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Hegel Rossonero
Hegel Rossonero
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Supplemento al n. 38
del 13 dicembre 2020
Enrico Voccia
Hegel.
Un Abito Rossonero?
2 Enrico Voccia
IHegel. Un Abito Rossonero? 3
Enrico Voccia
Hegel. Un Abito Rossonero?
Premessa. Fodere ed Abiti rosso? Avevano creduto troppo alla
leggera all’allusione simbolica della
La storia della ricezione di Hegel nella leggenda della fodera rossa, ad un
sinistra rivoluzionaria è tanto com- preteso aspetto ateo, rivoluzionario,
plessa quanto contraddittoria: dalla democratico e protosocialista del suo
considerazione estremamente positiva pensiero che egli era costretto ad af-
degli inizi, sia pure con toni critici più fermare ricorrendo a circonvoluzioni
o meno accentuati, che troviamo nella complesse dell’argomentazione e per
sinistra hegeliana e nei teorici del na‐ allusioni?[1]
scente movimento operaio e sociali‐ La tesi sviluppata in queste pagine
sta, si è passati gradatamente ad una attesterà come gli iniziali estimatori
visione quasi diametralmente opposta, non avevano a atto preso lucciole per
quella del losofo statalista e reazio‐ lanterne. Anzi: forse sbagliavano per
nario oggi dominante. difetto, in quanto ad analizzare con
Dunque i primi estimatori del loso‐ attenzione il pensiero morale e politi‐
fo avevano preso lucciole per lan- co di Hegel si possono trovare i
terne? Avevano preso troppo sul serio fondamenti teorici del movimento o-
la “leggenda metropolitana”, di usasi peraio e socialista e, in particolare,
già durante i tempi dell’insegnamento della sua corrente libertaria e niente
berlinese ed ancor più dopo la sua a atto di quella marxista. La cosa ri‐
morte, la quale voleva che Hegel sulta evidente da una analisi letterale
avesse fatto foderare il tradizionale delle sue ri essioni morali e politiche
abito nero accademico, con il quale più note: le pagine della Fenomenolo‐
era tenuto a fare lezione, con una gia dello Spirito dedicate alla gura
luccicante e ben visibile fodera di raso dell’autocoscienza del Servo e del Pa‐
[1] Per una disamina molto articolata del mito della “fodera rossa” hegeliana vedi
D’HONDT, Jacques, Hegel Segreto. Ricerche sulle Fonti Nascoste del Pensiero Hegeliano,
Napoli, Guerini ed Associati, 1989.
4 Enrico Voccia
strato di quello contemporaneo a hanno tra loro e con Dio, come loro
“leggere tra le righe” di un testo, per verità. Onde la loso a può ben pre‐
cui lo scrittore (…) [era ragione‐ supporre, anzi deve, una certa cono‐
volmente certo] della decodi ca del scenza dei suoi oggetti, come anche
lettore.”[3] un interessamento per essi: non fos‐
s’altro per questo, che la coscienza,
Un esempio di quest’assioma inter- nell’ordine del tempo, se ne forma
pretativo iniziamo a trarlo proprio da prima rappresentazioni che concetti; e
Hegel, usando come campione la po‐ lo spirito pensante, solo attraverso le
sizione che il losofo tedesco aveva rappresentazioni e lavorando sopra
sui rapporti tra loso a e religione: queste, progredisce alla conoscenza
un tema all’epoca assai spinoso, dato pensante ed al concetto. Ma, nella
il carattere oggi diremmo fonda‐ considerazione pensante, si fa subito
mentalista degli Stati europei ma, allo manifesta l’esigenza di mostrare la
stesso tempo, indice del collocamento necessità del suo contenuto, e provare
politico di una persona, almeno i- l’essere e i caratteri dei suoi og-
dealmente, nel campo “sovversivo”. getti."[4]
Prendiamo in merito alcuni passaggi
proprio del primo paragrafo con cui Questa periodo è chiaramente ambi‐
si apre l’hegeliana Enciclopedia delle guo: da un lato potrebbe signi care
Scienze Filoso che in Compendio: una funzione “ancillare” della Filoso‐
a nei confronti della Religione, con il
“Vero è che la loso a ha i suoi og- compito di dimostrare concettual-
getti in comune con la religione, per- mente le tesi rivelate nei libri sacri:
ché oggetto di entrambe è la verità, e dall’altro potrebbe signi care che la
nel senso altissimo della parola – in Filoso a prende ad oggetto dei temi
quanto cioè Dio, e Dio solo, è la veri‐ che possono essere anche oggetti della
tà. Entrambe, inoltre, trattano del do‐ Religione – Dio, mente, mondo, mora‐
minio del nito, della natura e dello le, ecc. – e, in quanto “considerazione
spirito umano, e della relazione che pensante”, ne stravolge i contenuti
[5] La versione italiana delle pagine della Fenomenologia dello Spirito che qui diamo non
ha alcuna pretesa di autonomia lologica: è basata sulla storica traduzione di Novelli,
ammodernata nella terminologia e nella sintassi all’italiano del XXI secolo tenendo
anche conto delle successive traduzioni del XX.
