobbiamo tale termine proprio a Durkheim, il quale matura il concetto di solidarietd a partire da una profonda riflessione sulla situazione politica ¢ sociale della Francia del suo tempo: era adolescente quando i prussiani oc cuparono il suo paese natale, Epinal, in Lorena, sconfissero la Francia di Napoleone 111 nella battaglia di Sedan (il 1° settembre 1870); a quelle vicende segui un’insurrezione dei repubblicani francesi che proclamarono, nel 1871, la Terza Repubblica, con la pesante responsabilita di ricucire le divisioni ¢ di ristabilire I'unita e l'ordine sociale. I padri della Terza Repubblica (tra gli altri, Léon Gambetta, Jules Ferry, Emile Littré) trovano nel Positivismo il riferimento ideale e politico pitt adeguato. Animati dall’ idea che l’azione po- litica debba innanzitutto consistere in un’azione intellettuale e morale, essi ritengono prioritario ricomporre il conflitto sociale all’interno della socict& di mercato, senza intaccare lordine produttivo capitalistico. Da qui l’idea di legare fra loro i diversi attori della produzione, di riaccostare le differenti classi sociali (ad esempio i borghesi e i prolerari di cui parlava Marx) stem- perandone gli antagonismi in nome di un progetto collettivo. Si tratta ciot di conciliare il punto di vista sociale, rappresentato dai doveri, con quello individuale, espresso dai diritti, climinando da quest’ultimo il potenziale di conflittualita che, negli ultimi decenni dell’ Ottocento, é testimoniato in particolare dalle prime manifestazioni del mondo operaio. L’dlite politica francese individua nella solidarieta la soluzione a questo pro- blema. Essa viene posta come il punto intermedio fra due opposte visioni del- lo Stato: quella liberale, che in nome dell’economia di mercato rifiuta ogni intervento dello Stato nella soluzione dei problemi sociali, e quella socialista, che considera invece indispensabile questo intervento per riequilibrare le di- suguaglianze sociali. Condividendo queste idee - senza perd mai confondere attivit’ intellettuale € azione politica — la sociologia di Durkheim pone un forte accento sull’e- sigenza di consenso riguardo a valori morali condivisi, i quali si esprimono in forme nuove di solidarieta sociale. Durkheim pensa alla solidarieta come a una legge costitutiva della societa, una sorta di bisogno sociale che si ma- 33 Durkheim elacrisi sociale nella Francia della Terza Repubblica La solidarieta sociale come soluzione della crisi Ladivisione del lavoro sociale Solidarieta meccanica Solidarieta organica Sociologia nifesta in modi diversi a seconda delle caratteristiche riscontrabili in tipi di societa differenti. Il concetto di solidarieta emerge nella prima opera importante del sociologo francese, dal titolo La divisione del lavoro sociale (1893). Si tratta di un’analisi della trasformazione delle societa, da semplici a complesse, sotto la spinta di cid che egli chiama |'aumento di densitd materiale, vale a dire l’incremento della popolazione. Le societa semplici sono quelle nelle quali la divisione del lavoro é basa, mentre quelle complesse sono tali in quanto estremamente differenziate al proprio interno. La divisione del lavoro non deve essere in- tesa semplicemente come la divisione delle mansioni lavorative nell’ambito specificatamente produttivo. Piuttosto, essa identifica la moltiplicazione dei compiti ¢ dei ruoli quale processo inarrestabile e necessario al progresso della societa. Per dirla con i termini di Durkheim, questa segmentazione dei com- piti e delle mansioni si configura come un processo di crescita della densit’ morale per far fronte all’ incremento della densita materiale. In quest’opera Durkheim non pensa dunque alla “societ’” in senso astratto, quanto, pit: concretamente, all’evoluzione delle societt umane, dunque al passaggio dalle societa premoderne (che egli chiama “semplici” ¢ che sono esemplificate dalle tribit primitive) alle societa moderne (che definisce “com- plese”, rappresentate ad esempio dalle nazioni moderne). In questi due tipi di socict’ la morale - ovvero l’insieme di norme e di valori che garantisce la coesione della societ’ — si manifesta in forme diverse: ¢ diverso il modo in cui si stabilisce la solidarietd che tiene uniti i membri della societa. Troviamo cost nel primo caso una solidarieti meccanica, nel secondo caso si tratta invece di una solidarietd organica. La prima, tipica dei gruppi sociali pitt semplici e caratterizzati da scarsa di ferenziazione funzionale al proprio interno, é spontanea o irriflessa, fondata sulla somiglianza di comportamenti ¢ abitudini ¢ sulla condivisione di va- lorie regole comuni di tipo tradizionale; si tratea della