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Tesina 1 e 2.

Origini della musica: non possiamo dirlo con certezza infatti non è esistito un tempo in cui essa è nata e
possiamo dire che la musica esiste da quando esiste l’uomo.

La domanda a cui possiamo rispondere con più certezza è : “Quando l’uomo iniziò a porsi la domanda sulle
origine della musica”.

Questa domanda venne posta per la prima volta nel 1800 quando si affermò il Romanticismo perché è
questo periodo in cui si inizia a parlare di storia. Prima non se l’erano chiesto perché non si aveva una
coscienza della storia in quanto l’attenzione era posta al presente e nessuno si preoccupava di conoscere
quello che era successo primo in tutti i campi. Questo si vede bene nel repertorio musicale: fino a
Beethoven la musica era quella del tempo presente e non di autori passati.

Il Romanticismo porta ad una nuova visione del mondo ovvero la visione secondo cui il presente è i frutto
del passato e solo conoscendo il passato possiamo capire il presente. gli uomini dell’800 iniziarono a porsi
come è nato l’uomo, come è nata la musica ecc.

È proprio in questo periodo in cui si va alla riscoperta di autori del passato come Bach, Palestrina ed è cosi
che nasce il repertorio cosa che conosciamo noi oggi. Infatti la nostra musica è proprio quella del passato.

Le domande se le sono poste verso la fine del 1700 e inizi del 1800 in concomitanza alla nascita del
romanticismo letterario che inizia prima di quello musicale.

Il primo a farsi questa domanda fu Jean Jacques Rosseau nella voce “ musica” della sua “Encyclopèdie”.

Un altro fu il filosofo e scrittore tedesco Herter. Questi sono personaggi estranei al mondo musicale infatti
sono filosofi, scrittori, biologi ecc. a questa domanda danno delle risposte ipotetiche. Queste ipotesi
individuano le origi della musica in un solo fenomeno e in un solo modo: sono dette teorie
MONOGENETICHE.

Alcuni dicono che sia nata dalla parole come canto, altri dicono che la musica sia nata dal ritmo ovvero dalla
pratica strumentale.

La prima teoria monogenetica fu formulata da Herbert Spencer che era un filoso inglese che scrisse un libro
“Le origini e funzioni della musica” del 1857. Nel libro parte dall’osservazione che tutti gli uomini parlano,
però quando noi abbiamo un forte sentimento , il nostro modo di parlare non è più quello di sempre e
diventa acuto o grave, grido o lamento: questo per lui è già cantare. Per lui la musica nasce dal linguaggio
parlato quando proviamo dei sentimenti positivi o negativi che siano.

La seconda ipotesi secondo cui la musica nasce dalla parola che si trasforma in canto venne formulata da
Charles Darwin: si occupò di musica per spiegare l’evoluzione della specie. Ci parla dell’origine della musica
nel libro “L’origine dell’uomo e la selezione in relaziono al sesso”. In questo libro ci dice che l’uomo deriva
da altre specie di cui l’ultimo anello sono le scimmie. Si pone anche un altro problema, quello della
mortalità: si chiede come mai, sia tra gli uomini che tra gli animali, solo alcuni sopravvivono e altri no.
Questa selezione avviene perché ci sono degli esseri con un organismo più forte per superare le avversità
de mondo esterno. la musica ricopre un ruolo importante: osservando gli uccelli nella stagione degli amori,
si accorse che l’elemento di attrazione tra i due sessi era il canto, e notò che le femmine erano attratte dai
migliori cantori e si riproducevano. I cantori migliori sopravvivevano mentre quelli peggiori si estinguevano
sempre seguendo la mentalità del più forte sopravvive. Pensò lo stesso per quanto riguarda l’uomo: per cui
il canto è la prima forma di espressione musicale che serve a mantenere la specie.

Un altro studioso è Fausto Torrefranca nato a Vibo Valentia che scrisse un saggio “Origini della musica” nel
1907. Anche lui parte da un’osservazione e anche lui sostiene che la musica sia nata dal canto. Non parla di
parola che diventa canto o il canto come mezzo di seduzione: i neonati hanno un apparato fonico che non
riescono a controllare, infatti i bimbi emettono suoni che non significano niente ma ,nel momento in cui
inizia ad ascoltarsi e a riprodurre i suoni che prima faceva per caso, si ha l’origine della musica come canto.
Questo succede nei bambini ma Fausto pensò che forse sia successo lo stesso agli uomini primitivi.