[6] Vedi per esempio HEGEL, Georg Wilhelm Friedrich, Enciclopedia delle Scienze
Filoso che in Compendio, op. cit., p. 408.
10 Enrico Voccia
Il concetto di questa unità dell’autocoscienza nella Hegel dice ora che l’autocoscienza è
sua duplicazione, in altre parole il concetto dell’infini- un processo (almeno) duplice, devono
tà come si realizza specificamente nell’autoco- cioè innanzitutto essere presenti al-
scienza, è un intreccio dai molti aspetti e significati; meno due (auto)coscienze singolari
pertanto i momenti di siffatto intreccio devono, da un per la sua esistenza e ettiva. Nel pro‐
lato, essere tenuti rigorosamente distinti, dall’altro, in cesso, tali autocoscienze sono ovvia‐
questa distinzione, essere allo stesso tempo anche mente da un lato distinte ma, dall’
presi e conosciuti come non distinti, cioè devono altro lato, esse sono intrecciate, l’una
sempre essere presi e riconosciuti anche nel loro si- non esiste senza il riconoscimento
gnificato opposto. dell’altra. I ruoli sociali, insomma, so‐
no il risultato di una negoziazione
collettiva, assai spesso inconscia ma
sempre necessariamente presente.
IHegel. Un Abito Rossonero? 11
1. Duplicazione dell’Autocoscienza e
Mutuo Riconoscimento
Per ogni autocoscienza c’è allora un’altra autoco- Cosa vuol dire uscire fuori di sé nei
scienza; essa è uscita fuori di sé. “Fuori di sé” ha un processi di autocoscienza, che l’auto‐
duplice significato: in primo luogo che l’autocoscienza coscienza ritrova sé stessa come
ha smarrito se stessa nel ritrovare se stessa come un’essenza diversa? Signi ca entrare
un’essenza diversa; in secondo luogo che essa in in un meccanismo di rinuncia a de‐
questo modo ha superato l’altro, perché non vede terminate abitudini per far sì che la
anche l’altro come essenza ma, nell’altro, vede se propria identità sociale si ri etta negli
stessa. altri. Come riconosciamo, ad esempio,
in un determinato individuo il Presi‐
dente del Consiglio? Il fenomeno
avviene dal momento in cui questi
riesce a mettere in ombra, proiettare
IHegel. Un Abito Rossonero? 13
Occorre che l’autocoscienza rimuova questo suo es- Il processo di estraneazione degli
ser-altro; questa è la rimozione del primo doppio- individui all’interno del ruolo sociale
senso ed è perciò un secondo e nuovo doppiosenso. non si ferma qui: Hegel fa infatti ora
In primo luogo l’autocoscienza deve superare l’altra notare che bisogna togliere in qualche
essenza indipendente e, così facendo, divenire certa modo, oltre che la propria, anche la
di se stessa come essenza; in secondo luogo deve complessiva essenza personale dagli
allora rimuovere se stessa, perché quest’altra es- altri. La duplicità del rapporto dell’au‐
senza è lei stessa. tocoscienza consiste nel fatto che il
superamento della propria individua‐
lità implica necessariamente il supera‐
mento dell’individualità dell’altro, il
quale deve adattarsi al ruolo sociale
corrispondente al primo.
La cosa è evidente nel comporta‐
mento di uno stalker: questi nota che
la persona, che un tempo era da que‐
sti dipendente, ha riacquistato la pro‐
pria indipendenza; a quel punto tenta
14 Enrico Voccia
Questa rimozione dal doppio senso di questo esser- La relazione sociale, ovviamente, con
altro anch’esso dal doppio senso è allo stesso tempo il tempo, modi ca anche l’essenza
un ritorno dal duplice significato dell’autocoscienza interiore della persona che la vive. Si
in se stessa; questo perché, in primo luogo, l’autoco- pensi al concetto di “deformazione
scienza, mediante la rimozione del proprio esser- professionale”: un avvocato, un do‐
altro, riottiene se stessa in quanto diviene di nuovo cente, un mercante, ecc. ad un certo
eguale a se stessa; in secondo luogo, però, restitui- punto possono aver interiorizzato a
sce di nuovo a se stessa anche l’altra autocoscienza, tal punto il proprio ruolo da tra-
perché prima era se stessa nell’altra e, rimuovendo sferirlo anche in altri ambiti, magari
questo suo essere nell’altra, la rende di nuovo libera. del tutto incongrui. Ad un certo pun-
to, cioè, l’autocoscienza interiorizza sé
stessa diventando così una sorta di
“seconda natura”. Quando questo fe-
nomeno di interiorizzazione si è for-
mato, gli individui e le collettività
IHegel. Un Abito Rossonero? 15
In questa forma tale attività dell’autocoscienza nel Hegel fa notare come non si possa
rapporto con un’altra autocoscienza è stato pre- creare una relazione sociale in manie‐
sentato come l’operare di una soltanto; anche questo ra unilaterale: l’attività di un’autoco‐
operare di una autocoscienza ha però il duplice si- scienza non ha senso – anzi non esiste
gnificato di essere tanto il suo operare quanto l’ope- nemmeno – se non in relazione
rare dell’altra. L’altra autocoscienza è, infatti, all’attività di un’altra autocoscienza.
