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Corso di antropologia culturale con particolare riferimento alla museologia e al patrimonio culturale

(2022-2023)

Il museo è una messinscena del patrimonio, che viene presentato e rappresentato in modi diversi.
È importante capire chi c’è dietro la costruzione del museo, anche come ideologia politica.
Anche i grandi musei celebrano una narrazione della nostra civiltà. Oggi siamo in un’epoca di
disequilibri, dovuti anche alle nuove potenze orientali, che stanno raggruppando i loro musei.
Campagne di catalogazione: che cosa decidiamo di conservare? È una scelta politica. La tutela e
l’esposizione dell’heritage non è passivo. Spesso pensiamo al passato e all’eredità come qualcosa di
positivo.
Dove troviamo le fonti? Fonti primarie/orali, la comunità, i pubblici (stakeholders). Il turismo va considerato
perché in alcune città come Venezia è diventato soggetto che modifica il patrimonio. Va anche considerato che
il turismo si muove per connessioni tecnologiche. Devo tenere conto dei flussi di consumo.
Deve essere un caso studio di patrimonio materiale o immateriale. X es. la pizza patrimonio UNESCO,
protegge non la pizza ma il primato italiano.
Le invenzioni delle tradizioni determinano il patrimonio comune, non i simboli tradizionali della civiltà.
L’economia esperienziale è diventato un prodotto importantissimo: Disneyworld, parchi divertimento, sagre
medievali, sono invenzioni che le nuove generazioni credono siano tradizionali.
Social inclusion: cercare di tenere dentro anche la diversità. In altre parti del mondo all’est significa tirare
dentro nella comunità anche disabili ecc.

Le politiche: indirizzano certe pratiche, il nostro compito è capire come le pratiche rispondono alle politiche.
Che ruolo hanno le comunità a riguardo? Ricevere il bollino UNESCO è una cosa positiva o negativa?

Narrazione degli oggetti: storici e di memoria. La memoria è un bisogno. Per cil caso studio, è importante
documentare la storia e l’utilità dell’oggetto materiale. Che significato acquistano gli oggetti esposti? Come li
vedono le nuove generazioni? Gli oggetti non hanno valore in sé e per sé, ma anche in base all’epoca in cui
vivono. Oggi non abbiamo un flusso unico, ma una rete di flussi.
Lo spazio pubblico ci contiene e ci plasma, per questo è importante sapere la storia e l’ideologia dei beni
pubblici.
Processo patrimoniale: il processo che porta alla tutela di un luogo o un elemento del patrimonio.

Patrimonio e heritage indicano sia il contenuto che il progetto. L’ heritage riguarda il popolo. All’interno ci sono
le istituzioni, la tutela. Prodotti dell’heritage→ fine di un processo (cibo, musica, prodotti artistici etc).
Venezia è una città-prodotto, non si vive ma si compra. Il processo di Venezia è molto complicato, perché ha
moltissimi attori e processi coinvolti. Cultura materiale di Venezia: San Marco, la gondola ecc. cultura
immateriale: l’idea della città e dell’immaginario italiano. Anticipazione del desiderio del consumo (cosa mi
aspetto prima di arrivare a Venezia.
Abbiamo la volontà di proiettare un elemento fisico dell’heritage dal passato, nel presente. La messa in scena
del passato viene conservato e vissuto nel presente. Ciò avviene anche nei cibi, per un aspetto economico e di
consumo che pesca dal passato per proiettare nel presente. Si ripristinano anche le lingue passate. Ciò avviene
perché c’è una crisi della tarda modernità → la post-industria. Individualismo feroce e spietato (devo essere il
più bravo di tutti per innovare il mercato) non si vive benissimo perché è molto stressante, non si ha una
stabilità ma una precarietà. Per questo mi aggrappo al passato e comincio a guardare indietro. Nostalgia post-
moderna.
Oggi viviamo una inversione demografica preoccupante (4 nonni su un nipote). Il futuro demografico ed
economico è oggi in mano agli anziani, che non pensano alle nuove generazioni. Chi ha continui nuovi nati è
costretto a cambiare sempre, nel giro di una generazione (Russia, Turchia, Cina).

L’heritage non è scontato.

Il contadino tiene la propria roba (mobili ecc), che vengono poi buttati dalle nuove generazioni.

Antropocene= postmodernismo→ accelerazione dei cambiamenti con l’implementazione dei movimenti e ciò
che diventa obsoleto. C’è una fobia della memoria. La stessa generazione si deve interfacciare con la velocità
della tecnologia. Il cambiamento ci piace ma il terreno è troppo veloce e impatta fortissimamente nel nostro
ambiente. Ciò crea paura. Ci sentiamo smart ma con un’ossessione della precarietà. Molto mobili e connessi ma
anche precari.
Questo è un modello economico, basato sulla logica globale che costruisce un senso di nostalgia.
Le persone che hanno vissuto i drammi veri del passato oggi non provano nostalgia ma sollievo.

Logica di consumo: economia funzionale alla società postmoderna in cui viviamo. Comfort zone dei giovani
verso un passato che non abbiamo vissuto. Quello che noi recuperiamo è funzionale al presente ma non è
scontata.

Heritage nei nuovi approcci: non c’è l’idea di lasciare un lascito, ma c’è una nostalgia della società contadina.
Paura e incertezza che ti fa recuperare le cose del passato. Per questo il nuovo heritage implica che il conservare
le cose vecchie sia un processo attivo di costruzione del heritage. Descrizione oggettiva degli oggetti di società
contadina. Quando cataloghi significa che proteggi gli oggetti.
Beni= tecnologie di comunicazione.
Il processo attivo ha dei legami con il passato, in esigenza del presente. Il processo costruisce l’heritage per
definire gli oggetti come contenuto (descrizioni oggettive e catalogazioni)→ assemblaggio di oggetti e valori
con reti che si sovrappongono e diventano complesse. Il patrimonio riconosciuto non è più quello originario,
sopratutto per l’entrata in un Patrimonio mondiale.
Venezia è un assemblaggio di tante cose, compreso il turismo e le sue pratiche offerte da Venezia. La protezione
della città aumenta il rischio, perché i flussi turistici con la protezione sottopone la vita di Venezia a
cambiamenti rischiosi.
Dopo il covid, l’Europa ha cambiato connotazione. Prima era sopratutto questione di Erasmus, poi la
democrazia è stata messa alla prova e i prezzi dei beni necessari sono aumentati. Questa è una prova della
fedeltà all’UE. Abbiamo da fare una scelta su ciò che conta per noi.

Frase di Calvino sulla pattumiera: quello che buttiamo via è stato selezionato, definendo noi stessi. Abbiamo la
tendenze a pensare di avere un’eredità anche dal punto di vista politico. In realtà il senso di memoria sceglie
continuamente cose buttare e cosa conservare. La memoria deve essere funzionale e consapevole per andare
avanti, non è la memoria di dati. Si è quello che non si butta via.
I musei condizionano la nostra memoria, essendo una narrazione di avvenimenti e oggetti. A volte fa rimuovere
interi avvenimento storici. Le tradizioni si reinventano perché soddisfano la voglia di potersi riconoscere in
qualcosa di diverso: ASSEMBLAGGIO.
Qualsiasi oggetto è implicato in una costruzione di fondo. Un oggetto per me è spazzatura o tesoro) Trash or
treasure?. Ciò che io butto può diventare oggetto esposto in un museo.
Processi che costruiscono l’heritage: lunga lista di oggetti che vengono tutelati dall’UNESCO. Essi sono
processi globalizzati/globalizzanti internazionali. Cosa manca? La vita ordinaria del presente. La lista indica
solo oggetti straordinari, mentre la vita quotidiana scorre naturalmente. Sono oggetti a rischio o particolari,
legati al tentativo moderno di bloccare l'incertezza, avviando processi di patrimonializzazione e listing, cioè una
sorta di chiamata con diversi stakeholders (sindaci e altri che hanno interessi) per provocare l’inventariazione,
la catalogazione di una necessità che nasce dal basso. Successivamente verrà conservato questo avvenimento,
facendolo diventare un lascito che irrigidisce l’heritage, non lo aiuta. Questo è un meccanismo che si stacca
dalla popolazione, che diventa sempre meno proprietario del heritage, lasciando la proprietà di esso alle grandi
istituzioni.
Listing= campagne di promozione dell’UNESCO. Anche il marchio è funzionale al riconoscimento della
qualità del prodotto. Il museo è uno dei luoghi principali in cui vengono promossi gli oggetti.
L’heritage diventa un processo di produzione economica che ha bisogno di un riconoscimento.
Musei=narrazione=costruzione, molti importanti perché definiscono. Nessuno poi mette in dubbio ciò che vede
nel museo, fino all’arrivo della consapevolezza che tutto può essere messo in discussione. Il museo provoca il
visitatore e non è solo un’esposizione ma una costruzione.