La quarta ipotesi è quella di Charles Stumpf in “Origini della musica” del 1911. Ci dice che i primitivi
avevano necessità di comunicare tra di loro anche a distanze e per questo si facevano segnali con la voce
ovvero producendo suoni ad intervalli: un intervallo tra due note è un segnale e questi segnali di solito sono
intervalli di quarta, di quinta e di ottava ovvero quelli teorizzati nel mondo antico in particolare da Pitagora.

Un’altra teoria è quella formulata da Marius Snaider che partendo dall’ osservazione delle società
totemiche ha pensato che la musica sia nata come canto per entrare in contatto con la divinità durante le
cerimonie e i riti magici quindi musica e magia. Sia ora che in passato ci sono state civiltà che adorano delle
divinità che sono raffigurate in un totem come i Pellerossa, i popoli africani. Di solito il totem può essere un
tronco, una pietra adornati e si identifica di solito in un animale specifico: queste persone pensavano che
per mettersi in contatto con la divinità bisognava riprodurre il verso della divinità per cui se un serpente si
deve fare il sibilo e cosi via. Snaider sostiene che la musica è nata dal tentativo di riprodurre con la voce
questi suoni.

Le altre ipotesi ritengono che la musica sia nata dal ritmo: esse partono dall’osservazione secondo cui già il
primitivo usava il proprio corpo come uno strumento a percussione ad esempio battendosi il petto,
sbattendo i piedi a terra.

I più importanti sono: Richard Wallaschek che ha pubblicato un libro “La Musica primitiva” del 1893 e
Charle Biucher che scrisse “Lavoro e Ritmo” del 1896. Questi studiosi dicono che la musica non è nata come
canto ma come scansione ritmica per organizzare il lavoro e per fare in modo che esso sia meno pesante e
meno faticoso, permettendoci di andare più velocemente.

Da queste ipotesi ai nostri giorni sono passati 100 anni e al giorno d’oggi se dovessimo fare delle ipotesi
dovremmo basarle su teorie POLIGENETICHE ovvero partire dall’idea che la musica non è nata nello stesso
modo in tutte le popolazioni antiche ma che si nata in alcune tribù come canto in altre come ritmo in altre
come fusione di queste due. Queste ipotesi sono state avanzate dai primi etno-musicologi di cui i più
importanti sono Curt Sachs e Erich Moritz von Hornbostel (i quali fecero la suddivisione degli strumenti che
conosciamo oggi vedi acustica) . Un altro è Marius Snaider. Questi hanno scritto degli studi specifici relativi
ad alcune tribù spiegando come sia nata la musica in determinate tribù.

PRIMI STUMENTI.

A noi sono arrivate poche testimonianze di strumenti musicali poiché la maggior parte sono andati distrutti.

Il primo in assoluto fu il corpo umano tramite le corde vocali e come strumento a percussione a cui
seguirono gli attrezzi da lavoro e le percussioni casuali come pietre, tronchi cavi, legnetti, ossa di animali.
Gli strumenti da lavoro potevano essere adattati come strumenti musicali ad esempio soffiandogli dentro o
sbattendoli su qualche tronco.
La seconda categoria è quella degli strumenti a fiato in quanto sono più complessi rispetto agli strumenti a
percussione poiché bisogna possedere un minino di ragionamento per creare un flauto: i primi strumenti
erano delle canne tagliate e poi successivamente si fecero altri fori o mettere canne di diverse lunghezze
attaccate una vicina all’altra come il flauto di PAN.

La terza categoria è quella di strumenti a corda che sono più complessi rispetto a quelli a fiato: tra i primi
strumenti troviamo l’arco da caccia e poi da qui nascono altri strumenti prima con una corda con una cassa
di risonanza, poi con due corde e cosi via.

I primitivi consideravano questi suoni come fenomeni magici e associavano i suoni e i rumori ad esseri
sovrannaturali e hanno dato origini a dei miti associati alla musica e agli strumenti come quello della lira
inventato da Mercurio : Per la mitologia greca l'inventore della lira fu Hermes. Un giorno il dio trovò
all'interno della grotta una tartaruga. Dopo averla uccisa, prese il carapace, e tese al suo interno sette corde
di budello di pecora, costruendo così la prima lira. Hermes la regalò poi ad Apollo, e questi al figlio Orfeo. In
epoca classica, la lira era in effetti associata alle virtù apollinee di moderazione ed equilibrio, in
contrapposizione al flauto, legato a Dioniso e che rappresentava estasi e celebrazione, e del flauto di Pan.

Tesina 2.

Musica dei selvaggi e dei primi popoli storici.