forza che lega le per- sone che riconoscono una comune appartenenza, dove, sulle spinte all’affer- mazione individuale, prevale il sentirsi parte di un tutto sociale. Il fatto che Durkheim (1893, trad. it. p. 145) abbia usato 'aggettivo “meccanica’, «non significa che essa venga prodotta da mezzi meccanici e artificialmente: dia- mo ad essa questo nome soltanto per analogia con la coesione che unisce tra loro gli elementi dei corpi brut, in antitesi a quella che costituisce lunit& dei corpi viventi>. La solidarieta organica @ invece tipica delle societ’ pitt complesse, quindi maggiormente differenziate al proprio interno. Essa @ fondata sulla differen- za: individui e gruppi sono uniti ¢ cooperano fra di loro perché nessuno & autosufficiente ¢ ognuno ha bisogno di tutti gli altri. Si tratta di una «soli- dariett prodotta dalla divisione del lavoro», fondata sul fatto che il lavoro ¢ la sopravvivenza di ciascuno dipendono dal lavoro e dalla sopravvivenza di altri che svolgono mansioni differenti. Le societa industrializzate, forte- 34 1. Le societa, i fondamentie il loro mutamento mente differenziate ¢ articolate al proprio interno, sono concepibili come complessi organismi (da qui l'aggettivo “organico” che Durkheim attribui- sce a questo tipo di solidariet’) costituiti da organi (gli individui, i gruppi e Ic loro istituzioni) che sopravvivono soltanto se insieme contribuiscono alla sopravvivenza del tutto: Mentre la precedente [la solidarieti meccanica, Nd.A.] implica una somiglianza tra gli individui, questa presuppone la loro differenza. La prima & possibile soleanto nella misura in cui la personalita individuale 2 assorbita dalla personalitA collettiva; la secondaé possibile soltanto se ognuno ha un proprio campo di azione, ¢ di conse- guenza una personalita (ibid.). La solidariet’ organica rappresenta la pretesa che un nuovo fondamento di stabilitd sia dato dall’integrazione dei differenti ruoli che in queste societd ciascuno di noi interpreta. Abbiamo utilizzato la parola “pretesa’ in quanto, secondo Durkheim, la rapi- da trasformazione della societ’ ha patimenti diffuso I’anomia: rendendo gli individui sempre pitt diversi tra di loro, la coscienza collettiva e le norme del gruppo sono diventate sempre pitt distanti dalla coscienza individuale. Per cui la solidariet’ organica, piuttosto che essere un dato di fatto, diviene un problema, ovverosia qualcosa che deve essere costruito. Proprio a questo pro- blema Durkheim dedica lo studio e opera successiva, che ha per oggetto di indagine concreto l’andamento dei tassi di suicidio in diversi Stati e regioni d’Europa (Durkheim, 1897). Questi sono pitt elevati nelle situazioni carat- terizzate da scarsa integrazione sociale (ossia la densita della rete di relazioni sociali dentro alla quale un individuo é coinvolto) e da scarsa regolazione sociale (vale a dire la capacita del contesto di riferimento di fare interiorizza- re all’ individuo le proprie regole sociali). In qualche modo, con quest’opera ~ tra i primi esempi di indagine statistica basata sullo studio delle variazioni concomitanti ~ Durkheim si rende conto del fatto che la societi contempo- ranea é afflitea da una tendenza all’allentamento delle relazioni sociali e dalla preminenza degli interessi individuali su quelli collettivi. 33. Comunitae societé La ricerca delle forze che tengono insieme gli orga- nismi sociali, nonché di quelle che governano le trasformazioni dei legami tra gli individui, ha portato i sociologi a proporre aleuni concetti tipici, 0 idealtipici. ‘Tra i pitt noti prodotti che il pensiero sociologico ha fornito al riguardo vi é la coppia comunita ¢ socicta. I due termini rappresentano for- me di relazione sociale dotate di caratteristiche opposte, ¢, pertanto, insieme costituiscono una dicotomia. Come gia abbiamo visto nella lettura che Durkheim propone del passaggio da un tipo di solidariet’ a un altro, il mondo moderno si é caratterizzato, per i sociologi, come in radicale rottura rispetto al passato. Le cited industriali, 35 Solidarieta organica ediffusione dellanomia Un cambiamento nei ritmi di vita enelle relazioni tra le persone Tonnies eil passaggio dalla comui alla societa Sociologia simbolo di questo nuovo mondo, con le loro dimensioni decisamente supe- riori rispetto a quelle del villaggio contadino, affollate di nuove macchine prodotte dall’unione tra il sapere scientifico quello tecnico (si pensi ai tram ¢ ai treni, o ai ritmi artificiali scanditi dagli orologi ¢ dalle sirene, che sono tutti strumenti concepiti per mettere in costante rapporto tra loro un nu- mero sempre maggiore di persone nelle officine, nelle banche o nel traffico