Quando intervengono soprintendenze o UNESCO con le schede di catalogo che sono uno strumento di potere.
La catalogazione è uno strumento di sicurezza. In realtà la catalogazione è un congelamento che priva l’oggetto
della sua storia. Gli oggetti storici vengono messi in sicurezza quando c’è un rischio, che può essere di mercato,
di distruzione di tradizioni e di perdita (idea della modernità).
Idea inesorabile di sviluppo continuo e lineare accelerato nella modernità, sia nella vita sociale che nel
patrimonio. Ci obbligano ad innovarci ma abbiamo paura di perdere ciò che viene dal passato.
I musei esistono non per essere consultati (visto che non lo facciamo) ma per conservare il vecchio, la memoria
del passato, in maniera sicura, catalogata.
Alcuni oggetti dell’epoca contadina può essere vista in modo diverso da noi, essendo le nostre popolazioni
molto meno omogenee delle loro.
Vulnerabilità: fisica o sotto attacco bellico o di altri eventi straordinari.
Il passato viene manipolato in maniera quantomai forte (prima volta). È la prima volta che c’è una nostalgia del
passato→ fragilità.

Da chi è l’heritage sotto attacco??

Notizia della distruzione della statua di Buddha da parte dei talebani. Cultura globale dei diritti e dei patrimoni:
costruzione nostra. Tendiamo a considerarci come degli eroi, paladini della giustizia per ogni situazione, dopo
aver saccheggiato gli altri popoli.

Esempio della Pitina: carne che fa parte della tradizione friulana, oggi si cerca di riportarla alla tradizione
originaria, grazie ad una istituzione del Presidio. Le tecnologie che distribuiscono il prodotto devono uscire
dalla dimensione locale, per espandersi (ragioni economiche-di mercato).

Esempio di Timbuktu: città che viene descritta al passato perché la cultura è messa in pericolo dalla
desertificazione.
Per non rimanere indietro siamo obbligati a correre appresso ai tempi.

Esempio piazza di Marrakech: era l’epicentro di mercati, eventi tipici (giocolieri, cantastorie)→ luogo
d’incontro. La piazza con troppo turismo diventa come piazza San Marco, cioè mentre prima era formata da
cultura orale, ora Marrak. Si è adattata al turismo → centro svuotato, case in affitto ecc. il popolo non andava
più a vendere nei mercati circostanti. Nel giro di pochi anni, con la protezione dell’UNESCO, il turista ha
iniziato a pretendere un pacchetto “autentico”, si è costretti a vendere la propria cultura, si crea una messa in
scena da parte della popolazione. Ovviamente conviene entrare nel mercato turistico, perché porta guadagno.
Chi ha le autorities riesce a decidere cosa sia popolare e cosa no. Dinamica che congela i saperi della cultura
popolare, decidendo cosa sia tradizionale e cosa meno.

Patrimonio immateriale: patrimonio volatile per Gramshi (rimandava a classi popolari e subalterne. Noi siamo
abituati a tramandare le fonti autorevoli di potere), tramandiamo patrimonio volatile, rendendo conto di forme
non ufficiali, informali che vivono parallelamente.

La cultura popolare: non è regolata dai poteri forti, si creano dei populismi per via del turismo. Spesso la
cultura si estingue.
Spesso le culture minoritarie vengono messe sotto pressione, anche a livello ambientale.

Esempio delle Dolomiti: l’UNESCO ha ritenuto che sia un patrimonio fuori dall’ordinario, da proteggere. Viene
presentato come un patrimonio culturale e naturale. Nel video di presentazione del sito, c’è l’idea di un
patrimonio culturale non contaminato dall’uomo, con un’etica che protegge il patrimonio naturale staccato dalla
cultura, come si fossero due cose separate. I cittadini non hanno lo stesso rapporto della fauna con il patrim
naturale. Viene alimentato un business che parte dai parchi nazionali in USA. Chi è stato parte della cultura
alpina non erano uomini e donne che salvaguardavano l’ambiente ma erano terre difficili e faticose. Idea di una
natura che l’uomo tiene sotto controllo. Le immagini del video sono perfette, con molto sole e animali
coccolosi. L’immagine venduta come pacchetto idilliaco (fuga in civiltà ferme nel tempo, come il buon
selvaggio)→ fuga nella natura. In realtà trovi un business di wellness che sono nati dopo l’UNESCO.
Meccanismi contraddittori e ambigui, violenti.

L’economia è estemporanea e sembra autosufficiente ma non lo è, economia pianificata. Il turista cerca la


tipicità ma poi la modifica. Per arrivare a questo, ci sono stati degli studi interdisciplinari, con chi studia non
solo le culture ma anche le industrie, la territorialità, marketing ecc. HERITAGE STUDIES, riferiti alla nostra
epica post-moderna. Ci sono vari progressi in atto che dobbiamo analizzare:
• processi di deindustrializzazione: le zone industrializzate vengono abbandonate sia per le strutture
che le popolazioni. Spesso gli affitti sono dati ai migranti.
• Nuove tecnologie e media: il covid ha cambiato il modo di viaggiare, mentre prima si viaggiava
davvero perché non c’erano tecnologie che ti connettono a casa. Verranno rallentati i processi di
low cost sui voli. I siti internet sono rappresentazioni di un’immagine precisa, con finalità
specifiche. L’immagine è una percezione immediata che viene filtrata immediatamente, pensiamo
di controllare le immagini ma sono troppo pervasive.
• Globalizzaz, consumi e neocapitalismo: sempre meno scegliamo, e sempre di più veniamo scelti
(air b&b, Booking.com e ospitalità neocapitalista), il mercato diventa anonimo e spezzettato,
frammentato. La comunicazione non va più da uno a molti, e influenza sempre di meno. Bisogno
di impacchettare come tradizione popolare, eventi creati di sana pianta, come la sagra della zucca.
Essi sono funzionali al nostro stile di vita, ma da un senso di confort zone legato al passato.
• Migrazioni di massa e transnazionalismo: generazioni di estrema mobilità. Si costruisce un’idea di
mondo indietro nel tempo, anche se le culture di mescolano continuamente. Anche in Africa ormai
ci sono le metropoli e problemi moderni. L'Africa è vista come tribale, il Congo, che non è povero
è comunque visto come indietro, etnico. L’umanità viene catalogata perché siamo obbligati dai
nazionalismi superiori, che chiede di schierarci nel background che più mi rappresenta, durante un
conflitto.
• Cambiamento esperienziale nei fattori spazio/tempo

Definizioni di heritage: Lowenthal→ nel passato cerchiamo qualcosa di molto distante dalla modernità, è
un termine che descrive molte cose (canti, ricette, balli, città, saperi, modi di vivere ecc. tutto definibile e
affidato a specifiche figure)→ ambiguo che implica violenza perché non si sa bene cosa definisce. I flussi
sono su scala globale.
Harvey: reverenza, rispetto e attaccamento verso qualche selezione del passato per riconnettersi ad un
foreign country e per esemplificarlo. In tutte le forme di heritage sono co-prodotte, con relazione che
parte dal presente per prendere i frammenti più funzionali. È il presente che forma il patrimonio. Prima
della Riv francese i musei non c’erano, non si voleva preservare il passato. La cultura era contadina, con
un concetto ciclico del tempo, la volontà di conservazione è una cosa moderna, quando cambia la
percezione del tempo uguale per tutti.
Mito della modernità: parte tutto dall’economia che crea incertezza. Paradigma della crisi, che ci spinge a
conservare il passato per un senso di tempo solido e permanente.
Senso del patrimonio storico e collettivo come espressione della coscienza attuale, non conservativa.
Quanto viene conservato dei nostri antenati che ci è utile in maniera funzionale? Molto poco, essendo in
un’epoca di continui cambiamenti ed evoluzioni. Ciò che noi scegliamo di conservare genera la tradizione, è
quello in cui ci identifichiamo. Non è il passato che modella il presente ma viceversa. Ciò anche se nel passato
troviamo un’ancora di spiegazione del presente.

