You are on page 1of 158
Profondamente estraneo alla vita quotidians del nostro tempo, il boseo {invece una presenza assolutamente centrale nella civilta del Medioevo, condizionando in mado decisive l cultura materile elimmaginatio, le forme produttivee gli ateggiamenti mental, Alla presenza eal rualo del bosco nel Medioevo, alle forme e ai modi del rapporto, non privo di ‘ontraddizioni ma sempre strettssimo, che gli uominiinstaurarono allora con ess, sono dedicat i numerosi saggi contenu in questo volume, Taluni autori hanno privilegito gli aspetti cultural e mentali del problema, alts hhanno preferto indagare su precise rele ambiental e produttive. I bosco, luogo di caccia e di produzione di legname, rifugio di banclti, infestto da belveferoci, dominato da spirit e divnita, viene deseritto in dettagio nelle sue implicazionicultual, socal ed economiche La messe di informazionie di problesi che complessivamente ne esc, ba rappresentato,e rappresenta ancora, come testimonia questa nuova edizione, un punto fermo per pli studi sll'argomento, Gi autori dei saggi sono: Giuseppe Albertoni, Bruno Andreolli ‘Teresa Bacchi, Marina Batuzzi, Rosanna Caraimiello, Pietto Cortso, Allo Cortonesi, Patrizia Cremonini, Paola Foschi, Paola Gealet, Jean-Louis Gaulin, Paolo Golinlli, Luciano Lagazi, Massimo Montanari, ‘nma Naso, Mariamaddalena Negro Ponzi Mancini, Francesco Panero, Gianfranco Pasquali, Rosella Rinaldi, Carmela M. Rugolo, Fabio Salbitano, Carla Villani, 190% 88-8001-195-7, 30.000 oma 9 tl | a cura di | BRUNO ANDREOLLI | ‘Massa MONTANARI j0@vO BRUNO ANDREOLLI MASSIMO MONTANART nel Medi Il bosco nel Me SCO L bo CLUEB MOSAICI Il bosco nel Medioevo acura di Bruno Andreolli e Massimo Montanari a ee ead © Copyright by CLUEB Cooperativa Libraria Universitaria Eaitrice Bologna Tedizione maggio 1988 stampa giugno 1990 edizione novembre 1995 TI bosco nel Medigevo / acura di Bruno Andreoli e Massime Montanari, ~ Bol sna CLUEB, 1995 299 p. 21 om (Mosaic 4) {SBN 88-8091-193-7 ‘uum. coomatn iris User ai Bors ‘Diba Via arata Trani wast D5 , acorn: Cnc crv, na mint el XI lore ocerign Ges stants Ps, ed INDICE Prefazione 1. Realtafisiche e rappresentazioni mentali Luctaxo Lacazzt, I segni sulla terra, Sistemi di confinazione e di ‘misurazione dei boschi nell'alto Medioevo BRUNO ANDREOLL, L’ors0 nella cultura nobiliare dall’ Historia Augu- sta a Chrétien de Troyes... oe ‘Massngo Mowaant, Uomini c orsi nelle fonti agiografiche dellalto Medioevo. ‘Cana Vittant, I bosco del re: consuetudini di caccia negli Annales Regni Francorur JeaN-Louis Gavin, Tra silvaricus ¢ domesticus: il bosco well trata tistica medievale PaoLo GouNsLLA, Tra realtd € metafora: il bosco nell’immaginario letterario medievale .. ‘Marina BaRuzzi, Massiwo MonTANARI, Silva runcare. Storie di cose, 4 parole, di immagini IL, Paesagei, societa, economic [Rosana CaRAMIELLO, IRMA NASO, MARIA MADDALENA NeGRo Ponzi Mancist, Fracesco Panexo, Fonti ¢ metodi pet una storia della foresta medievale: avvio di una ricerca interdisciplinare relativa al Piemonte seve Grosepre AtsEnTox!, Boschi nell'immaginario ¢ boschi nella realtA: riflessioni sulla presenza e uso dell'incolto nell’ Alto-Adige medievale 6 68 ” ol 113 140 ‘Tonesa Baccut, II bosco ¢ l'acqua. Uso dell'incolto e colonizzazione agraria nel teritorio ferrarese (secoli XI-XI1D) ate Paoia Gaxsrn, Bosco e spazi incolti nel teritorio piacentino durante alto Medioevo lesen et Parriia CRExoNINL, Comunita rurali ¢ uso dell’incolto nella bassa pianura bolognese nei secoli XIUI-XIV: il terrtorio persicetano ... Paota Foscn, Bosco e piccola proprieta contadina nell’estimo del 1315 in Val di Limentra (Appennino bolognese) ie Rosset Rosati, L'ineoto in cit. Note sulle vieende del pacsagsio ‘urbano tra alto Medioevo ed eta communal... a Giasrnanco Pasavat, I bosco litoranco nel Medoevo, da Rimin Delta del Po .. E Fano Saustrano, Per uno studio delle modificazioni del pacsagsio forestale: il caso del monte Catria Atrto Conrowest, La silva contesa. Uomini ¢ bosch nel Lazio del Duecento CCamunta M, Rvoovo, Pastasio bacon ‘umani nella Calabria medievale os i Pietro Connao, Per una storia del bosco e dell'incolto in Si XIII secolo 7 148 159 178 189 229 241 255 29 ‘Che cosa rappresenta, oggi, il boseo per I'uomo delle societa cosiddette avanzate? Non °é dubbio che ai pitt esso appare come una presenza margi- nale, lontana, slegata da qualsiasi attivita caratterizzante la realta com- plessiva in cui solitamente ognuno vive ed opera: per questo viene spesso invocato come elemento costitutivo di una mitografia del passato, ben: semmai da tutelare, da conservare, da avvicinare di tanto in tanto per toni ficare il corpo e la mente stressati; ma il bosco resta pur sempre profonda- ‘mente estraneo alla vita quotidiana del nostro tempo: sta scomparendo perfino dalle favole dei bambini. Parlare del bosco oggi, relativamente ad un periodo in cui questa realta é stata invece — come ben si vedra nelle pagine che seguono — assolutamente centrale, assolve quindi ad un primo, essen- Zale compito: quello conoscitivo. E qui la materia si presenta vastissima, ccostringendo a procedere per sondaggi settoriali, ma che forniscono un'idea assai precisa della presenza e della rilevanza del bosco nella societa medie~ vale. Si tratta di una realta cosi massiccia ¢ importante da costringere all’uti- lizzo di concetti eterminologic le pill diverse. Gia il essico di base si presenta assai articolato: saltus, lucus, silva, buscus, nemus, foresta... tutti termini con un significato specifico, che va recuperato di volta in volta, tenendo conto dei vari contest cultural, territorial e cronologici. Ma anche la realt produttiva indicata col pit generale nome di sifva presenta particolari spect- ficazioni: viéla silva glandifera, adatta soprattutto per il pascolo brado dei suini; la silva stalaria, ossia il bosco ceduo utilizzato prevalentemente per ricavarne pali e legname minuto; ancora si distingue tra la silva fructuosa e quella infructuosa; specializzazioni ulterior: riguardano i castagneti, i cer~ refi, i rovereti tutte consociazioni che hanno dato origine a una toponoma- stica di cui I"Europa @ fitissima. Ma anche la geografia, Ia pedologia, la latitudine, Valtitudine svolgono un ruoto di prim’ordine in questa defini i boschi alpini dominati dalle conifere si passa ai boschi planiziari ricchi di farnie, roveri, salici, ontani; dalle pinete litoranee ai boschi di sponda, alla macchia mediterranea; se poi introduciamo variabili di natura sociale, avremo i boschetti dei poderi contadini, i grandi boschi-giardino delle ville nobiliar, gi estesi boschi delle comunita rurali. Come si pongono, nel Medioevo, gli uomini di fronte a questa real ‘complessa e onnipresente? Ne hanno paura, perché il basco & popolato beste feroci, di animali nacivi, di malviventi edi banditi, di ombre, di spi 