cittadino), rappresentano una sfida ¢ un’opposizione rispetto a un mondo che sembra in declino, Nei villaggi contadini dell’ Europa preindustriale la vita aveva probabilmente un ritmo piit lento; le persone si relazionavano alle altre secondo consuetu- dini e investendo sentimenti in maniera decisamente piit intensa. Si tratta di relazioni che, data la loro intensita, ¢ possibile definire calde e profonde. La famiglia contadina era, a un tempo, luogo di affetti e lnogo di lavoro, per cui diventava difficile improntare le relazioni alla pura strumentalita. Nel mondo moderno ¢ industriale viene attenuata, rispetto al passato, l’im- portanza di relazioni sociali la cui tenuta é garantica dagli affetti, dal lungo tempo trascorso insieme oppure dall’appartenenza a una rete familiare, a una certa etnia oa una tradizione. L’uomo moderno ha bisogno di stringere un elevato numero di relazioni fugaci con altre persone. Egli ha bisogno dei propri colleghi di lavoro, del medico, del vigile urbano ¢ cosi via, fino a ricostruire un’ articolatissima rete dentro la quale si sviluppa una qualsiasi giornata cittadina. Tendenzialmen- te, quanto pitt queste relazioni sono importanti in termini strumentali, ossia servono per ottenere degli scopi ben definiti, tanto meno esse sono impor- tanti da un punto di vista affettivo. Le relazioni tipiche delle societa moderne si definiscono, quindi, sempre di pit come I’incontto di interessi reciproci, che non come Pincontro di persone, di storie ¢ dei sentimenti che vi sono implicati. : Modalit’ di relazioni del primo tipo, ossia profonde e non immediatamente strumentali, sono chiamate dai sociologi “comunitarie’, mentre quelle che prevalgono nella societa industriale, di tipo strumentale e sentimentalmente fredde, sono definite “societarie”. A introdurre la dicotomia in questionc ¢ il sociologo tedesco Ferdinand Tén- nies (1855-1936) che intitola la sua opera maggiore appunto Comunita ¢ so- cieta (1887). opera di Ténnies offre un’ interpretazione approfondita degli elementi costitutivi dell’esperienza e dei rapporti sociali moderni, La tran- sizione che egli descrive dalla comunita (Gemeinschaft) alla societs (Gesell- schaft) mette infatti in luce il passaggio a rapporti sociali standardizzati che tendono a escludere la personalita umana, Questi rapporti sono emblemati- camente espressi nei rapporti di scambio di tipo capitalistico, ovvero nel mer- cato, e nello stile di vita delle grandi citea. Tonnies coglie l'ineluecabilie’s del prevalere, nel mondo moderne, della societ’ — il cui modello per eccellenzaé il mercato (con rapporti impersonali, mediati dall’adesione a regole statuite, 36 1. Le societa, i fondamenti e il loro mutamento da istituzioni e dall’utilizzo di mezzi di scambio generalizzati ¢ astratti come il denaro) — sulla comunita ~ il cui modelo per eccellenza é la famiglia (con rapporti improntati a intimita, condivisione di linguaggi, tradizioni, abitudi- ni, spazi, sentimenti ed esperienze che rendono gli individui simili e vicini fra di loro ¢, per questo, uniti in modo permanente). Se Ténnies considerava la comunita ¢ la societa altrettanti concetti analitici — vale a dire strumenti della mente che servono a far meglio comprendere, seppure rendendole astratte, le relazioni concrete degli individui ~ in realta é possibile affermare che egli avesse in mente un modello concreto, quel villaggio prussiano che ancora so- pravviveva ai suoi tempi, fortemente integrato ¢ chiuso verso l’esterno (Cre- spi, Jedlowski, Rauty, 2000, p. 191). Proprio a partire dall’opera di Ténnies, anche Weber distingue la comunit’ dalla societa. In una delle sue opere pitt dense, Economia e societd (1922a), la comunita é tenuta insieme dall’appartenenza, vale a dire dai sentimenti che inducono le persone a sentirsi parte di un medesimo corpo sociale, mentre la seconda é piuttosto legata dall’interesse reciproco. Naturalmente, vivere nella societa moderna non significa affatto rinunciare a relazioni profonde ¢ durature a favore di quelle strumentali, fredde ¢ anoni- me. Ciascuno di noi, facendo un piccolo sforzo di astrazione dalle relazioni nelle guali @ coinvolto, ¢ in grado di distinguere, anche nei casi di modernit& avanzata, momenti nei quali a prevalere sono relazioni di tipo comunitario ¢ altri nei quali prevalgono relazioni di tipo societario. La famiglia é chiara- mente un momento in cui siamo piil coinvolti sentimentalmente ¢ le nostre relazioni con gli altri membri sono sicuramente molto vicine a quelle comu- njtarie; la stessa cosa accade all’ interno di un gruppo di amici di vecchia data, dove prevalgono relazioni di tipo caldo ¢ profondo e dove si sta assieme