altrettanto indipendente e chiusa in se stessa; non Non esistono docenti senza alunni e
c’è nulla in lei che non operi direttamente. La prima viceversa, Presidenti della Repubblica
autocoscienza non ha più l’oggetto che desidera di senza parlamenti e viceversa, ecc. Una
fronte a sé; anzi l’ oggetto è un essere per sé indi- persona che spiegasse Hegel di fronte
pendente; su di esso l’autocoscienza non ha potere ad un’aula vuota od un’aula piena che
se l’oggetto stesso non opera da sé stesso ciò l’au- pretendesse di ascoltare una lezione
tocoscienza desidera in lui. Il movimento è dunque di fronte ad una cattedra vuota non
assolutamente il movimento duplice di entrambe le sarebbero forme dell’autocoscienza –
autocoscienze. Ciascuna vede l’altra fare proprio ciò svolgerebbero, invece, il “lavoro della
che essa stessa fa; ciascuna fa da sé ciò che esige follia”.
dall’altra e, quindi, fa ciò che fa soltanto in quanto Nelle relazioni sociali ogni autoco‐
anche l’altra fa lo stesso; l’operare unilaterale sa- scienza desidera il riconoscimento di
rebbe vano, giacché ciò che deve accadere può ve- un’entità autonoma su cui, in linea di
nire attuato solo per opera di entrambe. Un operare
principio, non ha alcun potere. Come
nella cinquecentesca analisi di De La
unilaterale non ha dunque senso, che si ottiene solo
Boetié, Hegel fa indirettamente notare
in quanto esso sia un operare sia rispetto a sé, sia
come ogni essere cosciente – in linea
rispetto all’Altro; questo però perché tale operare è
di principio ed indipendentemente dai
tale in quanto è congiuntamente l’operare tanto costi talvolta alti che si possono dover
dell’Uno quanto dell’Altro. pagare per questo – può ri utare di
riconoscere quella determinata rela‐
zione che un’altra autocoscienza gli
vorrebbe imporre. Lo stalker dell’e‐
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sempio fatto in precedenza non ha,
nonostante le apparenze e sia pure in
linea di principio, alcun potere sulla
sua vittima: può farle del male, anche
ucciderla ma, se questa ha una forte
volontà, lo stalker non otterrà il rico‐
noscimento che desiderava se la vitti‐
ma non cede alle sue pressioni. In un
certo senso, l’omicidio dell’ex partner
è il riconoscimento di una scon tta
nel tentativo di riottenere il riconosci‐
mento perduto. La stessa cosa può
dirsi anche andando oltre il livello
interindividuale, come abbiamo mo‐
strato in precedenza con l’esempio
della stretta repressiva di un governo
contro una popolazione in rivolta che
non ne riconosce più l’autorità.
In questo movimento vediamo ripetersi quel proces- Si ripresenta qui nuovamente il tema
so che si presentò come gioco delle forze ma, sta- dell’introiezione del ruolo sociale
volta, nella coscienza. Ciò che in tale processo era nella personalità complessiva del
per noi ora è per gli estremi stessi. Il termine medio singolo. Questi, all’inizio dell’imper-
è l’autocoscienza che si scompone negli estremi e sonamento del ruolo, farà un certo
ciascun estremo è questo scambio della sua de- qual sforzo nel perseguirlo, farà
terminatezza con un completo passaggio nell’estre- attenzione ad evitare comportamenti
mo opposto. Come coscienza ciascun estremo esce incongrui, ecc., sentendo così una
fuori di sé; ciononostante nel suo esser fuori di sé è distanza tra il suo io profondo ed il
in pari tempo trattenuto in se stesso, è per sé ed il proprio ruolo sociale. Io faccio l’avvo‐
suo fuori-di-sé è per l’estremo stesso. Adesso è per cato, l’operaio, l’impiegato, ecc. ma
ogni estremo di essere o di non essere immediata- non sono una di queste cose, si dirà
mente un’altra coscienza ed è altrettanto per ogni per esempio una persona.