8 ‘edivinita: ma la paura non & tale da scoraggiarli, da farl arrestare spaventati ‘i margini della selva. Certo, vi sono parti del bosco nelle quali gli uomini hon si avventurano, ma nel complesso essi conoscono, percorrono, usano il osco: ed esso viene misurato, tutclato, sfruttato, talora profondamente modificato e in certi casi-limite (significativi pero anch'essi del rapporto familiare che gli uomini avevano instaurato col bosco) perfino distrutto. ‘Quella medievale si delinea pertanto come una civilta del’albero: wtilizzato in forma capillare per molteplici e svariati usi, esso é veramente — se cosi possiamo esprimerci — un personaggio di primo piano nella societa del tempo. E stato detto che il Medioevo rappresenterebbe un periodo di re sgresso scientifico c tecnologico; tale asserzione ogei non pare pit accettabile, tanto pit se la si vuole applicare alla selvicoltura, che nei secoli di mezzo ‘sembra aver conosciuto uno sviluppo di ragguardevole portata: si pensi solo al castagno e all’enorme diffusione che tramite gli innesti esso ebbe, allora, jn quasi cute le region «Italia e altrove. ‘Se il territorio & pieno di boschi — di bosch, ripetiamolo, usati: per Pallevamento del bestiame, per la caccia, la pesca, Ia raccolta di frutti spontanei, il taglio ela raceolta del legname, e via dicendo — non deve allora ‘meravigliare che pieni di boschi siano anche i testi del Medioevo, tutti, hnessuno eseluso: da quelli normativi a quelli giudiaiari, dai document privati alle cronache, dai trattati ai romanzi cavallereschi, dai diplomi regi alle biografie dei sant, ¢ potremmo continuare a lungo, perché ci sarebbero da clencare tutte le font seritte del Medioevo, per tacere di quelle archcologiche della ricca iconografia. La vita, la stessa storia della salvezza vengono Tappresentate come un immenso albero, quale ci appare, ad esempio, nel grande mosaico pavimentale della cattedrale di Otranto. Insomma, realta Concreta ed immaginario si intersecano influenzandosi a vieenda, sugge- Tendo e giustificando il tina di approccio con cui i saggi raccolti in questo ‘volume (a maggior parte dei quali riprende contributipresentati nel corso di ‘due convegni organizzati a Bagni di Lucca negli anni 1986 ¢ 1987) si acco stano ad una materia di cui abbiamo sottolineato in maniera imprecisa € parziale la notevole complessit. Taluni hanno privilegiato eli aspetti cultu- rali e mentali, altri hanno preferito indagare su precise realta ambientali e produttive; ce chi ha sviluppato indagini di tipo diacronico onde seguire lo ‘viluppo di determinati temi, chi invece ha voluto approfondire realtd pit ‘Gircoscrtte per descriverne nel dettagiio il funzionamento e le implicazioni Socio-economiche; ne ¢ venuta fuori una messe di informazioni ampia ¢ preziosa: sia sul piano della storia della mentalita della cultura sia su quello tecnico, economico, gestionale. Piani, del resto, che & impossibile disgiun- ere, allinterno di quella civiltd medievale che abbiamo detto essere forte mente permeata dalla presenza del basco. Scarsie frammentari si presentano jnvece i dati riferibili ad una coscienza pienamente ecologica del bosco; scarse anche le informazioni relative ad un uso meramente estetico di ess0. ‘Ma cid non deve indurre a deduzioni frettolose: il silenzio non significa nnecessariamente assenza. L’uomo del Medioevo concepisce se stesso come ° ‘una realtd incapsulata nella natura, e non deve sorprendere che in un rap- porto talmente intricato sia il senso ecologico che quello estetico risultino talmente ovvi, talmente scontati da ritenerne quantomeno pleonastica la segnalazione. Il silenzio in questo caso ci pare indichi una presenza forts sima, non detta esplicitamente proprio perché «indicibile». In fondo, la ccoscienza ecologica dei nostri tempi nasce anche dalla effettiva lontananza (materiale eculturale) di quelle realta di cui si rivendica 'importanza. Molte parti del bosco medievale ci rimangono ancora ignotes in taluni settori siamo ancora fermi ai margini di ess0, incapaci di individuare il sentiero giusto per penetrarlo e percorrerlo in lungo ¢ in largo. Non siamo tuttavia pid nella fase pionieristica, soprattutto grazie alle ricerche e alle indicazioni metodologiche di Vito Fumagalli, uno dei primi ad aver aftron- (sen sapiens ia mains sci eappemanets, a depen dt jora venivano comunemente sottovalutati dalla storiografia ufficiale e che Gili a poco sarebbero diventati di moda, La miscellanea, pubblicata nel 1988 come affettuoso omageio a un impe: ‘ano storiografico cosi intenso ¢ stimolante, viene qui riproposta in una rinnovata veste editoriale, immutata perd nelPimpianto ¢ nei contenuti, a fine di garantiene una pid! ampia fruibilitae circolazione. Tanto pid che le preoccupazioni — di ordine ambientale e, in senso pid lato, civile — che fanno da sfondo alle indagini di questo volume sembrano ogi subire una flessione e un calo d'interesse tutt'altro che opportuni. Bruno Andreolli e Massimo Montanari | I Realta fisiche ¢ rappresentazioni mentali LuctaNo Lacazzi I segni sulla terra. Sistemi di confinazione e di misurazione dei boschi nell’alto Medioevo 1, sistema terminale come sistema semiotico « ...doniamo e accordiamo nei diritti dello stesso monastero beni facenti parte del nostro bosco riservato, nel teritorio di Reggio, che si chiama, seminativi, selva, terra disboseata e prati che hanno un'estensione, nellin- sieme, di 4.000 iugeri, secondo la determinazione dei confini compiuta da ‘Abono, forestale del bosco riservato di nostra proprieti gia citato. Eecone la deserizione. Da un lato, a est, il confine corre lungo la siepe della recinzione della corte chiamata Migliarina e di proprieta del monastero di Brescia ‘menzionato prima; da un loppio inciso posto fra le proprieta del monastero iS. Benedetto di Leno ¢ quello, gid ricordato, di S. Salvatore, prosegue longitucinalmente attraverso luoghi di recente disboscamento, poi attra verso terra arabile fino a un comniolo segnato e ancora oltre giunge ad un grande carpino e a un loppio; poi, passando da un rovere all’altro, tutti segnati dalla lettera «, giunge ad un rovere bruciato ¢ a un altro rovere fo- rato, proseguendo, attraverso segni di confine e seminativ, fino alla strada che proviene da Ariola; di li segue la strada stessa, secondo lindicazione degli alberi foratie segnaticolla lettera o che la costeggiano, fino alla fossa Scavariola, giungendo cosi poi nella campagna di Noventa. Qui ha inizio la Testata setientrionale della porzione di selva donata, che confina con il seminativo e il bosco del gia citato monastero ai Brescia, beni che erano un ‘tempo di Cunimondo; il confine si inoltra poi attraverso il fossato della ‘comunita del villaggio di Bedolla, prosegue lungo un prato fino aun palo piantato e pid avanti ad un pero inciso; poi attraverso un terreno disboscato fino a un