agli altri indipendentemente da quello che si deve fare (con gli amici si ride, si sofite, si litiga, si va al cinema o si studia: a prevalere ¢ il gruppo, rispetto a quello che si fa). Differentemente, in ambito lavorativo a prevalere sono re- lazioni di tipo societario, nel senso che chi sta lilo fa mosso da un interesse, € Ja sua partecipazione al gruppo é finalizzata all’espletamento di un compito specifico. Cid che distingue la societt moderna rispetto al passato preindu- striale consiste nel fatto che le relazioni di tipo societario sono quelle che costituiscono l’ossatura del nuovo modello, che gli danno l’impronta fon- damentale, per esempio attraverso la centralita che assumono istituzioni per definizione basate sulla comunanza di interessi, come appunto la moderna produzione, fondata sul sistema delle imprese capitalistiche (innanzitutto le fabbriche), sull’organizzazione razionale del lavoro e sul sistema monetario. 34. La societa come intrico formale La societd pud anche essere studiata a partite da un’altra prospettiva: il sociologo pud guardare alla relazione che un individuo mette in atto con un altro 0 con altri individui, ¢ non importa se si trata di relazioni di lunga durata, come un matrimonio o una relazione 37 Comunit’ e societ’ in Weber Un brulichio direlazioni influenza reciproca Le forme di sociazione Sociologia formale edimensione tragica Sociologia genitori-figlio, oppure di quelle che si consumano nella fugacita di un breve lasso di tempo, come la relazione con un commerciante che ci vende qualco- sa. Con uno sforzo mentale immaginiamo, allora, che l’individuo A stia in una relazione con !’individuo B; A eB, aloro volta, staranno in relazione con altri individui C, D, E, F, che a loro volta saranno in relazione con altri. Il ri- sultato di questo sforzo mentale sara un vasto reticolo di relazioni che vede gli individui coinvolti a vari livelli di profondita ¢ secondo differenti modalita. Insomma, ¢ possibile considerare la societa come groviglio di relazioni che si fanno ¢ si disfano costantemente. Un’immagine che da un’ idea di questo concetto é la vista aerea di una citta, con il suo brulichio di persone che si spostano continuamente, a piedi, in macchina o con i mezzi pubblici; che si soffermano con altre persone pit o meno alungo per poi separarsi e incontrarsi con altre ancora. La societa si mostra, quindi, a partire da un fluire incessante di relazioni e dal loro brulicare continuo cangiante. Tuttavia, se ci fermassimo a questo pun- to, avremmo difficolt2 a studiare questa realta, in quanto vedremmo soltanto un movimento caotico € una realta informe. Scopo del sociologo diventa al- lora quello di fare emergere alcune direttrici o regole per cui quel brulichio prenda una forma intelligibile; esattamente come accade con il traffico: pur caotico a una visione superficiale, considerandolo con maggiore attenzione 2 possibile identificare dei flussi che seguono regole rclativamente ordinate 6 appunto, delle direttrici, che danno ordine al suo dispiegarsi (Ie strade, i semafori, la segnaletica e i punti di incrocio). Ragionando in modo che supponiamo simile, il sociologo tedesco Georg Sim- mel pone al centro della sta riflessione sociologica il termine Wechselwirkung, che in italiano & possibile tradurre con l’espressione “influenza reciproca” 0 “effetto di reciprocit’’. Per Simmel oggetto di studio della sociologia éI’insie- me delle relazioni reciproche tra gli individui che viene a costituire un retico- lo cangiante nel corso del fluire del tempo. Se da un lato il sociologo tedesco riconosce questo fluire, dall’altro fa emergere come la storia di questo fluire di relazioni sia anche la storia del loro addensamento in forme pit o meno stabili, che egli chiama “forme di sociazione’. Le forme di sociazione sono le relazioni che vengono istituzionalizzate, os- sia che prendono una forma tale che permettc loro di persistere nel tempo ¢, per utilizzare un’espressione pitt tecnica, di riprodursi. Un esempio di relazione stabile é la famiglia nella sua forma pitt generale, co- me rapporto duraturo tra un certo numero di persone che tende a riprodursi similmente di generazione in generazione. La Chiesa, il sistema scolastico o le forme di potcre rappresentano altrettanti differenti esempi di forme di sociazione. Proprio in conseguenza di questa attenzione per le forme di sociazione, la so- ciologia di Simmel é definita sociologia formale. Dobbiamo tuttavia aggiun- gere che egli & portatore di una visione “tragica” della societ3, non nel senso 38 1. Lesocieta, i fondamentie il loro mutamento volgarizzato dell'aggettivo ~ che rammenta qualcosa di triste o di