C’è un patrimonio ufficiale e uno popolare, che diverge ma anche si relaziona. Esempio di Stonehenge →
descrizione scientifica del luogo + “What people believe”. Lo stesso patrimonio viene utilizzato in modi diversi
(cerimonia del solstizio d’estate + osservatorio del passato).
Robbeneiland: carcere dove visse Nelson Mandela. Le persone accorrono per visitarlo e vedere dove stava
Mandela.

Passaggi (movimenti) tra cultura alta, dei diritti universali che tende ad essere considerata quella ufficiale, e la
cultura bassa, popolare.
Le culture orali hanno una elaborazione del passato del tutto diversa dalla nostra, meno commemorativa,
ironica e che risale a 7/8 generazionalità indietro, come in Africa.
Quello che rielaboriamo, anche attraverso materiale scritto, è sia parte di ciò che è stato, che parte di una
economia del passato (?).
Esempio dell’ecomuseo La Feminate: sito naturale della Carnia. La scelta dell’ecomuseo era finalizzata alla
creazione di flussi di turismo. Le salite/discese della cultura alta e bassa implicano l’accettazione dei flussi
turistici ed economici. Quanto siamo in grado di comprendere le implicazioni e l’assemblaggio di questi
processi?

Illuminismo: in quest’epoca l’heritage è importante perché non è qualcosa di personale, ma è un obbligo civile.
Controllo sull’ambiente. Dicotomia natura-cultura per controllare lo spazio, il tempo. Questo è un concetto
insito in noi anche oggi, sopratutto con i climate change. C’è la rivoluzione francese e il mondo inizia a
cambiare, ad accelerare. Si costruisce l’idea del mondo moderno (sviluppo da parte dell’uomo)→ incremento di
un nuovo modo di produzione, quello industriale. Idea dell’uomo che risolve i problemi tramite la tecnologia→
concezione eurocentrica in cui tentiamo di operare con una produzione sociale diversa anche oggi. La
modernità colloca noi a capo del non plus ultra della società.

Assemblaggio: sistema di correlazioni tra materiale, immateriale e la correlazione, cioè il modo di interpretare e
tenere assieme, concependo il mondo nella modernità. Modo di proiezione (non siamo più in grado di ragionare
come i nostri antenati nella mezzadria).
Metafora delle radici→ tradizione che deriva dalle società montane, non marittime. Costruzione degli Stati-
nazione, costruzione romantica che ritroviamo nelle poesie e nella letteratura, per la costruzione dell’heritage.
Esso si basa su una democrazia che dialoga con particolarismi identitari, che costruiscono le varie incoerenze
sociali e le forme di indipendenza dallo stato-nazione. Però è necessario un contenitore comune.
Anche la TV è stata un medium che ha costruito il nostro heritage.

L’Europa è un collante che tiene insieme modelli molto diversi tra loro. Essi sono ambigui, perché vengono
rivendicati da alcune società e respinti da altre. L’EU è un patto di una comunità europea.
In quell'epoca dell’Illuminismo, abbiamo conservato e difeso gli usi e costumi a beneficio dell’umanità,
catalogando tutto a scapito degli altri (genocidi). Nell’800 ogni stato-nazione si costruisce da un grosso mito
universale e viene declinato e affidato al romanticismo. La parte razionale iniziale viene trasformato in
tradizioni inventate, simboli atavici come il kilt degli scozzesi. Queste tradizioni vengono inventate, come quasi
tutte. Tutto a beneficio dello stato-nazione. Tutte le tradizioni si agganciano ad un’emotività non razionale,
come parte di un atteggiamento primordiale di stampo storico.
Quante delle mie tradizioni sono determinate da quest’istinto primordiale? Quante derivano dalla natura?
Le tradizioni inventate vengono oggi ricercate dal turismo di massa. Hanno un peso, perché le nuove
generazioni interpretano le tradizioni senza in realtà capirne il valore, perché devono produrre secondo la
propria società e l’economia attuale moderna.

Attaccamento al passato: bilanciamento tra produzione continua e tradizioni passate, saperi insegnati dai nostri
nonni, a cui siamo tanto legati.

Il tempo oggi è visto come lineare e progressivo. Freccia irreversibile, capitalizzazione, progresso. (Latour,
1991).
Evoluzione unica dei primitivi ad oggi. Decostruzione del tempo storico: attraverso le fonti scritte viene messa
nero su bianco l’evoluzione.
Tutto ciò che riguarda il passato, viene considerato a rischio e percepito con drammaticità. Per salvare il passato
l’enfasi viene messa sul catalogare, archiviare, conservare tutto ciò che riguarda il passato. Ciò legato alla mia
percezione. Il mondo che abbiamo attorno è ordinato da codici, senza i quali siamo persi.
Catalogazione della realtà che diventa pericoloso per l’ordine culturale e sociale se viene travisato, diventa un
tabù. Come l’incesto, che essendo un terribile tabù mette in moto il pericolo della comunicazione. Ciò che non
è ordine razionale dei rapporti deve venire isolato, contenuto e tabuizzato.
La difficoltà di fare delle norme che possano andare bene a tutta l’Unione Europea è che abbiamo esigenze
diverse, per cui le norme che vanno bene qui, non vanno bene in altre zone.

Mary Douglas: quando abbiamo questa accelerazione nel 800, iniziamo a tutelarci dal rischio, come
assicurazione per il futuro. Questa idea è parallela alla catalogazione, l’archiviazione di tutto, con il computer
come massimo della catalogazione.
Modo tipico di ragionare: gli oggetti non sono delle reliquie semplici, ma hanno fatto diversi passaggi e
vengono esposti e catalogati, comunicati? Per esemplificare l’idea del progresso per tappe evolutive (primitivi,
barbari e civilizzati)→ creano una gerarchia implicita, alimentano l’idea di primitivismo e l’esotismo, la fuga
nei paesi esotici con il mito del buon selvaggio. Si crea la categoria di oggetto etnografico: oggetto povero in
opposizione all’opera d’arte, con valore emblematico di uno stile di vita diverso.
Si costruisce il sapere, anche grazie agli oggetti che conserviamo (il sapere non è mai neutro). Il museo nasce
con gli stati-nazione, per proteggere e conservare, dimostrando anche un potere. Nell’era delle esplorazioni in
cui tutti gli esseri umani devono essere considerati tali, noi che siamo i più evoluti cominciamo a conservare
con un enorme database che spedisce gli artefatti etnografici attraverso le nazioni. Le popolazioni “indietro”
diventa un grande circo, per cui anche loro sono umani, ma minori. Molti musei costruiscono il modello
classico e lineare degli artefatti. Sequenza lineare per tappe obbligatorie della progressione umana.
Bennett e altri mettono in discussione il valore della storia, come un pregiudizio dell’altro, preso con violenza.
L’idea di etnia è un’etichetta di chi è indietro nell’evoluzione. Il modo di ordinare seleziona la memoria, non è
un atto neutro. Le prassi di cosa e come conservare sono scelte politiche. Enciclopedismo astratto= quando si
conservava tutto, perché è tutto importante.

Decolonizzazione: l’occidente ha portato a sé i reperti della colonizzazione, creando delle spaccature molto
profonde nelle memorie coloniali.