ramo biforcuto infisso ¢ oltre ancora fino ad un pero anch'esso inciso. Di quiil confine é segnato da un palo, poi da un rovere inciso e giunge ‘a.un bosco di frassini detto Toseto, attraversanda un prato di proprietd di ‘Atone. Sull'altro lato, in senso longitudinale, il confine, a partite dalle proprieta della pieve di S. Maria di Fabbrico, corre attraverso la boscaglia, trail territorio di Campagnola eil bosco di Viniolo, seguendo i pal terminali infissinel terreno, poi attraverso un prato fino alla proprieti di Garibaldo. Infine la testata posta ad ovest parte dal territorio di Garibaldo fino ad un rovere inciso, prosegue lungo un torrentello di confine e da questo torren- tello fino al territorio della corte di Migliarina, proprieta del gia citato ‘monastero di Brescia: tetmina cosi al loppio inciso situato trai territori del monastero di S, Benedetto di Leno, menzionato sopra, e quello, pit volte “ ricordato, di Brescian’ ‘Siamo di fronte a una delle pid dettagliate deserizioni altomedicvali di confini relativi ad aree boschive. Ci serviremo dunque di questo testo come punto di partenza per evidenziare la vastita q’implicazioni che si celano hell'atto, materiale e culturale, di istituzione di un confine. ‘Tenteremo anzi di chiarire come, nel mondo medievale, ma ovviamente rnon solo in quello, il sistema terminale sia a tutti gli effetti un sistema ‘semiotico: un insicme di elementi strutturati complessivamente ¢ reciproca- mente a formare dei messaggi a cul interpretazione esige un’analisi pit larga possibile dell'intero sistema*. Ecco perché non sara sempre possibile limitare Pindagine alla tematica del bosco e alla cronologia medievale. Ritorniamo allora al nostro testo. Ci propone la descrizione d’una deli- rmitazione: si tratta in pratica d’una manipolazione dell’ ambiente in seguito alla quale determinati clementi paesaggistici diventano significanti a fi terminal. Questa semantizzazione della materia stabitisce una mappa di Iuoghi cospicui su cui leggere il confine, mentre un aecordo giuridico san see un suo preciso valore patrimoniale. ‘Abbiamo allora due piani coincidenti — proprio sulla base del codice semiotico terminale — ma analizzabili separatamente, in quanto prevalente~ ‘mente operanti su diversi fivelli materiali. A.livello fisico opera il piano dell’espressione, fornendo occorrenze concrete (gli alberi forati, i pal infissi fcc. del nostro documento) che possono veicolare un contenuto terminale. Ma perché un messaggio possa essere letto bisogna anche che a livello men- tale ali utenti di un codice semiotico abbiano definito — proprio attraverso elaborazione di questo codice — una precisa correlazione tra forme signi- ficanti del messaggio e forme significate: cioe, nel nostro caso, che il confine materiale sottintenda un significato astratto inequivocabilmente rclato ad ‘sso: il valore giuridico della mappa terminale minuziosamente descrtta nel festo, ¢ dunque 'occasione per citarla, sarebbero nulli se tale mappa non foperasse come veicolo di precise informazioni rispetto, quantomeno, alla fruibilita dello spazio a cui si riferisce. El piano del contenuto, it piano ove siarticolano i vari significati relativi al segno”. 2. Forme materiali dei messagei terminali [Nel testo citato in apertura troviamo svariati segni descritti nella loro mate rialita espressiva. Alcuni sono segni a carattere tipicamente terminale, di ‘ascendenza romana: i limites, forse costituiti da pietre come i termini; lo ‘illo, un paletto infisso nel terreno; la furca, un ramo biforcuto che ripro- pone la forma del cippus romano. Altri sono segni facenti capo ad element naturaliche si polarizzano attorno ai due sistem territorial gia privilesiati dalla pratica terminale romana, quello idrico ¢ quello viario: nel nostro ‘documento appaiono la via, il fossato e altrove abbondano i confini segnati dda fiumi, torrenti, strade e sentiei, Infine ogni elemento cospicuo de! pae- 1s sageio pud divenire un riferimento terminale, a partire da ale, a partire dagli alberi — per lo pil rea riconosiil da evident prerogative natural o artificial, come nel nostro documento awiene per gli arbores teclatos, la rovere arsa quella vine — sno a ghungre, altrove, ap earn element del peso iciale come ponti, fontane, port, rovine, muri e sii. Ma é ovvio che, per questa seconda categoria di segni cosi eterogenea, occorre una precisa semantizzazione che i dstingua dagli altri clementi pacsagaistici analog! prvi, perd, di funzioni terminal; una semantizzazione ora materiale (vedi la fetatura’, ora clare (come quando il documento li identifica linguisti- ‘camente grazie alla precisa valenza terminale del processo toponimico, di cui parleremo in seguito) il ei Le forme materiali dei messagei terminali sono dunque molto varie: come ovizonarl in ques vai i seg? su qual dictiv eoriche & poste entame n’organizzazione? Lanai comparativg dele vai tpoogie se agniche sembrerebbe evidenziare come costante dell'operazione materiale di semantizzazione della materia un aito di penetrazione (come é appunto la {eclatura o Vinfissione di segni nel terreno) e dunque sarebbe possibile — su questa base — ricollegarsi al tipico fallicismo che varie culture, non ultima {ela oman, reonoscvano neler! dl dliitaione, fa sara forse pi interessante, almeno per le possibili implicazioni a lvello i mentale i eologa medieval, soffermarsi u alr due aspett della materialita della determinazione dei confini, aspeti strettamente cor- relabili al sistema di percezione spaziale dell'epoca.. 3. Model dl organtzzazione segniea: sirutture erminali continue e strutture terminali discontinue Se, al di ta dei singoti segni, esaminiamo i! complesso della struttura termi- nale descritta nel nostro documento, ¢ facil rlevare che il confine ha qui un carattere materialmente discontinuo. La lettura del tracciato terminale si attua, per cosi dire, percorrendolo di segno in segno lungo le linee teoric che vengono cos! a rears. : ig ‘Non existe peril bosco (e per le aree ad sil economia silvopastorale in genere) tuna definizione materiale continua del tipo cosifrequente nelle zon nomia agricola. ii uae Prendiamo in considerazione, per esemplif a ; care, una descrizione termi- nale relativa a una clausura (termine quanto mai eloquente riguardo alla ‘ipologia confinaria della realta produitiva che indica): «un terreno recintato rio di dirtto che ho in quella stessa zona agricola di Noniano; il suo confine é costtuito da un lato del terreno recintato di proprieta del monastero di 8. Stefano sul scondo lao dal teen rein propre Autperge, sl 20 lato dal terreno recintato di tua proprieti, Arifuso, sul quarto lato dalla stradan’ Co a a ee Qui lo spazio, alivelo mentale é sentito come categoria astratta: un'in- 6 dicazione per partes come questa, infatti, doveva certo sottintendere in chi lt formulasse un modello