Musica dei selvaggi: i selvaggi sono quei popoli non civilizzati appartenenti a gruppi etnici che vivono
lontano dalla civilizzazione, allo stato primitivo. Da un lato abbiamo uomini civilizzati(il livello di cultura e di
progresso materiale, sociale e spirituale raggiunto dall’umanità intera o da un popolo in particolare) e
dall’altra parte abbiamo gli uomini non civilizzati, selvaggi che è una concezione molto razzista.

Tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 è nata una nuova disciplina che è “L’etno-musicologia” di cui i primi
studiosi furono Curt Sachs, Bela Bartock, Snaider. Questa disciplina introduce il concetto che è “Il
relativismo culturale”: lo affermano che non esiste una Cultura o una civiltà ma tutti i popoli esprimono la
propria civiltà. Tutte le civiltà sono uguali perché ciascuna è funzionale ovvero torna utile a quel popolo: ad
esempio se in Amazonia c’è un popolo che cammina e piedi e non usa la macchina non è che non l’hanno
saputa inventare ma perché loro non ne hanno bisogno per spostarsi altrimenti l’avrebbero inventata.

Relativismo cultura significa che ogni popolo e ogni civiltà è un mondo perfetto e concluso in se e sono
tutte uguali: l’uomo inventa e le crea le cosa quando ne ha bisogno.

La prima generazione nasce in Germania, Austria e Ungheria e fu costretta ad andare via nel periodo
nazista per le loro idee di uguaglianza tra gli uomini e che tutte le civiltà sono uguali. Però, prima di andare
via, hanno creato i primi archivi sonori con le loro ricerche e quello che avevano scoperto.

In questi archivi sonori(i primi sono a Berlino e Vienna) conservano delle registrazioni sonore che potevano
fare mediante il “Fonografo” inventato da Thomas Alva Edison riguardanti i canti tipici di alcune tribù.
Quando tornavano in patria, dopo aver registrato, tentavano di trascrivere queste musiche e poi le
comparavano tra di loro e scopriva che molte volte le musiche non potevano essere scritte con il moderno
sistema di scrittura perché non si poteva inquadrare questa musica nelle battute; aveva ritmi particolari e
diversi tra loro e per questo motivi non si mette l’indicazione di tempo, oppure senza stanghette di battute.
Un altro problema era quello di scrivere gli intervalli che non sono formati da toni o semitoni che
conosciamo grazie a Andrea Werckmeister e Georg Neidhart che nel 1699 hanno ideato la scala temperata
ovvero l’ottava suddivisa in 12 semitoni ma sono formati da micro intervalli di tono come 1/10, 1/42, 1/20
di tono. Grazie ad un matematico inglese (Alexander Ellis) che ha suddiviso le frequenze del semitono: ogni
semitono corrisponde a 100 cents. Un tono è 200 cents in modo che tutti potevano fare delle classificazioni
ben specificate. Per indicare questi micro intervalli, sulla nota si mette una crocetta o altri simboli e lo
studioso ci dice di quanto è questo intervallo.

L’etno-musicologia deriva da logos=studio, etno=popolo quindi studio della musica dei popoli !!!!

Questa disciplina non riguarda il mondo occidentale ma studia certi popoli e certe musiche infatti essi
studiano la musica di alcuni popoli in base a tre caratteristiche:

1) Popoli primitivi che ancora esistono come in Africa, in Asia, in Indonesia ecc;
2) Popoli di razza non bianca come Africani, Cinesi, Asiatici che hanno lo loro musica colta che ha dato
origini alla loro storia musicale.
3) Popoli Europei considerati dal punto divista della musica popolare: canti dei villaggi e dei vari paesi.

Questa disciplina non avrebbe senso se non fosse unita da un’altra disciplina che è la “musicologia-
comparata”: ad esempio è inutile studiare la musica dei pigmei da sola ma essa acquista un senso se
viene comparata alle musiche di altri popoli per vedere le differenze tra questi due stili.

I primi popoli storici civilizzati sono quei popoli che ci hanno lasciato dei documenti di loro stessi come
scritti, incisioni, raffigurazioni, strumenti musicale o qualsia altra cosa che ci dia un’idea della loro
pratica musicale. Tra questi popoli troviamo quella dei Greci che è il popolo che ci ha dato di più: ci ha
dato la classificazione degli intervalli, il concetto di scale, il significato di musica, i primi strumenti come
arpe e lire e altri, ci ha lasciato anche le prime teorie ed estetiche musicali cosa che non hanno fatto gli
altri popoli. Noi discendiamo in parte dai Greci e in parte dagli Ebrei che ci hanno dato molto per
quanto riguarda il canto Cristiano basta vedere la Cantillazione e le pratiche responsoriali e antifoniche.