La surmodernità: dal punto di vista economico-politico essa è la fase neocapitalista, la società dei servizi e
l’avvio della globalizzazione. In geopolitica l’approccio è trasnazionale, co dipendenza su scala nazionale (ciò
che succede in una parte del mondo impatta in tutte le altre zone). Il capitale è fluido e rimbalza in sistemi di
speculazione. Il mercato puramente nazionale va in crisi.
Ora la società della CONOSCENZA è quella prevalente.
Neocapitalismo: forma pervasiva difficile da bloccare. Nel capitalismo potevi negoziare attraverso i sindacati
per l’avanzamento di carriera e lo stipendio. Nel NEOcapitalismo il consumatore ha tutto disponibile, con
merce su scala globale. Chi governa non è capace di gestire il mercato globale, per questo spesso siamo in crisi.
Piovra capitalista. Tutto è permeato dal senso di incertezza. Il tempo è accelerato, percepibile sul nostro corpo.
Questa situazione si ricollega alla società del rischio e ci si aggrappa al passato. Il tempo libero diventa
importante, i nostri lavori si sovrappongono ai momenti di tempo libero e dell’intrattenimento.

Dal neocapitalismo si passa alla società del turismo, con un’industria globale potentissima che entra nella
società del rischio.
Il passato come esperienza→ la storia è scientifica ed oggettiva, si misura con le fonti. È un sapere critico che
parte dal presente per studiare il passato. È diversa dall’heritage che è soggettivo.
Il viaggio è una costruzione che costruisce un’esperienza, per esempio visita+piatto tipico. L’heritage è
un’esperienza che si attacca al passato.
Esempio della folla nel centro commerciale a Natale, come un tritatutto. La necessità di trovare se stessi deriva
dal passato, perché nel presente ci siamo troppo dentro. La nostra identità è poliedrica, l’uomo è camaleontico e
può indossare molteplici identità→ società delle radici, che oggi va fondata sulla mobilità, per dare più
possibilità. Il mercato, economia e politica è larga e globale. Il passato diventa un’esperienza che nel tempo
libero è rassicurante in termini esistenziali, intoccabile, da non mettere a rischio. Per questo c’è una materialità
forte, con aspetti però immateriali. Le città come Palmanova o le Dolomiti diventano quindi un prodotto
materiale ma fortemente immateriale. Il Collio ha bisogno del vino per il mercato globale e il turismo, passato
per il presente. ECONOMIA ESPERIENZIALE
Il passato come esperienza è sempre legato alla deindustrializzazione.
Esempio di Disneyworld→ parco giochi esperienziale, zona ad hoc con forme di esperienza che modificano
l’intrattenimento. Piccole produzioni legate al marketing che fanno dell’esperienza un vero e proprio prodotto.
Anni ‘80-’90→ mercato esperienziale, con gli open museums e l’esperienza.
Open museum: esposizione dell’esperienza diretta (il museo della miniera ti porta dentro la miniera).
L’ambientazione tipica è importante, come in alto Adige.
Ecomuseo: nasce in Francia, nel momento dell’urbanizzazione che metteva in crisi→ necessità del recupero del
passato. Perno in cui la popolazione si riconosce, fino alla costruzione di vari poli.
Emblema turismo+sport: economia tipica esperienziale postmoderna del tempo libero, alimentata dalla
necessità di costruire una narrazione che affonda nel passato.
C’è sempre l’idea di valori tramandati alle nuove generazioni. Si costruisce un business che consuma il passato.
Anche chi vive lì è un consumatore del passato.

Gli ecomusei si espandono al di fuori delle mura del museo, con una interpretazione in situ. Diventa rete
museale. Il business diventa grande in corso d’opera, che si espande (approccio interdisciplinare). Spesso
l’ecomuseo viene dato dagli anziani, che tramandano la propria conoscenza.
Negli ultimi anni gli ecomusei diventano cittadini (storia dei quartieri a Milano). Per costruire un senso di
comunità in quartieri con nuovi cittadini che si devono integrare. Per questo si costruisce la storia del posto
dando le memorie ai nuovi cittadini, per poter dare la dimensione della storia a chi è appena arrivato.
Esempio del museo della vita contadina ad Udine (città non contadina, ma con grandi archivi a riguardo).

CRITICHE→ identificazione nell’Europa dal 1870 al 1914: siamo chiamati a costruire una identità italiana.
Costruire il senso di comunità è il sentirci parte di un gruppo, cosa molto difficile, che oggi non è ancora stata
raggiunta. Anche l’archeologia ha finanziamenti dirompenti nella ricerca della romanità e l’archeologia, per
costruire una politica del passato che ci forgia.

Lowenthal, 1985→ the past is a Foreign Country. L’heritage non è storia, ma serve a celebrare il passato. La
storia è critica e razionale, mentre il patrimonio non è indagine sul passato ma una CELEBRAZIONE del
passato. Costante enfasi retorica (patina che celebra il passato ed è un’atto di fede). Questo passato viene
manipolato da conflitti e guerre, come i regimi totalitari.
Wright: contro l’atemporalità del passato. Industria culturale e turismo di massa aumentano la produzione e
costruiamo l’atemporalità del passato, giocando su un'emozione di pace. L’industria dell’intrattenimento è
molto nostalgico. Cerchiamo luoghi rilassanti e rigeneranti, unito ad un senso del declino che sviluppa
l’impulso a conservare il passato.
Adorno, Horkheimer→ industria di massa, di globalizzazione. Industria culturale. Il cibo è un aspetto
incontrollato della nostra vita. Ci piacciono le tradizioni sul cibo, con un attacco verso il passato, però
effettivamente non sappiamo nel presente da dove arrivano gli alimenti.
Questa industria è molto attaccata al passato, tendenza ad attaccarsi a pacchetti atemporali.
Nel patrimonio materiale, la patina immateriale consiste nel dare idee e valori all’oggetto materiale. Per
esempio la pasta trafilata al bronzo, che viene comprata perché ha in sé un’idea di passato nella lavorazione
della pasta, ecco perché costa di più. Il gusto probabilmente è uguale. Compro un’idea di passato.
I lati materiali e la natura hanno sempre un rimando alla cultura immateriale. Nel caso di città come Palmanova,
entrano in campo anche diversi stakeholders.
Patrimoni e rappresentanze: patrimoni locali che vengono messi pubblicamente in discussione e negoziati
(accenno).
Negli anni ‘90 ci sono stati boom di musei etnografici, anche grazie a fondi mirati.
Il patrimonio è anche una costruzione di classe.
L’ UNESCO vuole un concetto di patrimonio unificato. Non sempre si può sradicare un approccio particolare
alla cultura e non è nemmeno giusto farlo. Il listing dei siti UNESCO stabiliscono dinamiche turistiche, ma
vorrebbero uniformare tutte le realtà, anche le minoranze.

Patrimoni e rappresentanze→ tendenzialmente in scala globale, l'immateriale viene affidato a società popolari.
La categoria medio-borghese è quella che usufruisce del turismo globale ed esperienziale. L’unesco è una élite.
Dolores Hayden - the power of place→ sulla pianificazione urbana, cioè cosa decidiamo di conservare nelle
città e in che modo. Ciò è un atto politico, che definisce la nostra memoria politica. La memoria selettiva gioca
molto spesso su campo urbano. Hayden stabilisce a Los Angeles una mostra di dipinti da artisti afroamericani,
con la storia di vari quartieri, costruendo sia la storia che la visibilità di un territorio conflittuale. Ciò per
causare un ripensamento della vita urbana. A partire da una appartenenza storica, che cerca di mettere il dubbio
sui conflitti. La nostra idea di storia e patrimonio è una concezione romantica. Spesso la storia si intreccia con
altre storie e il patrimonio si interseca con pratiche diverse. In questa parte degli USA iniziano da qui gli
approcci critici successivi, tutti open access. Spesso si tutelano patrimoni di alcune culture ma non di altre, si
conservano certi oggetti del passato, ma non altri.

