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Flauto barocco

Il periodo barocco individuato nella musica in un periodo che va tra 1600 e 1750 fu l’arco di tempo in
cui il flauto traverso visse in un periodo d’oro, diventando uno strumento particolarmente alla
moda e grandemente utilizzato.
Il quel periodo il suo nome divenne ‘’traversiere’’ (termine che deriva dalla denominazione francese
flûte traversière) o ‘’flauto ad una chiave’’ e forse fu proprio questa grande diffusione che molti
flautisti cercarono di apportare delle modifiche alla costruzione per adattarlo il più possibile alle
necessità musicali di quel tempo. Subisce vari cambiamenti da parte di famiglie di costruttori di
legni che dedicano particolare cura nel perfezionare questo strumento, in particolare la famiglia
Hotteterre alla fine del ‘600, per aumentarne l’estensione e migliorarne qualità sonora e
intonazione anche se probabilmente il flauto ad una chiave non fu il frutto dell’inventiva di un solo
costruttore ma il risultato di una somma di esperimenti riferibili ad un più ampio ambiente
musicale.
Fin ad allora il flauto era un cilindro di legno in un unico pezzo con il foro per l’imboccatura e diversi
fori per le dita costruito in diverse grandezze ma adesso per la prima volta assistiamo a delle
modifiche veramente rivoluzionarie nella costruzione dello strumento come la divisione dello
strumento in 3 parti: testata, corpo centrale
(che verrà poi diviso in due parti), e piede. Queste caratteristiche rendevano il flauto uno strumento più
portatile e soprattutto con i due pezzi centrali separati era possibile aumentare e diminuire la
grandezza dello strumento sostituendo una delle parti centrali senza la necessità di avere un altro
flauto (questo accadeva anche per consentire allo strumento di adattarsi ai vari diapason utilizzati nelle
diverse corti europee). La forma che prima era cilindrica, e quindi di conseguenza presentava la stessa
misura dall’ inizio alla fine dello strumento, adesso diventa ‘’troncoconica’, cioè il flauto era più largo
nella testata e via via andava a stringersi, ma con una differenza di diversi millimetri da una parte
all’altra dello strumento. Mentre prima i fori erano chiusi direttamente dalle dita adesso, per la prima
volta, viene applicato un tasto, azionato dal dito mignolo della mano destra per chiudere un foro,
perciò questo tipo di strumento è detto anche flauto ad ‘’una chiave’’ dove la parola chiave sta per
tasto. Inoltre il foro d’insufflazione e quelli per le dita sono relativamente piccoli. Nei flauti più antichi
quest’ultimo era circolare e il suono che fuoriusciva era più simile a quello di un tubo, presentava
quindi un suono molto semplice, mentre nei flauti barocchi il foro di insufflazione è più ovale e il suono
che ne risulta è raffinato, molto chiaro e pieno.
Per tutto il resto del ‘700 e inizio ‘800 questo tipo di flauto in tre\quattro pezzi ed una chiave rimarrà lo
standard più diffuso, anche accanto ai modelli con più chiavi tipici della fine del ‘700.
Il fatto che nel XVII secolo si sia iniziato a costruire i flauti (sia traversi sia dolci) in tre parti mentre nel
Rinascimento erano costruiti, (solitamente anche più grandi) in un unico pezzo o al massimo in due
pezzi, riflette un significativo cambiamento nella figura flautistica professionista. Nel Rinascimento
gli strumenti erano al servizio delle corti, e gli strumenti che suonavano non erano di propria
proprietà, ma della cappella di corte. Inoltre gli strumenti a fiato, costruiti per la stessa cappella,
venivano accordati su uno stesso LA, ma questo poteva variare molto tra una cappella e l’altra.
In seguito i virtuosi cominciarono a spostarsi da una città e l’altra per le loro esibizioni, portando con sé
i propri strumenti. Per risolvere i problemi legati alla diversità del diapason nelle varie cappelle e al
trasporto dello strumento, si cominciò a costruire flauti prima in tre pezzi, come i flauti di
Hotteterre, e poi in quattro sezioni. Per piccole variazioni di accordatura era sufficiente inserire la
sezione centrale profondamente nella testata, ma oltre un certo limite era necessario sostituire del
tutto la sezione centrale con una lunghezza diversa e con le distanze tra i fori alternate
proporzionalmente. I flautisti dell’epoca barocca possedevano quindi strumenti che avevano una
dotazione di due, tre o anche quattro sezioni centrali intercambiabili, diversamente accordate.
La diffusione del flauto barocco fu favorita dal grande successo che questo incontrò fra i dilettanti, con
conseguente sviluppo sia dell’industria costruttiva che della produzione di metodi e musica
dedicata. Contemporaneamente l’aumento dei pubblici concerti, con la partecipazione dei più validi
strumentisti del tempo, promosse il flauto anche al di fuori delle corti, stimolando i compositori a
produrre musica strumentale per organici fino allora insoliti e si affermò sempre di più l’usanza di
trascrivere per flauto traverso, inserito in piccoli organici da camera, sia brani originariamente
previsti per altri strumenti che le arie delle opere più note. Simbolo del flautismo di questa epoca fu
senz’altro Quantz, grande concertista, didatta e teorico, compositore e costruttore di flauti e Georg
Philippe Telemann compositore protagonista di questa tesi, a cui si devono meravigliose opere
scritte appunto per flauto traverso. Considerato tra l’altro anche autore tedesco più
rappresentativo per quanto riguarda questo strumento ,egli stesso ne era un abile virtuoso e
questo non può passare inosservato ad un attento studio delle sue composizioni. Ogni buon
flautista avrà notato che raramente Telemann utilizza una scrittura che impegni l'esecutore ad
usare una tecnica trascendentale (come ad esempio quella vivaldiana); il risultato però fa trasparire
quasi sempre un estremo virtuosismo: potremmo dire il minimo sforzo per il massimo rendimento.
Altra caratteristica tipica di questo compositore (e, più in generale della produzione tedesca per
flauto), era quella di utilizzare soprattutto il registro medio ed acuto dello strumento e anche se
Telemann era dotato di un buon senso melodico preferiva solitamente affidarsi al registro acuto di
questo strumento. Riguardo questo possiamo dedurre quindi che c'era perfetta simbiosi tra
compositori ed artigiani costruttori di questo strumento infatti i flauti venivano concepiti proprio
per esprimere le sonorità migliori nei registri medio ed acuto.
Ciò che più colpisce di Telemann, è l'enorme quantità di musica che era riuscito a comporre; quindi
anche la produzione per flauto appare interminabile; è presente in quasi tutte le forme musicali che
egli esplorò: dalle Cantate alle Ouverture; dalle Sonate con basso continuo, ai Soli, dai Trii ai
Quartetti ai Concerti e così via; tutta musica estremamente interessante; tanto da rendere
praticamente impossibile il compito di entrare nel dettaglio nella sua produzione.

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