estremo che quest’altra coscienza sia solo per sé, A lungo andare, però, questo ruolo si
dal momento che essa si toglie come cosa che è per imprimerà sempre più nella sua per-
sé ed è per sé solo nell’esser-per-sé dell’altra. Cia- sonalità, per cui la persona sentirà le
scun estremo rispetto all’altro è il termine medio in caratteristiche del proprio ruolo so‐
virtù del quale ciascun estremo si media e chiude il ciale sempre più parte della sua
IHegel. Un Abito Rossonero? 17
È ora da analizzare il concetto del riconoscere nella Fino a questo momento Hegel ha
sua forma pura, quella della duplicazione dell’auto- parlato in generale: ora comincia ad
coscienza nella sua unità, nella forma in cui il suo analizzare un tipo particolare di rela‐
processo appare per l’autocoscienza. Esso presente- zione sociale – quella gerarchica nel
rà inizialmente il lato dell’ineguaglianza delle due au- senso forte della parola. Se, infatti,
tocoscienze; poi presenterà il passaggio del termine nelle relazioni socialmente egualitarie
medio negli estremi, il quale termine medio, in quanto c’è un reciproco interesse al rapporto,
estremo, è contrapposto all’altro: un estremo è solo esistono di contro alcune relazioni
ciò che è riconosciuto, mentre l’altro è solo ciò che nelle quali questo interesse è unilate‐
riconosce. rale: un’autocoscienza riceve ogni
vantaggio dalla relazione, l’altra ne ri‐
ceve praticamente solo svantaggi; l’u‐
na pretende il riconoscimento del suo
status nella relazione, disconoscendo
del tutto il ruolo dell’altra. Questa è la
relazione di Servitù-Signoria, il domi‐
nio dell’uomo sull’uomo.
Siamo partiti dal concetto generale
del riconoscere ed Hegel ha mostrato
come le relazioni sociali si fondano
sulla necessità del riconoscimento. Il
caso estremo, l’ineguaglianza, è
quindi il caso in cui dei due lati del
rapporto solo uno dei due riconosce
l’essenza dell’altro, cioè riconosce
l’altro come autocoscienza: è esatta‐
mente il rapporto servo-padrone, nel
quale una persona comanda e l’altra
obbedisce. Il riconoscimento qui è
asimmetrico: chi obbedisce non è ri‐
conosciuto dall’altro come autoco‐
scienza al pari di sé, bensì è visto
come vedremo meglio in seguito pura
cosa.
IHegel. Un Abito Rossonero? 19
La presentazione di sé come pura astrazione dell’ Una delle due entità – o anche
autocoscienza consiste però nel mostrare sé come entrambe l’una relativamente all’altra
pura negazione della sua forma oggettiva, insomma – sta proponendo una relazione ge‐
nel mostrare di non essere attaccato né a una rarchica ad un’altra entità libera, che
qualche precisa esistenza né all’universale singolari- di norma non vuole sottoporvisi: l’esi‐
tà dell’esserci in generale e, neppure, alla vita. Tale to inevitabile di una tale situazione è
presentazione è un operare duplicato: l’operare lo scontro militare. Entrambe hanno
dell’altro e l’operare di se stesso. Finché si tratta deciso di mettere in gioco la vita; chi
dell’operare dell’altro, ognuno ha per obiettivo la cede per prima, in altre parole chi tie‐
morte dell’altro. Cosi è però già presente anche il ne più al proprio onore che alla pro‐
secondo operare, l’operare di se stesso; l’operare pria vita sarà il padrone e l’altra il
dell’altro, infatti, implica il rischiare la propria vita. La servo. Questi, scegliendo la vita
relazione di ambedue le autocoscienze è dunque ta- piuttosto che l’onore, vedremo che di‐
le che esse danno prova reciproca di se stesse venterà una sorta di cosa per la pri‐
attraverso la lotta per la vita e per la morte. ma.
Esse devono affrontare questa lotta perché devono Quando avviene lo scontro tra gli
entrambe elevare a verità la propria certezza di es- “individui” chi è certo di sé stesso non
ser per sé. Soltanto mettendo in gioco la vita si vuole mediare con l’altro, mentre chi
conserva la libertà, si fornisce la prova che per l’au- si arrende potrebbe ancora astratta‐
tocoscienza la propria essenza non è l’essere, non è mente essere considerato come una
il modo immediato nel quale l’autocoscienza si è pre- persona ma, di fatto, il vincitore dello
sentata, non è, insomma, l’essere legato al prosegui- scontro gli nega tale caratteristica. Lo
mento della della vita in quanto tale: l’autocoscienza scon tto è l’individuo che ha preferito
mostra così che tutto è per lei un momento dile- la vita all’onore, come si usava dire
guante e dunque che è soltanto puro esser-per-sè. un tempo: non è però più un’autoco‐
L’individuo che non ha messo a repentaglio la vita, scienza indipendente in quanto si è
può forse venir riconosciuto come persona, non ha sottomessa all’altra, dichiarandosi
però raggiunto la verità di questo riconoscimento inferiore ad essa. Non è stata capace
come riconoscimento di un’autocoscienza indi- di lottare no in fondo per la propria
pendente. Per questo ogni individuo deve avere co- dignità a causa della paura di perdere
me obiettivo la morte dell’Altro quando mette in gio- la propria vita materiale, a di erenza
co la propria vita, perché ritiene che di non valere della prima che invece ha portato lo
meno dell’altro. La sua essenza gli si presenta come scontro alle estreme conseguenze. Chi
IHegel. Un Abito Rossonero? 23
un Altro; esso è fuori di sé e deve superare il suo vince ha acquistato una posizione di
esser-fuori-di-sé; l’Altro, invece, è una coscienza in superiorità e pretende di essere rico‐
vario modo coinvolta in maniera assoluta nel proces- nosciuto, a questo punto, come auto‐
so della vita ed esso deve intuire il suo esser-altro coscienza dall’altro.