geometrico ben definito ¢ uniformes ma, a livello tmateriale, non ei si accontenta di ipercorrere con pochi segni questo mo- dello, i richiamarsi ad esso definendone i pochi puntiessenziali sul terreno, pens! lo si itaglia e lo si esclude dal resto del territorio tramite strutture terminalia carattere continuo (clausura, via) e per lo pid ostacolanti. Esi- stono dunguc due modelli oppositivi di strutturazione segnica: una continua, altra discontinua; ed € a questo livello semiotico che sinserisce la differen- ‘iazione ideologica © materiale tra fruizione collettiva dello spazio e frul- zione privata. La situazione & molto complessa. Non & possibile dire che gli spazi apertt ‘iano necessariamente gestiti colletivamente®. B ben vero perd che essi fasciano adito a una correlazione pit integrata dei territori delimitati, per~ imeabile ad una loro larga fruizione, sia essa legalizzata o meno. Tutto i Uiritto medievale avra a che fare con questa contlittualita sui diritti d'uso, Sega, oltre che di un offuscamento del concetto romano di propriet’ dt tuna situazione materiale sul territorio che doveva permetterla “A livello culturale ¢ difficile tentare delle atribuzioni: gid nel’alto Me- dioevo elemento romano ed clemento getmanico contribuiscono entrambi flla uidita della situazione fondiaria e giuridica. Anzi, Vaspirazione ad una ‘azionalizzazione (che & anche ovviamente gerarchizzazione sociale) non era Tolo eredita giuridica e materiale della centuriatio romana, ma anche, per sempio, aspirazione longobarda, come pit d’una rubrica dell'Editto Rotari fa ben intendere®. comunque su questa linea ideologica che, di pari passo con la concen trazione territoriale curtense, si viene diffondendo una pratica terminale ‘arattere continuo ¢ ostacolante e che connota certo una diversa yolont di Strutturazione dello spazio: si tenta cio? di spostare I'attenzione, materiale oltre che siuridica, dall’uso alla propricia, passando attraverso quella priva- tizzarione degli usi gid cosi ben delineata in talune rubriche dell"Editto di Rotari®, Allora ad uno spazio delimitato ma aperto si preferisce uno spazio geometric, ritagliato con precisione sul territorio, ben adattabile, per la sua Struttura regolare, a quello sfruttamento prevalentemente agricolo che finird ‘con I'erodere il paesaggio silvopastorale. Uno spazio la cui delimitazione sia in pratiea chiusura: «recintare aia € orto» & una clausula tipi sin dai primi contratti agrari medievali, che ben si inserisce, alla luce di quanto detto, nnelPottica ad meliorandum di questi contratti". Del resto, sistema terminale a carattere continuo & anche quello basato sull’assetto viario, benehé qui sia meno esplicito il valore ostacolante; siamo ‘Comunque di fronte a quella volonta di rigida normalizzazione della frequen- tazione c della gestione dello spazio cresciuta nell ottica delle clausurae e dei ‘campi chiusi: economia agricola, spazio geometrico, specializzazione pro- dduttiva, ‘L'intervento terminale discontinuo si trova cosi relegato soprattutto net territori incolti ma produttivi dei boschi e delle paludi: quei territori in cut 0 tale tipologa terminalerisultava ben pid economia funzionale, purché sorta da qulintns perceronedeldato paraiso cea una un equtacone elspa a conomiasivapasorle dove css assimilataalmeno dalle categorie conomicamente pi legate ad esi (pores pescatori ecc.)''. Bs ata 4, Modell di organizzazione segnica: tipotogia terminale centralizzata e ti- pologia terminale perimetrale dal testo da cui si é partiti, E vero che in esso ¢ presente un tentative di cee nal en loa el da ogni lato per un petimetro di 4 miglia» '?, B tuna situazione di notevole interesse antropologico, Va notato infatti 18 piantato ritualmente; e per le popolazioni nomadi a economia pastorale Solitamente il bestiame stesso, in quanto marcato, a rappresentare il cen- ro”. ‘Questa polacita di srutturazione segnica fra tipologia perimetrale ¢ tipo~ logia centralizzata regola la disposizione dei segni nello spazio cosi come la polarita, che abbiamo considerato pit sopra, fra struttura continua e strut- ‘ura discontinua ne regola I'aspetto materiale. ‘Quanto al tipo di segno a carattere centralizzato pit diffuso, i dati desu- li da questo e da altri documenti analoghi suggeriscono di identificarlo ‘on una struttura insediativa, A questo proposito é anzi possibile ceil primo [posto assegnato alle casae nelle formule di pertinenza non sia casuale. Tutta la Struttua di tali formule pare infatti molto significativa in ambito terminale, in quanto passibile d’essere letta come progressivo pluridirezionale allonta- namento da un centro fino ai limit (fimibus ferminibus sono appuntoi termini jocumenti solitamente chiudono Pelenco degli element pitt materia “descritti dalla formula pertinenziale) coperti dal valore terminale di tale cen- tro, Sievita cost il problema d’una definizione minuta e probabilmente non facile dei singoli territori compresi nel complesso descritto dalla formula, contando sul potere acventrativo che una consuetudine giuridica e materiale hha assicurato a determinati elementi e personaggi della vita locale. E difficile dire quanto Ia visione terminale centralizzata fosse diffusa, ‘materialmente e a livello di mentalita, fra gli uomini del Medioevo. Ma certo doveva essere ben presente nel mondo altomedievale, dopo che il degrado pacsaggistico constimatosi nella fase di trapasso fra Evo Antico ¢ Medioevo aveva rivelato i limiti della tipologia perimetrale in una societa che fosse jncapace di salvaguardare costantemente la strutturazione artificiale del ter- ritorio, Tanto é vero che la colonizzazione medievale si muove spesso, anche se non sempre", nellottica della tipologia centralizzata: « ..c in senso Tongitudinale attraverso la selva tanta terra arabile quanta ne avremmo ppotuto ricavare dal disboscamenton', recita un documento dell’anno 843 Felativo alla colonizzazione del territorio di Ostiglia, dove & chiaro il rferi- ‘mento ad una espansione centrifuga che tende quantomeno a escludere una preventiva pianificazione territoriale rigidamente geometrizzante, ‘Va poi notato che rispetto a questa visione centralizzata del confine deve ‘essere stato notevole Papporto della cultura germanica. Non mi sembra infatti irrilevante che anche la struttura sociale di tali popolazioni risentisse iv misura considerevole di modelli accentrativ: il privilegio che il capo ha nell’orda tribale germanica, la tendenza dei sottopostiallidentificazione con ‘eso, insomma la tipica struttura della societa come comitatus, come gruppo indifferenziato che si sottomette all’autorita di uno 0 pochi maiores'®, sono fattori certo non irrilevanti per Io sviluppo di una percezione spaziale centra- lizzata che in fondo non fa che riproporre sul territorio il modello sociale. Tnfine & possibile che non vada neppure trascurata l'intrinseca sacralitd che gia le credenze magiche indoeuropee attribuivano al cerchio: credenze secondo le quali il movimento eigcolare era espressione materiale della capa- . 