Ci sono alcuni problemi come il recupero di patrimoni persi, o il rimpatrio di oggetti del patrimonio che in
realtà però non sappiamo cosa abbiano rappresentato nel passato. Gli oggetti patrimoniali diventano parte del
nostro “stare al mondo”. Gli oggetti sono della vita quotidiana, allontanandomi anche di poco dall’Italia sento
già la mancanza degli oggetti cultuali. Nelle liste UNESCO i cataoghinon tengono conto del senso di
costruzione e di appartenenza, togliendo anche tutta la creatività del patrimonio. Modo molto catalogativo.
Si può anche decidere chi coinvolgere nel senso di appartenenza, evidenziando appunto il senso di appartenenza
ad un passato comune, che esclude i nuovi arrivati o i migranti.

Dicotomia tra natura e cultura, a cui l’UNESCO è molto attaccata. Esempio di Uluru-Kata (luogo sacro, ma
anche parco naturale). Video introduttivo del sito, che racconta il luogo attraverso i simboli e le caratteristiche
naturali (insetti, paesaggi, acqua ecc). Con esperti geologi che vengono rappresentati spesso nel video. Lo
speaker parla al passato e in terza persona (linguaggio ormai superato, perché oggi si critica tutto). Fortissima
sensibilità per costruzioni geologiche con una atemporaneità in cui viene collocato il popolo aborigeno, che
appare nel video. Esso viene rappresentato come aborigeno→ proiezione atemporale che toglie dall’arena
politica e lo mette nel tempo passato. In realtà dagli aborigeni si è passati al turismo odierno.
Il turista vuole l’autentico, creando una situazione anche umiliante per i nativi. Questo meccanismo è frutto
della globalizzazione. La montagna Uluru viene quotidianamente scalata da moltissimi turisti, che distruggono
il patrimonio→ forma di colonizzazione e distruzione potente. Ciò sposta gli aborigeni fuori dal tempo, che poi
si ribellano al turismo di massa. Aborigeni come animaletti.

Esempio del Jemaa el-Fna Square, Marrakech→ modalità di utilizzo del suolo, come fosse una sguardo
pradatorio della società occidentale (tipo Venezia). Il luogo in questione viene considerato patrimonio
immateriale e viene salvato. Il repertorio è esotico→ orientalismo, esotismo e repertori coloniali. L’occidente
vuole dare una immagine di esotismo esperienziale, con turismo di massa e organizzazione degli alloggi ecc.
ma anche stereotipata e coloniale.
La cultura crea una situazione di appartenenza e di intimità. L’industria turistica ha bisogno di consumare la
cultura, anche su scala globale.
Si parla del turismo che deturpa il territorio e toglie libertà al cittadino. Un esempio è Venezia, in cui anche le
feste in maschera diventano una situazione surreale per chi vive lì tutto l’anno. Molti sono costretti a vendere
casa propria o seconde case, per soddisfare un turismo che sarebbe una liberazione veder sparire.
Il turista diventa colonizzatore, sempre in ricerca di autenticità. Questi aspetti considerati autentici sembrano di
conservazione, ma non lo sono. In realtà c’è un cambiamento da parte del turista o dell’UNESCO e queste zone
deturpate diventano zone di contatto.
Rituali di civilizzazione (dal punto di vista coloniale)→ collocati in una situazione di potere e in un rituale in
cui i turisti sono avanti e le popolazioni sono indietro e da civilizzare. C’è stato un tentativo di miglioramento
dal punto di vista degli ecomusei, purtroppo non ha portato a miglioramenti della situazione.
Turismo “cannibal tour”: incapacità di comprendere le popolazioni autoctone.
Da Tony Bennet in poi, il museo viene visto come processo di identità e memoria. Anche gli allestimenti sono
coloniali dal punto di vista fisico vero e proprio delle opere.
Sally Price sostiene il nostro bisogno di primitivismo.
Prime foto delle esposizioni universali, dove venivano portati uomini che rappresentavano la popolazione
autoctona e messi in mostra. Le loro espressioni sono impotenti e di denuncia.
Opera Writing Culture→ scrittura come enorme mezzo di controllo, le fonti non sono sempre assolutamente
attendibili e lo scrittore deve prendersi le responsabilità di cosa si scrive.
Exhibite culture: degli zoo umani. Exhibite B è uno studio con una rappresentante di una cultura che si mette in
mostra per smascherare gli stereotipi e denunciare una rappresentazione ancora vigente, ma che non va
d’accordo con i diritti umani odierni.

CULTURA POPOLARE IN ITALIA

L’heritage è un concetto intraducibile, e il concetto di cultura?


In Italia: è un paese molto arcaico, si considerano alcune scienze altisonanti, mentre le scienze popolari
vengono considerate non degne di nota, quasi sporche.
Le scienze sociali e l’antropologia sono in ritardo in Italia, perché dal ’800 in poi ci si è basati sul positivismo
filologico. Anche qui, quando arriva il potere a protocollare una parte del patrimonio, come i dialetti o la lingua
popolare, automaticamente il concetto di cultura popolare muore.
Il positivismo filologico diventa un background che forma lo stato-nazione.
La parola folklore, viene introdotta da Gramsci, personaggio che viene dimenticato, anche se era un
grandissimo pensatore. Le scienze sociali erano sporche, niente a che vedere con l’arte, filosofia, archeologia e i
saperi nobili tramandati dalle accademie. Il popolo invece non meritava approfondimenti e il popolo non viene
calato nei contesti dell’identità sociale.
Negli anno ‘70 la cultura popolare si contrappone a quella di massa e c’è una volontà di recupero. Inoltre, la
cultura di massa emergente fa in modo che vengano recuperati i contadini come rappresentanti del popolo. Il
mondo andava in un’altra direzione. Repertorio folklorico in una società di massa, globalizzata.

In un mondo globalizzato e cosmopolita, una società che rivendica la propria autoctonia, è un modo per
escludere chi non appartiene alla nostra cultura. Possiamo essere cittadini del mondo, senza rinunciare alle
nostre radici.

Etnologia in Italia: il colonialismo italiano è un fatto storico che è stato eliminato dalla memoria collettiva.
Inoltre, siamo in demologia (=studio del popolo, delle differenze interne) con la Germania. Institute auf
Vissenschaften.
Gli studi popolari italiane si basano su strutture rimaneggiate, come la fiabe dei Grimm, da La Marmora e
Tommasen.
Foto antropometrica di Mantegazza→ da uno studio di individuazione tramite i tratti somatici dei delinquenti
che venivano dal sud.
Per gli altri, l’Italia vuole giustificare l’arretratezza economica degli altri popoli, per rivendicare la propria
cultura come superiore. Il discorso politico è supportato da un discorso scientifico. Questa scienza è molto
positivista. Mantegazza era positivista.
Il museo nazionale delle tradizioni popolari è il primo museo che costruisce il senso di appartenenza alla
nazione. Museo etnografico. È un museo che mostra un collazionismo, non da informazioni sugli oggetti.
Il museo Pigorini invece si occupa di ciò che NON è Italia. Rappresenta le altre nazioni, l’alterità. Entrambi i
musei sono collocati all’EUR.
Pitrè→ si occupa del sud Italia, studia interpreta e gestisce le tradizioni, ma con moltissimo distacco.
Loria, 1911 Mostra Etnografica Italiana a Roma.
Istituto di catalogo regionale→ schedario che racchiude gli oggetti etnografici regionali, con estrema
oggettività. È una schedatura, che non è un museo.

1911: si costruisce il senso di appartenenza a usi e costumi regionali, per mettere in luce l’autenticità tipica di
alcune regioni, attraverso la mostra etnografica italiana. Questa idea di autenticità va verso il popolo italiano
che lavora, molto contadino con retorica molto forte e approccio positivista...si va verso il fascismo.
Esempio dei costumi contadini vicentini del 1909, molto stereotipati, con abiti non veritieri, per costruire
un’idea di sanità nei costumi del popolo contadino. L'istituto Pellis rivela la vera vita povera dei contadini.

1920: cambia l’approccio degli studiosi del sud e si materializza un senso di consapevolezza in Francia e
Inghilterra?
In Italia si segue invece il pensiero di Croce→ si finanziano molto in archeologia che in sociologia che studiano
il sud.