come puro esser-per-sé, come assoluta negazione. Questo tipo di relazione comporterà
una diseguaglianza, l’instaurazione di
una relazione gerarchica nel senso del
dominio dell’uomo sull’uomo. Ideolo‐
gicamente viene a ermato che tra le
due parti non c’è più un processo di
dipendenza reciproca: in apparenza è
solo chi subisce la scon tta che di‐
pende dall’altro. Più avanti però ve‐
dremo che in realtà anche in questo
tipo di relazione la dipendenza non è
a atto unilaterale.
Questa prova attraverso la morte toglie però sia la Un “individuo” che si arrende ha
verità che ne doveva scaturire sia, insieme, anche la perso la propria autonomia, si riduce
certezza di se stesso in generale; infatti, come la vi- a cosa. Il mondo delle cose è infatti
ta è la posizione naturale della coscienza, l’indi- quello nel quale le coscienze viventi
pendenza senza l’assoluta negatività, cosi la morte è agiscono su di esso senza ricono‐
la negazione naturale della coscienza stessa, la ne- scergli alcuna autonomia. Il cacciatore
gazione senza l’indipendenza, negazione che perciò non riconosce l’autonomia della preda
rimane priva del riconoscimento che si ricercava. che caccia. L’agricoltore non ricono‐
Mediante la morte si è certo formata la certezza sce l’autonomia dello stelo di grano
che ambedue, mettendo a repentaglio la loro vita che coltiva. L’allevatore non riconosce
nella lotta, la consideravano inessenziale in loro e l’autonomia dell’animale che conduce
nell’altro; tale certezza non si è però formata per al pascolo od al macello. Il fabbro non
quelli che sostennero direttamente questa lotta. Essi riconosce l’autonomia del pezzo di
superano la coscienza che hanno posto in quell’es- ferro che modella.
senza estranea che è l’esistenza naturale; in altre Hegel a erma che la gura del
parole superano se stessi e vengono superati come servo-padrone è così modellata, in so‐
estremi che vogliono essere per sé. Così però dal stanza il padrone riconosce la propria
gioco dello scambio scompare il momento essenziale: autocoscienza ma non quella del
24 Enrico Voccia
Il signore si rapporta al servo in forma mediata pre- Hegel in questo passaggio della co‐
sentando il suo essere indipendente, perché proprio siddetta “dialettica servo-padrone”
a questo è legato il servo; questa è la sua catena, mette in risalto un dato importante:
dalla quale non è stato capace di astrarre nella allorché si viene a creare il rapporto
lotta; perciò si mostrò dipendente, accettando la sua servo-padrone l’operare del servo,
indipendenza nella cosalità. Il Signore è dunque la poiché questi si è ridotto a cosalità,
potenza che sovrasta questo essere, poiché nella diviene una sorta di operare del pa‐
lotta ha mostrato che questo essere lo considerava drone stesso. Nel momento in cui si
soltanto come un negativo. Adesso, siccome il signo- crea il rapporto di dipendenza, dal
re è la potenza che domina questo essere, mentre momento in cui il lavoro del di‐
questo suo essere è la potenza che pesa sull’altro pendente appare come un operare
uomo, così, in questa conclusione sillogistica, il si- inessenziale poco o per nulla im-
gnore subordina questo altro individuo. Allo stesso portante, il padrone appare come co‐
modo, il signore si rapporta alla cosa in forma me- lui che lo ha svolto, come se lo avesse
diata attraverso il servo: anche il servo, in quanto fatto in prima persona utilizzando uno
autocoscienza generica, si confronta negativamente strumento.