19 itd di protezione dalle forze malvage, nonché espressione simbolica di legit- tia affermazione di proprieta”. 5. Hl confine come ricerea (epistemologica) di identita spaziale Fin qui abbiamo trattato dellaspetto materiale dei sezni terminali, cio, in termini semiotici, del piano dellespressione. Passiamo ora al piano del ergomense), poi singolarmente e pit precisamente in elazione al trrtorio dei vari eentei demickrurli (prima sorte est in vico Floriano, secunda sorte 20 est posita in vico Huvilia eee.) Questa dell'ubicazione per vii e pot pid precisamente per foci et fundi @ tuna pratica che nella Padania si viene diffondendo proprio verso la meta del IX secolo e probabilmente in relazione all’apporto culturale germanico nei ‘confronti della gestione e della strutturazione dello spazio'®: V'insediamento Tongobardo, infatti, con il suo carattere decentrato e disomogeneo, aveva ridato valore ai vief quali sedi privilegiate del!'irradiazione dei singoli gruppi ‘sul terzitorio. Il rigido assetto catastale romano, cosi, era stato soppiantato dal fluido risultato dun insediamento non controllato dallalto € le cui basi fiuridiche, dopo la rapina della conquista erano legate ai rapport personall ‘editetti degli uomini con gli altri uorini e con Ia terra. [Non a caso nel nostro documento il carattere terminale dell'ubicazione per vici, evidentemente sentito ancora troppo generico, viene ristretto attra- Jerso I'indicazione dei coloni che lavorano le singole sortes. A questo punto, ton un movimento spaziale centripeto, le sorfes vengono ‘centrate’ attra verso toponimi ¢ onomastil a cui potersiriferire per un controllo terminale, jl tutto sotto Pegida patrimoniale dellespressione iniziale (sortes de terra que hhabere visa sum) che non a caso rimanda ancora ad un onomastico (Sighel- bberga, prima della donazione; Garibaldo e Laudeperto, dopo), ‘Bevo allora che ad una chiarficazione catastale dello spazio viene prefe- ita una rete di punti e personaggi cospicui a cui rferirsi ogni qual volta vene sia bisogno: i documenti non sono che supporti tecnici di questo catasto Vivente, mezzi per meglio ricordare ¢ definire, per meglio salvaguardarsi dai Soprusi; ma la realtA terminale viene sostanzialmente vissuta tra le part in ‘conflitto. Cosi si spiegano espressioni ben diffuse nei contratti agrari come “finem defensare; il colono él primo garante di un assetto terminale che non ‘ fissato ¢ regolato razionalisticamente su un catasto, ma che, modellato € tadattato sulle varie esigenze loeali, va dungue localmente difeso. ‘Ma se é vera Pimportanza che per il sistema terminale medievale hanno toponimi e onomastici, siamo di fronte a un’opposizione semiotica, sul piano del contenuto, tra territorio conosciuto eterritorio sconosciuto; oppo- izione che si salda su quella materiale, sul piano dell’espressione, fra terri- torio intrinseco ai segni o territorio estrinseco. I! territorio delimitato & clot lun territorio eonosciuto e riconoscibile, situazione di cui gli onomastici sono ‘appunto sintomi linguistci (conoscere é anche poter chiamarc per nome); la tensione conoscitiva & ovviamente in direzione di una microtoponimia che definisca ogni singola realta produttiva (gia ben attestata per la fine del IX ‘secolo""), ma per arrivarci si passa attraverso una pial larga toponimia di riferimento, ristretta poi localmente attraverso onomastici person: “Allora questi onomastici sono in fondo segni terminali a carattere centra~ lizzato, centri intorno a cui si irradia un preciso e giuridicamente ricono- sciuto valore terminale. Cosi, nella nostra donazione, Lioperto e Gumperto, Ermaldo, Benedetto, Benigno e Martino, sono in definitiva i segni terminali ‘a cui un Jettore del documento, nell’ambito dei singoli viet citati, dovra far riferimento per conoscere i confini delle varie sortes. Ma, dunque, siamo a4 ancora di fronte a un chiaro rifiuto dello spazio come astrazione ¢ raziona- lita, in favore di uno spazio umano e conereto, conosciuto ¢ conoseibile dalla viva voce di chi lo frequenta e lo gestisce: insomma di chi lo vive perché lo lavora, In questa direvione indirizzano anche testi come il seguente: « ..di quel- appezzamento che & posto nel terrtorio di Ostiglia, tanto quanto prima {ora fu coltivato dal nostro massaro Domenico»; o ancora pit espicita- mente: «...territori designati anche attraverso le loro misure © i loro colo- nin®, dove non dovra stupire il valore terminale attribuito anche allindica- zione metrologica, se pensiamo che entrambe le indicazioni erano il risultato di pratiche da considerare, materialmente ¢culturalmente, mezzi di contatto epistemologici con il terrtorio: indicazioni che non a caso, vista la loro siretta relazione funzionale, appaiono vicinissime nella strutturazione lin- uistica nonché nella dispositio materiale del documento. Conoscere il teritorio: la ricerca d’una identita spaziale da contrap- porrea quell'angoscia territoriale che De Martino ha indicato come na delle ‘componenti tipiche del rapporto fra comunitae terrtorio™®. Sitrattaciot di ‘opporsi ad uno spazio sentto ostile in quanto non umanamente controllat. Umanizzare lo spazio significa allora ereare forme materiale culturali di intervento sul teritorio, prima fra tutte la delimitazione. E su questa base che si chiariscono poi, anche a livello di messaggi terminali, le ovvieimplicazioni biologiche che determinano P'intervento della comunita sul territorio, a cominciare dal bisogno di renderlo produttivo a scopo alimentare. La delimitazione marca allora il riconoscimento della valenza produttiva del terrtorio delimicato nonché i riconoscimento del- Pantropizzazione di cui tale produttivita é un ulteriore segno: la delimita- zione diviene insomma un riscatto, tanto sul piano materiale quanto su quello culturale, da quella condizione di precarieta e di dipendenza dallo spazio citcostante propria di ogni comunita. Limperativita dell'stanza produttiva é talmente ovvia che & pressoché scontatorilevarne importanza a livelloterminale: un territorio delimitato & certo anche un terrtorio considerato, di fatto 0 potenzialmente, produttivo. Macra giusto aecennarvi brevemente perché é anche in questo contesto che si spiega la precise delimitazione delle selve nell'alto Medioevo, visto il loro preciso valore economico. 