cruento = bensi in quello letterale che ci arriva dalla Grecia antica, dove si definiva tragica una situazione senza soluzione, il cui unico arbitro non poteva che essere il fato. La tragicita del campo sociologico consiste nel fatto che il fluire della vita sociale si da ~ ed & quindi percepibile dal sociologo ~ in forme di relazione che si stabilizzano nel tempo, ma che sono costantemente sottopo- ste a un processo dilenta trasformazione, La situazione del sociologo & quella in cui solitamente si viene a trovare un fotografo, che quando ha scattato [a sua istantanea ha fissato un momento cogliendo una “forma” della realta Tuttavia, nell’istante successivo al momento stesso in cui egli ha prodotto il suo scatto, quella realta ¢ gia mutata, Un altro esempio potrebbe aiutare a capire la relazione tra la societ’ come flu- ire incessante di relazioni c le forme a cui queste relazioni danno vita: quello del fiume. Nel suo fluire, l'acqua, con il lavorio incessante delle molecole di cui composta, da forma al fiume, costituendo le sue anse e la forma delle sue sponde. Possiamo cogliere il fume come fissazione nella nostra mente del suo percorso; eppure quelle anse e quel percorso sono permanentemente sog- getti all’attivit’ di trasformazione dell’acqua. Allo stesso modo il fluire in- cessante delle relazioni da vita al mutamento delle forme stabili di relazione. 3.5. Sistemi, strutture e funzioni_Abbiamo gid messo in evidenza come la so- cietA, soprattutto all’inizio della storia della sociologia, sia stata considerata alla stregua di un organismo biologico o di un corpo umano. Si trattava di modelli semplici, che servivano da metafora per esprimere, a un tempo, la caratteristica della societa di divenire un tutto dotato di propria vita ¢ proprie regole di funzionamento, a partire dall’unione di individui differenti. Para gonare la societa a un organismo biologico permette infatti di rendere conto delle differenze tra le varie istituzioni e dei ruoli che esistono in una societa nell’ottica del differente contributo che ciascuno di essi fornisce al tutto. Gia Durkheim utilizzava la metafora biologica per definire l’insieme sociale come un insieme funzionalmente integrato di parti; egli metteva in evidenza in particolare come ogni fatto sociale, ossia ogni istituzione, ogni costrutto culturale e ogni pratica pitt 0 meno consolidata, dovesse essere studiato dal sociologo rispetto acerti bisogni della societa, appunto paragonata aun orga- nismo biologico. Nel volume La divisione del lavoro sociale questo approccio emerge in maniera chiara: termine funzione viene adoperato in due manicre assai differenti: a volte esso de- signa un sistema di movimenti vital, facendo astrazione dalle loro conseguenze; a volte esprime il rapporto di corrispondenza che esiste tra tali movimenti e certi biso- gni dell’organismo. Parliamo cosi della funzione della digestione, della respirazione € cosi via. [..]. Chiedersi quale sia la funzione della divisione del lavoro significa dungque cercare a quale bisogno corrisponde (Durkheim, 1893, trad. it. p. 73) 39 Pareto Lo struttural- funzionalismo di Parsons Sociotogia Come abbiamo visto, Spencer aveva messo in evidenza il concetto di diffe- renziazione funzionale per spiegare l’evoluzione delle societa, paragonandola all’evoluzione delle specie animali che prevede, appunto, il passaggio da or- ganismi semplici, ossia costituiti da un limitato numero di organi totalmente indifferenziati, a organismi sempre pit complessi, vale a dire carattetizzati da molti organi ciascuno specializzato in una funzione specifica. Con il passare del tempo, al fine di studiare la societa sono stati utilizzati mo- delli sempre pid complessi e astratti, cio’ in grado di staccarsi da immagini e metafore di tipo naturalistico. Il primo a proporre nell’ambito delle scienze sociali un sistema di tipo astratto, improntato a modelli matematici e logici, é, a partire dai primi an- ni del Novecento, il sociologo italiano Vilfredo Pareto (1848-1923). Questi considera la societa come un sistema, vale a dire un insieme di parti inter- relate tra loro, le cui relazioni sono esprimibili in forma logica. Pertanto, nel sistema sociale @ possibile inserire una varieta di elementi, alcuni dei quali sono concretamente dati - quali il suolo in cui un dato gruppo socia- le si stanzia, o il clima -; in altri casi si tratta di elementi che strutturano Je condotte umane, quali le pulsioni originarie che le guidano (residui nel linguaggio paretiano) o, ancora, quei ragionamenti che gli esseri umani uti- lizzano per giustificarli (derivazioni). Secondo Pareto, che prima ancora di essere sociologo era stato