con la cosa e la rimuove; per lui la cosa è però Gli oggetti del mondo resistono alla
anch’essa indipendente ed egli, con il suo negarla, loro trasformazione in oggetti dei de‐
non potrà mai distruggerla completamente; in altri sideri umani: la frutta deve essere
termini il servo può solo elaborarla e trasformarla colta dagli alberi; gli animali vanno
col suo lavoro. Invece, per tale mediazione, il cacciati od allevati, poi macellati; i
rapporto immediato diviene per il signore la pura ne- prodotti artigianali – per non parlare
gazione della cosa stessa, diviene cioè puro godi- degli odierni prodotti industriali – de‐
mento; ciò che non riuscì al desiderio, riesce al godi- vono subire lavorazioni ancora più
mento signorile: consumare la cosa ed rassicurarsi complesse. Prima di imporre la rela‐
nel godimento. La sconfitta del desiderio era cau- zione gerarchica e quindi di essere ri‐
sata dall’indipendenza della cosa ma il signore, che conosciuto come tale, il padrone era
ha introdotto il servo tra la cosa e se stesso, si costretto ad applicare la propria forza-
confronta così soltanto con la dipendenza della cosa lavoro in prima persona: ora l’elabo‐
e semplicemente se la gode: il lato dell’indipendenza razione dell’oggetto del proprio desi‐
della cosa lo abbandona al lavoro servile. In questi derio è demandato ad altro, al servo,
due momenti per il signore si viene attuando il suo che appare come uno “strumento vo‐
esser-riconosciuto da un’altra coscienza: questa cale” di aristotelica memoria il quale,
infatti si pone in questi momenti come una cosa ines- muovendosi autonomamente ma ese‐
senziale: da un lato nell’elaborazione della cosa e, guendo gli ordini del padrone, gli
dall’altro lato, nella dipendenza da un determinato consegna l’oggetto dei suoi desideri
IHegel. Un Abito Rossonero? 27
essere; in entrambi i momenti quella coscienza non già elaborato e pronto al consumo.
domina l’essere e giunge alla negazione assoluta. Per esempli care con una terminolo‐
Qui è dunque presente l’attività del riconoscere dove gia che si riferisce strettamente alla
l’altra coscienza, eliminandosi come esser-per-sé, fa contemporaneità, chi di fatto “riceve
quello che la prima fa verso di lei; allo stesso tempo il lavoro” diventa, nella considerazio‐
si presenta un altro aspetto, il quale consiste nel ne sociale, il “datore di lavoro”.
fatto che l’operare della seconda coscienza è l’ope-
rare proprio della prima; infatti ciò che fa il servo è
il fare effettivo del padrone. A quest’ultimo è
soltanto è dato l’esser-per-sé, lui soltanto è l’es-
senza, è la pura potenza negativa per cui la cosa
non è niente; il suo è dunque il puro ed essenziale
operare in questa relazione; quello del servo
pertanto non è un operare puro ma un operare ines-
senziale.
28 Enrico Voccia
Al vero e proprio riconoscere manca il momento do- Hegel qui ribadisce come gene‐
ve ciò che il signore fa in direzione dell’altro indivi- ralmente nelle relazioni di autoco‐
duo lo fa anche in direzione di se stesso e per il scienza il riconoscimento è reciproco;
quale ciò che il servo fa verso di sé lo fa verso nel caso del rapporto servo-padrone,
l’altro. Senza tale momento si è prodotto un ricono- invece, il riconoscimento è “unilatera‐
scere unilaterale e ineguale. le ed ineguale”: il servo riconosce il
padrone come essere autocosciente ed
indipendente nelle sue decisioni – di
qui il sottotitolo di questa parte della
Fenomenologia dello Spirito – mentre
questi non gli riconosce, appunto,
alcuna autonomia: lo ha ridotto a co‐
sa, a strumento della sua volontà. Il
tema della somiglianza del rapporto
servo/padrone con la follia si presenta
di nuovo. Da queste ri essioni hege‐
liane deriva probabilmente il concetto
stirneriano di “ ssazione” che domi‐
nerà l’intera architettura del testo
forse più importante della cosiddetta
“sinistra hegeliana” – L’Unico e la sua
Proprietà.
inizialmente fuori di sé e non come la verità dell’au- dimostrato la sua potenza sotto‐
tocoscienza ma, come la signoria palesa come la mettendolo.
propria essenza sia il contrario di ciò che essa stes- Una delle conseguenze è che il pro‐
sa vorrebbe essere, allo stesso modo anche la servi- cesso di riconoscimento nella dialetti‐
tù nel proprio compimento si trasformerà nel ca servo/padrone è monco: il padrone
contrario di ciò che è immediatamente. Respinta in considera l’altro nella gura della co‐
quanto autocoscienza solo nella propria interiorità salità, quindi la persona che riconosce
essa si indirizzerà nell’autentica indipendenza. il padrone come tale è una persona di
qualità in ma – si pensi ad uno
scrittore che riceve i complimenti per
il suo stile da una persona dal lin-
guaggio povero e sgrammaticato. Di
qui una notevole instabilità del singo‐
lo rapporto gerarchico: ogni padrone
cerca sempre di andare a dominare un
altro padrone – un suo pari – e di qui
una serie continua di guerre. Da qui,
però, inizia una diversa dialettica re‐
lazionale, molto particolare.
Abbiamo visto come il signore si
rapporta al servo come se fosse uno
strumento vocale, lo cosalizza; questa
coscienza che ha del servo non è però
vera – di conseguenza nemmeno l’au‐
tocoscienza che ha di sé stesso lo è –
in quanto il servo non è davvero una
cosa ma mantiene un grado di auto‐
nomia la quale, applicandosi alla tra‐
sformazione del mondo materiale,
inizierà un processo che lo porterà
all’emancipazione dalla sua coscienza,
quindi dalla condizione servile. Hegel
elabora ora una vera e propria teoria
della rivoluzione sociale che andrà a
condizionare fortemente il movimento
operaio e socialista ottocentesco.