6, La sacralta del confine: dai messaggi referenciali ai messaggi conativi Accanto a questi messagei terminali a carattere referenziale (cioé puramente informativi) ve ne sono altri di tipo conativo o imperativo™, tra cui come & ovvio quello relativo alla salvaguardia della proprieta privata, Per I'alto Medioevo, perd, il confine non rappresenta ancora, solo ed esclusivamente, un limite di proprieti: pid spesso, vista anche Ia tipica am- biguita giuridica del”epoca, regola semplicemente lo sfruttamento e1'uso del 2 territorio delimitato, E ben vero perd che ladirezione culturale verso cul ci si muove & quella dna pesante privatizeazione degli usi comuni. Anzi, la tensione verso la grande proprieta e la concentrazione curtense divengono tuna tipica forma ideologica correlata all’espansione politica ed cconomica delle grandi gerarchie ecclesiastiche tra alto ¢ pieno Medioevo™, tanto da poter riscontrare, in ambito terminale, una risemantizzazione della tipica sacralita del confine, gia operante nel mondo indoeuropeo. ‘Per chiarire questa evoluzione partiamo da un testo di epoca romans: & ..facevano sacrificial dio Terminus poiché ritenevano che i confini agrari ‘sistessero grazie alla tutela che su di essi esercitava. Cosi appunto Numa Pompilio stabili che chi alterava un confine arandovi sopra andasse conside- rato passibile d’essere sacrificaton*. ‘Questo brano di Festo chiarisce sufficientemente il peso sacrale del con- fine ne! mondo romano, Ma non va dimenticato che per la cultura indoeu- ropea la nozione del sacro era ambivalente e racchiudeva due connotazioni polari: una positiva in quanto riferita a ci6 che € carico di presenza divina (si ‘yeda in latino il termine sanctus), e una negativa designante cid che € proibito fal contatto degli uomini perché facente parte del sovraumano (si veda in Tatino il termine sacer). Cosi nel mondo romano tutto cid che & sacrum & bandito dalla comunita in quanto posto in contatto diretto col sovraumano; solo il sacerdos, per investtura sociale/acrale, &immune dalla negativita del ‘sacrum benché vi operi. Sanctum invece cid che attraverso un’ operazione ‘umana mediata dal sacerdas @ stato staccato dal sacrum per venire cosi a integrarsi socialmente, pur sempre sotto Pegida religiosa della divinita rap- presentata dal sacerdas: ecco perché il sanctum & carico di presenza divina € faccessibileall’uomo, al contrario del sacrum che per la sua sostanzale disu- ‘manita (positiva o negativa che sia) gli @ inaceessibile””. ‘Bbbene, se consideriamo ora un testo agiografico medievale, ritroviamo ancora tracce di questa ambivalenza sacrale inserite n un contesto terminale cche rende chiaro come il confine operi anche, a livello di significato, come distinzione fra sacrum e sanctum. ‘Ecco il testo in questione: « ...bisogna anche che io non tralasci quest’al- tro miracolo cost evidente. Infatti avvicinandosi all'isola di Gallinara, san- (llario venne a sapere dagli abitanti dei dintorni che li seorrazzavano ser~ enti in gran numero e pereid, benché quell'isola sembrasse loro vicina, per Pinaccessibilita del logo, la consideravano, al contrario, pit lontana dell’ A- fica. Uito cid, il santo presagendo che sarebbe uscito vttorioso da questa lotta con le forze avverse, nel nome di Dio, facendosi strada colla croce, Sfinoltrd nellisola: alla sia comparsa i serpenti furono costretti alla fuga non essendo nemmeno in grado di sopportarne la vista, Allora sant'Tlario {nfiggendo per terra il pastorale, a mo’ di segno, per il potere della virt, ‘segno ¢ stabili fin dove fosse loro lecito arrivare; né essi furono liberi di ‘andare oltre tale limite poiché glielo vietd il santo, come se Paltra parte delVisola non fosse terra ma mare: poiché sempre da allora in poi temettero di ragaiungere quella parte, era per loro pii facile passare il mare che eludere 2B il divieto. Oh confine immutabile fondato sulla parola di Dio! Appare chiaro aquanto # migliore il secondo Adamo rspetto al primo. I primo obbedi ai serpent 1 secondo ha servi che sono in grado di farsi obbedite dai serpent 11 primo fu seaccito dal Paradiso per colpa di uno di quest animal; i secondo ha interdeto & questi stess serpent le loro proprietane. L'antica serpe abbandon® Ia falsita dal miomento che impard a dar pieno adempi- mento al comando. Oh dolcezza di Ilario, medicina efarmaco, di fronte al ausle senza indugio i veleni vengono neutralizati! Acerebbe Ia trea per gi uomini poiché dove stava il mostro si recd a viveren™. Ed ora alcune consierazioni di carttee semiotio, Inprimo luogoil testoisituisce un’opposizione ia terstorointinseco at segni eterritorio estrinseco, B interessante notare che il santo non scaeit | serpent dalinera isola ma li elega in una parte (tune baculum figns in ferram quasi metam quo usque deberent exeurrere virtuts potenti designa- vit nee ampli libertas ex ils occupare, tn effet il messaggio terminals, sul piano semiotio, opera innanzi tuto una sorta di separazione e divisione mitata’,creando un’opposzione tra un teritorio sentto soggetto alla volont di chi vi ha posto (impost)i seen terminal ei resto del trvtoro Cos, nel nosio texto, i santo non fa che oppor ala presenza di uno spazio non mano (e non cristiano) ritagliandovt dentro una zona vivibile per Puomo, cioé uno spazi liberao dalle sue caratteristiche antropocia (de suis cubilious serpenes exclu Lo spazio ‘altro’ “diverso", non umano insomma, continua ad esistere. ‘Tuttava lario, cos! facendo, sconfige (Se pur non elimina) le forze del male, purficandoilterterio deimitato: compie un'operazione tipicamente ‘santificane,che riseatta Puomo protetto dal dio dalla sua inferorta ri spetto alle Forze malvage della natura: lo spazio va conguistato oltre che rmaterialmente (bestia! pugna) anche culturalmente (0 immutabiletermi- ‘muri sermone plantatur). ‘Dunque@ ormai facile accorgersi che a delimitazione qui deseita non fa che ereare uno spazio setum la dove esisteva solo uno spazio sacrum, che Ia miracolosit ci tale operazione ¢ misurata proprio sulla negatiité disa- mana del sacrum. Ma ora vorrei confrontare questo testo con un altro, sempre relativo alla sacralita dei confini: «dn quel medsimo monastero viveva un monaco di trande sprito che coltivava un orto. Ma era solito venice un Tndro che, Sscavaleando la siepe,rubava di nascosto al ortaggi. Poiché il monaco colt ‘ava molt piant che poi non trovava pi, mentre ne vedeva ate pestate © altre ancora strappate,facendo il gro di tutto orto teovo it passaggo peri ‘quale il adro era solito venre. Poi, semprein quel medesimo punto del’ orto trovd anche un serpente al quale diede questo ordine: “Seguimit" eancora, giunto al passaggio usato dal ladro, “In nome di Cristo ti ordino di custodire ‘questo passaggio © di non lsciare pit enteare di qui il ladro", Subito il Serpente si distese per (ita Ia sua lungherzaattraverso il passaggio; il mo- nao inveceritorn alla propria cela. Nel pomerigao, mentee ttt dormi- 4 vano, come d’abitudine giunse il Iadro, scavaled la siepe ¢ nel momento di etter piede nelVorto s’accorse del serpente che disteso Tungo il suo cam- ‘ino gli sbarrava la via: terrorizzato cadde di fronte ad esso, ma il suo piede rimase impigliato col sandalo alla siepe ed egli resto appeso a testa in gi, finché non giunse il monaco. All’ora solita infattiarrivd e trove il ladro che pendeva dalla siepe. Allora disse al serpente: ““Rendo grazic a Dio; hai seguito i miei ordini; va ora’ e il serpente si dilegud. Poi avvicinatosi al Jadro gli disse: “Allora, fratello! Dio tiha consegnato ame. Per qual ragione hai avuto la presunzione di poter rubare tante volte a scapito della fatica dei monaci?”