1938: tutta la classe intellettuale accademica firmano il Manifesto della Razza, durante il convegno Volta.

1941: Ernesto De Martino, etnologo fondamentale sulla questione meridionale, documenta ciò che è tipico nella
cultura meridionale, tipiche del popolo (taranta). De Martino riconosce la loro ritualità, ma documenta la
popolazione passiva del meridione. Non vengono dati gli strumenti per capire come le culture possano agire,
altrimenti restano passive. Quindi la cultura viene consumata, come succede oggi.
Particolarismo storico, dicotomia tra le scienze storiche e sociali, questo causa in Italia un ritardo.

Boas→ impostazione americana. Lui costruisce una scenetta su misura a fin di bene, non dando dignità al
popolo indiano. Costruzione di una autenticità che decontestualizza.

Ciò che adesso chiamiamo antropologia, era formato dalla scienze che studiava l’interno dell’Italia chiamata
demologia, e l’esterno dello stato che studiava il colonialismo e le popolazioni. Anche in Austria e Germania si
chiamava demologia.
Da essa si sfocia nel fascismo e nel nazismo. Questa retorica è diventata pesante perché condiziona la cultura
italiana, derivante da Croce (crociana). Per Croce le scienze sociologiche erano di serie B. Per questo si
raccoglie il folklore in maniera pittoresca e positivista, senza andare a vedere come vivevano le popolazioni.
Gramsci inizia a parlare di PRAXIS, cioè i ceti sono ceti subalterni, la lingua è uno strumento di identificazione
e di lotta. Introduce un’idea di resistenza, introduce la storia dentro la cultura popolare.
Popolo = vita ordinaria.
Questo concetto di folklore cataloga, mette in mostra, viene mappata.
Diffusionismo → Scuola di impostazione Marxiana in cui si mappano i tratti culturali dal punto di vista
geografico. Visione assolutamente conservativa. Chi è ai bordi diventa senza diritti, quasi emarginati.
Nasce dall’evoluzionismo, in cui c’erano i selvaggi e i civilizzati.

Dal punto di vista del heritage, ci sono esempi di messe in scena di operazioni popolari, per riuscire a
conservare una tradizione, un uso e costume nel tempo. Anche la lingua popolare, quando viene conservata,
viene privata di alcuni termini per tenerne altri. Così diventa un fossile che non fluisce più nel popolo, nella vita
popolare, nella comunità parlante.

Diffusionismo tedesco→ con Bastian → ideale fondatore del nazismo, in cui la cultura evangelica si muove
verso le culture non evangeliche, viste come inferiori e degradate. Ha una dimensione geo-etnologica. Uso
strumentale potentissimo del heritage.

Il ritardo cronico che ha l’Italia nello studio delle humanities non ci permette di studiare la contemporaneità.
Lo stato usa il folk per educare le masse (sopratutto nell’Istituto LUCE), con feste nazionali, tradizioni locali,
particolarismi regionali. Da questi aspetti di fondano gli stati-nazione. È molto più importante partecipare alla
festa del paese che alle feste nazionali, tipo il 2 giugno: IDEOLOGIA RURALE. Si pensa che tornando indietro
con le radici del passato, possiamo sentirci più al sicuro che vivendo nel mondo odierno. È un raggiro
manipolativo. L’ideologia rurale è conservativa, non dobbiamo cercare di fare la storia ma cercare di preservare
l’heritage. In passato ci sono state crisi sociali e miserie ma pensiamo al passato come periodo in cui si era
molto più al sicuro.

1912: si forma il Comitato Nazionale per le Arti Popolari gemellato con il Zeitchrift fur Volkskunde del 1939,
alla base dell’ideologia nazista.
Riattivare la memoria è utile o inutile? (si parla di culture locali e tradizionali).
Noi non siamo macchine che archiviano, ma rimuoviamo alcune parti di noi, che ci fanno vivere culturalmente.
La trasmissione generazionale della cultura è un filtro selettivo, sia conscio che inconscio. Gli anziani ricordano
particolari della propria vita da giovani che avevano dimenticato, anche perché non hanno più molti obblighi a
livello sociale.

Ernesto De Martino → il primo che fa ricerca sul campo, documenta miti agrari e arcaici. Esempio della
Taranta: dalla possessione individuale all’evento collettivo che diventa parte del calendario liturgico. L’idea è
delle donne del sud pazze e disperate. Si usa un linguaggio poetico atemporale. Il loro è un linguaggio di
presenza che fa cultura, è un modo per stare al mondo, hanno dei significati precisi. Questo è un meccanismo di
riscatto.

In Cristo si è fermato ad Eboli, di Carlo Levi.


Il mondo magico, del 1948

Gramsci introduce il popolo dentro la storia, I Quaderni dal Carcere del 1948.
C. Ginzburg: Il formaggio e i vermi. Dagli archivi riesce a trovare la cosmogonia, il modo di vivere della
popolazione della Val Cellina nel ‘500. essi paragonavano la terra al formaggio con i vermi, che causavano
anche il terremoto. Il mugnaio era un leader della società del 500, era un contromondo paragonabile a quello
delle streghe. Dagli archivi sono arrivate testimonianze di altre culture, attraverso la lettura delle resistenze
verso la Chiesa. C’era un potere anche dal basso, non solo dalla cultura alta. Se a scuola insegnassero anche la
cultura bassa avremmo una visione molto più ampia della vita.

Esempi di testi che parlano di culture subalterne e cultura egemonica, base di moltissimi studiosi. Si basa tutto
su Gramsci. Siamo negli anni 60-70, quando ci si concentra pochissimo sulla società di massa e ci si concentra
troppo sulle culture basse. Si abbandonano le infrastrutture e ci si concentra sul triangolo industriale, facendo
aumentare il divario tra nord e sud. In Inghilterra negli stessi anni si studiava la vita operaia, qui solo quella
contadina. Abbiamo oggi pochissimi musei marittimi, tantissimi sulla cultura contadina. Gli operai negli anni
‘70 sono stati rimossi dalla cultura delle élite. Quando la cultura popolare diventa di massa, viene mercificata e
vista come folk-progressiva. Non ci si accorge delle aree urbane disagiate. Si sceglie anche la strada più
comoda.

“Lo sradicamento è un fenomeno che accompagna l’industrializzazione, insieme all’emigrazione” (A. M.


Cirese, 1977). Gli intellettuali raccolgono le musiche folk delle provincie contadine, tralasciando le situazioni
di emarginazione, di sradicamento.
“La popolarità di un fenomeno deve essere concepita come un uso e non come origine, come fatto e non come
essenza” (A. M. Cirese, 1977). Meccanismo ambiguo. Gli oggetti vengono studiati come strumenti del lavoro e
il loro utilizzo (con una visione positivista). I musei della tecnologia contadina sono esposizioni che si
concentrano sul lavoro e sul funzionamento degli oggetti contadini, senza una evoluzione della materia che è
già decisamente studiata.
Qual è l’obiettivo di un museo del genere, che riproduce delle false scenette di vita passata?
È importante capire che cosa è funzionale e cosa è didattico. Il museo deve essere anche educativo, non solo
informativo, ciò serve anche per dimostrare qual è il nostro patrimonio.
Video della manutenzione della vite in alta montagna, in Trentino. Il video mostra come fanno i lavoratori a
legare la vite, per sostenere le aziende locali di vino. Si vuole sostenere la tipicità, esattamente come con
l’UNESCO. Diventa uno spot pubblicitario. Tentativo di brandizzazione.

Il meccanismo dell’apprendere dipende sempre dal mettere in ordine qualcosa che nella nostra visione è
completamente in disordine. Non bisogna mai dare per scontato ciò che apprendiamo, ma è fondamentale
metterla in discussione in base alla storia, lo spazio/ tempo e il livello sociale…

Il terzo principio della museografia (Buttelheim, 1990)→ il museo serve sopratutto ai bambini, per farli provare
magia e meraviglia che ormai non viene più tramandata alle nuove generazioni, come faceva la religione. Lui
ha creato in casa sua un museo fatto di oggetti suoi, ricreando una nuova metodologia museografica. Lo fa per
produrre un piacere estetico.
Museo Ettore Guatelli→ stanza molto buia, con tantissimi oggetti alle pareti come partenza per arrivare poi a
modi di fare, biografie. Produceva un patrimonio diverso. Gli oggetti messi in mostra sono quelli del lavoro
sporco, ma ha davvero senso spiegare gli usi del filo di ferro?