30 Enrico Voccia
La Servitù
Finora abbiamo veduto soltanto la servitù nel La coscienza servile è stata appena
comportamento della signoria. Poiché però anche la scon tta, il terrore della morte l’ha
servitù è autocoscienza, si deve allora considerare assoggettata alla coscienza padronale
ciò ch’essa è in sé e per sé. Dapprima per la servitù – di conseguenza, pur essendo in sé
l’essenza è il signore; quindi la verità per lei è la co- una coscienza autonoma, in questo
scienza indipendente che è per sé, ma tale verità momento non si avverte più come tale
tuttavia per la servitù non è ancora in lei stessa. Es- ed anzi prende su di sé tutto il peso
sa in effetti ha in lei stessa solo questa verità della ed il sentire della subordinazione. La
pura negatività e dell’esser-per-sé, avendo in sé coscienza padronale gli appare, condi‐
sperimentato una tale essenza. In altre parole, tale zionata com’è dal terrore ancora vivo
coscienza non si è impaurita per questa o quella co- della morte che gli è stata minacciata,
sa o per questo o quell’istante ma ha tremato per come una gura sovrumana ed egli ha
l’intera sua essenza; essa ha infatti avuto paura perso ogni punto di riferimento prece‐
della morte, signora assoluta. È stata così inte- dente, annullandosi quasi nella sua
riormente disfatta da questo timore, ha tremato nel nuova condizione. Paradossalmente,
profondo di sé e ciò che in essa c’era di fisso ha va- però, sarà proprio il servire che gli
cillato. Tale puro ed universale movimento, tale asso- permetterà di superare questa condi‐
luto liquefarsi di ogni circostanza sussistente, è però zione.
proprio l’essenza semplice dell’autocoscienza, è l’as-
soluta negatività, il puro esser-per-sé: per questo,
dunque, tutto ciò è in quella coscienza servile. Va
però detto che questo momento del puro esser-per-
sé è anche per la coscienza servile, perché ha tale
momento nel signore. La coscienza servile, inoltre,
non è soltanto una universale risoluzione in generale
perché, nel servire, questa dissoluzione la compie
effettivamente. Pertanto essa toglie in tutti i singoli
momenti il suo attaccamento all’esistenza fisica e, col
lavoro, lo trasvaluta ed elimina.
IHegel. Un Abito Rossonero? 31
Il rapporto negativo nei confronti dell’oggetto di- La gura del signore vincitore dispone
venta forma dell’oggetto stesso, diventa qualcosa direttamente dell’oggetto del suo desi‐
che permane; questo perché proprio a chi lavora derio, senza passare dal tramite della
l’oggetto contrappone la sua indipendenza. Tale mediazione del lavoro: questo aspetto
termine medio negativo, in altri termini l’operare lo ha demandato alla gura servile.
formativo, costituisce in pari tempo la individualità, il Così facendo, però, si è privato, nel
puro esser-per-sé della coscienza che ora, nel lavo- lasciarlo alla gura servile, dell’a‐
ro, esce fuori di sé per giungere nell’elemento del spetto formativo del lavoro: come ha
permanere; è così, conseguentemente, che la co- accennato prima, questo non è pura
scienza nel lavoro giunge all’intuizione di se stessa fatica ma implica un ragionamento,
come essere indipendente. Comunque il formare non un saper fare, una classi cazione
ha soltanto questo significato positivo, cioè che concettuale del mondo, una cono‐
attraverso di esso la coscienza servile come puro scenza delle sue leggi sempre più
esser-per-sé diventi ora l’essente: ha anche un si- perfezionata.
gnificato negativo rispetto al suo primo momento Questa cultura che si va sviluppando
della paura. Infatti, nel formare la cosa, la negatività nella gura servile, la porta a cono‐
propria della coscienza servile, il suo esser-per-sé, scere anche sé stessa, a comprendere
le diventa un oggetto proprio perché essa toglie la le dinamiche delle relazioni sociali, a
sua forma opposta. Tale negativo oggettivo è però comprendere la potenza del suo esse‐
proprio quell’essenza estranea, dinanzi alla quale la re-per-sé: la gura del padrone è inca‐
coscienza servile ha provato paura. Ora invece essa pace di sopravvivere senza il lavoro
distrugge questo negativo che le è estraneo; pone della gura servile mentre questa,
sé stessa come negativo permanente, e si trasforma invece, è potenzialmente del tutto au‐
in questo modo per se stessa un qualcosa che è per tonoma.
sé. Il sapere creato dalla sua condizione
di lavoratore l’ha reso di fatto supe‐
riore ed autonomo: si tratta di una su‐
periorità che però, all’inizio, non
giunge alla coscienza servile. Quando
questo avviene, vedremo, sarà l’inizio
della dissoluzione del rapporto ge‐
rarchico: in questo senso, dicevamo,
questa parte della dialettica servo-pa‐
drone è una vera e propria teoria
della rivoluzione sociale.
