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Enzo Colombo
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Enzo Colombo
University of Milan
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dominio. L‟origine della discriminazione non è solo materiale, basata sui rapporti di
forza e sulle capacità di mercato, ma soprattutto simbolica, basata su un
misconoscimento dei gruppi minoritari che impedisce loro di sviluppare l‟autostima e
l‟autonomia necessaria a costituirsi come soggetti eterodiretti e di partecipare alla pari
alla vita sociale. Questa dimensione delle politiche della differenza tende a sottolineare
l‟inconsistenza della distinzione tra pubblico e privato, segnalando l‟importanza di
riconoscere il privato come problema pubblico, cioè di ottenere attenzione pubblica per
le particolarità, e di riconoscere la dimensione pubblica del vissuto privato,
trasformando i temi del corpo, della sessualità, dei desideri, delle scelte personali in
questioni di rilevanza pubblica (Zaretsky 1995).
Qui, le politiche della differenza rimandano sostanzialmente a un lavoro di
decostruzione dei gruppi maggioritari e della loro idea di “normalità”: sono impegnate
nel mostrare il carattere discriminante – sessista, razzista e classista – di ogni cultura,
incluse le culture maggioritarie che tendono invece a rappresentarsi come universali,
aperte, eque. Nelle versioni più contemporanee, questa dimensione sembra
caratterizzare l‟uso della differenza come forma di pedagogia critica che consente di
decostruire le relazioni di potere e di dominio legando le dimensioni strutturali alle
intuizioni post-strutturaliste sulla natura della soggettività come soggetti e oggetti dei
discorsi e delle rappresentazioni, incorporando l‟interesse marxista per l‟azione politica
dei gruppi di opposizione (Berstein 2005).
Alla fine degli anni ottanta nuove trasformazioni sociali contribuiscono a riorientare
le politiche della differenza saldandole con le discussioni sulle società multiculturali. Il
primo elemento è dato dal crollo del muro di Berlino e dalla fine della Guerra fredda
(Melucci 2000, Hall 2000): il declino di un modello alternativo allo sviluppo
AIS Capire le differenze Urbino, 13-15 settembre 2007
Differenze e disuguaglianze
Una delle critiche ricorrenti nei confronti delle prospettive che utilizzano la
categoria di differenza è quella di occultare il tema della disuguaglianza (Gitlin 1995;
Procacci 1998, 1999). L‟ampiezza del dibattito e la rilevanza della questione non
consentono, qui, che un accenno irrimediabilmente semplicistico. Le posizioni neo-
marxiste sottolineano che lo spostamento sul piano culturale favorito dall‟idea di
differenza occulta le dimensioni strutturali, principalmente materiali, delle asimmetrie
sociali e del dominio, inoltre un‟insistenza sulla particolarità frantuma il fronte degli
oppressi, esaltandone le differenze e occultandone gli interessi comuni, impedendo loro
di agire in modo comune contro il gruppo dominante. Le posizioni liberali evidenziano
come una precoce e sbrigativa liquidazione di un orizzonte di eguaglianza universale, a
favore di un‟esaltazione delle differenze, rischi di condurre verso un relativismo
radicale in cui la mancanza di parametri condivisi rende impossibile non solo
interrogarsi su qualsiasi statuto di verità ma rende altresì impossibile un dialogo e un
confronto tra posizioni concepite come sostanzialmente incommensurabili. Eliminare
l‟orizzonte di una uguaglianza universale significa inoltre eliminare una delle possibili
fonti che hanno permesso e incoraggiato le lotte sociali per l‟affermazione dei diritti e
della democrazia.
Al di là di queste critiche, soprattutto rivolte a una politica della differenza che
rimanda alla dimensione dell‟autonomia, le studiose e gli studiosi contemporanei
sembrano concordare nel sottolineare la falsità e la non necessità di una distinzione
AIS Capire le differenze Urbino, 13-15 settembre 2007
L‟attenzione alle dimensioni di risorsa politica assunte dalla differenza nella società
contemporanea orienta l‟analisi verso situazioni di multiculturalismo quotidiano
(Colombo, Semi 2006), cioè verso situazioni empiriche in cui la differenza viene
utilizzata – in modo tattico, strategico e come forma di resistenza – per dare senso alle
interazioni che avvengono in contesti già strutturati da definizioni della differenza che
tracciano confini e distribuiscono in modo asimmetrico le possibilità di azione.
Le politiche della differenza, così riviste, costituiscono uno spazio specifico e
rilevante di interazione nella società contemporanea, uno spazio di comunicazione e di
conflitto che ha come posta in gioco sia la definizione della situazione e dei suoi attori,
sia la regolazione degli accessi a beni materiali e simbolici.
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AIS Capire le differenze Urbino, 13-15 settembre 2007