Percorso uni lineare: più letture e pubblici di riferimento? Unica lettura possibile? Si concentra solo sul locale?
Solo su un avvenimento storico?
Patrimonio esposto→ tutto è una scelta, discutila.
L’oggetto di studio deve avere a che fare con qualcosa che riguarda la nostra cultura.
Prova anche a vedere come gli oggetti raccontano una certa narrazione mescolandosi. Gli oggetti possono
essere tra me di senso.
Poi, che cosa produce il museo? Dal punto di vista dell’heritage.
Analizza anche il potere che da il museo e i soggetti che ci lavorano verso l’heritage.
Può essere Word, Ppt (sopratutto se ci sono tante immagini), pdf…

Museo in un mondo transnazionale/postcoloniale:

I problemi odierni→ spesso i musei sono legati ad avvenimenti tragici. Ci si concentra sulle memorie del nostro
patrimonio. Come possiamo continuare? Mantenendo questo tipo di esposizione oppure si accorpano anche gli
avvenimenti brutti nell’esposizione odierna?

Il metodo di narrazione va analizzato. Alcuni musei non espongono soltanto ma fondano la propria mission
sulle soluzioni adottabili per evitare che si ripetano gli avvenimenti.
La post colonialità è gestita in che modo? Possiamo evitare che le esposizioni siano sempre dalla parte del
dominatore?
I musei sono delle macchine, delle istituzioni, costruzioni che sanciscono il sapere. La propria mission ha
valore istruttivo, conservativo. Il museo da un’importanza e costruisce un sapere. Quindi è un potere. Una
mostra è una tecnologia. Bancsi cerca di mostrare oggetti classici in contesti poco vicini, inaspettati.
Cosa si fa nel momento in cui i diritti umani universali vengono inseriti in un’economia globale? La storia
coloniale va riadattata ai tempi. I musei stessi sono importanti, non quello che il museo espone. Il museo
diventa un prodotto nel mercato globale. Ne sono esempi tutti i musei che hanno un design moderno all’esterno.
Il museo diventa merce, come parte del pacchetto turistico. Processo di vendita del heritage in un mercato
globale. Anche Venezia è un museo open air. Il fenomeno del museo-merce sono comparsi anche nei paesi ex-
coloniali e arabi.
Il museo serve a far capire che esiste una esposizione su un certo argomento, per cui si diventa testimoni.
Il turismo è di nuovo tipo, si costruiscono cose artificiali, tipo a Dubai, per creare flussi di un certo tipo. La
cornice diventa il contenuto. Tutti i musei sono intercambiabili, perché sono tutti dei prodotti in vendita, fanno
parte dello stesso mercato.
Oggi la Cina crea moltissimi musei, per mostrare e coltivare un centro di sapere e potere. Il museo legato alla
tradizione va un po’ dimenticato, per essere manipolata per altri scopi.

Museo postmoderno: i diritti degli indigeni→ le minoranze storiche vengono messe ancora più ai margini.
Gli oggetti in mostra acquistano valore simbolico, fisico, ma anche derivante dallo spostamento dell’oggetto.

Quale futuro per il passato?

Il “problema della memoria”→ la memoria è selettiva. Anche cambiare stato porta al cambiamento di cultura.
Sostenibilità: non esiste più il confine tra patrimonio culturale e naturale. Senza sostenibilità collassa l’ambiente
in cui viviamo, che è sia naturale che culturale.

Che funzione hanno le didascalie degli oggetti esposti? Hanno la funzione di dimostrare che tutto è sotto
controllo. Sapere è potere. Nella realtà, nessuno legge le didascalie.
Collezionismo di farfalle: i musei che collezionano gli oggetti non sono più possibili, perché se vado a visitare
un museo del genere, non imparo nulla di nuovo, anche se mi sembra di aumentare il sapere.
Questo discorso è esploso, con la concezione politica del museo. Stuart Hall.
Agency: mi muovo come soggetto politico nel mondo. In italiano è un termine introducibile.

Il patrimonio viene dato per scontato, è una pratica discorsiva. Tradizione selettiva→ la vera tradizione e il
prodotto doc, dop ecc.
il mondo ha una mobilità pervasiva, diaspore (masse di popolazione consapevoli che non torneranno indietro
dallo stato dove emigrano). Il cambiamento è costante, per questo le minoranze interne e la migrazione devono
essere ben gestite, per gestire il sapere.
Commercializzazione del passato come patrimonio nelle società transnazionali, post coloniali e multiculturali.
Il mercato del tonno che c’è a Tokyo, ha introdotto su scala globale la produzione, anche in Croazia. A questo
punto il cibo non è più una tradizione locale ma diventa internazionale.
1996: Appadurai→ La vita sociale delle cose concetto di immaginazione, intesa come immagini che mi
arrivano dai media, creando agency. A quel punto sono spinto a muovermi.
Mercato legato a mobilità culturali medie.

Esempio della Croazia:ricostruzione delle tradizioni goriane. Costruisce un senso di identità mono culturale
molto forte, attraverso il patrimonio. Una nazione nata da poco, che decide di diventare fortemente mono
culturale. Dal passato verso il presente.
Esempio della costruzione narrativa del sud Africa, District Six, Cape Town. Il museo ricostruisce l’Apartheid e
inoltre cerca di raccogliere le testimonianze all’interno del museo dal presente verso il passato.
Esempi di due libri interessantissimi su due argomenti diversi.
Museo di Sarajevo: sempre meno finanziato, testimonia attraverso oggetti, fotografie l’assedio di Sarajevo, oltre
alla tipica casa durante l’assedio.
War Childhood Museum di Sarajevo: sede di massa dove le vittime sono i bambini. Vengono esposti oggetti
dell’infanzia come giocattoli, oggetti. Oltre ad aiutare a superare il trauma, da anche degli spunti di riflessione.
Gli oggetti sono molto banali, ma hanno un’importanza e un’empatia. Però non si cerca assolutamente di
vittimizzare. Parte da un contesto globale ma cerca di dare spunti di discussione tra gli uomini.

È importante creare un processo che crei un prodotto, sia con il turismo di massa che con la cultura tradizionale
e il folklore.

Rivisitazioni post coloniali: esistono due modalità di intendere il colonialismo. A Parigi c’è il museo
dell’immigrazione, che espone in maniera popolare come la cultura francese di oggi sia un mix di culture
diverse derivanti da periodi storici diversi. C’è anche una parte riguardante l’Italia.

Il problema dei pluri heriage è che hanno background e tracce diverse che spesso si perdono, perché sono
popolari.
Altro esempio del museo inventato da Obama→ enfasi sulla cultura popolare: la musica, le macchine, gli
oggetti, lo sport.
Questo tipo di progetto pesca indietro per ridare una memoria a chi non l’ha avuta (si tratta infatti di
popolazioni migranti). L’intento è legato ad una rivendicazione di una contro memoria.
Creazione delle contro memorie: un presidente americano cerca di far rivivere culture minori all’epoca.
Riguarda i valori, per costruire una base di vita comune. Sono scelte politiche che usa l’heritage per costruire
senso di identità. Però che tipo di identità? Sopratutto per la nostra cultura di confine.
Museo di Toronto: mesuo nazionale, rappresentante le radici attraverso un totem. Ci sono anche però dei
simboli nazionali, ma dati in mano a persone di altra cultura, viventi in Canada (ragazza cinese). Non c’è una
lettura univoca, esistono sia le radici che le strade. In Italia questo non succede quasi mai.
Esempio del museo della cultura europea di Marsiglia: gli oggetti utilizzati nella storia sul territorio del
Mediterraneo. Si basa sulla connettività e racconta le culture popolari dell’area.