economista, le azioni umane sono in parte razio- nali (e sarebbe appunto questo il campo di studio dell’economia) mentre in parte non lo sono affatto, ossia sono guidate dai sentimenti, dalle pulsioni e dall’impeto. In definitiva le azioni umane sono un insieme di azioni logi- che c di azioni non logiche, ed & proprio la loro relazione che la sociologia deve studiare (Pareto, 1916). Lo schema pid elaborato e di maggiore sucesso nella tradizione sistemica & senz’altro quello proposto dal sociologo statunitense Talcott Parsons (1902 1979) intorno agli anni Cinquanta del Novecento. Fondando una prospetti- va detta strutcural-funzionalismo, Parsons indica la possibilita di studiare la societa a partire dall’identificazione di alcune funzioni fondamentali a cui deyono corrispondere altrettanti elementi strutturali. Cosi facendo, Parsons identifica quattro funzioni fondamentali, che chiama imperativi funzionali (Parsons, 1951). Si tratta del cosiddetto schema AGIL, dalle iniziali - nella lingua inglese ~ delle parole con cui tali imperativi vengono indicati. Il primo imperativo funzionale di ogni sistema sociale ¢ quello dell’adatta- mento (adaptation) all’ambiente dentro al quale ¢ immerso; questo al fine di procurarsi le risorse economiche di cui necessita. A tale funzione devono corrispondere, quali clementi structurali, le istituzioni economiche, che van- no a loro volta a costituire il sottosistema economico. Ogni sistema sociale deve, inolere, essere in grado di darsi degli obiettivi (go- als attainment), vale a dite deve assolvere la funzione di orientate le proprie energie verso obiettivi che siano coerenti con il sistema stesso. In questo, l’cle- 40 1. Le societa, i fondamenti e il loro mutamento mento strutturale é dato dalle istituzioni politiche, che andranno a costituire il sottosistema pol Inoltre ~ ¢ siamo al terzo imperativo funzionale — ogni sistema sociale deve garantire che tutte le sue parti ossia tutti i sottosistemi che abbiamo conside- rato, agiscano in maniera integrata, In questo senso si parla dell’imperativo funzionale dell’ integrazione dei fini (integration), che ha come cortispettivi strutturali la religione ¢ i sistemi giuridici. Per finire - quarto imperativo funzionale ~ ogni sistema sociale deve garan- tire che la struttura della societh venga mantenuta insieme e riprodotta di generazione in generazione attraverso |’interiorizzazione del linguaggio, dei valori e delle norme, ossia della propria cultura (Jatency). A questo imperati- vo funzionale corrispondono istituzioni quali la famiglia, la scuola ece., che vanno a costituire il relativo sottosistema. Nelle pretese di chi lo propone, questo ¢ un modello universale, che quindi deve essere applicato allo studio di qualsiasi sistema sociale concreto, quale che sia il suo stadio evolutivo o la sua collocazione geografica. Le maggiori ctitiche rivolte all’autore riguardano proprio questo punto, vale a dire l'ec- cessiva fiducia nel fatto che il modello possa essere esplicativo dell’enorme varieta delle societa esistenti. Vi é d’altronde il fondato sospetto che Parsons, quando propone questo strumento analitico, abbia in mente le societ’ com- plesse come la sua, ossia quegli Stati Uniti degli anni Cinquanta che anda- vano a costituitsi come sistema estremamente articolato al proprio interno ¢, almeno nel desiderio dei paradigmi politici dominanti, anche fortemente integrato. ‘ico. 4. Per concludere Come abbiamo avuto modo di vedere nel corso del capitolo, la nascita del- la sociologia si colloca entro un ampio scenario di trasformazioni politiche, economiche, culturali e social, e il passaggio dalla tradizione alla modermit’ viene a costituirsi come il pitt grande mutamento di cui la sociologia si oc- cupa e come punto di partenza per tematizzare il suo oggetto di studio: la societa. Il legame che la sociologia rivela con il tema del mutamento & tuttavia duplice, Da un lato, lo abbiamo gia osservato, tale disciplina nasce sulla spinta delle grandi trasformazioni che hanno profondamente coinvolto le societa e gli individui nel corso del processo di formazione della societa moderna in Oc- cidente. Dall’altro lato, questo legame rimanda all’ idea che la sociologia sia una scienza “riflessiva” ¢ in continuo divenire: nello sforzo di descrivere € comprendere la realta sociale nei suoi incessanti sviluppi, il pensiero sociolo- gico tidefinisce se stesso € nc esce in parte trasformato (Giddens, 1990; Lec- cardi, 1999). Emblematico & il percorso che la sociologia ha conosciuto lungo a Sociologia tutto il Novecento, di volta in volta chiamata a comprendere ¢ a spiegare gli eventi i processi che hanno caratterizzato