. Dicendo cid sciolse il piede del ladro dalla siepe ove s"era impi- iliato ¢ To depose a terra illeso. Poi gli disse: ““Seguimit” ¢ lo condusse all'entrata delPorto ¢ gli offri spontaneamente quegli ortaggi che il ladro faveva desiderato ottenere col furto, dicendo “Va! e non rubare pid! ma se thai bisogno, vieni qui da me e cid che faticheresti a togliermi col peccato, io stesso te lo offrird con devozione"’»™. TE chiaro che qui la dialettica fra sacrum e sanctum tende a sfumare dietro la forte opposizione tra ‘sacro" e ‘profano” I sacrum (ancora una volta un serpente — in linea del resto con la tradizione favolistica occidentale™) & qui puro strumento del santo: essendo ‘una sorta di materializzazione del peccato del ladro in proiezione esterna, il suo valore metaforico & troppo pregnante: di sacrum, qui, e°€ solo il peccato che appare e scompare a piacere del santo. Non e’& compresenza fra sanctum ‘e sacrum, semplicemente perché nell"universo ideologico cristiano qui de- Scrtto il sacrum & incondizionatamente sottoposto al sanetumt: il suo rigido monoteismo non eontempla altre forze, positive o negative che siano, che ppossano prescindere dalla divinita. Allora la dialetica bipolare i sposta sulle Categorie di ‘sacro? ¢ ‘profano’, sull’opposizione culturale e materiale di un ‘mondo disciplinato cultualmente (cioé strutturato gerarchicamente secondo Videologia eristiana) © un mondo inconsapevole di queste strutture, ma percid stesso vulnerabile alla devianza, Tn quest ottica la superiorta del sacro sul profano va naturalmente riba~ ita con ogni mezzo; ed ecco che nel nostro testo il confine rappresenta un Timite non solo giuridieamente, ma anche sacralmente inviolabile, Anz: il ladro, ponendosi fuori della legalita, pud permettersi di trascurare il messag~ ‘io conativo d’ambito giuridico trasmesso dalla sicpe; non cosi per quello ‘sacrale: il ladro, in quanto uomo (e, peggio ancora, uomo nello stato de- inte di peccatore) ¢ pur sempre sottoposto al dominio del santo ¢ della sua volonta, espressione di quella divina: e se il monaco intende come proprio lo spazio recintato e380 é sacro e inviolabile anche per chi elude lelegei umane. COlttime le osservazione della Boesch Gajano riguardo all'epilogo del rac- conto: «complementare allaffermazione della proprieta é qui — come sem pre in ambito cristiano medievale e non solo medievale — il concetto di eneficenza, che presuppone: a) la richiesta, e quindi implicitamente il rico~ roscimento di un superiore e di un inferiore, di chi pud dare ¢ di chi deve chiedere; b) lo stato di necessitan™. 25 Al di 1 della valenza antropologica di questa situazione™, ara leitimazione del rconoscimento della propret ecksistia © dela sua insieme allo spirito dell’ Apostata»**. Serene cng aine pi patrimoniale del territorio. : e a nita, come per il mondo germanico ci attestano Cesare ¢ Tacito™"? legabitesoltanto in relazione all’opposizione dei due poi sacrum/sanctum ¢ ‘«deserto-foresta» di Le Goff”, se ha motivo di esistere nella cultura del fungere da stimolo insediativo per i monasteri altomedievali®*. E ovvia- Presenza altomedievale di elementi sacri positivi e negativi che investe tant 6 Una realta sacrale la cui delimitazione non é schematica ma ancora wna ‘volta — come per qualsiasi ara realtd terminale dell'alto Medioevo — operata, vissuta e gestita dalle forze in lotta. * ¢. post, Codie diplomatico longobardo, 11/1, Roma, 1973, n. AL, a. 72 pp 241-242: donamul atque largimms infra de ipso moOnestrio ex zasio nostro Regiense {que uncupatue [J tetra, silva, runcira et prata insimal ad mensura ivsta ges numero ‘Mfaquor mila per designate et determinata loca Abono uualdeman supeascritt ait peat ideat dono atere da mancqocretes spe de clausura curtis predict monasteii de Srila que ictus Melvin, dopo telat inter erca monasteri de Leonis et monater Suprassrpli de vita, exlente per lon per seca, deinde per runcoras usque in cornale ‘Sgnato ct exinde in earpeno gross velop pet rover aberes eras in rover ark ticue inliarovere vide pertusata, pe initeset tera in via que veit da arols, des pera va pererrnts pr arbres eatos abentes itera usqu in Fos caval xfeme in praide de Noventa,cenente caplte in tera et siva suprascripti monasteri de ‘Bria que ini advenit de Cunimund, et de capte ipso per fosato de omines de vico ‘edulis per prato in slo eto et pero (acato et per runco in furea fata usque in pero ‘mils taclato, dende in silo ot rovere telat exiente in frasceneto per prato in terra ‘Noni ips ascent apelatir Toro te longo de aor a Santa Mai abrega percurentefinguldia inter fine Campaniola et seva de Viniolo de still in silo Tae int pr rato uoqueln era Guba allo capita seade fine Gaia ‘aque in roveretecata,percurene in fine usque in rvo [et exente de fps rivo usaue Inflne de tnter cure prediti monaseri de Brisa que dictur Millarina, et usqus plo quest teclato inter fins de suprasripto monasterio Leoni fin iamiet monasteri de Brix. Diquesto documento .¢occupato anche V. FUMaoaut, 1! egno lalic, Torino, 1978, PP. 82-84 Gs na sua raduzione). 2 Cr, U. Bco, Trtteto dl semiotice generate, > Cit. iv, pp. 76-81, pativolarmente ps 77, ; “Ta teclatura gi ctata, come mezzo dl semantizzazione terminal, nell ito di Rota 236238 (Edits ceferaeque Langobardorum legs, ed. F-BLU¥DAi,€X M.-H, Fontes ure Germ, antgul in ws, Sch, Hannover, 1863). i 5. Porno Lasuex eNom, Codex Diplomaicus Langobardiae, Torino, 1873, n. 66, {792.6 124s -elausurauna rie mes quam habeo in loco ct fund Noniano ubi coker fe une parte clausura sant! Stefani et de alia parte clausura Autperes, de feria pate Clausura tua Arif, de quarta parte van. Cir. M, Buoctt, Jcaratteri original della storia rurale francese, Torina, 1973 (ed. orig, Oslo, 1931), pp. 47-58. is i " Ce. B. Gross, Problematicastruttarale del contrat agar nl’eperienca gurdica dell-cito Mediaev italiano, in Agricatura ¢ mondo rurale in Occidentenell'ato Me- geve, Spoleto, 1966, pp. 487-529, particolarmentep. 436. * Si vedano oltre alle rubrche 226,237 238 — relative alla salvaguardia dei confini — anche lerubriche 34, 300 304 attaverso le quell lepsiatore sembra sttuire una implica ‘Spposiione siurdicospazile fra interno e eterno dela clusura, che connota ques {ima come spazio privatizatoelegitmamente dfendbile. » Cie. sopratuto la rubric 300. "© ie. Guoss, Problematce ct, pp. $0150. 