Criteri ecomuseali→ Davis e De Varine. Lavoro interdisciplinare, come tutte le nuove costruzioni museali.
Lavoro nei luoghi, il patrimonio così diventa collettivo. Non si tratta più di conservare ma di condividere. Il
patrimonio diventa come il nostro corpo, olistico ma che si potrebbe anche scomporre. Si ha un valore in più,
sul capitale sociale.

Chi si occupa di allestimento dei musei deve dirigere le memorie delle persone intervistata. Le memorie
giocano con il tempo e lo spazio, per cui si deve tenere traccia di un patrimonio popolare fatto di vita
quotidiana.
L’heritage è in parte un processo e in parte un contenuto. È quindi qualcosa da vendere? Utilizzare? O solo
scoprire? Gli spazi storici sono di contesa, per cui chi crea il museo deve dare spazio a più letture, avendo a che
fare con memorie diverse. Democrazia. La temporalità ci aiuta a capire quanti tipi di memorie esistono.

Definizione di museo del ICOM, 2007 vs, nuova definizione del 2022 di Praga→ concetto nuovo del museo a
servizio della società, inclusivo, accessivo, ospitale verso le diversità. Comunicano in maniera etica, e
comprende la popolazione che deve essere attiva. Cerca di superare i pregiudizi.

LA MEMORIA: PATRIMONIO CULTURALE → NUOVE FORME DI MEMORIA → ATTIVITA’ MEMORIALI.

Cosa succede alla memoria di fronte ai traumi? Tutti abbiamo la necessità di sentirci parte di qualcosa, che cosa
riusciamo a conservare di fronte ai traumi? La dimenticanza può essere legata a molte cose, magari difficili da
gestire e che va a finire nell’oblio. Il turismo dell’orrore è diventato un consumo di massa.
Augè, 2000→ Memoria e oblio stanno sempre insieme. Nessuno è totalmente in grado di ricordare tutto ciò che
è utile nel presente. La memoria e l’oblio si alternano sempre, cosa utile per non tenere a mente cose del passato
che non sono più funzionali nel presente.
Museo etnografico: la memoria collettiva crea il patrimonio, che si fa insieme. Questo agire collettivo però
alimenta delle relazioni sociali. La cultura popolare è fatta di questo. I musei nuovi riguardano infatti spesso
abitudini quotidiane come la musica, il cibo, che vengono condivise.

Il dono è una forma economica, che non prevede moneta ma vuole altro dono in cambio.

Caso studio Trieste, border area: l’esodo (1943-1957) fu un avvenimento storico, con un conflitto tra partigiani,
comunisti e altre ideologia, dopo l’esodo dell’Istria da Trieste. Le foibe diventano l’avvenimento più doloroso
dell’epoca, di cui tanto si parla. Fu un grande trauma sociale, che ebbe un impatto urbano nella città di Trieste.
Essa è infatti una zona di divisione sia territoriale che linguistico (scarsa conoscenza dello sloveno anche se
zona di frontiera). La memoria diventa dicotomica→ serve per dare identità a chi si sposta.
Il passato che non torna più diventa identità di un popolo. Un centro di accoglienza profughi diventa un museo.
Il museo mette in mostra una grande quantità di oggetti che dimostrano quante persone hanno subito un trauma,
senza lasciare traccia. Per gli istriani l’esodo è come una morte simbolica, si sentono i sopravvissuti dal punto
di vista identitario. Per questo sono congelati nel passato.
Dopo 65 anni viene aperto il museo della civilizzazione dell’Istria, Dalmazia e Fiume: ha una sezione che parla
dell’Istria tricolore, come simbolo dell’appropriazione di un territorio ibrido da sempre, da parte dell’Italia.
L’uso della violenza per creare un’identità vissuta anche nel presente porta le vittime a non riuscire mai a
superare il trauma.

Il giorno del ricordo, giornata legata ad una legge tardiva rispetto all’avvenimento dell’esodo, pone l’accento
sul trauma subito, con slogan della serie “Io non dimentico”.
Musical di Simone Cristicchi→ impatto sociale enorme, a Trieste il pubblico piangeva per il trauma riemerso,
che ha formato una memoria collettiva.
Re Land: film che fa rivivere la cultura popolare sull’argomento.
La storia è una ricostruzione problematica e sempre incompleta
La memoria si nutre di una storia ricostruita ma ha sempre una conseguenza ripresa nel presente.

Elenco di atti e regolamenti legati al patrimonio

1837: primo inventario governativo di siti storici in Francia, da parte della Commission des Monuments
Historique per fare il punto sugli edifici storici della nazione.

1882: in Gran Bretagna, legislazione con lista di “monumenti antichi” con gruppo di ispettori impiegati per la
consulenza sulla protezione. Ancient Monument Pretection Act.

1894: National Trust for the Preservation of Historic Buildings and Natural Beauty. L’intento era quello di
mantenere terre ed edifici pre sempre, per tutti.

Fine del XIX secolo: idea di patrimonio inteso come lista di luoghi e di paesaggi a rischio, che dovevano essere
protetti dalle conseguenze dello sviluppo moderno e dal capitalismo industriale.

XX secolo: concetto di Patrimonio Mondiale, nato da ideali che vedevano il passato lontano dal presente,
cercavano di enfatizzare la separazione tra natura e cultura, il patrimonio diventa categoria di luogo separata dal
quotidiano. Al centro c’erano il concetto di sfera pubblica e l’idea che alcuni grandi monumenti, edifici e
paesaggi dovessero essere protetti da e per il pubblico. Si univano i valori che per il passato erano importanti,
per il corretto funzionamento della società del presente.

1964: secondo congresso di architetti e specialisti di edifici storici a Venezia. Qui viene redatta la carta
internazionale per il restauro e la conservazione di monumenti e siti.

1965: fondazione del ICOMOS, Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti.

6 novembre 1972: Convenzione per la Protezione del Patrimonio Culturale e Naturale Mondiale. Viene anche
istituito un comitato.

1978: prime iscrizioni alla lista dei siti Patrimonio Mondiale


USA
1 marzo 1872: il Parco Nazionale dello Yellowstone prima area selvaggia riservata a fini ricreativi sotto la
giurisdizione del Governo federale degli USA.
1906: Antiquities Act, riunisce le varie istanze di conservazione del patrimonio naturale e culturale.
1916: National Park Service, ufficio separato dal Dipartimento degli Interni.
1935: Preservation of Historic Sites Act: ha attuato una politica nazionale per preservare per uso pubblico siti
storici, edifici e oggetti di importanza nazionale per l’ispirazione e il beneficio del popolo degli Stati Uniti.
1964: Wilderness Act: istituzione di aree che sarebbero state tutelate per il loro valore conservativo e non
necessariamente per quello creativo.
1966: National Register of Historic Places dal National Historic Preservation Act, che inserisce nel registro tutti
i parchi. Viene anche istituito una agenzia federale addetta al controllo.

Inghilterra
1882: in Gran Bretagna, legislazione con lista di “monumenti antichi” con gruppo di ispettori impiegati per la
consulenza sulla protezione. Ancient Monument Pretection Act.
1932: Town and Country Planning Act, introdotte misure per usare specificatamente per la protezione di edifici
storici, sotto forma di Ordini di Conservazione degli Edifici.
1941: National Buildings Record: registrazione degli edifici storici a rischio di bombardamenti
1947: Town and Country Planning Act, stabilisce i parametri secondo i quali un edificio poteva rientrare
nell’elenco del patrimonio al pari di qualunque monumento antico. Con commissione di supervisione.
1953: Consiglio degli Edifici Storici d’Inghilterra, con allo stato il potere di rilasciare sussidi ai proprietari di
beni presenti nell’elenco del patrimonio.
1979: Ancient Monuments and Archaeological Areas Act, introduce un sistema formale di Consenso
Programmato per qualsiasi lavoro da svolgere su edifici inclusi nella lista del patrimonio nazionale.

(R. HARRISON, Il patrimonio culturale, Un approccio critico, a cura di V. Matera, L. Rimoldi, Postfazione di
G. D’Agostino, Pearson, 2020, pp. 46-60).

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