Lo studio che ci ha mostrato quello che abbiamo preso dagli Ebrei e ci ha mostrato le affinità tra il canto
Cristiano ed Ebraico fu Abram Idelson che era un ebreo tedesco che andò a fare ricerca in Palestina e
nello Jemen poiché non esisteva Israele in quanto è nata dopo la seconda guerra mondiale: non andò
nella Palestina abitata ma in tribù nomadi che vivevano di pastorizia e si spostavano con la transumanza
e registrò i loro canti e alla fine di questo studio pubblicò un libro nel quale ci fa notare come il canto di
questi pastori era molto simile al canto gregoriano.

Nella Bibbia troviamo altre informazione riguardando la musica: essa ci dice che delle 12 tribuni di
Israele la gestione della musica era affidata ai Sacerdoti quindi la musica è legata al mondo Sacro.

Ovviamente c’era l’uso della musica profana come per le danze, feste e riti magici e ci dice che gli Ebrei
avevano degli strumenti particolari che ancora oggi vengono usati per pratiche religiose e non come il
Kinor che è una sorta di Arpa, Ugab che è una sorta di zampogna e il Shofar che è fatto dal corno di
Ariete e viene usato nelle Sinagoghe per il capodanno Ebraico ma viene usato anche per particolari
ricorrenze perché ricorda la voce di Dio.

Queste due popolazioni erano il frutto di civiltà anche più antiche. Ad esempio Pitagora era stato in
Egitto a studiare le teorie di questi popoli quindi in questi popoli ci sono influenze di altre civiltà come
gli egiziani, cinesi e indiani.
Queste popolazioni affidano la musica alla classe dei sacerdoti cosi come hanno fatto gli ebrei perché la
musica è il legame con Dio. Questi sacerdoti erano solo uomini ma nel corso del tempo a questi si
aggiunsero le donne però dovevano essere di famiglia sacerdotale

Un altro tratto in comune è che all’inizio della loro storia era l’uso delle scale pentatoniche discendenti
quindi 5 suoni a distanza di tono, poi passano a scale eptafoniche discendenti formate da 5 toni e due
semitoni che sono quelle che vediamo nei Greci con le Armonie.

Un’altra cosa in comune riguarda gli strumenti: ciascuno popolo ha degli strumenti nazionali
caratteristici.

Ad esempio in Egitto c’erano le Arpe, le trombe, l’organo inventato da Ctesibio e l’aulos.

I cinesi invece usano il “K’in” a sette corde, “P’i p’a” a quattro corde, “Seng” che è un organo a bocca
con 17 cannule, “king” che è uno strumento a percussione formato da lastre di pietra che viene
suonato con una mazza.

Per l’india i loro strumenti sono la “Vina” che è una sorta di mandolino con due casse di risonanza di cui una
si appoggia sulle gambe e il suonatore sta seduto alla maniera degli indiani con le gambe incrociare ed è un
cordofono a pizzico indiretto. Un altro strumento simile al Kin che è il “Sarangi” che viene suonato con un
arco e per ultimo abbiamo “Tabla” che sono una coppia di tamburi di grandezza e forme diverse che ancora
oggi vengono usati.

Ogni popolazione ha caratteristiche comuni ma anche diverse: ad esempio, come ipotizzato da Curt Sachs,
gli egizi, ancora prima dei greci, avessero ideato un sistema di notazione musicale mediante l’uso delle mani
come ha notato Curt nei bassorilievi.

Per quanto riguarda i Cinesi non hanno usato solo le scale di 5 e 7 suoni ma hanno usato anche la scale
esatonale ovvero di 6 toni. Ne esistevano di due tipi: una scala di carattere diatonico che i cinesi dicevano
che era formata da 6 “Niù” (suoni) mascali e una scala di 6 “Niù” femminili. Quindi si poteva comporre
musica maschile e femminile ma poiché gli opposti si uniscono, ci da la scala di 12 suoni cromatici e unendo
ciascun niù maschile con quello femminile ci danno l’armonia dell’Universo che è formato appunto
dall’unione degli opposti.

Gli indiani invece usano prima 5 suoni e poi 7. Quando si afferma l’uso della scala a 7 suoni, essi li dividono
in micro intervalli che si chiamano “Srutis” e la divino in modo particolare : il primo tono della scala in 4
srutis, il secondo in 3, il semitono in 2, il quarto in 4, il quinti in 3 ecc. quindi divido i toni in modo diverso da
come facciamo noi oggi. Ad esempio Do-re era diviso in 4 micro intervalli, Re-mi in 3, mi-fa in 2, fa-sol in 4,
sol-la in 3 per un totale di 22 micro intervalli.

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