10, 1975, pp. SEL. n 8 Chr. ¥, Pusneats, Terra esocteid nel Tala padana,Fsecoli LX eX, Torino, 1976, pm, ", croua, Codice diplomatio de! monastero di San Colambano di Bobbio, |. Roma, 1918, 1. 3,3. 6237, . 89: «ad Basin Beat ae principis Apostolorum Pet sta inloco qui mancupatur Bobio pet hoc generalem preceptum ceimus ue sancte paterita ‘idem in De nomin ents habtandi ae pessedendi, undique fines decersims ab mai parte per in circuit milaia quattaor, "8 Che. E. De Manno, Angosciarrritrilee rlscato culturale nel mito Aebilpa delle ‘origin, in «Studi ¢ Materia di Storia delle Religion», XIU (1951-82), np. S166 €G. Precatuca, Terminus. Ise! di confine nella eigione romana, Rawia, i974, yp. 3435, ctr. G. Pasquats, Agrcolurae soceré rurale in Romagna nel Modioevo, Bologne, 1984, pp. 1S1-185 Y, Fanmaitt, Codie dplomatico veronese, 1, Venezia, 1940, n. 179, a. 843, p. 262: «©. in longo pet silva quanto runcare potuerimus de res bona, 6 Ctr, P. Connun Tactn, De oigite sit Germanorunt ed. H. Gdlzer, M, Bornee- ‘que, G. Rabaud, Pris, 1922, XI, p- 183. Un interesante confronio antropologico fra Socltase comitatus strove in V.W. Tuancn, I] process rituale Struturaeantistrstur, Bescia, 1972, passione patiolarmente p. 113. " he. G. Davoro, Origin’ indoeurope, Ftenze, 1962, pp. 19-199. Riconducibile ‘questo valor sacrale de movimento circolareé anche('usanza di sapore simbolico-itual, ben testimonita sin dalato Medioevo, di abbracsiare une colonna all’ della psa i possess det ent crcastant "Ponto Lawnenrancnt, Coder et, n. 86,8. 840, col 239 « ..Dietissimus atque amantssimus mii semper Garibaldo achipresbitero ct Laudeberti germans fis bone memoxie Saloni de Laoritno, ego in Del omine Sighelberga vesterelions induta, fia bone memorie Odoni et abitaorefnibus bergomense, dono ac cedo a presente die per at catiola In vos contimo, idest quingue sores de tera, que habere Vea sum in finibus bbergomense. Prima sore est in vico Floriano, qui recta fie per Liopeto et Gumpert, Secunda soriestposita in vieo Huvilia, qu recta fet ibellrionomine per Ermaldo, Tera, sorte in vico Scanzes, qui recta fe per Benedicto. Quariasortes in vieo Florian, qu ‘meos ies recta fet Hbellais Benigno dieto. Quinta sorte etn ica Popes, qui eur er Martino servo me» Chr, O.P. Dover, Led longobarda, IV, Milano, 1968, p. 68-69; © A. Casta ‘over, L’organicaazione del eritoro rurale nel Medioevo, Bolan, 1979, 9p. 372,275. % Cir. Pouso LauneRrEcm, Coder cit n. 339, a. 881, cll. $6857; a, 37, a 896.898, col 615-616; n. 379, 2 808, col. 628.629, 21 Porno Lawasareworn, Codex cin. 219, a. 86, col. 367-368: esortem lla quae ext posite in Ostia in tntum in quantum antes os dies pet domenico massaro noszoreetum, us 2G. Dam, Lecare degli archviparmens del secollX-XI, My Parma, 1928, 0.145, 8 1013, p. 316: «.-tertitoris per mensira et massarios in partem designais, 2 Cir. De Manso, Angosciaterritoriole cit, passim 2% Perun’anals de messaggi secondo la loro funzionalit eunque perun approfondi ‘mento delieimpliczion siguardanti la referenciaith ela conatvita de messaggi ela R ‘TaKonson, Sopp! di ingusie gonerale, Milano, 1966 (ed ori, Pari, 1963), pp 181-218, ¥ Ctr. G, Tasacco, Egemonie socal e sruture del potee nel Medivevo, Torino, 1979, pp. 206-227 2» Sean Pose Festi, De verborum signet quae supersunt cum Paul epitome, ‘W.M. Lindsay, Leipzig, 1913 (stampa 1968), p. S08: «Termino sara Tacebant quod cus tute fines aprorum ese putabant. Denique Numa Pompilus stat eum qui termini ‘exaraset ipsum et boves actos ese» 2% » Chr. E. Brwveusna, I vocabolario dele ittucon! indoeuropee, Torino, 1916 (et. vi. Part, 1969), pp. 410-441 2% Fonrexam, Vita Hila, n Patrofoga Latina 9, coll 190-191:« ..hud etiam nobis ‘pon convent tr nobile pratriremiraculum. Nama cum circa Gallinaram insulam pro- ‘inguaret, reatione agnovi vicinorum, ibidem ingetia serpent volumina sine nurnero pervogari et ob hoc quamviilishac insula videretur vieina,proptrinaccessiblem tamen Tocur longiu ils widebatu esse, quam Africa, Quo audit vir Dei sentiens sib de bestia ugna venrevictoriam, in nomine Domini precedente crucisauxlio, dscendit in insu- 3: eoque veo, terpentes in fugam coaversi sunt, non tolerantes es adspectarn. Tune ‘baculum figens in trram, quasi metam, quo usque deberent excurer, viutis potentia designavit: nee ampius lberas est ills occupaze, quod vetuit tanguam sireliqua pars insole, non sit terra, sed pelagus; quia dum seiper ila partem verentur altngete, facilis erat ills mare transire quam voce, O immutabilem terminum, de ermone plan tatum? Apparel, quantum ext melior Adam secundus antiguo. Ie serpent parult: ite servos habet qui possuntserpentibus imperare. Ile per bestiam de see paradis projects ‘6 iste de suis cbilibusserpetesexcust.Deposuit angus aniqui mendscium, qui dideit implore mandatum, © Hila duloedo, medicamentum et miracum, ante quem sine mora venena fugata sunt! Adel terram hominibos, qui in foc bellu incol transmigravo. ® Gascon Maowt, Diglog, 1, 3, ed. U- Moricea, Roma, 1924, pp. 28.26: «in Les deux pobmes de la Fole Tristan, cared, Bédier, Pag, 1907, wy 504-506, a .35; oppure La Folie Tristan d'Oxford, acura diE, Hoeptiner, ati, 1938, p 67 SirGamaineilcavalere verde, acuta di. Botan, Milano, 198, yv.720-72(p. 70) * Per i seoll X-AI t vedano: Diplomate Regum et Imperatorum Germaniae, 1, Onions. ei Diplomata, ed. Ts. on Sickel, in M.G.H., annover,L892:per Ottone I 1. 165 (1 ottobre 979), pp. 185-187, ap. 186; 2.275 (18 magsio 982), pp. 319-320, ap. 31%, per Ottone II, n. 1 (7 ottobre 984), pp. 395-395, ap. 394; 1, 358 (1 snaggio 1000), pp. 116-188, ap. 787; Diplomata RegumetInperatorum Germania, lil, Helrii Tl. et Arun Diplomata, ed, H. Breslau, in M.G.2., Hannover, 19001903; per Enrico Il, n-80¢Tuglo 1008), pp. 100-101, 2p. 101; n.1122 apr 1006), pp. 137-138, ap, 1383 n, 367 Omagsio 1017), p. 469; Dipiomata Regu et Inperatorum Germaniae,W, Conradi It Diplomera, cd, H. Breslau, in M044, Hannover-Lipia, 1909. 4 (26 luglio 1025), pp. 49.50, 50; Diplomata Regu et imperatarum Germaniae, V, Heinrci I. Dipiomata, ed. Wt Bresslau-P. Kehr, in M.0-4., Berlin, 1957: n, 38 (25 aprile 1040), pp. 48-19, 4p. 49.0260, febbraio 1051), pp. 45-347, ap. 346; ipfomata Regu et Imperatorum Cermaniae, VI/|, Heinrct1V, Diplomara, ed. D. von Gladis, in M.G.H., 194m 4 (4 Lebbrai 1057, pp. $8, ap. 7:1. 17 (0 apite 1057), pp, 2122, a p. 21. Per i rferiment specific ala ‘documentazione italiane svedano M. Mowtavant, 1! nolo della cacta nel’ economa nnelVaimentacione dei cet aval delala del Nord, Bvolusione dal’ato al basso Me ‘loevo, in La chasse au Mayen Age, Niza, 1980, pp. 331-345 (oraachein Tp, Campagne ‘medieval. Siruttare produtive, apport dl lavoro, sistem alimentari, Totine, 1988, pp, 174.190), © H. Zuo Tuccy, La ewceia, de bere comune a privilepo, i Storie daha (Ginaudi), Arnal, 6: Economie naturale, economia monetara, Torino, 1983, pp. 19.823. Torino, 1972, strofa 911, p12.

You might also like