il secolo. Se, infatti, l'idea che ogni epoca storica porti dei mutamenti é scontata, essa si rivela particolar- mente pertinente in relazione al Novecento. Come avremo modo di vedere nel corso dei prossimi capitoli, questo & stato infatti il secolo che ha accumu- lato la pitt grande variet& di trasformazioni che hanno investito le societa, le istituzioni, i gruppi sociali e gli individui, ponendo sempre nuovi problemi ce aprendo nuove crisi con le quali la sociologia non ha potuto fare a meno di confrontarsi. In questo capitolo « [mondo moderno si caratterizza per una trasformazione fondamentale delle caratteristiche economiche, sociali, politiche e culturali tipiche del vecchio mondo, che i sociologi definiscono, appunto, premoderno. Si passa da un'economia centrata sullagricoltura a un sistema economico strutturato intorno alle fabbriche; da rela- zioni sociali regolate da caratteristiche ascritte a relazioni sociali basate su caratteri acquisiti; dal potere politico nelle mani della vecchia aristocrazia a modelli basati sul riconoscimento dei diritti degli individui. ‘* _ Difronte a questi cambiamenti, la sociologia si configura come disciplina che te- matizza la societd, ossia, di fronte ai cambiamenti appena messi in evidenza, si pone il problema di spiegare quali sono le forze che presiedono alla coesione sociale. «I precursori della sociologia e la prima generazione di sociologi hanno di fronte a sé una societa completamente nuova, sorta da una moltitudine di eventi traumati- ci, che per comodita compendiamo nella Rivoluzione industriale e nella Rivoluzione francese. Essi si pongono come osservatori e interpreti della societa moderna, as- sumendbosi il compito di comprendere Centita e le conseguenze sociali e culturali di queste trasformazioni. . « —Nellambito del pensiero illuministico e positivista dei secoli xvi e xix, emerge il carattere relativo della societa, che va a rompere rispetto a una tradizione — reli- giosa e filosofica — che ne metteva in risalto le caratteristiche di naturalita, assolu- tezza e immutabilita. «Emerge, parallelamente, l'idea della societa come realt sui generis, vale a dire dotata di caratteristiche proprie che non sono riducibili allaggregato delle relazioni sociali che la costituiscono. ‘* Le forme di solidariet, quella meccanica e quella organica, rappresentano per Durkheim altrettante forme di quella forza che tiene unite le societa, la prima tipica dei gruppi sociali piti semplici e poco differenziati; la seconda tipica delle societa pid complesse, nelle quali ha operato la divisione del lavoro sociale. «Trai concetti piii importanti elaborati nellambito della sociologia classica, vi é la dicotomia comunitd e societé che rappresenta forme polarizzate di relazioni so- ciali. La prima fondata sulla comunita di affetti, sull’obbligatorieta e sulla profondita delle relazioni (Tonnies) o sull’appartenenza (Weber); la seconda fondata su rela- 42 1. Le societa, i fondamenti e il loro mutamento zioni fredde, prive di sentimenti e artificiali (Ténnies) oppure basate sull’interesse (Weber). «Secondo Simmel, la societa & un fluire incessante di relazioni che perd si adden- sano in forme di sociazione (istituzioni quali la famiglia, la scuola, le chiese ecc. 0 modelli relazionali consolidati: amicizia, rapporto madre-figlio ecc.) che il sociologo deve studiare, + Lapproccio funzionalista trae origine in sociologia dai modelli organici tipici delt'lluminismo e del Positivismo, che consideravano le istituzioni sociali al pari degli organi di un organismo biologico, sottolineandone quindi le funzioni. « ILmoderno struttural-funzionalismo di Parsons mette in evidenza come sia pos- sibile studiare le societ’ di qualsiasi lvello e grandezza a partire dall’identificazione di quattro imperativi funzionali e dei sistemi strutturali che servono a soddisfarli Per ulteriori approfondimenti Linterdipendenza tra gli sviluppi della riflessione sociologica e i contesti storici e culturali entro i quali tali riflessioni sorgono sono al centro del volume di Crespi, Jedlowski, Rauty (2000). Per altre possibilita di approfondimento sulla storia della sociologia si consiglia la lettura dei tre volumi di Izzo (2005), dei manuali di Crespi (1985), Jedlowski (2009a) e Santambrogio (2008) e del volume di Ferrara e Rosati (2005). 