IHegel. Un Abito Rossonero? 33
Il signore appare ma solo per essa alla coscienza La dialettica servo-padrone si conclu‐
servile come un essere diverso; nella paura l’esser- de proprio con questa presa di co‐
per-sé del signore è interiorizzato; nel formare del scienza da parte del servo. Dopo esse‐
lavoro l’esser-per-sé diviene però il suo proprio per re passata per le dinamiche della pau‐
lei: essa, insomma, giunge alla consapevolezza di es- ra della morte e l’accettazione della
sere lei stessa in sé e per sé. Poiché è stata esterio- riduzione a pura cosalità del tutto pri‐
rizzata, la forma alla coscienza servile non è più vo di autonomia, soggetta al padrone,
altro da lei; la forma è il suo puro esser-per-sé ed attraverso la disciplina formativa del
ora la coscienza servile giunge alla sua verità. Così, lavoro, la coscienza servile ora com-
proprio nel lavoro, dove dava l'impressione di essere prende tutta la sua forza e, con essa,
un senso estraneo, la coscienza, in questo ritrova- la possibilità di rovesciare il rapporto
mento di se stessa attraverso se stessa, diviene gerarchico e rendersi pienamente au‐
senso proprio. Per una tale considerazione occorro- tonoma.
no entrambi questi momenti: sia la paura ed il servi- Questa coscienza della sua potenza
zio in generale, sia l’attività formatrice, momento ne- come essere autonomo non si sarebbe
cessari entrambi in forma universale. Senza la disci- mai formata senza la precedente ridu‐
plina del servizio e dell’obbedienza la paura resta zione a servitù: quando si lavora in
puramente formale e non si rovescia in una reale una situazione socialmente paritaria,
esistenza consapevole. Senza l’attività formatrice la la potenza del lavoro sul mondo, la
paura resta interiore e muta, per cui la coscienza cultura ed il sapere che questa svi‐
non diviene coscienza per lei stessa. Ancora, se la luppa, appaiono, infatti, un dato per
coscienza si dedica all’attività formatrice senza pri- così dire “naturale” e non tema-
ma aver provato quella paura assoluta essa è tizzato.
soltanto un senso proprio inconsistente: infatti così la È interessante utilizzare questa con-
sua forma o negatività non è la negatività in sé e cezione hegeliana per analizzare le
quindi la sua attività formatrice non può fornirle la primissime società agricole pre-statali,
consapevolezza di sé come essenza. Insomma, se la studiate in particolar modo dalla co‐
coscienza non si è temprata alla paura assoluta ma siddetta “Antropologia al femminile”:
soltanto ad una qualche particolare ansietà, allora queste società, radicalmente egualita‐
l’essenza negativa le è restata solo qualcosa di este- rie da ogni punto di vista, molto pro‐
riore e la sua sostanza non si è interiormente impre- babilmente vivevano la loro con-
gnata di tale essenza negativa. Poiché non ogni ele- dizione di vita paritaria e libertaria
mento del quale è piena la sua coscienza naturale come il dato naturale e necessario
ha cominciato a vacillare, una tale coscienza o erto dal grembo della dea madre.
appartiene, in sé, ancora all’elemento dell’essere de- Tornando al testo hegeliano, la que‐
terminato: il suo carattere proprio è l’ostinazione, stione, ora, è il superamento del rap-
34 Enrico Voccia
una libertà ancora irretita entro la servitù. Ancor porto gerarchico dopo che questa è
meno ad un tale senso proprio quale l’ostinazione la stata a lungo un orizzonte culturale
pura forma può diventare essenza, ancor meno que- apparentemente altrettanto “naturale”
sta stessa pura forma, considerata come un ed ineludibile. Finché la coscienza
espandersi oltre l’individualità, può essere una servile resta irretita nella condizione
formazione universale, concetto assoluto. L’ostina- di servitù, oppone certo resistenza in
zione è invece al massimo un’abilità che ha potere modo “ostinato” alla sua condizione
sopra un momento particolare, non però sopra la ma senza mettere in discussione
potenza universale e nemmeno sopra l’intera es- realmente il rapporto gerarchico.
senza oggettiva. Questo viene invece e ettivamente
superato quando l’ostinazione smette
di essere tale e diventa, per così dire,
“coscienza rivoluzionaria”, in altre pa-
role si pone il compito di andare oltre
la propria singolarità e giungere alla
creazione di una “formazione uni‐
versale” che diventi essenza oggettiva,
istituzione sociale. Un “superamento”
nel senso hegeliano di “togliere-con-
servare”: il rapporto gerarchico viene
eliminato ma nella nuova società si
conserverà il sapere formativo del la‐
voro e la sua dignità.
IHegel. Un Abito Rossonero? 35
Supplemento al n. 38
del 13 dicembre 2020