43 2 a 2 i Famiglie e socializzazione dt Sabina Licursi a, Premessa Per capire cosa sia la famiglia nell’esperienza di ognuno occorrerebbe narrar- ne la storia, come questa si é svolta ¢, soprattutto, come la ricordiamo. Una storia che non parli solo, forse neanche prevalentemente, dijnoi. Piuttosto, delle persone che ci stanno attorno. Una storia reale ~ come definisce Na- talia Ginzburg quella che riporta in Lessico farnigliare — ma anche parziale, con vuoti e lacune. Perché non tutto si vuole raccontare, perché non tutto si ricorda, Noi stessi ci nutriamo, in larga misura, della ripetizione ¢ compo- sizione continua‘di questo-racconto. Non sempre Ja dieta ci é salutare, ma isi ich di-essere noi stessi anche se accettiamo.e-riclaboriamo penises: Quelliin_cui.siamo-nati,¢ quelli che,.da adulti,.abbiamo Gli studi ele indagini lh ee hy bag a ea Je famiglia non sia sempre stata oggetto diretto di analisi della sociol ig e della one Pimportanza dello spazio attual- mente riconosciutole trova conferma nell’esistenza di ie i analitiche specifici. Gracie agli studi di storia dela famiglia edi demuomrate, * bpeeiae oe di‘ ipformazioni che consentono di conoscere me. sccutture ¢ Je relazioni familiari, sebbene perman; difficalta Lega , aes oe eotee ee. gan ea : all’nso di criseridiversi di individuazione delle unith familiari. ca Una pluralita di famiglie Fetneliempe: Non ne é derivate a a snaewerenen! eee oN ne € derivato un suy d sept cOme gruppo primario, ossia come “ een aataaga 1909), come una dimensione sociale che & di pid ed & al oe on i ai singoli \ e ESOL AM HEE ® bs Fea I IndIvidut che Ta eoitipoigono. Né le trasformazioni che essa ha conoscluto fonsentono di identificare'avanzare di un nuovo, unico, modello familiare, dn questo, Forse, consiste il mutamen iit radicale: non pid una famiglia, ma tante esperienze familiari possibili, che prendono forma nella societd ¢ stinsctivono nella biografia dei singoli, A essere cambiato & anche il ciclo di sue transizioni tipiche: quando ¢ come si costicuisce, * nascita del Bgl, la loro uscica da casa, 'invecchiamento della coppia e la morte dei partner. I momienti di espansione delle sue dimensioni (tipicamen- te quando dalla coppia nascono dei figli)e quelli di contrazione (tipicamente quando i figl, adult, lasciano la casa dei genitori) non sono pil cert ¢ so. no reversibili,eén tutte le conseguenze nell'organizzazione della vita e degli spazi familiari, degli affetti e del management economico che ne derivano. Anche per questo, parlare di famiglie al plurale &un'apervura alla complessitd dello stare insieme che la modernit’ sostiene. che accompagnano l'esperienza st, i241 Scolastica, quell: potenzialmente presenti in tutti gli altri +" ambiti di socialita - Suir! differenziazione interna a questi ultimi, tra i quali sono da considerare anche tutti gli strumenti di comunicazione che utilizeano internet, sispecchia quello che & un pit generale ampliamento del- Je opportunita di contatto con valori c modelli di comportamento differenti fi ¢ potenzialmente discordanti. Anche in ragione di questa pluralizzazione: : delle agenzie di socializzazione, nelle societi complesse aumenta lo spazio diazione di ogni individuo sulla propria socializzazione. 2, La famiglia, com‘era e com’é cambiata Un equivoco da evitare ¢ quello di titenere che esclusivamente le structure familiari contemporance siano differenziace e mobili In reali, nehe tife= tendoci'solo agli seudi sulla fami glarele regioni europee nel periodo stori= Saucer C Tee industriale, apprendiamo che 1 i structura fam: 2. Famigliee socializzazfone Sree Serre a far 2 ic tipo di famiel ava affacciando do quei modelli che erano stati p na il comunismo famili (fondato sulla vita comunitaria ¢ la proprierd in comune) ¢ poi la famiglia patriarcale, L’autore parla di renziazione sociale identificativo della modernita in Europa (cfr. cap.1), della moglie, norerini ¢ non ti : te, ischidyche Durkheim intravede nella Mila theta vin oar eo pers pyres Nel corso del tempo l'idea che le famiglic in Europa, primadella Rivoluzione PeterLaslett industriale, fossero a struttura multipla ¢ stata messa in discussione soprat- eilGruppo , tutto dagli studi del demografo Peter Laslett (1972) ¢ del Gruppo di Cam- di Cambridge | E : a che egli aveva contribuito a fondare. Sviluppando complesse ricerche VRameuactuarsicv, storiche, il Gruppo di Cambridge arriva a sostenere che la famiglia nucleare Seen Satrent aveva preceduto di secoli l’industrializzazione che essa aveva costituito il Mop Saiiatente ~ modello dominante sia in molte regioni dell’Europa che nell’America de| S820 & AHEtH' NOteD jatbagli, 2000). La distinzione proposta, che tiene conto dei rappor- erazioni ¢ tra generi, della coresidenza ¢ del funzionamento della me gruppo di lavoro, conduce all'individuazione di quattro si- che di convivenza familiare: “occidentale ¢ nord-occidentale’, lente indicativamente all’Inghilterra, ai Pacsi Bassi ¢ alla Francia | q ; nenome Gdu

You might also like